I liquidi di Dio
di Anne Carson traduzione di Antonella Anedda
IO
Sento un leggero click nel sogno.
La notte scroscia il suo rubinetto d’argento
lungo il dorso.
Ore 4. Mi sveglio. Pensando
all’uomo che
andò via in Settembre.
Il suo nome era Legge.
Il mio viso nello specchio del bagno
è striato di bianco.
Mi lavo e torno a letto.
Domani andrò da mia madre.
LEI
Lei vive in una brughiera del nord.
Vive sola.
La primavera laggiù si apre a rasoio.
Viaggio tutto il giorno in treno con un mucchio di libri –
alcuni per mia madre, altri per me
incluse Le Opere Complete di Emily Brontë.
E’ il mio autore preferito.
E’anche la mia paura piu’ grande, quella che affronto.
Ogni volta che vado da mia madre
sento che mi trasformo in Emily Brontë,
la solitudine intorno a me come una landa
il corpo sgraziato che cammina nel fango
con una forma del divenire
che muore quando varco la porta di cucina.
Di quale cibo, Emily, abbiamo bisogno?
Lista dei liquidi di Dio
Era una notte di vento di novembre.
Le foglie colavano oltre il vetro.
Dio teneva il libro della vita aperto alla parola PIACERE
con una mano impediva alle pagine di volare
per il vento che soffiava dalla porta
Poiché ho lavorato la loro carne come un setaccio
scrisse Dio in alto alla pagina
poi stilò la lista seguente:
Alcool
Sangue
Gratitudine
Memoria
Semenza
Canto
Lacrime
Tempo
La fatica di Dio
Il chiarore della luna in cucina è un segno di Dio.
Il tipo di tristezza che è un tunnel di suzione nera
che vi estrae dal vostro ombelico e che i buddisti chiamano
“assenza di manto spirituale” è un segno di Dio.
Le pastoie che orlano come ciglia la conversazione umana
sono un segno di Dio.
Perfino la calma di Dio è un segno di Dio.
L’odore freddo da stordire delle patate o del denaro.
Solidi blocchi di silenzio.
A partire da questi diversi segni possiamo constatare
che lavoro resti ancora da compiere.
Scacciate la vostra tristezza, è una cappa di fatica.
I
I can hear little clicks inside my dream.
Night drips its silver tap
down the back.
At 4 a.m. I wake. Thinking
of the man who
left in September.
His name was Law.
My face in the bathroom mirror
has white streaks down it.
I rinse the face and return to bed.
Tomorrow I am going to visit my mother.
SHE
She lives on a moor in the north.
She lives alone.
Spring opens like a blade there.
I travel all day on trains and bring a lot of books –
some for my mother, some for me
including The Collected Works Of Emily Brontë.
This is my favourite author.
Also my main fear, which I mean to confront.
Whenever I visit my mother
I feel I am turning into Emily Brontë,
my lonely life around me like a moor,
my ungainly body stumping over the mud flats with a look of transformation
that dies when I come in the kitchen door.
What meat is it, Emily, we need?
God’s List of Liquids
It was a November night of wind.
Leaves tore past the window.
God had the book of life open at PLEASURE
and was holding the pages down with one hand
because of the wind from the door.
For I made their flesh as a sieve
wrote God at the top of the page
and then listed in order:
Alcohol
Blood
Gratitude
Memory
Semen
Song
Tears
Time
God’s Work
Moonlight in the kitchen is a sign of God.
The kind of sadness that is a black suction pipe extracting you
from your own navel and which the Buddhists call
“no mindcover” is a sign of God.
The blind alleys that run alongside human conversation
like lashes are a sign of God.
God’s own calmness is a sign of God.
The surprisingly cold smell of potatoes or money.
Solid pieces of silence.
From these diverse signs you can see
how much work remains to do.
Put away your sadness, it is a mantle of work.
Le poesie sono tratte da Glass, Irony and God (New York: New Directions Books, 1992). I e SHE con traduzione di Antonella Anedda sono apparse sul numero 37, anno 2007 della rivista Testo A Fronte (Milano: Marcos y Marcos).
Immagine: Bill Viola, Angels Departing
Meravigliose. Non riesco a scrivere altro. E bravissima la Anedda, a tradurre. E grazie a Francesca.
gigante pio empio
se ascoltasse davvero
tutte le voci del tempio
non sarebbe mistero
l’imperizia di dio
ciao,antonella, la tua traduzione è, come sempre,efficace.
un saluto caro e un arrivederci da manuel cohen.
Mi dice il lapsus di un proto
che:
“non si tratta di nero verbalismo
perché ricorrendo all’apparente artificio
di distruggerle
le ambiguità si possono comprendere
moto meglio”
Che dio, al suo meglio,
sia un felice proto?