UNIONI CIVILI
di Sergio Rovasio
Due coppie gay di Trento, una composta da due donne e l’altra da due uomini, che avevano aderito alla campagna di Affermazione Civile promossa dall’Associazione Radicale Certi Diritti e da Avvocatura lgbt Rete Lenford, si erano viste negare dal Comune di Trento le pubblicazioni matrimoniali e per questo avevano fatto ricorso al Tribunale. Il Giudice di primo grado aveva dato alle due coppie un parere negativo e per questo l’avvocato Alexander Schuster aveva presentato ricorso, il 9 luglio scorso, davanti alla Corte d’Appello di Trento. La memoria difensiva era incentrata sul fatto che il matrimonio civile deve essere un diritto garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Dopo il Tribunale di Venezia anche quello di Trento considera fondate le ragioni delle coppie gay che chiedono di accedere all’istituto del matrimonio e per questo ha deciso il rinvio alla Corte Costiuzionale. Consideriamo questo passo una grande vittoria per tutto il movimento lgbt italiano. La campagna di Affermazione Civile continua. In Italia sono quasi 30 le coppie gay che hanno aderito a questa battaglia di civiltà che persegue le via legali vista la totale indifferenza e paralisi di quasi tutta la classe politica sul tema delle unioni civili, del matrimonio gay, dei diritti civili e umani delle persone”. Di seguito alcuni estratti dell’ordinanza dei giudici di Trento: Il Collegio dei giudici della Corte d’Appello di Trento, il 2 agosto scorso, hanno rimesso alla Corte Costituzionale la decisione in quanto “si tratta di questione rilevante e non manifestamente infondata. Non vi è dubbio infatti – continua il documento – che rispetto all’epoca in cui sono state incardinate le norme disciplinanti il matrimonio si è verificata un’inarrestabile trasformazione della società e dei costumi che ha portato al superamento del monopolio del modello di famiglia tradizionale ed al contestuale sorgere di forme diverse di convivenza che chiedono (talora a gran voce) di essere tutelate e disciplinate”.
Nell’ordinanza si legge tra l’altro: “…quanto sopra osservato non può essere superato da un’interpretazione secondo cui il matrimonio deve e può essere consentito solo a coppie eterosessuali a ragione della sua funzione sociale, principio secondo taluni ricavabile dall’art. 29 Cost. (norma che riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio). Detto principio infatti si limita a riconoscere alla famiglia un suo ruolo naturale, nel senso che da un lato lo Stato non può prescindere da tale realtà sociale a cui tende per natura la grande maggioranza degli individui e, dall’altro, afferma che la famiglia è fondata sul matrimonio; ma certo esso non giunge ad escludere la tutela della famiglia di fatto”.
La sentenza ribadisce dunque i sensi dei primi articoli della Costituzione, della Dichiarazione di Nizza e della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, che sanciscono la parità di accesso ai medesimi istituti giuridici per tutti i cittadini, al di là delle esasperazioni moralistiche che caratterizzano la politica italiana.
Sergio Rovasio, Segretario Associazione Radicale Certi Diritti: www.certidiritti.it
Vincenzo Cucco, Gruppo Lambda: gruppo_lambda@yahoogroups.com
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Ormai, al nostro Paese, mi ero addirittura rifiutata di dare il beneficio del dubbio. Di una possibile rinascita, di una resurrezione.
Questo fatto mi commuove e mi rincuora. Perchè, finalmente, mi pare di intravedere una luce, un segno di evoluzione all’interno di questo paese dove vige, ormai da troppo tempo, un torpore stantio, un sistema dalla moralità divenuta abitudinaria e non sufficientemente sentita o ragionata. Un passo vincente – spero non un episodio isolato – contro la paralisi totalizzante che ci viene proposta come unico panorama possibile. Bene, c’è speranza allora….?
Guarda, se proprio dovessero essere messi alle strette, i legislatori faranno una leggina insulsa che risulterà inadeguata, se non addirittura offensiva. Staremo a vedere. Magari mi sbaglio. Mi pare però che gli strumenti culturali per pensare in grande manchino.
Circa la moralità… Quale moralità, scusa? Si legittima col voto una classe dirigente improponibile nella quasi totalità dei paesi occidentali.
La sentenza in sè riassume due orientamenti. Uno nel merito della richiesta fatta dall’avvocato di parte, l’altro (ben più dirompente) lancia una palla avvelenata verso il Parlamento, chiamato ad esprimersi su un terreno non facile. E’ già successo con la legge sulla fecondazione assistita, sbugiardata da diversi tribunali, succederà a mio parere anche su altri provvedimenti licenziati in materia di sicurezza da questo governo.
Il punto non è il legiferare, compito di ogni Parlamento e impegno di ogni governo, ma il riuscire a cogliere i segnali della società civile. Chi si scandalizza oggi all’idea di un matrimonio civile “gay”? Chi veramente osteggia l’applicazione delle tecniche mediche per l’assistenza al concepimento e la fecondazione?
In uno stato laico, vera chimera qui in Italia, non ci dovrebbero essere problemi a promulgare provvedimenti adeguati. Ma non è solo colpa del Vaticano. La classe dirigente attuale è del tutto inadeguata, da destra a sinistra, al punto di farsi portavoce anche di instanze che da oltretevere nessuno ha pronunciato.
@AMA
Per “moralità” intendevo quell’atteggiamento presuntuosamente moralistico e bigotto di matrice cattolica intriso di perbenismo gratuito, radicato, per tradizione culturale, in ogni anfratto del nostro Paese.
In effetti, come sottolinea Angelo, le cause di questa arretratezza legislativa non si possono attribuire unicamente al Vaticano, considerando il fatto che, giustamente – mi sento doverosamente di dire -porta avanti il proprio credo, seppur con una veste ormai da troppo tempo stantia e e polverosa, che andrebbe rinnovata, ringiovanita, che non “paga”, che allontana anzichè attirare le genti (ma questo è un altro discorso).
La colpa, come si diceva, è sì diffusamente ascrivibile ai politici, ma non solo. Lo stesso popolo italiano è ancora profondamente condizionato e condizionabile, complice il “moralismo bigotto” di cui sopra. Poca la tolleranza, quasi inesistente l’integrazione, forte paura nei confronti del “diverso”. Si fregia di essere aperto a nuove prospettive, critica il sistema, lapida la Chiesa per il suo atteggiamento conservatore e poco incline al cambiamento. Poi è il primo a sbirciare con stupore, e a volte con raccapriccio, la coppia gay mano nella mano. Un torpore alienante si è impossessato di tutti noi. Ci lamentiamo del contorno, ma siamo nello stesso tempo vittime e artefici di questa paralisi.
Per quanto riguarda il pessimismo di AMA, vorrei precisare che io, al nostro paese, mi sono permessa di dare solo il beneficio del dubbio. Per ora anche io sto a guardare, curiosa di cosa accadrà. Ma preferisco, nell’attesa, adottare un atteggiamento propositivo anzichè polemico e di rinuncia passiva. Mi piace l’idea di lasciarmi ancora abbagliare (o abbindolare?) da presunte false speranze.
Non capisco la necessità di questa tua precisazione. E comunque io sono solo realistico. Nessuna rinuncia.
Il male dell’Italia comunque non è il moralismo bigotto ma il familismo coatto. Io vado alla radice. Da lì nasce tutto.
Franco,
Ho trovato Zamel. Inizio la lettura in Francia.
Sono contenta di avere trovato il libro.
Véronique, grazie. Buona lettura! franco
@AMA
Perdonami, forse il mio tono ti è sembrato troppo perentorio (forse lo era, mio malgrado, ma non volutamente) e sono sicuramente stata fraintesa. Specificavo solo perchè quando percepisco qualche lento movimento verso una direzione che mi sembra possa essere quella giusta, mi illumino. E penso positivo. Quasi mi arrabbio quando si cerca di portarmi con i piedi per terra. Poi, in effetti, la maggior parte delle volte, sono solo illusioni e vanificate speranze. Stiamo a vedere.;-)
Il moralismo bigotto non è una delle molteplici conseguenze del familismo coatto…..?
[…] Mentre ancora si attende il responso della Corte Costituzionale richiesto dal Tribunale di Venezia circa l'ammissibilità del matrimonio gay, un altro quesito analogo è stato posto in questi giorni dalla Corte di Appello di Trento. […]
[…] Mentre ancora si attende il responso della Corte Costituzionale richiesto dal Tribunale di Venezia circa l'ammissibilità del matrimonio gay, un altro quesito analogo è stato posto in questi giorni dalla Corte di Appello di Trento. […]