Ciao, Enzo
[Enzo Siciliano è morto ieri. Aveva 72 anni. Stamattina, alle 11, nella camera ardente allestita nella Protomoteca del Campidoglio lo ricorderanno Walter Veltroni, Alfredo Richelin e Mario Desiati. In Rete e sui giornali ci sono decine di pezzi, necrologi, commemorazioni. Qui apriamo solo un piccolo spazio dei commenti, per chi voglia ricordarlo o raccontare l’esperienza di lettore dei suoi libri e dei suoi articoli. La foto di Siciliano pubblicata in questa pagina è di Elisabetta Catalano. P.S.]
la cosa che mi ha fatto più impressione alla tv è stata la compostezza cinica e famelica, ipocrita e impostata di uno scrittore giovane chiamato al banchetto totemico – credo fosse Veronesi. meglio di quella immagine di giovane uomo proteso avidamente verso un pasto rigenerativo, non c’è, per spiegare l’assoluta fodnatezza sociale, fasulla, insensata della letteratura.
A me ha fatto invece impressione il quasi silenzio della lit-rete in merito alla morte di Siciliano. Tutti hanno dato la notizia, Genna ha scritto anche un bel pezzo. Ma il muto nei commenti (nessuno in Vibrisse, pochissimi in Lipperatura, a stento uno qui) mi ha fatto pensare che forse il giovane mondo letterario non ha interesse nella morte di un illustre, importante scrittore – che per’altro mi pare si spendesse parecchio, cose non comune tra i letterati anziani, nell’amicizia (e nella valorizzazione?) con giovani autori.
A me sembra, scusate il banale ossimoro, un silenzio assordante. Mi sarei aspettato una specie di esplosione, sui blog più importanti e meglio frequentati. C’entra qualcosa il cinismo, il menefreghismo. O forse i lit-blogs, semplicemente, non sono luoghi deputati a questo, mah (forse il dolore chi se lo doveva vivere se lo è vissuto intimamente e basta).
non credo fosse un “importante scrittore”.
non mi piaceva.
prototipo dell’uomo colto di potere che si annida nelle società occidentali e razzola dove lo lascia razzolare il potere, quello vero, a patto che si dia da fare.
la sua non era scrittura, ma “prosa”.
se uno gli piasce la “prosa” gli piasceva anche siciliano.
detto ciò, mi spiace per la sua malattia e la sua morte.
tutti dovrebbero vivere fino a cent’anni.
Non piaceva neppure a me. Era più importante come attore.
Su vibrisse i commenti sono bloccati fino al ritorno di Mozzi. Problemi di spam.
Questo per la precisione.
Poi Genna sembra più preoccuparsi della sopravvivenza di Nuovi Argomenti che di altro: “Il destino della rivista Nuovi Argomenti, legata così in essentia a Siciliano, è auspicabilmente sganciato dalla vicenda del suo storico direttore (del resto, da Citati in giù, non mancano a Mondadori i possibili sostituti).”. Ma che ce ne frega di N.A. Muore un uomo e tu scrivi di chi deve o può prendere in mano la rivista Nuovi Argomenti. Mah.
Vero, Tashtego: Siciliano non era un importante scrittore. Mi sono lasciato prendere la mano.
“prototipo dell’uomo colto di potere che si annida nelle società occidentali e razzola dove lo lascia razzolare il potere, quello vero, a patto che si dia da fare.”
Questo non lo condivido. Siciliano era un intellettuale di valore. A settant’anni, se per tutta la vita hai fatto l’intellettuale, è anche giusto che tu rivesta un ruolo di potere.
E Nuovi Argomenti mi sembra una buona rivista, che negli ultimi anni ha dato voce a tanti scrittori della nuova generazione.
Commodore: Genna ha scritto un bell’articolo su di lui. In rete, mi pare sia stato l’unico, per altro. E visto che ci si pone la domanda: che fine farà, Nuovi Argomenti?, beh, non mi sembra tanto anormale accennarvi (in due righe, come ha fatto lui).
enzo siciliano, cari figlioli, è stato uno scrittore importante
per molte ragioni
intanto vorrei riportare una piccola scena in cui l’ho visto furente alla casa delle letterature dopo un incontro su Pier Paolo Pasolini
era letteralmente imbelvito perché un commento di Antonio Debenedetti gli era sembrato troppo tiepido e spocchiosamente mondano
un piccolo episodio molto significativo della passione incontenibile fino all’ira fino alla lite che questo intellettuale infaticabile metteva in tutto ciò che atteneva alla letteratura. alla grandezza del romanzo, alla poesia al sublime in tutte le sue forme espressive
enzo siciliano, bambinelli, è l’autore di alcuni libri che fareste bene a leggere – perché uno scrittore è i suoi libri, figliolini, non le sue debolezze di uomo o le ambigue figure in cui resta mediaticamente incastrato
libri come Campo de’ Fiori o Vita di Pasolini in cui ci racconta da testimone vicinissimo praticamente tutto sul carissimo poeta
o Carta Blu, bel romanzo fresco e convincente come fosse il libro di un “giovane scrittore”, o Romanzo e Destini, sullo stato dell’arte del romanzo italiano all’inizio degli anni Novanta
forse preoccuparsi ora, da subito, dei destini di Nuovi Argomenti non è così peregrino – la situazione di Nuovi Argomenti è già molto preoccupante da qualche anno: una rivista ridotta a vetrina, e spesso di merci scadute, o puramente replicanti di veri oggetti narrativi di cui risultano simulacri pallidi, ombre sfuggenti; per l’appunto si salvano in questi ultimi anni gli interventi di Enzo Siciliano nella sezione del giornale reale
il resto di recente è piuttosto da buttare
e dire che Nuovi Argomenti. quando c’erano Moravia e Pasolini a discutere per selezionare cosa includere o scartare, è stata una delle piazze più aperte dell’espressione letteraria, una ribalta fresca, molto proiettata in avanti – adesso vi si respira muffa, polvere, lanuggine e si rischiano crisi allergiche fino all’asma
Enzo Siciliano mi è sempre parso uomo meritevole di rispetto
l’avventura RAI, in cui tentò molte cose – forse anche confusamente o senza l’esperienza smaliziata dei burocrati navigati in quel genere di mestiere, fu ricca di esperimenti anche interessanti
ma ci pensate, figlioli? in uomo di cultura alla guida di un carrozzone sclerato!
no, figlioli, è, come usa dire, unfair – lo tradurrei, con una favolosa virata semantica: iniquo da parte vostra dare fondo alle polveri
eppoi il brutto di questi blog è proprio che genera lo scatenamento dei poveri di spirito
vi saluto figlioli – vi lascio soli con voi stessi e non è detto che vi ritroverete in buona compagnia
ciao enzo – beato te che stai già riabbracciando Moravia e soprattutto il carissimo PPP e la triste Elsa Morante che da un po’ è tornata a farsi contendere da Moravia e Visconti, come la ragazza che fu
ciao enzo, e butta un occhio verso tutti noi ogni tanto
@ Marco
su vibrisse non ci sono stati commenti per le ragioni già esposte da commodore. Se vai su vibrisse e leggi il post che precede l’annuncio della morte di Siciliano, ci sono le motivazioni per le quali Mozzi ha chiuso i commenti fino a lunedì.
Di ogni scrittore – se si cerca l’ago nel pagliaio – si può dire tutto il bene o tutto il male possibile; ma nessuno può negare che Siciliano si è molto impegnato per la letteratura. Lo ricordo tanti anni fa animatore e collaboratore di programmi culturali in tv, tra cui l’Approdo. Lo apprezzavo per la chiarezza del suo parlare, mai macchinoso e spocchioso. Quando era insieme con altri intellettuali, si distingueva proprio per questa sua solarità. E’ ciò che di lui ho sempre ricordato in tutti questi anni.
Quando riuscirò a trovare un po’ di tempo, voglio scrivere qualcosa riguardo al suo romanzo “La principessa e l’antiquario”, vincitore del Premio Viareggio, mi pare nel 1980.
Bart
io continuo a sentire puzza di cadavere e a vedere gente che nonostante tutto vuol ancora mangiarne…
Marco…. E va bene. Non ci arrivi. Allora te lo mostro.
Queste sono le righe dedicate a Siciliano studioso e scrittore:
“Il suo ruolo, che dapprima può essere parso vicario, sotto l’ombra del Pasolini che celebrò in una monografia decisiva, recentemente ristampata da Mondadori, è andato via via sganciandosi dalle figure che lo avevano avviato al grande mondo intellettuale, non soltanto romano, come Moravia. Organizzatore culturale senza pari, aveva una passione divorante per la ricerca e la scoperta, una curiosità direttamente proporzionale all’olfatto del cacciatore di talenti. Una costante della sua generazione: unire la tradizione con l’innovazione, con la strenua cerca di nuovi talenti. Nulla a che vedere, a tal proposito, con i conati pretestuosamente celebrativi dell’alterità a cui si autosottoponeva, a doccia, la neoavanguardia, ferocemente e acutamente destrutturata già nel 1963 da Enzo Siciliano, con un testo che, se già fece epoca allora, continua a farla adesso: rimane il sigillo definitivo sulla questione della neoavanguardia italiana, Sicialiano aveva ragione su tutta la linea, sebbene la ragione fosse espressa con toni meno spettacolarmente rancorosi di quelli del Fortini di Verifica dei poteri.”
Queste a Siciliano/Nuovi Argomenti
Il giorno prima ero nella redazione di Nuovi Argomenti, la rivista che da un paio d’anni aveva strepitosamente rilanciato (e di questo suo ultimo ruolo, decisivo per la mia generazione, anagrafica ed editoriale, dirò qualcosa più sotto).
Siciliano ha guidato Nuovi Argomenti, la testata fondata da Carocci e Moravia, attraverso fasi (ed editori) molto differenti, portandola al di là del periodo di desertificazione del comparto delle riviste letterarie italiane, cioè gli anni Novanta e i Duemila, gli unici decenni della nostra vita a essere uguali tra loro. Dapprima lo fece puntando sull’estro, sull’erudizione e la brillantezza di Arnaldo Colasanti ed Emanuele Trevi, poi, dopo un periodo di crisi che attribuirei più al periodo storico che alla redazione, con un violento rinnovamento delle voci e degli autori. E’ storia degli ultimi anni. L’entrata in redazione di Mario Desiati, la scoperta di Alessandro Piperno e Leonardo Colombati – si sono aperte le porte di una grande rivista a scritture che non avevano fino a quel momento goduto della fiducia dell’intellighentsia romana. Sono apparsi testi di Wu Ming, Moresco, Pincio, Saviano, Santi, Domanin, per fare solo alcuni nomi, e l’attenzione di Siciliano andava sempre più acutizzandosi nei confronti del nostro presente letterario, che, rispetto a quello di altre nazioni continentali, sta vivendo quasi un’età dell’oro.
A testimonianza di tutto ciò, dopo la dipartita di Cesare Garboli, a Siciliano era stato affidato il Premio Viareggio, un riconoscimento che aveva gradualmente perduto il lustro degli anni passati. Proprio ieri si decideva la cinquina della seconda edizione del Premio: riunione sospesa, giocoforza. Le ore erano drammatiche e l’Italia stava per perdere uno dei suoi intellettuali più prestigiosi e profondi. Mondadori stessa, con la morte di Siciliano, perde uno dei suoi ultimi intellettuali di riferimento, dopo la scomparsa prima di Garboli e poi di Pontiggia.
Il destino della rivista Nuovi Argomenti, legata così in essentia a Siciliano, è auspicabilmente sganciato dalla vicenda del suo storico direttore (del resto, da Citati in giù, non mancano a Mondadori i possibili sostituti).
La camera ardente, allestita nella sala della Protomoteca, in Campidoglio, sarà aperta dalle 15 di oggi a tutti coloro che vorranno rendere omaggio alla salma dello scrittore. Chiuderà alle 20 per riaprire domani, dalle 8 alle 11.30. Sempre domani mattina, alle 11, in Protomoteca, sono previsti i ricordi del sindaco Walter Veltroni, di Alfredo Reichlin, Giorgio Van Straten e Mario Desiati.
Ora. E’ morto un uomo. La vita professionale di quest’uomo non è solo Nuovi Argomenti.
Nuovi Argomenti a chi era utile?
Mah
chiedo scusa e taccio. Sono cascato nella trappola genna.
Non ti conosco. Non ti azzardare a insultarmi: io non l’ho fatto con te.
Comunque hai detto:
“Poi Genna sembra più preoccuparsi della sopravvivenza di Nuovi Argomenti che di altro”. Genna si interroga sulla sopravvivenza di Nuovi Argomenti in due righe. Nel resto dell’articolo Genna parla del lavoro che Siciliano ha fatto a NA: che è altra cosa.
Silenzio per questa perdita. Mi balza subito alla mente la “Vita di Pasolini”. Mapi
impegnato nella “cultura”.
nella “letteratura”.
romanzo “fresco”.
ecco, anche siciliano era uno che usava la parola “fresco”.
ha passato la vita, rispettabile come quella di chiunque altro, of course, ad intrecciar metafore, a farsi intervistare con la voce impostata, a produrre roba come la trasmisssione L’APPRODO che fu un tempo di diego fabbri (capisci?), la cui visione ha convinto masse di giovani dotati nella scrittura a iscriversi a ingegneria per il troppo disgusto, a passare il resto della vita in affrica a costruire dighe.
se questa è la letteratura, allora, bè.
enzo siciliano con i suoi occhioni lunghi, figliolini, liquidi, lo sguardo dolce dell’intellettuale di regime, che si appaga con le rubriche sui settimanali, lo vedo come il ringo starr del quartetto che formava con moravia, pasolini, morante, quello che si ritrova in mezzo ai talenti altrui e ne viene trascinato, tenuto a galla.
ma se al vecchio liceale che ci chiama “figliolini” – ho sessant’anni – gli piasceva, chi sono io per dire il contrario?
non mi piaceva, ma è meglio leggere lui che la maggior parte di questi commenti, of course… non è un bello spettacolo e non ci fa onore.
Attendo il contributo di Bart. su “La principessa e l’antiquario”.Che si parla di letteratura.
A proposito: Siciliano stava scrivendo un nuovo romanzo (ambientato negli anni Venti-Trenta), forse addirittura l’aveva concluso. Qualcuno ne sa qualcosa..?..
Marco V: concordo sinceramente. Però non me la sono sentita di non rispondere a un insulto personale.
Buona domenica.
Prego i lettori di Boris Vian (il Vian di “Sputerò sulle vostre tombe”) di depositare i propri scaracchi fuori di qui – magari sui propri blog personali, se ne sono dotati. Non permetterei l’insulto di autori vivi; figuriamoci di quelli morti.
lo sanno anche i bambini.
gli scrittori sono cannibali, come il ragno e come il ragni sono condannati a stare da soli perchè pericolosi per la propria specie.
solo un tipo di ragno tollera la compresenza dei suoi simili per opportunità. si chiama: il maestro della tela, un ragnetto delizioso me è un caso più unico che raro.
quindi è normale che gli scrittori che satellitano intorno ad altri scrittori, se ancora non sono stati, gnam gnam mangiati, aspettano il momento buono per sfamarsi.
l’amicizia nel regno degli scriba (e in quello degli aracnidi) è un optional.
un saluto
Conosco poco o niente l’opera di Siciliano: alcuni articoli e interventi in una vecchia serie di Nuovi Argomenti, qualche recensione teatrale e musicale e, soprattutto, un libro che ho amato, e amo, moltissimo, quello su Pasolini.
Questo è il mio contributo, unitamente al ricordo delle cose che una carissima amica, che lo aveva a lungo frequentato e che ora non è più, mi raccontava di lui, definendolo sempre una persona eccezionale, di un’umanità e di una dedizione unica. Il resto (comprese alcune cose veramente sgradevoli) non mi interessa, in modo particolare considerando il contesto e lo spirito del post.
Mi dispiace che Siciliano sia morto, sono d’accordo con tashtego, tutti dovrebbero vivere a lungo, soprattutto se sono ancora attivi e pensanti.
Ma sono d’accordo con tashtego anche nel non considerarlo uno scrittore importante, bensì un importante uomo dell’istituzione letteraria e del mondo editoriale.
Penso che si possa dire. Soprattutto se qualcuno invita ai commenti, e dunque dispiacere per la morte di un uomo e per il dolore di chi gli ha voluto bene, ma anche consapevolezza che Siciliano non copriva tutti gli spazi della cultura e della letteratura italiana.
Fino al commento di sundance le cose mi sembravano civili, anche nella sincerità. Poi non si capisce cos’è successo. Per molti della mia generazione, non romani e disinteressati a Nuovi Argomenti Siciliano non ha avuto alcun ruolo, non è stato un punto di riferimento. Lo è stato forse per quella parte di letteratura italiana più tradizionale, che sperimentava e rischiava di meno.
I più giovani erano presi da altro, da un pensiero sia letterario che politico e critico ben più radicale.
Si può comunque onorare l’uomo, l’uomo di cultura, l’amico di Pasolini, senza che questo diventi una ragione di rissa, almeno per un giorno.
@piero sorrentino
cos’è una intimidazione?
una minaccia di censura?
si potrà emettere la propria opinione negativa su uno scrittore-presidente della rai, cioè su un uomo pubblico, senza che venga definita “scaracchio”?
non ho insultato nessuno.
Non mi pare di aver fatto nomi, né mi sembra d’avere minacciato qualcuno. Ho semplicemente invitato, TUTTI, al rispetto di una persona morta, che non può difendersi più.
Per il resto, tashtego, fatte salve l’educazione e il rispetto, puoi esprimere le opinioni che vuoi, non mi sognerei mai di censurare un semplice e motivato parere negativo.
richiamare chi scrive al “rispetto dei morti” è la cosa più disgustosa del mondo in un contesto in cui si confrontano idee, non individui anagrafici – e in ogni caso il miglior rispetto per un morto sarebbe tacere, sempre – dunque se qui non si tace è perché NON SI VUOLE parlare di una persona, ma di un intellettuale scrittore e delle sue opere – capisce adesso, Sorrentino? – ergo: io avrei richiamato e ancora richiamerei al silenzio INTORNO ALLA PERSONA soprattutto i famelici che si sono accalcati al suo totemico banchetto, a comincaire da quel giovinastro in doppiopetto di Veronesi, affettato e falso peggio di un… non so… e porterei sovrano e massimo rispetto, invece, a chi, anche qui, esprime le proprie IDEE e critica quelle ALTRUI, benché trattansi di IDEE di un morto
Prego il signor K., appena trova due minuti, di impegnarsi a spiegarmi dove sono le IDEE di un morto, o la critica di quelle, nelle seguenti affermazioni:
“prototipo dell’uomo colto di potere che si annida nelle società occidentali e razzola dove lo lascia razzolare il potere”
“ha passato la vita (…) a farsi intervistare con la voce impostata”
“lo sguardo dolce dell’intellettuale di regime, che si appaga con le rubriche sui settimanali”
Le frasi che ho riportato hanno a che fare con le idee di un intellettuale o sono schizzetti volgari lanciati, come si suol dire, a cadavere ancora caldo?
io avrei un link sui cannibali… interessa?.
ma è per stomachi o stomaci? forti
paola
Forse però hanno a che fare con le idee SU un intellettuale.
Giusta o sbagliata che sia la frase: “prototipo dell’uomo colto di potere che si annida nelle società occidentali e razzola dove lo lascia razzolare il potere” è un giudizio culturale, anzi, una critica culturale, indipendentemente della persona alla quale è rivolta, e come tale andrebbe presa.
Può essere contestata e negata, ma chiamarla uno schizzo volgare mi pare senza senso. Tanto più che al tempo in cui Siciliano era più attivo idee secche e critiche di questo tipo erano all’ordine del giorno e nessuno se ne sarebbe scandalizzato, tanto meno lui.
Di simile critiche era fatto il dibattito culturale. A chiamare Bassani “Liala” non erano stati volgari schizzettatori. Si può essere d’accordo o meno, ma giudizi lapidari di questo genere erano la sintesi di discorsi che tutti capivano. Ma, per l’appunto, erano tempi in cui con le idee si faceva battaglia.
Il potere nelle cose della letteratura, accademie comprese, mi ha sempre fatto ridere. Tanto rumor di ferraglia, pensavo, per spostare di un millimetro valutazioni che il tempo poi sposterà a volontà sua, che non muovono un ette nella storia del mondo e neppure nelle sue tasche, che hanno quasi sempre a che fare solo con piccole ambizioni. Ma sbagliavo io. Il termine di paragone è sempre il punto di vista. Strabico e deforme quanto si vuole, ma sempre l’unico, soggettivo punto nello spazio da cui si giudica.
completamente d’accordo con temp – ma vedi, cara amica, evidentemente anche qui dentro c’è chi preferisce far “rispettare” le regole del giochino di potere piuttosto che metterle in discussione criticamente fino in fondo
” A chiamare Bassani “Liala” non erano stati volgari schizzettatorI”. no, infatti, erano solo dei cretini.
“Enzo Siciliano è morto ieri. Aveva 72 anni… Apriamo solo un piccolo spazio dei commenti, per chi voglia ricordarlo o raccontare l’esperienza di lettore dei suoi libri e dei suoi articoli”.
Questo il post di Sorrentino. Chiaro: se avete letto qualcosa e vi va di lasciare un ricordo qualsiasi, questo spazio è stato aperto proprio per questo: ci saranno altri momenti per discutere il suo ruolo, la sua funzione, i suoi trascorsi con questo o quel potere, il valore della sua proposta letteraria etc. etc.
Posso anche condividere (e le condivido) alcune analisi pacate, anche se estremamente critiche, ma mi chiedo quale senso abbia proporle qui, in un contesto creato, evidentemente, per altri fini. Il rischio è quello di vedersele sfuggire di mano e trasformarsi, magari contro la propria volontà, in risentite punzecchiature che vanno ad investire qualcuno che, evidentemente, non può più rispondere.
@ Tashtego e Temperanza
E’ giusto quello che voi dite, ma, vi chiedo, era questo il “luogo” adatto?
E’ morto uno scrittore onesto, un critico acuto e raffinato, un intellettuale generosissimo, capace di scelte rischiose e difficili, un intellettuale che si è speso per tutta la vita per quello in cui credeva, dando fiducia a un sacco di ignoti esordienti. Io stesso nel 1994 ero un illustre sconosciuto, spedii a Nuovi Argomenti il mio primo romanzo e Siciliano un paio di giorni dopo incredibilmente mi telefonò e mi propose la pubblicazione in una collana che lui dirigeva presso un piccolo editore. Qualche anno dopo nessun editore voleva pubblicare il mio secondo romanzo “Il branco”. Lui decise di pubblicarlo per intero su Nuovi argomenti per protestare contro gli editori che accusò di conformismo e cecità. Ecco, questo era Enzo Siciliano.
@cato
se torni all’inizio della striscia vedrai che Marco (secondo commento) lamentava piuttosto indignato il silenzio.
Forse il silenzio c’era propro perché nessuno voleva dire cose critiche, quando però si accoglie l’invito e si comincia a commentare non si può mettere e mettersi la mordacchia, mi sembrerebbe solo una specie di ipocrisia.
Mi pare che all’inizio i rilievi fossero del tutto civili e composti, da sundance in poi (che si è rivolto con un tono un po’ fastidioso ai comentatori chiamandoli non so perché bambinelli, figliolini e poveri di spirito) le cose sono cambiate.
Insomma, marco è stato, senza volerlo, l’apprendista stregone.
Non stavo criticando, Temp, e non a caso mi rivolgevo a te e a Tash, capaci comunque di ricondurre ciò che si scrive e si dice al senso che si voleva esprimere.
Personalmente non sarei mai intervenuto in una discussione sulla figura intellettuale di Siciliano, del quale ho letto, e apprezzato, solo la biografia di Pasolini. L’ho fatto, quando ho capito il senso del post di Sorrentino, soprattutto in memoria di una persona cara, della quale ho riportato il pensiero che avrebbe sicuramente espresso, in questa particolare occasione, se fosse stata qui. Nient’altro. Un atto dovuto, per certi versi. E ti dirò, sono anche particolarmente felice di aver letto quanto scritto da Andrea Carraro, che non fa altro che confermare quello che su Siciliano, come persona, mi era stato spesso detto.
Su come era vestito tizio o caio alla veglia funebre, su quali reconditi pensieri di successione maturasse in quei momenti, su presunti o reali intrighi di palazzi e palazzetti, di scrittori e scrittorucoli: beh, di tutto questo credo non possa fregare di meno né a me né a te.
Un caro saluto.
pardon, ho sbagliato le date: il mio primo libro era del ’90 e “Il branco” uscì su Nuovi Argomenti nel ’94. Ma la sostanza non cambia.
“il branco”.
bel libro, meno il film.
ihmo.
paola
@ cato
Non mi sono sentita criticata, e anche se tu lo avessi fatto non vedo perché no, io critico:–)
Ho solo cercato di ricostruire il percorso, chiamiamolo così.
Sugli intrighi, le veglie e gli abiti delle veglie, la fine o la non fine di NA e compagnia bella sono più che d’accordo.
@ L’orco
Dei cretini no, tutto si può dire di loro, salvo che fossero stupidi, anzi, se di qualcosa hanno peccato è stato forse di un eccesso di intelligenza, che a volte ottunde la mente:–), almeno quella letteraria.
Ma su Bassani sono d’accordo con te.
è molto interessante e stimolante seguire queste discussioni ipocrite tra letterati, o presunti tali, che, arrivati a un certo punto, non possono fare a meno di fare gruppo per non vedere quello che hanno attorno in nome dell’interesse comune: né più né meno che qualsiasi altro affarista o mercante. come si fa a non accorgeresi, o far finta di non accorgersi, che è più significativo il doppiopetto gessato di Veronesi e la sua affettazione amicale, che tutti i più lustri e scivolosi commentini da esperti sulle “Opere”? ma, dico, in che mondo vivete? nella letteratura come la intendeva, tra gli altri, anche Siciliano, quello che conta è il Potere, comunque sia e di qualsiasi tipo. l’esempio di Carraro non fa altro che avvalorare questa iptoesi, perché io preferirei discutere il libro di Carraro piuttosto che dire che Siciliano ha fatto bene a esercitare il suo potere per dare a Carraro la sua fetta di celebrità.
Visto che hai capito così bene in che mondo vivono gli altri, egregio k, perché non ci parli di quello in cui vivi tu? I tuoi sono solo retro-pensieri, a iniziare dall’idea, abbastanza piccina e asfittica, che chiunque commenti qualcosa su NI sia uno scrittore o un intellettuale schierato a difesa di chi sa quale potere. A me non frega niente di cosa faccia nella vita il signor Veronesi, ad esempio, di quali siano le sue aspirazioni (non so nemmeno chi è, tra l’altro): ma se vedo qualcuno a un funerale, non sto a pensare subito che è lì in attesa di partecipare a chi sa quale banchetto. Se tu sei sicuro di tutto questo, la discussione ipocrita di cui parli è solo la tua, perché fingi di disprezzare un mondo che, magari, conosci fin troppo bene, visto che sai interpretare finanche i più reconditi pensieri dei suoi “protagonisti”.
Saluti.
concorderei sia sul fatto che possa in teoria essere lecito criticare un morto, sia nella fattispecie sulle riserve su siciliano romanziere. vorrei però additarlo come punto di riferimento quasi assoluto in quanto a finezza di scrittura. le sue ben note recensioni musicali su repubblica, hanno un’eleganza, una pulizia, una precisione che direi ineguagliabile, senza mai scadere nel manierato. c’era sempre un punto, un rigo in cui trovava unoi scatto linguistico straordinario, e riusciva a sintetizzare una sfuggente emozione misucale in un piccolo cristallo linguistico, trasparente e perfetto. era un miniaturista.
ed è della vita, anche rendere giustizia ai morti
tash s’è bevuto il cervello: la formazione giusta casomai è
john Pasolini
paul Moravia
george Morante
ringo Davoli
mister Starr, quando lo scelsero john + Martin (no so se me esplìco), era il più bravo drummer dei centri sociali di Liverpool. Per castigo tash, in panchina, sentiti la batteria in please please me, e per diletto la medesima in Rain (dà un’occhiata anche alle parole, e ai loap a rovescio su influsso di Cage). l’altro giorno in tv gli hanno chiesto: cos’hanno lasciato i beatles? e lui secco: la fiducia in tutti i ragazzi di poter fare/incidere musica, e ha aggiunto: è ancora così.
di biografie ho letto quella del cugino Naldini, che mi ha dato una botta da cui non mi sono ripreso: gli smanettamenti di un PPP già famosissimo regista per ottenere lo Strega. Il romano Siciliano ne parla?
insomma, io sarò anche violento e sbrigativo e senza “rispetto per i morti” e sarò anche uno che scaracchia senza entrare nel merito.
va bene.
ma era appunto questa sua attitudine a produrre “piccoli cristalli linguistici, trasparenti e perfetti” che ne faceva un prosatore di quelli che ti costringono a leggere al liceo, quelli che scrivono bene e imparate ragazzi.
io odio i “prosatori”, non mi piacciono, non corrispondono all’idea di scrittura che, da lettore, mi sono costruito.
in siciliano non mi piaceva il fatto che si fosse ricavato una nicchia ecologica nel sistema, oltre che nella società delle “belle lettere”, in qualità appunto di “prosatore” e che se ne nutrisse beato, con soave e garbato distacco.
(preferisco gente o più astratta, ritirata, oppure più sanguigna, più nelle cose).
se poi era anche capace di usare questo ruolo per aiutare giovani scrittori a pubblicare, mi fa piacere: però cambia qualcosa?
davoli che c’entra?
mica scriveva.
i miei saranno pure retropensieri, ma i tuoi, ingenuo catone, sono deliqui ameni dei quali bisognerebbe imparare a fare a meno – a maggior ragione al cospetto dei morti…
Gesù!
“Deliqui ameni dei quali bisognerebbe imparare a fare a meno”! Grande, signor k, tu sì che sei un vero scrittore! Suvvia, non essere timido: tira fuori senza problemi il doppiopetto gessato da cerimonia che è in te, qui sei tra amici, e prima o poi un posto al banchetto lo si trova anche per te. Buon appetito.
doppio gesù.
vedi dunque, catone mio, che il problema vero, che sempre torna nei tuoi come nei miei discorsi, è il doppiopetto gessato? altro che Opere e Missioni… e Scrittori… e blablabla…
chitarra ritmica Pasolini
chitarra solista Moravia
chitarra basso Morante
batteria Citti
@unonessunocentomila,
datti una calmata
Li mortacci, gran film mio da Tina o dell’immortalità del divo Arno. O vogliamo festeggiare alla cattolica, con la firma + banchetto?
Parlare bene dell’intellettuale Siciliano???
Non so chi sia tashtego ma l’ha detta giusta.
carissimo Piero
ho sempre pensato che la morte avesse in sè qualcosa d’imbarazzante. Ma non i saluti a colui che se n’è andato. Eppure. Mai come in questo caso un’aura d’imbarazzo ha accompagnato ogni dedica, saluto, commento, e perfino i coccodrilli sembravano docili, umani (mi riferisco a quello di Fofi su tutti) riluttanti a venire, alla festa del grande Addio. Questo imbarazzo generale – la notizia non ha scatenato i “sentitamente” dei blog e sulle pagine dei giornali perfino l’inchiostro era tiepido – mi fa pensare che forse a differenza di quanto propugnato qualche tempo fa da Berardinelli, esiste ancora una responsabilità dell’intellettuale ai nostri giorni. E della morte si sa, non si è mai responsabili.
effeffe
ricordo benissimo la “vicenda” del lungo racconto di andrea carraro che in un numero di nuovi argomenti del 1994 fu generosamente pubblicato nelle poco più che 50 pagine nella prima metà della rivista – il racconto in quella prima versione, sicuramente rifiutata anche per le dimensioni poco congeniali ai format editoriali standard, si intitolava LA BARACCA e non ancora IL BRANCO come poi fu chiamato nella versione per il cinema che ne fece marco risi e nella nuova edizione, come libro autonomo finalmente, curata – da chi, andrea carraro? da quale editore?
io lessi con passione e anche con dolore LA BARACCA
mi catturò, fu un esperimento editoriale, quello, voluto da enzo siciliano e caldeggiato da sandro veronesi, molto dolente per la disperazione che vi è raccontata e decisamente coraggioso
mi ricordo, andrea, mi ricordo – un grande esempio, molto pasoliniano, di narrazione testimoniale e civile che appartiene a una stagione in cui la narrativa italiana si è aperta per un verso al trattamento romanzisco della realtà. dall’altra, tecnicamente, a qualcosa di prossimo alla “faction”: facts + fiction, di ascendenza americana (Capote, Hunter Thompson, ecc)
bè quell’uscita fuori norma si deve proprio a enzo siciliano
e questo è solo uno dei suoi molti meriti in veste di pubblico propagatore di letteratura di qualità e intesa come intervento civile
avesse fatto anche solo questo, già sarebbe un grande
ma forlani non se ne era andato?
@forlani
la morte è una cosa assoluta, forse l’unica che si conosca.
le cose assolute lungi dall’esaltare e/o dal rivelarci qualcosa, ci instupidiscono.
chi non ne è direttamente colpito negli affetti assume l’aria compunta e “dentro”, più che pensare, sente una parte di se stesso che dice all’altra: “meglio a te che a me”.
in OTtemperanza a casOTto:
a chi tocca
sOTto!
@ozu
(no comment)
effeffe
@unonessunocentomila
Ho capito, vuoi la statua davati a un bar, Pessoa like.
Francesco caro, direi che è praticamente tutto l’Occidente d’oggi che vede nella morte qualcosa di imbarazzante, anzi di osceno (il bellissimo “Teatro dell”immortalità” di Bauman docet). Io non ho trovato però l’imbarazzo che dici, nei necrologi in memoria di Siciliano – anzi, ti dirò, proprio quello di Fofi mi ha abbastanza stupito nella sua sommessa docilità, in quel senso di angoscia anche dolente che prende tutti – ma NON Fofi, credevo! – di fronte alla morte di un uomo. E anzi, ti dirò di più: il fatto che non si sia cercata a tutti i costi la santificazione umana e letteraria di Siciliano (più d’una sono state le riserve su certi aspetti della sua scrittura) mi è sembrato proprio un sigillo di sincerità e verità apposto su tutto il resto dei testi. A me – racchiuse entro certi irrinunciabili limiti di decenza e intelligenza – le percezioni sfaccettate e perplesse dell’opera di un autore piacciono assai. Ciao!
caro Piero
come te colgo in questa non “unanimità” qualcosa che quasi le assomiglia – lo si direbbe un anagramma- ma che se ne distacca in valore, ovvero un’umanità che come per te, così per me, significa molto. E di fronte a personalità complesse – a me piaceva il Siciliano recensore di musica jazz- si smarcano giudizi complessi. Il problema- perchè c’è un problema- riguarda tutti ed è la schizofrenia tutta italiana del ruolo dell’intellettuale, e le sue responsabilità, sulle istituzioni che ne delineano il paesaggio. A me è sembrato di cogliere anche quell’imbarazzo e senza intentare un processo a quanto è stato detto, scritto, fatto, ma soprattutto gestito negli ultimi trent’anni nel nostro paese si deve per forza tentare di trovare una chiave di volta. A meno che non si voglia restare su un’idea manichea della cultura secondo me fallimentare. Tradizione vs avanguardia, Cultura ufficiale vs Cultura marginale, Festival In vs festival off, dipendenti vs indipendenti…
effeffe
ps
comunque mi associo al tuo saluto
Ma chi cacchiarola lo leggeva Siciliano!
OTemperanza, il codazzo di PPP si biforcava in un’ala destra curiale e in una sinistra scurrile, la quale da par suo commemora con Mortacci, il gioiello di Citti.
Però hai quasi ragione: il mio sogno è fare la statua al (non davanti al) bar – stare immobile al banco, e ogni tanto allungare meccanicamente un braccio verso il bicchiere, mentre l’altro paga. tipo
db = ritto al banco/tesi
dp = braccio allungato/antitesi
db = riritto e pieno/sintesi
com’è che tesi e sintesi sono=?
d|b = sintesi
e com’è che nessuno dei 3 fece la Resistenza?
(nel “Conformista” è ritratto il cugino Rosselli, con l’intento di dimostrare che “l’intellettuale italiano non è tagliato per un vero antifascismo”, cfr. E. Siciliano, “Moravia”, 1971 – ti e i to morti cani!)
Ma chi lo leggeva Siciliano! Cacchiarola questi qua sopra?
Se non hai mai letto un suo libro puoi sempre cominciare. E’ questo il bello dei libri no? che sopravvivono agli autori. Ecco, “Mia madre amava il mare”. O “Non entrare nel campo degli orfani”. O la biografia di PPP, che molti hanno già ricordato. Scrivere tre libri che resteranno. Non è poco.
Leggerò.
Ricordo a tutti che Siciliano ha vinto sia lo Strega che il Viareggio. Dunque non è l’ultimo arrivato.
anche giuseppe conte ha vinto il viareggio