da Sud 11- Peter Handke


Immagine di Roberta Della Volpe.

Autoritratto di soliloqui automatici
(APRILE – NOVEMBRE 2006)

di Peter Handke

traduzione di Stefano Zangrando

«Sono io quel che cammina?»

«Qui scorre l’acqua – che ci starei a fare altrove?» (in riva alla Morava, Ćuprija, aprile 2006)

«Non sono così male come sono»

«Stanco, sono. E perché sono stanco?»

«Lo spirito aleggia dove vuole? Lo spirito aleggia se è il caso» (3 maggio, Porchefontaine)

«Ah, poter disegnare quelle due farfalle, come danzano intrecciandosi nell’aria e paiono in tre!»

«Guardo troppo poco? Guardo troppo poco in alto»

«Presto sarò morto. – È da tanto che lo dico»

«Lì, quel mucchio d’infanti nell’erba alta: ecco gli uomini!»

«Belli, gli inganni dei sensi!»

«Andar musicalmente»

«Ecco il libro!»

«Ah, mia pena!» (vocativo dell’amante)

«Io non sono come sono» (9 maggio)

«È così semplice essere nel bosco!»

«Troppo poco apprezzo!»

«In realtà tutto è dolore»

«Piano, con calma!» (come vuole invecchiare mio fratello: «piano, con calma»)

«Più bello non può essere» (camminando con tristezza sotto alberi fruscianti)

«Mio Dio, quante strade» (14 maggio, Porchefontaine)

«‘Cielo!’ pensò, e morì»

«Ognuno va diverso»

«E poi?» (15 maggio)

«Calmo! Calmo! – Ma non serve a niente…»

«Verde, salve!»

«Che piccoli!» (indumenti da bambino stesi ad asciugare in un giardino domestico)

«E voi due?» (alla coppia di piccioni grigioneri sul sentiero grigionero)

«Sempre la solitudine non ti vizierà» (26 maggio)

«Guarda, che nessuno!» (nel bosco, da solo)

«Eccolo che saltella di nuovo!» (al passaggio dell’idiota locale di mattina presto)

«Chi legge, scrive»

«Giusto!» (alla gatta che balza sul recinto)

«E domani di nuovo non è un giorno» (1 giugno)

«Sbaglia presto chi dovrà diventare un maestro»

«Guarda, ingiusto!»

«Guardo troppo poco» (23 giugno)

«Sì, madre!»

«Quanta tristezza» (di fronte ai passanti)

«Sei tu!» (al libro)

«Così vecchio e ancora così impaziente»

«Dio, il tempo»

«Gentaglia della domenica!»

«Madre, ti faccio vergognare?»

«Se sono cattivo, non ha senso alcuno» (25 giugno)

«Pace? Altrove»

«Allora, voi due?» (alla coppia di gazze nella grondaia)

«Appena si sbaglia, si è stesi»

«Credo che non tornerò più indietro»

«Perché oggi sono così scontento? – Ma non lo sono affatto»

«Non si sa mai. – Sì, anche quando si sa, non si sa mai»

«E così anche stavolta sono tornato a casa vivo» (5 luglio)

«O fare in modo radicale, o in modo radicale non far niente!»

«Adesso si legge!»

«Feeling of no return»

«Bene così!» (davanti a due che si salutano baciandosi sulla bocca)

«Cuore, picchio della malinconia!»

«Sono troppo poco ingegnere!» (12 luglio)

«Nessuno viene a nessuno» (per Antonio Porchia)

«Sessantatre anni d’impazienza» (in aereo)

«Adesso può salvarmi solo uno sconosciuto»

«Oh, questa solitudine! Oh, questa realtà!»

«Camere abbandonate ne esistono ancora?»

«A ognuno tocca la sua parte di oblio» (18 luglio, Etang des Écrevisses)

«Non pensare così tanto quando pensi»

«Non un solo barlume oggi!»

«Sei anche morto di fame» (al ragno morto disseccato nella propria rete)

«Lascia fare al tempo!» (22 luglio)

«Non devi uccidere»

«Sono ancora qui?»

«Ve la passate bene» (alle rondini in alto nel cielo)

«E tu?» (alla malva in fiore)

«Finalmente un peso» (ritirando due pacchetti alla posta)

«Corri al posto delle gazze» (nel bosco)

«La mia terra» (sguardo sul cimitero locale, visto dalla savana)

«Riuscire a passare l’estate!»

«Da dov’è che vieni?» (alla cinciallegra in piena estate)

«Dove sono oggi le rondini?»

«Il nord è sempre il nord»

«Accidenti, eccolo!» (levando lo sguardo dal giornale alle donne che passano)

«Oggi l’ho meritata amara» (27 luglio)

«Lascia! Tornerà a rinverdire»

«Sei così inestraneo. Mi sei del tutto estraneo»

«Ma niente musica!»

«Fatti vedere per una volta, falco, anziché sempre solo stridere!»

«E adesso?»

«Non scordarti di guardare»

«Ci vedo ancora»

«Com’è buffo il tuo saltellare» (alla gazza sul sentiero)

«Black is black e adesso è adesso» (30 luglio)

«Far l’amore? Guardar visi!» (2 agosto)

«Sta’ zitto!» (a me stesso, anche se non dicevo né pensavo alcunché)

«Sempre commosso!» (di fronte al libro e al mondo)

«Eccolo!» (davanti alle spine di acacia)

«Un neonato!» (alla vista di una nocciola biancofresca dopo averne rotto il guscio)

«È un errore poter mostrare qualcosa a qualcuno»

«Eccoli!» (gente nell’autobus in corsa, 9 agosto)

«Studia i tuoi commiati!»

«Il dubbio mi ha di nuovo, finalmente»

«Tutti se la passano ormai sempre alla grande – e a un tratto la fine del mondo» (in aereo)

«Amore falso! E dov’è quello vero?» (Goriška Brda, 13 agosto)

«Non si può riconoscere niente»

«Non pensar niente!» (al frusciare del tiglio nel cortile della Garbergasse, Vienna 6)

«Inculcati il celeste, inculcati il tempo che c’è»

«Presto si potrà sperare nell’autunno» (17 agosto, Salisburgo, Arenbergstraße)

«Non mi toccare!» (al non-mi-toccare tra le mie dita)

«Meta, fatti più in là!»

«Tornerò mai a casa?» (aeroporto di Francoforte)

«Non fare come se fossi salvo!» (Pont Mirabeau, 19 agosto)

«La colpa rimane»

«È così!» (al mormorare degli alberi)

«In realtà il cuore ti si dovrebbe spezzare ogni giorno»

«Chi spartisce i miei tesori?»

«Di che ti preoccupi? Puoi andare!»

«La preoccupazione ha il diavolo in corpo»

«Guarda, il sole!»

«Viaggiare fa male» (prima del decollo per Chicago, 22 agosto)

«In ogni modo sono perduto» (davanti al…)

«Da qualche parte deve pur esserci una donna distinta!» (in aereo verso Chicago)

«Sono abietto? Lo sono?» (sull’Atlantico)

«Non si ha diritto alla vista dall’alto» (gli iceberg giù in basso tra Groenlandia e Terranova)

«Smettila di sapere!» (Chicago, 23 agosto)

«Chi non corre è fuori gioco» (vedendo i corridori sul lago Michigan)

«Quanti corridori – non meraviglia che non legga più nessuno» (podismo sul lago Michigan)

«Bada, bada! Bada e guarda, guarda e bada!»

«Quante volte sono già stato così al vento, nella notte» (davanti al Drake Hotel, Chicago)

«Non deve mica ribollire continuamente, il tuo amore» (durante il turbolentissimo volo Chicago – Detroit, 24 agosto)

«Dalla paura non può nascere niente» (Pasadena Street, Detroit, 25 agosto)

«Gioia, dove sei?»

«Se non altro per terra c’è un fermaglio per capelli» (Jefferson Street, Detroit)

«Un paese dev’essere edificante»

«Quiete, il potere del cielo» (di ritorno a Chicago)

«Tutto quel che dona vita!» (le striature mattutine sul lago Michigan, le scie di chiglie e prore senza chiglie e senza prore)

«Un dono poter contemplare il cielo malgrado tutto»

«Corridori, salutatemi!» (e già uno con berretto e occhiali spessi salutava, un gran cenno del capo)

«Non ho musica in me. E non voglio musica in me. Intesi»

«Guarda – poi tutto andrà bene»

«Che spavento asside in me, e asside, e asside» (27 agosto)

«Posso farlo»

«Quiete, dove sei?»

«Perché non sono andato a messa, stronzo che sono?» (alla vista del prete che congeda la gente sulla porta della propria chiesa, Michigan Avenue)

«Sono qui» (al ritorno nel mio giardino e in casa, 28 agosto)

«Da certi viaggi non si torna più indietro» (cimitero)

«Ibn Arabi vive» (31 agosto)

«Mi si dona troppo»

«No, per carità!» (nel momento di voler ascoltare musica)

«Bella miseria» (alla vista della gonna logora)

«Sarà un vento, e io non sarò più»

«Cercatore, hai perso il cielo. Cercatore, per il cielo sei perso»

«Questo è rinverdire!» (sulla gran radura, in mezzo a un forte vento)

«Ma niente televisione! (4 settembre)

«Bisogna guardare in grande»

«È il 4 settembre, e sono vivo»

«Voi avete i vostri problemi. E io? Non ne ho»

«Mi aggiro troppo poco nei miei pressi»

«Un secondo è lungo»

«Non capisco la mia vita»

«Adesso so perché sono qui» (lo stridio dei grilli entrando nei boschi)

«È giusto essere nella zona di confine?»

«Più coscienza di sé nel collezionare!»

«È tutto così friabile»

«Raccogliere un po’ fa bene» (9 settembre)

«Mi sono purificato in te» (via del Verde, Zelena Pot)

«Non c’è da vergognarsi a lavare le stoviglie»

«Leggo ancora troppo in fretta»

«Io, amante dell’amaro» (masticando sorbe)

«Ah, segreto!» (all’azzureggiare del cielo in alto sopra la Senna)

«Parla il ladro di frutta: ‘Cosa potrei rubare ancora?’»

«Un adulto in pantaloni corti, può essere solo un coglione»

«Letto nulla oggi? Questa non è vita»

«Che cosa ho fatto perché qui e oggi fosse così bello?» (11 settembre, trillo di grilli)

«Sarà novembre»

«Se solo non avessi mai cominciato a cercar volti con lo sguardo!»

«Troppo presto per rovinarsi» (al cospetto di un giovane ubriaco)

«Al di fuori della bellezza nessun’anima»

«Guardare più formalmente!»

«Queste sì che sono curve!» (all’uccello dileguantesi nella macchia)

«Che cosa è dove? E che cosa è perché?»

«Certe nocciole rotolano lontano dall’albero»

«A un viaggiatore non regalare libri!»

«È ancora vivo? – Sono ancora vivo?»

«Ultimo esistenzialista? C’è sempre solo un primo, e poi ancora un primo e così via»

«Guarda com’è silenzioso!»

«È bello senza donna»

«Bene: perso il treno» (16 settembre)

«Accogli! Accogli!»

«Ah, vivere santamente!»

«Andar meglio!»

«Il mio spregio è spregevole»

«Ah, mio caro calabrone!» (al suo librarsi tra l’edera sul cancello del giardino)

«Ogni strada ha i suoi dispersi»

«Lascia divenire»

«Va’ altrove»

«Ah, dunque ce n’è di donne benevole»

«Devi esercitare gli sguardi!»

«Hai una vera domanda?» (20 settembre)

«Eccolo!» (davanti al filo d’erba intrecciatosi alla stringa camminando)

«Begl’inganni dei sensi!»

«Ah, deviare»

«Causa di morte: deficit di riconoscenza»

«Esserci, pena a priori»

«Il tuo mondo è altro dal mio, quindi non farmi domande»

«Guardo troppo in piccolo»

«Io non sono nessun altro! Non io!»

«Carenza di tempo, mia rovina»

«Tutto dolore»

«Anche la pace islamica è possibile»

«So che sono buono, però –» (Hendaye)

«I popoli stranieri, i paesi stranieri – che disincanto!» (sul treno Irún – San Sebastian)

«Tutti i confini aperti, tutte le strade interrotte»

«Bisogna attraversare» (nel deserto di Las Bardenas)

«Avvicinarsi a monti blu lontani, ancora, oh sì!»

«Oggi sono vecchio» (28 settembre, Las Bardenas)

«Tutto inganna» (Las Bardenas)

«Alabastra!» (davanti alle pietre che s’accumulano sulla via)

«Ah, andare per i campi!»

«Oggi non mi sono ancora meravigliato abbastanza» (Marcilla)

«Lasciatemi appartenere»

«Provare diletto in tutto, anche in ciò che è brutto, misero, in tutto, purché non sia violenza»

«Qualcuno deve pur vederci tutti, tutti insieme, come andiamo, il vecchio così, quel giovane lì così, qualcuno deve vederci tutti quanti» (Pamplona)

«Ah, non è la prima volta che girovago da queste parti» (Pamplona, Plaza de Toros)

«Mare, sono qui!» (davanti al golfo di Biscaglia, 30 settembre)

«Il mondo è alla fine? Questo non si può dire!»

«Summa laus, summa iniuria» (2 ottobre)

«Dove sono oggi i bambini?» (vedendo passare l’autobus vuoto)

«Pallido sole della mia anima!»

«Non c’è altro rimedio che imparare»

«Dov’è il tuo Bab-el-Mandeb odierno, la tua odierna porta delle lacrime?» (5 ottobre)

«Proprietari di niente!»

«Risplende ancora. Chi? La castagna appena caduta»

«La preziosità degli orizzonti!»

«L’America di oggi lascia uno bell’e solo» (8 ottobre)

«Maledizione, adesso mi sono anche rimesso a guardar dietro a una donna» (Avenue E. Zola)

«Forse devo vivere diversamente?»

«Perché ho fame così di rado?»

«Niente mi appartiene»

«Ah, vivere eternamente! Eternamente? Più eternamente»

«Adesso siamo noi i morenti»

«A casa, dalla pavonia tra l’edera!» (9 ottobre)

«Radicarmi, io? Al massimo radici aeree»

«Non ho mai saputo chi sono. Ma da qualche tempo lo ignoro in modo particolare»

«Mostrarmi degno di me stesso»

«Acqua, tremola per me!»

«Getta lo sguardo lungo le rotaie del tram, quella è sempre casa» (Belgrado, 12 ottobre)

«Stare con la gioventù. Sto troppo poco con la gioventù entusiasta» (Motel Ferina presso Smederevo, Serbia, 14 ottobre)

«Le baite agricole e le tettoie alle fermate dell’autobus ci salveranno»

«Cuore di pietra? No, cuore sotterrato. Cuore rimasto sepolto»

«Segreto della visione!» (17 ottobre)

«Tutto troppo ovvio»

«Ah, la posta. – Porta in casa agitazione»

«Nessuno riceve doni quanto me» (19 ottobre)

«Niente tempo – mani vuote»

«Quiete, sentiero di libertà. O viceversa?»

«Dove sarà la piroga?»

«Sto troppo tempo nei boschi? Dovrei starci ancora più a lungo»

«Non vi faccio niente – io no» (ai colombi selvatici in fuga)

«Quante betulle sulla china scoscesa. O Bosnia!»

«Dove ho trovato il deserto, lì è la mia terra d’origine»

«Un ente penale non ha nulla da raccontare»

«Consolazione della mela» (28 ottobre)

«Lasciare in pace il bosco, di tanto in tanto»

«Nessun motivo di quiete»

«Il sud per un poeta non è niente» (30 ottobre, Maiorca)

«Strano intervallo!»

«Senza brama: anche in quel caso niente»

«Non avere un padre ha i suoi vantaggi e svantaggi»

«‘Anima’ scrivilo grande» (3 novembre)

«Oggi non sono ancora stato religioso»

«Non si ha diritto di pensare in forma di spiegazioni. E non se ne ha neanche voglia»

«Ci sono solo persone difficili»

«Uomo e donna, noioso segreto»

«Forse bisognerebbe davvero andar perduti»

«Leggo, finalmente!»

«Cerca i tuoi morti tra i vivi!»

«Terra, zona intermedia?» (9 novembre)

«Ah, fare esperienza di una parola giusta – non c’è niente di meglio»

«Ah, il fruscio – se potessi, lo coglierei»

«Per due anni della mia vita ho girato un macinacaffè»

«Alle domande con la parola ‘paura’ non rispondo più»

«Ah, l’ingratitudine delle donne. Ah, la gratitudine delle donne»

«L’anima dà segnali»

«Lunedì niente volo d’uccelli» (13 novembre)

«Mela mia!» (all’ultima mela sull’albero)

«Aver cura della terra di nessuno»

«Perché leggi questo?» (leggendo un libro affatto comune)

«Niente più illusioni – solo amore e disprezzo!» (16 novembre)

«Caro novembre, il tuo irraggiare basso!»

«Guarda, il verde!» (19 novembre, anniversario della morte di mia madre)

«È una vergogna, quanto sono stanco»

«L’irritabilità fa di me un misantropo? Sì e no»

http://www.lavieri.it/sud/rassegna/sud11-mattino.jpg

«Non si possono annientare i libri»

«Vicino alla felicità, però… Giusto così»

«Prima odorare – poi guardare?»

«Vi sono ancora esempi»

«Fidati, è stato»

«Acqua valore aggiunto»

10 COMMENTS

  1. nel mio piccolo àmbito, quando manifestavo un dubbio a G. sulle mie letture, lui mi rispondeva con un “dai, tanto c’è posto per tutti”.
    Io ho conosciuto Handke in quella maniera per cui tu leggi un autore e ti piace allora vuoi sapere tutto su di lui e scopri, a sua volta tra i suoi autori preferiti, questo Peter Handke.
    Handke aveva, ha, questa forma di rigidità scrittoria, questa specie di rigore…..però non vorrei sparare cavolate visto che è passato tanto tempo e i ricordi labili.
    Io però non mi accontento: da lettore cosa ci dovrei trovare in questi incipit?
    Cioè, cosa?
    Cosa?

  2. Bravi tutti, Franzisko per il post e sud, Herr Zangrando per la traduzione, Roberta della Volpe per la foto “squilibrata”, e questo Handke, che mi riporta a quello da me preferito e meglio conosciuto, il primo: con la prosa atomistica e sperimentale de “Il mondo interno dell’esterno dell’interno” e di primissimi romanzi (“Prima del calcio di rigore” ecc.).

  3. Amo queste parole che si scrivono come sospese nel momento, frammenti di verità strappata alla vita. Misteriosa anima della natura: la malinconia della mela, o il nocciolo.
    Il mistero di “il sud per un poeta non è niente”. Non è niente perché la poesia della terra del sud è miraggio, colore del fantasma? Sarei tentata di pensare invece que per il poeta il sud è l’universo, la parte intima dell’illusione, la stretta luce del amore.
    “Mare, sono qui”, mi sembra sentire il grido del principe bambino. Il desiderio di firmare la sua presenza al mare spensierato.
    “Gioia dove sei?” me lo penso nella mattina o nella sera, in camera mia.
    “Non solo barlume oggi.”
    “In realtà il cuore ti dovrebbe spezzare ogni giorno.”

  4. Come lo dice Andrea Inglese l’immagine è magnifica. vedo tutta l’abilità dell’artista che accorda la difficoltà di vivere all’eleganza del pensiero.
    Prigioniero della vità, ma equilibrista di talento

  5. Non c’è nulla da trovare forse..c’è solo da lasciar andare l’occhio, l’orecchio e il cervello…
    Insieme alla Duras Handke ha la scrittura più scrittura del secondo ‘900, l’esattezza chirurgica del pensiero,..allo stato puro..e il dubbio inespresso che questo non basti…, V.

  6. La foto.
    Non riesco a decidere se il lembo di vestito in alto a sinistra sia stato lasciato per scelta o se vada tagliato. Ho provato a tagliarlo e mi sembra più pulita. Però forse è voluto.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017