IRRESPONSABILE
Secondo i dati forniti dall’UNAIDS, dall’inizio dell’epidemia nel 1990, con 22 milioni di persone nel 2007, l’Africa sub-sahariana ospita il 67% di tutte le persone che nel mondo vivono affette da virus dell’HIV e il 90% dei bambini che vivono con l’infezione. L’AIDS ha cancellato intere generazioni di genitori ed una delle piaghe della malattia sono le migliaia di orfani, molti dei quali sieropositivi.
Le cure sono costose e non sempre disponibili, i progetti rari ed incompleti, la prevenzione rimane uno dei pochi se non l’unico mezzo per contrastare le cifre tragiche di questa pandemia.
Proprio per questo motivo il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ritiene l’atteggiamento di Benedetto XVI sconsiderato e preoccupante. Le parole del papa suonano, dall’alto del volo che lo sta portando in Africa, come l’ulteriore ed incomprensibile arroccamento del Vaticano e della Chiesa Cattolica su posizioni colpevoli che ostacolano la diffusione della prevenzione in un continente martoriato dall’epidemia di AIDS come l’Africa.
Il problema dell’Aids in Africa è tragico come anche complicata è la difficoltà culturale, in questa regione del mondo, alla prevenzione. Affermare che il preservativo rappresenta un problema piuttosto che un efficace strumento di lotta al propagarsi dell’AIDS rende Benedetto XVI un detrattore dell’unico reale strumento di prevenzione a nostra disposizione, come viene peraltro caldamente raccomandato da tutte le organizzazioni che si occupano di AIDS.
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Quelli che con il loro insegnamento, distorcendo la realtà, inducono ad atti e comportamenti che possono causare la perdita di una vita umana o il danneggiamento dei propri corpi e di quello degli altri, una volta venivano chiamati: “Cattivi maestri”.
Articolo importante. La chiesa non è nel mondo odierno. Sembra non lasciare idea di un altro tempo e non preoccuparsi della vita. Più che irresponsabile, è per me criminale. Non ho mai capito come una personna che ha rinunciato alla sessualità, puo dare lezioni a tutti.
Proprio non riesco a dimenticare quando, in piena emergenza AIDS, negli anni ‘Ottanta, Giovanni Paolo Secondo, recatosi in Africa, si sottrasse al dovere di spendere qualche parola sulla pestilenza…si limitò a formulare un bellissimo, edificante discorso :’ Unite e procreatevi!’ che provocò un certo sconcerto generale (e occidentale)… di medioevo in medioevo, in odore di politica santità, si persevera nella criminalizzazione del più semplice e banale metodo di difesa rappresentato dal preservativo… è così che i santi untori della cultura della vita e della sua mortificazione corporale pensano di poter essere assolti dal tribunale della storia.
“O tabù piccoli e grandi
miei tabù folletti
che mi private dei piaceri di molti letti
avete scacciato dalla mia mente la fantasia
costringendomi ad una morte stupida e non mia”
(Dario Bellezza, Serpenta).
La faccenda è molto meno seria ma anche più tragica di quanto non sembri. Il pastore tedesco dica ciò che vuole, il migliore dei cristiani a letto fa quello che gli torna più comodo: nessuno si asterrà dal condom perché l’ha detto il papa! Il tragico è che questi buoni cristiani, ogniqualvolta la cosa non li riguarda direttamente, applicano viceversa con rigore il magistero ecclesiastico: Eluana va fatta “vivere” a qualunque costo, le staminali pure, la libertà di scelta delle donne sacrificata al dettato vaticano, la legge di Dio (la loro legge) va imposta a tutti al di là della legge dello Stato, etc. etc. etc. Tragica è l’infinita ipocrisia di chi crede di salvarsi l’anima comprimendo l’altrui libertà, tragico è che chi dimostra di avere così poca anima possa decidere cos’è la libertà di tutti.
niki, temo che la faccenda invece sia seria E tragica.
se è vero quello che ho letto spesso, il messggio papale citato ha avuto una traduzione precisa nella pratica:
l’assistenza medica volontaria cattolica in africa (che peraltro è spesso l’unica o la predominante, e su questo poi, a lato, ci si può chiedere) ha fornito in questi decenni esortazioni alla castità e ai rapporti monogamici INVECE di profilattici.
ho pensato a volte che, se dovesse poi venir fuori che dio c’è, mi solleva che almeno non dovrò presentarmi con la coscienza carica di morti di giovannipaolo e bendetto.
alcune multinazionali non aspettano altro che distribuire all’Africa preservativi gratis
Indubbiamente il problema della sieropositività, e dell’AIDS, nel continente africano, in particolare, è decisamente catastrofico. Penso tuttavia che la “soluzione preservativi”, sola, non possa in alcun modo essere una soluzione, mi pare, piuttosto, una facile soluzione. Penso anche che puntare alla soluzione di tale problema, visto come problema principale dell’Africa, sia fuorviante nei confronti del più ampio problema del sottosviluppo africano. Forse, a mio avviso, ci sarebbe da puntare, soprattutto, e decisamente, sullo sviluppo dell’Africa: un continente sottomesso ai giochi politici ed economici dei paesi occidentali nonché ad una ingiusta distribuzione delle ricchezze. L’analfabetismo, l’ignoranza verso le malattie, e non solo, situazioni di vita ancora molto primitive e disagiate, non aiutano certo l’Africa. Troppo facile mettersi a posto la coscienza distribuendo preservativi, e parlarne quando un Papa compie un viaggio in quelle terre. Forse c’è qualche strategia più ampia da portare avanti, e con continuità d’interesse. Le persone devono essere libere, anche in Africa, di sapere che cosa può accadergli se non usano il preservativo, se fanno in un modo oppure nell’altro. Penso che ci sia, alla base del problema, come al solito, l’analfabetismo, l’ignoranza, qualche volta assecondata: perché un africano di una tribù che è alla fame dovrebbe dare la priorità al pensiero di usare il preservativo? “Datemi da mangiare piuttosto!”, forse questa potrebbe essere la sua priorità. Insomma, voglio dire, attenzione a non cadere nella faciloneria di risolvere tutto con un preservativo! Puntare alla prevenzione significa farlo in svariati modi, significa anche non abbandonare al proprio destino chi è attualmente affetto da AIDS, significa libertà di non usarlo perché decido di risolvere i miei rapporti nel solo ambito coniugale, significa libertà di fare analisi del sangue, significa informazione sui rischi. Inoltre mi chiedo se tra coloro che tanto danno addosso alla chiesa ci sia qualcuno che voglia andare in Africa a dare da mangiare a chi ha fame, a insegnare un mestiere, a leggere, a scrivere, allora sì che costoro potrebbero passare anche i preservativi sotto la scodella…
@ roberto maggiani
questo potevi risparmiarcelo/telo:
“mi chiedo se tra coloro che tanto danno addosso alla chiesa ci sia qualcuno che voglia andare in Africa a dare da mangiare a chi ha fame, a insegnare un mestiere, a leggere, a scrivere”
Dire che è una banalità e non voler infierire.
Assomiglia a quello che dicevano i democristiani a chi votava comunista: “Andatevene in Russia!”
Forse chi crede a questo modo dire le cose, è affetto da una autopercezione di sé deviata.
Sente dentro di sé la forza e la potenza di un demiurgo, e la proietta anche sugli altri.
Per lui tutto dipende da ciò che fa direttamente, personalmente, anche se servisse soltanto per scaricarsi la coscienza.
Ma non funziona.
Primo, perchè si tratta, sempre, di un singolo uomo limitato nelle forze e nelle possibilità di iniziativa.
Secondo, perchè non si tratta di salvare “alcuni” ammalati, e già per fare questo occorre ben più della buona volontà del singolo.
Terzo, perché in *questo post* si parlava non della “redenzione”, dell’Africa [nè di quella del mondo intero], ma dell’oggettiva responsabilità del papa nell’aggravare una situazione drammatica come quella del contagio dell’Aids, attraverso proibizioni del presertivo giustificate con ragionamenti a dir poco diabolici, mirando a una più piena presa di coscienza del problema, in modo tale da portare le singole persone a una mobilitazione politica.
Con la speranza che questa mobilitazione, aggregando il maggior numero di persone, ottenga cambiamenti nell’agire delle istituzioni politiche tali da riescire a modificare in meglio la situazione del contagio dell’AIDS in Africa.
La prima cosa da ottenere dovrebbe essere che Benedetto sedicessimo, dicesse agli africani, e a tutto il mondo: trombate come volete, con preservativo o senza preservativo – non sono cazzi miei – ma se lo fate senza, sappiate che ciò potrebbe costarvi la vita.
Ora aspettiamo un altro post sull’Africa.
Caro Soldato blu, sono felice di ciò che scrivi sul mio intervento, penserò seriamente alla tua analisi su di me…può darsi che qualcosa di quello che dici sia vero. Ma rimane il fatto che qualcosa bisognerà pur smuovere a favore dell’Africa…che non ha il solo problema dell’AIDS. Su questo sei d’accordo? E’ chiaro che tra coloro che potrebbero andare in Africa, che vuol dire: “tra coloro che potrebbero agire in qualche modo a favore dell’Africa”, ci sono anch’io…non sono invece completamente d’accordo sul ragionamente “non sono cazzi miei”…
Maggiani ha infilato il dito nella piaga: l’AIDS è un effetto, assieme alla malaria, e non la causa e distribuire preservativi non serve a nulla. Semplicemente li vendono e li scambiano per MANGIARE. Alla lista dei paesi aggiungerei la Cina.
Sulla posizione della chiesa ho poco da aggiungere: scandalosa.
Blackjack.
IRRESPONSABILE, proprio così
un irresponsabile che si arroga la responsabilità di decidere le sorti di intere popolzioni, con parole che hanno come fondamenta un grande nulla, la fede appunto!
ciao franco.
Discettare sulle posizioni della Chiesa Romana circa la profilassi – qualsiasi forma di profilassi – fa molto Sinéad O’Connor anni ’90. Del secolo scorso.
Mi interessa invece la dimensione tutta privata e autistica del signor Maggiani, quando sca.caz.za… Prevenzione significa libertà di non usarlo (il condom) perché decido di risolvere i miei rapporti nel solo ambito coniugale…
RoBBerto, bello della mamma, se tu innamoravi di una sieropositiva, tanto da diventare il suo coniuge, cosa avresti fatto? Condom tu. Pilloloni a vita Ella. Fedeli fedeli a vita. Vicini vicini per sempre.
E se foste stati positivi entrambi? Pilloloni a vita tutte e due. Ognuno con la sua profilassi. E condom. Ovvio.
Ommioddio, quanti refusi! Sgocciolamenti.
E se invece fosti stato positivo solo tu? Pilloloni a vita. Tu. E condom anche.
Circa eventuali figli non è necessario che ti risponda, non è vero? Però se vuoi, ci faccio un accenno!
Adoro gli africanologi, coloro che ci presentano le vere ricette di un semplice CONTINENTE che loro conoscono come le loro tasche! E sopratutto che propongono acutissime soluzioni come fa Roberto Maggiani, nel cui intervento constato, mi dispiace dirlo, di quanto più odioso si possa trovare in termini di carità pelosa, pregiudizio, ignoranza, e energie residue per salvare la faccia al papa. Coloro che si occupano di AIDS e di prevenzione, dicono unanimi che il preservativo è la più sicura forma di salvaguardia dalla trasmissione del virus. In un paese dove questo virus è straordinariamente diffuso, chiunque apra bocca sull’argomento non dovrebbe fare che ribadire questo concetto elementare e chiunque abbia una minima influenza sui comportamenti delle persone non dovrebbe spendersi che per permettere la diffusione dei preservativi. Dovete spiegarmi che cazzo c’entra il problema fame, quando parliamo di prevenzione nei comportamenti sessuali. Pensano forse giocatore d’azzardo e Roberto Maggiani che la fame sia l’unico e solo problema dell’Africa, che gli africani non siano altro che i morti di fami incapaci di ragionare finché non gli si getta un sacco di farina? Lo sapete voi che anche in Italia, dove si mangiano splendide mozzarelle alla diossina, la gente non mette il preservativo, favorendo la diffusione del virus, perché anche da noi non esiste cultura della prevenzione?
Quanto a questo papa, che è riuscito a fare peggio di Giovanni Paolo II, in quanto ha detto in modo palese un’idiozia e una menzogna come i “preservativi sono dannosi”… ebbene, lui, il suo nome, il suo abito, e tutti coloro che continuano a sostenerlo, cattolici o meno, dovrebbero essere per sempre dissociati da ogni riferimento all’amore e alla carità.
I cattolici per cui hanno davvero senso quelle parole dovrebbero liberarsi di lui, contestare il principio dell’obbidienza, e abolire il suo primato dottrinario.
Bene, mi pare che non ci conosciamo, mi pare di aver soltanto espresso un parere e di non aver attaccato nessuno, e quindi di non meritare attacchi con tanto di giudizi, contenenti anche, mi si scusi ma è la mia sensazione, un pizzico di cattiveria. Penso soltanto di aver dimostrato che il mondo, da una parte o dall’altra, sia fatto di posizioni intransigenti…dove non voglio stare, penso di aver dimostrato che il diverso è sempre oggetto di scherno, che cercare la verità sulle cose, e il bene vero dell’uomo, sia difficile, se non ci si pone nell’ascolto e nell’azione. Riguardo la sieropositività…e se fossi veramente sieropositivo? E se convivessi veramente con una o uno sieropositivo? Mi conoscete? Attenti con le parole…non è una minaccia, è solo una richiesta di sensibilità…
Ho semplicemente chiesto di spostare il problema dall’attacco al Papa, all’azione…volete distribuire preservativi? Fatelo, il Papa vuole distribuire moralismi? Lo fa…ma sicuramente, tra coloro che sanno usare le parole ci sono anche coloro, non vi conosco e non posso certo giudicare, che magari in questo momento sono impegnati in azioni concrete a favore della giustizia, tanto di rispetto. In tal caso rimango in ascolto dell’esperienza altruistica e non autistica…che a quanto pare sto facendo…
“Indubbiamente il problema della sieropositività, e dell’AIDS, nel continente africano, in particolare, è decisamente catastrofico. Penso tuttavia che la “soluzione preservativi”, sola, non possa in alcun modo essere una soluzione, mi pare, piuttosto, una facile soluzione.”
concordo sul fatto che le parole sono importanti.
vediamo..tu scrivi che in africa il problema AIDS è catostrofico e poi scrivi che la soluzione non è solo nel preservativo. come si previene allora l’aids, conosci altri modi o vuoi che pratichino tutti l’astinenza?
ovvio che ci sono molti altri problemi, ma questo è benaltrismo!
intanto preservativi.
questa è l’ipocrisia di una chiesa maleodorante che si mobilita per un solo sondino che tiene prigioniera una non vita, calpestando l’altrui dignità, e poi se ne frega di milioni di vite che potrebbero essere salvate da un semplice pezzo di lattice.
Roberto non era cattiveria la mia ma rabbia. Rabbia nei confronti dela presunzione di noi europei che del continente africano sappiamo qualcosa solo in relazione a guerre o a campagne pubblicitarie per raccogliere fondi. Del resto non sappiamo nulla, ma parliamo degli africani come di gente che va aiutata, non sapendo bene quasi nulla di ciò che realmente accade e di ciò che potrebbe veramente aiutare, e sopratutto dove, in quale contesto politico, culturale, geografico, ecc.
Quanto al papa ha detto una bestialità. Se l’avesse detta al bar tra i suoi amici, uno avrebbe potuto ridergli in faccia. Invece l’ha detta come autorità massima della Chiesa cattolica, che come Alanina ha ricordato, è presente in molti paesi africani. E gode quindi di credito e ascolto. E qui la bestialità diventa sovrano disprezzo delle vite umane. Quello che qui strepitava perché nutrissero indefinitamente una persona clinicamente morta da decenni. Macabro buffone.
Io credo sia giusto spostare il problema, come ha fatto Roberto (purché non lo si voglia fare per difendere il Papa). Lo dico sapendo bene che l’indignazione per le parole del Papa (ma sono vent’anni che le sentiamo: son sempre le stesse, passano di bocca in bocca) non fanno ragionare in modo freddo le persone.
La questione principale è la povertà. Se guardiamo il tasso di crescita demografica degli stati notiamo che è quasi direttamente proporzionale alla loro povertà (ci sono vari indici che la calcolano, è ovvio, non c’è un criterio univoco, ma approssimativamente si può trarre questa conclusione).
In questo contesto si situa l’Africa, che contiene la maggior parte degli stati più poveri al mondo, seguita da sud dell’Asia e dell’America.
Certo, poi ci sono in gioco fattori specificamente africani nel determinare la grande diffusione dell’AIDS in Africa, ma questi non spostano di molto la situazione generale.
Cosa voglio dire?
Poiché fino a prova contraria per avere figli occorrono rapporti sessuali non protetti, e poichè hanno più figli proprio i popoli che faticano a mantenerli, è chiaro che il tasso di natalità e quindi anche la diffusione dell’AIDS vanno di pari passo non tanto con scelte morali (uso o non uso del preservativo) ma con situazioni per lo più cogenti, di necessità.
La mancanza del preservativo, insomma, non è una scelta, spesso, anzi forse nella maggior parte dei casi. Penso per es. alle prostitute di Korogocho, conosciute e descritte da padre Alex Zanotelli, che andavano a prostituirsi in città per fame, e poi per mantenere i figli avuti dalla prostituzione: non credo che loro potessero dire al cliente: “solo con preservativo”. Non ci pensavano neanche al preservativo e all’AIDS: l’indigenza forte non permette queste premure. E non ci pensavano i clienti – e questo in apparenza è meno spiegabile, ma non succede anche qui che si trovino clienti che vorrebbero farlo “senza”?
In altre parole. Di fronte alla povertà tinta di miseria, invocare l’astinenza è ridicolo, ma anche pensare di battere l’AIDS parlando di preservativi è più o meno ridicolo, se questo non va di pari passo con la battaglia alla povertà. I preservativi saranno diffusi e usati tanto solo quando il livello di povertà sarà diminuito e, con esso, diminuirà anche il sesso a pagamento o in qualche modo “promiscuo”: non per una scelta di astinenza, ma perchè verranno meno le condizioni sociali che lo facilitano.
Usare il preservativo, in molte nazioni Africane è considerato come un segno di debolezza. Considerando che in molte nazioni il 70% sono mussulmani e in altre il 90% sono analfabeti, ( le scuole sono private)il discorso del papa, ha scarsissimo valore per la maggior parte degli Africani.
“Il preservativo non serve” parole di Ratzinger sentite al tg3 5 minuti fa. Hanno detto che è la prima volta che un Papa usa quella parola. Un vescovo ha tentato una disperata giustificazione: i preservativi vengono usati più volte e passati da persona a persona…
Cmq, sia chiaro: io non giustifico in nessun modo Ratzinger, peraltro dire esplicitamente che “non serve” è la cosa peggiore che poteva dire. Almeno, se avesse detto che la diffusione del preservativo facilità rapporti occasionali, e che l’astinenza è meglio (meno rischiosa), in linea teorica sarebbe stato ancora ancora accettabile – benchè sempre pericoloso e controproducente a livello pratico. Ma dire proprio “non serve” è ingiustificabile.
Non credo poi che le parole del Papa abbiano “scarsissimo valore”, come ha scritto Gena: sta esagerndo, immagino per difendere il Papa.
Però sottolineo il rapporto povertà-rapporti sessuali a pagamento o promiscui o cmq con poca cura per l’igiene. Non ho dubbi cioè che i volontari che ha ripreso il tg3 che insegnano l’uso corretto del preservativo siano da incentivare, come ogni altro tipo di prevenzione, ma resto convinto che finchè non vengono trasformate le situazioni socioeconomiche che causano la povertà e i fattori culturali che favoriscono la promiscuità sessuale, la prevenzione all’AIDS sarà sempre debole.
E quindi, in fondo, i paesi europei e occidentali che criticano il Papa, pur avendo ragione, sono i primi a puntare su scorciatoie di comodo (distribuire preservativi) perchè le soluzioni radicali del problema richiederebbero sacrifici economici nel Nord ricco ovvero la ristrutturazione del sistema capitalistico globale, essendo l’Occidente lo sfruttatore delle popolazioni africane.
PS Lo stesso discorso che ho fatto si può applicare per esempio per spiegare la grande diffusione della malaria e della TBC.
maggiani (et al):
sono d’accordo in generale che meglio sarebbe fare, che criticare quello che fanno gli altri.
e anche se noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti.
però quando è troppo è troppo.
Grazie all’intervento di Gena, ultimo degli africanologi, per i suoi dati esaustivi e precisi.
A Lorenzo: ma scusa, ti sembra un post sul problema della battaglia dell’Aids in Africa? Dopodiché possiamo anche parlarne e sarebbe opportuno farlo, ma qui si sta dicendo qualcosa di più semplice. La si può rigirare come vuoi, ma rimane un’enormità: andare in Africa, dove la chiesa cattolica ha un seguito, dove secondo Agnoletto le stime attuali parlano di 28 milioni di persone sieropositive, a dire il preservativo è dannoso…
Poi spiegatemi: quale potrebbe essere l’alternativa a diffondere innanzitutto, sul territorio, l’uso e la diffusione del preservativo? Dire: va bè, aspettate magari che tra cinquant’anni la vostra economia vada meglio, ci siano alti tassi di alfabetizzazione, un benessere generale, le ditte farmaceutiche tolgano la loro proprietà sui medicinali, buon livello della sanità pubblica, e finalmente possiamo dirvelo che è meglio mettere il preservativo quando fate l’amore?
Anche tu Lorenzo, benissimo Alex Zanotelli e le prostitute di Korogocho, ma qui stiamo parlando di milioni di persone: sono tutte prostitute che si vendono per fame?
Tangenzialmente, ma non troppo: l’altro giorno in un’assemblea a cui ero stato invitato ho incontrato un ragazzo angolano. Molto cattolico, fin nelle ossa. Ma rivendicava felice che il suo paese, cattolico, avesse approvato proprio alla vigilia di non so quale viaggio apostolico dell’altro papa, la legge sull’aborto. Alla faccia della nostra laicità perduta – e, come diceva Andrea, di quel coraggio di levarsi contro l’autorità che troppo spesso i cattolici italiani non hanno.
Leggo ora il tuo successivo commento Lorenzo, e qui siamo più d’accordo. Ma continua a pensare che i preservativi non siano una scorciatoia di comodo, ma una inevitabile prima necessità in un continente con una numero così alto di sieropositivi. Poi discutiamo del perchè così tanti sieropositivi in Africa e le responsabilità occidentali e non solo.
Un’ultina cosa. Tutti i politici europei hanno reagito alla nociva idiozia papale. In Francia è presentato praticamente come un debole di mente. E su questo non c’è certo da meravigliarsi. C’è invece da meravigliarsi come in Italia, oggi, questo papa sia ancora ascoltato. E magari anche a sinistra, quando di tanto in tanto esprime audacissimi concetti come: il razzismo istituzionale non si sposa troppo con la dottrina evangelica.
Concordo con Lorenzo che, a mio avviso, ha colto in pieno il problema. Interessante l’intervento di Gena. Penso che si debba dividere il problema AIDS dal Papa, ammetto che le sue affermazioni riguardo il preservativo sono estreme e non tengono per niente conto dell’estensione reale della malattia. Se una critica si può fare alla Chiesa di oggi penso che sia quella di riproporre la stessa dinamica della vicenda di Galileo. Da dove era derivata la persecuzione allo scienziato Galileo e quindi come conseguenza al progresso di tutta l’umanità? Io penso dal fatto che sia stato fatto l’errore di sovrapporre e mettere in contrasto tra loro due punti di vista differenti sulla stessa realtà, che invece potevano completarsi: quello della Scienza e quello della Teologia. Entrambe le discipline stavano guardando lo stesso oggetto ma da due punti di vista differenti. Se l’oggetto fosse una mela tagliata a metà uno la osservava dalla parte della polpa, uno dalla parte della buccia, uno diceva che la mela era bianca l’altro diceva che era rossa, una piatta, uno tonda; ma forse c’era un accordo possibile, bastava dialogare e capire il punto di vista dell’altro fino in fondo e che unendo i punti di vista, forse, si sarebbe potuta dare la spiegazione esaustiva dell’oggetto osservato. Penso che oggi si stia ripresenrtando la stessa dinamica, ma anziché di meccanica celeste si parla di biologia. La Chiesa forse dovrebbe fare un passo indietro a favore degli scienziati che hanno le competenze specifiche per capire come muoversi davanti alle malattie (prevenzione e cura). Forse la Chiesa potrebbe essere veramente d’aiuto se dicesse: sarebbe bello non usare il preservativo ma data la situazione oggettiva e quasi irreparabile vediamo che cosa si può fare per fermare i contagi, parliamone…Basandosi così sul solito fondamentale principio che afferma la priorità dell’uomo sulla legge…l’ha detto Gesù, non io.
Sono andata a cercare: i cattolici in Africa sono 158 milioni, il 14% della popolazione, non due gatti.
Parliamo sempre di percentuali Alcor! E i cattolici sono una minoranza.
Inglese, parlo solo di quello che ho visto!
beh certo, se si becca il contagio una misera percentuale di 158 milioni di persone a noi che importa?
Il mio riferimento era dovuto solo al fatto che in quel continente, la voce del papa arriva comunque poco, e se si vuole veramente fare qualcosa bisogna iniziare con l’istruzione.
gena, la voce del papa forse arriva poco nei villaggi, alle orecchie della gente, ma segna una traccia in tutto il mondo. parecchio tempo fa ho letto una storiella su bush che tagliò i finanziamenti per l’informazione e distribuzione di preservativi in non mi ricordo quale stato africano…domani cerco la notizia, era interessante. certo, non c’era ancora questo papa, però non è un caso che ora ci sia questo papa…non che gli altri ci abbiano fatto alcun favore!
Andrea,
accetto tranquillamente tutte le tue obiezioni. Avrei potuto farmele io stesso.
Quando un post parte da un assunto scontato, in questo caso la condanna delle dichiarazioni papali, mi viene spontaneo far notare che la verità non si trova tutta nella soluzione opposta a quella “condannata”, come spesso pare di percepire. Avrei fatto lo stesso per la legalizzazione delle droghe leggere: non ho dubbi che sia giusto farlo, ma quando si dice che così scomparirebbe lo spaccio ecc. io credo si esageri.
Si “riduce il danno”. Di quanto?
Non si sa.
Così come non si sa quanto danno provochino le dichiarazioni papali, ma del danno lo provocano, e trattandosi di una malattia grave e diffusa, è un danno grave. Però sono convinto che la grande diffusione dell’AIDS sia inevitabile in un continente povero come l’Africa, con o senza dichiarazioni di Ratzinger.
Allora, certo che diffondere preservativi è una necessità ed è sempre meglio rispetto a non far niente: ci sono di mezzo vite umane e tamponare, ridurre il danno AIDS è un fatto di civiltà. Ma quel che penso io è che la diffusione di preservativi da sola non possa ridurlo di molto se non va di pari passo con l’emancipazione dalla povertà.
Lo volevo sottolineare.
io comprendo galbiati e voglio aggiungere che se ritengo un crimine le parole del papa, non posso non pensare – nonostante sia atea, agnostica, non credente quello che volete – che sia un crimine pensare di “salvare” l’africa dai preti e questo perché sono spesso quei preti l’unica speranza di una terra martoriata, perché sono loro che nutrono, vestono, garantiscono l’istruzione ai figli orfani di genitori morti per aids, mentre lì a due passi, bambini di genitori vivi e sani muoiono letteralmente di fame e girano scalzi e nudi perché non hanno uno straccio o muoiono di malattie curabilissime che diventano incurabili se non hanno i soldi per le medicine…
i problemi dell’africa sono enormi, non sono un africanologo, ma ho un padre medico che vive e la vora lì 3 mesi l’anno, (insieme a molti altri che per tutto il resto del tempo che trascorrono qui non fanno che pensare alla maniera di procacciarsi più soldi possbili per mantenere quegli ospedali costantemente sull’orlo della sparizione per questioni di bilanci) e sa che il cattolicesimo è spesso, per molta gente, l’unica speranza
Quoto Maria (scusate la rima) in toto.
Anche perchè questo sputare sempre sul cattolicesimo, fare di tutta l’erba un fascio sul tema, è diventato uno sport davvero da “culturisti” del mendel (o del menga, fate vobis.)
Come scrive Maria, per molta gente il cattolicesimo è spesso l’ultima speranza.
E sono anche stufo, pur non essendo cattolico ma “cristiano a singhiozzo”, o “cristiano-barra-agnostico secondo l’umore”, di leggere sempre più spesso, qui, attestazioni di orgoglio ateo. Molti sono amici miei personali, ma cio’ non conta. Non c’è acredine, ma nella simpatia umana ci puo’ stare anche un doloroso fastidio. Fine della sfuriata, perdonatemi (laicamente, si capisce:-)
Scusate; che l’intervento del Papa contro il preservativo sia incosciente, è un dato di fatto, ma ciò non toglie che distribuire preservativi non serva a nulla, o a poco, se la gente muore di fame e li vende per comperare cibo.
Non è possibile, a mio parere, separare la necessità di dar da mangiare alle persone e istruirle, dalle altre necessità. Se muori di fame qualunque argomento viene DOPO. Noi tutti, me compreso, facciamo gli angioletti benefici e illuminati che distribuiscono soluzioni preconfezionate e scandali da salotto, ma lo facciamo, tutti i giorni, davanti a un bel piatto di spaghetti. Su questo fronte Maggiani ha tutte la ragioni del mondo.
Blackjack.
da http://pasquinaria.blogspot.com/2009/03/boccaccia-mia.html
Boccaccia mia…
“No gnente guanto” dice in aeroprano,
“se pò volà senza paracadute:
a cazzo nudo, puro si è africano,
perché tanto nun serve a la salute”.
Mò a me me pare n’attimino strano,
ne l’esternà a noantri ste battute,
che nun se chieda si nun è inumano
insiste a predicà co ste vedute.
Nun credo che là ‘ndove se n’è ito
deveno continuà così. ‘Ndò sta scritto?
Eppuro ce l’aveveno avvertito
ch’annava in un paese derelitto!
Ma, a quel’età, è debbole d’udito…
Però nun j’ariesce de stà zitto!
Gigi
che ci siano persone e correnti e posizioni e prassi nel cattolicesimo diverse da quelle del papa credo che nessuno lo neghi, ma le parole di un papa hanno un peso e una diffusione schiaccianti
ma hanno un peso schiacciante, forse, più qui, nel senso di disastrose conseguenze che si possono trarre da un discorso semplificato di causa-effetto, perché incoraggiano i comportamenti “irresponsabili” degli adolescenti presso i quali si registra, negli ultimi anni, un notevole incremento di malattie a contagio sessuale.
Il preservativo è utile qui come in Africa, intendiamoci, solo che lì tutto è terribilmente più complicato e si reca solo danno a volerlo negare, perché si muore di tutto, (anche di semplice parto ) qualunque cosa abbia detto o non detto stamattina il papa.
chissà come cazzo faranno gli “africani” ad arrivare a sera leggendo giornali, andando al bar, giocando, facendo sport, guidando taxi, coltivando, commerciando, comprando e vendendo beni, andando a insegnare all’università, costruendo case, invitando amici a cena, cantando e facendo teatro, mandando i figli a scuola, facendo il cinema, dipingendo, facendo politica, gestendo ristoranti, hotel, facendo funzionare porti, come cazzo riusciranno a fare tutto questo, se non ci fossero i volontari cattolici che li tengono in vita, che li imboccano, che li nutrono, chissà come faranno a fare tutto ciò se 24 ore al giorno sono tutti quanti occupati da un unico chiodo fisso LA FAME. Come faranno a mandare avanti le loro società, dal momento che sono così obnubilati dalla fame, che è anche improponibile ficcare loro in mano un preservativo, senza immaginarsi che se lo mangeranno o che lo venderanno assieme alla nonna per procurarsi un pugno di riso?
Quanto a Franz: dove le hai lette qui, sotto questo post, “le attestazioni di orgoglio ateo”? Citami dei passaggi, per favore.
Andrea,
mi sa che vista la fame degli africani, l’unica è trovare un presidio medico per la profilassi delle malattie sessualmente trasmissibili che venga assunto per via orale. Una bella pillola appetitosa e supercalorica che produca una sostanza impermeabile sull’affare, questo ci vorrebbe! ;-)
E con questo mi tolgo davvero dalle palle….
Ma secondo voi l’Italia, gli italiani, come devono essere considerati oggi da chi ci guarda un po’ da lontano, un po’ facilmente? Un paese spaventosamente di merda, costituito SOLO da razzisti, fascistoni, ladroni ignoranti, mafiosi, e papalini. Perché mai in Italia si dovrebbe discutere di futuro energetico, di crisi economica, di disoccupazione, di parità uomo-donna, ecc. in una pese TUTTO mafioso come il nostro si dovrebbe prima di tutto debellare la mafia, ripristinare lo stato di diritto, l’economia capitalistica sana ma spietata, ecc.
in un paese TUTTO mafioso, l’intero parlamento italiano dovrebbe essere commissariato da parte dell’unione europea… ecc. ecc.
La chiesa ha i suoi dogmi e un vero cattolico è tenuto a rispettali, perché tra essere veramente cattolici, e dichiarare di esserlo c’è una bella differenza. Il papa in ogni caso rappresenta la chiesa e in questa veste e ha tutti i diritti di enunciare i suoi principi. Il vero problema dell’Africa è l’economia inesistente e il fatto che chiunque abbia il minimo potere lo usa, e non parlo solo di quello economico, in questo continente convivono varie confessioni, e ognuna di loro ha dei precisi decaloghi comportamentali, e chi crede dovrebbe rispettare certe regole.
Il punto è che spesso nessuna scelta religiosa è dovuta a profonde convinzioni, ma, talvolta le scelte sono obbligatorie, in moltissimi stati il reddito pro capite è di un euro al giorno, in una tale condizione economica l’acquisto di cibo diventa una questione primaria, e il preservativo, un bene di lusso, oltre al fatto che molti uomini credono che avere tanti figli sia un punto d’onore.
Chissà se lui e padre George li usano!
ahahahah…
(una battuta di Silvio Berlusconi)
spiegami meglio, gena.
quello che mi chiedo è proprio: se un missionario, un volontario sta lì, e sa che l’unica assistenza che quella gente (quel villaggio, quel gruppo) ha a disposizione è quella che può regalare lui, e niente altro che quella, e che non hanno nessuna scelta se non lui, che farà quel missionario: darà una scatoletta e negherà un profilattico?
oppure questa è solo una domanda accademica, che la coscienza del volontario non ha mai la necessità di porsi davvero, perchè tanto i soldi non gli bastano per dare anche il profilattico e in ogni caso l’africano non li userebbe mai?
chiedo per sapere.
Inglese, è inutile che fai l’ironico, in Africa l’aids, assieme alla malaria) ha un’alta diffusione fra le popolazioni più disgraziate. Non capisco questa tua ironia fuori luogo e questo scaldarsi. Che consigliare di non usare il preservativo sia da incoscienti, mi pare scontato, ma che tu non riesca a capire che se stai morendo di fame la tua prima e unica preoccupazione è mangiare… mi pare proprio un atteggiamento da occidentale pasciuto.
Spiritoso, intelligente, di sinistra, attento ai problemi degli altri, MA PASCIUTO!
Blackjack.
no, peggio, blackjack…Inglese ha appena detto che se uno dice che in africa si muore di fame tutti i giorni (senza che nessuno qui si scandalizzi fino a che non parla il papa) è razzista, a me pare questo il tipico discroso da ottuso.
Il volontario deciderà in base alla sua coscienza, e alla sua disponibilità, sicuramente stiamo generalizzando, perchè le realtà Africane sono complesse e variegate a seconda dell’ubicazione dei diversi stati, per anni ho saputo che in Guinea c’era una guerriglia in corso, ci fosse stato un tg che avesse dato una notizia su tale problematica.
Caro Black Jack io sarò pasciuto, ma in Africa ci sono stato, e in quattro nazioni diverse, e ho mangiato con africani, che figurati m’invitavano a pranzo e a cena, e nella periferia di Dakar, non all’ambasciata. Dunque parlare degli africani riducendoli tutti a dei morti di fame ai quali si può proporre un concetto alla volta è una generalizzazione, una semplificazione, e un pregiudizio razzista, come dire che gli italiani sono tutti mafiosi. Che l’economia della maggior parte dei paesi africani sia disastrata, e che le istituzioni siano deboli, a volte inesistenti, e che ci sia miseria e analfabetismo, corruzione, dittature e guerre, questo lo sappiamo bene. Ma non c’è solo questo. L’africa non si riduce un un manifesto di mani tese con un bambino rachitico con le mosche sugli occhi. Ma da molti discorsi che sento fare e che ho letto anche qui pare di sì.
Ma voi lo sapete che nella capitale degli Stati Uniti il 3% della popolazione è seriopositiva? Più che in un paese africano!
Dagli archivi della FAO, la situazione mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura nel 2007. In questo dossier, il concetto di sottoalimentazione riguarda la maggior parte dei paesi in via di sviluppo, India compresa. Incollo la parte riguardante l’Africa, per mostrare come è diversificata l’incidenza della sottoalimentazione in questo continente. Esisteranno certo anche versione in italiano.
La tendance historique à l’augmentation
de la production et de la consommation
alimentaire à l’échelle mondiale s’est traduite
par une diminution de la proportion de la
population souffrant de sous-alimentation
qui est passée de 37 pour cent en 1969-71
à 17 pour cent en 2002-04 (figure 26) (FAO,
2006k). Cette diminution est intervenue
pour l’essentiel durant les deux premières
décennies de cette période, mais de fait, par
rapport à la période de référence 1990-92, la
proportion de la population sous-alimentée
n’a diminué que de 3 pour cent.
*
En Afrique subsaharienne, les progrès
accomplis récemment pour réduire la
prévalence de la sous-alimentation méritent
d’être signalés. Pour la première fois depuis
plusieurs décennies, la proportion de la
population souffrant de sous-alimentation
dans la région a baissé de manière
significative – passant de 35 pour cent en
1990-92 à 32 pour cent en 2001-03, après un
pic de 36 pour cent en 1995-97. L’Afrique
centrale a enregistré une hausse dramatique
du nombre de personnes sous-alimentées
comme de la prévalence de la sousalimentation,
alors que celle-ci reculait en
Afrique australe, en Afrique de l’Ouest, en
Afrique de l’Est et au Nigéria (FAO, 2006l).
Outre le Ghana, qui a déjà atteint l’objectif
du SMA prévoyant de réduire de moitié
le nombre de personnes sous-alimentées,
l’Angola, le Bénin, le Congo, l’Éthiopie, la
Guinée, le Lesotho, le Malawi, la Mauritanie,
le Mozambique, la Namibie et le Tchad
ont également vu diminuer le nombre de
personnes souffrant de sous-alimentation.
Même si les raisons de ce succès varient selon
les pays, la plupart semblent s’être appuyés
sur une bonne croissance économique
conjuguée à une expansion significative de
la production agricole et alimentaire par
habitant (FAO, 2006l).
*
La baisse de la prévalence de la sousalimentation
dans la région est une évolution
encourageante. Mais la tâche à laquelle se
trouve confrontée l’Afrique subsaharienne
reste écrasante. Cette région représente
à elle seule 25 pour cent de la population
souffrant de sous-alimentation dans le
monde en développement et la proportion
la plus forte (un tiers) de la population
souffrant de faim chronique. Dans 14 pays
de la région, 35 pour cent ou plus de la
population souffraient de sous-alimentation
chronique en 2001-03. Le nombre de
personnes sous-alimentées est passé de
169 millions en 1990-92 à 206 millions en
2001-03, et 15 seulement des 39 pays pour
lesquels des données sont disponibles ont
réussi à faire baisser le nombre de personnes
souffrant de sous-alimentation (FAO, 2006l).
Les efforts déployés dans la région pour
lutter contre la faim ont été entravés par
des catastrophes naturelles et d’origine
anthropique, notamment par les conflits
armés survenus dans les années 90 et
la propagation du VIH/sida. De fait,
l’augmentation du nombre de personnes
souffrant de malnutrition par rapport à la
période de référence retenue par le SMA
a été principalement le fait de cinq pays
déchirés par la guerre: le Burundi, l’Érythrée,
le Libéria, la République démocratique du
Congo et la Sierra Leone. L’aggravation
de l’insécurité alimentaire en République
démocratique du Congo est particulièrement
dramatique, sachant que le nombre de
personnes sous-alimentées a triplé en passant
de 12 à 36 millions, et que la prévalence est
passée de 31 à 72 pour cent de la population
(FAO, 2006l).
Inglese, io non sono un africanologo e di africa non capisco nulla, così come non capisco nulla di un sacco di altre cose (lascio ad altri l’onere e l’onore di capire), però conosco molto bene il palazzo che è sede della FAO a Roma, sin da piccolo. Avevo uno Zio, buonanima, che era uno dei dirigenti massimi di quel carrozzone, ehm, credibilissima associazione, e il ricordo migliore, della FAO, sono i 3 ristoranti 3 presenti all’interno del palazzone: mense aziendali all’altezza dei migliori ristoranti di Roma. Ah, che mangiate mi sono fatto accompagnando lo Zio. Però di Africa, cavolo, non mi ricordo che ne parlassero molto; ok, sono ricordi giovanili, certe cose poi, da giovane mica le capisci, sei scemo. Epperò, quando lo Zio doveva andare in Africa, ricordo benissimo che il suo più grande problema era… trovare qualcuno che lo sostituisse. Oh, non pensare che fosse il solito italiano fancazzista, tutt’altro: era uno da discorsi importanti, che la sinistra se lo lumava alla grande (anche se lui di sinistra non è mai stato, però era un ottimo attore). Come lui, ricordo una signorina Belga, assai scassaballe (hai presente quelle micio micio come sei carino? ecco una così), e anche un Canadese ho avuto modo di conoscere, durante quei pranzi e quelle cene (lo sapevi che nel carrozzone della FAO, eddai che continuo a sbagliarmi, nel palazzo di rappresentanza della Food and Agriculture Organization, i ristoranti lavorano anche la sera?).
Poi, ripensandoci, non è mica vero che non sono mai stato in Africa. Sono stato a Sun City, in Sud Africa (come tutti gli sporchi occidentali arricchiti). Non ci crederai, ma non ho mai visto uno di colore ammalato di aids da quelle parti. Almeno non nelle zone turistiche, hai presente Sun City cos’è? Sai, gli fanno l’esame ogni 2 mesi ai dipendenti di colore. Epperò, anche nel ricchissimo Sud Africa (che pare un eden se confrontato con altri zone), se appena appena esci dai quartieri ricchi, zacchete: ricompaiono la fame, la miseria, l’ignoranza e l’aids. Nonostante Mandela. Poi sono stato a Port au Said, ma era tanto tempo fa, ero giovane e non bacucco come ora e l’aids a quei tempi non esisteva, ma tanta gente che non mangiava sì. I bimbi poi morivano (e muoiono tutt’ora) come mosche, per un banale morbillo. Perdonami Inglese, ma invecchiando la memoria ci abbandona, e mi sovviene or ora, che all’epoca, mi feci una passeggiata a piedi di tre mesi da quelle parti (sempre quando ero giovane che ora faccio fatica a fare due rampe di scale) e, non ci crederai: ho incontrato un sacco di gente che moriva di fame. Sai che, dopo quei tre mesi, son tornato che ero un figurino e non il panzone di adesso?
Recentemente, intendo meno di 12 mesi fa, non ci sono più stato. Ma non credo che in 12 mesi siano riusciti a rovesciare l’orizzonte, quelli della Food and Agriculture Organization. Secondo, per risolvere qualche problema dell’Africa, uno dei primi passi da fare, dovrebbe essere quello di chiudere quell’associazione di sovralimentati massoni che è la FAO e, credimi, mi meraviglia che uno informato come te, creda ancora ai rapporti di quel gruppo di obesi.
Ciò non toglie,lo ribadisco, che la posizione del Papa sia delinquenziale e, da bravo liberale anche un po’ anarchico e anticlericale, lo brucerei, se fosse consentito, domani mattina, Ma non si può e ce lo dobbiamo tenere.
Però, caro Inglese, se non si risolvono i problemi legati alla fame (1), istruzione (2), tutto il resto rimane una bellissima seghetta occidentale collettiva ad uso e consumo di noi pasciuti benpensanti. La prossima volta, non utilizzare le tue esperienzine africane (che sono esperienzine come le mie e quelle di Veltroni, no le mie sono meglio, almeno questo lo posso affermare) come un’ascia per mettere in discussione chi non è d’accordo con te. Io e te, entrambi, di Africa non sappiano un beato cazzo tutti e due. Ciò non sposta di mezzo millimetro il dato di fatto che ti riportavo prima.
Un bellissimo esempio di come si possa trasformare una zona denutrita, piena di ammalati, in pratica, una zona di merda, in uno dei luoghi più confortevoli del pianeta è… il palazzo della Foo anbd Agriculture Organization. Beh, vero in parte comunque; se vuoi puoi trovare un esempio reale andandoti a studiare cosa ha fatto l’India nella zona di Bangalore. Per abbattere la mortalità, la fame, le malattie e le zie rompicoglioni, non hanno distribuito preservativi, ma hanno dato da mangiare alla gente e li hanno mandati a scuola.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Però continua a meravigliarmi la tua fiducia nella FAO (Food and Agriculture Organization) e nei tuoi 4 viaggetti in Africa.
Blackjack.
concordo con Inglese, e poi mi sfugge la logica di molti interventi. , come a dire: visto che comunque muoiono di fame, fin quando non avranno da mangiare e non saranno colti (sig), a che serve che prendano un’aspirina o il chinino contro la malaria, o si mettano un preservativo contro l’aids,
visto che dovranno comunque morire di fame?
davvero qualcosa mi sfugge….
ps l’africa e vastissima (guardate una cartina geografica), e vi muore di aids anche chi ha la pancia piena!
Stalker, ah: la ragione! Nessuno ha detto che NON E’ GIUSTO dargli il preservativo. Se rileggo gli interventi non ne trovo UNO che abbia scritto: il papa ha ragione. Il punto è che non si può parlare dell’Africa solo quando un papa qualunque parla del preservativo e uscirsene con i documenti della FAO (il miglior multi-ristorante di Roma) e pensare di avere assolto il proprio dovere condendolo, per finire, con le esperienze di quattro viaggetti. E’ un atteggiamento compassionevole, e sono buono.
Poi, Stalker, il tuo intervento riassume, in un colpo solo, il meglio del peggio dell’occidente pasciuto. Ma hai un’idea, una almeno, anche piccola, di cosa sia la fame? E tu a uno cha ha fame gli vai a dare il preservativo? Anche se, moralmente, civilmente e tutto ciò che vuoi è più che giusto!
Questo articolo, questo post, ha un UNICO scopo: parlare male del papa. Ma serve che racconti stronzate sui preservativi per parlarne male? Cavolo, volete parlar male sul serio del papa e della chiesa? Andate a scavare nei loro affari e magari scoprirete che sì, lo IOR è una delle poche istituzioni economiche che… ha prevenuto la crisi di due anni buoni. Ma cavolo: questo sì è un argomento che consente di parlar male! Ma smettetela di arrampicarvi su arrotolarvi attorno a “seghette mentali autoappaganti” e di darvi ragione gli uni con gli altri, distribuendo del razzista o del fascista, a schermo di argomentazioni povere e di un preservativo, che non risolve nulla, ma sul quale tutti (o quasi) sono d’accordo; anche quelli (troppi) che per interessi di facciata dicono di no.
Blackjack.
Grazie Black jack, visto che TUTTI gli italiani sono mafiosi, TUTTI gli africani sono morti di fame (come TUTTE le tue esperienze africane comprovano) e che TUTTI coloro che lavorano per la FAO, anche coloro che non sono funzionari ma ricercatori esterni e indipendendti e producono solo documenti, sono come TUO zio, ci rivolgeremo a te, alla tua chiaroveggenza per scoprire cose tipo: fuori dagli hotel occidentali in Sudafrica la gente è povera, malvestita e pure un po’ violenta. Sopratutto ci rivolgeremo a te per sapere dove sono situate le carestie nel continente africano, per avere stime sui sieropositivi, per sapere in quali paesi aumenta o diminuisce il tasso di sottalimentazione. Grazie Black jack, fai davvero un lavoro inestimabile.
Il più bel commento a questo post è questo di Gena:
“La chiesa ha i suoi dogmi e un vero cattolico è tenuto a rispettali, perché tra essere veramente cattolici, e dichiarare di esserlo c’è una bella differenza. Il papa in ogni caso rappresenta la chiesa e in questa veste e ha tutti i diritti di enunciare i suoi principi.”
perché, nel commentare un post, uno può dire ciò pensa:
“Io sono stronzo e un vero stronzo è tenuto a essere stronzo veramente,
perchè tra essere veramente stronzo e dichiarare di esserlo c’è una bella differenza. Il papa in ogni caso rappresenta la stronzaggine e in questa veste e ha tutti i diritti di enunciare i suoi principi.”
Io il post non l’ho letto – solo l’intervento di Gena – ma sarò stronzo?
io continuo a non capire perchè dire che in un paese si muore di fame – dato di fatto- sia ritenuto da inglese un’accusa gratuita come dire mafioso, quando significa dire che di questo noi siamo colpevoli, responsabili e testimoni indifferenti.
che poi questo sia un dato parziale, ancora più parziale mi pare voler ridurre l’Africa alle capitali o centri più sviluppati come a voler considerare che l’Italia sia solo Milano e tutto il resto inesistente.
discorso esaustivo, da vero africanologo, grazie Inglese.
Ma di che state parlando???
Qui c’è una chiesa che da anni fa azione lobbystica in Africa contro le possibili campagne contro l’uso del preservativo. E gli africani non vengono educati a usarlo, semplicemente. Prima che del missionario (che è un’ingranaggio di questa strategia politica) bisognerebbe parlare di politica.
E poi arriva questo papa che, in maniera del tutto criminale, dice che il preservativo fa dei danni. Non è un’induzione a non usarlo mediante la diffusione di una menzogna colpevole? (Una volta dicevano “Non tiratevi le seghe se no vi cecate”. E i ragazzi magari rinunciavano a qualche godimento. Adesso invece si beccano l’aids. Azz che progressi).
Poi arriva Bj, e dice “E tu a uno cha ha fame gli vai a dare il preservativo?” – come se le due cose si escludessero.
Allora facciamo così, seguiamo la logica: Se per fermare l’aids non serve il preservativo, allora per fermare la fame non serve mangiare.
Bj, così va bene, no?
Uganda. Il 2,8% della popolazione è seriopositiva.
Washington. Il 3% della popolazione è seriopositiva. Più del 50% della sua popolazione è di origine africana. Circa l’80% dei suoi seriopositivi è di colore. Eterosessuali.
Condom. In Africa. Negli Stati Uniti. In Italia. Dovunque. La gente gira i continenti e si ama.
Sia chiaro, il Giudizio Universale non ci entra proprio in tutto questo. Mi spiace… E certa ggènte prelata andrebbe rimossa immediatamente.
Giocatore, se ho letto bene, il titolo del post è IRRESPONSABILE, visto che il papa ha fatto affermazioni da irresponsabile condannando l’uso dei preservativi. io mi attengo e discuto su questa affermazione, senza dover fare un trattato sui problemi dell’africa e sciorinare dati.
ovvio che i problemi sono tanti, io mi fermavo solo a: è o non è da irresponsabile dire che i preservativi sono dannosi?
tra l’altro non ho offeso nessuno e non ho dato a nessuno del razzista, del fascista, del bigotto o del borghesucio pasciuto, poi vedi tu…
1. L’incidenza del fattore povertà strutturale nel contagio da HIV si rende evidente nello sviluppo della malattia (perché, non si eccitino le anime belle, di HIV si può anche sopravvivere); la malattia percorre una trasversalità che si sovrappone in maniera del tutto perfetta a quella della povertà: trapassa le aree del sottosviluppo rurale e quelle della depressione per essere
presente in Paesi ricchi o “a PIL” (come gli USA o il Sudafrica), SECONDO l’“incidenza” al netto della “razza” (cioè dell’assegnazione sociale ad un gruppo secondo criteri di “minorità” colore della pelle, lingua, religione, origine anagrafica etc.) e del sesso biologico.
• Sono le 1) donne 2) nere 3) etero –socializzate.
Le donne africane sono le prime persone più povere al mondo, le più sfruttate, quelle che muoiono di più per cause non naturali: di stenti (la fame occupa non preoccupa ogni pensiero, si provi a digiunare per averla in testa), e di lavoro disumano, surajouté di violenza fisica e morale, di banale violenza sessuale: l’eterosessualità di mercato.
E sono le prime vittime al mondo dell’infezione da HIV.
Ma non della responsabilità della sua diffusione: poiché per ogni donna che si ammala il responsabile è un uomo (sì, di censo e di cultura superiori al suo), mentre non è valido il rapporto inverso.
Eh si, la prostituzione è una discriminante fondamentale per comprendere le politiche pubbliche degli Stati in materia di sanità e profilassi, per avere il polso del nostro e loro cinismo.
• Ma sarebbe interessante chiedersi perché anche il “cliente” più povero del mondo può pagarsi il lusso di rapporti non protetti;
• di HIV si può anche non morire, le cure sono costose e costosi i farmaci non esenti dai diritti commerciali, con bienveillance degli organismi umanitari internazionali;
• ma di HIV si muore, le condizioni igienico-sanitarie e la malnutrizione sono le cause del decorso delle infezioni cosiddette “antagoniste” o “parassite”_ dell’ ”oscurità”della prognosi;
Poiché la Sindrome da Immunodeficienza Acquista, è appunto, se la si legge per intero, un’infezione da VIRUS (acquisita) che attacca il Sistema Immunitario.
In Africa l’infezione è un fattore
debilitante, impedisce a migliaia di migliaia di giovani africani di partecipare allo sviluppo della propria economia, aprendo la via dello Straniero, cioè della conquista del mercato. Non è solo un contagio.
Dallo scoppio dell’ ”epidemia” la mobilizzazione della Comunità Gay e oggi GBTL (a maggioranza/visibilità Gay) ha avuto il merito di far conoscere, sensibilizzare l’opinione e portarla ad assumere il punto di vista minoritario (le sessualità discriminate se non criminalizzate).
Ma ahinoi, oggi sembra tenersi ben salda su posizioni conservatrici (i casi pubblici di Usa e Olanda, ma anche Austria, aree autonomiste fiamminghe…e poi Danimarca, etc…) in politica estera e xenofobe aux relents coloniali, come si dice, se non dichiaratamente razziste, in politica interna.
Ceci dis: abbiamo il papa che in Italia ci meritiamo.
Le posizioni di “principio” diventano pour le coup relativizzabili (“è più grave”, “è meno grave”, “non serve”), attualizzabili e “in situazione” si concretizzano…La dottrina sociale della Chiesa rimane, malgrado la presenza sul campo, troppo astratta, tenacemente sfuggente rispetto al comune senso, e all’esperienza.
L’unico modo (terribile modo) sembra che fin qui abbia trovato è imporre ideologicamente, come “dibattito” pubblico, “il caso” di coscienza di cui la gente (che sceglie ogni giorno, per poter vivere, il male minore) non sente l’urgenza.
La questione morale è questione retorica, inesistente, prefabbricata a regola d’arte per occupare una posizione dialettica (“lo stupro è meno grave dell’aborto”).
Com’è, si può essere così lontani dalla realtà dai problemi e dalla vita, eppure sociale.
Che si possa far spacciare per coscienza un tale pressapochismo da soldoni? Preoccupazione con le mani in tasca, la propria carriera di letterati; come si possa sopportare tale arroganza da maschietto di mamma bianco-latteo, come esperienza universale fanciullini che si misurano il pisello in classe. In bagno di letteratura incongruente, di negazione d’amore per la realtà che è (l’oggetto) amore per il prossimo.
Ora un so voi uomini qua dentro, ma lo sapete che dimorti uomini in Italia i’ profilattico e un lo vogliono usare? Via, donne, parlate… Rompete i’ muro d’omertà che c’è n’i’ nostro cortile!
E quando e un lo vogliono usare e un n’è miha perché e credono n’i’ Signore…
E dihono: ma amore e così e un sento… E gli ho provato, ma un n’è la stessa hosa… Poi, tanto, e gli esco (un n’avesse mai a “moltiplicassi”…).
Ma co’ un infantilismo così diffuso in Italia, ma icché e ci si vole aspettare da i’ papa che e vive in Italia e un sa più che pesci pigliare (novi credenti? novi credenti che un n’usano profilattici perché e vogliano “vivere e moltiplicassi”?)? Pole avere l’Italia un papa “maturo”?
qual’è il problema, moderatrici e moderatori?
1. L’incidenza del fattore povertà strutturale nel contagio da HIV si rende evidente nello sviluppo della malattia (perché, non si eccitino le anime belle, di HIV si può anche sopravvivere); la malattia percorre una trasversalità che si sovrappone in maniera del tutto perfetta a quella della povertà: trapassa le aree del sottosviluppo rurale e quelle della depressione per essere
presente in Paesi ricchi o “a PIL” (come gli USA o il Sudafrica), SECONDO l’“incidenza” al netto della “razza” (cioè dell’assegnazione sociale ad un gruppo secondo criteri di “minorità” colore della pelle, lingua, religione, origine anagrafica etc.) e del sesso biologico.
• Sono le 1) donne 2) nere 3) etero –socializzate.
Le donne africane sono le prime persone più povere al mondo, le più sfruttate, quelle che muoiono di più per cause non naturali: di stenti (la fame occupa non preoccupa ogni pensiero, si provi a digiunare per averla in testa), e di lavoro disumano, surajouté di violenza fisica e morale, di banale violenza sessuale: l’eterosessualità di mercato.
E sono le prime vittime al mondo dell’infezione da HIV.
Ma non della responsabilità della sua diffusione: poiché per ogni donna che si ammala il responsabile è un uomo (sì, di censo e di cultura superiori al suo), mentre non è valido il rapporto inverso.
Eh si, la prostituzione è una discriminante fondamentale per comprendere le politiche pubbliche degli Stati in materia di sanità e profilassi, per avere il polso del nostro e loro cinismo.
• Ma sarebbe interessante chiedersi perché anche il “cliente” più povero del mondo può pagarsi il lusso di rapporti non protetti;
• di HIV si può anche non morire, le cure sono costose e costosi i farmaci non esenti dai diritti commerciali, con bienveillance degli organismi umanitari internazionali;
• ma di HIV si muore, le condizioni igienico-sanitarie e la malnutrizione sono le cause del decorso delle infezioni cosiddette “antagoniste” o “parassite”_ dell’ ”oscurità”della prognosi;
Poiché la Sindrome da Immunodeficienza Acquista, è appunto, se la si legge per intero, un’infezione da VIRUS (acquisita) che attacca il Sistema Immunitario.
In Africa l’infezione è un fattore
debilitante, impedisce a migliaia di migliaia di giovani africani di partecipare allo sviluppo della propria economia, aprendo la via dello Straniero, cioè della conquista del mercato. Non è solo un contagio.
Dallo scoppio dell’ ”epidemia” la mobilizzazione della Comunità Gay e oggi GBTL (a maggioranza/visibilità Gay) ha avuto il merito di far conoscere, sensibilizzare l’opinione e portarla ad assumere il punto di vista minoritario (le sessualità discriminate se non criminalizzate).
Ma ahinoi, oggi sembra tenersi ben salda su posizioni conservatrici (i casi pubblici di Usa e Olanda, ma anche Austria, aree autonomiste fiamminghe…e poi Danimarca, etc…) in politica estera e xenofobe aux relents coloniali, come si dice, se non dichiaratamente razziste, in politica interna.
Ceci dis: abbiamo il papa che in Italia ci meritiamo.
Le posizioni di “principio” diventano pour le coup relativizzabili (“è più grave”, “è meno grave”, “non serve”), attualizzabili e “in situazione” si concretizzano…La dottrina sociale della Chiesa rimane, malgrado la presenza sul campo, troppo astratta, tenacemente sfuggente rispetto al comune senso, e all’esperienza.
L’unico modo (terribile modo) sembra che fin qui abbia trovato è imporre ideologicamente, come “dibattito” pubblico, “il caso” di coscienza di cui la gente (che sceglie ogni giorno, per poter vivere, il male minore) non sente l’urgenza.
La questione morale è questione retorica, inesistente, prefabbricata a regola d’arte per occupare una posizione dialettica (“lo stupro è meno grave dell’aborto”).
la polemica è con Inglese, e sulla “letterarietà” senza oggetto della sua prosa d’intervento (appunto da misurazione dei piselli, come egli stesso descrive in questo sito) –
mi sembra emblematica di una certa prosa sesso pane degli angeli Italiana oggi…
si puo’ fraintendere?
a valeria argiolas,
visto che sono tuo obiettivo polemico, mi espliciti anche “riguardo a cosa”?
di quale prosa d’intervento parli? di questi commenti? o di un vecchio articolo su temi del tutto diversi? (una polemica a scoppio molto ritardato)
e sopratutto vuoi tu spiegarmi perché una cultura della prevenzione basata sul preservativo sia inutile laddove la gente è povera? e se bisogna aspettare per sostenere la cultura del preservativo alcune decine di anni, affinché il problema dello sfruttamento, della corruzione, della proprietà intellettuale, dell’economia liberista, ecc. ecc. si sia felicemente risolto per il continente africano? e vuoi tu spiegarmi perché è del tutto indifferente che l’autorità massima di una chiesa che conta milioni di fedeli in Africa dica come prima cosa, appena mette piede sul continente, che il preservativo è dannoso?
io qui di queste sole cose ho parlato, se qui vuoi fare polemica, mostrami dove sbaglio…
Soldato blu@
Liberissimo di persare quello che preferisci, perchè comunque ho il massimo rispetto per le opinioni di tutti.
ops pensare
ops pensare
I fedeli africani se ne fottono di quello che dice il Papa! Chiaro?
Vi devo forse scrivere io perché non usano il condom? Un attimo di buon senso!
grazie per la pubblicazione; cerco di rispondere ma credo di aver risposto comunque nel post
a) eh si’, un commento (un carteggio, un blog etc.) pubblico è una prosa di intervento, quando affronta un tema di importanza sociale (si interviene perchè le cose cambino);
b) quello che uno dice e come lo dice sono una stessa cosa; semplicemente mi sono chiesta dove (li’, nella scrittura) la negazione della realtà – della “condizione umana” -potesse avere lasciato testimonianza di sé: eccola in quel “vecchio articolo”.
b) la sessualità non è neutra né innocente sopratutto quando intrinsecamente legata alla povertà e alla violenza materiale e simbolica.
Quando si occultano i rapporti di potere. Il peso del denaro.
Come nel caso della prostituzione, della contaminazione da HIV (ma il discorso potrebbe/dovrebbe essere esteso a tutte le Malattie sessualmente trasmissibili (fra cui l’epatite C e il Papilloma virus) ad esempio, che sono la seconda causa di morte fra le donne eterosessuali
scampate alle violenze domestiche -1a causa di morte in assoluto delle stesse se in età compresa fra i 16 e i 46 anni.
Come nel caso del retaggio coloniale e della
Vedi, Andrea Inglese, trattare la questione della povertà, della fame, della prostituzione, della tragedia dell’Africa tout court in cu l’Uomo Bianco non fa seminare miseria e desolazione …con tali toni e argomenti
Ecco: mi è sembrato (ma è solo la mia opinione e niente più) cosi’ bianco arrogante e sessista (“non saranno tutte prostitute?” ma se non hanno pane, diamo loro brioches…) come è questo papa in Italia, che appunto
fa la politica sociale con la retorica (come d’altra parte è tradizione della Chiesa ma da che mondo è mondo).
Cio’ che irrita è che lo stesso vizio mentale è grottesco trovarlo nella tua “prosa d’intervento” ( e in quella di molti altri): la pretesa di dire -e di doverlo dire ad ogni costo_ questo qualcosa senza il problema della coscienza “materiale”, di fare letteratura senza colpo ferire, senza vera compassione perchè non si è mai cominciato a vivere.
Sì, Valeria, ma io credo che la prima via di contagio non sia neanche quella sessuale! Non essere così politica! La ggènte l’è terra terra…
mahhh…forse so’ stupida io ma non vi seguo!
quante chiacchiere e paroloni e invettive.
a me la cosa sembrava semplice.
a questo punto potrei parlare della ripercussione di queste infauste parole sulle politiche internazionali d’aiuto e prevenzione ma getto la spuna…
buone elucubrazioni sul sesso degli angeli!
spugna
Mi sembra una di quelle riunioni per sole lesbiche che sbirci dalla vetrina sulla strada. Comunque qui a Londra le parole del Papa non fanno notizia. Come nella maggior parte del resto del mondo. Circa la prevenzione come profilassi… Difficilissimo è farla da noi, figurati in Africa! Quello che mi disgusta sono i soldi che fa la Chiesa in Africa. Oserei dire che ci campa! E non venitemi ad attaccare le multinazionali farmaceutiche. A me disgusta di più la società per azioni vaticana.
Annichilito, il Papa fa notizia solo in Italia!
cara valeria argiolas non c’ho capito veramente nulla; peccato.
senti stalker visto che a te tutto sembra “facile facile”, sei liberissima di non oltrepassare la linea gialla, “mi sono attenuta al titolo e quindi quello che bisognava dire era…”
però potresti usare la medesima cortesia verso chi va un pochino più avanti
detto ciò, neanche a me risulta tutto chiarissimo del discorso di valeria, ma la ringrazio perché è l’unica che ha trattato qui dentro il problema dell’aids con certa competenza
ad Inglese, ripeto per l’ennesima volta che qua nessuno mi pare abbia detto che i preservativi non sono utili in Africa o che bisogna aspettare ad usarli e stronzate simili,
ma è la vostra reazione alle parole del Papa ad essere insopportabile e le ragioni le ha fornite, meglio di me, l’ultimo commento di Balckjack:
-primo: ha mai detto Papa Benedetto, in quanto Papa, qualcosa che raggiunga la soglia minima della decenza finora?
– cosa pensavate che avrebbe mai potuto dire un Papa?
– e voi pensate che in questa Vaticania qui che riempie la piazza sotto la finestrella salutante, tutti osservano astinenza fino alle nozze ligi al dettato o sono preda di lancinanti conflitti di coscienza?
– lì sono forse più idioti da dover pendere dalle sue labbra?(e non riminciare con le accuse isteriche di razzismo, Inglese, sei tu che insinui panzanate simili)
-e non è forse vero che, papa o non papa, i preservativi hanno avuto regolare distribuzione da noi?
– e non è altrettanto vero che, nonostante, la possibilita di procurarseli, anche qui si fatica non poco? e si fatica a tutti i livelli sociali: dal cliente della prostituta, ai ragazzetti in tempesta ormonale, agli attempati professori, ai massimi livello di istruzione, niente affatto credenti che alle studentesse paperelle dicono, come ricorda su la portinaia, col preservativo non mi si rizza?
– quindi tutto il baccano che state facendo sul papa è solo polverone, che per di più disgusta.
-parlare male del papa ovunque, sta bene, ma smettetela di dire che l’aids è colpa sua, sarebbe come dire che a causa del papa non si copula più in questo mondo!
e soprattutto Morgillo, senti, io non so quanto guadagna o non guadagna la Chiesa in Africa, ma so che nelle terre di nessuno, fuori dalle capitali, ci arrivano ancora in pochi che facciano qualcosa per far fronte ad un’estrema indigenza, quando il nostro ateismo si mostrerà all’altezza dei compiti etici di soccorso, assistenza gratuita e capillare da soppiantare la chiesa in tutto e per tutto, da potersi permettere il lusso di congedarli, allora…
Inglese, Stalker, Morgillo, e basta di dire che l’aids è colpa del papa! Ma Maria v quando parti per l’Africa? Invece di star qui a sollevare contrpolveroni?
(Annichilito)
“Mi sembra una di quelle riunioni per sole lesbiche che sbirci dalla vetrina sulla strada. Comunque qui a Londra le parole del Papa non fanno notizia”.
Riunioni per sole lesbiche…? Oh Morgy, ma icché tu dici? Ma poi: a Londra, come ni’ resto di’ mondo, e un sono le parole di’ papa che un fanno notizia, ma le parole (leggi: chiacchiere. Intanto che qui e si chiacchiera, in altri paesi si fa) dell’Italia tutta. Giustamente. I’ nostro gli è un Paese in/credibile.
Gena, i’ Papa fa notizia solo presso i’ Morgillo, che gli è “naturalizzato annichilito”, perché gli è italiano a Londra.
(Si scherza fra lesbiche, Morgy, eh, un te la pigliare!)
Che cosa mi significano le “riunioni per sole lesbiche”? Una roba come l’oratorio? Come un blog? Giuro, non ho capito.
beh, mi sembra così, a orecchio, che i frammenti d’argiolas (morgillo ha ragione) riguardino, e non a torto in relazione all’ordine del discorso, i dispositivi.
A proposito e quanto al virus (che opera alacremente, assale:) e all’esposizione del mito (che in questo caso ha origini vittoriane) segnalo anche
la cura della vergine
a morgillo e gena:
all’anima!
quello che vedete dal buco della serratura non sono lesbiche, ma il buco della serratura (che lesbico, è sì
il pensiero razionale) non esiste, ma tutto il resto (che ho detto) sì.
[che tristezza al buio però]
a maria
cercherò di mettere in “chiaro” alcuni passaggi o “frammenti”, _ ma più tardi…cerco di riprendermi…
ops gina e non gena
argiolas
:)
òcio= non scivolare sulle metafore fotologiche
27 March –> Let’s send a Condom to Pope Ratzinger! papa preservativo
___________________________________
C’è una settimana di tempo; comprate la busta, prendete il preservativo e un francobollo Posta Prioritaria… Venerdì imbucate… Un piccolo calcolo? 2-3 euro per 1 ora di tempo in totale… Ma pensate moltiplicato per migliaia l’effetto finale che ne verrà fuori!
||||||||||||| DATA DI INVIO IN MASSA|||||||||||||
VENERDì 27 MARZO
all’indirizzo
———
Prefettura della Casa Pontificia
00120 Città del Vaticano
———
RETORICA SOCIETA E LETTERATURA
Per la teologia cristiana l’erotismo è contrario al progetto di Dio, cosa che l’enciclica Deus Caritas Est non ha fondamentalmente mutato.
Perché parlare di profilassi sessuale (“NON SERVE”, “E’ DANNOSO”) allora?
Le posizioni etiche diventano pour le coup relativizzabili (“è più grave”, “è meno grave”, “non serve”), attualizzabili e “in situazione” si concretizzano…La dottrina sociale della Chiesa rimane, malgrado la presenza sul campo, troppo astratta, tenacemente sfuggente rispetto al comune senso, e all’esperienza.
L’unico modo (terribile modo) sembra che fin qui abbia trovato è imporre ideologicamente, come “dibattito” pubblico, “il caso” di coscienza di cui la gente (che sceglie ogni giorno, per poter vivere, il male minore) non sente l’urgenza.
La questione morale è questione retorica, inesistente, prefabbricata a regola d’arte per occupare una posizione dialettica (“lo stupro è meno grave dell’aborto” _ recente presa di posizione dall’Italia per “giustificare intellettualmente” la scomunica ecclesiastica di medici e madre che hanno autorizzato l’aborto terapeutico su una bambina di 9 anni in Brasile [vittima dello stupro del patrigno- è stato questo il fatto di cronaca].
Com’è, si può essere così lontani dalla realtà dai problemi e dalla vita, eppure sociale.
Il papa prosegue in Italia la sua carriera di letterato.
E gli può rispondere sullo stesso tono l’italica società letteraria. Senza amore per l’oggetto, per la realtà.
Che si possa far spacciare per coscienza un tale pressapochismo da soldoni? Preoccupazione con le mani in tasca, la propria carriera di letterati; come si possa sopportare tale arroganza da maschietto di mamma bianco-latteo, come esperienza universale fanciullini che si misurano il pisello in classe.
In bagno di letteratura incongruente di negazione, d’amore per la realtà che è (l’oggetto) amore per il prossimo.
franco, questa è spiritosa:-) e magari creare pure una nuova marca di preservativi: i papa-condom
;-)
comunque mi pare che nel ’98 ci fu qualcosa di analogo, gli 01.org clonarono il sito del Vaticano dirottandolo su cose tipo preservativi gratis …sono poemi ciclici, insomma
tornando seri, volevo dire a Valeria, sul primo dei suoi interventi che (anche se dopo questa cosa che dirò Inglese darà di matto, ma lo comprendo), riflettevo così, su due piedi, e la drammatica oscenità che le donne di colore sono le donne più povere (e infelici) al mondo è quasi vera più sotto casa mia, diciamo caserta – napoli che altrove: qui, le donne di colore da poco immigrate, sono spacciate, non hanno altra scelta che la prostituzione, qui sì, purtroppo sono quasi solo tutte prostitute e schiave. mentre i venditori ambulanti sono tutti solo ed esclusivamente maschi, alle donne non viene loro offerta neanche l’alternativa che ne so di di badanti o altre mansioni del genere, cui sono preferite le ucraine o comunque europee dell’est, le cinesi magari fanno le sarte o aprono ristoranti o seguono i mariti al mercato, le donne di colore immigrate qui non si vedono quasi da nessuna altra parte che sulle statali… non credo siano numerosi i clienti che adoperano profilattici, se ricordo che qualcuno mi disse che c’era, mi pare a Castel Volturno, un pulmino che ogni non so quanto, a scadenza fissa, insomma, caricava tutte le prostitute che dovevano andare ad abortire – il maschio bianco le adopera come latrine pubbliche senza troppi complimenti. qui è troppo uno schifo. le tragedie più grandi sono sotto i nostri occhi tutti i giorni senza essere in grado di fare altro che parlare di niente, al vuoto, dare aria ai polmoni, insomma
@ argiolas
ma parlare come mangi, no?
@
maria v & gina
cercate per una volta di non scazzarvi!
La storia:) del papa letterato mi piace.
Vi attacco un estratto dal libricino che accompagna “l’incubo di darwin” un super film di hubert sauper che se non l’avete visto: vedetelo!!!! (notevole la “presenza” della chiesa: c’è nei villaggi dell’entroterra in Tanzania ma non sulle coste del lago VICTORIA, fucina del “boom” economico (??) E quindi della prostituzione E quindi dell’aids. Il reverendo intervistato, a precisa domanda risponde: nelle regioni sulle coste muoiono di aids una cinquantina di persone ogni sei mesi , qui, nei villaggi dalle 10 alle 15 al mese (ndr. Gli ammalati emigrati sulle coste del VICTORIA tornano a morire nei villaggi perché un viaggio da vivi, in taxi o in autobus, costa meno che un viaggio da morti. Però una volta tornati, al villaggio, malati e moribondi, infettano mogli e figli trombando fino all’ultimo all’interno del matrimonio), ma la quasi totalità degli uomini, continua il reverendo, quelli che lavorano sul lago, con le prostitute non usa il preservativo PROBABILMENTE PER IGNORANZA. NOI COMUNQUE COME CHIESA NON POSSIAMO PROVUOVERNE L’UTILIZZO),
(la tanzania mi è straordinariamente cara. Conobbi una ladra di pesce, sulle coste, che non faceva la puttana e non aveva l’aids solo perché era straordinariamente abile nella corsa (mai visto un mammifero correre tanto velocemente sulla sabbia con un pesce in mano) e straordinariamente intelligente, tanto da non avere marito, tanto da poter scegliere con chi e come scopare, tanto da riuscire a mangiare comunque).
“Durante gli anni sessanta, nel cuore dell’africa, nel lago Vittoria fu introdotta artificialmente, per un semplice esperimento scientifico- una nuova specie di pesce. Il risultato fu che la “Tilapia del Nilo” (Nile perch) in breve tempo provocò l’estinzione di quasi tutte le razze ittiche locali: questo vorace predatore d’acqua dolce si è moltiplicato così rapidamente che il suo filetto bianco oggi viene esportato in tutto il mondo. Enormi cargo ex sovietici atterrano ogni giorno nella zona per caricare il pescato quotidiano e scaricare le loro merci dirette a sud: sono fucili kalashnikov e munizioni per le innumerevoli guerre dimenticate che si combattono nel cuore oscuro del continente africano.
Il boom delle multinazionali del cibo e delle armi ha creato una diabolica alleanza globale sulle rive del più grande lago tropicale del mondo: un esercito di giovani pescatori, di coltivatori indiani, di ministri africani, di commissari europei, di piloti russi e di prostitute tanzanesi..
Le origini dell’incubo
L’idea originaria di questo film mi è venuta durante le ricerche per un altro documentario, kinsangani Diary, che raccontava la storia dei rifugiati nel Congo. Nel 1997 avevo assistito alla bizzarra contrapposizione di due giganteschi velivoli cargo, entrambi carichi di pesce. Il primo aereo stava atterrando portando dall’America un carico di 45 tonnellate di piselli destinati a nutrire i rifugiati dei vicini campi delle Nazioni Unite. Il secondo stava decollando per l’Europa, carico di 50 tonnellate di pesce fresco.
Incontrai i piloti russi e ben presto divenni un loro kamarad.
Così scoprii ben presto che i cargo carichi di aiuti umanitari trasportavano in realtà armi destinate alla stessa regione: il risultato è che i rifugiati, sfamati di giorno con i piselli, di notte venivano massacrati con le armi trasportate dallo stesso aereo. Al mattino, con la mia piccola videocamera, scoprivo con orrore nella giungla cadaveri e campi devastati.
Il fatti di conoscere dall’interno la tempistica e i protagonisti di questa cinica realtà ha fatto scattare in me la spinta a realizzare l’incubo di darwin, la fatica cinematografica che mi ha impegnato più a lungo.
Il cuore del mondo
La regione dei grandi laghi è il cuore dell’Africa, verde, fertile e ricco di materiali, e si dice che sia stato anche il luogo di nascita della specie umana. Quest’area è nota per la sua incomparabile fauna e vegetazione, per i suoi vulcani innevati, e per i celebri parchi nazionali. Allo stesso tempo, è davvero il cuore di tenebra del nostro mondo.
Le guerre civili che devastano questa regione – di gran lunga i conflitti più sanguinosi dai tempi della seconda guerra mondiale – si svolgono in una sorta di limbo morale. Nel solo Congo, le vittime di queste guerre sono pari a quelle dell’11 settembre a New York, solo che qui muoiono ogni giorno dell’anno. Quando non vengono completamente ignorate, queste guerre senza fine sono al massimo definite conflitti tribali, come quelli del ruanda e del burundi. Le cause segrete di questi scontri sono – nella maggior parte dei casi – ineressi imperialistici nel campo delle risorse naturali.
Nel cuore di tenebra
Per girare l’incubo di darwin abbiamo utilizzato una troupe minima: con me solo il mio fedele compagno di avventure Sandor, e una piccola videocamera. Dovevamo restare molto vicini ai nostri “protagonisti”, e seguire per lunghi periodi le loro vicende. Oggi sento che loro sono una parte fondamentale della mia vita. Quando ti trovi davanti a certi contrasti e contraddizioni, la realtà può diventare “eccessiva”. In un certo senso, era persino fin troppo facile riprendere immagini sconvolgenti, dal momento che stavo filmando una realtà di per sé sconvolgente. Ma era anche facile finire nei guai. Girando in Tanzania non abbiamo mai potuto presentarci come una troupe regolare. Per poter viaggiare sui cargo abbiamo dovuto fingere di essere piloti o facchini e mostrare documenti falsi. In alcuni villaggi ci hanno scambiato per missionari, mentre i manager delle industrie ittiche temevano che fossimo ispettori di igiene dell’Unione Europea.
Abbiamo finto di essere uomini d’affari australiani nei bar degli hotel o semplici innocui escursionisti ”che scattavano qualche fotografia” nella savana africana.
Abbiamo sprecato un mucchio di tempo a rispondere alle domande di funzionari di polizia confusi e madidi di sudore, fermi presso posti di blocco o in prigioni locali. Una buona parte del budget delle riprese è stata sprecata in multe e bustarelle per tornare in libertà. Una volta il principale quotidiano del posto – ripreso a londra dalla bbc – titolò “Giornalisti francesi e americani rapiti dai banditi del lago Vittoria”. Dal momento che con noi viaggiava Nick Flynn, uno scrittore di New York, i funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti a Dar-es-Salaam si misero freneticamente in movimento per rintracciare i connazionali scomparsi.
Tuttavia non c’era stato nessun sequestro di persona: semplicemente eravamo stati nuovamente trattenuti su una sperduta isoletta di pescatori – questa volta con l’accusa di girare filmini a luci rosse con ragazze nude. Per noi era divenuta una specie di deprimente routine, questa impossibilità di lavorare, seduti sotto i raggi del micidiale sole tropicale, circondati dalle lische di milioni di pesci del Nilo, cercando di non impazzire.
Solo i migliori sopravvivono?
Il vecchio interrogativo – su quale sia per il nostro mondo il miglior sistema politico e sociale – sembra aver trovato una risposta. Il capitalismo ha vinto.
La forma definitiva della società del futuro sembra essere quella della democrazia dei consumatori, che viene considerata buona e civilizzata. Dal punto di vista darwiniano, ha trionfato il sistema buono, che ha vinto grazie alla capacità di convincere i suoi nemici, oppure di eliminarli.
In L’incubo di darwin ho cercato di trasformare la bizzarra storia del trionfo di una specie ittica e dell’effimero boom generato da questo pesce adatto in una allegoria ironica e terrificante di quello che viene chiamato il nuovo ordine mondiale.
Avrei potuto fare lo stesso tipo di operazione in Sierra Leone, solo che li al posto del pesce ci starebbe stato un diamante, in Honduras una banana, mentre in libia, nigeria o Angola ci sarebbe stato il petrolio (a johannesburg, ndr, l’uva).
Immagino che la maggior parte di noi conosca i meccanismi di distruzione della nostra società, ma non riesca comunque a immaginarli nella loro interezza. Noi non riusciamo a farci un “quadro completo”, perché in realtà non riusciamo a “credere” in quello di cui siamo a conoscenza.
Così, per esempio, ci sembra incredibile che laddove venga scoperta una qualsiasi materia prima, la gente del posto in realtà viva in miseria, mentre i giovani si arruolano in qualche esercito o milizia e le ragazze finiscono a fare le cameriere o le prostitute.
Mi fa star male dover continuare ad ascoltare e vedere le stesse storie che si ripetono incessantemente.
Dopo centinaia di anni di schiavitù e di colonizzazione europea dell’Africa, gli effetti della globalizzazione dei mercati sono l’ultima e più micidiale umiliazione inflitta alla popolazione di questo continente. L’atteggiamento arrogante dei paesi ricchi verso il Terzo Mondo (che equivale a tre quarti dell’umanità), sta creando pericoli incalcolabili a tutti i popoli.
I singoli membri di questo sistema micidiale non hanno la faccia feroce, per la maggior parte, neppure cattive intenzioni. Fra queste persone ci siamo voi e io. Alcuni di questi stanno solo “facendo il loro lavoro” (come quello di pilotare dal punto a al punto b un jumbo carico di napalm), alcuni non vogliono sapere niente., altri semplicemente lottano per sopravvivere. Ho cercato di riprendere i personaggi di questo documentario nella loro intimità, laddove possibile. Sergey, Dimond, Raphael, Eliza…..sono gente reale, che rappresenta meravigliosamente la complessità di questo sistema, e che ai miei occhi, ne rappresenta il grande enigma”.
gina, vedrò il film, comunque è proprio con l’ospedale di Mbweni in Tanzania (+ l’orfanotrofio “villaggio della gioia”) ( e col progetto Tharaka in Kenya) che, diciamo, ho legami familiari
il dott. Benedict Luoga, originario di Dar Es Salam, specializzato in HIV e Aids ha vissuto a casa mia l’anno scorso per qualche mese e, complotti internazionali o meno, s’impegnano e lavorano e salvano vite umane là dentro.
http://ruvuma.it/operatori_sanitario.htm
maria
complotti internazionali?
e poi leggo dal sito di rowuma
(che in ogni caso rispetto e……bendico:)
“Non regaliamo pesce ma insegnamo a pescare”
il fatto è che di pescare in tanzania son già capaci. Peccato che, nonostante tutto quel che peschino, restino a bocca asciutta (e non certo per colpa della mia amica ladra:)
tutte e le 500 tonnellate di persico al giorno che escono uaza, ad esempio, decollano e finiscono in europa ( a parte le lische e le camole che si sviluppano sulle lische col caldo, l’unica roba “commestibile che entra in circolo nel commercio locale, insieme ai piselli degli aiuti umanitari).
L’addetto al controllo frighi di una fabbrica a un certo punto del film dice, rivolto a un calendario: devo girarlo su agosto. La frase di agosto è “you’re part of the big system”
Ah ah, sì… Vedo già lo spot pro condom:
Tesoro, usami come un Ratzo. Oppure: amore, vieni, sono il tuo Benedetto Condom…
a maria, su prostiituzione
si, (grazie per la testimonianza) – l’asse “donne di colore eterosocializzate” come co-incidenntalità di povertà, HIV, “razza” e sesso biologico include naturalmente i Paesi “a PIL”, “ricchi” non in base a criteri di ridistribuzione della ricchezza, e sono compresi i Paesi di “nuova immigrazione” come l’Italia -o l’Olanda ad esempio in cui l’informazione e la profilassi HIV (efficace sulla popolazione giovane, omosessuale etc..) mostra i limiti sociali delle politiche pubbliche di integrazione delle popolazioni immigrate di origine sub-sahariana. In un Paese in cui la prostituzione è “regolamentata” e retta da controlli sanitari da welfare di uno stato a parte (chiedo scusa per il gioco di parole, ma mantengo il lapsus “apartheid” ), com’è appunto l’Olanda, la prostituzione “parallela”, illgale è tollerata un suo fiorente fondo di commercio: la prostituzione off condom, quella in cui si puo’ pagare un rapporto sessuale “a rischio”. Il mercato dell’off condom è quello della “domanda” dell’uomo bianco alla donna nera che naturalmente è LA prostituta “nera” (black). L’espropriazione delle donne ad un gruppo umano è il marchio della dominazione sulla base di uno solo criterio: la superiotà di una “razza” su un altra sullo stesso territorio. Quindi di colonizzazione: il colore della pelle dei maschi della categoria dominata (gli immigrati neri) diventa una naturale “inferiorità”, cioè una naturale capacità a “servire” -ad essere espropriati del valore lavoro
(riaggiungo perché il sistema:) mi ha mangiato il commento
maria: dimmi che ho visto male. ho fatto un giro per il sito e non ho trovato menzione del preservativo. non dico della distribuzione del preservativo, ma nemmeno della sensibilizzazione all’uso. nemmeno la parola, preservativo, né condom, né profilattico, né femidom)
Il papa condom ( espressione spirituosa di Maria) è una buona idea. Spero che arriverà il 27 marzo una valanga di preservativi. Ma se arriva dopo, non è grave, Franco? Posso solo mandare mercoledi.
Maria e Gina sottolineano la condizione femminile. Come spesso le donne sono le vittime le più fragile. E’ questione di miseria e di criminalità organisata. Per esempio le donne dell’Europa dell’Est prigioniere del sistema della mafia in Romania, Ungheria…
PS Il papa è molto criticato in Francia ( Giornale Le dimanche) anche i catolicci disaprovvano il discorso del papa. Fa paura perché parla alla giovinezza…
Due cosine, per coloro che – assumendo la posizione degli editoralisti dell’Avvenire – hanno insistito col dire che il problema dell’Aids in Africa non c’entra nulla con la prevenzione tramite l’utilizzo di preservativi.
Vi incollo un articolo tratto da un blog che è interamente dedicato a raccogliere materiale in rete sul Aids nel contenente Africano. Ovviamente una gran quantità di articoli riguardano la diffusione del preservativo e la cultura di prevenzione legata al suo uso. http://www.reseausida.org/
Il breve articoletto in questione è tratto da AIDS RIGHTS CONGO ed è intitolato “Il marketing sociale del preservativo porta i suoi frutti, ma non basta”. Si tratta di un’intervista di un attore congolese impegnato nella lotta contro l’HIV ad un uomo delle istituzioni (Istituto Nazionale del Gioventù Sportiva di Brazzaville). Incredibile, gli africani parlano tra di loro di diffondere l’uso del preservativo tra i giovani! Come avranno fatto, visto che l’Avvenire e alcuni commentatori di NI, che esprimono un comune sentire trasversale alle posizioni politiche, dicono che occuparsi del preservativo è del tutto secondario? (Citerò alla fine l’argomentazione dell’editorialista dell’Avvenire.)
JMS 2008 : le marketing social du préservatif porte ses fruits, mais ce n’est pas suffisant.
January 13, 2009
Merols Diabs, un acteur engagé dans la lutte contre le VIH a interviewé Monsieur Berlin Songa, inspecteur de jeunesse à Mindouli, en formation à l’Institut National de la Jeunesse Sportive de Brazzaville au Congo ; sur la journée mondiale de lutte contre le SIDA et l’utilisation du préservatif par les jeunes.
Merols DIabs : que représente pour vous la date du 1er décembre ?
Berlin Songa : c’est une journée très importante, parce qu’elle mobilise la communauté entière sur la lutte contre le VIH/SIDA. C’est une sensibilisation planétaire dont les différentes campagnes tiennent en éveil les humains et apporte un éclairage nouveau sur cette pandémie.
Mérols Diabs : le comportement des jeunes vis-à-vis du préservatif ?
Berlin Songa : de plus en plus, les jeunes prennent conscience de la double protection du préservatif : protection contre les IST et le VIH/SIDA, protection contre les grossesses non désirées. L’enquête faite à Mindouli, même dans les milieux des drogués, les partenaires s’obligent au port du préservatif. Le marketing social du préservatif porte ses fruits, mais ce n’est pas suffisant.
Mérols Diabs : due pensez-vous du dépistage, quelle valeur en milieu juvénile ?
Berlin Songa : les jeunes ont une peur bleue de se faire dépister. Ils savent que cette action qui consiste en une prise de sang, qui permet de détecter la présence du VIH dans l’organisme, est le premier pas qui conduit vers la protection contre le VIH/SIDA. Bien peu, ont le courage de connaître leur statut sérologique. Il faut beaucoup de communication sociale. Qu’à cela ne tienne nous les encourageons au dépistage volontaire.
Mérols Diabs : vous conseillez le port du préservatif et vous ne semblez pas croire à son efficacité ?
En dehors de la fidélité, le préservatif est la voie royale aujourd’hui pour faire l’amour en toute serénité. Testé scientifiquement, il ne garantit la protection qu’à 90%.
Propos recueillis par Mérols Diabs
Président du CJID
Tags: jeunes et préservatifs au Congo, prévention du VIH au Congo
Sull’Avvenire di domenica 22 marzo, p. 2, Oltre i preservativi. Ben oltre la superstizione, di Benedetto Ippolito.
Estrapolo i passaggi salienti:
“Le attente valutazioni di benedetto XVI a ben vedere sono state però perfettamente rispondenti alla complessità del problema (…). Per combattere il male, si deve andare alla radice ultima dei motivi umani che impediscono l’arrestarsi della diffusione massiccia del contagio. Se si trattasse unicamente di distribuire mezzi di protezione della sessualità, in fondo il dramma dell’Aids non sarebbe così oneroso. (…) Il rimedio dell’epidemia consiste all’opposto nell’eliminazione delle vere ragioni che stanno al fondo dei comportamenti. (…) Il primo fine è garantire una formazione culturale adeguata e sufficientemente diffusa tra la gente, cosa effettivamente quasi impossibile laggiù.”
Ok. Fino a qui, sembrerebbe riprendere il discorso dei due congolosi riportato più sopra: per rendere la prevenzione efficace, ci vuole una cultura della protezione oltre che la disponibilità del preservativo. Evidentemente le due cose sono entrambe necessarie allo scopo.
Invece no. L’educazione di cui parla l’editoralista dell’Avvenire è mirata a “umanizzare” il bestiale africano, insegnandogli un comportamente sessuale adeguato (molta astinenza, nessun rapporto prematrimoniale e extraconiugale, immagino!). Leggiamo:
“Avviare un processo di umanizzazione in Africa significa concretamente considerare che la crescita civile e culturale della popolazione riposa nell’acquisizione di una consapevolezza morale e spirituale sempre maggiore: vuol dire investire in scuole non in profilattici. La mancanza d’sitruzione, infatti, crea per primo l’incapacità di gestire umanamente la sessualità.”
Cos’è un discorso transgender, la frontiera ultima delle riflessione femminista sui rapporti di dominazione uomo-donna? No, tranquilli:
“E la famiglia rimane l’unico nucleo sociale entro cui la sessualità raggiunge il proprio compimento (…).”
Vi incollo un altro articolo: “Prevenzione dell’HIV-AIDS in ambito scolare a Djolu, nella Repubblica Democratica del Congo: La Coordinazione Nazionale dell’Iniziativa Locale per lo Sviluppo Integrato ha ottenuto dall’UNFPA un lotto composto di dieci cartoni, ossia 72000 preservativi maschili e due cartoni, ossia 1000 preservativi femminili e cento fascicoli per la sensibilizzazione di adolescenti e giovani in contesti scolastici ed extrascolastici”.
mardi 13 janvier 2009
Prévention du VIH/SIDA en milieu scolaire à Djolu en RDCongo :
La Coordination Nationale de l’Initiative Locale pour le Développement
Intégré (ILDI), vient de bénéficier de l’Antenne provinciale du Fonds des
Nations Unies pour la population, UNFPA, un lot composer de dix cartons soit
72000 préservatifs masculins, deux cartons soit 1000 préservatifs féminins et
Cent Ovrettes pour la sensibilisation des adolescents et jeunes en milieu
scolaire et extra scolaires à territoire de Djolu, district de la Tshuapa,
province de l’Equateur, RDCongo.
Ce lot sera reparti entre ILDI et Filles & Fils en Danger (FFD), une organisation sœur basée à Djolu qui fait de la promotion des droits de l’enfant et jeune sa mission première. Vingt écoles secondaires, six équipes de football, quatre marchés municipaux et six centres de santé ont étés ciblés pour la distribution.
Dans cette partie du pays, la population n’est pas informée des moyens de
prévention du VIH/SIDA. La première séance de sensibilisation organisée par
l’ONG ILDI remonte en juillet 2005 avec la facilitation des Medecins Sans
Frontières. Elle avait réuni environ 50 personnes dans la cité de Djolu.
L’utilisation des objets tranchants, les rapports sexuels non protégés, les
transfusions sanguines non sécurisées sont courant dans la région. Les
personnes vivants avec le VIH identifiées par les Médecin chez de zone de
Djolu ne savent pas où elles peuvent se procurer les anti rétroviraux. Aucun
médecin n’a encore bénéficié d’une formation de prescripteur.
Les zones de santé de Lingomo et de Djolu n’étant pas éligibles au Fonds
Mondial de Lutte contre le sida, le Paludisme et la Tuberculose La
possibilité d’ouvrir un Centre de Dépistage communautaire par l’ONG
s’éloigne à l’horizon surtout que le Gouvernement n’a pas encore alloué de moyens conséquents y faire face.
Plusieurs orphelins n’ont pas accès à l’école et ont de sérieuses
difficultés pour se nourrir faute de moyens.
C’est ainsi que ILDI lance un appel aux personnes de bonne volonté de
pouvoir l’aider à trouver des moyens conséquents pour l’ouverture d’un
centre de Dépistage Volontaire dans la région. Les dernières informations
recueillies auprès bureau central de la zone de santé de Djolu font état de
l’augmentation sensible des nouveaux cas d’infections à VIH.
Jean Marie BOLIKA
Coordonnateur National Initiative Locale pour le
Développement Intégré (ILDI)
Ecrivant de Djolu
andrea inglese, te lo dico una volta per sempre dopo di che giuro di non rivolgerti mai più la parola perché sei un essere che meschino è dir poco:
hai rotto veramente le palle tu e le tue volgari offensive insinuazioni sull’umanizzare il bestiale…continua pure tu visto che le parole sono tue e la bestialità pure.
ultima cosa: devo rispondere a gina (prima di potermi finalmente congedare definitivamente dalla bestialità inglese)
gina, non so che dirti, non sono stata lì, con benedict parlavamo di africa e italia, non di medicina, con mio padre ci ho sempre parlato ( o non parlato) solo a monosillabi, se vuoi ti do la mail e ci parli tu e chiedi delucidazioni…quel poco che so e che ho ascoltato quando parlava coi colleghi che volevano andare per la prima volta, era che dovevano portarsi dietro tutto dal bisturi al disinfettante, oltre alle medicine, perché non c’è mai niente – e hanno portato lì anche i macchinari, e questo credo significasse insegnare a pescare, dal momento che sono tecniche e strumenti che non hanno mai utilizzato – ho sentito dire di non farsi prendere dai rimorsi se, in quanto medici, si trovano a fare delle scelte che qui in Italia non avrebbero mai fatto perché si trovano ad operare in condizioni quasi impossibili che li riportano indietro di decenni e se devono scegliere tra salvare una vita e amputare una gamba, bisogna amputare anche se è una scelta che qui difficilmente sarebbero stati costretti a prendere, … sui preservativi spero e suppongo che come hanno distribuito vestiario, calzari, bacinelle per l’igiene del neonato, avranno pensato a distribuire anche quelli – mi auguro-
ad ogni modo fanno progressi di anno in anno, la prima volta la popolazione non aveva nemmeno l’acqua, ora pare che sia possibile erogarla almeno una volta al giorno.
(
quel non saranno tutte prostitute di ai, e la tirata sulla fame, è tanto paternalistica e letteraria quanto il terribile non regaliamo pesce ma insegnamo a pescare, maria. Sono molto felice che in tanzania ruvuma distribuisca gratis alle mamme sieropositive le medicine per non trasmettere l’hiv ai figli. bravi. Ma è semplicemente folle che del preservativo e del femidon non si faccia nemmeno menzione.
Altrettanto paternalistico, e retoricamente pariopportunistico all’occidentale, pensare che l’infelicità delle donne nere sia più infelicità qui, sotto le nostre finestre, che la, sotto le loro (penso che qualcuna di loro le abbia, le finestre:). Non è così, o meglio non è necessariamente così (lo spazio di riflessione che aprono le donne migranti, e con esse le lavoratrici del sesso (l’80% sono migranti, in europa), dice anche altro) e sarebbe interessante affrontare il discorso se qualcuno dei redattori ne ha voglia.
Quanto al resto, siamo semplicemente nello stesso ambito di gomorra, penso che il senso delle parole di ai fosse questo, quando ha alluso alla mafia. E se è lapalissianamente vero che il preservativo non salverà il mondo, né con esso l’africa,
Vi lascio con le parole dei sexworkers di Sonagachi, una delle zone a luci rosse di calcutta, che penso che possa valere per tutti, che siamo tutti sexworkers:)
“oggi non viviamo in un mondo ideale. Non sappiamo quando né se mai si realizzerà una qualche idea di ordine sociale. In questo nostro mondo non ideale , se siamo in grado di accettare l’immoralità di scambi commerciali sul cibo e sulla salute, perché il sesso per denaro deve essere così immorale e inaccettabile? Forse in un mondo ideale nessuno di questi scambi sarà necessario – laddove i bisogni materiali, emotivi, intellettuali e sessuali di tutti e di tutte siano soddisfatti in modo equo e con piacere e felicità. Non sappiamo. Quello che siamo in grado di fare adesso è esplorare le ingiustizie e le disuguaglianze attuali, mettere in discussione il loro fondamento e affrontarle, sfidarle, modificarle”.
maria ci siamo incrociate:) ciao:)
allora gina, ricopio qui ancora una volta il passo maledetto visto che la mia risposta precede la tua recriminazione
“…gina, hanno portato lì anche i macchinari, e questo credo significasse insegnare a pescare, dal momento che sono tecniche e strumenti che non hanno mai utilizzato…”
-rimando al mio commento di sopra-
(il punto è che non ci si può ritrovare continuamente a fronteggiare paranoiche accuse di razzismo ogni volta che si prova a spiegare realisticamente una situazione difficile. L’Africa non è il paradiso che Inglese vuol far credere – vorremmo che fosse così, ma non lo è – e se non farsi e creare illusioni sia una formza di razzismo, il solo paternalismo è quello di Inglese.)
Ieri sur France inter, ho ascoltato una trasmissione che riguarda ogni settimana l’Africa, che fa conoscere la straordinaria ricchezza di cultura (musica, letteratura). Le migliore voci della letteratura sono fatta di francofonia, di danza con la lingua, di incontro, di onda e di luce, di suoni, danno un senso alla poesia e all’arte della favola con un’energia di lotta.
Per tornare alla trasmissione, era le sidaction in Francia, hanno parlato degli uomini che danno la malattia alle donne.
Le donne sono le prime da soffrire della mancanza di educazione sessuale. Le prime a soffrire per il bebè che portano.
Non è un paradiso.
Non è un paradiso per le donne.
Per quelli che sono interessati dalla trasmissione
L’Afrique enchantée émission france inter (18 ore la domenica)
E’ l’idea che la Chiesa – lassù nelle alte sfere – ha della sessualità a determinare questa posizione papale fuori da ogni logica responsabile.
E’ sul terreno psicostorico della formazione della vocazione religiosa dentro l’organigramma della chiesa che va rintracciata la deformazione psichica di una realtà umana come la sessualità.
*a gina
mi dispiace essere brutale, “Ma [ora] non saranno tutte prostitute? [Non vi amano cari.]
Ma non se non hanno pane, diamo loro brioches” _voleva essere un doppio senso triviale;
Per cio’ che riguarda la tirata su “la fame” è potuta sembrare “paternalistica” un’esperienza? E i problemi della sua concettualizzazione, no?
D’altra parte a proposito del perché i popoli oppressi non si sollevano…non è per effe a me, la vera religione del capitalismo è la prostituzione. L’oppio dei popoli.
Lì dove si semina miseria produce consolazione.
L’illusione democratica del mercato. Quella per cui, nemmeno ipoteticamente, nel sogno, ogni uomo accede alla dominazione su un altro essere umano.
vorrei aggiungere veramente un’ultima parola contro andrea inglese:
se dovessi abbassarmi al tuo livello, rigirerei con estrema facilità le tue offese contro te stesso e potrei dirti che mentre qui si cercava di ampliare il discorso, tener conto di tutte, no, tutte no, è impossibile, ma di quante più variabili venissero in mente, così, in maniera estemporanea, ché qui nessuno ha fatto un trattato, ed io sono la meno competente in materia, ma per dar solo una vaghissima idea della complessità del reale che non si esaurisce nelle formulette e non si affronta certo con gli slogan…direi che qua l’unico fascista ti sei dimostrato tu che non hai fatto altro, per tutto il tempo, che pensare a come imporre a tutti, indistintamente e forzatamente, il cappuccio come unica risoluzione, senza fornire alternative, senza far salva in alcun modo la libertà di chi, qui come lì, non avesse alcuna intenzione né di infilarselo né di ammazzarsi – ecco, gina, anche se il proclama che riporta quella banalissima frase non l’ho né scritto né firmato io, credo che sia esattamente questo dire: “diamogli un pesce!”
ma appunto perché non sono te, inglese, e non mi abbasso al livello delle tue volgarità e calunnie in ismi, mi limito ad attribuire tutto ciò alla tua superficialità, al tuo pressapochismo, alla tua grossolanità accompagnate da cieca malafede.
e spero che con questo sia veramente tutto.
mv hai dimenticato:
doppiogiochista
amico di Bin Laden
baro
cacciatore di frodo
finto Babbo Natale
accidioso
sterminatore dell’umanità
….
Hai tutto lo spazio che vuoi.
a gina su prostituzione e lavoro
3. […]”Non è così, o meglio non è necessariamente così (lo spazio di riflessione che aprono le donne migranti, e con esse le lavoratrici del sesso (l’80% sono migranti, in europa), dice anche altro) e sarebbe interessante affrontare il discorso se qualcuno dei redattori ne ha voglia.”[…]
La conquista e l’assoggettamento del corpo avviene individuo per individuo (ed è cosi’ nella famiglia patriarcale tradizionale in cui le donne non “sanno” che esiste una condizione comune, cioè se non si situano al di fuori della protezione della casa familiare o coniugale, perché oltre la strada c’è la strada che le separa).
Ma in modo sistematico, nel senso, cioè, che il sistema permette: un certo margine di operazionalità chiamando (tutto ciò)“scelta personale”o “scelta di vita”. [Come se la prostituzione non fosse totalizzante, in ogni nostro pensiero. ]Per questa ragione la componente individuale, della “scelta” (ma non dell’arbitrio) cui può avere accesso il singolo, non sembra repressa ma, fiorita, sviluppata.
La prostituzione non è una posizione avanzata, le prestazioni tariffate non solo l’equivalente di un salario, per il semplice motivo che se la prostituzione si potesse “salariare” scomparirebbe.
Eppure nessuno ci può convincere di ciò che sappiamo, l’opera coloniale è stata un’avventura armata, con la partecipazione attiva di una intera classe di mercanti, di migliaia di uomini (e delle loro famiglie) _ riposando sull’invenzione dell’ idea di natura, della differenza sul corpo come attitudine a servire.
Le violenze nel mondo dello sfruttamento della prostituzione [lungi dal rappresentare un’autentica minaccia nei confronti di una “autonoma” prostituzione, come si vorrebbe far credere]
per “debilitare” la capacità al lavoro (fratture, mutilazioni, deturpazioni), sono in realtà una minaccia per chi esce, per chi va verso la società civile, la partecipazione [si potrebbe dire] di doveri e la rivendicazione di diritti DELL INSERZIONE LAVORATIVA.
4. Rispondo alla parola delle prostitutE (poiché la maggioranza nel plurale “fa” il genere) di Calcutta:
“In questo nostro mondo non ideale , se siamo in grado di accettare l’immoralità di scambi commerciali sul cibo e sulla salute, perché il sesso per denaro deve essere così immorale e inaccettabile?” La “parola” delle prostitute organizzate di Calcutta.
La prostituzione organizzata e autogestita per migliorare le condizioni di vita delle donne e di ogni essere umano socialmente “fragilizzato” (a queste ultime assimilato) nella prostituzione e finirla con la “stigmatizzazione”? Il male minore, più semplice, non C E .
E infatti è ovunque che è stato un fallimento.
due integrazioni al testo precedente
1) La prostituzione non è una posizione avanzata [rispetto al lavoro domestico, all’interno della famiglia e della coppia, non riconosciuto]
2) Eppure [per riprendere il collegamento fra prostituzione, iniziativa privata e il “racconto” del colonialismo – Moll Flanders & Robinson Crousoe] nessuno ci può convincere di ciò che sappiamo
3 integrazioni al testo precedente
1) ne ha voglia. […]. La posizione personale che è la mia
2) La prostituzione non è una posizione avanzata [rispetto al lavoro domestico, all’interno della famiglia e della coppia, non riconosciuto]
3) Eppure [per riprendere il collegamento fra prostituzione, iniziativa privata e il “racconto” del colonialismo – Moll Flanders & Robinson Crousoe] nessuno ci può convincere di ciò che sappiamo
3 integrazioni al testo precedente
1) ne ha voglia. […]. La posizione personale che è la mia:
2) La prostituzione non è una posizione avanzata [rispetto al lavoro domestico, all’interno della famiglia e della coppia, non riconosciuto]
3) Eppure [per riprendere il collegamento fra prostituzione, iniziativa privata e il “racconto” del colonialismo – Moll Flanders & Robinson Crousoe] nessuno ci può convincere di ciò che sappiamo
Aspetti dell’immigrazione femminile in Europa (dal punto di vista del diritto)
http://www.juragentium.unifi.it/it/surveys/women/facchi.htm
@maria v
“senti stalker visto che a te tutto sembra “facile facile”, sei liberissima di non oltrepassare la linea gialla, “mi sono attenuta al titolo e quindi quello che bisognava dire era…”
però potresti usare la medesima cortesia verso chi va un pochino più avanti”
visto che mi stai dando della della persona limitata, ti devo dire che lo prendo come un complimento. sono finalmente arrivata ad un punto della mia vita in cui preferisco sottrarre, scarnificare, arrivare alla semplicità delle cose e alla loro essenza.
sono cortese verso chi “va un pochino più avanti”, ma felice di “rimare indietro”, se questi sono gli argomenti.
saluti
Valeria, il tuo discorso sulla prostituzione femminile è molto interessante, non vorrei però fare il bastian contrario ma di Aids muoiono anche gli uomini.
Vorrei ancora ribadire il concetto, che i cattolici sono comunque una minoranza, e non credo che il papa venga ascoltato.
Il vero problema è che stanno scomparendo intere generazioni, e che l’Aids è solo uno dei tantissimi problemi.
ps altro spesso diventa rumore di fondo, chiacchiericcio indistinto, guerre personali, affermazioni di sè, non è roba per me.
buona continuazione
valeria argiolas
vedo bene da dove parli. Così come è probabile che tu veda bene da dove parlo io:
un certo margine di operazionalità, ovviamente, non è libertà. E la libertà non è da confondersi con il mercato. Non ci piove. No, la prostituzione no, non è una posizione avanzata se non rispetto a.
Ma è proprio quel margine di operazionalità, quel rispetto a quel confronto con, e quell’ascolto di: voci altre non univoche, mai univoche, che costituisce lo spazio di riflessione aperto dalla migrazione femminile, uno spazio mobile e di rilancio. questo spazio è composto anche dai sexworkers che con questa faccenda, direi per esperienza, per esperienza di voci altre sull’esperienza propria, di corpo lavoro vivo (il divenire prositutzionale) sono abbastanza esposti, hanno abbastanza da dire, nel senso che parlano. proprio.
E’ un farsi dell’esperienza in tempo reale, per tutte noi, nel quale il qui e il la assumono oggi un senso relativo che resta, deve restare sempre imho all’interno della “macchina da guerra”. Mai fuori e/o nelle alte sfere psicostoriche, se si ha a cuore, come si deve imho, il simbolico vivo e non quello morto.
Cos’è un fallimento valeria argiolas? fallimento rispetto a cosa?
(ai il pezzo su jura gentium è lunghissimo ma grazie lo leggerò)
a gina
vedi cosa detto sopra su Olanda _e politiche pubbliche su prostituzione “regolamentata”.
La prostituzione non è U N L A V O R O ma una delle condizioni più terribili dell’essere umano sulla terra. L’esperienza delle donne (vedi perché dico prostitutE e non persone indistintamente o sex workers, perché le parole abbiano una storia e un senso, non sono merce) nella prostituzione non è qui banalizzata -e (come vedi) io l’ascolto e la prendo in considerazione.
Ma la denuncia del sistema prostituzionale deve essere totale. Non c’è libertà del corpo senza un progetto di emancipazione che ci comprende tutte e tutti.
à gena
vedi il breve commento da véronique vergé infos sidaction su infezione (uomo> donne>bambini/e)
Inglese: sul bell’avvenire femminista ti rispondero’ senza fretta
Sono stato costretto a “moderare” – espungendoli – 3 commenti. E’ straordinario come un post ovvio e moderato – sulla linea dei comunicati ufficiali dei più importanti governi europei e di altri paesi civili – in Italia possa accendere gli animi.
Valeria argiolas
mi chiedo perché la prostituzione non è un lavoro. Forse perché non nobilita? Forse perché non rende liberi?
Cosa differenzia il tuo progetto di emancipazione universale da quello del mercato? Da quello del papa? In generale dal pensiero neutro:) del maschio universale (morto per lo più, meno che nelle università italiane e su NI (perdono nn resisto!:) bianco, eteronormato, col quale ci confrontiamo criticamente e non da ieri?
Cosa differenzia il tuo ascolto da quello paternalistico del papa? Il riconoscimento dell’altro? che significa?
Su juris gentium
c’è di tutto un po’ in quel pezzo. Cose buone altre meno. Mi pare cmq che non venga affrontato il fatto “nuovo” qui da noi, della migrazione femminile di questi ultimi anni, costituito appunto dalla massiccia domanda di lavoro femminile migrante nell’ambito del lavoro di cura. In questi casi ad esempio le donne migrano da sole, non a seguito del marito, senza figli e mantengono la famiglia in patria. Quindi lo spazio di riflessione, di ascolto e riconoscimento, si scompagina un po’.
à gina,
sul perché la prostituzione non sia un lavoro mi sono già espressa sopra ma riprendo
per rispondere alla tua obiezione:
“la posizione dalla quale si parla” -se ho ben capito -” non è neutra, e se vuole esserlo, è falsa. Mente per dominare”,
chiedendomi di giustificare la mia dall’essere paternalistica, cioé di promuovere alti rimedi per un problema ( o di inventare un problema) che, in in dei conti, non mi appartiene.
Credo che sia comprensible che la mia non è quella del maschio bianco etersossessuale di cultura borghese (l’UOMO dei diritti dell’UOMO, appunto)
ma dalla presa di coscienza che esistono diverse forme di oppressione
(classe, sesso biologico, “razzializazione”, orientazione sessuale, etc.)
e che non agiscono separatamente l’una dall’altra.
Questo significa – o dovrebbe significare, perché la volontà non “agisce” sempre nella direzione della conoscenza.
Una certa consapevolezza (luttuosa) dei limiti a propria forma di riflessione.
, ça me concerne. Come “il mio processo per stupro” anche senza l’esperienza materiale dello stupro. Perché? Perché ci sono delle violenze “specifiche”.
Colpiscono un “gruppo” sociale e ne determinano la categoria.
La prostituzione colpisce milioni d persone in modo diretto ma tutte le donne indistintamente, al di là delle esperienze singole, come lo stupro, le violenze domestiche, lo sfruttamento, i salari bassi, la precarietà “di genere”, le molestie sessuali…
hai parlato del fatto settore “care” (cura alla persona) dell’ultima emigrazione femminile.
Alle nuove donne solo i lavori tradizionali, ma in casa non propria e con poche o nessuna garanzia.
Le donne, si sa, sono docili e non chiedono mai di più.
Aggiungi il criterio della razza e vedrai alle nuove donne “sole” non resta che “assegnarsi” (la differenza sul corpo come attittudine a servire) al lavoro domestico o prostituirsi.
E’ una regressione gravissima per i diritti delle donne e in generale del lavoro –
e cio’ avviene sotto gli occhi di tutti i nostri cari benpensanti della domenica, che si sveglaino sempre all’ora per l’omelia infatti.
à gina
(chiedo scusa, alcune integrazioni/sostituzioni)
che, in fin dei conti, non mi appartiene
Questo significa -o dovrebbe significare – perché la volontà non “agisce” sempre in direzione della coscienza
l’abolizione del sistema prostituzionale, ça me concerne.
Colpiscono un “gruppo” – CREANO delle categorie
aggiungi la “variante” della razza (race) e vedrai come alle nuove donne non resterebbe che
à buffoni
“dei più importanti governi europei e di altri paesi civili ” – ma vergogna
una volta essere dalla “parte del torto” era minoritario, adesso avere ragione con la maggioranza è giusto
qual è il male culturale italiano, il provincialismo da terza pagina o dalla cronaca italiana all’estero?
valeria
non mi sono sentita risposta, né sul lavoro né sul resto.
Non ho nemmeno detto che non ti appartiene.
Mi interessa invece il tuo concetto di universale, di emancipazione universale. mi interessa il tuo universale.
l’unico universale possibile è quello del punto di vista minoritario; l’unico che possa proporsi intellettualmente (in modo onesto), l’unico esempio che mi viene in mente è la metafora poetica…la verità del suo messaggio è universale (se no sono brutti versi) ma la vita “da cui parte” una, quella del poeta.
poi “c’è” che l’universalismo deve essere “emancipatore” (trasmettere dei valori validi per tutti); ad esempio in letteratura gli amori uguali per potenza di metafora parlano a tutti, e parlano di se stessi.
In questo senso i diritti delle donne sono universali.
uno sguish sull’internazionale poetica minoritaria:)
come diceva haraway, se non sono che dei testi, restituiteli agli uomini (e qualcun altro, maschio ma aveva ragione, non è che han sempre torto:) distruggere ringiovanisce).
Bene. L’unica cosa da tener presente è che il papa è letterato, e che i poeti discendono direttamente dai sacerdoti. Però, caricando il fucile partigiano, il primo titolo che mi è venuto in mente leggendoti è scritto sul corpo di jeanette winterson.
ottimo questo commento di inglès.
lo ripropongo per chi se lo fosse perso.
per quotarlo et ribadirlo.
“chissà come cazzo faranno gli “africani” ad arrivare a sera leggendo giornali, andando al bar, giocando, facendo sport, guidando taxi, coltivando, commerciando, comprando e vendendo beni, andando a insegnare all’università, costruendo case, invitando amici a cena, cantando e facendo teatro, mandando i figli a scuola, facendo il cinema, dipingendo, facendo politica, gestendo ristoranti, hotel, facendo funzionare porti, come cazzo riusciranno a fare tutto questo, se non ci fossero i volontari cattolici che li tengono in vita, che li imboccano, che li nutrono, chissà come faranno a fare tutto ciò se 24 ore al giorno sono tutti quanti occupati da un unico chiodo fisso LA FAME. Come faranno a mandare avanti le loro società, dal momento che sono così obnubilati dalla fame, che è anche improponibile ficcare loro in mano un preservativo, senza immaginarsi che se lo mangeranno o che lo venderanno assieme alla nonna per procurarsi un pugno di riso?”
Curiosamente, (curiosamente perché i testi sono entrambi postati da Buffoni) né in questo post né in quello sulla genitorialità vedo i commentatori fare differenza tra città e campagna, o città e provincia o città e villaggio, e naturalmente tra stato e stato, come se il mondo fosse piatto, continuo e omogeneo e il punto di vista sempre quello.
Tash e Inglese, per esempio, di quale Africa parlate? Del Darfur o di una città universitaria sudafricana o di un resort in un parco nazionale?
@Argiolas,
anche se apprezzo la tua passione, finisci per parlare per slogan e questo impoverisce le tue posizioni, oltre che a renderle logicamente poco sostenibili, cosa vuol dire:
“l’unico universale possibile è quello del punto di vista minoritario”?
è un auspicio, immagino, paradossale e destinato a restare una frase.
e cosa vuol dire:
” l’unico che possa proporsi intellettualmente (in modo onesto), l’unico esempio che mi viene in mente è la metafora poetica…la verità del suo messaggio è universale (se no sono brutti versi) ma la vita “da cui parte” una, quella del poeta.”?
“la verità del suo messaggio è universale (se no sono brutti versi)”
è un riassunto di un ragionamento, e con i riassunti dei ragionamenti si fa solo muro a muro e non si dialoga con nessuno, ne ho visti molti nei tuoi commenti e alla fine, ahimè, ti ho saltata. Se hai competenze e sostieni posizioni giuste è un peccato, è così difficile e cheap esprimersi con chiarezza e non con un rap lirico? Almeno quando si ragiona con altri?
tashtego, stamattina sei ottuso anche tu, a questo commento avevo già risposto io e mi pare non ci sia niente da rilanciare: per voi, in Italia, esiste solo milano? – ma alcor qui sopra ha fatto molto meglio di me che mi scopro irascibile e sapete perché? perché la verità è che ne ho le tasche piene, sono talmente disgustata da questi sedicenti filosofi e poeti e letterati che chiacchierano di nulla e si ergono a giudici universali e danno del razzista e fascista a destra e manca, quando non pensano che al prorpio cazzo, in fondo, come tutti.
sono talmente stomacata da questo mondo pieno di letterati e filosofi del cazzo che potrei giurare oggi stesso di non aprire più un libro per quanto mi resta da vivere e forse lo faccio sul serio e forse me ne vado davvero in africa, adesso capisco meglio perché tutti quelli che ci sono stati, non hanno quasi più voglia di tornare a casa e non fanno che pensare a quando e come stabilirsi lì in maniera più o meno definitiva
1) A me dispiace che – alcune volte – non si riesca a prendere il buono (l’interessante che qualcuno dice o potrebbe dire o potrebbe aver detto) degli interventi di tutti, nelle discussioni. Valeria Argiolas, per esempio, aveva detto cose interessanti, pur se con un linguaggio poco chiaro: anche ai miei occhi ciò era stato un limite evidente. Tuttavia avrei trovato abbastanza inutile evidenziarlo: se era più chiara era meglio. Se avesse potuto esserlo, lo sarebbe stata. Credo.
2) Dove ci sia alla base rabbia – dico in generale, non voglio criticare nessuno, solo invitare a riflettere – la discussione non può svolgersi con (sufficiente) lucidità.
3) Una discussione in cui ognuno entri e dica oh certo hai ragione, è proprio come dici tu, e non porti qualcosa d’altro, di nuovo, di diverso, mi pare che non possa dirsi “discussione”.
“l’unico universale possibile è quello del punto di vista minoritario”?
è un auspicio, immagino, paradossale e destinato a restare una frase.
ti assicuro che l’universalismo maschi bianco e borghese ha mostrato i suoi limiti storici e non nel fuori dal mondo mondo delle opinioni…ahimé, che è quello da cui parli tu, Alcor.
Le lotte per i diritti delle donne e quelle per i diritti civili dei Neri o quelli del movimento omosessuale sono stati storicamente degli universalismi “minoritari” – e la storia ha dato loro ragione. Non mi si chieda di spiegare perché…
cio’ che mi sembra interessante, è il fatto che in Italia si possa ignorare che c’è un razzismo strutturale e che vi sono nuove istanze di partecipazione in cui i criteri dell’Universalismo Bianco Maschio Eteronormativo e pure Neocoloniale (come vedo dagli interventi…ma si, sa, gli Italiani sono brava gente e non hanno mai ammazzato nessuno SE NON PER FAME…)
sul concetto di Minoritario e Discorso credo non debba rinviarti a Foucault… ma ti consiglio anche Teun Van Dijk o Christine Delphy.
e cosa vuol dire:
” l’unico esempio che mi viene in mente è la metafora poetica…la verità del suo messaggio è universale (se no sono brutti versi) ma la vita “da cui parte” una, quella del poeta.”?
Già, è cosi’: Saba non ha fatto che parlare della sua vita (non delle sue nevrosi come altri meno dotati) eppure è straordianariamente leggibile…
ma è vero che la sua è una voce minoritaria nella letteratura italiana..cosi’ ebreo, cosi’ triestino…
“l’unico universale possibile è quello del punto di vista minoritario”?
è un auspicio, immagino, paradossale e destinato a restare una frase.
ti assicuro che l’universalismo maschio bianco e borghese ha mostrato i suoi limiti storici e non fuori dal mondo nel mondo delle opinioni…ahimé, che è quello da cui parli tu, Alcor.
Le lotte per i diritti delle donne e quelle per i diritti civili dei Neri o quelli del movimento omosessuale sono stati storicamente degli universalismi “minoritari” – e la storia ha dato loro ragione. Non mi si chieda di spiegare perché…
cio’ che mi sembra interessante, è il fatto che in Italia si possa ignorare che c’è un razzismo strutturale e che vi sono nuove istanze di partecipazione in cui i criteri dell’Universalismo Bianco Maschio Eteronormativo e pure Neocoloniale (come vedo dagli interventi…ma si, sa, gli Italiani sono brava gente e non hanno mai ammazzato nessuno SE NON PER FAME…) NON SONO ALTRO CHE MENSOGNA – ovvero si mente per dominare – d’altra parte è quello che succede con le religioni maggioritarie (il Papa parla anche per gli Ebrei, per il loro bene…oggi e non ieri)
sul concetto di Minoritario e Discorso credo non debba rinviarti a Foucault… ma ti consiglio anche Teun Van Dijk o Christine Delphy.
e cosa vuol dire:
” l’unico esempio che mi viene in mente è la metafora poetica…la verità del suo messaggio è universale (se no sono brutti versi) ma la vita “da cui parte” una, quella del poeta.”?
Già, è cosi’: Saba non ha fatto che parlare della sua vita (non delle sue nevrosi come altri meno dotati) eppure è straordianariamente leggibile…
ma è vero che la sua è una voce minoritaria nella letteratura italiana..cosi’ ebreo, cosi’ triestino…
Per il resto, rivendico la libertà di scrivere male (ma sarà vero?)
quando il perché è qualcosa da dire.
La verità è che le patrie lettere non RIconoscono il genere dell’invettiva, dello scritto d’intervento, del saggio (che non è MAI ESAUSTIVO NE’ ESPLICATIVO, ma ILLUMINANTE) polemico, della violenza del pensiero. Riconosce ( perché l’apprezza, invece, la violenza verbale).
Ma cio’ che è più triste, per me, è che questo non è un Paese cattolico, ma un Paese di letterati che non leggono, che non conoscono l’intelligenza della pietà.
ad Alcor “Tash e Inglese, per esempio, di quale Africa parlate?”
1) scrivevo il 18 Marzo 2009 alle 14:29
“Adoro gli africanologi, coloro che ci presentano le vere ricette di un semplice CONTINENTE che loro conoscono come le loro tasche!”
Dal che si presume che sono consapevole del termine “continente”, e che esso include per definizione una molteplicità di NAZIONI sparsa per un’area geografica molto vasta. Ed era proprio ciò che volevo ricordare agli africanologi.
2) scrivevo il 19 Marzo 2009 alle 20:24 | Permalink
“Dagli archivi della FAO, la situazione mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura nel 2007. In questo dossier, il concetto di sottoalimentazione riguarda la maggior parte dei paesi in via di sviluppo, India compresa. Incollo la parte riguardante l’Africa, per mostrare come è diversificata l’incidenza della sottoalimentazione in questo continente. Esisteranno certo anche versione in italiano.
La tendance historique à l’augmentation
de la production et de la consommation
alimentaire à l’échelle mondiale s’est traduite
par une diminution de la proportion de la
population souffrant de sous-alimentation
qui est passée de 37 pour cent en 1969-71
à 17 pour cent en 2002-04 (figure 26) (FAO,
2006k). Cette diminution est intervenue
pour l’essentiel durant les deux premières
décennies de cette période, mais de fait, par
rapport à la période de référence 1990-92, la
proportion de la population sous-alimentée
n’a diminué que de 3 pour cent.” etc.
Qualcuno parlava dei caratteri che una discussione interessante dovrebbe avere. Uno di questi è: intervenire sul merito delle cose che uno ha veramente detto, cercando di capire quello che ha detto. Per fare questo sarebbe opportuno leggere quello che uno scrive.
Detto questo, ricordare che l’Africa è una realtà enormemente diversificata, mi trova, come ti ho dimostrato, perfettamente d’accordo.
a valeria argiolas, che scrive
“à buffoni
“dei più importanti governi europei e di altri paesi civili ” – ma vergogna
una volta essere dalla “parte del torto” era minoritario, adesso avere ragione con la maggioranza è giusto”
Musil, che però era una testa di cazzo fallologocratico, bianco e occidentale, aveva però ben individuato come certi apici dell’intelligenza possono coincidere con la perfetta idiozia.
Cara Valeria Argiolas è pur vero che la maggioranza delle persone alfabetizzate è convinta che le camere a gas sono esistite e che più di cinque milioni di ebrei sono stati sterminati durante la II guerra mondiale in Europa, mentre una minoranza di persone pensa che le camere a gas siano una montatura pubblicitaria sionista e che gli ebrei non se la sono passata poi così male durante la seconda guerra mondiale. Anche in questo caso dobbiamo applicare la tua legge secondo cui “la minoranza ha sempre ragione e la maggioranza sempre torto”.
Tanto parlar difficile per uscirsine poi con queste massime rivoluzionarie… (?)
ci siamo, papiste e si
LA LUNGA LA MANO DELL UOMO BIANCO,
Il falso universalismo “evidentemente due
cose entrambe necessarie allo scopo”
Per l’Avvenire CERTO VERRA’ il TEMPO in CUI LE FEMMINISTE ISTITUIRANNO*
LA PRATICA
per un momento ci limitiamo a scendere d adorare solo l’ombelico. E’ l a punta dei nasi
una malattia mentale infantile, ma il coito evita in posizione di missione umanitaria (uomo bianco sopra, femministe bianche dall’altra parte) a guardare.
La responsabilità intellettuale di nuovi genera
delle volte
Convenne l’epoca di cui avevano bisogno che vedevamo l’acqua calda; trasparire il preservativo che invece vi era bianco d(che sa perché).
Certe si potrebbe inghiottire qualunque cosa sia la cultura alta, urinosa del preservativo per l’Uomo Africano.
LA GRANDE FAMIGLIA FEMMINISTA si COMMUOVE PER L’ARDORE, l’intervento acuto rischi
di passare alla storia della letteratura
Che di cappotto inglese a stagione.
inglese, se c’è una cosa che io non ho fatto che ribadire dall’inizio di questa discussione impossibile -solo con te- è la complessità della situazione cui non si addicono ricette semplicistiche
ma non c’è nessun dialogo plausibile con un interlocutore che non fa che farcire ogni intervento di improperi e guarda caso non ti sei risparmiato neanche stavolta lo squallido sarcasmo sugli africanologi…sei stato tu a cominciare e tu a proseguire in questa tua crociata all’ultima idiozia
a valeria argiolas,
perbacco! stavolta ti capisco :)
beh polemiche singolari a parte, mi sembra che questa discussione ripresenti alcune tristezze della sinistra, di cui tanto si parla, e forse perché tanto sono vere; ovviamente mi ci metto dentro anch’io, che invece di cercare il buono degli interventi m’incazzo su certi (per me odiosissimi) luoghi comuni…
in questo modo è davvero difficile costruire qualcosa in tanti, perché ci si spara tra i piedi ad ogni passo…
ma voglio proprio per questo raccogliere una proposta di gina e estenderla anche a valeria a., ossia perché non proporre uno o più pezzi sulla questione della prostituzione, che è oggi legata in modo stretto con quello dell’immigrazione e della guerra tra poveri. Credo che nell’ambito dei femminismi si sia riflettuto parecchio su questo. Perché non proporre qualcosa per NI, posto che non lo consideriate troppo mainstream?
a me invece interessa (davvero) il progetto di emancipazione minoritario e che coinvolge tutti (a questo proposito non ho difficoltà di comprensione) che parte dalla poesia di saba (del quale ho solo lontani ricordi scolastici).
valeria?
(per il resto, sull’incomrensibilità e noncito di proposito la fonte: Allora….mettere ogni significato sotto sopra, dietro davanti, alto basso. Scuoterlo radicalmente, riportandovi, reintroducendovi quelle convulsioni che il suo corpo patisce impotente, com’è a dire che lo agita. Insistere inoltre, e deliberatamente, su quei vuoti del discorso che ricordano i luoghi della sua esclusione, spazi BIANCHI che con la loro silenziosa plasticità:) assicurano la coesione, l’articolazione, e la coerente espansione delle forme stabilite. Riscriverli come scarti, ALTRIMENTI e ALTROVE dalle aspettative, in ellissi ed eclissi che disfano gli schemni logici del lettore-srittore, fanno deragliare la sua ragione, confondono la sua vista almeno al punto da provocargli uno strabismo incurabile. Sconvolgere la sintassi, interrompendo il suo ordine sempre teleologico, con la rottura dei fili, con il taglio della corrente, con i guasti dei congiuntori e dei disgiuntori, l’inversione degli accoppiamenti, le modificazioni di continuità, d’alternanza di frequenza e d’intensità. Bisogna che per un tempo non si possa più prevedere dove, verso dove, quando come perché queste cose succedono, da dove, verso dove, quando..il movimento si propaga si inverte o si ferma Non per motivi di complessità crescente del(la) medesimo ovviamente, ma per l’immissione di altri circuiti, per l’intervento a volte di cortocircuiti, che disperdono, rinviano, deviano continuamente e a volte fanno saltare l’energia, senza che ci sia la possibilità di tornare ad una fonte. Forza che non è più possibile distribuire secondo un piano determinato, che non proviene da un unica fonte, diffondendosi in giro anche in circuiti secondari, con effetti retroattivi)
(per il resto, su destra o sinistra, ricordo la cara vecchia dworkin
La differenza sta nel fatto che quando la destra
distingue fra madri e puttane,la sinistra proclama
il diritto di tutti gli uomini di far uso di tutte le donne.
La sinistra applica alla donna il concetto di libertà, che
queste cercano sopra ogni cosa, ma in realtà le vuole
libere per usarle; la destra le inganna con il concetto
di “ donna perbene”, cosa che vogliono essere
prima di ogni altra, e le usa in quanto spose: sono
delle troie che procreano.
(Andrea Inglese)
“Qualcuno parlava dei caratteri che una discussione interessante dovrebbe avere. Uno di questi è: intervenire sul merito delle cose che uno ha veramente detto, cercando di capire quello che ha detto. Per fare questo sarebbe opportuno leggere quello che uno scrive.”
“ma voglio proprio per questo raccogliere una proposta di gina e estenderla anche a valeria a., ossia perché non proporre uno o più pezzi sulla questione della prostituzione, che è oggi legata in modo stretto con quello dell’immigrazione e della guerra tra poveri.”
Giusto. Fo mea culpa. O “autocritica”, se preferisci.
Spero che Gina e Valeria Argiolas accolgano il tuo invito: però, anche visto l’ultimo intervento di Valeria, temo che occorrerà un pesante lavoro di editing dell’ottima Alcor. :-)
E visto ora anche l’ultimo intervento di Gina…
“sull’incomrensibilità e noncito di proposito la fonte”; “Riscriverli come scarti, ALTRIMENTI e ALTROVE dalle aspettative, in ellissi ed eclissi che disfano gli schemni logici del lettore-srittore, fanno deragliare la sua ragione, confondono la sua vista almeno al punto da provocargli uno strabismo incurabile. ecc.”
Già gli ho problemi agli occhi… Ora, un po’ sconfortata, e devo ammettere che la Gina la mi ha disfatto gli schemi logici di lettore-scrittore e che la mi’ ragione gli ha proprio deragliato.
si chiama uso strateggico del refuso:)
Uso strategico, sì, certo, certo… Me ne vo.
portinaia della crusca
sciocca. ho solo esposto.
gina, portinaia, valeria…mi resta ancora un po’ di fiato per dire solo che su quest’ultimo argomento, tra quello che ho capito e non capito, ho glissato unicamente perché il mio fisico, la mia psiche non regge a più di una guerra alla volta, vi seguo, non vi ho snobbato, ma proprio non ce la faccio
la mia personalissima visione, delle più scontate, è che la prostituzione sia un lavoro come un altro, gina, solo quando non è dettata dalla disperazione, solo quando non è una scelta obbligata, quando non è ricatto per fame, disperazione, quando ti puoi permettere di selezionare la tua clientela, imporre divieti, limiti…un lavoro di lusso, insomma.
di certo non quando, sfruttatore o meno, non puoi sputare nel piatto dove mangi, sei stata venduta ancora minorenne, sei costretta a subire torturte, umiliazioni, sevizie
ragion per cui questo è un altro argomento scottante che può farmi girare le palle e che al momento non ho proprio intenzione di affrontare,
chiamalo paternalismo ma io provo un odio sconfinato nei confronti degli uomini che fanno questo alle donne, un odio che mi spinge ad imbracciare sì il fucile del partigiano, tipo charlize theron nel film monster, svuoterei anch’io il caricatore contro tutti quei bastardi
http://www.youtube.com/watch?v=Yn05wtHuelo
Scusate, sono stata via.
@Argiolas
non dico che scrivi “male”, dico che non ti capisco, e la situazione non è migliorata con i tuoi ultimi commenti, non capisco, ma sento che sei arrabbiata, a me non basta, ma se basta a te…
@Inglese
beato te che stavolta l’hai capita, quanto a me, chiedevo a te e tash di specificare perché nel discorso il continente finiva per risultare omogeneo, benché avessi letto.
ok, gina devo ringraziarti: ho appena visto l’incubo di darwin. è un incubo.
sottolineo che nel film si dice esplicitamente che la prima strategia governativa è convincere la gente che la merda che noi europei gli facciamo mangiare è oro, che giornalisti che evidenziano solo i problemi, gli aspetti negativi farebbero un pessimo servizio a quel paese perché tritano luoghi comuni ecc ecc ecc
consiglio la visione. la realtà, la verità è sempre peggio di come uno se la immagina. inquietante anche la dichiarazione del prete sui preservativi. sbranate pure il papa. avevate ragione.
io mi ritiro davvero.
à gina et maria
su PROSTITUZIONE E LAVORO
(grazie per l’interesse e la testimonianza)
mi sono resa conto che percorriamo due binari che non portano allo stesso modo il concetto di LAVORO. Se cominciate voi a definire cosa voi intendete per LAVORO, cosa si dovrebbe fare etc…poi posso provare a ritrovarvi su prostituzione e LAVORO – se siete d’accordo
alcor e portinaia, c’è anche chi “non si scrive per tutti” e che comunque riesce dove arriva…
mahh…che dire?
dopo giorni mi riaffaccio e…
gli africanologi parlano arabo, le femministe parlano ostrogoto
se tutte queste parole si potessero impastare come pane per farne lattice utile alla causa? o magari solo pane…
quante chiacchiere autoreferenziali!
@ argiolas
hai ragione, ma quando si toccano problemi sociali e politici io credo che la chiarezza che arriva a molti, se non a tutti, sia preferibile
Alcor,
mi dispiace essere brutale e mi scuso in anticipo ( se lo sono troppo, non voglio ferire) ma:
““l’unico universale possibile è quello del punto di vista minoritario”?
è un auspicio, immagino, paradossale e destinato a restare una frase.”
francamente detto da una persona che immagino abbia un ruolo nella società letteraria italiana va tremare i polsi.
Le biblioteche esistono e sono piene di tanti buoni libri e storie delle letterature; gli studi “universalistici dal punto di vista minoritario” esistono in “tutti i paesi civili e (anche qualche volta) europei da QUASI QUARANTA ANNI ORMAI.
Non soltanto esiste una letteratura scientifica sulle scienze sociali e del linguaggio, ma una critica letteraria, delle cattedre universitarie, delle riviste importanti…
Hai mai sentito parlare della “discriminazione positiva” negli Stati Uniti? o delle “leggi memoriali” in Francia; e degli studi “post coloniali”?
del dibattito fra storici e memorialisti? Tutto cio’, ti giuro, è scritto e si trova, basta un po’ di “ottimismo della volontà”.
Mi dispiace, Alcor, ma qualche chiacchera in meno forse aiuta anche a leggere il punto di vista minoritario in poesia.
Poco amore pr la vita, poca conosce deo linguaggi settoriali, tecnici o minoritari (perché rivendicativi di diritti come quello femminista, gay, dei diritti civili, anti_colonialista, anti-razzista ect…) non ti premettono di leggere i fenomeni sociali, l’io che dice io, che noi, che dice no.
Ma anche ad ammettere i propri limiti e ad aprire un libro nuovo con modestia.
Inglese,
“dei più importanti governi europei e di altri paesi civili ” – ma vergogna
una volta essere dalla “parte del torto” era minoritario, adesso avere ragione con la maggioranza è giusto”
1) Per ogni democratica femmina ( ma cio’ dovrebbe essere valido per ogli democratico – la prova è la proprietà transitiva dell’uguaglianza) IL PRINCIPIO DI MAGGIORANZA ARRIVA PER SECONDO.
Non chiedeteci perché in ITALIA NO. In Italia chi vince si prende tutto. E pure Inglese non si chiede se sia la mano sinistra o quella destra che non sa cosa gli fa dire.
2) Inglese eh no. Portare ad esempio la distruzione degli ebrei d’Europa… per sostenere le ragioni della maggioranza è di gusto orrido, ma ancora una volta esemplare di questa Italietta che si racconta la Schoah con Benigni… INGLESE: GLI EBREI D EUROPA SONO STATI STERMINATI DALLA MAGGIORANZA NEI PAESI CIVILI EUROPEI e non c’è niente da ridere, hai capito.
Ma è interessante questo chiacchericcio piccolo borghese in cui “cio’ che è ovvio è ovvio”, questo brusio infame (senza risemantizzazione) che Joyce chiamava “il lavamano dei porci”.
Di che maggioranza parla, Inglese? Degli infiniti insiemi dei sistemi? Delle stelle, o dell’universo tutto in parte? Della maggioranza dei vasi sanguigni o di quelli comunicanti ( che è la stessa cosa, vero?)?
PERCHE’ IO PARLO DI MAGGIORANZA POLITICA, e quella, si sa, “è cattiva”, fa male, mette a morte.
Baudelaire disse che è un giorno senti’ l’ala dell’imbeccilità: beh, INGLESE, sembra più semplice ma non lo è: riconoscere la propria di imbecillità.
precisazione per chi legge
alla risposta a Inglese: mi scuso per non aver citato l’intervento al quale rispondo (andrea inglese
Pubblicato 27 Marzo 2009 alle 20:36) – il virgolettato è mio in risposta a Buffoni –
@ argiolas
Valeria argiolas
ci provo
allora
come base antropologica,
i denti della prostituta, estratto
de la grande beffa di paola tabet, credo possa fungere allo scopo.
Aggiungerei il divenire prostituzionale del lavoro (e la femminilizzazione del lavoro nel postfordismo (biopolitica e governamentalità) come elemento “attualizzante”
(già benjamin, del resto, “la prostituzione può pretendere di essere considerata lavoro quando il lavoro diventa prostituzione”)
maria (nessuno è innocente:)
se riesci a recuperarlo (io l’ho visto stanotte) è notevole anche
hyènes
di Djibril Diop Mambéty (1992!!!!!!), versione africana de la visita della vecchia signora di Dürenmatt («Le monde a fait de moi une putain. Je veux faire du monde un bordel.» ).
di suo bello anche il più recente touki bouki (il viaggio della iena)
correggo
touki bouki è antecedente
e il divenire prostituzionale del lavoro va di pari passo con quelo della democrazia (i miei due commenti per valeria e maria insomma son collegati)
à gina, grazie
vorrei pero’ sapere (se puoi e SE ti va? naturalmente) qual è l’idea che hai tu di Lavoro in genere, e (tengo il lapsus)
se, in questa idea, dentro questa “idea democratica” si puo’ parlare di un “lavoro di genere” antagonista a (ad esempio) questa idea “il diritto al lavoro è UGUALE PER TUTTI, senza discriminazione di sesso, religione, razza etc..”
(contro i diritti umani, del lavoro e costituzionali perché DISCRIMINANTE)
– quando sono sopratutto le donne che LO fanno (lavori domestici, prostituzione)…
(grazie)
chiedo scusa, rinvio
à gina, grazie
vorrei pero’ sapere (se puoi e SE ti va? naturalmente) qual è l’idea che hai tu di Lavoro in genere, e (tengo il lapsus)
se, in questa idea, dentro questa “idea democratica”, si puo’ parlare di un “lavoro di genere”
antagonista a (ad esempio) questa idea: “il diritto al lavoro è UGUALE PER TUTTI, senza discriminazione di sesso, religione, razza etc..”
(secondo te puo’ essere contro i diritti umani, del lavoro e costituzionali perché DISCRIMINANTE quando sono sopratutto le donne che LO fanno (lavori domestici, prostituzione)…?
(grazie)
Valeria
sui diritti umani universali, son E carta straccia E messi in discussione dalle stesse minoranze del mondo. E’ un terreno minatissimo, quello del diritto uno specchietto per allodole strafatte (te lo dico da dentro, una voce dal ventre della balena)
Così come nonostante la carta costituzionale nazionale, europea mondiale (straccia, come i soldi del resto, che non circolano davvero, ma son carta, carta straccia, come i mattoni del resto, quelil delle case, delle case unifamiliari, vedi quella dei subprime che è crisi della casa, della carta che uccide, incide la carne), IN PRATICA il lavoro non è più un diritto, non è più fonte di diritti per nessuno maschi e/o femmine e/o et cetera NON IMPORTA. E’ prostituzione. E’ gommorra. E’ l’incubo di darwin.
Quel che si può fare imho è cercare di limitare il danno, quotidianamente, di limitare al minimo indispensabile la marchetta quotidiana, di sopravvivere cercando di ledere il meno possibile l’altro, fare il possibile per dargli almeno una chance, e per prendersela, almeno una chance, e cercare nel contempo di dar vita a spazi di riflessione, a strutture autopoietiche altre, gioiose magari il più possible, che siano in grado di aiutarci a sopravvivere ora, magari con un pizzico di felicità che viene dalla condivisione dal rispetto, dall’ascolto, dal caldo buono, e di rappresentare una speranza poi, se ci sarà un poi, per quelli tra gli scarafaggi che sopravviveranno ai forconi, all’assalto ai frighi.
ah, visto che nonostante:) angela davis obama è oggi presidente degli states, che nonostante l’amore celebrato come costante universale dal parlamento spagnolo, il resto della politica di zapatero, quanto ai migranti ad esempio, è quella del fucile spianato, della fortezza europa, e che i migranti han comunque le loro risorse (on y fait avec) ecco, è anche per è per quello che mi interessava la storia dell’internazionale poetica minoritaria, che a quanto pare parte da saba:)
à gina,
(grazie) Posso chiederti qualche elucidazione?
1) “[…] aiutarci a sopravvivere ora ” – A CHI PARLI/ CHIEDI ?
2) “magari con un pizzico di felicità che viene dalla condivisione dal rispetto, dall’ascolto, dal caldo buono? ” – COS’E’ L’INTIMITA’ – IL DIRITTO ALLA VITA INTIMA?
e di rappresentare una speranza poi,
3) “se ci sarà un poi, per quelli tra gli scarafaggi che sopravviveranno ai forconi, all’assalto ai frighi.” – CHI E’ IL CLIENTE DELLA PROSTITUZIONE?
valeria
a chi parli chiedi, e cos’è l’intimitä: non ho ricette, se non relazionali, il che esige che l’altro venga riconosciuto come soggetto, e che io venga riconosciuta dall’altro come soggetto. Significa muoversi in un campo altro. altrimenti. altrove.
Il mio cliente, il tuo cliente, il cliente di tutti noi sexworkers, è il giornale che ci scrive che scriviamo, il blog l’azienda, l’imprenditore che ci imprende che imprendiamo, il padroncino che ci padrona e padroniamo, lo stato che ci stata e statiamo, la scuola che ci educa ed educhiamo, la casa editrice che ci edita (alcor:) e che editiamo, il marito/compagno lettore scrittore annoiato che annoiamo, che ci sollazza e che sollazziamo. and so on
(spero che tu non mi chieda dove sta la differenza:)
Da vecchia femminista mi permetto di dire una cosa a Valeria e a Gina.
Mi sembra che abbiate ripreso del femminismo la parte più sterile, quella settaria e autoreferenziale del parliamoci tra di noi, in modo che nessuno capisca bene di che parliamo (e noi forse neppure). Purtroppo da quando il femminismo sopravvive sopratutto nelle università, tutte se ne possono appropriare in modo declamatorio e astratto, come di una moda intellettuale. Capisco che è stata una tentazione insita fin dall’inizio, ma negli anni Settanta era controbilanciata ampiamente da un lavoro reale sul territorio, d’incontri, militanza, apertura alle altre donne, dalle provenienze sociali anche molto diverse. Ma incontri anche con uomini, per parlarci veramente pero’. Adesso è un po’ triste, sapendo quanto poco esiste questo lavoro di comunicazione concreto, vedervi avvitate tra di voi, con un gergo non sempre ben digerito e oscuro. E mi rende triste, perché sono sicura che meno isolate, meno telematiche, sareste in grado di rapportarvi meglio e in maniera più autentica agli altri. Anche perché di donne che ragionano e combattono ce n’è bisogno.
ciao vecchia femminista:)
cara siamo in coda a una discussione, OT e al di là della fascia protetta del trentesimo commento, e capita spesso, in coda alle discussioni, che si parli tra pochi e o poche e di cose altre. Mi capita con valeria così come mi è capitato, molto proficuamente devo dire, anche con degli interlocutori “maschi” (che ne so, magari anche valeria è maschio, gli altri erano femmine, io magari sono maschio)
Poi.
E’ questa volta dall’inizio, dall’inizio della discussione, che cerco di riportare il discorso sul piano pratico, relazionale, dell’ascolto e del riconoscimento dell’altro nella fattiscpecie immigrato/a, contro ogni tipo di paternalismo.
(spesso le prostitute, ne conosci qualcuna, raccontano storie diverse da quelle vittimizzanti parioopportunistiche all’occidentale. che magari non ci piacciono, ma che vanno riconosciute, il che si ricollega in parte al discorso di valeria, che da parte sua preme sin dall’inizio sull’aspetto letterario, del distacco letterario del papa e delle patrie lettere, il fatto che io e lei (che siamo su posizioni diverse) ci si confronti in ambiente ostile è inoltre abbastanza interessante, e almeno dal mio punto di vista, pure utile.
Quanto all’ipotesi mista, in italia (io vivo all’estero) è dura da far digerire. devo anche dire però che è tutto il sistema, a partire da quello scolastico (università comprese) che sconta ritardi abnormi. e non mi riferisco necessariamente agli studi di genere.
quanto al troppo telematiche, c’è sempre una grilloparllante, anche in assemblea, in presenza, che a un certo punto salta fuori col lavoro di comunicazione concreto senza sapere bene di cosa (si) parla:).
Gina, la mia è una valutazione generale, avendo seguito lo svolgersi della discussione. E sopratutto una valutazione sui modi, che saprai quanto me che sono più importanti dei temi. E i modi, grillo parlante o no, non mi sembrano molto proficui, se non ad esaltare, ma ripeto, astrattamente, una differenza. Quanto all’ambiente ostile, mi sembra che di ostilità ne mettiate voi parecchia e preventiva. Di ambienti ostili al discorso delle donne mia cara, ne ho conosciuti molto, e nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle assemblee, e ti assicuro che non assomigliano a questo, in cui per altro si dicono cose del tutto condivisibili sulle parole del papa. E non è perché sono condividivisibili che sono meno gravi. E davvero faccio fatica a capire come proprio da voi venga sottostimato il peso che quell’uomo puo’ avere in un paese dove la Chiesa è presente sul territorio e fa eco inevitabilmente al discorso del capo. (Come già sotto il precedente pontificato, ricordiamolo.) Comunque non voglio fare la lezione a nessuno, è solo una constatazione. Perché questo tipo di atteggiamento l’ho conosciuto bene e purtroppo non mi sembra abbia dato grandi frutti.
Grazie, Luisa P.
Mi piacerebbe che fosse lei, infine, ad accogliere l’invito che aveva fatto Inglese.
a Gina, alla quale riconosco di aver provato a restare sul concreto e a dialogare in questo thread, quello che stupisce però anche me, è la reazione al commento di Luisa P, le dici in pratica, tu vecchio arnese, vecchio grillo parlante, non sai … non sai come vanno le discussioni in rete (ma Luisa P è qui, forse lo sa), non sai cos’è il lavoro di comunicazione concreto (ma il tono di Luisa P è di per sé comunicativo e concreto e non aggressivo).
Riconoscere l’altro non può essere uguale a riconoscere l’altro solo quando è immigrato o prostituta, l’altro è l’altro anche quando è il vicino di banco, è più difficile è vero, l’altro lontano e oggetto di studio ha dei vantaggi rispetto al simile e vicino, ma si potrebbe fare uno sforzo e uscire sul campo anche quando è il campo di casa.
E – in generale – non è sminuente parlare chiaro e a tutti, è solo più difficile, mettere nella chiarezza la stessa complessità del discorso settoriale e specialistico richiede un lungo lavoro di decantazione, ma si può fare, e premia, perché amplia il bacino degli interlocutori, e in queste materie non mi sembra cosa da poco.
O luisa
Non mi sembra un granché, anche dal punto di vista relazionale, rivolgerti a qualcuno, indicandolo per nome, e poi se quel qualcuno risponde dirgli di rimando che parlavi in termini generali.
Mi piacerebbe poi che tu mi indicassi in che modo io avrei sottostimato le parole del papa. Atteggiamento che personalmente, e in tutta evidenza , io considero un errore.
(il cik to cik col pastore, e/o la sua benevola tolleranza, sono il lascito del femminismo della differenza, del culto del simbolico materno, che per anni in italia è andato per la maggiore, quello di se il papa fosse un mio studente, per intenderci).
Anzi mi son permessa anche di dire a Maria (coinvolta per questioni di famiglia) che è semplicemente folle che una ong di medici in tanzania a a sentire il suo sito internet non menzioni nemmeno condom e femidom non sensibilizzi almeno sull’uso.
Qualcosa a maria sono riuscita a trasmettere, magari anche a qualcun altro, non lo so.
Alcor
vedi sopra (Vecchia volpe:) non ci provare, l’altro lontano? oggetto di studio? la mia vicina di banco luisa mi ha dato a vanvera dell’incompetente. le ho restituito un calcetto)
“vedi sopra (Vecchia volpe:) non ci provare”
ma che vuol dire ?
davvero, non sto scherzando, non ho capito:-)
Non so, a me sembra che Luisa non ti abbia dato a vanvera dell’incompetente, ma che abbia mosso una critica alle modalità del discorso, da un punto di vista che è il suo, con toni pacati, alla critica si risponde con un calcetto?
perché la scelta di questa parola:-)
perchè mi tocca mettere tanti emoticon? evidentemente perché temo e non voglio che si arrivi alla rissa verbale, non è buona cosa che si abbia questo timore, non sei d’accordo?
A volte troppa intelligenza conduce alla stupidità. Peccato.
Alcor
si, vechia volpe non ci provare aveva l’emoticon
Prima di scaraventarti addosso tutta la carabattola disneiana (oggettistica da lancio che offre decisamente il meglio quanto a traiettorie di volo), dimmi, mia cara: sarai mica in malafede anche tu?
Ti pare questo tono di Luisa P di per sé (eh?) comunicativo e concreto e non aggressivo ?
Mi sembra che abbiate ripreso del femminismo la parte più sterile, quella settaria e autoreferenziale del parliamoci tra di noi, in modo che nessuno capisca bene di che parliamo (e noi forse neppure).
Purtroppo da quando il femminismo sopravvive soprattutto nelle università, tutte se ne possono appropriare in modo declamatorio e astratto, come di una moda intellettuale.
Triste vedervi avvitate tra di voi, con un gergo non sempre ben digerito e oscuro.
A tal confronto, il mio striminzito grillaparlante è ben poca cosa, oltretutto argomentata , la ben poca cosa, e con l’emoticon, la ben poca cosa.
(per la coazione a ripeterla, dico la ben poca cosa della faccina, consulta il tuo psicanalista:)) (quest’ultimo, doppio, ad esempio, è da ricovero)
cercavo di leggere senza intervenire inopportunamente per cercare di capire: ma è possibile che si debba quasi sempre arrivare agli apprezzamenti personali insultanti appena non si concorda o si dice di un limite di ragionamento? E questo sì che è un limite nelle discussioni, anche perché fa intervenire anche persone che volevano leggere senza per forza dire e anche solo ascoltare e che così poi avranno la nausea delle rissette stupidamente inutili. Poi chi vuole riesce anche a dipanare e districare le cose intgeressanti, ma un po’ di tristezza per le possibilità mancate viene.
@gina, non sono in malafede e cercherò di dimostrartelo mostrandoti quello che ho visto io nelle parole di Luisa P, che non conosco e perciò è possibile che l’abbia male interpretata
Lei dice:”Mi sembra che abbiate ripreso del femminismo la parte più sterile, quella settaria e autoreferenziale del parliamoci tra di noi, in modo che nessuno capisca bene di che parliamo (e noi forse neppure).”
Io l’ho letta come un’autocritica di quella parte di discorso femminista che era (e lo ricordo bene perché a qualche riunione di quei collettivi negli anni 70 sono andata, scappando proprio per questo a gambe levate) in effetti molto separata a autoreferenziale. Mi è parso che negli anni le sia sembrato sterile e che le dispiaccia (e anche lei dice “mi sembra”) che le giovani donne di ora possano ripercorrere quella strada.
Poi dice “Purtroppo da quando il femminismo sopravvive soprattutto nelle università, tutte se ne possono appropriare in modo declamatorio e astratto, come di una moda intellettuale.”
Pare anche a me che il femminismo sopravviva oggi soprattutto teoricamente e non nella pratica. Alcuni discorsi più sopra (non, come ho detto, particolarmente i tuoi)
sono stati in effetti declamatori e astratti, almeno nella misura in cui (:-)) non sono stati capiti dalla quasi totalità dei commentatori.
Questo è un thread, uno spazio di discussione collettiva e democratica, non un post, che può avere altre modalità (IMHO)
E poi dice “Triste vedervi avvitate tra di voi, con un gergo non sempre ben digerito e oscuro.”
A te non pareva avvitata la discussione? Ho avuto l’impressione di sì, perché a tua volta hai cercato di renderla più fluida. E il gergo non ti sembrava oscuro? Forse magari digerito, su questo non discuto perché non ho modo di verificarlo, ma gli effetti, quelli li ho verificati.
Anche a me dispiace questo obiettivo avvitamento, che ha portato con sé l’allontanamento di tutti a parte un paio di vecchie signore un po’ ostinate, perché ho detto fino alla nausea che è un peccato che quando si toccano temi importanti il discorso si specializzi fino a sembrare il discorso di una setta, o se setta ti sembra eccessivo, di un microgruppo, un discorso che può circolare tra i suoi soli componenti perché nasce e muore – come discorso – nello spazio di un convegno o un seminario o una ricerca universitaria.
Mi verrebbe da dire che i commenti di NI sono il regno dei dottorandi, che il dio degli atei li benedica.
Esce per la strada questo discorso? Entra nella vita delle persone? Qui non è parso. E se non è sembrato e non ha coinvolto nessuno a parte voi due, qualche autocritica forse ci vorrebbe.
Può andar bene in uno studio, in un seminario, in una discussione i cui membri parlano un linguaggio riconosciuto come comune, ma qui, in uno spazio di discussione, o anzi, per farmi carico dell’accusa della Argiolas, di semplice umana opinione, muore in fretta.
Quella di Luisa P mi sono sembrate critiche nate da un’autocritica ormai storicizzata, non un insulto.
Detto questo, fate quello che preferite, scrivete le vostre tesi di dottorato e fate i vostri convegni, ma se volete che non restino chiusi tra quattro dotte mura, trovate un passo sul quale possano accordarsi anche quelli che si limitano ad avere stupide opinioni personali, ma che fanno, ahimè, l’opinione pubblica.
Traducete!
sono d’accordo con lucia cossu e alcor.
avrei preferito continuare a leggere senza intervenire, quasi quasi stavo imparando qualcosa di nuovo, ma veder corrompere il confronto da certa intellettualità gergosa e supponente, e magari anche un po’ anaffettiva, mi crea disappunto. col che torno a tacere.
credo che le parole di luisa p e alcor vadano prese in considerazione.
le condivido, sono quelle che mi fanno sperare in una soliderietà femminile, parole di donne, specialmente quelle di luisa p, credo, che abbia fatto esperienza di tutte le lotte passate e non sottovaluti quelle ancora a venire. parole che cercano il dialogo, parole di donne appunto! Donne, che non hanno più bisogno di slogan…casomai di condivisione…
poi se non fossi già felicemente “accuucchiata” col mio pazzo preferito… la portinaia la chiederei in sposa….di fronte all’intelligenza e all’ironia capitolo!!!! :-)
Perdindirindina. Manco fossi l’undicesima piaga!
On y est (alcor, grazie per aver dipanato anche l’ultimo dubbio che mi rimaneva) Prima di allontanarmi ancheggiando tra nugoli di locuste, primogeniti morti e ulcere purulente: quando dicevo che l’ambiente ostile è interessante, mi sbagliavo di poco. Però, come dire, per quanto mi riguarda, è giunta l’ora di cambiare aria che qui pute di rogo.
Posto che, incontrovertibilmente, nessuna di voi gentili signore del postumo tribunale (!) è uscita dal silenzio :) in tempo reale per chiedermi uno straccio della tanto agognata (?) spiegazione (come cazzo faccio a intercettarvi nel buio, ad anticipare i vostri più intimi desideri, o splendidi spettri, o magnifiche evanescenti scomparse? sarò mica mandrake?) , non posso che dedurre che in realtà abbiate capito benissimo quel che andavo dicendo. Solo che semplicemente non vi è piaciuto. Tentare di trovare le parole per dirlo, il vostro disaccordo, avrebbe forse aperto uno spazio di confronto in chiaro. Il goffo rancoroso, raffazzonato, pretestuoso insultante teatrino che è seguito invece, non ha fatto che mettere in scena la vostra disonestà, non solo intellettuale: a parlare per voi sono le budella che si rivoltano, le convulsioni, il quadrato, lo stigma e l’anatema, tutto l’ambaradan che una volta veniva etichettato come tipica reazione femminile Mi raccomando. Tenete viva la tradizione.
me ne vo , lasciandovi ai vostri travasi d’endometrio
http://www.youtube.com/watch?v=212hFI_dbVw
OT
Oh Stalker, davvero grazie, la tua e gli è veramente la proposta di matrimonio più seria che io gli abbia mai ricevuto.
@ gina
questa io la chiamo una reazione scomposta, almeno nei miei confronti, a parte il video, carino ma assolutamente inappropriato nei confronti di chi ha cercato di parlare con te senza acrimonia.
Alcor, non te la prendere, prima o poi le passa, a te t’ha chiamato almeno vecchia volpe, a me mi disse vecchia arpia ;-)
è il suo modo di volerci bene, di mostrare il suo affetto ;-)))
ginaaa!!! abbassa le difese!!!!
qui ti vogliamo bene, anche quando non siamo d’accordo e non la pensiamo sempre come te
il tuo affetto somiglia un poco a quello di pink, porca vacca ;-)
(anche il mio, certe volte, perciò, mettiamo su una canzoncina, dopo tutti questi giorni un po’ pesanti, che ne dite? ;-)
http://www.youtube.com/watch?v=ddZPrJ8ROto
Non me la sono presa, prediligo il tono calmo:-)
oh maria non sei trpppo credibile come amica tenerona né come sorellina ragionevole, ti preferisco quando hai le crisi di nervi in diretta, quando dici che odi le donne e lanci geremiadi sull’insensibilità degli uomini, allora sì che mostri il meglio del nostro genere al suo peggio (con qualche pistrello nei capelli e un po’ di viperette ai polsi e alle caviglie)
redimiti: torna fuori di te
Rispondo a Luisa P. [non capisco perché nascondere il nome di famiglia o coniugale, le femministe storiche o ex femministe quando l’intervento è pubblico non lo fanno mai]
– che mi chiama in causa indirettamente e direttamente, fra i modi dell’ “oscurità” della comunicazione: io a chi/quale femminista dovrei rispondere?
1. En ce qui concerne l’Accademia, l’Università, i Convegni, i Seminari, la studiosità e la militanza… non capisco la dotto- rondità dell’accusa, le migliori intelligenze della sinistra sono fuori dalle università ormai lo sanno in tanti.
2. un po’ cacciate dalla porta. Sembra impossibile. C’è chi rinuncia a cattedre universitarie. Coi tempi che corrono, alla presente Edizione, a amori disuguali. Per un contatto con la società in cui si vive con quella in cui lei sogna.
• Il disprezzo per la strada, “la rue” sotto casa (mia, direbbe) il mio e non il vostro, la mia supponenza. Il disprezzo per gli slogan o gli slogan.
Se invece di allettarsi con la febbre quanto ci si starnuta a Parigi ( perché di questo è il vostro bovarismo) sui comunicati Ansa, si capirebbe perché le rivoluzioni partono dalle periferie al centro…e non tornano indietro.
E fra i tanti slogan detestabili alla femminista “storica” Luisa P. [che non trova sterile il preservativo] eccone, dalla strada, uno illuminante sul perché il papa si trovi in Italia, mai solo:
[ultima in data] visita in Francia, facendosi preceder dalla fama…al solito [qualche astrusità sul diritto alla “vita” su Marte – in cui senza conflitti di interesse generale tutto scorre per storica assenza di donne]
Banderole et Appel à Rassemblement “Remballe Ton Pape” – per mancanza di spazio.
Invece [ripeto, QUI “i maggiori governi europei e i paesi civili” (cliccare) sono diventati perversi, alla loro ricerca di nuovi mercati ci ammazzano come cani (ops): donne, musulmani, trans, immigrati, blaks e razzizati ].
E non è detto che le categorizzazioni agiscano indipendentemente l’una dall’altra, infatti: poveri, e donne scure (velate in cerca di lavoro) spesso coincidono.]
L’ha detto bene Sadhri Khiari: i civili paesi europei comunicano, “esternano” ma come lo fanno?- [si]“je te tue et je le nie”.
1. Davvero la nostra riflessione non prende in considerazione che in Francia, il Paese in cui vivo e amo una donna su due muore “sotto i colpi” (“tecnicamente”, “anafettivamente” si esprime il referto dell’autopsia, un gergo non è come un altro) del proprio compagno, marito e, o amante?
Dov’è il femminismo universitario contro le violenze alle donne? Sicuramente non Italia e nemmeno in Francia…
2. Quanto ai luoghi comuni della sinistra, questo devastante mito…simultaneo.
Come si può “raccomandare caldamente [il preservativo]” e non dire esplicitamente che siamo tutte e tutti per la non-violenza ?
3. perché un tale uso della lingua italiana dovrebbe essere accettabile?
Ringrazio, infine, gina ( e maria v. per la testimonianza) per l’interesse e la disponibilità alle mie domande, il copione ci avrebbe voluto ostile, hai detto bene:
Quando si installa una prova (durissima per me) dialettica significa che QUI (cliccare) si cerca di uscire dall’Inferno.