In riunione
Di Andrea Inglese
Ambiente: stanza per riunioni, con tavolo ovale, poltroncine girevoli, quattro persone eleganti, di cui è impossibile scorgere il volto. Sul tavolo: cartellette plastificate, fogli zeppi di equazioni, tomi di filosofia e scienza, bloc-notes scarabocchiati, portacenere, pacchetti di sigarette, occhiali, calcolatrici, bottiglie d’acqua. Le voci si diffondono anodine. Le persone che stanno lavorando si chiamano A, B, C, D. Sono quattro demiurghi.
D– (A bassa voce, rivolto a B) Nota poi, in secondo luogo, che il nano disse proprio davanti a Tamno: “Sono mortale”. Da ciò si può dedurre che si trattava di un animale soggetto alla morte, che quindi aveva ottenuto l’esistenza mediante generazione. Uno spirito immateriale è immortale, perché non è composto, dunque non è dotato dell’essere attraverso la generazione da una materia preesistente, ma attraverso la creazione. Allora, i casi sono due: o perde l’esistenza per corruzione o, come si dice, per annientamento. Almeno, stando a Vallesio.
A– Scusate. Possiamo iniziare? I tempi sono quelli che sono. Quindi… senza tanti preamboli: fuori le idee: Icastici, ellittici…
(B-C-D)- E sublimi!
A–(Un po’ in falsetto, spiritoso) Direi, per una volta, di cominciare dal cominciamento…
D– Col soffio?
C– Fallo partire e basta, senza ornamenti superflui.
A– E nemmeno un assioma, un principio?
C– Altri ornamenti, addobbi…
D– Macché assioma, va bene un meccanismo!
C– Metti degli ostacoli, un po’ di moto, ostacoli, moto, lo fai correre un pochino, strisciare.
B– Dai! Un bel via-vai continuo, a zigozago, un andare, tornare, scendere salire: per fame o per sete.
A– Si! Ma ancora una volta in linea retta. Se invece gli diamo delle idee otteniamo un circuito circolare, alla Hegel
C– (Ironico) Eh no, basta con le idee. E poi perché deve avanzare, mandiamolo all’indietro?
B– Già e cheffai, un gambero?
D– Ma no! Semplicemente, invece di avanzare, quello scappa. Lo mettiamo in fuga, con tanti nemici, delle felci giganti e affilate che si agitano, delle spie
B– Le felci giganti?
C– Cazzo, belle le felci giganti!
A– Scusate… e uno che scava? Un bel minatore entusiasta. Di fronte… una montagna enorme di terra e via! a fare cunicoli, tane, labirinti. È più vario, no? Imprevedibile…
C– Meglio ancora un pozzo, allora!
B– Si, ma dài, così non finiamo più…
A– No, no, di’: un pozzo e poi…
C– Scusa invece di scavare, lasciamolo così: in caduta, per migliaia di anni in un pozzo senza fine.
B– E per mangiare?
D– Già, il mangiare e poi il sesso, come la mettiamo con il sesso? Lo vuoi neutro, asessuato? Scusa almeno ermafrodita!
A– E questi non sono ornamenti? Nooo… (ironico)
C– Bé per il sesso è subito fatto. Gli facciamo una sega iniziale e poi giù nel pozzo, a godersi il bel ricordo!
D– Però con una donna in fondo, nuda e che aspetta bramosa dall’eternità.
A– (irritato) Ma che noia!
C– Dei pali con punte d’acciaio, altro che una donna.
A– Ma cristo, deve pur avere un po’ di cervello. Non so dei pensieri, dei sogni, dei crucci. Pensate allo schema entusiasmi-fallimenti, un disordine ben dosato, con qualcosa da fare e disfare…
C– Si ma non facciamo una cosa complicata! Non voglio i soliti ingredienti sofisticati, le mille sfumature. Mi stufa l’ambiguità tanto decantata degli organismi complessi. Il solito amletino che gesticola paonazzo sul posto, senza combinare nulla. Preferisco robe efficaci, un predatore monocellulare, un conato con un po’ di carne intorno e un paio di chele, non so…
B– È antieconomico oltretutto, voglio dire un esemplare maniaco-depressivo.
C– Facciamo una mano, un pene e un meccanismo che li connetta secondo un ritmo masturbatorio, a tempo indefinito.
D– No, adesso è veramente troppo poco
C– Però pensa, al posto del seme zampillante, una filastrocca di bestemmie, alternata da inni al creatore!
B– Riprendiamo, piuttosto, il mio vecchio progetto. Un’idea e un sasso. Piazzati uno di fronte all’altro. Un magnifico e inutile braccio di ferro per tutta l’eternità.
C– (falsetto) Guarda che non stiamo rifacendo “Sfida all’O.K. Corral”!
D– (ride)
A– Basta. Faccio io l’ultima proposta, quindi aprite bene le orecchie.
C– Vai grande capo!
A– Una monade ottagonale, senza porte o finestre, perfettamente autistica. Un solo organo interno, unidimensionale, capace di autoproiettarsi qualche chimera. Non so… Chimere di genere erotico e truculento, tanto per accontentare i riduttivisti. In una formula: una sorta di ciclope, dal bulbo rovesciato, in altalena nel niente, a godersi le proprie fantasie!
B– Poetico! Poetico!
C-Rivoltante.
D-Ho una domanda!
A– Prego…
D– Sembrerebbe felice… o sbaglio? Intendo: sempre felice.
A– Bè, effettivamente sarebbe felice. Dico, si potrà almeno per una volta…
B– Fantastico, erano eoni che non accadeva.
C– C’era il trucco lo sapevo.
D– Chiedo una modifica!
C– Sì, sì, mi associo.
A– Concessa. Tanto non ho scelta.
C– Fargli un tubo digerente di ottocento chilometri e un bolo d’acciao e cemento di trentamila tonnellate.
A– Questa è provocatoria e non la considero nemmeno.
D– Scusa eh, c’ero io! La monade autistica… Ma ci pensi all’invidia. Voglio dire tutti gli altri? Poi, perché tanto lusso tutto ad un tratto? È un regalo che non si può fare a nessuno! Fai la monade sforacchiata in più parti, solito culo-bocca-orecchie-occhi, con felicità non garantita.
C– E il naso per il tanfo!
B– Vabbe’ ma questo…
C– Si, sì, felicità non garantita, che qui nessuno fa regali.
A– E si ricade sempre sullo stesso. Che bella fantasia! Non vi rendete conto…
B– Massì, certo, il solito omettino, alla fine non sapete proporre altro.
C– Maschio però, che almeno non debba partorire!
A– Non ti credevo così buono
C– No, è che così può crepare in guerra.
(Firmano a turno un foglio e svogliati abbandonano la sala.)
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(immagine di Jheronimus Bosch)