VISIONI in TRALICE [II] But doth suffer a sea-change…
[ da “Prospero’s Books” di PETER GREENAWAY ]
di Orsola Puecher
Robert Johnson [1583-1634]
“Full fathom five”
ARIEL
Full fathom five thy father lies,
Of his bones are coral made;
Those are pearls that were his eyes:
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange.
Sea-nymphs hourly ring his knell:
Hark! now I hear them, – ding-dong bell.
ARIEL
Giù nel fondo a cinque tese,
Sta tuo padre e le sue ossa
Son corallo diventate;
Ora perle sono gli occhi:
Non svanisce di lui nulla
Ma dal mare vien mutato
In qual di prezioso e strano.
E le Ondine ognor rintoccan –
Senti! – Il lor funebre din-don.
W. Shakespeare
LA TEMPESTA
Atto Primo – Scena 2
Jackson Pollock con “Full Fathom Five” [129×76.5 cm – 1947], il titolo ispirato alla canzone di Ariel, dipinge uno dei suoi primi quadri con la tecnica del dripping, ad olio su tela. Sommersi&incorporati dal gesto pittorico delle onde materiche dei colori ci sono puntine da disegno, bottoni, monete, mozziconi di sigarette, chiavi e tubetti di colore spremuti, quasi fossero relitti di un fondo marino aggrovigliato di gomene perdute in naufragi, in un sea-change sgocciolato di sprazzi&spruzzi turchesi e arancioni su nero.
La parola sea-change coniata da Shakespeare per la canzoncina in cui Ariel descrive al Principe Ferdinando, dopo il naufragio ordito da Prospero, la trasformazione marina del padre, fra manierismo e barocco, in scheletro gioiello stravagante di coralli e cranio con perle incastonate al posto degli occhi, ha un destino simile a quello della parola ⇨ incarnadine del MACBETH di cui parla Virginia Woolf in questo ⇨ VivaVoce#07: Virginia Woolf [1882 – 1941]:
… le parole, le parole inglesi sono piene di echi, di memorie, di associazioni. Hanno vagabondato sulle labbra della gente, nelle loro case, nelle strade, nei campi per così tanti secoli.
E questa è una delle capitali difficoltà nello scriverle oggi – che esse sono stivate di altri significati, di altre memorie, e hanno contratto così tanti matrimoni celebri nel passato. La splendida parola vermiglio per esempio – chi potrebbe usarla senza ricordare la moltitudine dei mari?
Questa sea-change, metamorfosi sostanziale quasi ovidiana, a partire dal 20° secolo, prescindendo piano piano dall’agente marino originario, si focalizza in un significato di mera trasformazione radicale e profonda, che conserva del contesto acquatico un che di abissale in senso traslato.
L’uso allude ancora in modo evidente alla canzoncina di Ariel in Ezra Pound, che, nel sincretismo verbale di epoche e idiomi tipico della sua lingua poetica, comprende, compendia e mescola il verso shakespeariano in questo verso [ da Lustra 1917 ]:
Full many a fathomed sea-change in the eyes
That sought with him the salt sea victories.
Poi, come ad esempio nel titolo di uno de “I quarantanove racconti” di Ernest Hemingway, “A sea change” [1938], che racconta di un mutamento di identità sessuale, diventa parola indipendente, normalmente usata fin nel linguaggio odierno per definire un radicale cambiamento tout court.
Ma non è forse La Tempesta tutta [ e la navigazione – naufragi e peripli – delle vite ] un continuo soffrire sea-change? Buoni in cattivi, cattivi in buoni, vivi in morti e morti in vivi, spiriti schiavi in spiriti liberi, adolescenti in adulti. Tutto cambia e nulla è quel che appare. Il naufragio è uno spettacolo. Prospero stesso entra ed esce dalla sua arte magica al solo togliersi il mantello, per poi rinunciarvi definitivamente e tornare nel mondo. E la mirabile Miranda, attraverso il ricordo e le parole del racconto del ricordo, diventerà qualcos’altro dalla bambina sperduta e immemore sull’isola dove lei e il padre erano stati esiliati. The hour’s now come…
William Shakespeare
The Tempest
SCENE II
The island. Before PROSPERO’S cell.
Enter PROSPERO and MIRANDA
PROSPERO
[…] ‘Tis time
I should inform thee farther. Lend thy hand,
And pluck my magic garment from me. So:
[Lays down his mantle]
Lie there, my art.
Wipe thou thine eyes; have comfort.
The direful spectacle of the wreck, which touch’d
The very virtue of compassion in thee,
I have with such provision in mine art
So safely ordered that there is no soul–
No, not so much perdition as an hair
Betid to any creature in the vessel
Which thou heard’st cry,
which thou saw’st sink. Sit down;
For thou must now know farther. 1
MIRANDA
You have often
Begun to tell me what I am, but stopp’d
And left me to a bootless inquisition,
Concluding ‘Stay: not yet.’
PROSPERO
The hour’s now come;
The very minute bids thee ope thine ear;
Obey and be attentive. Canst thou remember
A time before we came unto this cell?
I do not think thou canst, for then thou wast not
Out three years old.
SCENA II
L’isola. Davanti alla grotta di Prospero
Entrano PROSPERO e MIRANDA
PROSPERO
[…] E’ tempo
Dovrei dirti di più. Dammi la mano,
E strappami il magico mantello. Così:
[Adagia a terra il suo mantello]
Resta lì, mia arte.
Asciugati gli occhi: confortati
L’orrendo spettacolo del naufragio, che toccò
In te la pura virtù della compassione,
Io l’ho allestito con un tale controllo della mia magia,
Così senza rischi, che non un’anima –
No, non s’è perduto nemmeno un capello,
Su quel veliero, di alcuna creatura
Che tu udisti gridare,
Che tu vedesti sprofondare. Siediti:
Perché tu devi sapere di più.
MIRANDA
Spesso hai cominciato
A raccontarmi chi io sia, ma ti sei interrotto
E mi hai lasciato un quesito senza risposta,
concludendo ”Aspetta: non ancora.”
PROSPERO
Adesso è giunta l’ora;
Questo preciso minuto ti intima di aprire le orecchie;
Ubbidisci e stai attenta. Riesci a ricordarti
Un tempo prima di quando giungemmo in questa grotta?
Non penso che tu ci riesca, ché allora avevi
meno di tre anni.
W. Shakespeare
LA TEMPESTA
Atto Primo – Scena 2
[ traduzioni di Orsola Puecher ]
VISIONI in TRALICE
⇨ VISIONI in TRALICE I can’t hide you the rock cried out
⇨ VISIONI in TRALICE [II] But doth suffer a sea-change…
⇨ VISIONI in TRALICE [III] … e abito sempre nel mio sogno…
⇨ VISIONI in TRALICE [IV] Cum dederit dilectis suis somnum
- la voce di John Gielgud che interpreta Prospero in Prospero’s Books di Peter Greenaway🡅
Comments are closed.
Biognerebbe che i post di orsola fossero preceduti da quella specie di avvertenza premonitoria che sembra sia apparsa in un cinema di Stamford (Connecticut), rivolta agli ‘incoscienti’ spettatori dell’ ultimo Malick. L’avviso dice, più o meno: “Gentili clienti, vi ricordiamo che The tree of life è un film d’autore, visionario e profondamente filosofico. La trama non segue un approccio narrativo lineare e tradizionale. Vi consigliamo di documentarvi sul film prima di scegliere di vederlo e vi ricordiamo comunque che questo cinema non prevede il rimborso del biglietto”.
No, not so much perdition as an hair
Betid to any creature in the vessel
il grande gioco