Sperando che non arrivi domani
di Vins Gallico
Sono le 4 e 17 della notte fra il 9 e 10 Febbraio; domani, fra poche ore, costringeranno Zahra Kameli a salire su un volo Lufthansa, destinazione Iran, spedendola probabilmente a morire.Faccio un passo indietro, prendo un caffè, provo a descrivere la situazione.
Zahra Kameli è una ragazza iraniana di ventiquattr’anni, arrivata in Germania dieci anni fa. Si è separata recentemente dal marito, iraniano anche lui, dopo otto anni di convivenza più o meno forzata, secondo quei matrimoni combinati e predefiniti, tipici di laggiù.
Approdata sul suolo tedesco insieme con lui, avevano presentato una richiesta di asilo politico “di coppia”. Ma dopo la separazione da Zahra il marito ha optato per il ritorno in Iran. Zahra così in dicembre ha presentato una nuova richiesta d’asilo politico, questa volta senza il consorte, nella speranza di poter restare da sola in Germania.
Il 31 gennaio Zahra è stata arrestata, ancora il tribunale non si era espresso riguardo alla sua domanda di asilo. Arrestata non in quanto criminale, ma in quanto straniera clandestina. Da una settimana Zahra è “ospitata” al cpt di Hannover. Il giudice che ha emesso la sentenza di espulsione non ha probabilmente tenuto conto di due fattori. Zahra è una donna separata e ultimamente si è convertita al cristianesimo. Ora le separate cristiane in Iran le lapidano! Il giudice, il signor Hirschmann di Braunschweig, ha dichiarato di non essere a conoscenza di tale usanza, nonostante l’organizzazione per i diritti umani Terre des Femmes abbia indicato più volte tali tristi abitudini.
Lunedì c’è stata una manifestazione a Goslar, il paese dove di trova la parrocchia di Zahra, martedì un’altra a Braunschweig. Lì il destino ha tirato un colpo basso e beffardo alle nostre speranze. In mattinata è arrivato infatti l’ordine di scarcerare la prigioniera Zahra Kameli a causa di un errore formale. Il tempo che lei impacchettasse le sue cose e già appariva un secondo mandato di cattura che la incastrava di nuovo.
A dar retta alle indiscrezioni, Zahra è stata trasferita stanotte a Francoforte, domani la drogheranno per farla stare buona e la porteranno sul volo Lufthansa delle 18 in direzione Lapidazione. Ci stiamo dando da fare per organizzare azioni di protesta all’aeroporto, ma oltre a far un po’ di casino probabilmente non succederà nulla. Ho già contattato ieri notte Guido Ambrosino de Il Manifesto e Federica Matteoli del Jungle World, anche loro proveranno a loro modo (giornalisticamente) a darsi da fare.
Inserisco una mail: poststelle@mi.niedersachsen.de; è quella del ministero degli Interni della Bassa Sassonia, responsabile della decisione. Pare che patiscano molto le influenze dall’estero. Se avete tempo, spedite due righe, che so? in un inglese maccheronico magari, dicendo che siete contrari all’inumana Abschiebung (espulsione in tedesco) di Zahra Kameli. Forse ancora c’è un lumicino di speranza…
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Vi comunico le ultime notizie sul caso: alle ore 18 orario in cui sarebbe dovuto avvenire il decollo 30-40 persone (per la gran parte iraniani) dopo aver contribuito a causare ritardo alla partenza sono state bloccate dalla polizia. Ore 18.15: il pilota della Lufthansa si rifiuta di collaborare all’espulsione. Non fa decollare l’aereo. Probabilmente gli faranno passare cazzi amari da domani. Per oggi Zahra resta a Francoforte, intanto il procedimento è stato inoltrato alla Cassazione tedesca a Karlsruhe e al Tribunale europeo. Forse c’è ancora una speranza piccina piccina.
Ho letto bene, Vins? Il pilota ha RIUFIUTATO DI FAR DECOLLARE L’AEREO?
Cazzo, mi vengono i brividi. Un pilota tedesco che si rifiuta di fare “soltanto il suo lavoro” è -scusa, ma è il termine che mi viene- un piccolo atto di riparazione, non nel senso di “Wiedergutmachung”(l’indennizzo pagato ai sopravvissuti), ma in quello mistico di “tikkun”.