Le scimmie… (56)

di Dario Voltolini

sono crepacci che si allargano improvvisi
prossimi al ricordo di amori morti
gesti fatti senza significato
che rappresi nel cervello non andrebbero ricordati
eppure passeggiandogli accanto
sentiamo un soffio un odore
provenire da loro
che se ne stanno quieti oltre quelle siepi nere del pensiero
nascosti dal fogliame
e non appena ci voltiamo credendo di aver inteso qualcosa
la botola si apre ai nostri piedi e precipitiamo
proprio mentre invece l’intenzione era quella di camminare
come una capra
su tutte le creste della roccia
leggerissimamente in equilibrio da punta di compasso
invece il nero arriva veloce
il suo suono ci assorda
non c’è più la pietra di settembre
quella che conduce al mare
e rifrange la luce solare appannata
da un’inizio di foschia
pietra sorella scorticata
del nostro calcagno scalzo
erba di campagna calpestata
sentieri nei campi
di grano
verso la parete
verticale
sono solo poche decine di metri
ma sembrano totali
improvvisamente si sente uno sparo lontano
qualche cacciatore che spara alle ombre del pomeriggio?
poi il silenzio riempie la baia
stasi sospesa come dopo i grandi tremiti
con cui gli uccelli favolosi perdono il piumaggio
questa mattina mentre uscivo dalla tua stanza
facendomi coraggio col pensiero
capivo che qualcosa di vero c’era stato
nascosto come il corpo di un reato banale
e contemporaneamente mi ricordavo il finale di un film dimenticato
dove dopo lunghi andirivieni
un uomo raggiungeva un posto sicuro e caldo
una specie di locale accogliente
e non trovandosi a disagio in mezzo
a tutta l’altra gente riusciva infine a smantellarsi
e a raggiungere una porta accanto al fuoco
poi usciva nel giardino e passeggiava fischiettando appena
a fior di labbra
interrotto poco dopo da una voce di donna che diceva
è pronta la cena signore
e il film finiva così
con lui che tornava dentro uscendo dall’immagine
mai più tornando in quell’immagine
come quella schiena di donna elegantissima e bruna
lasciata a mani piene scoperta dal vestito

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