Previous article
Next article

Appunti improvvisi ed improvvisati in morte di Stockhausen

di Orsola Puecher

sgt pepper animato

Identificare i personaggi che si affollano nella storica immagine della copertina di Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band dei Beatles, potrebbe essere un gioco di società per ingannare un sabato di bufera fra le colline, come questo, che ritorna odore di fumo e fuliggine della stufa e gocciola pioggia a rovesci contro i vetri. Mare (non lontano) da mosso a molto mosso, temperature in lieve diminuzione, locali piogge in peggioramento, venti da Nord Est 15-20kt anche rafficati, tendenti ad attenuarsi. Una di quelle giornate in cui ci si sente lontani da tutto e da tutti in cima ad un faro, su di uno scoglio. Ma chi è, nel cerchietto rosso, il quinto in ultima fila, in alto da sinistra, non lontano dalla platinata Mae West, fra i due attori comici Lenny Bruce ed H. C. Fields, vicino a Carl Gustav Jung? Ora se n’è andato anche lui, a raggiungere quella parte ormai cospicua dell’allegra ed assai eterogenea brigata, che forse si sta ricomponendo lassù, destinazione altodeicieli. Annullati passato presente, lingue e confini. Eccoli… da Oscar Wilde a Stanlio ed Olio, guru indiani vari ed assortiti, passando per Marlon Brando, Lewis Carroll, Tarzan, Poe, la divina Dietrich, Dylan Thomas e tutti i vari numi tutelari scelti a rappresentare le vibrazioni culturali di un’epoca.

[la soluzione nell’ultima pagina, si direbbe sulla Settimana Enigmistica…]

Ma guarda… ma è proprio… lui… Karlheinz Stockhausen… il padre della musica elettronica, a cui la musica contemporanea in senso lato deve moltissimo.

Chi è Karlheinz Stockhausen?

Per notizie precise non resta che ricorrere all’oracolo dei nostri tempi oscuri: Wikipedia, si consigliano però le versioni inglese o francese, non la Cenerentola scarna nostrale, da cui, ahimé, hanno preso a piene mani giornali e telegiornali italiani.
Vedere e confrontare per credere Rai news24, La Stampa, TgCom e La Repubblica.
Un coccodrillo difficile, forse, quello per Karlheinz Stockhausen, che si merita solo lacrime copia incollate con un mouse.
Si spera che qualcuno rimedi prossimamente, ritagliando spazi insperati fra i burattini del teatrino della politica e i personaaggi ed interpreti del cast del delitto di turno.

Ovviamente si parla di Karlheinz Stockhausen, perché Karlheinz Stockhausen, in punta di piedi, ci ha lasciato, il 5 dicembre e la notizia, per suo volere viene data solo ora. Stessa data della morte di Mozart, che ebbe gli onori della fossa comune e il deserto ingrato funerale dei poveri.

In una pausa della confezione accurata di ravioli festivi di ricotta e spinaci per la nostra famigliola, assoluto nucleo di resistenza e rifugio alle bruttezze del mondo, a me, cuoca ignara, la notizia arriva da una inaspettata mail di Andrea Raos:

cara orsola,

se hai tempo e voglia riusciresti a preparare rapidamente qualcosa su stockhausen? pensavo a qualche brano musicale, se se ne trovano in rete, magari con qualche riga di commento se ti va.
è solo la prima cosa che mi viene in mente, scusa.
è che sono ancora sotto shock, in più leggo le commemorazioni dei giornali italiani e mi infurio…

spero che ti stia bene, un caro saluto

e grazie in ogni caso

andrea

__________________ * __________________

La rapidità non è assolutamente una mia qualità, ma comunque, lusingata della fiducia, in onore di Karlheinz e dell’amore per la negletta musica contemporanea, mi accingo ad appunti sparsi senza pretese di esaustività.

Navigando in rete in questo clima da bollettino dei naviganti sul sito ufficile della Stockhausen-Verlag, ricco di notizie biografiche, spartiti ed abbondanti link multimediali [per chi volesse ascoltare e vedere cose che non facilmente passano nei media odierni] trovo un prezioso pdf ilingue, tedesco-inglese, scritto in memoria da due sue strette collaboratrici.
Ne traduco velocemente alcune parti, dalla versione inglese, che davvero mi hanno commosso, rafforzando la malinconia della pioggia e del pomeriggio che già si scurisce verso la notte.

10 parole

“Die zehn wichtigsten Wörter.” / “The ten most important words.”

[Stockhausen, Weihnachten / Christmas 1991].

KARLHEINZ STOCKHAUSEN

Compositore

22. 8. 1928 – 5. 12. 2007

“La mia vita è estremamente unilaterale: ciò che conta sono le opere come spartiti, registrazioni, film e libri. Questi sono il mio spirito trasfuso in musica ed un universo sonoro dei momenti della mia anima”

(K. Stockhausen 25. Sett. 2007)

(…)

Il compositore Karlheinz Stockhausen se n’è andato il 5 Dicembre 2007 nella sua casa di Kuerten-Kettenberg e sarà cremato nel cimitero nel bosco di Waldfriedhof a Kuerten.

Egli compose 362 opere singolarmente rappresentabili. I lavori composti prima del 1969 sono stati pubblicati da Universal Edition di Vienna, e i lavori successivi dalla Stockhausen-Verlag.

Numerosi testi di Stockhausen e sulle sue opere sono state pubblicate dalla Fondazione Stockhausen per la Musica.

Suzanne Stephens e Kathinka Pasveer, che hanno rapprestato molte di queste opere ed, insieme a lui, si sono prese cura degli spartiti, compact disc, libri, film, fiori, cespugli ed alberi continueranno a disseminare il suo lavoro nel mondo come prescritto nello statuto della Fondazione, in qualità di membri esecutivi del consiglio.

Stockhausen diceva sempre che Dio lo aveva fatto nascere e lo richiamava a casa.

****

… perchè l’amore è piu forte della morte.

IN AMICIZIA e gratitudine per tutto quello che ha dato a noi personalmente e all’umanità, attraverso il suo amore e la sua musica diciamo ADDIO a Karlheinz Stockhausen, che visse
per portare la musica celeste agli uomini e la musica umana presso le sfere celesti, così che l’UOMO possa ascoltare Dio e Dio possa udire le sue creature.

Il 5 Dicembre egli ascese con GIOIA attraverso le PORTE DEL PARADISO, per continuare a comporre in PARADISO con IMPULSI COSMICI in eterna ARMONIA, come egli aveva sempre sperato di fare: Tu, che mi convochi in Paradiso, Eva, Michele e Maria, lasciami eternamente comporre per il Padre – Madre del cielo, Dio creatore della musica cosmica.

Possa San Michele insieme con i musicisti del Paradiso in una PROCESSIONE di ANGELI e un CORO INVISIBILE accoglierlo con un appropriato benvenuto musicale.

Per lui e seguendo il suo esempio noi tenteremo di continuare a proteggere la sua musica.
Suzanne Stephens e Kathinka Pasveer

A nome della grande famiglia mondiale dei musicisti che lo amano,
insieme a chiunque
ami la sua musica.

(…)

su KLANG (SUONO)

1 Più veloce è la comunicazione, minore è l’informzione.
2 Ogni cosa ha bisogno dei suoi 7 x7 anni.
3 DIO non è solo.
4 Qualcosa di nuovo – e una sorpresa.
5 Dappertutto attraverso la morte.
6 Come un bambino senza genitori nel grembo di DIO.
7 Un paese – un confine: HYMNEM (ANTIFONA).
8 Scopri ciò che è – ed anche di più.
9 Una generazione – e presto o tardi nessuno.
10 Girati, sì. Ma sempre verso l’esterno.
11 Un solo volo – e molte piume.
12 Mezzogiorno – mezzanotte – rincorrere il rumore del tempo.
13 Saltare nell’Aldilà- con puntualità.
14 Si impara, quel che si può – per sempre.
15 Grazie Dio – con ogni respiro
16 Con le note si pianta la musica, chiamati ad essere buoni giardinieri
17 Nessun silenzio è silenzioso – gli spiriti fanno rumore.
18 Gli angeli sono curiosi – ma gentili.
19 Si deve comporre per le donne.
20 Che fortuna che non ci siano più leoni in Europa: sarei stato immediatamente preso a fucilate.
21 Nessuna auto è buona, ma camminare è lento
22 Baciami, Angelo.
23 Se la fine è corta, si va velocemente lassù.

(Stockhausen a Bari, Maggio 2006)

__________________ * __________________

[Mi piace pensare che l’orchestra degli angeli si sia impegnata a studiare nuove e difficili partiture come questa

cover cd

per dare degna accoglienza all’anima ironica e lucente di Karlheinz Stockhausen e che gli suoni come appropriato benvenuto in Paradiso, con il pianoforte preparato insieme alle arpe angeliche, il suo tintinnante

FREUDE [Joy]


invece di consueti carillons natalizi e che finalmente il coro dei cherubini, con spezzati fonemi ed acuti stridenti, faccia un poco tremare le celesti sfere ed incrinare il loro purissimo cristallo sonoro. E chissà mai che poi insieme a Nono, Maderna e Luciano Berio componga per i beati, in barba alle moderne liturgie di puerili canzonette, una fantastica opera progressiva e dirompente E che qualche eco arrivi anche quaggiù fra il diluvio di ovvietà a cui nemmeno si fa più caso. E che ci si impegni a preservare gli spartiti come i fiori e gli alberi.

,\\’

Nell’ironica estensione di decalogo finale traspira una concezione dell’arte e della vita insieme alata di molte piume e modesta da giardiniere di note. Tutto è sorpresa, il silenzio non tace un attimo pieno di mormorii di spiriti ed angeli curiosi e gentili. E che si componga solo per le donne, è un vero onore. Ché, si sa, siamo noi, le donne, a tutto muovere. E che anche nella fine ci voglia puntualità. E che di un lassù ci sia una tale speranza, da non poterci non credere. E che lassù e quaggiù siano un’unica meravigliosa compenetrazione di cui l’arte la musica e la poesia siano il mezzo.

,\\’

Muore un compositore, cenere nel cimitero nel bosco, e parafrasando Moravia su Pasolini, ci sono pochi compositori in un secolo. Sempre meno poi avanzando. I secoli.

,\\’

Stockhausen_ Istruzioni per l’uso: solo ascoltare ad occhi chiusi e sensi aperti. C’è chi crede che per ascoltare la musica contemporanea occorra chissà quale preparazione teorica. Basta chiudere gli occhi ed ascoltare, ma ascoltarla questa musica è opera di fortuna, privilegio di pochi, caparbietà di scelte culturali ormai così rare. Ha fama di musica difficile ed oggi si vuole tutto facile: Bignami di Dante in prima serata. Spiegazioni ed orecchiabilità. Ma con Karlheinz & C basta lasciarsi andare al flusso apparentemente aritmico e disordinato dei suoni, cosi simile allo svolgersi sinusoidale del pensiero, al palpitare tachicardico della felicità e della passione, al graffiare dissonante del dolore e dell’angoscia. Gli spartiti stessi sono vere e proprie opere d’arte fitte di linee, curve e segni e poco maneggevoli, alti e lunghi quasi un metro, richiedono leggìi e lettori speciali. Non è musica per stare tranquilli. Questo no. Ma chi vuole star tranquillo? Chi può star tranquillo? Il fuoco dell’inferno sembra qui, a due passi, per quegli operai di Torino, che uno al giorno se ne vanno e lo hanno trovato già pronto in Terra.

,\\’

In fine che squilli alta e speranzosa di luce l’aereo sax soprano fra flusso e disturbo di elettroni di

Aries

[lì sabato, 8 dicembre, 2007]

19 COMMENTS

  1. Bellissimo. Grazie Orsola per quest’omaggio multimediale, multicuore, pieno della tua sensibilità.

  2. Bellissimo. Il tuo post rende in modo competente e appassionato la complessità e la genialità di Stockhausen. Forse, mi sono detta, dopo aver letto anche l’articolo su Il manifesto di ieri 8 /12/07 a pag.15, come si può descrivere in modo lineare una personalità così dirompente? e invece ecco qui. Grazie mille.

  3. Ogni volta che un infante ha una nuova esperienza, nel suo cervello si creano nuove connessioni neuronali.
    Mi sembra che la buona musica elettronica offra un’esperienza di “infanzia ricettiva”. Se il pubblico è abbastanza aperto, può riceverla come un’esperienza del tutto nuova a vantaggio dell’evoluzione creativa del proprio cervello.
    Credo che Stockhausen abbia contribuito a stravolgere i nessi silenti di molte teste. A sicuro vantaggio di chi ha teso l’orecchio.

  4. qeste sono le cose da leggere e da far leggere agli altri.
    queste sono le cose che rendono nazione indiana un bel luogo.

  5. innanzitutto una precisazione: il mio “spero che ti stia bene”, che messo così suona aggressivissimo, in realtà voleva essere (spero si capisse) “spero che TU stia bene”. ci tenevo a precisarlo :-)

    a parte questo, orsola, tu mi lasci letteralmente a bocca aperta: se penso che questo gioiello tu l’hai scritto in due ore, tra un raviolo e l’altro, sprofondo nell’ammirazione più sconfinata. grazie di cuore, davvero.

    *

    i giornali italiani sono da denuncia. è scomparso dopo sessan’anni di creazione uno dei più grandi genî del secolo, e tutto quello che riescono a dire è che è stato “il precursore della techno”… (proprio ieri sera un amico mi ricordava come senza esitare avesse mandato a quel paese björk che aveva tentato appunto di dirgli una cosa del genere).

    come noti anche tu, tornando ai giornalisti, nemmeno capaci di incrociare tre parole di inglese per andare su una voce di wikipedia un minimo seria… deprimente, cialtronesco oltre ogni limite…

    non voglio chiudere il mio commento su questa nota incazzosa, stockhausen non se lo merita. quindi risalgo al tuo post, a sprofondarmici con occhi e orecchie.

    grazie ancora.

  6. stefano (harzman), saprai certo che stimmung l’aveva scritto per suo figlio appena nato. dovrebbe ambientarsi bene in casa tua, no? :-)

  7. cara Orsola,davvero che sorpresa straordinaria, non ho parole per complinentarmi. Ti prego, donaci ancora presto pezzi così raffinati!

  8. Fin da piccolissimo circostanze fortunate mi hanno messo in grado di apprezzare la pittura contemporanea. Altrettanto non mi è capitato con la musica, ed è tutta la vita che arranco per colmare la lacuna, resistendo alle ricorrenti tentazioni di gridare che “il re è nudo”, scorciatoia nella quale peraltro non ho mai creduto.
    Grazie Orsola per le preziose indicazioni di cucina musicale e gastronomica che fornisci: dal forno all’organo il passo è breve.
    Un caro saluto,
    Roberto

  9. Giusto… tornando a Stockhausen ed i Beatles ecco lettera e telegramma con cui chiesero il permesso di mettere la sua foto sulla copertina di Sgt. Peppers:

    lettera

    telegramma

    Nella pagina linkata si parla dell’ammirazione per KHS di Paul Mac Cartney, che lo fece poi conoscere a Lennon, che fu fortemente ispirato dal pezzo del 1966 “Hymen nella composizione di Revolution #9 del White Album.

    Invito all’ascolto.

    Discorsi teorici ed astratti sulla musica son come ricette di ravioli su libri di cucina.

Comments are closed.

articoli correlati

Dylan Thomas, tre poesie

trad. di Corrado Aiello   Questo pane che spezzo Questo pane che spezzo fu un tempo l'avena, Questo vino su un albero straniero Era...

Hate is a special feeling: scene alternative toscane nei Novanta

di Andrea Betti La sala prove era alla fine di una strada bianca, in un casolare, fra i canneti che,...

Ambulance Songs!

di Luca Buonaguidi e Salvatore Setola Dirty Three – I Offered It Up To The Stars And Night Sky Anno di...

“Pacific Palisades”. Un testo al confine

di Stiliana Milkova Pacific Palisades, il nuovo libro di Dario Voltolini, è appena uscito da Einaudi. Pacific Palisades racconta una...

Da “Fiore inverso”

(È da poco uscito Il fiore inverso, ultimo lavoro - libro+cd - di Lello Voce e Frank Nemola. Pubblichiamo qui...

La Boutique du Diable

di Vincenzo Bagnoli Non credo di ricordarmi come riuscii a trovarla. Non fu facile, comunque; soprattutto perché non la stavo...
jan reister
jan reisterhttps://www.nazioneindiana.com/author/jan-reister
Sono responsabile del progetto web di Nazione Indiana. Mi interessa parlare di: privacy, anonimato, libertà di espressione e sicurezza; open source, software e reti; diritti civili e democrazia; editoria digitale ed ebook; alpinismo e montagna. Collaboro (o collaboravo) come volontario ai progetti: Tor. anonimato in rete come traduttore per l'italiano; Winston Smith scolleghiamo il Grande Fratello; OneSwarm privacy preserving p2p data sharing - come traduttore per l'italiano; alfabeta2- rivista di interento culturale per l'edizione web ed ebook. Per contatti, la mia chiave PGP. Qui sotto trovi gli articoli (miei e altrui) che ho pubblicato su Nazione Indiana.