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Le scimmie… (59)

di Dario Voltolini

per quanto non se ne sappia molto ormai
da quando sono partiti
quattro stanze vuote e bianche
musicisti sono entrati e se ne sono andati
cantalupi dissipati
il palazzo è in ombra
di fronte una cupola spaccata
demolita franata
e oltre il fiume oltre il grande bosco
sotto cui passano le gallerie dell’autostrada
c’è quella parete di rocce
nelle quattro stanze con le finestre aperte
lo sparo secco
sembra ristagnare
elucubrato difficoltoso pomeriggio al tavolo
poi immediata la frescura del prato
mediata dal legno e dalla paglia delle sedie
simultaneamente
la magnolia apre i fiori
che sono stati correlati alle vele delle navi
e alla pelle di schiuma del latte bollito
semplici niente affatto innocenti
spargono quel profumo di fiore
e di carne salata
condita con una goccia di
limone
proveremo poi a smazzare le carte
e a ricomporre il mazzo come viene viene
imprevedibilmente non del tutto però
perché siamo pur sempre noi a muovere le mani
e l’importante sarà che ci si sia dato un termine
mica si può mescolare e rimescolare per sempre
bisogna pur giocare
il bello sta lì
quindi ora mettiamo ancora altre carte in gioco
ma sappiamo tutti che alla fine deve esserci
uno stop che dia l’inizio al gioco
un momento in cui tutte le forme si fermano
magari restando lì come una forma di fiore
per esempio i petali le carte
a corolla
una configurazione
c’è un’automobile rossa che costeggia
sulla statale
una collina accumulata dal ghiacciaio
adesso ormai da ere liquefatto
le ruote si risciacquano sull’asfalto
per l’improvviso temporale estivo
sul parabrezza c’è una sabbiolina
che ai primi passaggi dei tergicristalli
fa rigagnoli fangosi sul vetro
poi viene spazzata via
la scena è mossa dal vento
le cime di tutti gli alberi
si piegano a sinistra

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