Le scimmie… (85)
di Dario Voltolini
si muovevano lontane ombre di guardiani
nella loro divisa di lavoranti
le voci cadevano a terra congelate appena pronunciate
i suoni avevano questa gittata ridotta
e suonavano come una corda rotta troppo tesa
invece i fusti degli alberi e gli arbusti
nella brillantezza del loro intimo smeraldo
essudavano nell’aria greve umida marcia
frutti giganti si spaccavano al suolo spargendo i semi intorno
sotto la superficie del fiume andavano di lato pesci scuri e grassi
facendo quattro passi sul pontile vedevi l’aria rivoltarsi
nel pomeriggio primaverile
e anche tu non capivi
tu che eri uno in più nella lista delle generazioni che si ripetono
non capivi perché ci fosse questo astio fra la tua immaginazione
e la presente stagione che gravava grassa e laida sul pontile
con le sue cosce fresche i seni giovani e la bocca disfatta
la pelle liscia la fica aperta e profumata
la stagione che sapeva dimagrire a una cert’ora
che la tua fantasia non voleva prendere in considerazione
eri anche tu un nichilista certamente lo saprai
tutto contrastava quello che da giovane avevi pensato
posavi la mano sulla guaina vegetale che fascia il fusto del banano
liscia (come puoi chiamarla corteccia?
sembra lei la pelle che ti tocca nella tua mano ruvida
e nodosa) al suo confine naturale
mediti meriti altri cespiti
eredi confratelli crespi sfavillano coltelli
la villa sta nell’ombra contratta e moribonda
le squadre si dispongono
alla resa dei conti
questa è una faccenda di eredità e di soldi
di discendenze di parentele
nell’aria così umida che non si può pensare
la donna si è dischiusa
esala quel suo odore
che si fa largo nella notte
fino alla tua baracca nascosta
oltre la tua porta chiusa
l’effluvio è il richiamo persistente
vedi il corpo soffuso di biancore disteso sul lenzuolo
sul tessuto profumato di sapone e già sudato
nelle cupole più lucide si concentra la pallida fluorescenza della notte
nelle conche la penombra si raddoppia
alla ricerca della lingua spingi la tua bocca
solo il fruscio solo il respiro
la notte è torrida e l’alba lontanissima non porterà sollievo
l’ultimo seme spremuto non ti darà sollievo
già battono i bastoni nel bosco per stanare la preda
battono ancora i loro bastoni e non arriva mai la sera
gruppi di uomini se ne vanno sulle chiatte
passano accanto alle darsene
contro le luci elettriche svettano i castelli degli elevatori
con corregge di cuoio alzano animali
un uomo sulla chiatta sta fumando una sigaretta presa da un pacchetto amaranto