Le scimmie (di Natale, #70)
di Dario Voltolini
urlano durante le assemblee scolastiche
poi si chetano e fanno quei gesti da gran signore
che non intende soffermarsi oltre sulle bassezze degli altri
ma sì ma sì lasciamo perdere anche se
ci sarebbe una legge! una legge!
ma fate come volete
non saremo certo noi a impedire
e in ogni caso sarebbe la legge
e passa il bus che se li prende tutti in corpo
passa vicino al semaforo mentre cambia colore
al finestrino di lato se ne sta affacciato quel padre
con l’espressione maniacale
guarda la strada
poi scompare
il bus lascia l’area mercatale e punta verso il centro
della città di mare
all’improvviso il giorno si è fatto lama
lastra d’acciaio larga e vasta nel cielo
metallici oggetti per le strade patine ossidate
bagliori grigi di spigoli vivi argentei
suoni scossoni scuotimenti
vibrazioni lancinanti poi silenzi
ogni cosa chiusa trascorre
si urtano senza accostarsi più
si sfregano in lampi di scintille
sfiorandosi nell’attrito con fragore
con spaventoso rumore di spade
di lamiera con paglia d’acciaio lucidata graffiata
smerigliata
la possibilità che si era data si era manifestata
poi non ha continuato
e si è fermata
ora la sua mancanza pervade tutto
sommessamente
assentemente
(ma tutto)
lievemente senza grida o ringhi
senza stracciare senza disperare
(ma tutto)
è facilmente visibile oggi
qui dirimpetto alla casa distrutta
che sta cedendo di giorno in giorno
metri su metri all’edera fitta
cieche finestre occhieggiano vuote
vetri spezzati rimangono in piedi
nella cornice del vecchio portone
spifferi sibili soffi di vento
sbattono legni pannelli e tendaggi
oltre la casa distrutta
prati accerchiati da piste ciclabili
restano fermi durante l’azione
di cento vecchietti che a colpi di lama
cercano torsi nell’erba
chiamandoli girasoli
per l’insalata con l’uovo sodo