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Scusate, sono momentaneamente assente – Vito Riviello Tribute


di
Francesca Bellino
qui

Se il poeta raccoglie le voci degli altri, Vito Riviello lo ha fatto con estrema precisione di linguaggio, leggerezza clownesca e audace e continua pulsione verso la verità.
Grande affabulatore, portavoce della questione meridionale, comunista senza tessera, sessantottino ante litteram, anticonformista, dadaista, amico di grandi personalità da Ernesto De Martino a Rocco Scotellaro, da Pablo Neruda a Leonardo Sinisgalli ad Alfonso Gatto, ma soprattutto avant-poeta lontano dalla monumentalità della cultura ufficiale, Vito Riviello, scomparso a Roma il 19 giugno 2009, ha percorso e raccontato il mondo sempre con lo sguardo curioso di un bambino e il pensiero intuitivo di un genio.
E’ stato lungo il cammino di Vito Riviello, come è lunga la strada che fanno le parole che sgorgano spontanee nei suoi testi realisti-surrealisti.


Le sue poesie contengono le grida, i pianti, i gemiti della società che lo ha circondato, in particolare del Meridione in cui ha trascorso infanzia e adolescenza. Era come una spugna: assorbiva il contesto sociale sulla sua pelle sentendosene sempre coinvolto e poi lo traduceva con il linguaggio della derisione, del comico, della sorpresa, dell’invenzione e dell’ironia convinto che questo era “l’unico approccio possibile per difendersi dalla noia, dall’assurda normalità, dalla disperazione, dalla Storia come inganno e dalla sproporzione a cui spesso siamo condannati e della quale siamo testimoni”.
Vito Riviello è nato a Potenza nel 1933 e si è sempre sentito Ulisse. La sua Itaca, però, non è mai stata la sua città nativa, quanto la Coscienza, il vero Io, perché nel suo cammino leggero non ha mai previsto il ritorno al passato, ma solo tappe in avanti nell’infinita profondità di se stesso che sembrano ricordare al mondo che quando ci si mette in viaggio per qualsiasi Itaca, bisogna augurarsi che la strada sia lunga.
E la sua strada è stata lunga perché, come ripeteva spesso parlando di se stesso: “Vito è sempre in viaggio alla ricerca di Vito. Vito è sempre un altro che cerca Vito”. “In un’Italia senza contemporaneità”, oggi sono le sue parole a continuare il cammino. Non solo quelle stampate sui numerosi libri, ma anche quelle regalate nei suoi incontri pubblici e nelle sue relazioni d’amicizia, con grande generosità e curiosità verso l’Altro. In ogni scambio Vito lasciava un seme, caratteristica che oggi gli consegna meritatamente la definizione di “giardiniere delle parole”.
Vito non si annoiava mai e le poesie che ha donato rispecchiano l’intensità della sua ricerca nelle diverse tappe della sua vita, dall’infanzia trascorsa nei portoni e le strade di Potenza al sogno di vedere la sua città-campagna andare verso la modernità, dall’adolescenza a contatto con soldati e prostitute nel dopoguerra all’apertura della libreria “La Dogana” – subito fulcro degli intellettuali meridionali -, fino al trasferimento a Roma, al matrimonio con Daniela, l’arrivo della figlia Lidia, la concessione dei benefici della legge Bacchelli, l’obbedienza alla Natura, i viaggi per il mondo e il perenne peregrinare nelle infinite sfaccettature dell’animo umano.
Vito non ha mai avuto paura della morte. Credeva nell’eternità. Ecco perché per abbracciare amici, parenti e ammiratori del suo talento unico, accorsi numerosi al Tempio egizio del cimitero Verano all’indomani della scomparsa, ha scritto un unico verso: “Scusate, sono momentaneamente assente“. Vito, infatti, continua a esserci: l’eco della sua voce rimane nelle orecchie di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e la presenza dei suoi versi è indelebile nella memoria di chi le ha comprese. Del resto, proprio lui amava ripeterlo spesso: “L’amore appartiene a chi lo vive” e Vito ne ha seminato tanto.

Al di…là
di
Vito Riviello

Lettura dell’autore

Visto da qua è aldilà
da là è aldiquà
se invece sbagliando
finissimo nell’aldilì?
Vedremmo attoniti un qui
fissi nell’aldilì
anche se in realtà
noi non possiamo venire
che dall’aldiquà
perché siam destinati all’aldilà
per tautologica omertà,
venendo dall’aldiquì
potremmo sbattere nel dilì
più in là dell’aldilà
e là più non si sa
se più vicino al dunque
è l’ aldilì o l’aldilà,
comunque di colà.

da “Monumentànee” 1992
Su Vico Aticillo
ps
Un abbraccio forte a Lidia (effeffe)

15 COMMENTS

  1. …però Pagliarani:

    «È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
    Eden e non concede smarrimenti,
    è nostro ed è morale il cielo
    che non promette scampo dalla terra
    proprio perché sulla terra non c’è
    scampo da noi nella vita».

  2. ho ripreso in mano la mia edizione oscar mondadori 1978 e mi accorgo che quella di Pagliarani non è una lettura integrale del brano: dopo aver letto una trentina di versi, ne salta altrettanti e riprende da “Questo cielo…”.
    Evidentemente gli preme arrivare subito qui, dove il cielo “non promette scampo dalla terra”…

  3. Ulysse, viaggiatore poeta senza il rimpianto dell’isola natale.

    Mi piace la parola:
    “Vito è sempre in viaggio alla ricerca di Vito.”

    Il viaggio attraverso non fuga della sua mente, ma ricerca in identità.
    Il paesaggio in moto mi riflette, l’albero che mi ha visto per la prima volta sa molte cose di me, il nuvole fuggitivo conosce il mio desiderio,
    Incrocio il bambino che mi dà la mia innocenza della vita, il vecchio che mi dà la mia lucidità.

    Il viaggio continua…

  4. silloge,
    scia,
    sillage…

    Viaggio nella sagezza antica e poetica,
    mediterranea.

    Sensualità,
    amore,
    passaggio,
    sorriso.

    Poesie con due versi
    come due onde
    verso il lettore

    Ho ritrovato la traccia di Ulysse.

  5. sono molto dispiaciuto per questa scomparsa. Era un uomo gentile, affabile, molto attento alle persone. mi era stato presentato anni fa da in una libreria romana dal comune amico Velio Carratoni. Un grande abbraccio a Lidia .

  6. mi fu presentato alla fiera di roma da effeffe un uomo dolce pieno di ironia e disperazione
    un poeta
    c.

    la morte di un poeta è sempre la morte più triste

  7. Saluto il mio conterraneno a cui ho dedicato un articolo( molto modesto date le mie modeste capacità e conoscenze).
    Riviello ha espresso come nessuno lo humor lucano, un umorismo nero a volte, intriso di ironia pungente, che nasce dalla necessità di sdrammatizzare per sopravvivere in una terra, in una città come Potenza che ogni mattina vorresti bruciare, a cominciare da quei maledetti palazzi e da quel cemento che sta ingurgitando tutto. Potenza delle contraddizioni scrivera Riviello, “potenza della montagna e del fiume, potenza è la vita e la morte”, ma è anche una città chiusa, provinciale che lui ave a cercato di aprire e di animare. La libreria Riviello era un’eccezione nel capoluogo lucano, dove le librerie soo tristi e disordinati supermercati di libri nei queli se chiedi un Einaudi stile libero di rispondono:”ma sono quelli gialli?”. Riviello aveva creato un Simposio, un luogo in cui la cultura è scambio, condivisione, arricchimento, mentre oggi qui la cultura è appannaggio di pochi borghesi che ne cianciano tra un piatto di strascnat e un bicchiere di vino mentre quei giovani fuori continuano a morire di overdose. Se solo conoscessero certe bellezze, forse, non sceglierebbero la morte. Ma “nel mio paese dove tutti siamo gelosi degli altri”(Scotellaro) questo non è possibile, e accade anche che un genio come Riviello venga quasi snobbato.
    Ciao Vito, avrei voluto conoscerti in vita ma ero troppo intenta ad occuparmi delle fecce della mia terra per guardare in alto
    e avvicinarmi alle anime grandi e belle come te,
    perdonami Vito se per prendermela con i potenti che tu stesso
    amavi sbeffeggiare in versi non mi sono accorta in tempo di te
    ma ti dico grazie lo stesso per l’amore nei confronti di questa maledetta terra matrigna che hai riversato nei tuoi scritti e per la grande lezione di
    letteratura e di vita che mi hai impartito da lontano.
    ciao vito!

  8. E’ certo che abbiamo perso uno dei più grandi poeti del secondo Novecento . La sua caratteristica più vistosa era rappresentata dall’ironia demistificatrice e dalla giocosità in ambito di invenzione verbale sulla scrittura . I suoi sillogismi , le sue
    locuzioni , i suoi aggettivi “inventati” , di volta in volta popolari e “culti”, capaci di sorprendere in senso e suono le immagini della Storia e della contemporaneità , avevano la grazia e l’incisività della migliore Tradizione Quattro/Cinquecentesca nutrita dalla pratica del non sense e del limerik come ulteriore articolazione della contestazione avanguardistica della comunicazione poetica .
    Salutiamo con Vito Riviello anche la sua umanità e generosità , il suo amabile inesauribile istrionismo , il fascino discreto ma intrigante della sua affabulazione continuamente contaminata dalla sua poesia e dal suo antico fuoco di stella

  9. Hai portato con te \ i miei versi \ gli ultimi accolti \ nelle tue braccia \ suona la tua voce nella sala \ “sono venuto solo per te” \ e così fra gli astri \ in un pugno di terra fiorita \ e nell’immenso tuo \ liquido pensiero \ di pulcini e di amori \ di onde tempestose \ lasci al mondo \ la tua risata la tua malinconia \ soffia il vento la tua poesia \ sulle ali della farfalla \ ed io coltiverò \ la tua musica la tua leggerezza \ di clown \ in prati verdi per tutti

    Antonietta dell’Arte

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017