io non sono io ti
di Éric Houser
traduzione di Andrea Raos
Come l’uccello spicca ansioso il volo all’avvicinarsi della tempesta, così io ho detto: “Non ho la fede”.
Søren Kierkegaard, Til Selvprövelse Samtiden anbefalet, 1851
io non sono innamorato di te io ti
un intervallo di terza una terza minore
è scritto ne prendo nota è scritto
era scritto decifrare come posso
male le parole sulle tue labbra rapide preciso in un sussurro
quando me le sussurri all’orecchio
quando mi leggi mi sussurri io ti
io non ti desidero te tu mi
tu mi manchi quando sei assente tu
è assente è così banale
*
io non so no io non so
cos’è accaduto cosa accade si dice tutto
accade ma questo non fa un tutto
accade ma io non faccio la partenza
grido prima coniugazione: tu
amare della prima coniugazione così vorrei cancellarlo
comme ogni copula soprattutto essere
essere non ha senso
e la grammatica mentre sono solo
un essere non c’è mi manca
*
non sei tu non ancora più tu di già
tu non mi manchi I miss U
cerco la terza immagine
ma non avendo la fede non la troverò
è un peccato
ci sono sempre due volti almeno
cause U like me so much & I like U
I really do & love was such an easy game to play
uneasy non desidera tutto tu
delle parti desidero no non tutto
*
in quell’anno ha installato superficie linea volume punti
linea indeterminata di una voce
quando dici sì io piango papaveri
position of an undetermined line
la bibliotecaria porta un tubino
nero ha i capelli lunghi ne fa
fotocopie position of four right angles
una timbratura rovesciata ci si telefona
ci si telefona ti mando una mail tu mi ri-
possibility of undeterminacy
*
imbuco cartoline inviti a mostre lembi
di voce linea indeterminata superficie volume punti
te li porto via perché tu li porti via
sì portali via lasciali qui
un tatuaggio tipo yakuza
copre la schiena nuda le spalle quadrate right angled
circola nel rumore delle pagine sfogliate
non mi fa alcun effetto ma: lei è qui
distribuzione aleatoria di punti
lui sostiene di rifiutare qualunque emozione personale
*
blow up ciascuno è il proprio corpo
e una parte del corpo dell’altro
in un solo corpo trasme- trasfo- trasfi-
il tuo più grande il mio più piccolo
ma a forma di carpa sul punto
mi sembra di inghiottire il più grande
dove sei ora nella notte del telefono
da un lato il suo corpo proprio il suo corpo era diviso
dall’altro la sua voce but it fades fades & fades
ritaglia uno spezzone di tempo
*
ho ricevuto ordine di non muovere il cuore
il mio cuore è un organo erettile
è diventare un soggetto non potersi trattenere
la qual cosa si può solo constatare
dell’essere che rende folle
che mi terrorizza il cuore
io ti scrivo: riconoscere in te
una parte di me dell’infans portato in carrozzina
nel parco dell’ospedale così mi è stato detto
io non è che proprio ci fossi
*
è come una battuta che non si è capita
una caramella che si rigira in bocca
per tentare di estrarne il sapore
touching feeling io io mi prendo d’affetto per te e seguo
nei miei pensieri la loro linea di infans l’amore è lì?
dice l’amore è un autista
scarse speranze che io possa
mai pronunciare noi non siamo fratelli amanti
tantomeno il tuo volto è un’astrazione un segno
neon plastica same player shoots again
*
dopotutto lui come un altro
e tutti i vicoletti strani
e le case rosa e blu e gialle
e i cactus di Gibraltar quando ero ragazza
nessun segno di appartenenza né proprietà né possesso
nessun modo di ammorbidire questa unità mi interessa
la sensazione della nostra poli- poten-
districare le presunzioni dietro all’attivo e al passivo
e non scegliere tra l’implosione e l’esplosione
continuare a parlare leggero senza scegliere essere obbligato
*
una voce non si assimila si incorpora
tua non si incorpora me mi assenta
da lì il mio cuore batteva alla follia
e ho detto sì lo voglio sì
***
Éric Houser, je ne suis pas je t’, Montrouge, rup & rud, 2004.
Dello stesso autore, sempre su Nazione Indiana, vd. anche “(il coltello)“.
Immagine: Felix Gonzalez-Torres, Untitled (right billboard), 1991-93
molto belli questi testi. andrea, grazie. Una cosa che mi chiedevo era se non fosse stato meglio mantenere in italiano il t’ che lui usa in francese come si deduce dal titolo del libro ” je ne suis pas je t’ ”
effeffe
Mi sembra abbiano grande forza queste poesie. Capaci di installarsi nella zona emotiva profonda e di occuparla a lungo.
Dev’essere la trama degli io e dei tu; o anche il deragliamento dei non, impegnati ad affermare più che a negare; i versi che si spezzano, che prendono altre strade; l’opacità che all’improvviso si squarcia.
L’io-tu mi fa ricordare una poesia (memorabile, in effetti) di Gherasim Luca (“Prendere corpo”, https://www.nazioneindiana.com/2004/05/18/prendere-corpo/), tradotta sempre da Andrea Raos.
Anche se i toni sono assai diversi, al fondo dei pezzi di Gherasim Luca e di Houser restano il corpo e le parole (le “voci”, la “grammatica”…), il nucleo irriducibile del “discorso” amoroso.
Ma l’io-tu potrebbe aprire ad altro, non essere soltanto la nicchia del rapporto a due.
Questo sembra potersi prefigurare in maniera piena (c’è una solare reciprocità) in Luca. In maniera assai più incerta, problematica e dolorosa in Houser.
bellissimi testi.
‘nd
io
stripping for cash
(‘nd for no cash too)
with un fiatone
di quelli:
il best del best:
like a monkey
in a zoo,
with you:
dance a tip-tap
on my heart
ah
a a a a a a a a a a a
a
jump into
a beautyfull mess…
only
three words:
1- yeah
2- yeah
3- aoa
…but if you’re
a campionhessa of SUMO
mi afferri per muthande
mi getti via
oltre la linea
del circle
a Effeeffe: per l’apostrofo ero stato tentato, perché il verso ne risulterebbe ancora più sbilenco, più sbilanciato verso l’altro, come è e deve essere; ma nel francese il verbo sottinteso è ovviamente “je t’aime”, e l’italiano “t’amo”, anche in assenza, in negativo, mi sembra del tutto inaccettabile.
a Emma: ma come fai ad avere sempre ragione?
a Gabriella: grazie, tu sì che sei lu prim’ammore… ;-)
monsieur Raos, lei mi cofonde… ;-)
mi confonde a tal punto, che sbaglio pure a scrivere!
“a Emma: ma come fai ad avere sempre ragione?”
Uhm.
Maestrina dalla penna rossa, in effetti :-)
Emma, non lo dicevo in quel senso; volevo solo sapere cosa metti nel caffelatte la mattina, per adeguarmi – hai visto mai che funziona anche con me… :-)
Andrea, veramente il post sul caffè sta più sopra :-)
Comunque: caffè nero, prima in casa e poi fuori. Niente latte e amaro.
(Senza caffè non connetto. Mi fermo molto prima della ragione o del torto :-)