A Gamba tesa (e non solo). L. R. Carrino non è L.a R.ai


Nella foto / Budapest – il murales che ritrae il famoso bacio tra Breznev e Honecker (dal sito dell’eccellente disegnatore Riccardo Marassi)

In culo. Addio
di
Luigi Romolo Carrino

IL FATTO – Alle ore 22.00 del giorno 08 dicembre, Rai Due manda in onda Brokeback Mountain, film di Ang Lee ispirato al racconto omonimo di E.A. Proulx (Gente del Wyoming, in Italia). Il film, vincitore del Leone d’Oro nel 2005, 3 Oscar, 4 Golden Globe, va in onda in versione censurata. Ghigliottinate tutte le scene d’amore tra i due protagonisti. Via la scena di sesso tra Ennis e Jack, via il bacio appassionato, via tutti i riferimenti omoerotici. Il film, così tagliato, diventa l’opera di un regista schizofrenico; la relazione tra i due protagonisti assume i contorni ‘amicali’ di un caso freudiano, una sorta di disturbo narcissico della personalità. In sostanza, la storia di due grandi amici con la passione per le pecore e la montagna, con l’hobby della pesca ad alta quota e che si domandano per vent’anni, nudi e un po’ obstupefatti, come mai continuino a lasciare a casa moglie e figli per vedersi due settimane all’anno al freddo e al gelo.

UNA NOTA – La scena di sesso anale tra Ennis del Mar e sua moglie Alma vieni mostrata integralmente. Si ha motivo di credere, quindi, che la censura sia stata operata solo nella direzione del rapporto omosessuale.

TRE FILM DEL 1985 – Nel mondo, Hector Babenco gira Il bacio della donna ragno (tratto dall’omonima opera di M. Puig) mentre Steven Frears ci regala My beautiful laundrette (script di Hanif Kureishi); nello stesso anno, in Italia, Bruno Corbucci gira Delitto al Blue Gay (molto esilarante). Verrebbe da dire che di strada, in questo senso da noi, non ne è stata fatta così tanta.

L’ARGOMENTO – In un film del ’77, Squadra antitruffa, sempre di Corbucci e della stessa serie del commissario Giraldi, Tomas Milian si rivolge a un omosessuale dicendo: ”Ma ogni tanto co’ ‘sto culo ce caghi?”. Una battuta che ancora oggi mi fa ridere. Ridere. Ridere, sì certo, ridere.
Tuttavia, non c’è niente da ridere se la cultura viene censurata d’autorità. La pittoresca, grottesca e crittografica manipolazione del film di cui qui si accenna è l’ennesimo diritto negato alla libertà di manifestare il proprio pensiero e, soprattutto, alla libertà di poterlo fruire integralmente, in nome di un inspiegabile e non molto noto assioma politico-sociologico che dovrebbe essere la base alla formazione della coscienza etico-civile di un paese.
Se nel 1985 si poteva ancora argomentare sulla possibilità di educare un popolo all’approccio con l’ignoto, di formare o contribuire a formare, l’atmosfera di comprensione e di integrazione, per esempio, dell’omosessualità all’interno della nostra società, temo che nel 2008 non sia più possibile.
A distanza di 23 anni dal film di Corbucci non è cambiato nulla: la ‘battuta’ fa ancora ridere, ridere tanto. In questo senso, quindi, l’occultamento operato ieri sera da Rai Due non è un più da considerarsi come sintomo di una regressione culturale e/o di coscienza: tale regressione è già avvenuta. O meglio, più che una regressione (che c’è, ma su altri fronti risulta ancora più evidente) è da rilevare la mancata progressione in Italia, almeno su certi temi, che si registra mediamente in tutti i paesi il mondo.
Il dubbio che oggi mi muove è l’opportunità della presunzione: educare. In sostanza, con quale metro si decide cosa deva essere informazione e cosa invece, perversamente, non lo è affatto o non lo deva essere. Non è forse vero che la scelta dell’informazione da enfatizzare dipenda dalla morale (in senso filosofico) del selezionatore? Quindi, la produzione dei vari sentimenti, collettivamente parlando, la creazione, l’educazione, viene pesantemente inficiata da questa scelta. Noi siamo il risultato di questa selezione (e non-selezione). Se penso al 1985 e rapporto, nel mio personale giochino ‘scopri le differenze’, i tre film citati con l’idea di omosessualità che oggi c’è in Italia, non riesco a dire una sola parola sensata. Ovvero, mi vengono in mente una serie di sostantivi e aggettivi, ma non riesco a legarli tra loro.
Insicurezza. Intimidazione. Disinformazione. Discriminazione. Rispetto. Tenerezza. Solidarietà. Razzista. Bene. Diritto. Casta. Diffusione. Pianto. Chiesa. Frocio. Interesse. Sudato. Facciata. Bugia. Apparenza. Corruzione. Casa. Disagio. Amore. Prigione. Politica. Iniquo. Falso. Civiltà. Cappio. Lotta. Purezza. Malattia. Pensione. Figlio. Imbroglio. Caldo Percezione. Paura. Famiglia. Bellezza. Uomo. Donna. Tendenza. Evidenza. Sesso. Sorriso. Persecuzione. Percezione. Uccisione. Assassinazione. Ricchione. Insieme. Insieme. Insieme. Dignità.
Nel momento i cui scrivo queste quattro note, un comunicato ufficiale dell’Ufficio Stampa della Rai parla di un disguido. Che il film andrà in onda prossimamente nella sua versione integrale. Bene, sono contento. Ma qualcuno quei tagli li aveva fatti, e precisamente ‘quei tagli’ e non altri.
Tutta l’informazione selezionata, dal 1985 a oggi, propinata per ‘educare’ le coscienze, non è servita a creare il rispetto per l’uomo e per le sue diversità. In questo senso è un fallimento completo, occorre dire addio a questo tipo di operazioni di lobotomizzazione. Un paese dove vige una censura (peggio ancora, una censura di parte e subdola che non è condivisibile né tollerabile per ogni coscienza civile), è un paese morto. Perché se lo possiamo mettere, di brutto e con violenza, nel culo ad Alma, e questa è un’informazione che oggi possiamo non censurare, non vuol dire che lo possiamo buttare anche nel culo di Ennis e non farglielo manco sapere.

28 COMMENTS

  1. Certo in Italia il tempo non insegna e non cambia la sostanza delle cose. Bernardo Bertolucci ricordava poco tempo fa in un’intervista il rogo del suo “Ultimo tango a a Parigi”. Si era nel 1972, la pellicola, sequestrata dopo pochi mesi per “esasperato pansessualismo fine a sé stesso”, venne ritirata dalla Cassazione il 29 gennaio 1976, e il regista fu condannato per offesa al comune senso del pudore, colpa per la quale venne privato dei diritti civili per cinque anni, fra cui il diritto di voto. “Fu un fatto molto grave. Me lo ricordo – spiegava Bertolucci – come la ferita piu’ dolorosa. Ci fu una reazione da parte mia, un desiderio di andarmene via dall’Italia, cosa che avvenne molti anni dopo”.

  2. Dunque è vero. Non ci volevo credere. Ma come può uno non odiare questo paese? Ogni giorno te ne offre un motivo nuovo.

  3. so che ci sono nazioni che hanno problemi ben più gravi, guerre, genocidi, carestie…ma noi abbiamo santa romana chiesa al centro del nostro corpo, attorcigliata come una serpe in seno, al centro di roma, un cancro nel nostro stomaco che sparge in maniera subdola i suoi miasmi e le sue metastasi.
    questi sono i risultati.
    l’amore è ancora sessista, violento nella sua simbologia verso le donne, violenza che può essere mostrata anche se non è amore, oscurantista verso altre forme di amore che amore non viene considerato e come tale rispettato, e non può essere neanche raccontato.
    corbucci allora, oggi storace, che l’unica cosa di destra che gli viene in mente è urlare: A FROCIIII!!!!
    peccato che al contrario di corbucci non faccia neanche ridere.
    che tristezza.

  4. che bello questo post, bello il modo in cui lo scrivi. finalmente si comincia a parlare di questa piaga che è l’omofobia. ti toglie la voglia di vivere.
    solitudine. depressione. sentirsi inutili. questo si prova. davvero.
    il problema peggiore è che il vaticanE non ha firmato per la depenalizzazione del reato di omosessualità. è proprio brutto. ti viene da piangere per nulla. non sai come comportarti con le persone. non riesci ad essere spontaneo. ogni volta che i tuoi ti chiedono ‘la ragazza?’ non sai che dire. non hai più voglia di nulla. e ti lasci andare al sottile male di vivere. per stare meglio pensi che in altri paesi ti ammazzerebbero. e pensi: magari forse è meglio. smetti di soffrire. poi basta spostarsi in france ou à la spagna ou en allemagna et, voilà, le respect pour l’homme et sua dignità.
    grazie francesco.

  5. credo che “ultimo tango” di bertolucci meritasse il rogo. ma non per le scene di sesso, ma per le lungaggini di jean-pierre léaud, il rompiballe di truffaut.

    brando e il suo cappotto di cammellone hanno fatto il film.

  6. Questo post ci voleva.
    Da un pò di giorni ho alcune frasi che mi si sono bloccate in gola. Esattamente dopo la puntanta di Anno Zero sulla vittoria di Vladimir Luxuria all’isola dei famosi (è sempre la stessa rete televisiva che ha poi censurato in seconda serata il film). In studio qualcuno disse che “ci sarà pure un motivo se Luxuria ora deve portare avanti la sua battaglia per i diritti civili fuori dal parlamento” o qualche cosa del genere riferendosi al fatto che Rifondazione Comunista in questo momento non sia più in parlamento. Mi è venuta una voglia matta di urlare perché mi dà ai nervi il concetto che le battaglie per i diritti dei gay siano fatte esculivamente dai gay o che debbano esserlo. Io non sono gay ma è una mia battaglia in quanto persona che vive nello stesso paese insieme ad altre persone, al di là delle differenze. Che siano differenti da me i gay piuttosto che gli islamici è vero quanto è vero che sono diversa da tante persone a cui però vengo più facilemente accomunata. Un diritto negato ad un gay è un diritto negato anche a me quindi una battaglia del genere riguarda tutti noi. Non è un comportamento altruistico: lasciare che qualcun altro venga discriminato o viva con meno diritti lascia aperta la possibilità che un giorno possa capitare anche a me la stessa cosa senza che nessuno intervenga per salvaguardare i miei diritti. Fondamentalmente il concetto “mio” e “tuo” è legato ancora al “dividi et impera” basti guardare gli slogan del “family day” dove sembrava che riconoscere un diritto sacrosanto agli omosessuali volesse dire toglierlo a chi non è omosessuale (ovvero alle “cattolicissime” famiglie). Non ha senso logico.
    Parlando di censura del film mi viene da riflettere anche su quanto conti non solo l’aspetto cattolico in questo paese ma anche il culto del machismo: fosse stata una scena lesbo si sarebbero fatti meno problemi probabilmente.

  7. Ringrazio il cielo (come già detto altrove) di non essere stato davanti al televisore ieri sera, altrimenti mi sarei sentito molto male.

    Molto piacere invece mi fa che le proteste abbiano scosso la Rai e si sia sentita in obbligo di mostrare questo (finto eh?) pentimento; talché quando il film andrà in onda, bello e integrale, stapperò lo spumante; intanto le energie pronte a disperdersi su più fronti si possono riconcentrarle sull’unico fronte vaticano…

    … e per esempio questo venerdì (alle 14.15 salvo ritardi) leggerò via radio in streaming testi antipapali da un lato (Belli ecc.), d’amore omosessuale dall’altro (da Catullo a Carrino…), per la rubrica «Siamo tutti poeti laureati», dalla zona occupata della facoltà di Lettere della Federico II. Se v’interessa, eh!, quest’è il link:

    http://stream.teknusi.org:8000/radiodimassa.m3u

  8. Sono incazzato più che scandalizzato.

    Il fatto grave, probabilmente, è che nessuno ha chiesto al funzionario, che ha deciso di censurare il film, di fare ciò che ha fatto.
    E ora, decidendo di ritrasmetterlo integrale, l’Istituzione RAI potrà di dire di avere posto riparo a un “errore” di un suo dipendente.

    In questa situazione – come altri hanno sottolineato – la Chiesa cattolica risulta, in ogni caso, come il vero Burattinaio.
    Dimostra di controllare le coscienze al di là di ogni convenzione sociale, di doveri professionali, di Costituzione, di leggi e di civiltà.

    Distinguendo tra “sacro”, “religione individuale”, e “Chiesa”, penso che la battaglia anticlericale – con pratiche conseguenti che mirino all’estirpazione di questo cancro – sia un dovere per tutti gli uomini di buona volontà.

  9. E’ possibile? Ho sempre pensato che La tivù è uno strumento di stupidità colletiva. Ho avuto una tivù durante 3 anni, poi l’ho lasciata: provavo una stanchezza da vedere immagini povere. Una lingua scarsa e brutta, intramezzato di pubblicità.
    Invece non conosco una censura nella TV francese per l’omosessualità. Mi rammento aver visto con le sorelle e il fratello alla casa: Tenue de soirée, un film, io penso, più provocatorio.
    Ma forse un amore romantico tra due uomini ( anche con il sesso) imbarazza la censura, perché mostra l’amore, senza pornografia.
    L’omosessualità femminile è ancora più vittime della censura per il silenzio o la compiacenza del porno.
    Non mi rammento un film che mostra l’amore fisico tra due donne, eccetto un bacio.
    L’omosessualità ha sofferto anche del comico: la cage aux folles, gazon maudit , come se ridere dell’omosessualità fosse la sola manera di accettare l’argomento.

  10. @ stalker.
    condivido tutto, ma non capisco bene il senso di questa frase:”violenza che può essere mostrata anche se non è amore”…

  11. hai ragione madeleine, non è molta chiara.
    pensavo a quante scene violente passano sotto i nostri occhi, di stupri e sopraffazioni verso le donne, scene alle quali siamo abituati quasi da poterle ritenere “normali” e per cui nessun benpensante si meraviglia, e quanto un bacio omosessuale o una storia d’amore omosessuale possa turbare queste coscienze da sagrestia ammuffita.
    con questo non voglio censurare la violenza cinematografica, se non è fine a se stessa, ma necessaria al racconto, altrimenti è pornografia, anche se non mostra scene di sesso.
    pornografia intellettuale.

  12. @ stalker.
    sì, ho capito il senso dell’intervento e lo condivido.

    MI pare comunque fuori posto il valore concessivo di “anche se non è amore” a proposito della violenza…
    Vi è un solo caso possibile nel quale la violenza può essere anche amore?

  13. beh, mi sembra di aver ammesso di essermi espressa male! :)
    sono d’accordo con te, la violenza non potrà mai essere amore, se non amore malato.

  14. Sono d’accordo con soldato blu. Il funzionario zelante più realista del re sarà andato giù di forbici fiutanto l’aria e aspettandosi lodi.
    Quando si è servi nell’anima non c’è bisogno della presenza del padrone.

  15. bravo marco palasciano…. anche noi in radio cerchiamo di liberare la nostra immaginazione temporale mandala al potere nel tuo organo sessuale. battiato docet. figurati… mentro mando i dischi fingo di essere un… segretario particolare del papa… ci si sbellica dal ridere. è bello quando puoi parlare di te senza tante parole. è difficile. io ho sempre una paura fottuta a volte, e un senso di colpa assurdo. c’est la vie.
    questo post mi ha spinto a rivedere il film e ho pianto come una quindicenne. come si può condannare l’amore?
    :)

  16. Il film in questione è un grande film; e il paradosso è che chi l’ha visto davvero e l’ha amato comprende immediatamente che l’amore omosessuale è solo un mezzo per rappresentare un disagio umano più profondo; dopo dieci minuti ti dimentichi completamente, non fai proprio più caso al fatto che si tratti di due uomini che si amano; quello è un film che parla di vite che scorrono inutilmente desiderando in ogni secondo di essere qualcosa di diverso da quello che appare, desiderando di essere in un posto diverso da quello in cui si è; l’identificazione fra spettatore e protagonisti scatta e gli orientamenti sessuali non c’entrano proprio nulla.
    Com’era l’antico adagio… omnia munda mundis…?

  17. L’occhio del gatekeeper non è mai neutro. Chi sceglie cosa far passare e su cosa soffermarsi sta creando informazione, e quindi, realtà.

    E la censura di cui parla Carrino è avvenuta all’interno della tv italiana, una delle più volgari e scadenti d’europa, assieme a quella spagnola, proprio per l’uso oggettivante che invece fa del corpo femminile.

    L’informazione che oggi passa, non è quella che ci fa conoscere, ad esempio, i dati ufficial-ufficiosi delle violenze domestiche sulle donne, percentuali numeriche talmente alte da far definire il fenomeno “femminicidio”.

    La televisione nostrana, invece, sembra tutta occupata a ricreare la convinzione dell’esistenza diffusa di questo mito dell’immaginario, di questa costruzione pornografica e rassicurante che è la “femmina da monta”.

    E non c’è bisogno di essere fini osservatori, o politologi, o esperti di linguaggio televisivo per capire quello che sto dicendo. Basterebbe osservare lo sguardo, l’occhio che racconta, le telecamere, le zoomate. Non c’è parte del corpo femminile che venga risparmiata alla morbosa esplorazione mass-mediatica. E questo su tutte le reti televisive e giornali, ventiquattro ore su ventiquattro, per anni e anni. Questo in Italia è ‘normale’.

    Verrebbe da commentare, panem et circenses, se non fosse che intanto disturbi alimentari (e spesso mortali) quali bulimia e anorressia sono in aumento e denunciano una crescente difficoltà di accettazione del proprio corpo da parte di adolescenti bombardate da messaggi pubblicitari che esigono da loro perfezione fisica.

    Lascia doppiamente stupiti una tv che non si fa mai domande rispetto all’etica dei messaggi che diffonde, e che poi improvvisamente, solo in determinati frangenti, diventa ‘morale’ e si prende la briga di voler preservare la “purezza” del telespettatore italiano.

  18. Commento lucido di Bianca Madeccia che dice come lo penso, ma non ho i mezzi della lingua per dire.
    Una pubblicità in questo momenta in Francia mi fa ribrido: è quella di un caffè:rappresenta una donna lupa in una postura animale, con i bambini.
    E’ perversa questa pubblicità perché fa finta di fare riferenza alla legenda romana. Per vendere caffè, si vede una donna in una postura di bestia.

  19. secondo me questo film ha qualcosa in più che può turbare le anime semplici e ridanciane.
    ci hanno abituati ai gay macchiettistici. accettiamo stilisti, ballerini, personaggi eccentrici ed effemminati, drag queens, e tutto quello che l’immaginario ci suggerisce essere altro da noi. la nostra tranquillità è salva, la riflessione non è richiesta.
    se non ricordo male, qualche tempo fa addirittura cinque gay fatine buone, che trasformavano rospi in principi e zucche in ville con il loro tocco glamour. figure rassicuranti e divertenti passate in tv.
    qui ci sono due bovari, maci per eccellenza, gente dura con i calli sulle mani, che potrebbero camminano a gambe aperte come bush e john waine.
    forse questa è la cosa più difficile, una storia d’amore tra due cowboy del wyoming, due persone “normali” che potremmo essere tutti noi, il camionista di barletta o il muratore di varese, semplicemente persone…

  20. La cosa più assurda, credo, è che nessuno obbliga la RAI a mandare in onda film a tematiche omosessuali. Quindi, se lo fa, e poi taglia le scene che fanno capire che di omosessualità si tratta, vuol dire che proprio si tira la zappa sui piedi.
    Poi, dal mio punto di vista, questo film è stato largamente sopravvalutato, ma questo è un altro discorso.

  21. Io spero solo che in questo paese prima o poi arrivi lo “scossone”, che succeda qualcosa di forte che scombussoli gli equilibri perversi di questa finta democrazia. Lo spero più o meno da quando sono nato ma non succede mai e viviamo sempre, perennemente, in pieno clima da restaurazione.
    E’ un posto maledetto questo. Un popolo senza misura che non è capace di toccare il fondo.

  22. @Nicolò
    si sono io, anche se su Rosalio vado in differita, come un fuori sinc di Ghezzi, perennemente in attesa di approvazione…
    “meravigliosi commenti” è ironico?
    scusate l’OT

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017