Peter Tscherkassky: Breve trattato sulle immagini mobili

tscherkassky_1.jpga cura di Rinaldo Censi
con la collaborazione di Luisa Ceretto (Cineteca di Bologna)

5-6 maggio 2008
Cinema Lumière, via Azzo Gardino 65b, Bologna

La carriera dell’austriaco Peter Tscherkassky, cineasta, che molti si apprestano a definire sperimentale giusto per distinguerlo dalle produzioni correnti, per schematizzare e rinchiudere in un recinto le sue preziose intuizioni, somiglia a qualcosa di mobile, in perenne evoluzione. Lo splendore del suo sguardo acuto e critico portato sulla materia cinematografica si unisce ad una virtuosa quanto felice padronanza della tecnica cinematografica. Il film – ogni film – è ciò che passa tra gli ingranaggi di un proiettore. Conoscere il funzionamento di questi ingranaggi, di queste bielle, di queste valvole è il primo compito di un film-maker. E i suoi film? Come segnala pure Alexander Horwath, cinefilo nonché direttore del Filmmuseum di Vienna, potremmo suddividere la sua filmografia in almeno tre periodi: il primo ci mostra il cineasta studiare e sperimentare i meccanismi della macchina da presa, con un piglio documentaristico che non disdegna una dimensione autobiografica. Il secondo lo coglie immerso in un’analisi serrata del regime dello sguardo, colto nella sua dimensione psicanalitica. Si tratta di un’accurata anamnesi del dispositivo cinematografico, cui una messa in crisi della retorica hollywoodiana non è estranea. La terza fase è quella che vede Tscherkassky alle prese con materiale ritrovato e rielaborato: metri di pellicola già filmata, found footage. Questa fase definisce la sua gloriosa “Trilogia in Cinemascope”. Qui a Bologna Tscherkassky ha scelto di presentare due programmi che riassumono perfettamente la sua filmografia. Magnifici excursus voyeuristici che virano in furiosa astrattezza (Urlaubsfilm – 1983); Liebesfilm (1982) ironica divagazione su un bacio (cliché hollywoodiano) perennemente differito e complicato dalla velocità variabile di scorrimento della pellicola. Oppure Shot-Countershot (1987), brevissima riflessione che entra nel cuore del campo-controcampo, figura portata al suo massimo splendore da Hollywood. Fino ad arrivare a Outer Space (1999), basato su footage di un horror degli anni ’80 (The Entity, di Sidney J. Furie). Qui, il lavoro di rifilmaggio di Tscherkassky, il suo lavoro sui dettagli del fotogramma in Cinemascope, l’esposizione delle perforazioni, le sovrimpressioni, l’effetto flicker, trasformano la sequenza recitata da una giovanissima Barbara Hershey in un delirio lucido dove ogni cosa esplode in un delirio pellicolare. Outer Space è forse il film più premiato ai festival. Un capolavoro. Ci piace ricordare Happy End (1996), magnifica dissezione di rituali festivi: quelli di una coppia a tavola, senza dimenticare il suo ultimo film, realizzato ancora in Cinemascope (Instructions for a Light and Sound Machine – 2005). Qui lo spaghetti western è esposto nella sua dimensione più epica, trasformandosi in una tragedia greca: un mosaico di dettagli isolati, oppure compressi nello spazio vertiginoso della sovrimpressione. Lo sguardo, i corpi e il loro scorrimento, la luce, la materia: i film di Peter Tscherkassky sono una costante riflessione sulle possibilità del cinema. Un breve trattato sulle immagini mobili.

Rinaldo Censi

*

5 maggio, ore 20

Urlaubsfilm
1983, 16mm (S 8 blow up), 9’

Liebesfilm
1982, 16mm (S 8 blow up), 8’

Tabula rasa
1987/89, 16mm (S 8 blow up), 17’

Parallel Space: Inter-View
1992, 16mm, 18’

nachtstuck
2006, 1’

Dream Work
2001, 35mm CinemaScope, 11’

al termine incontro con Peter Tscherkassky

*

6 maggio, ore 20

Freeze Frame
1983, 16mm (S 8 blow up), 10’

Happy-End
1996, 35mm (S 8 blow up), 11’

Shot-Countershot
1987, 16mm (S 8 blow up), 1’

Manufraktur
1985, 35mm, 3’

Get Ready
(Viennale ‘99-Trailer), 1999, 35mm CinemaScope, 1’

L’Arrivée
1997/98, 35mm CinemaScope, 2’

Outer Space
1999, 35mm CinemaScope, 10’

Instructions for a Light and Sound Machine
2005, 35mm CinemaScope, 17’

*

Cinema Lumière
via Azzo Gardino 65b, Bologna

biglietteria: prezzi del Cinema Lumière; riduzione speciale studenti DAMS: € 1,50

info: t. +39 051 2195311

3 COMMENTS

  1. Grazie a Andrea per il post e a Orsola. E’ un universo strano, sfuocato.
    La pellicula trema con vista incerta.
    Ho l’impressione di entrare in un mondo interiore ferito, intagliato, al confine di una realtà in frammenti.
    Non so spiegare perché le donne sono viste di spalle: vulnerabilità? impressione di sogno? Capelli oggetti di fantasma?

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Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010) e le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.