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due passi (fare)

Mariasole

funebre
I raccoglitori di fiori
si atteggiano
all’alba dei vecchi
con carri mascherati,
e cavità
poco profonde.
Celeri messaggeri
dei semi
e delle donne,
ridono
discutono all’infinito
sull’esistenza
dell’acqua.

E il cielo in ombra
e il tempo stretto
e la vertigine
non hanno tempo
per aspettare il peggio.
La terra
è un canto adulto.

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Andrea

Gli anni passati si chiudono qui.
Gli anni iniziati non trovano posto
nel conto di vita che c’è.
Di quanto ho vissuto ridico:
un ago piantato nel piede,
una chiazza di sperma,
una mano sul capo.
Di quanto non vivo vivrò ricontando
ritrovo paure, un abisso, una specie
pietosa di scambio di voglie.
Anima sola, lasciarmi,
ti chiedo e ti dico: non torna.
Passando, passavi, sarà.

12 COMMENTS

  1. Una domanda per Andrea Raos, se non disturba: questo testo precede/è parallelo/o segue le (gli) Api?

    Con complimenti. Splendido.

  2. E’ una tristezza
    di fado
    non c’è porto
    per l’anima
    assillo del tempo.

    Tu sei li, Andrea,
    in una magnifica poesia.

    La poesia di Maria Sole
    svela l’alba morta dei vecchi
    dedicata alla terra
    che assorbisce.

    L’immagine di Effeffe ha la malinconia
    di una spiaggia
    dove una scarpa annega nell’arena.

  3. Ciao Fabio, l’ho scritta tra mercoledì e venerdì scorsi, in tram. Rileggendola mi sembra che tiri troppo sul patetico (l’anima…), ma ormai è fatta. Comunque grazie.

  4. Grazie per la risposta, Andrea (e: li conosco quei tram…).

    Avevo letto l’intervista di Inglese sul penultimo verri, e per quello mi incuriosiva la questione cronologica, insomma il ”dopo-api”. Ergo apprendo con piacere.

    Un caro saluto,

    Fabio

  5. nella poesia di Andrea non ci trovo niente di patetico, ma la tristezza lirica e esistenziale del no mans land che può essere un tram, con l’anima (che se è vero come dicono alcuni, circonda il corpo) alle strette, e tanta voglia di sbagliare fermata, e la sonorità dei versi meravigliosa e triste. bellissima.

  6. Tristezza e Bellezza. Altro passo a due d’incomparabile “fare” poetico umanissimo.

    @ Mariasol: “La terra
    è un canto adulto.”

    Quanta verità in questa chiusa che avrei voluto scrivere io!
    E tu, Andrea, la segui in questo canto vulnerabile, mentre “Gli anni passati si chiudono qui.” Qui e ora.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017