Cos’è il degrado?

scavo.jpg

[da ieri fino a venerdì prossimo a Fahrenheit su radio tre, attorno alle 17.30, mando una lettera agli ascoltatori della trasmissione. Questo è quello che ho detto oggi.]

di Gianni Biondillo

Care ascoltatrici e cari ascoltatori,

Mi ricordo che aprirono il cantiere che la mia prima figlia ancora faceva l’asilo nido. Nel frattempo ha terminato i tre anni della scuola materna e ha frequentato, con successo, la prima elementare. Ora è in seconda. E il cantiere è ancora lì: parcheggio sotterraneo in via Benedetto Marcello, Milano, Italia.
Finché c’erano le ruspe, finché gettavano il cemento, avevo qualcosa da spiegarle tutte le mattine, quando la accompagnavo a scuola. Solo che, nel frattempo, il cantiere si è bloccato e lei ha imparato a leggere. E tutti quelle lenzuola di protesta stese sui balconi, sulle finestre, che urlano il loro “no al degrado” era inevitabile che diventassero una domanda. Si sa ai figli devi saper dare sempre una risposta. Ma questa volta, però, mi sono ammutolito, quando mi ha chiesto: “cos’è il degrado, papà?”
Cosa dovevo dirle? Che l’orso di cemento che troneggiava al centro del giardinetto, e che si sta deteriorando fino allo sbriciolamento è un chiaro esempio di degrado? Che un cantiere di un parcheggio sotterraneo non può durare tutti questi anni e che è una palese vergogna? Che infatti i box sono stati tutti terminati e venduti ma la finitura di superficie è ferma da anni e là dove dovrebbero essere piantati gli alberi ormai allignano piante infestanti come nella foresta del Borneo?
È questo il degrado?
O dovrei spiegarle che pensare di risolvere il traffico con parcheggi non pertinenziali è una follia che un qualunque ingegnere del traffico saprebbe chiarire in cinque minuti e quindi non si capisce il perché di questo faraonico progetto di sbudellamento cittadino, a meno che non ci siano altri interessi, ben più remunerativi e ben poco attinenti al traffico? Questo dovrei dirle del degrado? O dovrei, infine, confessarle che ha un padre stupido, un vero idiota, che ha scelto nella vita di non prendere la patente perché in una città civile bisognerebbe potenziare il trasporto pubblico e le piste ciclabili e non far soffocare nella tenaglia dell’inquinamento da traffico i suoi figli, bambini che già a tre anni soffrono di complicazioni respiratorie? Come posso spiegare a una bambina di otto anni che politica dovrebbe essere sinonimo di cosa pubblica e non di interesse privato? Come? È per questo che ho taciuto, per la prima volta. E sono stato attento, quando abbiamo attraversato la strada.
Ma come posso tacerle ora che la mia amata amministrazione comunale, praticamente di nascosto dalla cittadinanza, ha già dato il permesso per la costruzione di un nuovo parcheggio sotterraneo, in piazza Bacone, esattamente davanti al plesso scolastico che comprende scuole materne, elementari (quella di mia figlia), medie, e pure una piscina?
Il progetto è previsto sull’area dell’unico spazio all’aperto dedicato all’infanzia di tutto il quartiere. Non voglio neppure discutere dell’assurdità di un parcheggio che complicherebbe ulteriormente il traffico, o di un cantiere che si apre affianco ad uno che è appena stato terminato, in via Ozanam, stremando definitivamente la zona, non voglio neanche soffermarmi sullo scempio che si farebbe allo scarso patrimonio arboreo.
Mi chiedo, più terra terra: ma delle centinaia di bambini che ogni sacrosanto giorno dell’anno giocano in quei micragnosi giardinetti che il comune di Milano ha con fatica elargito pochi anni fa, che ne facciamo? Li stocchiamo, uno per uno, insieme alle macchine, sottoterra? Quando mia figlia potrà tornare su uno scivolo in piazza Bacone, in prossimità della sua tesi di laurea?

A domani, amici, un caro saluto dal vostro Gianni Biondillo

6 COMMENTS

  1. i parcheggi si stanno mangiando tutto il verde, tutto il terreno, dove per terreno intendo la parte fertile del suolo, la parte che accoglie, che nutre, che da…e questo è un male che sta prendendo piede anche nei paesi, nel mio…allora io mi chiedo, è giusto mentire a noi stessi e ai nostri figli!
    è proprio per loro che dobbiamo evitarlo, dove è possibile, se è possibile.

    e i grandi parchi…con gli alberi secolari…meravigliosi…che fine faranno?

  2. E io che pensavo che gli strani fossimo noi.

    Qui a Bari c’è un “buco” profondo almeno cinque metri, tra la facoltà di Lettere e quella di Giurisprudenza. E’ il cantiere di un parcheggio sotterraneo, ovviamente bloccato da tempo, a causa di infiltrazioni d’acqua che stanno minando la stabilità non solo del nascituro parcheggio, ma anche dell’intero plesso universitario circostante.
    Prima, al posto di quel buco, c’era un giardinetto anche lì. Ma almeno ci andavano solo i tossici!

  3. Quindi non le hai risposto?

    Degrado è, presumibilmente, anche la parola che il tuo assessore userà quando dovrà spiegarti perché c’è bisogno un ordinato parcheggio sotterraneo invece di un disordinato parcheggio di superficie

    Le parole delle città sono tutte a doppio senso

    Anche quelle delle lenzuola, del resto

  4. Ih, Gianni, vieni a Palermo, nella città della palma il verde te lo scordi (a parte qualche monumentale eccezione: da noi si fa tutto in modo monumentale, biblioteche monumentali, giardini monumentali, ma pochi e scarsamente utilizzabili). Nella valle del Belice ci sono viadotti e palazzi pubblici che sono in eterna costruzione dal 1969… A me, terrone, Milano sembra una città piena di verde e molto efficiente nelle opere pubbliche.
    Ma l’ombra della palma è arrivata anche a Milano. Me ne rendo conto.

  5. Il degrado qui al sud é una cosa sottile. E’ il risvolto costante della realtà,il suo dolore sotterraneo, anche quella che mostra il suo volto migliore, un paesaggio, un filare di viti, un vecchio convento con i muri di tufo, un fiume che attraversa la città…come un abito di lusso che nasconda una impensabile fodera sdrucita

  6. Il degrado è rubare una piazza al quartiere per farne un cantiere. E’ rubare gli alberi alle 6 di mattina prima che arrivi la legge. E’ il mercato nero dei box. E’ il tizio col SUV che rimane incastrato nella rampa dell’autosilo, perché per ricavare più box hanno ridotto le misure. E’ il livello -4 allagato da anni dalla falda. Sono gli alberi che si ammalano puntualmente di parcheggite.

Comments are closed.

articoli correlati

Pugni chiusi

di Gianni Biondillo Fuori è buio, la stanza è illuminata solo dallo sfarfallio in bianco e nero del televisore acceso,...

Milano, Bicocca

di Roberto Antolini 1. NuovaBicocca Ho ricordi personali piuttosto tardi della grigia Bicocca dell’epoca industriale, ricordi degli anni Settanta, quando mi...

Massacrarsi di cultura

(Gabriele Marino è un cercatore di tartufi. Qui di seguito, con precisione maniacale, ci racconta come ha conosciuto l'opera...

Milano, piazzale Lugano

di Robero Antolini Nella prima metà degli anni Settanta, finito il servizio militare in una caserma degli alpini in Cadore,...

Un’educazione milanese

 di Gianni Biondillo Alberto Rollo, Un'educazione milanese, 320 pagine, Manni editori, 2017 Come si forma una persona? Grazie a chi o cosa?...

Discorrere di case

di Gianni Biondillo La prima volta che andrò a San Francisco so già che passerò un'intera giornata a perdermi fra...
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Nel 2011 il romanzo noir I materiali del killer ha vinto il Premio Scerbanenco. Nel 2018 il romanzo storico Come sugli alberi le foglie ha vinto il Premio Bergamo. Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.