Privacy e asimmetrie di potere: il mito della società trasparente
Quando parlo e scrivo di privacy, mi viene regolarmente presentata l’obiezione della divulgazione reciproca di informazioni. Spiegata in libri quali “The Transparent Society” [La Società Trasparente] di David Brin, tale obiezione si può riassumere così: in un mondo di sorveglianza continua e onnipresente, voi saprete tutto di me, ma allo stesso tempo io saprò tutto di voi. Il governo ci osserverà, ma al contempo noi osserveremo il governo. È una situazione diversa rispetto al passato, ma non è automaticamente peggiore. E dato che conosco i tuoi segreti, tu non puoi usare i miei come arma contro di me.
Questa potrebbe non essere l’idea di utopia che tutti abbiamo in mente (e di certo non affronta il valore intrinseco della privacy), ma tale teoria può essere molto attraente, e può venire facilmente scambiata per una soluzione al problema della continuata erosione della privacy da parte della tecnologia. Solo che non funziona, perché ignora la fondamentale diversità di potere.
Non è possibile stimare il valore di privacy e divulgazione senza tenere in conto dei relativi livelli di potere di chi divulga informazioni e di chi riceve le informazioni divulgate.
Se io rivelo informazioni a te, il tuo potere nei miei confronti aumenta. Un sistema per risolvere questo squilibrio di potere è che, allo stesso modo, tu riveli delle informazioni a me. Entrambi avremo meno privacy, ma l’equilibrio di potere verrà mantenuto. Ma questo meccanismo fallisce miseramente se i nostri livelli di potere sono differenti sin dall’inizio.
Un esempio chiarificatore. Venite fermati da un agente di polizia, che vuole che gli mostriate un documento di identità. Rivelare la vostra identità darà all’agente un’enorme quantità di potere su di voi. Egli potrà effettuare ricerche nei database della polizia utilizzando le informazioni sul vostro documento; egli potrà aprire un file su di voi; o potrebbe persino aggiungere il vostro nome a questa o quella watch list antiterrorismo segreta. Chiedere all’agente che in cambio vi mostri il suo documento di identità non vi darà lo stesso tipo di potere su di lui/lei. Lo squilibrio fra i due poteri è troppo grande e non verrà colmato dalla divulgazione reciproca di informazioni.
Potete pensare al potere che già avete come all’esponente in un’equazione che determina il valore (per voi) di maggiori informazioni. Più potere avete, più potere ricaverete dai nuovi dati.
Altro esempio: quando il vostro medico vi dice “si spogli”, non ha senso rispondere “prima lei, dottore”. La vostra non è un’interazione fra pari.
Questo è il principio che dovrebbe guidare chi ha il compito di prendere decisioni quando si considera l’installazione di telecamere di sorveglianza o il lancio di programmi di data mining. Non è sufficiente aprirsi al pubblico scrutinio. Tutti gli aspetti del governo funzionano meglio quando il potere relativo fra governatori e governati rimane il minore possibile, ovvero quando il livello di libertà è alto e il livello di controllo basso. La trasparenza imposta al governo riduce il differenziale di potere relativo fra le due parti, ed è generalmente una buona cosa. La trasparenza imposta alla gente aumenta il potere relativo, ed è generalmente una cosa negativa.
Il 17enne Erik Crespo fu arrestato nel 2005 in quanto implicato in una sparatoria in un ascensore a New York. Non vi è dubbio che sia stato lui a sparare: è stato registrato dalle telecamere di sorveglianza. Ma Crespo dichiarò che mentre veniva interrogato dal detective Christopher Perino, questi cercò di convincerlo a non richiedere un avvocato, e gli disse che avrebbe dovuto firmare una confessione prima di poter vedere un giudice.
Perino negò sotto giuramento; negò addirittura di aver interrogato Crespo. Ma Crespo aveva ricevuto un lettore MP3 come regalo di Natale, e di nascosto aveva registrato l’interrogatorio. La difesa portò come prova una trascrizione della conversazione e un CD. Poco dopo l’accusa offrì a Crespo un accordo migliore di quello precedentemente offerto (sette anni di reclusione invece di quindici). Crespo accettò l’accordo e Perino fu accusato di spergiuro in separata sede.
Senza quella registrazione era la parola del detective contro quella di Crespo. E chi avrebbe creduto alla parola di un sospetto omicida contro la parola di un detective della polizia di New York? Quello squilibrio di potere è stato ridotto soltanto perché Crespo è stato abbastanza furbo da premere il pulsante di registrazione sul suo lettore MP3. Perché non vengono effettuate delle registrazioni di tutti gli interrogatori? Perché gli imputati non hanno diritto a che vengano eseguite, così come hanno il diritto di avere un avvocato d’ufficio? Per proteggersi, la polizia registra periodicamente i controlli al traffico dalle proprie volanti; quelle videoregistrazioni non dovrebbero fermarsi una volta che la persona fermata non è più una minaccia.
Ha senso utilizzare le telecamere per riprendere la polizia, come ha senso metterle negli uffici in cui i legislatori si incontrano con gli esponenti delle lobby, e in qualsiasi luogo in cui i funzionari governativi hanno potere sulla gente. Hanno senso anche le leggi per un governo trasparente, che mettono a disposizione dell’opinione pubblica gli archivi governativi e le riunioni dei vari organi di governo. Tutte queste cose promuovono la libertà.
Programmi di sorveglianza totale che colpiscono tutti, senza fondati elementi di prova e senza mandati, come i programmi di intercettazione illegale della National Security Agency, o le varie proposte di monitorare tutto quel che passa su Internet, promuovono il controllo. E nessuno è al sicuro in un sistema politico di controllo.
Vedi anche:
Il valore intrinseco della privacy;
Questo articolo è originariamente apparso su Wired.com. Traduzione italiana a cura di Communication Valley.