HARDBEAT

di Angelo Del Rosso

[ Santa Cruz di Fatboy Slim]

Aveva una sola ragione per essere inquieto? No. Non era successo niente di strano. Nessuna minaccia incombeva su di lui. Era ridicolo perdere la calma, e lo sapeva. Lo sapeva così bene che anche lì, nel bel mezzo della festa, cercava di reagire. Si era subito lasciato sedurre dall’aspetto esterno del Central, una costruzione gialla, arretrata rispetto alla banchina, a cinquanta metri dalle palme da cocco, e immersa in un intrico di piante dalle forme bizzarre.

La sala principale, che fungeva al tempo stesso da cafe’ e da ristorante, aveva le pareti molto chiare, in tinte pastello che ricordavano la Provenza, e un bar di mogano lucido con alti sgabelli e recipienti di rame che davano una sensazione di intimità domestica. Le camere al piano superiore erano sempre libere.

Stanze disabitate e spoglie, anch’esse con le pareti in colori pastello, le zanzariere sopra i letti e una vecchia brocca nell’una, un catino incrinato, un baule vuoto nell’altra.

Finché non c’era stata la festa. Adesso era al culmine. Nel giro di un’ora sarebbero stati tutti ubriachi, me compreso che bevevo solo soletto il mio champagne. Manuelo, l’artista di turno, stava attaccando sulle colonne del caffe’ dei manifesti in cui c’era scritto che Manuelo era la più grande ballerina spagnola. Un uomo minuto, agile e dai modi accattivanti. Con la padrona si intendeva già benissimo, non come si intendono un uomo e una donna, ma come si intendono le donne fra loro.

Fin da mezzogiorno avevano cambiato la disposizione dei tavoli per lasciare spazio ai volteggi di Manuelo. Avevano anche appeso ghirlande di carta colorata e controllato se il grammofono funzionava a dovere.

Per ore e ore lo spagnolo, chiuso in camera, aveva provato il suo numero, martellando coi tacchi il pavimento che vibrava tutto. La cena dei clienti fissi era stata servita in fretta, sempre per via della festa. Poi era arrivata altra gente. C’erano bottiglie di champagne su tutti i tavoli. Manuelo ballava con movenze così femminee da risultare ancora più equivoco.

Si era esibito in varie danze. Quando il suo numero finì, per recarsi nella sua camera mi passò accanto, fissandomi negli occhi. Senza una ragione precisa, lo seguii in camera. Rimasi con Manuelo tutta la notte; facemmo l’amore senza pausa, come se quella fosse l’ultima notte della terra, l’ultima da vivere. La mattina eravamo ancora a letto, la testa di Manuelo adagiata sul mio petto, potevo vederne e contarne le lentiggini sul volto chiaro. Avrei dovuto preoccuparmi per la reazione dei miei compagni quando sarei sceso nel salone dall’albergo per la colazione, passare in mezzo a loro finché non fossi arrivato al bancone. Ma non me ne importava per niente.

 

[ Hardbeat è uno dei termini usati per definire il genere musicale di artisti come Fat Boy Slim. Il termine si riferisce al ritmo, qualcosa a che vedere con le battute per minuto, che si sono innalzate fino a un numero impressionante, ma è caratterizzata anche da un uso smodato e tutt’altro che nascosto di campionamenti da brani di successo del passato. E questo è quello che ho fatto anche io, in questo pretenzioso esperimento. Tutta la parte iniziale, da “Aveva” fino a “equivoco”, è presa integralmente da “Colpo di luna”, di Georges Simenon, del 1933 (indico la data per chi dovesse essere perplesso per il tono di qualche passaggio), la mia pertecipazione si è limitata a un copia, taglia e incolla; il resto è frutto della direzione che ha preso la mia fantasia durante la lettura di questo bellissimo romanzo. Qualcuno, adesso, starà pensando che è finalmente emersa la mia latente omosessualità, qualcun altro che è finalmente emerso (finalmente?) il mio niente affatto latente rincoglionimento. Non so dare torto né all’uno né all’altro. ]

 

[ layout di pagina e animazione di orsola puecher ]

 

Nota
Il post è il risultato di un lavoro collettivo.
In primis fu Rosaria che segnalò
In secundis fu l’Autor che accettò
In terzio fu lu Furlen che si rallegrò
In quarto fu la Orsola che faticò para los otros

11 COMMENTS

  1. Una bella opera in comune.
    Non conosco Coup de lune di Simenon, il brano mi incuriosce. Trovo il titulo poetico, misterioso. l’animazione creata da Orsola fa nascere un ambiente opaco, blu.
    Il mistero è nutrito dal equivoco Manuelo, nella sua danza.
    Nella danza si rivela la vera identità sensuale, l’ho sempre pensato.
    Si vede un corpo nella danza, si vede l’anima nell’amore della vita, la manera di vivere il suo corpo.
    C’è una magnifica libertà testimoniare della sua parte femminile in un uomo, dell’ambiguita.
    Ma forse la danza è l’espressione del femminile, del abbandono, della rotondità dei movimenti, della grazia.

  2. Non so se è stato merito (o colpa) dell’atmosfera decadente, che mi ha ricordato l’hotel del lido di Venezia – e Gustav Aschenbach, naturalmente – o della dolcezza della notte d’amore con Manuelo, ma la prima volta che ho letto Hardbeat l’ho trovata sensualissima e commovente. Con il tempo ho rivisto le mie posizioni: è colpa delle lentiggini (che mi sarebbe piaciuto avere) e della testa gloriosa del menestrello Angelo, mio personalissimo cantastorie. Gli insert di Orsola sono magnifici.

  3. veramente un racconto particolare che abbi modo di fingere di leggere anche altrove.
    ringrazio commosso il Capitan Feendoos, Eccelso Comandante.

  4. « Com uma tal falta de gente coexistível, como há hoje, que pode um homem de sensibilidade fazer senão inventar os seus amigos, ou quando menos, os seus companheiros de espírito? »

  5. Sto leggendo il libro che parla dell’ambiente coloniale: calore umido, corpi in tensione ( con la natura, il sesso), l’alcool, l’abuso del potere, la noia e la presenza del mare discreta, ma in attesa. Per il momento Manuello è un personaggio che apparisce una volta.
    Trovo dunque l’idea di giocare con il romanzo poetica, dadaïste (no?)
    Ieri cercando un libro che contiene storie di Simenon ho scovato Le coup de Lune che non avevo letto, perché ero troppo nell’amore di una storia: La maison du canal che ho riletto molte volte.
    Consiglio la lettura de La maison du canal, per me è un capolavoro.

  6. Grazie a tutti. A Véro: grazie per il consiglio. Una delle consolazioni delle mia vita è che Simenon abbia scritto mille libri (960, per l’esattezza).

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017