Picnic sull’erba
di Nadia Agustoni
Il primo maggio dei vecchi socialisti
era un picnic sull’erba . Il giornale italiano
pubblicava la foto del gruppo, uomini e donne
di una bella età che guardavano
non più il sol dell’avvenire
ma il crepuscolo. Nessuno di noi giovani
commentava. Tutt’al più si correggeva socialisti
con anarchici, ma mentalmente. E sempre a mente
facevamo finta che fossero parenti americani
di città in cui la storia era finita ( secolo breve, secolo
corto) prima che da noi.
A malapena potrei dire un cognome
né se avessero amato troppo
o avessero appreso
a dire thank you, very well, good
come se ne fossero fieri.
Poi ci furono meno foto
e l’annuncio di quelle e quelli che erano mancati.
La penuria fu un principio di realtà.
Abbiamo pareggiato con i sogni.
Le cose ultime ( sia detto tra parentesi)
le scriviamo imitando il silenzio
andando a capo
aggiornando il computer, gli ideali…
non ne va più della vita…
Questa poesia è stata inserita nel volume che commemora i 10 anni della scomparsa di Aurelio Chessa fondatore dell’Archivio Famiglia Berneri di Reggio Emilia. Vedi anche: Camillo Berneri in Wikipedia.
E in una giornata in cui ci si interroga sul senso e la direzione del nostro agire, in cui ci si chiede quanto e come “ne va della vita” queste parole ridanno memoria e desideri.
tornare ai vecchi pic nic sull’erba,
un tuffo nei ricordi…
Trovo molto belli questi versi:
“Abbiamo pareggiato con i sogni.
Le cose ultime ( sia detto tra parentesi)
le scriviamo imitando il silenzio
andando a capo
[da là,dove (ancora) batte il cuore, buon Primo Maggio!.]
Dimmi bel giovane
Canto tratto dalla poesia “Esame di ammissione del volontario alla Comune di Parigi” di Francesco Bertelli”
https://www.youtube.com/watch?v=ecXp1MK5-sg
Dimmi bel giovane,
onesto e biondo:
dimmi la patria
tua qual’è
Adoro il popolo
la mia patria è il mondo
il pensier libero
è la mia fe’
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi
Addio mia bella
casetta addio,
madre amatissima e genitor
Io pugno intrepido
per la Comune
come Leonida
saprò morir
La casa è di chi l’abita
è un vile chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi
la terra di chi la lavora.
bei versi, davvero, evocadi una dimensione liberale (nel senso gobettiano) e solidale –
non avvevo mai letto alcunché di Berneri, solo di recente ho letto un’antologia sua, “Anarchia e società aperta” – resta una figura la cui opera ha ancora tanto da darci come parecchi “eretici” dimenticati (da Rosselli a Silone, da Buonaiuti e Simone Weil a Camus, da don Saltini a Terracini…)
errata corrige: “evocativi di”
c’è ancora posto sul bel prato verde?
stendiamo il plaid…