Meditazioni joxiane #1
di Dario Voltolini
Ho deciso di darmi alla meditazione. Il testo su cui mediterò è il libro di Alain Joxe L’impero del caos. Guerra e pace nel nuovo disordine mondiale, Sansoni 2003.
Io non ho né la cultura, né l’inclinazione per discutere dei temi affrontati in questo libro, tuttavia mi sembra così importante che mi ci provo.
Comincio riportando uno stralcio di un testo di Ralph Peters che Joxe cita incorniciandolo.
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Siamo entrati in un’era di conflitto costante… Finora, la storia si è presentata in termini di ricerca di informazioni. Oggi, la sfida consiste nel gestire l’informazione. Coloro che sono in grado di scegliere, dirigere, sintetizzare e applicare le conoscenze adeguate risulteranno vincenti dal punto di vista professionale, finanziario, politico, militare e sociale. Noi, i vincitori, saremo una minoranza.
Per le masse mondiali devastate dall’informazione che non possono gestire e interpretare efficacemente, la vita è difficile, brutale e corto-circuitata. Il ritmo generale del cambiamento ci sommerge, e l’informazione ne rappresenta, allo stesso tempo, il motore e il segno. In ogni paese, coloro che non sono in grado di comprendere il nuovo mondo, di trarre profitto dalle sue incertezze, di adattarsi alla sua dinamica, diverranno nemici violenti dei loro governi, dei loro vicini più fortunati e, in ultima istanza, degli Stati Uniti. Stiamo entrando in un nuovo secolo americano, nel corso del quale diverremo ancora più ricchi, ancora più preponderanti dal punto di vista culturale e sempre più potenti. Susciteremo odi che non hanno precedenti […]
Non ci sarà la pace. In ogni momento, durante tutta la nostra vita, avranno luogo numerosi conflitti, in forme mutevoli, sparsi per tutto il mondo. Le prime pagine dei giornali parleranno dei conflitti violenti, ma le lotte culturali ed economiche risulteranno costanti e, in definitiva, più decisive. Il ruolo che de facto dovranno svolgere le forze armate americane sarà quello di rendere il mondo un luogo sicuro per la nostra economia e uno spazio aperto per la nostra dinamica culturale. Per ottenere simili risultati ci toccherà assumerci la responsabilità di un certo numero di massacri (a good amount of killing).
Stiamo costruendo un sistema militare fondato sull’informazione che sia in grado di realizzare questi massacri. Necessiteremo senza dubbio di una discreta quantità di potere muscolare, tuttavia buona parte della nostra arte militare consisterà nel sapere del nemico più di quanto egli sappia di se stesso, nel manipolare i dati allo scopo di ottenere una maggiore efficacia della nostra azione, nel privare i nostri avversari della possibilità di comportarsi in maniera analoga. Ciò necessiterà di un notevole apporto tecnologico, che tuttavia sarà costituito dai vampiri budgettari quali i bombardieri o i sottomarini d’attacco, quanto da strumenti di supporto alla fanteria o ai marine che operano sul terreno. Si tratta di tecnologie che permettono in ogni momento di prendere la decisione giusta, che aiutano a uccidere in maniera adeguata e a sopravvivere nei […] campi di battaglia multidimensionali della guerra urbana.
Ralph Peters, Constant Conflict, in “Parameters”, estate 1997, pp. 4-44
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da Joxe p. 161
In attesa delle meditazioni, tralascio ogni considerazione geopolitica, storica ed etica.
Mi colpisce, qui, la sopravvalutazione delle possibilità dell’informazione – intesa soprattutto come informatica – stranamente simile alle illusioni degli investitori della New Economy.
Per una volta sono d’accordo con te, Paoloni. Un tale discorso pecca di “riduzionismo”. L’informazione è di certo una variabile che ha acquisito un enorme valore nel mondo della comunicazione accelerata e diffusa. Ma il monopolio delle risorse energetiche, delle istituzioni finanziarie, il controllo della manodopera, ecc.? Comunque aspettiamo il seguito.