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Abbattendo gli alibi del Caso #2

un dialogo fra Massimiliano Governi e Pasquale Panella

martrus1.jpgMassimiliano Governi: …Marta è stata colpita alla nuca e noi siamo stati colpiti in fronte, nella elaborazione del pensiero della sua morte…

Pasquale Panella: …con eventi del genere si è molto vicini a certe urgenze, a certe necessità, a certe movenze della letteratura… anche l’organizzazione di ciò che uno scrive è un po’ così… si parte da qualcosa che si crede casuale e poi si procede all’abbattimento degli alibi del Caso, per determinare quella cosa lì che nessuno te l’ha chiesta… passava di là quel foglio di carta, passava di là quel computer… tu l’hai colpito, tu hai colpito quelle parole… è molto vicino alla letteratura un evento del genere…

MG: …e invece questo evento vogliono farlo passare per una cosa molto umana, terrena, tutti sapevano e tutti tacevano, si difendevano uno con l’altro, una specie di complotto…

PP: E’ un complotto, ma non un mero complotto, un complotto umano: questo, se vogliamo largheggiare, è un complotto universale… allora uno potrebbe dire che, categorie come “l’universale”, vanno usate qui… più qui che in filosofia… finalmente possiamo dire, “complotto universale”… che è una categoria difficilissima, durissima, da utilizzare, alle volte inutile e troppo sonante… ma qui invece possiamo usarla… un “complotto universale” che coinvolge persino le miniere nelle quali fu estratto il piombo, quel piombo, l’industria nella quale è stato legato il bronzo per la culatta, per il bossolo… tutto… bisognerebbe denunciare la fabbrica d’armi perché l’arma non si è inceppata… ma che denunci solo perché la pistola non spara?

MG: Un complotto umano era quello progettato per uccidere Kennedy, a Dallas

PP: Certo, alla fine si potrebbe dire questo… che il caso di Marta potrebbe avere delle somiglianze con l’assassinio di Kennedy: anche lì fu sparato da una finestra, anche lì fu sparato da una biblioteca, anche lì fu sparato alla nuca di una persona che passava… Ora però, bisogna distinguere… questo di Marta Russo è il vero complotto, molto più che in Kennedy, moltissimo di più: lì veramente si consumava la ridicola presunzione da parte dell’uomo, da parte di un gruppo, di intervenire sulla Storia, la ridicola presunzione, veramente come far sentire la canzoncina a chi è in coma… (lì si faceva ascoltare un proiettile a chi era in vita, ma insomma era uguale)… allora, uno stabilisce che, date delle somiglianze tra il Caso di Marta e quella di Kennedy, dov’è che innerva, dov’è il denominatore proprio di base, nel complotto?… altro che Caso, il complotto è qui universale, lì di gruppo, complotto presuntuosamente umano… lì il complotto della presunzione, qui universale…

MG: Qui è tutto un reticolo, come dicevi tu l’altra volta: un reticolo stretto, forte, potente, l’idea del Caso dovrebbe essere qualcosa di volatile… che vola… volava prima, vola durante e vola dopo… qui invece si instaura una rete fenomenale… una rete di irretimenti, se vogliamo… si stringe la rete… si sente la stretta… laddove la rete prima c’era e non si vedeva adesso si vede… questo si può dire…

PP: …Una morte così ti fa vedere una rete che prima non vedevi, come per i pesci… le reti migliori, quasi tutte sono invisibili a mare, nel momento però in cui il pesce c’entra è visibile… allora il pesce dovrebbe chiedersi ma chi ce l’ha messa questa rete?

MG: Ma chi l’ha fabbricata questa cazzo di rete? Ma chi ha deciso di poggiarla?

PP: Per esempio le reti di passo, quelle che vengono messe laddove i pesci passano al tramonto. Ma a chi è venuto in mente di posarla proprio qui, questa rete? Quanto ci guadagna da me il pescatore? Cento lire? Io divento una sua sigaretta… La rete non la vedi, poi a un certo punto la vedi… vagli a dire che è un caso… sì, ma un caso è troppo poco… esiste un mondo che si organizza perché questa rete venga calata, esiste un mondo che si organizza perché quel proiettile colpisca quella nuca…

2 – fine

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7 COMMENTS

  1. Ho appena acceso, non ho letto ancora nulla. Ma per me Panella è Dio; mi piacerà sicuramente.

    G.

  2. Per tutto maggio sono spesso, per lavoro, fuori Milano, anche per giorni. Tutto qui.

    g.

  3. Oh bella! Grazie, Elena, per il pensiero! Anche per me c’è la mancanza di tempo, troppe cose (per fortuna) da fare.

  4. Sono in affanno. Qui se ti distrai un attimo non riesci più a recuperare: dovrei complimentarmi con Marco Mantello, replicare a Malatesta sulla questione maledettissima delle torture, riprendere il discorso di Mozzi, fondamentale, godermi Panella e intanto leggere il resto, compresi i commenti. E, naturalmente, ho un sacco da fare. Per fortuna, dice Franz. Per sfortuna, a volte.

  5. Devi leggere molti libri, Paoloni? Usi sempre il tuo metodo di lettura veloce (la copertina, anzi neanche quella) o hai cambiato sistema? Forse è per questo che adesso sei così preso. Leggere davvero un libro è una cosa lunga.

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