Nota per il compagno di viaggio Francesco Marotta
Nulla è più impreciso di una Carte del mondo della poesia. Anche quando ci sembra perfetta, autorevolmente compilata per salvarci dal mare aperto del tutti sono poeti (una palude, un sottobosco, una corte dei miracoli), ad una pratica del territorio che non sia quella dei festival o dei premi di poesia, pare ogni volta indicarci dei mondi altri da quello in cui ci si trova. Il lettore di poesie è un esploratore che pur ricordandosi dei segni lasciati un tempo lungo i sentieri scoperti per caso, in parte quelli indicati sulle mappe, si deve lasciare portare da una intuizione verso mondi abitati da cose mai viste, paesaggi ignorati dagli uni, per qualche motivo, dagli altri per semplice mancanza di curiosità. Francesco Marotta da anni raccoglie ogni cosa, reperto, traccia, per rendere meno difficile il cammino. Per sè e per gli altri. Sulle mie cartes che agli occhi dei più appariranno irrilevanti, immaginarie, bizzarre, la poesia di Francesco è segnata da tempo. effeffe
da Esilio di voce
di
Francesco Marotta
Edizioni Smasher 2011
I
Imago
si inciampa in un grido
che si dissangua in luce
ogni volta che guardiamo le stelle
nessuna soglia ci separa dall’assenza
nessuna parola così profonda
da poterla tacere
#
così è la grazia delle immagini
rovesciate nel palmo venute via dall’ombra
che ora ricordi accampata da sempre
alla tua soglia ma
si trattava di attese esercizi
privi di simboli come adornare sbrinati
specchi col battito salino
di una pupilla naufragata
II
Speculum
sarà parola solo l’incompiuto legame
che irrompe dalla cruna delle labbra
e allarma gli specchi del risveglio
indossa l’arte di contarsi ferita
e di affidarsi al flusso interminato
che spazza il sangue in refoli di nebbia
parvenze animate a farsi voce
#
è acqua che si acquieta
quando smette memorie di sorgente
al richiamo di un varco veloce
sopra mappe di sete è lingua
che si oscura votata nel segreto
a immaginari spiragli di luce
un astro che perde peso
risvegliando sensi agli amanti
è questo corpo che insiste
e nell’urto nebbioso dei giorni
libera sangue dagli argini
dalle dita qualche piuma invernale
il sigillo infranto di un nido
III
Vulnus
ci vuole la luce violenta di un rogo
per accostare l’abisso di volti che migrano
immaginare una sosta tra fioriture di imbarchi
liberare le tue labbra dal gelo
madre che parli l’infanzia dei giorni
#
di notte ti protegge il ricordo
di una casa in piena luce il labbro
stretto in un suo silenzio e il corpo
che quasi cede su un fianco
senza impurità senza più sogni
ma sono attimi che ti riguardano
come l’acqua un sasso
immobile nel suo deserto
azzurro privo di varchi
come la voce fulminata in gola
la misura esatta del respiro
ora che l’attesa pare una specie
di vento la curva che gli occhi fanno
nel dolore
Nei domani a venire
nel segreto delle note a morire
in pentagrammi finiti
ma eternamente invocati in
spartiti sinfonici e soffici
in geometrie replicate dai suoni
a canti in chiave di stormo
che batte ogni tempo
secondo minuto nell’ora
in un assolo adesso compiuto
Grazie
f.m.
!
Grazie effeffe.
sinfonici :)
qui la prefazione di Marco Ercolani
http://www.edizionismasher.it/francescomarotta.html
qui una nota critica
http://poetarumsilva.wordpress.com/2011/11/11/esilio-di-voce-di-francesco-marotta-con-una-nota-critica-di-enzo-campi/
grazie francesco per questo post.
marotta, al di là del suo valore poetico, è uomo di grande integrità.
e da anni è costantemente impegnato per la diffusione e la resistenza della cosa poetica.
un uomo che merita e a cui tutti dovrebbero essere riconoscenti.
Penso che lasciare note su Francesco Marotta
sia come poeta che come “arredatore” de La Dimora
non è solo doveroso, ma è un bisogno che chiunque abbia avuto
modo anche solo di affacciarsi al suo blog
dovrebbe sentire.
Grazie del post
Un saluto
mm
francesco che favoloso post sull’altro francesco.
Grazie di cuore, ora me lo leggo con attenzione, ma già i primi versi sono … non ho parole. Mi sembra che stavolta abbia superato se stesso
Un complimento e un abbraccio ai due franceschi.
georgia
[…] del respiro ora che l’attesa pare una specie di vento la curva che gli occhi fanno nel dolore Da Nazione indiana. Like this:LikeBe the first to like this […]
Siamo fuori da ogni tendenza, ricerca personale e combattente, ancora Francesco e la sua lingua personale, grazie ci ritornerò
Effeffe, grazie di cuore.
Non è male segnalare che se qualcuno lo volesse acquistare oggi stesso lo può ordinare alla casa editrice
http://www.edizionismasher.it/librerie.html
[…] – NAZIONE INDIANA: Nota per il compagno Francesco Marotta, a cura di Francesco Forlani: https://www.nazioneindiana.com/2012/01/21/nota-per-il-compagno-di-viaggio-francesco-marotta/ […]
nessuna soglia ci separa dall’assenza
nessuna parola così profonda
da poterla tacere
Grazie!
complimenti a francesco per questo nuovo lavoro. un abbraccio.
la “grazia delle immagini”, resiste, come la generosità del lavoro tutto di FM, prezioso per tutta la poesia in rete e non, V.
La pupilla naufragata, come è grande, magnifica questa metafora,
in una sola parola,
l’anima si perde nella pupilla,
nel tempo,
con l’acqua, perde il paesaggio del presente
per tornare nel passato,
la lacrima e il sale
negli occhi hanno visto tante notte,
tanti giorni,
solo un poeta puo tradurre la vita intima.
Bel post, molto bello il libro.
Mi piace l’obiettivo. Alto. Che guida gli scritti.
E il flusso irrefrenabile del verso.
Complimenti.
dirò qui una cosa difficile e in controtendenza: questa poesia post ermetica, o forse ermetica tout curt, che sottrae il soggetto (“ci vuole”, “sarà parola”, “è acqua”), affolla le immagini, incarnendole, e non ne mette a fuoco nessuna, e che si perde quasi nelle sue parole-icone, e nella sua facilità retorica a-personale, io la sento caduca – una ennesima maschera retorica di qualcosa che non vuole finire: un regno di distanza, una torre eburnea perennemente riattata… la poesia – io penso – dovrebbe salutare e congedarsi da questo regno di facili (o difficili) metamorfosi, così distante da tutto, così distante dal nostro tempo, così distante…
mi permetto.
“la misura esatta del respiro”
c’è poco da capire, c’è molto da sentire.
un abbraccio
[…]
scrivere è un’ora covata dal destino
la spina che costringe il corpo in reticoli d’albe in piena notte
e punge fruga ricuce orli slabbrati lacera la carne
fino a che sanguinano anche i sogni,
fino a che l’immagine fiorisce in echi di sorgente
gli alfabeti rappresi dentro un grido
(sono queste le voci che mancano a una pietra
per sentirsi un arco lanciato verso il cielo,
sono questi gli accenti
che scortano il seme alla sua tomba di luce – al precipizio ardente
dove la morte è presagio di stagioni,
oracolo dei frutti e del ricordo)
Francesco Marotta
(da Hairesis – e-book a cura di Biagio Cepollaro : http://www.cepollaro.it/poesiaitaliana/MarotHaiTes.pdf )
“La poesia è un’ora covata dal destino” e se uscissimo fuori di metafora? ammesso che si possa? Che cosa si intende qui? Se ne può “parlare”?
Lapsus calami: mi scuso: “scrivere” e non “poesia” è un’ora covata dal destino…
Dunque cerco di motivarti il mio amore per questa poetica così intima ed universale, dicendoti semplicemente che essa è “dono della parola” che in sé cerca e rintraccia le origini del pensiero ed il suo percorso storico ed evolutivo, con il fine di fissare nel senso e valore della memoria, ogni traccia di aberrazione e dolore che l’uomo stesso determina ed ha determinato a se stesso nell’arco della storia. Quello che leggo è l’uomo che si fa concetto e materia di pensiero, che interrogandosi per mezzo (e “destino”) della “malata” pratica della scrittura, sulle ragioni del dolore e del male, tenta di esorcizzarlo e tramandarlo, facendone dono di memoria non solo intima ma storica. Ma per arrivare a questo, il percorso è lungo e meditato attraverso la lettura prima ancora che la scrittura, che nel caso di Francesco è frutto di una lunga gestazione che fonde le radici di filosofia e poesia, operando quella ricongiunzione tra percezione, intuizione e logica catalogazione dei fenomeni, che sembrano così tanto differenziare due discipline poi così simili per sforzi e intime tensioni. “Incontrare” infine la poesia di Char, e ancor più quella di Celan ed intrecciarla nel mio immaginario ai volti dei bambini di Terezin, alle loro poesie, ai loro disegni, alle loro morti innocenti, e ancora proseguire e spingermi dentro l’erranza della Pozzi, lo “straniero” della Arendt, l’esilio-desnacimiento della Zambrano, … è stato determinante per sciogliere alcuni nodi alla mia lettura e comprendere il carico di dolore esistenziale di cui Francesco si fa portavoce; ma, ovviamente, questo presuppone un percorso di lettura delle opere di Marotta, non certo la parafrasi di un frammento, del quale ci si può limitare a cogliere “la bellezza”, che indipendentemente da quanto qui – da me – banalmente detto, è.
“scrivere per dire il delirio che spira osando carte
finché vampano a pelo d’iride disfatta sillabe
svenate n o m a d i che inventano orizzonti”
Francesco Marotta – da Postludium, al tempospazio di un sillabario serale
Trovo molto bella e centrata questa “nota”, come un sintetico ma necessario appunto su una mappa, che proprio per questo invita alla esplorazione, ma non la anticipa del tutto, anzi la fa libera e misteriosa, fin dal titolo
(“per il compagno di viaggio” ha infatti certamente indicazione di dedica, ma anche chiama in prima persona Francesco Marotta, e il lettore, al viaggio nella sua propria voce e scrittura,
perché questa è l’essenza della “nota” e della persona di Francesco Marotta
(e ff lo dice in questo passo in modo perfetto):
“da anni raccoglie ogni cosa, reperto, traccia, per rendere meno difficile il cammino. Per sè e per gli altri”
Grazie.
un saluto
Il significato che si fa strada, leggendo i versi di Francesco Marotta, è il dolore/amore di ricercare una comunicazione efficace, lo sforzo che questo comporta (“sarà parola solo l’incompiuto legame
che irrompe dalla cruna delle labbra
e allarma gli specchi del risveglio
indossa l’arte di contarsi ferita”, ad esempio)
e la sospirata vicinanza all’altro che si realizza. Ci sono immagini bellissime, in queste poesie, come ha già notato Véronique.
Credo che lo stesso amore per la comunicazione sia alla radice di quella mappatura volenterosa di cui Marotta è artefice, come alla ricerca di un concertato, di una umanissima com-prensione.
Grazie a effeffe per questo post.
é nella ricerca instancabile della parola che perennemente sfugge al suo senso ultimo che Francesco Marotta con la sua lingua poetica precede il senso stesso della poesia e per questo si pone al di là di ogni discorso con cui si vorrebbero definire le regole della poesia del nostro tempo. L’intimo percorso tracciato da “Esilio di voce” porta con sé tutto il carico di questa esperienza. Sempre vissuto sul filo teso del confronto con il presente reale del tempo e il labile legame che lo lega al tempo scritto, produce una lingua esatta, essenziale nel continuo lavorìo che le parole stesse operano svuotandosi e ricomponendosi nel susseguirsi armonico dei versi.
grazie
lisa
le poesie di francesco marotta hanno qualcosa di deciso, ma anche di modesto. fa bene forlani a metterle in relazione con il suo lavoro di militanza letteraria, soprattutto attraverso il sito REBSTEIN. ascoltare gli altri (poeti), e mettersi al loro servizio, richiede la stessa modestia e determinazione che si ritrova nei versi qui sopra.
Nel nostro imperfetto viaggio di parole Marotta è stato un porto inatteso, a sua volta ricolmo di navi pronte a salpare per ri-scrivere rotte di senso e di sensi. In questo appassionato percorso senza meta, Effeffe ha spesso indicato la stella polare. Come in questo caso. Grazie. PVita
Marotta ha svolto negli anni un vero e proprio servizio sociale per il web letterario italiano; un servizio gratuito e fattivo di accoglienza e confronto nel suo blog rebstein / la dimora del tempo sospeso, blog che nel tempo ha edificato una comunita’ di collaboratori e commentatori sullo stesso livello di soglia. La sua opera di divulgazione in senso socratico ha educato ed avvicinato alla poesia come nessun altro spazio letterario sul web italiano, nonostante i rendiconti pubblicistici che iniziano a fare storia lo escludano derubricandolo a minore. Pare che l’esperienza sia ora terminata e mi auguro che qualcuna delle case editrici piu’ illuminate di questo Paese sventurato decida di editare su carta assieme a lui quello che e’ il fratello maggiore, webbico, del parola plurale sosselliano di qualche anno fa.
quoto giusco, è davvero così, i rendiconti pubblicistici, che purtroppo (e ormai è palese) non sono mai autonomi, non lo derubricano a minore, ma lo escludono direttamente (il silenzio è sempre l’arma più efficace).
Fra i ridicoli impediti a fare un dibattito serio dell’ultimo articolo che abbia parlato di blog, quello di bertante, il suo blog (La dimora del tempo sospeso) non è neppure nominato (è la cosa che mi ha colpito per prima) eppure è l’unico che, in questi anni, non solo ha tentato, ma ha FATTO un dibattito serio e ha dato davvero spazio ad altri talenti, e il tutto, guarda caso, senza che il suo blog venisse “inquinato” da fantomatici disturbatori. Anzi è più facile che lui accogliesse, e senza ombra di polemica, il punto di vista dei censurati altrove. E mentre portava avanti un blog-bene-pubblico, ha scritto anche delle poesie di cui si può davvero dire Poesie, e l’ha fatto senza narcisismo, senza sentirsi superiore a nessuno, senza spocchia da abatino, senza paroloni risonanti, senza fastidiose pose da intellettuale …
Mi ricordo la prima volta che ho incontrato in rete fm, è stato qui su NI (che fino a poco tempo fa è stata anche lei un bene pubblico), è stato un colpo di fulmine come per giorgio di costanzo. Perché anche in rete, anche dietro le sigle, i nick, i nomi veri (che qui sono solo nick), anche senza metterci la faccia, il valore e il talento traspaiono violenti ancor più che nel reale.
Francesco marotta NON chiudere il blog e torna presto, quando ti sarai riposato. Capisco che scrivere un libro bello come hai scritto porti via tutte le energie e si abbia bisogno di riposo, ma …. non lasciare la rete.
Mi unisco a giusco nel dire che sembra impossibile che nella penuria di vera poesia Marotta non sia conteso fra le grandi case editrici, ma la vita è come la rete, è sempre più prudente silenziare i migliori;-)
Mah.. io nella “dimora” io mi son beccato un paio di memorabili strigliate, magari meritate, ancora non saprei.. non potendo affermare di sapere esattamente cosa sia, nella sua essenza, la poesia, è scontato che capisca ancor meno come debba costituirsi una discussione intorno alla stessa, fatto sta che nella maggior parte, le “transazioni” mediate da quei commenti a me non sembrano affatto “discussione” ma bensì “accoglimento” con frequente rilancio enfatico, cosa che mi ha spinto ad insinuare l’esistenza di un certo timore dei discepoli nei confronti dell’amabile ed amatissimo maestro – pur capace di grandi sdegni ed eloquentissime ire. Ok, loro lo chiamano rispetto, per me poco cambia, preferisco azzardare le mie monate qui piuttosto che là.
cosa che mi ha spinto ad insinuare l’esistenza di un certo timore dei discepoli nei confronti dell’amabile ed amatissimo maestro – pur capace di grandi sdegni ed eloquentissime ire.
più che timore, a casa mia, si chiama autorevolezza, quella tanto desiderata e decantata in questi giorni ;-)
Sì certo, anche questo. L’autorevolezza è comunque argomento profondo, di quelli che ti obbligano a considerare criticamente la tua “postura” fondamentale nel mondo, fra assiomi, teoremi e carismi.
Splendide queste poesie di Francesco, che leggerò a breve per intero.
Sui meriti e sul gran cuore – quanti, con la sua bravura e competenza, hanno fatto qualcosa di simile? – nell’accogliere e proporre l’immane carico del lavoro altrui, condivido quanto detto da Georgia.
Un saluto e un grazie a Francesco Forlani e Francesco Marotta.
Giovanni
La bellezza e la pulizia con cui Francesco ci lascia ogni volta reperti dei suoi viaggi mentali (e spirituali) è toccante perché attraversata da un respiro che è nuovo, ed è s u o.Grazie, da rileggere tutte!
maria Pia Quintavalla
Molto belle, complimenti a Francesco.
sì, quella “curva che gli occhi fanno” – lo sguardo attento, serio, aperto.
Io penso “gentile” Marotta, e il suo scrivere un tempo “disposto”, per l’ascolto e il tempo, un bene.
saluti,
giampaolo dp
marotta è un grande, e discutere sulla sua poetica si può fare, ma con maggior rispetto. il dolore della vita non si spiega, così come questa poesia esplode dalle parole che sbocciano. stare a discutere sulla “postura” che è tenuta nelle discussioni lo trovo inutile: essendo il sito blog di marotta il luogo virtuale più accogliente e gradevole che ho trovato. delle risse – a cui ho partecipato per es. su NI con sedicenti poetastri – non rimane che un lontano ricordo. credo che non si debba confondere il rispetto per la poesia e per il gestore del sito con l’accondiscendenza pret à porter…
Dato che l’accenno alla “postura” mi chiama in causa, sarà bene esplicitare che per Marotta ho sentito sempre non soltanto rispetto, ma anche ammirazione ed amicizia. Dispute e relative “strigliate”, per quanto franche non hanno mai fatto deragliare questi cardini, come volendo è agevole verificare. Posso comunque convenire che esse riguardassero questioni più “filosofiche” che poetiche, e quindi possono legittimamente venir considerate fuorvianti o inessenziali, ma si trattava soltanto di tentativi di “connettere” svariati fenomeni, riusciti o meno che fossero.
Un saluto Franz.
Solo un passaggio veloce da parte mia in questo luogo, per ribadire quanto detto da altri su Francesco Marotta: una persona per cui usare il vocabolo “straordinaria” non è fuori luogo. Questo per il suo spessore umano e culturale, per un carattere spigoloso ma integro, per il lavoro di supporto e divulgazione della poesia, e infine – si tende a dimenticarlo – per il valore della sua scrittura.
Francesco Tomada
Complimentissimi a Francesco per questo libro…anche se, che lo dico a fare, che sei bravo si sapeva :)
saluti a tutti!
A.
ciao francesco sempre poeta
c.
Straordinario in tutto
poesia, autorevolezza, accoglienza.
cb