Michael Palmer, “Sette poesie dentro una matrice da guerra”
Costruzione del Museo
Nel cratere che trovammo di fianco alla strada
qualcosa sarebbe entrato alla fine
Nomi che vedemmo sillabati al contrario
Nella sabbia trovammo una tavoletta
Nei crateri delle bombe
che sono intelligenti potremmo trovare una mano
È la mano che scrive
la mano che sogna un cratere
a sinistra e a destra di ciascuna mano
La mano è chiamata giorno-nella-notte
per via dei frammenti colorati che stringe
Non pronunciamo mai la parola deserto
e la sabbia non scorre fra le dita
di questa mano che dimentichiamo
essere nostra
Potremmo dire, la Memoria ha operato una selezione,
e pensare il corpo, ora, come un corpo alterato
incorniciato da pozzi o mura in fiamme.
Quanto rumore fanno le parole
scrivendosi
per E.H.
11 apr 91
Construction of the Museum
In the hole we found beside the road
something would eventually go
Names we saw spelled backward there
In the sand we found a tablet
In the hole caused by bombs
which are smart we might find a hand
It is the writing hand
hand which dreams a hole
to the left and the right of each hand
The hand is called day-inside-night
because of the colored fragments which it holds
We never say the word desert
nor does the sand pass through the fingers
of this hand we forget
is ours
We might say, Memory has made its selection,
and think of the body now as an altered body
framed by flaming wells or walls
What a noise the words make
writing themselves
for E.H.
11 apr 91
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Senza titolo (aprile ’91)
La narrativa dice che devi dipingere un fiore
dipingere un fiore con una testa di morto
fiore con al centro una testa di morto
centro con al centro un deserto
orologio con mani ocra
la sua faccia il sole il sole
un sole multiplo alle 3 del mattino
sole di rami e sole della lente
fiore come fosse un ramo
anemone, rosa, calendola gialla
gravità una parola dalla narrativa
parola che si china sulla narrativa
come se i soli fiorissero scintille di colore
e cadessero poi di fronte alla rétina
cadere nello spazio reale
spazio di minareti e di strade
Dice, Ecco una parola che devi cancellare
una parola fatta di particelle di colore
Ecco una parola senza punti nello spazio
L’inchiostro nero Higgins si è seccato nelle boccette
dunque è vero, come hanno detto gli angeli
che ci sono cose di vetro
che catturano la luce, occhi di gatto, chiavi e campane
e che il vetro è uno stato della sabbia
È impossibile tenere in mano una chiave simile
ed è luce che vedi viaggiare attraverso angeli di vetro –
attraverso rintocchi a morto –
causando la il- lis- les- la li- lil- lit-
formando le l che non capirai mai
come le lingue di sillabe intrecciate nei pozzi,
come angeli trasparenti e dalla lingua legata
Il muro da imbiancare ancora in piedi
Studio nella notte
Ogni cosa al suo posto
Untitled (April ’91)
La narrativa says you must paint a flower
paint a flower with a death’s head
flower with a death’s head at its center
center with a desert at its center
clock with ochre hands
its face a sun the sun
a multiple sun at 3 a.m.
sun of limbs and sun of the lens
flower as it were a limb
anemone, rose, yellow marigold
gravity a word from the narrative
word that bends in the narrative
as if suns would flower as sparks of paint
then fall before the retinal net
fall into actual space
space of minarets and streets
Says, Here is a word you must erase
a word made of particles of paint
Here is a word with no points in space
The Higgins black ink has dried in its bottles
so it’s true, as angels have said
that there are things of glass
light-gatherers, cat’s eyes, keys and bells
and that glass is a state of sand
It’s impossible to hold such a key in your hand
and it’s light you see traveling through angels of glass –
through knells –
causing the il- lis- les- the li- lil- lit-
forming the l’s you’re never to understand
like the tongues of syllables wreathed in the wells,
like tongue tied and transparent angels
The painting wall still stands
Studio at night
Everything in place
to P.G.
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Ruota
Puoi dire la parola spezzata ma non puoi parlare
in suo nome, puoi nominare una certa sfumatura
di blu, se ti ricordi come si chiama
(Donna del Sud, Nuovo Lillà, Secondo Cielo?)
Mentre la luce, quasi accecante, cadeva-cade
in barre attraverso una certa pagina, questa
poi un’altra, alcune altre
seguite troppo da vicino dalla notte
O quando le pagine
dormienti si richiamano, una ad una,
in toni cauti, enigmatici, da sogno,
si richiamano da sentiero
a collina erbosa, da collina
a costa bruciata, da costa
a onda sospesa, da sgomento
a presente, da qualunque presente
dei disorientati e dei sepolti vivi
(ci è stato detto che li hanno sepolti vivi)
C’è forse una porta che lui non ha notato
e oltre la porta una lettera che l’ha creata
o che pretende di averne creata una
che si apre nei due sensi
Wheel
You can say the broken word but cannot speak
for it, can name a precise and particular shade
of blue if you can remember its name
(Woman of the South, New Lilac, Second Sky?)
As the light, close to blinding, fell-falls
in bars across a particular page, this
then another, some other
followed far too closely by night
Or as the sleeping
pages recall themselves, one by one,
in dream-riddled, guarded tones,
recall themselves from path
to sloped meadow, meadow
to burnt shore, shore
to poised wave, dismay
to present, any present
of the bewildered and the buried alive
(we’ve been told they were buried alive)
Is there a door he hasn’t noticed
and beyond it a letter which created the door
or claims it created a door
which would open either way
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«o qualunque cosa vi somigli»
Le colline come pagine bruciate
Su cosa si apre questa porta?
Come pagine bruciate
Poi si cade in una cosa ancora detta mare
Una porta di specchi
E le colline ricoperte di pagine bruciate
Con parole bruciate nelle pagine
Gli alberi come strumenti musicali tentano di leggere
Qui tra idea e oggetto
Oppure una giornata invernale e sgombra, anche del tutto sgombra
Talvolta le frasi meno memorabili riecheggiano all’orecchio
Le pagine che stanno scomparendo
I nostri corpi torti in forme innaturali
Per trarne il massimo piacere
Dal punto di vista di ciò che è comunque scomparso da tempo né mai è esistito
Una guerra potrebbe essere in corso al di là dell’orizzonte
Un argomento sul futuro-passato rappresentato nel presente
Che è un presente invisibile
La Neva scorre all’esterno della finestra
Una piazza riscolpita a pezzi e bocconi
I carri armati, verso dove punteranno i cannoni?
Lo chiedi a una donna con cui speri di fare l’amore
In questo stesso appartamento
Se ci sarà tempo abbastanza
Questo lo vorrei descrivere come un vestito blu scuro con fili d’argento
Ed una lampada ribaltata in forma di cigno
Una macchia di betulle rappresenta la negatività
Ceneri continuano a scendere
Offriamo una città dal nome cassato
A chi ci dice che bruciamo le pagine
«or anything resembling it»
The hills like burnt pages
Where does this door lead
Like burnt pages
Then we fall into something still called the sea
A mirrored door
And the hills covered with burnt pages
With words burned into the pages
The trees like musical instruments attempt to read
Here between idea and object
Otherwise a clear even completely clear winter day
Sometimes the least memorable lines will ring in your ears
The disappearing pages
Our bodies twisted into unnatural shapes
To exact maximum pleasure
From the view of what is in any case long gone and never was
A war might be playing itself out beyond the horizon
An argument over the future-past enacted in the present
Which is an invisible present
Neva streaming by outside the casement
Piazza resculpted with bricolage
Which way will the tanks turn their guns
You ask a woman with whom you hope to make love
In this very apartement
Should time allow
What I would describe as a dark blue dress with silver threads
And an overturned lamp in the form of a swan
A cluster of birches represents negativity
Flakes of ash continue to descend
We offer a city with its name crossed out
To those who say we are burning the pages
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Sette poesie dentro una matrice da guerra [Seven Poems Within a Matrix for War], da At Passages (1995), in Michael Palmer, The Lion Bridge. Selected Poems 1972-1995, New Directions, 1998 (USA), Carcanet, 1999 (UK), p. 209-222.
Mi chiedo da dove salta fuori “il giardino sul retro” che sarebbe backyard piuttosto che backward there, il quale invece potrebbe essere tradotto forse anche “qui dietro”, ma che personalmente credo che piu’ plausibilmente voglia dire: “Nomi che abbiamo visti li’ scritti al contrario”.
(ps: scusate gli ma la tastiera e’ inglese)
preso nota, grazie,