La Comunarda (canzone in Si minore)
di Francesco Forlani e Marco Rovelli
Furia barricadera degli amori
Il tempo en rouge et noir confonde voci
e l’alba con la sera en bandolieres
I canti comunardi
scavano miniere erigono palazzi
sui boulevard della collina
E coi ragazzi in cima ad alzare un drappo nero
sul passato espirato con Lecomte
Si fermino all’ora gli orologi
oggi inizia un tempo nuovo in questa festa
e viva ciò che resta!
Abracadabrantesque, scrive il poeta
sul selciato in fiamme di Parigi
in questa evidente primavera!
Baciami Juliette se si fa sera
resta Menilmontant resiste ai tuoni
e ai lampi dei cannoni
E le baionette come un muro su a Montmartre
Michelle cantami ancora
il canto comunard
Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è come Dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.
Lo spettro si aggira per le piazze
all’hotel de ville in fiamme
appare agli orologi a saint Lazare
La ghigliottina brucia sotto gli occhi di Voltaire
mentre canta Louise Michel
mai più carne all’uomo e schiavi ai re.
Juliette tu sei la rosa come il pane
libertà di maggio
antica sposa floreale allez Michelle
versami da bere Côtes-du-Rhône di botte scura
perché su queste mura
si vive o si muore ma senza più paura
Il tuo nome è segnato a dito sul vetro
forse è come Dio, e al mio soffio si schiude
è un volto che ride, o un rigo di luce
io rido al tuo riso che mi dice sì.
E tra i tamburi il soffio di mille respiri
canti liberi e stendardi come un cielo
suono dei liberi e amore di corpi vivi
tra i tamburi il soffio di mille respiri
(seguirà mp3…)
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Bruciata
Quando hai detto
Ti tengo
Il piede sopra il picco maggiore e primo
E quello minore dopo
Mentre il filo scheggiato del cardo mi entra nel palmo
Tra scarpa e piede.
Quando hai detto
Ti tengo
La vita d’uccello
D’alta quota restava impigliata tra roccia e roccia
Sbattendo l’ala di un’eco breve e gaia.
Quando hai detto
Ti tengo
L’anima floscia galleggia sul mio petto
Mi punge d’argento e gonfia di dolorose spighe
E sbatto gambe indietreggiando nel vuoto e sbatto braccia
Vissute di nuovo.
Ferisco le mani sul destino del mondo, la pietra è un osso
Di gomma e bosco. L’acqua mi cola come sangue sbagliato, come
Morte inattiva, come fiato pallido.
Dall’altra riva mi guardi e il gesto è di presa
Con la mano arpionata al vento e la maschera che trema.
Il respiro è una voce che non conosco
Corrispondente al contrarsi del cuore di uovo.
Saette tagliano la densità del corpo si sbriciolano in piani inesistenti
E mi tuffo di nuovo.
Il buio lo accendo di movimento interno, oscillamento
Ridiventa tormento.
Assorda il silenzio piombato di nulla,
il respiro pulsante s’inceppa, s’incurva. Non so chi sono, dove sto andando,
mi sento nemico costretto al tuo ballo.
Ma poi c’è una luce dal corpo che arriva.
Non sei un fondale ma quasi una riva. Il resto del mondo mi passa vicino, la vita, la morte è un
Ricordo vicino.
“”io rido al tuo riso che mi dice sì.”” Ma che bene! E quando mettete il file sonoro così la sentiamo anche e danziamo e balliamo?
Il canto ardente attraversa Parigi in fiamme,
l’alba e la sera spuntano nell’anima in allerta.
Il bruciore storico sveglia le bandiere nere
nascite della notte in lotta.
Il canto di Grenada e d’amore
è figlio delle fontane
il canto del ciliegio sorge
nel cuore ancora giovane
del poeta esilato a Parigi
Il canto muore nella deflagrazione
contro un muro
bianco
la testa del comunard
affronta l’alba
La lingua rivoluzionaria
prepara il suo fuoco
e viene il sorriso del
ragazzo napolitenao
giocando tra le lingue
Grazie per il canto che mi fa pensare au Temps des Cerises, aux déjeuners sur l’herbe, aux guinguettes, à l’amour de mai entre vin généreux et fraises, dans une lumière à la Renoir.
si veronique ! è vero ! le temps des cerises, le déjeuner sur l’herbe, les guinguettes…
ma, è molto stupendo così molta nostalgia per il nostro ff, un uomo di solo quaranta anni…
Grazie Luisa,
Si puo avere nostalgia per una epoca lontana. Per esempio, avrei voluto vivere all’epoca romantica, viaggio in Italia, Musica, Fantasia.
E anche il Parigi di Nana o di Renoir.
Effeffe è un idealista, dunque cultiva nostalgia.
Abbiamo scritto questa canzone via sms. Proposto il tema, è partito uno scambio di sms, immagini inanellate, in poche ore il testo c’era, l’ho musicato, et voilà.
evviva l’amore!
-canti liberi e stendardi come un cielo-
:-)