In mare aperto
di Antonio Moresco
Rispondo in ritardo alle reazioni suscitate (su l’Unità, i Miserabili, ecc.) dal mio e da altri articoli apparsi sull’Unità, perché ero lontano dall’Italia.
Ancora una volta, in risposta a posizioni di dissenso, sono scattati, sui giornali e in rete, chliché e caricature personalizzate e preconfezionate, in un fronte che raccoglie le figure più variegate e più inaspettate. Così è successo – prima e più ancora che a me – ad Aldo Busi, Tiziano Scarpa e Carla Benedetti, assalita con un’ansia demolitiva e denigratoria del tutto particolare. Alle argomentazioni messe in campo – ciascuno a suo modo e con la propria individualità e libertà – si è saputo rispondere solo dandoci dei narcisisti, con deformazioni e sarcasmi ma guardandosi bene dall’entrare nel merito delle cose realmente scritte. Se si prova a obiettare che la descrizione mortuaria della realtà culturale, artistica e spirituale di questi anni fa acqua da tutte le parti succede il finimondo, chi si permette di farlo non può che essere un esibizionista e un mascalzone. Si sono affrettati in molti a scendere in difesa di questi annunci funebri. Strana epoca la nostra, strano paese il nostro. Non so se è mai successo che un’intera casta culturale si sia trovata così accomunata nella difesa di una simile trincea e di un simile vicolo cieco.
Ci sono stati richiami all’ordine. C’è stato chi si è arrogato il diritto di stabilire cosa uno scrittore o un critico dovrebbero o non dovrebbero scrivere, in quale spazio prestabilito o su quale Parnaso stare. Esattamente le stesse logiche al di fuori delle quali e contro le quali è nata quella strana e libera cosa chiamata Nazione Indiana.
Tutto mi sembra ormai assolutamente scoperto. Non c’è molto da aggiungere ma molto, molto da inventare e da costruire. Vorrei farla breve. Dentro queste logiche non si va da nessuna parte, o si possono fare solo piccoli viaggi terminali e guidati. Per quanto mi riguarda, rivendico – per me come per ogni altro – anche la libertà, la fragilità e l’ingenuità di dire quello che penso in qualsiasi luogo o forma, invasivamente, all’interno della stessa onda dei miei libri e della mia vita, cosa che d’altronde gli scrittori non allevati hanno sempre fatto. Bisogna uscire da queste soffocanti tutele e accettare il rischio del mare aperto e delle sue apparizioni sconcertanti e improvvise e dei suoi mostri. Non ho mai chiesto obbedienza a nessuno. Non obbedisco a nessuno.
se ce l’hai con genna, dillo chiaro.
se ce l’hai con zero-lodoli, dillo chiaro.
Se ce l’hai col mondo, dillo chiaro.
Io penso che chiunque ha il diritto di esprimersi seguendo: “la libertà, la fragilità e l’ingenuità di dire quello che penso in qualsiasi luogo o forma, invasivamente, all’interno della stessa onda dei miei libri e della mia vita”.
Così, penso anche che chiunque legga ciò che è espresso secondo questa necessità, ha lo stesso diritto di esprimere una critica non nel merito del valore di quanto è stato scritto, perché è evidente che per chi lo scrive vale, cioè ha valore, e il suo valore, cioè quello che è proprio di chi l’ha scritto è un valore insindacabile, inalienabile; piuttosto rivendico per me che leggo quello scritto il diritto a potervi trovare qualcosa che non riesce a “fare valere” il suo valore. Chiamamo pure questo: mancata penetrazione nelle coscienze di chi ancora deve inclinare su un valore, clinamen.
Mi ritrovo nello scritto di Moresco in quanto valore che condivido, non mi ritrovo in quanto a fede che in questo modo si penetrino coscienze offuscate o in bilico tra la luce e il buio. Naturalmente rimane il diritto di sfogarsi senza scopo…ma il tempo di ognuno è poco…
Ho letto sempre tutto di Moresco ed è il primo nome che pronunzio appena mi si chiede un libro tra i contemporanei del Mondo da leggere, ma non credo che questa sia una: “Strana epoca la nostra, strano paese il nostro. Non so se è mai successo che un’intera casta culturale si sia trovata così accomunata nella difesa di una simile trincea e di un simile vicolo cieco”.
Sì, è successo in altre epoche, tempi, oggi cambia il fatto che l’articolo di Moresco lo possono leggere anche in Australia, ai tempi di Cristoforo Colombo invece…tuttavia la pervasività dell’informazione nel mondo contemporanea viene giocata nell’effetto rebound della ricezione. Questa è l’arte del potere che sa utilizzare il cattivo umore per conficcare nel cuore delle cose la cattiva volontà!
Se questa storia si ripete allora forse oltrepassare la dimensione dello sfogo sarebbe più armonico perché quanto vale si possa fare valere.
In bocca al lupo sempre per i libri di Moresco.
Come ha detto bene Peter Handke, meglio di tutto educare con tristezza; meno bene con gioia; ancora meno bene con ira.
i post di luminamenti mi provocano, ogni volta, un calo di erezione…
Ehi, Zweig.
Dato che ho capito chi sei, temo che il calo di erezione sia un problema ricorrente per te.
Io ti ricordo sempre in perenni “cali di erezione”, anzi, non c’e niente da “calare”.
Non credo che sia colpa di luminamenti.
Saluti e auguri…
ehi, linda. dato che ho capito anch’io benissimo chi sei tu, colgo l’occasione per informarti che, da quando ti ho lasciato (ormai ben dieci anni fa), non ho “mai” più sofferto di quei cali. certo, se leggo un post di luminamenti, mi si ammoscia. ma basta non leggerlo. o avere rapporti “prima” di leggerlo…
Saluti anche a te e auguri (a quel poveraccio del tuo fidanzato…)
è sparito il post sentimental-bacchettone di scarpa…
E’ vero l’ho tolto era proprio una scemenza!
Ehi, non vale!!! Quando io sparo cazzate poi non posso tornare indietro!
(tutta invidia la mia. Di Don giovanni che ha letto il post che io non ho letto)
;-) Gianni
Tiziano, io mi sto specializzando sui redattori di NI, per esempio sono un Dariologo ormai consolidatissimo, addirittura cito citazione di suoi scritti. Non ho mai letto “cagate” scritte da te e sarei curioso di vedere questa deriva sentimentale che hai preso commentando Moresco (ma quanto è bello il suo titolo?). Me lo manderesti per mail? Se non vuoi pace.
e noi chi siamo? I figli della serva?
:-) G.
Ciao Zweig.
Infatti 10 anni fa non ero ancora Linda.
Sono contento/a che ti ricordi ancora di Lin, l’amichetto spagnolo dei tuoi giochini del venerdì pomeriggio.
E tu mi lasciasti proprio l’anno in cui diventai Linda.
Che vuoi fa’? E’ la vita…
Zweig e Linda fanno della loro vita un romanzo. E in attesa di un editore ne propongono uno stralcio
in questo forum. Questa si che è letteratura-verità! O no?
Non posso più farne a meno. Come di un infarto.
G.
Io direi che è penoso esercitarsi con Moresco e compagnia a sentirsi in guerra con tutti, in nome di una presunta qualità e di un eccelso valore che solo gli amici riconoscono agli amici. Semplicemente penoso. Da tipico artista, signor Moresco, che se ne sta accigliato sul suo Parnaso.