Le scimmie… (26)
di Dario Voltolini
[per oggi basta. D.V.]
annesso alla garitta carapace
scatto di chele attorno al materiale
presa potente
antigravitazionale
blocchi spostati tolti traslocati
ora dal tuo abitacolo di metallo duro
sala comandi cervello manovrante
sono scomparsi il soldato l’operaio il paguro
nell’antica fonderia discoteca sta
producevano la ghisa con il carbon coke
che bruciava con il ferro producendo smog
carbon ghisa ferro ghisa un bel giorno stop
questa notte suoneranno teratechno rap
ci saranno raggi laser verdi rossi e blu
marchingegni zigrinati sparsi qua e là
testimoni di un passato siderurgicò
tre civette della pula vanno su e giù
per la strada di campagna che conduce qui
l’ala dell’uccello pazzo che si è impigliato
tra le vetrate e le transenne
l’ala dell’uccello pazzo imbalsamato
in cima alla fabbrica
tremola il piumaggio imbalsamato quando passa
il vento
uccello pazzo uccello pazzo vola via dal bosco
roteando in giri larghi sopra i tetti di catrame
pazzo uccello pazzo questa ragnatela è d’acciaio
questa ventola all’inizio del condotto di aerazione
ha un’idea tutta sua di cos’è un frullar d’ali
resti sorpreso cadi resti sospeso
ora la scura notte si dirada
perfora la nebbia un chiaro latte
signora della Terra sarà l’alba
ancora vittoriosa sulla
flora striminzita fauna assente
trascolorano i cementi e i secchi vetri
s’indora la vetrata regolare
tuttora linda estesa come allora
aurora sull’impianto industriale
nei suoi corridoi da ospedale
sporche macchine del caffè
come totem restavano tra i calcinacci
di un’improvvisa ristrutturazione
cominciata a stento
proseguita a rilento
senza alcun intento
senza movimento con il povero cemento screpolato dal vento
in quei cento
giorni che durò
sei finestre sul mare
si aprono però
nei muri della fabbrica
e siamo lì a guardare
un lampo un tuono formidabile
vibrano le vetrate una si spacca
“Per oggi basta”, scrive Dario Voltolini.
Un verso di una musicalità quasi boccadoresca (vd. Biondillo). Speriamo che adesso non lo ***scimmiotti*** la Lamberti Bocconi, a mazzetti di otto alla volta.
Caro Dario, io però sono d’accordo con quello che diceva prima Lucio Angelini. Il tuo testo testardo mi piace, ma lo leggerei meglio tutto di filato. Perchè non lo metti in rete sano sano da qualche parte? Poi chi vuole può invece leggerselo qui, malato malato, a monconi monconi.
Tommaso, te lo mando. Metterlo in rete tutto non so come si fa. E mi piace rompere un po’ i cojoni. Apriti mailbox, che t’arriva. Ciao!
D