A Gamba Tesa: se questa è una donna!

di
Francesco Forlani

Tanto lo so che pensi, quello che non vorresti pensare e ti attanaglia la mente, ti fa mio prigioniero. Non sono quella con la maglia a righe, tarchiata, corta e male incavata, e nemmeno quell’altra che sbiascica ingiure e maledizioni come una preghiera da tre milioni – tre- di bestemmie. C’ho la maglia rosa, io, come i ciclisti, come le femmine; quella che all’inizio del reportage non parla, annuisce soltanto. E so anche che ti stai domandando come mai ti stia parlando così, nella tua lingua, quella dei pensieri nobili, la lingua dei “molti” diceva Dante, no?
“Ma che dico? Tanto lo so che quando mi hai visto per la prima volta alla televisione – come se non sapessi che quelli come te, il televisore non ce l’hanno, cioè ce l’hanno ma lo chiamano rete, come quando noi si diceva la prima rete…- hai pensato al tedesco. Lumpenproletariat. Si dice così? Sottoproletariato, “carne” eterna da macello,… plebaglia ,cani bastonati”, “feccia della società”, lazzaroni. Chiavica. Pardon. Insomma “rifiuti”, immondizia altro che fiore del proletariato. Insomma con noi non puoi farci niente, questo lo capisci? Una rivoluzione poi…
Certo che ho gridato fuori, fuori, e ci mancherebbe pure che quegli zingari se ne stessero dentro. Che poi dentro non ci stiamo nemmeno noi, convieni? E ti fa comodo pensare a noi, anzi sono proprio io colei che ti ci ha fatto pensare, come alle anime dannate dell’Inferno, insomma altro da te che invece sei nobile e hai nobili pensieri. Ma noi, io non sono nemmeno quello, e lo sai.
E allora tiri in ballo Pasolini, l’amore che lui aveva per i “popolani” come noi, solo che lui con i popolani ci divideva il piatto, la vita, non tu che, se potessi, alla zingarella che ti strattona, ci daresti un pugno in faccia.
Noi non apparteniamo neppure a quella aristocrazia, a quella preistoria, caro, e questo tu lo sai. Io sono un tumore, lo capisci, un’escrescenza della tua buona coscienza, della tua “istanza” e allora, tienimi con te, portami a spasso con i tuoi pensieri, fa’ pure finta che io non esista, in fondo cosa vuoi che sia una malattia! Tanto lo sai, che se mi estirpi, muori.

34 COMMENTS

  1. Grazie per questi flash che ci aiutano a capire dal vivo che c’è un problema, se vogliamo andare avanti però, occorre pensare e capire due o tre cose ancora che nessuno vuole dire o analizzare. Esempio, cosa desidererebbero per la propria vita i rom, o i sinti, o le altre popolazioni nomadi o non più tanto nomadi, quale “inserimento” nella società vorrebbero veramente, vorrebbero una casa o vorrebbero piuttosto dei luoghi ben attrezzati dove vivere in maniera temporanea in modo da potersi spostare a piacimento? Io non ho capito nulla di queste cose, ma nessuno ne parla; se questo si capisse si avrebbe almeno una direzione per risolvere un problema.

  2. Bisogna proprio che mi facciate intervenire: ne va di tutti noi.
    A mio parere modesto non ‘c’è una soluzione praticabile, e, prima o poi – se il nostro Presidente della Repubblica, servendosi delle Istituzioni Democratiche, di cui dispone, pienamente e di diritto, non ferma il novello Duce e i suoi scherani che bivaccano in Parlamento – verranno riaperti i ‘campi’.
    Perché l’unica soluzione – quella giusta – non è praticabile: quella di seguire le indicazioni che ci provengono dai maggiori pensatori del nostro mondo per ovviare all’attuale crisi: decrescita, economia sostenibile, ecologia…
    Dovremmo, per questo, diventare ruma, zingari.
    Noi, diventare come loro, che vivono nel modo goiusto.
    Vivessimo anche in un palazzo incantato e avessimo un reddito di milioni di euro.
    Si può fare!

  3. Per la prima volta ho visto un pogrom in quasi-“diretta”.
    Se cercate su YouTube le keywords “Napoli”, “Zingari”, “Ponticelli” (il quartiere periferico dove, pare, ci sia stato un tentato rapimento di una bambina da parte di una giovane rom) troverete una sfilza di video che mostrano assalti, incitamenti alla violenza, gente compiaciuta che osserva i campi bruciare, applausi.
    Anche i titoli sono eloquenti: “Gente di Ponticelli vs. Zingari”; “Ponticelli is Burning”, “Napoli si ribella”.
    Miserabili contro altri miserabili. Proprio come in Sudafrica.

    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
    (Bertolt Brecht)

  4. la donna-tumore.
    gente di cui non possiamo fare a meno, perché – secondo forlani – ci serve per auto-identificarci almeno come diversi da loro.
    come portatori di istanze di civiltà, tolleranza, convivenza civile, eccetera.
    è questo il tema?
    se è questo – ma non ne sono sicuro – la tragedia non sono gli assalti ai campi e manco le misure repressivo-carcerarie del governo emesse a ventaglio in un’unica giaculatoria: pene più severe per tutti e per tutto.
    (pene, cioè punizioni: minaccia tipica dell’esercizio dell’autorità).
    la tragedia sarebbero quelli, come me, che non trovano parole, che restano muti, che possono dire solo non sono d’accordo, non sono come loro, non voglio tutto questo.
    ma solo la mente lo dice, perché da qualche altra parte del mio corpo, non so quale, sento un lieve fremito di approvazione: la mia salma morale prova lievi brividi di ferocia.
    (chi non si riconosce nemmeno un’infinitesima particella di approvazione scagli la prima eccetera.)

  5. carissimo tash
    quello che tu chiami silenzio io l’ho definito pensiero. Il “cattivo pensiero” Nel back office di Nazione Indiana se ne stavano tre video dello stesso tenore di quello che ho messo nel post, come un rimosso. Dovevo trattare quei materiali… La prima reazione avuta guardando quei volti, quella barbarie – il fumo che si alzava lento dalla città zingara assediata- era stata di dolore. Perché il vero dolore è l’assenza di speranza. Poi man mano che passava il tempo e cercavo una soluzione, una via d’uscita a quel pensiero- silenzio, si profilava una pista di riconquista della parola. Dovevo incarnarmi nella barbarie e dall’interno modificare il flusso di parole, ovvero anticiparle. Non tanto spiegarne le ragioni- perché ragioni non ci sono- ma liberare la voce. Quando ho scritto “la cosa” ho provato una vera sofferenza e insieme una liberazione. Non tanto perché ammettessi la mia stupidità, inadeguatezza, ma perché riconoscevo alla barbarie il diritto di esistere. La ferocia di cui parli non mi serviva e l’unico modo per disinnescarla era un sentimento più devastante, ovvero, quello dell’appartenenza alla ferocia. Raccontare sì la ferocia, ma dalla sua parte
    effeffe

  6. sparz
    nessuno parla di queste cose, di cosa vorrebbero gli zingari (e ricordiamo che parlare di zingari è quantomeno un modo generico di parlarne) perché nessuno chiede loro da decenni cosa vogliano. pochi giorni fa ho sentito il sindaco alemanno chiedere a uno zingaro, Ma se vi dessimo una casa voi ci andreste ad abitare? E lui indovina cosa ha risposto? Ma ceeeerto!

    le ultime leggi rivolte agli zingari sono quelle che regolamentavano l’allestimento dei campi. leggi disattese, ovviamente.

    il problema è che lo zingaro è un cittadino italiano (non tutti certo) NON BUONO DA PENSARE.

  7. aggiungo
    la discriminazione verso gli zingari è vecchia cosa, è storia (persecuzione, campi di concentramento, pogrom, caccia all’uomo, legislazione, bandi) e la prevenzione trasversale, non solo imputabile a una sola parte della società civile, politica e culturale. gli zingari sono il popolo degli interstizi per motivi storici, da alcuni secoli (prima erano stanziali), e tale rimangono, perché nessuno si è mai preoccupato di affrontare il problema.

  8. ehi Melpunk
    sono andato sul tuo blog, sempre illuminante, e ho letto il tuo post. Che dire. Eloquente? Vero e dunque rassicurante? Voglio dire per la ragione e le ragioni che documentano bene da dove nasca il disagio verso gli zingari. Ma del disagio che si prova di fronte alla crudeltà di chi appicca il fuoco quale categoria applicare, quale ragione trovare?
    effeffe

  9. effeffe
    il disagio lo puoi spiegare in vari modi.
    il disagio della contemplazione della violenza. la violenza “bestiale”, sensa pensiero, la violenza del poveraccio sul poveraccio. il subalterno sul subalterno, per ricordare de martino.

    ma anche: la violenza che ci ricorda che anche in noi dormicchia la violenza, sonnecchia l’istinto d’aggressione, rapido, acritico, di pancia.

    sonnecchia in noi, e qui intendo nella nostra società, l’istinto di “difenderci”, la chiusura verso l’Altro, il barbaros, l’estraneo, l’Impensabile, il Minaccioso, il Diverso.

    Credo che anche ammettendo questi istinti, che sono di ogni società, osservandoli da fuori si possa fare un piccolo passo.

    La Paura di ciò che viene da Fuori

  10. Sì, la rivolta contro i rom è scoppiata perchè una zingarella ha entato di rapire una bimba. Ma ha sbagliato bimba, era la nipote di un malavitoso. Altrimenti tutto questo non sarebbe successo. A Ponticelli i clan ( i Sarno, in particolare ) regnano totalmente incontrastati. Da lì è partito l’ordine di stile camorristico: veloce, impacabile, senza appello. Campi bruciati, rom in fuga. Per fortuna non c’è scappato il morto. Ma la fortuna a ben vedere c’entra poco, è sempre una strategia.
    Poche settimane prima, sempre a Napoli, la polizia ha arrestato un rom che picchiava un bambino colpevole di non saper chiedere l’elemosina.
    E di bambini rom che chiedono l’elemosina Napoli, come il resto d’Italia ne è piena.
    Davanti a questi due episodi ( giustizia camorristica a parte ) mi chiedo come si fa a non condividere quel “live fremito d’approvazione” di Pecoraro? E io lo dico senza vergognarmene, convinto come sono che i diritti dell’infanzia vanno difesi a prescindere dalla condizione di chi li lede, sia egli un capitalista di stato cinese o un rom povero in canna.
    Qeulla bambina che stava per essere rapita avrebbe fatto la fine di quel bambino picchiato per scarso rendimento. E niente al mondo mi fa giustificare, nemmeno per un istante, quelle due bestie, giovani o vecchie che fossero, che stavano commettendo quelle infamie. Non sono semplici reati da punire, ancorchè socialmente temibili come una rapina in villa o lo sfruttamento di giovani prostiutute, sono vere e proprie carognate davanti alle quali non regge alcun alibi.
    E allora, come dice nel primo post Sparz, cerchiamo di caprici qualcosa: per sopravvivere si rapiscono o si picchiano bambini?
    Cosa vogliono i rom?

  11. bruno
    i rom sopravvivono da secoli: rubando, mandando bambini a mendicare e oggi aitando traffici. da sempre. oltre che da sempre hanno fatto i fabbri, i calderari, i giostrai ecc ecc. oggi sono delinquenti, elemosinanti e rubanti.

    il fatto è che per te è più facile detestare un rom per quello che fa, ti balza all’occhio più facilemtne, è più facile avere schifo per lui o ripugnanza che qualsiasi altra classe di malvivente, rapente o rubante. tu giudichi un rom prima di essere rom, forse. dico tu, dico noi, naturalmente.

    credo che la ripugnanza di un atto non giustifichi altrettanta ripugnanza nel reagire.

    sempre perchè un fenomeno non si deve giudicare ma capire. da quanto so in tutto il mondo c’è gente che i bambini li smonta per vendere gli organi o li fa lavorare tutto il giorno in fabbrica, chi segrega donne per la prostituzione, chi ruba e uccide uscendo ogni giorno da favelas, slum o bidonville di ogni parallelo e meridiano. è come dire che i brasiliani sono delle bestie immonde perchè molti di loro uccidono e derubano ogni giorno

  12. in altri termini: gli zingari sono un problema troppo a lungo eluso, evitato e “rimosso” col pensiero e con le ruspe. il bubbone c’è sempre stato, ma per la gente esplode solo quando accade un fatto “straordinario”.

  13. Il vero problema del brivido di ferocia per la colpa individuale di un singolo è che, in questi casi, esso brivido scatta sempre estendosi a tutta la comunità sia etnica, o religiosa, o altro, a cui il colpevole appartiene.
    Il rogo coinvolge anche chi i propri bambini non li maltratta, ma li manda a scuola e cerca un varco di integrazione.
    A me viene sempre per natura di pensare a loro.

    Come sottofondo provocatorio del video metterei la Chanson Bohéme di Carmen di Bizet, così, per richiamare quella visione forse ottocentesca, romantica, folkloristica degli zingari, ma in un certo senso rispettosa della loro cultura, contrapposta a torce e forconi.

    [quando l’anziano violinista Rom sul corso mi balla intorno suonando le sue antiche melodie pentatoniche, non me ne importa un fico secco che lo faccia perchè sa che gli do il mio solito un euro, mi da un attimo di felicità unico fra i ben vestiti della vasca dello struscio pomeridiano]

    ,\\’

  14. il problema è che una società non può far finta di dimenticare un pezzetto del suo tessuto per poi decidere di rimuoverlo o bruciarlo. anche dico anche perchè quel pezzetto è fatto anche dico anche da bambini

  15. Almukawama:

    ‘E fravecature settentrionali schifano a tutti i meridionali
    ca po’ loro schifano ‘e senegalesi che schifano zingari e marrucchini, o’ marrucchino schifa o’ cinese ca nun ce ne vò cù polacchi e albanesi ca nun ce ne vonno cù serbi e croati ca po’ già se schifano uno cu n’ato, o’ spacciatore cò disoccupato, o’ fravecatore cu l’impiegato, chi tene a’ puteca cu l’ambulante, o’ pensionato cò rappresentante, o’ vigile urbano cù chi tene o’ cane, o’ malavitoso cò disadattato, sta chi tene poco e chi nun tene niente e fanno a chi è chiù malamente…

  16. Porticelli: paura e rabbia
    Liberare le voci

    Cielo antracite-terreno disperato-lembo di terra squallida (simile a tante periferie )
    Il calore solo, il dolore solo, il dolore schiacciante del cielo, l’immagino.
    Le donne – con il viso stremato-corpi pesanti-corpi modellati dalla miseria-occhi abituati a lottare.
    Le voci arrochite-venute della violenza antica e di tragedia, voci di polverone e del sirocco-voci della patri povertà.
    Una ragazza dai capelli neri e lunghi, volto fino e duro, di lupa- ho paura- è il mio-riconosco il volto selvatico che ho a volte nell’amore o nel dolore-
    è mio, se ero nata a Porticelli, con speranza morta.
    Non la vedo, ma mi assomiglia, è la donna rom che sfugge sotto gli insulti e gli sputi, spaventata, è la mia paura che riconosco, se ero nata in un campo.

    Effeffe, tu hai scritto un testo coraggioso, che dà voce alla ferocità, la voce in quale si trova un essere più miserabile a persecutare, quando speranza è morta. L’hai scritto nel dolore, perché hai dovuto uscire della tua anima.

    Se ero nata in un campo fatto di fango, di capanni di lamiere, all’ultimo della terra
    Se reo nata in un palazzo di Porticelli alla frontiera di un paese dimenticato, trascurato.

  17. speriamo solo che il cancro italiano non si diffonda nel resto del continente. Magari una bella crisi economica interna potrebbe limitare i danni (per il resto dell’ europa)

  18. per meglio chiarire il post precedente: spetta a un italiano, l’ europarlamentare luca romagnoli, l’ idea di costruire uno stato etnico per i ROM.
    Un’ idea simile l’ avevano avuta sessant’ anni fa i nazisti, che avevano scelto il madagascar per gli ebrei…

  19. Non so se l’avete notato: povera Napoli!
    Quando ci sono le immondizie, non ci sono gli zingari. Quando non ci sono gli zingari, non ci sono le immondizie.
    C’è da sperare solo in un piccolo miglioramento: la camera a gas per tutti i giornalisti. Tutti.

  20. (non so cosa è successo: ciò che avevo inviato non è quello che è comparso qui sopra)

    Non so se l’avete notato: povera Napoli!
    Quando ci sono le immondizie, non ci sono gli zingari:
    Qundo ci sono gli zingari, non ci sono le immondizie.
    C’è da sperare solo in un piccolo miglioramento:
    no! non eliminando la maglia rosa: in fondo anche le ultime saranno prime, come promesso.
    Ma: la camera a gas per tutti i giornalisti. Tutti.

  21. monom le camere a gas lasciale alla storia, credimi, che se ne sente ancora l’odore. Per quanto riguarda i giornalisti poi non credo esista “il giornalista” ideal tipo che valga come modello per la categoria. Per ogni giornalista rappresentato splendidamente da Pasolini nella ricotta qui:
    http://www.youtube.com/watch?v=5Rh5d8AxvrM

    ci sono altri come Rosaria Capacchione che fanno un lavoro sul campo oltre che necessario, vitale. Però ti assicuro che al di là dell’occhio di bue che accompagna le telecamere all’inferno c’è l’inferno, quand meme
    effeffe

  22. Basta indirizzare l’odio verso una determinata categoria, trovare il capro espiatorio, aspettare naturalmente che si raduni una folla, solitamente di poco maggiore nel numero rispetto a chi si vuol cacciare via o si vuole attaccare. Il resto vien da sè, schiamazzi, grida da mercato del pesce, insulti… Pasolini magari ci conviveva con i popolani, ma quelli mica sono popolani, o forse lo sono, ma lo sono nel peggiore dei modi. Saba fra le puttane e i bestemmiatori dei bassifondi riusciva ad intravedere una purezza, che non riesco a vedere in quella cricca di persone.

    Concepisco l’odio, la violenza e la paura in chi subisce il torto, il misfatto, il crimine. La madre avrebbe fatto anche bene a schiaffeggiare quella donna che tentava di rapirle la bambina. Il resto è solo paesaggio che si unisce urlando e sbraitando contro un nemico di comodo in un linguaggio/linciaggio che neppure loro comprendono…

    Potrebbero trovare un unico responsabile o una categoria responsabile del problema rifiuti che sommerge Napoli e poi mettersi il cuore in pace…

    Ho visto qualcuno bloccare un’ambulanza con cassonetti dell’immondizia…

    Dalle immagini che giungono da Napoli risulta difficile distinguere un campo nomadi da una via qualsiasi di Napoli. Almeno nei servizi in TV sui campi rom qualche ratto, qualche pantegana spunta ogni tanto, ma strano che in tutti quei cumuli di immondizia non se ne vedano. Forse non li avrò notati…

    Questa e l’Italia, questi sono gli Italiani?
    Beh, la cosa non è rassicurante.

  23. Beh : i “campi” per i giornalisti.
    Non credo che fare satira “cattiva”, non serva, malgrado tutto, a turbare ancora qualche coscienza.
    Dopotutto Luttazzi, per farsi ascoltare ha dovuto imitare Ezechiele.
    -Perchè hai inghiottito tanta merda?
    -Per indicare l’infinito agli altri.

    Ringrazio vivamente ff per il pezzo – bellissimo – di Pasolini. Che non amo come scrittore, la cui ideologia disprezzo, ma che come manipolatore di immagini è un vero genio.

    Costretto, dilungo il mio discorso.
    La categoria dei giornalisti, tutti i giornalisti – da bruciare – è il problema di come oggi viene formata non tanto la pubblica opinione, che non esiste più, ma la visione del mondo dei più.
    Una massa casuale di operatori, per lo più ignoranti, che redige servizi a secondo delle più strampalate intenzioni e mentalità e ideologie, di poi accorpate, condensate in una confezione dai più tetragoni servitori e leccaculi dei padroni che mai siano esistiti: i direttori di giornali cartecei e televisivi.
    Il 95% dei nostri ignoranti compatrioti – compresa la pantera rosa e la bellisssima pantera nera di Ponticelli – questo manducano nella loro fantasia.
    E chiedono, fieri, allora, di esistere, se chi li riprende sia un giornalista (della teleisione).
    Che poi la gente debba campare o che ci siano giornalisti bravi e onesti non conta niente. Nell’esercito hitleriano era la stessa cosa.

    E’ vero che oltre l’occhio di bue c’è quello che c’è, ma io ho avuto, al liceo, una grande insegnante, la quale, con le prime lezioni, ci insegnò a difenderci contro la “truffa dell’oggettività”.

    La parola d’ordine potrebbe essere questa: datemi un telegiornale e trasformerò ogni più felice mondo in un inferno.

  24. “cos’è la poesia che non salva i popoli nè le persone?” (prefazione a Salvezza 1945 Czeslaw Milosz)

    a.d.2008 impera il principio “mors tua vita mea”

    con la poesia non si ferma il fuoco la gramigna l’ipotermia il periferico dolore la transumanza il pensiero rettilineo l’appartenenza ad una indefinità civiltà la morte data per crudeli mani zampe ali pinne
    con la poesia non si può vietare il vento smettere un lutto ereditare la terra imprigionare il sole aggiungere acqua al mare
    con la poesia si può rispondere presente all’assenza di una speranza liberare le parole dalla gabbia guardare da più lati avere sei sensi devastare e ricostruire cercare una via d’uscita anche secondaria dare voce al silenzio scrivere versi sull’uomo
    c.v.

  25. Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
    (Bertolt Brecht)

    Mi sono imbattuto in questa frase anche oggi, ma è stata attribuita ad un’altra persona:Martin Niemöller.

    Qualcuno ne sa qualcosa di più?

  26. C’è il pericolo di un nuovo razzismo in Italia? A Roma due neonazisti hanno picchiato un barista del Bangladesh.
    “L’Italia non è un paese razzista. Episodi di questo tipo talvolta sono alimentati dai delitti commessi dai clandestini. Nomadi che rapiscono neonati, violenze sessuali dei rumeni, incidenti stradali provocati da extracomunitari che finiscono pure in tv. Il pacchetto cerca di evitare reazioni che sono ovviamente da condannare. E che hanno a che fare con miti e subculture del passato che vanno combattute oltre che col codice anche sul piano culturale”

    Tratto da Repubblica.it (Intervista a R.Maroni, ministro degli interni)

    ?
    ?
    ?

  27. Ad ANTAO:

    Prima vennero per gli ebrei e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
    Poi vennero per i comunisti e io non dissi nulla perché non ero comunista.
    Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
    Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.

    (Martin Niemoeller)
    _______

    «Quando Hitler andò al potere, i primi che andò a prendere furono sindacalisti, comunisti e socialisti. Ma io non ero né sindacalista, né comunista, né socialista e quindi dissi: “Che me ne frega?”. Poi mandò a prendere i cristiani, protestanti e cattolici e io non ero né protestante né cattolico e dissi: “Che me ne frega?”. Quando andarono a prendere gli ebrei dissi: “Ma io non sono mica ebreo e quindi perché mai mi dovrebbero detestare?”. Il risultato fu che quando vennero a prendere me non c’era più nessuno che potesse protestare per la mia cattura».

    (Henrich Böll)

    __________

    Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare…

    (Bertold Brecht)

  28. Per fortuna la popolazione italiana invecchia e muore. tra i giovani virgulti italici si fanno più strisce di coca che figli, giustamente. Tra una decina di anni gli italiani dovranno mandarci degli extracomunitari, a “prendere” gli extracomunitari. sempre che non se ne siano andati anche loro in paesi più civili, abbandonando questa nave che fa acqua da tutte le parti…

  29. quando andarono a prendere Biondillo trovarono me e franz
    (eravamo a pranzo da lui e dalla di lui consorte)
    effeffe

  30. La nave non prende acqua da tutte le parti. Ieri a Cannes premi a Gomorra e a Il Divo: il cinema italiano è in piena vitalità nel suo impegno coraggioso. Ho ascoltato Le masque et la plume su France inter, è una trasmissione sulla critica del cinema, tutti hanno celebrato il vigore della della denuncia, l’ammirazione per un cinema che riprende i sue lettere di nobiltà, la forza di verità.
    E sono contenta anche per la palma d’oro, perché parla della scuola, cio che mostra che la questione dell’educazione appassiona, una luce di esperanza.

  31. il premio a gomorra meritatissimo, il divo andrò a vederlo al più presto, l’ anno scorso se non sbaglio vinse la palma d’ oro un regista rumeno, cristian Mungiu…
    Comunque la barca fa acqua, secondo il mio umile parere, sopratutto quella dei clandestini africani che fra un pò verranno speronati come ai tempi della Kates Y rades e i sopravvissuti rinchiusi a vita nei CPT.
    e per finire una notizia sulla crudeltà dei rumeni che magari a qualcuno è sfuggita:

    http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/05_Maggio/23/anziana_schiavizza_rumena.shtml

Comments are closed.

articoli correlati

Mots-clés__Montessori

Montessori di Francesco Forlani Vasco Rossi, Asilo Republic -> qui ___ https://www.youtube.com/watch?v=E2pWbYaTc_o ___ Da L.-F. Céline, La bella rogna, trad. Giovanni  Raboni e Daniele Gorret, Milano, Guanda, 1982 Tutto...

Comunisti dandy: le retour

  Moda uomo, “classica”come la vanità maschile Nell’inserto che La Provincia di Como ha dedicato alle recenti sfilate della moda uomo...

Overbooking: Titti Marrone

Nota di lettura di Francesco Forlani al romanzo La donna capovolta di Titti Marrone Dei libri mi piace cogliere i segni che sono...

Il postino di Mozzi

brani di Guglielmo Fernando Castanar (in corsivo) e Arianna Destito Cominciai questo lavoro di raccolta dopo il terzo o il...

Penultimi ( note fuori dal coro )

    Nota (continua) di Francesco Forlani     I Può capitare alla fine dei corsi quando mi aggiro tra i banchi vuoti, di ritrovare dei tappi di penne righelli...

NApolinaire Sud n°18- Editoriale + Pasquale Panella

Editoriale effeffe   Diciotto   18 Novembre. Una data importante per noi ex allievi della Nunziatella. Anniversario della nascita del Real Collegio, anno...
francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017