Luglio, agosto, settembre, ott… (nero)

Luglio, agosto, settembre (nero)/AreA *


Mio amato
Con la pace ho depositato i fiori dell’amore
davanti a te
Con la pace
con la pace ho cancellato i mari di sangue
per te
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
Vieni e viviamo o mio amato
e la nostra coperta sarà la pace
Voglio che canti o mio caro “ occhio mio “ [luce dei miei occhi]
E il tuo canto sarà per la pace
fai sentire al mondo,
o cuore mio e di’ (a questo mondo)
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
a vivere con la pace.

(trad. dell’introduzione dall’arabo)

Giocare col mondo facendolo a pezzi
bambini che il sole ha ridotto già vecchi

Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all’omertà.
Forse un dì sapremo quello che vuol dire
affogare nel sangue con l’umanità.

Gente scolorata quasi tutta uguale
la mia rabbia legge sopra i quotidiani.
Legge nella storia tutto il mio dolore
canta la mia gente che non vuol morire.

Quando guardi il mondo senza aver problemi
cerca nelle cose l’essenzialità
Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all’umanità.

Il testo della canzone e le note a riguardo sono prese dal sito:
http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?lang=it&id=320

Luglio, agosto, settembre (nero)
degli
AreA
Parole di Frankestein
Musica di Patrizio Fariselli (ispirata a una canzone popolare macedone)
Sotto lo pseudonimo di Frankestein si cela Gianni Sassi, produttore degli AreA
Dall’album Arbeit macht frei (1973)
Versione italiana di Ammar dell’introduzione in arabo
La traduzione è stata inviata da Gianni Costa.

* Si tratta di un vecchio post. Repetita iuvant?

31 COMMENTS

  1. Una poesia che guarda ila guerra alla soglia dell’ultimo riparo: l’amore.
    L’amore è una protezione luminosa, aldilà della cicatrice tra due terre,
    cielo di sangue e di fuoco, solo due mani povere in carezza sperano
    un altra pace, altri fiori strappati al povero, alla paura, alla caccia di
    tutta umanità.
    Solo l’amore ha il gusto della luce e della sabbia.

    Continuo a credere alla pace a dispetto della realtà.
    Un giorno gli uomini delle due terre in confronto,
    nella linea di dolore
    vedranno che il volto di loro ragazza
    ha la stessa fragilità e bellezza
    che la ragazza della terra vicina.

  2. Grazie Effeffe,
    per gli AreA.
    Non solo risentirli, ma è stato perfino commovente rivedere le copertine
    dei loro album. La versione della “Mela d’Odessa” che possiedo io è quella, dal vivo, di Parco Lambro, in “Are(A)zione”.
    Il grande Demetrio Statos.

  3. un amico me la mandò

    Sólo le pido a Dios
    León GiecoSolo io chiederò
    che la guerra non mi lasci indifferente
    è un mostro grande e si divora
    la povera innocenza della gente

    Solo io chiederò
    che il dolore non mi lasci indifferente
    e che la Porca Morte non m’incontri
    prima che queste parole siano spente

    Solo io chiederò
    l’ingiustizia non mi lasci indifferente
    non voglio mai più porger l’altra guancia
    ed il cielo non ci ha mai donato niente

    Solo io chiederò
    che la rabbia non mi esca dalla mente
    che chi è poi un bastardo non m’incanti
    col sorriso che nasconde il niente

    Solo io chiederò
    che il passato non sia mai dimenticato
    e non si cancelli la memoria
    dell’arroganza che ci ha sempre calpestato

    E ancora chiederò
    che il futuro non mi trovi diffidente
    c’è ancora tanto da inventare
    per costruire una cultura differente

    c’è ancora tanto da inventare
    per costruire una cultura differente

  4. ho risentito tutto il pezzo prima di leggere il seguito, non ce l’ho fatta a interromperlo. Io ero al parco lambro durante quel festival portato per mano da un fratello piu’ grande e l’emozione e’ stata forte. Ma una sola immagine mi viene spontanea, tratta dal telegiornale di oggi: sparare a palla LAS Nero alle macchine in coda per 10 kilometri stamattina per entrare nell’Outlet di Serravalle. Uscite! Uscite tutti sullo sbrego di quella chitarra, …non siete chiaramente piu’ in tempo…, ma uscite tutti lo stesso a cantare…

  5. non mi piace. quale settembre nero?

    che si fa, tra un po’ si santifica arafat?

    tra 50 anni i ns figli si metteranno le magliette di Bin Laden in sostituzione di un sorpassato Che Guevara?

    Sono contro il sionismo, ma Settembre nero è indegno di un discorso civile.

    ( parlo da lettore; sui contenuti che ne scaturiscono; non me la prendo con gli indiani:-)

  6. y ahora las pregunto
    después de tanto olvido
    qué hacer? qué hacer? qué hacer?

    Respóndanme, callados,
    ebrios de aquel silencio, soñadores
    de aquella falsa paz y falso sueño,
    qué hacer con sólo cólera en las cejas?
    con sólo puños, poesía, pájaros,
    razon, dolor, qué hacer con las palomas?

    (neruda, el fuego cruel)

    e allora ve lo chiedo,
    dopo di tanto oblio
    che fare? che fare? che fare?

    Rispondetemi, voi azzittiti
    ebbri di quel silenzio, sognatori
    di quella falsa pace e falso sogno
    che far con solo collera negli occhi
    con solo pugni, poesia, uccelli,
    ragione, dolore, che far con le colombe?

  7. bisognerebbe ignorare tutti
    °°gli ordini°°
    ignire tutti i rami°
    minare il preconcetto °di° uomo
    falsificare il banale
    quotidiano °del sangue°
    nell’ipergal°°attico°° plastico di °un segno°
    far esplodere la testa di un bimbo
    °°°stuprato come si°°° squarcia campane
    coll’arte ° ass°em°bla°°°te°°
    impossibile al °°puro suono °di nuovo°°
    °°°far capire°°° a questo °°cazzo°di mondo°° :°
    non è rimasto
    °un cazzo° cui pensare °!°°-°a tratti a volte e spesso°-°°°
    so°lo°°°una°°morte° globale
    senza superstiti°°°° °né° testimoni°°°°°
    °°°°°°°°°°°°°dopo°°°°°°°°°
    a capire che gli alieni
    erano Dio°
    e disumano il nostro dolore
    °°°°°°a nulla° era° valso° il perdono°
    inutile ogni viaggio
    nel °°°vuoto°°°

    °°
    °° :)

    Le°Bl°°m

  8. Franz, il brano degli Area non “esaltava” il gruppo armato Settembre Nero, ma gli eventi (cioè il Settembre Nero) da cui, a torto o a ragione, quel gruppo armato trasse il nome: il massacro di migliaia di palestinesi (si parla di 10.000 vittime) in Giordania ad opera della guardia reale del re di Giordania.

  9. chiedo scusa per quell'”esaltava”, che nella seconda affermazione suona del tutto improprio: gli Area non esaltavano il gruppo armato S.N., ricordavano (o denunciavano) il massacro dei palestinesi.

  10. Va bene. Ma ti sembra il caso, o Girolamo (Di Michelle, I guess) di postare ‘sta roba qua proprio adesso?

    Facciamo a capirci: gli Area (sono del ’60 e ricordo) facevano parte di una certa “area”. Esaltavano il gruppo eccome, ammettiamolo. O pare brutto?

  11. caro Franz, il brano e il suo testo parlano del massacro di un popolo, e quello che oggi sta accadendo è il massacro di un popolo. Mi pare il caso, si. Ricordare il Settembre Nero del popolo palestinese serve anche a capire perché quel popolo sia stato costretto alle armi, e non abbia avuto la possibilità di esprimersi solo con le parole della diplomazia, per costringere i governi occidentali a riconoscere che la questione palestinese era un problema. Serve a ricordare che i massacri dei civili, soprattutto dei profughi, hanno sempre avuto come conseguenza la recrudescenza della violenza: cosa che i governanti israeliani non sembrano aver capito.

  12. Grazie Girolamo per averlo precisato. Non pensavo ce ne fosse il bisogno. Ecco perché non ero intervenuto. Franz ’sta roba qua se potessi la posterei ogni giorno, perché ’sta roba qua è arte, pura, come la voce di Demetrio Stratos. Arte. Pura. cioè lontana mille miglia dall’armare un qualsivoglia braccio, dal desiderare una qualsiasi morte. Ciao Franz
    effeffe

  13. Prego, Francesco: grazie a te per avere ricordato Demetrio e gli Area. Io sono uno dei fortunati che li ha visti dal vivo.

  14. @ AS USUAL

    “così anche sul sito di G.G.”

    E sì, hai ragione, l’ho scritto io: ma in quell’angoletto nero, piccolo, confuso in verità, con tanti ringraziamenti a questo e quello, con quell’AT in luogo di @, be’, non l’avevo proprio notato l’indirizzo di posta, tanto più che ci passo da GG ogni morto di papa. Adesso so che sul sito di GG nel piccolo box nero in fondissimo a sinistrissima c’è un indirizzo di posta con l’AT, che per passare inosservato è proprio perfetto. Ma colpa mia se non l’ho notato, d’accordo! E in ogni caso non accetta di leggere neanche uno spillo, almeno quel disclaimer è scritto in un maiuscolo gridato. C’è persino il rischio che qualcuno lo noti.

  15. Franz, sono giorni piuttosto duri, almeno per chi ha gli occhi e le orecchie e la mente pieni di immagini ed eventi spietati. Può succedere.

  16. E’ nobile da parte tua scriverlo. In effetti è choccante quello che stanno combinando i sionisti (li chiamo così perchè sono stufo di parlare di Israele e Israeliani; finchè non ci sarà uno stato palestinese, Israele, soprattutto arrivati a questo punto, non merita il mio personale riconoscimento come stato.)

  17. @franz
    su http://www.alderano.splinder.com c’è l’articolo A Gaza non si vive e alcuni commenti in accordo e contrari al tuo. Non sono d’accordo sul riconoscimento dello stato di Israele che credo vada invece sempre premesso a ogni critica della politica israeliana.

  18. Grazie per il fantastico post… era da tempo che nn sentivo questo pezzo.
    A proposito di lungimiranza in area Area, ricordo un pezzo strumentale dell’album “1978 gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano” dal titolo illuminante: VODKA COLA.

  19. è vero, sono tempi in cui parlare di alberi è un delitto, senza il quasi, perché su troppe stragi comporta il silenzio.
    Comporta il silenzio su una strage atroce, Gaza, che ora che non possiamo non vederla ci indigna e ci riempie di collera.
    e dopo?
    che fare con la collera?
    che fare con i pugni, la poesia, gli uccelli?
    ne facciamo una bella manifestazione, così dopo torniamo a casa soddisfatti?
    o una bella canzone da riascoltare per il piacere di dire “io c’ero”?

    Meglio parlare di alberi, allora, è più onesto.

    O diffondere un po’ d’informazione un po’ meno censurata, è decente.

    Io preferisco cercare risposte alla domanda: che fare con la ragione, il dolore, le colombe?

    (sapendo che, anche tralasciando ogni altra considerazione, l’idea di avere dei fucili è semplicemente puerile e ridicola).

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017