Quanto costano le fotografie di Stefano Cucchi
di Piero Sorrentino
Può darsi che le foto di Stefano Cucchi da morto servano a dare a quel giovane la giustizia che non ha avuto da vivo. Quegli scatti atroci che annodano le viscere in un pugno stretto sotto la pelle dello stomaco hanno fatto il giro della Rete, dei quotidiani e delle televisioni. Come per l’omicidio di Neda, la giovane iraniana uccisa nel corso di una manifestazione contro il regime, quelle immagini hanno smosso sentimenti e coscienze, facendo alzare alte le grida di chi non riesce a guardarle senza un moto di pietà, o un sussulto di umanità, di dolore, un brivido di fronte a quelle ossa rotte, quella carne tumefatta.
Ma quelle foto (la loro diffusione pubblica) sono un errore, oltre che un orrore. E non è tanto il contenuto delle immagini a caricare di pericolo la pubblicazione di quegli scatti. Non siamo solamente al cospetto di una fotografia terribile che fa deviare gli occhi dallo schermo, o fa coprire gli occhi dei nostri figli qualora si trovassero a transitare nei dintorni mentre le stiamo guardando. Siamo in presenza di una modalità comunicativa che fa del “vedere tutto” un pericoloso precedente.
In modo sacrosanto, sulla scia emotiva innescata da quelle immagini si stanno muovendo la magistratura e la politica, il giornalismo e la società civile. Quelle immagini sono diventate la benzina della coscienza, hanno innescato discussioni, richieste, appelli, voci che chiedono giustizia e verità. Ci hanno strappato dal pantano delle spallucce e dei “non posso farci nulla”. Ma quelle immagini (la loro diffusione pubblica) sono pericolose. Perché il pericolo che corriamo, volenti o nolenti, è quello di alzare un centimetro di più, ancora una volta, l’asticella che misura il livello della nostra sete di giustizia e verità. Di assumere, volenti o nolenti, una postura di lotta e di opposizione contro le bugie, gli insabbiamenti, le censure e le violenze del Potere che scatta solo quando sotto gli occhi ci vengono squadernati video e foto o audio. Rischiando, di fronte ai prossimi Stefano Cucchi, o alle prossime Neda, di voler vedere altrettanto, di voler vedere ancora (o addirittura di più). E non per morbosità o voyeurismo, come fanno quelli che in autostrada rallentano per dare una sbirciatina al lenzuolo insanguinato sull’altro lato della carreggiata. Ma perché, così facendo, si rischia che – se qualcosa non ce la mostra youtube, o facebook, o una galleria di fotografie sui siti dei quotidiani – quella cosa non esiste, non ci (s)muove, non dà fiato alle nostre voci per chiedere giustizia e verità. Perché quando avremo visto tutto, non ci resterà più niente da vedere. Di Federico Aldrovandi abbiamo guardato una foto, un solo scatto col viso violaceo, la smorfia della morte sulla faccia. Di Neda, già qualcosa in più: il sangue che, proprio in quel momento, usciva a fiotti dalla bocca, dal naso, gli occhi che si spegnevano secondo dopo secondo. Del povero Stefano Cucchi abbiamo adesso un intero, spaventoso set live dall’obitorio, nella bara e avvolto nella body bag blu elettrico, sul tavolo dell’anatomopatologo e nella sala delle pompe funebri: immagini che fanno tremare le vene ai polsi.
L’esplosione di un afflato civile capace di aggregarsi efficacemente ormai solo attorno a quello che si vede, a quello che è misurabile pixel per pixel, scatto dopo scatto, ridimensiona pericolosamente il perimetro di un sacrosanto movimento assetato, in casi come questo, di giustizia e verità e onore da restituire a un corpo sfondato, abusato, vilipeso. Sommerse dalla ridondanza delle immagini, le parole rischiano di affogare, e non bastare più. Quando lo sdegno nasce dalla rappresentazione di una realtà dolorosa, diventano più tollerabili le realtà meno rappresentate, o non rappresentate per nulla. La coscienza morale è un congegno complicato. Per avere orrore di un orrore, rischia di non bastare più che quell’orrore esista. E non ci basta nemmeno vederla direttamente, una realtà orribile, perché arrivi a scuoterci; rischiamo di aver bisogno di osservarla mediata attraverso un occhio che non è il nostro occhio umano. Se la gravità morale fa sentire la sua forza attrattiva solo quando ne abbiamo abbastanza, precipitiamo a corpo morto verso cosa? Verso l’orrore in sé, o verso la consapevolezza che quell’orrore ci coglie impreparati ad ammetterlo? Al cospetto dello Stefano Cucchi prossimo venturo, davanti al dolore di sua madre – davanti al dolore degli altri, direbbe Susan Sontag – in lacrime al telegiornale, che denuncia la morte inspiegabile di suo figlio, potremmo un giorno guardarci intorno, e non vedere nulla, se non il dolore nudo di una madre, e una denuncia alla Procura della Repubblica redatta in Times new roman da quella donna straziata. E senza il supporto di un audiovisivo qualsiasi, senza l’indignazione provocata da quelle povere mascelle sfasciate, da quelle arcate oculari tumefatte, da quella schiena fratturata, potremmo trovarci, quel giorno, a mormorare qualcosa di critico sulla giustizia italiana, o sulla violenza che ancora alligna in certi settori malati delle forze dell’ordine, sul fatto che ormai non c’è più giustizia, per poi tornare a sorvegliare la cottura degli spaghetti sul fuoco.
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e quindi?
bacio
la fu
chi si vuole tutelare non mostrando delle immagini?
il consumatore? l’utilizzatore finale? “certi settori malati delle forze dell’ordine” ( come se la legge giovanardi fini non fosse una strategia prima che una legge) lo stomaco debole di qualchebenpensanteipocrita, gli intellettuali impegnati su fronti “impegnati”, la nostra coscienza tanto al chilo?
chi? chi?chi?
e dopo che abbiamo fatto tutta la nostra bella analisi sulla sovraesposzione dell’orrore che famo? che famo? che famo?
ci titilliamo la speranza?
la fu
A mio parere le immagini aggiaccianti del corpo di Cucchi sono una testimonianza necessaria per scuotere le coscienze delle persone e metterle di fronte al dato di fatto. Certo, un fotogramma non ricostruisce la dinamica della scena, ma, visto che dietro a questo “fatto” pare esserci una prassi abituale verso certi arrestati di cui si presume non abbiano santi in paradiso, ritengo che nessuna descrizione dettagliata avrebbe sortito lo stesso effetto. Eppoi quale mezzo di informazione avrebbe dato conto di una simile descrizione? La violenza delle immagini mostrate è frutto di una violenza fisica che è bene denunciare con la stessa crudezza. Quanto alla loro visione da parte di “bambini”, beh, qualora accada, mi auguro che sappiano distinguerla da quelle horror-splatter di cui quotidianamente fruiscono col beneplacito dell’industra mediatica. Perché non far vedere loro com’è fatto il “mondo” in cui già vivono? A che età possono scoprirlo?
Un’ultima cosa: la barbarie maggiore non è stata il pestaggio, ma il lasciarlo per giorni a morire solo come un cane.
è una prassi la moderazione?
bene,io non sono moderata e non ho ancora cominciato ad “esprimermi””
bellii indianoni col pennone io vi sono grata per la gentile ospitalità accordatami
io non sono nessuno come spero voi
baci necessariamente comunisti
la funambola
Caro Piero, sai quanto ti stimo.
Ma stavolta sbagli e di grosso.
Quelle foto, il coraggio di quella famiglia, sono una chiave fondamentale per aprire finalmente fino in fondo la porta che separa la generalità dell’opinione pubblica dal prendere coscienza della deriva reazionaria e violenta che sta travolgendo quel poco di democratico che c’era nelle fila delle nostre forze dell’ordine. A partire da piazza Alimonda.
Se si fossero mostrate prima le foto di Carlo, l’incredibile microscopico foro d’ingresso (che pure avrebbe dovuto essere stato causato da un’arma così devastante come una calibro 9 parabellum) o l’inesistente foro d’uscita, si fosse fatta vedere prima l’incredibile ferita non sanguinante che devastava la fronte di Carlo, forse ora sapremmo chi ha sparato in Piazza Alimonda.
Siamo in una società telematizzata: ci si indigna telematicamente… E allora?
In questa Serva Italia di Dolore Ostello, non abbiamo certo corso il rischio sinora di fare scorpacciate di immagini che testimoniano l’arrogante violenza di certi signori servi di Lorsignori (di tutti i Lorsignori, pure di quelli che difendono a gran voce la Democrazia, ma che continuano a tenersi tra le loro fila l’ineffabile giudice che pur di coprire l’omicidio di Luigi Pinelli si inventò il ‘malore attivo’, ricordi?
Tutti i Lorsignori, pure quelli giovani, nuovi e carini come la Carlacchiani che da Santoro si è guardata bene dal dire una sola parola sull’argomento Cucchi, o quelli che non battono ciglio se si condannano a 14 anni – dico QUATTORDICI anni – di carcere dei giovani imbecilli che hanno spaccato un bancomat e infranto qualche vetrina a Genova 2001: vedi mai che qualcuno, guarisca dalla Travaglite acuta e si ricordi di certi Ermellini da guardia, bravissimi a trovare le magagne del Cavaliere, almeno altrettanto di quanto certi loro colleghi erano stati bravi a fare in modo che nulla si scoprisse sulle Stragi di Stato.
Per carità, un giudice in Italia è ‘democratico’ di default…. Anche se si inventa una storiella su proiettili deviati e rimbalzanti che al confronto la balla sull’assassinio di JFk è una limpida e veritiera ricostruzione del fatto, e i Carabinieri, anche loro son tutti bravi di default, come nei manuali delle Elementari, tranne qualche mela marcia, ovviamente…
Non a caso ci ha pensato D’alema, con il suo fido scudiero Minniti, a renderli Arma autonoma e così, oggi, che si parla di Cucchi, va a capire a chi rispondono costoro.. Al Ministero della Difesa? a quello dell’Interno? a quello di Grazia e Giustizia? E questo lo dobbiamo a chi dice di voler salvare la democrazia in Italia… stiamo freschi….).
Che si veda, che la gente sappia, che qualcuno infine, magari persino un giudice, di fronte alle testimonianze dei trans vessati e ricattati mandate in onda da Santoro, la smetterà di guardare il dito e vedrà la luna e inizierà a indagare su certi personaggi in divisa. Per ciò che fanno ai trans,prima che per ciò che hanno fatto a Marrazzo. Che è potente, ricco, capace, se vuole, di autodifendersi, di rivendicare la sua libertà di fare l’amore come e con chi vuole e che invece si rifugia in convento pentito… E non dice una sola parola sui trans. Sulla loro condizione di vita… Eppure gli piacevano, li pagava, ma non sono cose, sono esseri umani. Puah! Quasi meglio Lapo, da questo punto di vista, lui almeno gli ha detto grazie… e non è andato in convento, si è limitato a una laicissima clinica per ricchi figli di papà.
Guardatele quelle foto, come io ho guardato quelle di Carlo, prima a terra e poi disteso sul letto autoptico. Guardatele. E’ una faccenda che ci riguarda tutti. Guardate quelle e tornate a guardare il video in cui Carlo già travolto 2 volte dal defender sparge ancora fiotti di sangue vivo. E nessuno ha mai indagato per omicidio (sia pure colposo) il CC che guidava quella Jeep…
Guardatele quelle foto.
Se poi riuscite a seguire la cottura degli spaghetti… cazzi vostri…. Cambiate spacciatore. Quello che avete vi sta vendendo roba di merda, prodotta nella fattoria Huxley…
Scusa Piero, ma per me va bene così. Dovevano farlo. Qualcuno DOVEVA farlo.
Scusami Piero, ma a me certi tuoi dubbi sembrano solo una maniera un po’ snob e retrò di nascondere la testa sotto la sabbia. Questa non è letteratura (o magari sì, magari decidiamo di scrivere un racconto su questa strana Italia doive nello stesso stabile si tiene prigioniero Moro e poi ci vanno a stare i trans che fregano Marrazzo, magari sempre negli appartamenti la cui proprietà è riconducibile ai Servizi Segreti, altro apparato democraticissimo….
In Italia per drogati, puttane, trans, matti, ladruncoli, povericristi, gente così, come me, per quelli non c’è giustizia. Nè chi la chieda in nome loro.
Cucchi almeno aveva una famiglia con le palle, come Aldrovandi, come Giuliani. Una famiglia che ha fatto quello che doveva fare, perchè ci sia giustizia, almeno una volta e subito, senza indugi. Giustizia vera e non uno scappellotto alla visiera della mela marcia. GIUSTIZIA:
Contestare la loro scelta, scusami, ma lo trovo, questo sì, di gusto assolutamente pessimo…
Con immutata amicizia e stima
Lello Voce
magari le immagini come il video dell’omicidio napoletano riescono a scuotere il torpore
a far venire fuori la giusta rabbia,il disprezzo per questa barbarie, magari a sostituire i nostri calmi placidi sogni di notte
e al mattino pensare finalmente pensare che si deve resistere in ogni modo
a qualunque costo
per la giustizia
a cui non si deve aspirare
si deve avere per tutti
c.
pienamente d’accordo con Lello Voce
guardatele
che fare, oltre che indignarsi?
che fare?
sdoganare i nostri beniamini, se ne abbiamo, sdoganare chi dice di combatte all’interno del “sistema” e che ha voce o dovrebbe averne costringendolo a prendere posizione chiara trasparente contro questo organismo in purtrefazione che chiamiamo stato.
sdoganare la nostra paura a guardare e affermare che il cervello non ce lo possono portare all’ammasso della discarica della moderazione.
delegittimare qualsiasi persona, giornale, movimento, politico, amministratore, amico, parente, conoscente, intellettuale, giornalista televisione che fanno distinzione fra il personale e il politico…con un semplice clic.
guardare al machiavelli che è in ciascuno di noi
nellafattispecie,
piantare ed invitare tutti a piantare la verzura che offre l’alibi per il massacro quotidiano di migliaia di persone in ostaggio, considerate dalla “legge” dei potenziali criminali
e poi che ci incarcerino tutti
documentarsi magari con qualche libro tipo quelli di guido blumir prima di dar fiato alle nostre gengive per bene
“eroina la droga e il sistema” che non è edita dalla mondadori
“la marijuana fa bene fini fa male”che non edita dalla mondadori cazzo!
e due dita di dignità
baci
la funambola
Sottoscrivo Lello Voce.
sono due livelli, e non credo sia una buona idea mischiarli troppo semplicisticamente.
uno è quello del linguaggio della comunicazione pubblica, e dei suoi cambiamenti, l’altro è quello della deriva autoritaria, della progressiva perdita di credibilità della finzione della democrazia formale.
perché sempre di finzione si è trattato, cambia solo che crederci stà diventando un esercizio sempre più ardito di autosuggestione.
(non dimentichiamo che, se dipendesse davvero dalla volontà dei cittadini, non ci sarebbe stata nemmeno una casistica penale che giustificasse l’arresto di Stefano).
l’indignazione pubblica si nutre di orrore e della sua pornografia. del gusto perverso per la visione del dettaglio rivoltante, per la visione di qualcosa che si voleva celare (una brutta maschera della curiosità). è un processo in cui si inscrive la novità dei genitori che pubblicano le foto da obitorio del cadavere del figlio, e lo fanno con una certa consapevolezza del peso della carta che giocano.
non basta ormai a suscitare indignazione e allarme sociale che troppe persone muoiano di carcere e di interrogatorio, che i sedicenti “servitori dello stato” si prendano sempre più libertà contro quelli che dovrebbero essere l’origine della loro autorità (per chi ancora crede alla finzione della democrazia formale).
l’operazione dei genitori di stefano cucchi è in realtà un magistrale détournement: hanno usato lo strumento dell’allarme sociale e mediatico, dandogli in pasto quel tot di pornografia che era necessaria ad attivare il macchinario della comunicazione pubblica.
hanno usato lo strumento che normalmente spinge avanti la deriva “securitaria” per incastrare un sostanzioso zoccolo tra le rotelle di questa stessa deriva.
chapeau!
(non dimentichiamo che, se dipendesse davvero dalla volontà dei cittadini, non ci sarebbe stata nemmeno una casistica penale che giustificasse l’arresto di Stefano).
1) da cosa deduci questa “pia” certezza ?
2) cosa avrebbero dovuto fare i genitori di stefano cucchi?
3) quella che tu chiami pornografia è l’immagine di un cristo deposto dalla croce.
le nostre chiese, le nostre scuole ne sono piene
4) la sofferenza di una famiglia cui hanno assassinato un figlio si chiama ” peso della carta che giocano”?
5) chapeau a chi?
il filmato dell’uomo ammazzato dalla camorra, quella sì è pornografia che serve agli scopi tanto magistralmente descritti da te
chapeau!
la fu
sottoscrivo ‘la fu’. parola per parola….
Non ho visto le foto di cui si parla, ero fuori Milano e senza tv e connessione, etc.
Io, comunque, sull’argomento la penso così:
https://www.nazioneindiana.com/2009/01/17/di-mostrare-lorrore/
angoscia. casta di sbirri. paese di mmerda.
soottoscriviamoci perdio, cominciamo a contarci, senza sofismi e senza se e senza ma
e affanculo la “letteratura”
baci baci baci
la fu
premessa: sono conscio – e rivendico – che stò trattando l’argomento con estremo cinismo.
qui non stiamo più parlando della vicenda individuale di stefano cucchi, della sua famiglia e di chi gli era vicino, stiamo ragionando di immaginario e di deriva della “democrazia”
1) l’ultima volta che i cittadini si sono espressi “democraticamente”, hanno votato per la depenalizzazione delle droghe leggere. oppure guarda il numero di consumatori, e la quasi assoluta indifferenza con cui sono trattati dai comuni cittadini.
2) esattamente quello che hanno fatto, stavo apprezzando il loro gesto (forse non mi sono capito bene?).
3) stupido è chi lo stupido fa. ovvero è pornografia perché quelle immagini non vengono normalmente rese accessibili al pubblico, e in questo caso in particolare c’era un deciso intento di insabbiarle, e perché la stampa ci si è puntualmente gettata a capofitto, abboccando all’amo.
e il paragone con cristo che suggerisci è appetitoso: quel simbolo usa la stessa pornografia della morte e della tortura per vendere una religione della sofferenza e della sottomissione al potere costituito. del rifiuto del corpo e della automortificazione. ovvero altra morte e altra tortura.
4) non esattamente: il “peso della carta” sono le immagini che hanno diffuso.
la loro sofferenza è un fatto privato e – per quanto io la possa rispettare – non buca lo schermo più di quella di chi ha perso qualcuno per lavoro o per incidenti stradali. questo perché non siamo né io ne te ne i genitori di stefano a decidere i criteri dell’allarme sociale. noi possiamo al massimo scegliere quanto farci coinvolgere.
5) di nuovo, ai genitori di stefano cucchi
sono completamente d’accordo
quelle foto non andavano pubblicate
Lello, intanto grazie per il tono deciso ma non urlato (nonostante la serietà assoluta del tema, e le inevitabili ricadute emotive che potrebbe innescare) e per le attestazioni di amicizia e stima (ricambiate con convinzione).
Poi.
Nel mio testo qui sopra ho provato a dire una cosa, che semplifico con la breve esposizione che segue.
La notizia dell’omicidio di Stefano Cucchi (che di omicidio si tratti, è così evidente che non spreco anche solo un’altra mezza parola per spiegarlo o dimostrarlo), la notizia dell’omicidio, dicevo, era disponibile sui giornali o in Rete già da diversi giorni. Se n’era parlato, c’erano stati degli articoli, dei servizi, e qualcos’altro.
Quando la cosa è cominciata a montare, anzi: quando è letteralmente deflagrata, esplosa? Quando il sito del Corriere e quello di Repubblica hanno titolato, più o meno “Morto in seguito all’arresto dei carabinieri. DIFFUSE LE FOTO SHOCK”. E, ovviamente, la scritta “LE FOTO SHOCK” era nel solito bel rosso vivo che i siti dei giornali usano con efficacia e sapienza grafica e comunicativa da tempo.
Tutti allora abbiamo visto quelle foto. E a tutti sono venuti i sacrosanti, obbligatori, giustissimi brividi. Tutti abbiamo avuto pietà estrema per quel corpo, per quel ragazzo, per la sua famiglia in cerca di verità e giustizia.
Bene (si fa per dire).
Quello che provavo a dire nel mio testo, era questo: se tutti ci siamo GIUSTISSIMAMENTE incazzati, indignati, preoccupati ecc. SOLO PERCHE’ abbiamo visto quelle foto intollerabili; e se tutti negli ultimi tempi ci incazziamo, indigniamo, preoccupiamo SOLO QUANDO ci sono immagini dure, sempre più dure, durissime, intollerabili, sempre più intollerabili come quelle di Neda, di Federico Aldrovandi, di Stefano Cucchi; e se i meccanismi che portano alla ricerca della giustizia e della verità (le interrogazioni parlamentari, i fascicoli aperti dalle Procure, le inchieste giornalistiche, le pressioni dell’opinione pubblica ecc.) fanno massa critica SOLO QUANDO i mezzi di comunicazione fanno diventare la notizia (un giovane è morto ucciso dopo essere stato arrestato) quasi un fastidioso contorno dell’Immagine Intollerabile; se tutto questo è vero, come io credo che sia vero: che cosa succede quando non ci sono Immagini Intollerabili da mostrare? La notizia è meno vera? Una morte di un ragazzo è un po’ meno morte? Ci incazziamo indigniamo preoccupiamo un poco di meno?
Per Aldo Bianzino (giusto per dire un altro, un ennesimo Stefano Cucchi prima di Stefano Cucchi), ci siamo mossi altrettanto?
Io non ho nulla da (ri)dire sulla povera famiglia del povero Stefano Cucchi. Loro si sono visti un figlio o un fratello ucciso, e si sono visti con un’unica arma in mano, quella del corpo sfasciato di Stefano, e l’hanno usata.
Così come (qui rispondo a La funambola) non ho intenzione di “tutelare” nessuno: come potrei?
E non ho “intenzioni un po’ snob di nascondere la testa sotto la sabbia”, come scrivi, Lello.
Io mi chiedo solo se questo nostro (con “nostro” intendo, un po’ grossolanamente, ma giusto per intenderci, nostro della cosiddetta società civile) preoccuparci, indignarci, incazzarci, richiedere giustizia e verità con tale efficacia solo quando ormai siamo in presenza di immagini ai limiti della tollerabilità umana non sia una inquietante escalation verso il “vogliamo vedere tutto, sennò non se ne fa nulla”.
Questo è, più o meno.
un abbraccio
Ma non dire cagate, Sorrentino. E la prossima volta cerca di distinguere i piani di lettura. Il video dell’esecuzione di camorra commentato da Saviano è pornografia. Motivo per cui ho deciso di non leggere più la Repubblica online. Le foto di Cucchi sono un’altra cosa. Non è difficile da capire, fa uno sforzo.
Un saluto a la Fu.
Caro piero,
intanto anch’io ti dico grazie, per il tono della tua risposta. fa piacere ogni tanto incontrare qualcuno che dà il senso giusto alla parola ‘polemica’, senza trasformarla in rissa. ci ho provato anch’io, come hai visto. Poi….
Poi la penso come Funambola e Biondillo. sì, vedere è oggi necessario. Non è una scelta ideologivca, è un dato di fatto. Certe cose VANNO viste.
Millenni sono passati dai tempi dei tragici greci quando l’orrore scuoteva le coscienze proprio perchè esso veniva solo raccontato e mai mostrato. E’ il coeforo nelle Baccanti a narrare l’orrore della morte di penteo, l’orrore ultimo quello della madre Agave, che dà il colpo di grazia al proprio figlio.
Oggi non è più così. Certe cose bisogna mostrarle. Immagine contro immagine. Proprio perchè tutti possiamo ancora riuscire a distinguere tra una sequenza splatter e lo splatter vero di un corpo massacrato. E la differenza credimi è evidente. So bene cosa pensi ‘politicamente’ della faccenda e non ho mai pensato che tu potessi pensarla diversamente. Non è questo il punto. Il punto è ancora quello che sottolineava Cohn Bendit, il problema non è la televisione, ma chi la usa. Con buona pace di certi lettori un po’ superficiali di di McLuhan.
Nessuno notizia il trattemento dei pazienti in DCA negli ospedali italiani, nessuno notizia la condizione anche attuale dei ‘matti’ nei manicomi criminali, nessuno quella dei malati abbandonati nei reparti di lungodegenza. Nessuno. Eppure Basaglia fu aiutato moltissimo nella sua lotta da un vecchio libro ormai dimenticato che si chiamava Matti da slegare zeppo di foto di alberghi 4 stelle tipo Barcellona Pozzo di Gotto…
Perchè raccontare è ‘meglio’ che mostrare? Cos’è una gerarchia delle arti quella che sta dietro? ma non voglio far letteratura e allora lo dico in un altro modo. Anche un fotoreporter è un giornalista. Hrovatin come Alpi. E, bada, che l’unica cosa che di Ilaria non è mai stata ritrovata è la piccola fotocamera digitale con cui pare lei avesse fotografato gli stupri di qualche mela marcia italiana in divisa che al posto di polizia militare di Mogadiscio violentava giovani somale tanto per tirare fino a sera. Tra parentesi due di costoro 8capo e sottocapo) erano, casualmente, in Piazza Alimonda. E uno di loro (il sottocapo) era al comando della base di Nassiria ed è stato anche bravo, gli va dato atto, è stato l’unico a predisporre qualche difesa, sia pure solo qualche sacco di sabbia. Ma in quelle camerate le bandiere esposte NON erano quelle della Repubblica Italiana, ma quelle della Decima MAs. come lo so? da una foto, ovviamente…
Ma questo ho potuto solo raccontarlo. Avessi avuto le foto, quelle foto, ti garantisco che per prima cosa avrei pubblicato quelle.
Non prendertela (ma già so che non lo farai) se ti sono sembrato aspro in qualche passaggio, ma questa vicenda mi tocca in profondo, come ex-tossico, come giornalista che ha investito 2 anni a cercare la verità su quella fottuta piazza di genova in cui mi sono trovato ad essere al momento ‘sbagliato’, come amico di tanti che erano all’Hotel Diaz, come vecchio matto.
NON si può morire per 20 grammi di fumo. NON SI DEVE morire per 20 grammi di fumo. Ma so che su questo tu sei d’accordo con me.
Un sincero abbraccio
Lello
@piero sorrentino: concordo con l’analisi della deriva dell'”opinione pubblica”, che richiede immagini sempre più crude per indignarsi.
una possibile spiegazione è che la scarsa correttezza dei media è ormai un dato acquisito, percui se leggo o sento il racconto di un omicidio mediante pestaggio in carcere mi rimante un fondo di incredulità, e quindi ho paura di essere ingannato. allora cerco la conferma nella apparente oggettività delle immagini, che mi danno quel senso di certezza dei fatti che mi serve ad indignarmi senza paura di essere ingannato, o facilmente smentito dall’urlatore da salotto televisivo di turno.
può essere anche un effetto della comunicazione ai tempi dei blog, dove chiunque può dire qualsiasi cosa senza la patina di affidabilità che aveva il giornalismo, e dell’adeguamento al ribasso dei giornalisti: qualsiasi notizia è suscettibile di essere smentita. e i blogger desiderano ancora che la loro notizia sia ripresa dai media mainstream.
però non so se esiste una cosa chiamata “società civile”, o più che altro non credo che ci si possa fare troppo conto, perché l’allarme sociale è un fenomeno di massa, pornografico nella sua ansia di vedere l’orrore, e condizionato dal potere di “agenda setting” che hanno ancora i media mainstream, che ultimamente hanno dimostrato di essere ben capaci di governarlo a vantaggio delle agende politiche dei loro padroni.
il caso di stefano cucchi, in questo contesto, costituisce solo una piccola e transitoria eccezione, nel senso che per una volta l’allarme sociale non è andato a immediato vantaggio della deriva securitaria.
Le parole sono astrazioni e si neutralizzano abbastanza facilmente con altre astrazioni (almeno per me è così, magari per un poeta sarà il contrario). Alle immagini mi è più difficile sfuggire e devo dire che mi perseguitano più quelle di Stefano da vivo che non da morto (quel sorriso timido, quel corpo fragile..) provo una pena e una rabbia che un resoconto solamente verbale non avrebbe mai reso possibile. Approvo la dolorosa scelta dei genitori.
Si tratta di un tema davvero importante.
Da una parte è vero che non sappiamo dove ci porterà questa sovraesposizione alle immagini violente, dall’altra sappiamo che è necessario reagire all’indifferenza ed al torpore di una maggioranza inerte ripiegata sul proprio particolare. Davanti al dolore degli altri si sta con gli occhi bene aperti, non per sfamarsi dello spettacolo del dolore, ma per conoscere coraggiosamente la verità dei fatti ed intervenire laddove la nostra presenza possa ridurre il male. Certe sventure umane le conosciamo perché ne ricordiamo le immagini. Come facciamo a sapere quanti morti gli americani hanno fatto in Iraq? Le telecamere sono andate a contare le stragi, le disgrazie, gli infanticidi barbari provocati dalla guerra decisa da Bush e appoggiata da Blair e Berlusconi? Quante persone ricordano le immagini della strage di Bhopal? E quante invece possono dire che sanno cos’è successo nelle carceri di Abu Ghraib? Ricordate il faccino della giovane Lyndie England? Quel sorriso era il sorriso di una torturatrice.
Ma il nodo sollevato da Sorreentino non si scioglie semplicemente richiamando il dovere della diffusione della verità. Il dominio del vedere è un punto cruciale della nostra esperienza del mondo. Oggi si confonde troppo spesso il vedere con il sapere. Mentre sarebbe ora di precisare che il testimone oculare potrebbe anche non sapere un bel niente! E che l’occhio non è innocente. Anche quando vuole svelare l’opacità del mondo. Basta una foto per rivestire una falsità e trasformarla in notizia: il grande Pubblicitario dice che ha evitato una guerra nucleare e, per spiegarlo, aggiunge: “Vi ricordate la foto di me che tengo per mano Obama e Medvedev?”. Una donna che vuole dominare i propri istinti e autoconvincersi di essere capace di autogoverno non si mette alla prova dinanzi a tentazioni e circostanze ardue, ma si tatua sulla pelle un ideogramma che vuol dire : “Controllo”. Una bambina di sette anni si lascia crescere i capelli, si mette il lucidalabbra e va a scuola in minigonna. Incompetenti che diventano ministre per la spregiudicatezza sessuale e la telegenia. La violenza efferata diventa digeribile e smerciabile come oggetto modificato dal tritacarne di una certa arte scandalistica ed effettistica. Chi visita un luogo è sicuro d’esserci stato soltanto quando rivede foto o video registrati. L’estetizzazione della vita implica la spettatorialità come etica irriflessa, lo stare a guardare di chi agisce SOLTANTO vedendo.
vorrei far notare che,casi simili a quello di Stefano Cucchi non sono purtroppo infrequenti in questo paese culla della democrazia,ma si da il caso che non se ne parla se non di sfuggita e brevemente.Che poi si sa(chi lo vuol sapere),le persone responsabili di quei fatti non hanno MAI pagato,in ogni caso non adeguatamente.Pertanto,se quelle foto agghiaccianti dovessero servire da inizio,ben vengano.Per il resto,faccio fatica a commentare;certe situazioni le ho viste,ho conosciuto gente che ne ha viste di molto peggiori e anche qualcuno che quelle situazioni non le può più raccontare.Riguardo al detto delle 4 mele marce nel cesto,forse bisogna capovolgere il concetto.E in conclusione sono perfettamente d’accordo con La Funambola (p.s. quel libro di Guido Blumir…mi hai riportato indietro con la mente più di trent’anni. ) un saluto
mi fanno ridere quelli che dicono che il video sull’omicidio di camorra è pornografia…non vuol dire nulla.
intanto quella pornografia, diffusa dagli inquirenti (ricordiamo) è servita a identificare l’assassino. e poi è servita pure a rimettere in circolazione l’argomento camorra e mafie in genere. argomento che dovrebbe essere sempre presente nelle agende degli organi di informazione.
per quanto riguarda il caso cucchi, la decisione di pubblicare le foto spettava solo alla famiglia. che ha deciso di pubblicarle per un preciso obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica. obiettivo centrato.
bisogna essere consapevoli di quello che è successo
e quanto alla sovraesposizione alle immagini violente: non facciamo i teneri.
come giustamente ha già detto qualcuno cristo è appeso ad una croce con dei chiodi da più di 2000 anni
post di biondillo docet
c.
non esiste più una realtà, siamo sempre indignati ogni secondo, si assiste ad un lento disfacimento delle piccole cose che si erano conquistate, la detonazione della DIAZ fà ancora male, si è tornati all idea di poliziotti e forza dell ordine invasate, e non parlo di politica e suoi maledetti derivati, o simpatie post estremismo, ma di persone nel giro della COCAINA, qua si fanno di brutto sta gente qua e si sa che è cosi non giriamoci attorno, non possiamo più parlare di moralità di tatto dell idea che queste immagini siano troppo forti, nessuno si è dimenticato Carlo, nessuno Federico, ho avuto l’occasione di vedere sua madre ad una riunione aperta dove parlava del futuro, di futuro di cosa si sa e cosa non si sa, la sua testimonianza affinche possa servire, ricordiamoci l’importanza della memoria, e in un mondo, che mio malgrado è fatto di immagine ben venga un immagine, è tutto troppo correlato,Marazzo ne è un esempio nessuno qua crede più a niente, qui si parla di morte di un ragazzo che aveva droga con se, non è niente droga con se niente! fanno gli esami ai mulettisti ogni due mesi qua, stiamo scherzando, e, ripeto COCAINA ai piani alti nelle caserme, e non faccio di un erba un fascio, no, ma uno basta a far trasalire.
dunque, da capire in Brasile, Colombia, Sud America, e non giustifico, che capiti una roba del genere, ma degrado politica inestitente povertà forte. ma forte e vera, ragazzi che nascon neanche identificati, ma in ITALIA….. paese che grida allla democrazia dove, Dio santo, Travaglio va in tournee nei palasport, dove Vasco Rossi ha la laurea a gratis, qua stiamo tutti bene a parte certe zone del SUD sempre per colpa nostra poi, i ricchi fatiscenti, che cosa stiamo a spaventarci moralmente, io non dimentico ho una figlia accanto che mi fa un sacco di domande e se sono evanescente sono fottuto, anzi è fottuta lei, e oltre a me sono in tanti a non dimenticare, ma non parlo di un diventa fan su face book, che ok va bene anche quello per smuovere la piattezza, qua c’e gente che cambia la propria vita, le piccolissime cose che sto cambiando di me, appunto per non dimenticare, me le sono imposte, non è che le volevo ma sono arrivato allo stremo e a non fidarmi di nessuno.
non deve spaventare una foto cosi e la sua reazione deve spaventare che sia successo e sia maledettamente reale.
che ci crediate o no, con grande rispetto per chi ha scritto e che scriverà scusate l’enfasi e il modo, e gli errori. sono a dirotto e scrivo cosi.
G
sono del tutto d’accordo con te, Piero, e da tempo. Non ho mai visto le immagini degli argentini uccisi dalla giunta militare gettandoli giù dagli aerei nell’Atlantico, modo così rapido e pulito per sbarazzarsene, né ho visto le immagini delle orribili torture inflitte dagli sgherri di Pinochet o di qualche altro colonnello, greco, o libico o delle numerose altre possibili nazionalità, che sia. Ma non per questo ne sono meno sconvolto; spesso mi sono sorpreso ad immaginare qualcuna di queste situazioni e a tremare peggio che se le avessi viste, o almeno tanto quanto. Se non siamo più capaci di indignarci e di ribellarci semplicemente sapendo che una persona è entrata in carcere viva e ne è uscita morta, senza vederne le terribili immagini, vuol dire che gli occhi della mente non li abbiamo più, il che è molto peggio che essere fisicamente ciechi.
Vedere, vedere, vedere. Possibile pensare che la giustizia, che l’onesta politica debbano essere affidate ai filmati dei telefonini e dagli scatti dei paparazzi? Non c’entra affatto la catarsi e la tragedia greca, quella è finzione ragionata, questa è realtà soggetta a emozioni, alla “pancia”, carne data in pasto alla facile indignazione.
Sono d’accordo con Sorrentino: quando avremo visto tutto, non avremo visto niente.
Buonanotte
si tratta di ITALIA e di non perdere tempo, siamo indigniati tutti, non vedenti e non udenti e da troppo tempo, amene atrocità ce ne sono da sempre, anche che sappiamo esistere e non vediamo, con casi ravvicinati e con tutta questa disparità si ride di gusto con la satira, si sfiora tutto con la cultura e non si tocca e risolve niente. pensiamo che sarebbe stata la stessa cosa se fosse decaduta come tutte le altre l’affaire di quel ragazzo? che chi ha fatto questo nonlo ripeterebbe più, a me sembra che qua ci si sta girando un po intorno come diceva mio nonno, PER DAR ARIA ALLA BOCCA o caldo e scorrevolezza alle dita in questo caso. si stanno confondendo un le cose, sottoscriviamo e andiamo dove non si va da troppo tempo. coraggio.
le immagini non sono per chi è ancora capace, o è già capace di essere offeso dai fatti, dal racconto a parole dei fatti. sono per gli altri. e sono a futura memoria.
come non essere d’accordo con sparz e temptative: come non essere d’accordo con una aspirazione!
dopodichè
consideriamo che questa barbarie accadesse, che ne so,ad uno scrittore “famoso”, ad uno dei nostri “beniamini a scelta”, ad un nostro “avversario ” politico (che magari, nel mentre avvalla una legge che manda in galera,che manda in rovina, segna per sempre i nostri gggiovani e non solo, e magari ne favorisce il traffico, della droga nè, quella di stato per intenderci, magari tacitamente appoggiato da un “nostro” candidato alle primarie) al papa
ecco consideriamo e pensiamo a chi cazzo ci pare, basta che sia “in alto” “arrivato” “famoso” “rispettabile” o “irrispettabile ma coi soldi e tanti”
bona
come si muoverebbe secondo voi il modo politico il mondo dello spettacolo, il mondo intellettuale, il mondo dei media, il mondo eclesiastico, e altri poteri cui attingiamo per farci l’immagine di noi stessi.
ecco, proviamo a far galoppare la fantasia.
è davvero tempo di elettroscioc!
molti baci
la funambola
Per altro: scritto o fotografato che sia, questo fatto passa attraverso gli occhi. E questo è un fatto.
Nè è opinabile che la foto sia più obiettiva, ‘vera’ dello scritto. Anche essa rappresenta prima di tutto l’immaginario del fotografo, anche se è reporter legale della morgue…
Comunque attraverso gli occhi. Tutto attraverso gli occhi… Anche se la nostra è certamente una civiltà dell’orecchio…
e chi è stato a Genova sa bene che la cosa più terribilmente sconvolgente, quella che è rimasta dentro di quei 2 giorni, ancor più di ciò che si è visto, (e poi rivisto in foto, o in video) è ciò che si è udito.
Le urla della Diaz, ascoltate affacciati alle finestre della Pascoli, il frastuono indimenticabile delle cariche e controcariche lungo via Tolemaide, il grandinare dei sassi, i tonfi ossimoricamente secchi dei lacrimogeni, lo schianto cristallino della finestra che è esplosa appena sopra la mia testa, raccogliendo tra le sue ante il bossolo di Cs che una mela marcia aveva destinato al mio cranio, sorridendo (giuro! sorrideva, mi guardava e sorrideva, a 10 metri da me… sorrideva, e poi ha sparato, ha sparato, ha sorriso si è girato e se ne è andato) il rumore rotante dei rotori degli elicotteri, decine di elicotteri, sempre in volo… centinaia di elicotteri, migliaia, milioni di elicotteri di merda. L’ho sentito per giorni… A volte lo sento ancora, ma io sono vecchio e facilmente impressionabile…
E’ vero: abbiamo visto di tutto, chi ha dubbi faccia un salto sul post di Biondillo che è un bel catalogo esemplificativo. Questo l’abbiamo potuto sopportare, ma avremmo mai potuto sopportare il soundtrack? Il suono della morte e del dolore?
Ma ora sto facendo letteratura. E dunque basta così…
LV
No io penso che a prescindere dalla discussione della divulgazione delle immagini …… l essere umano è proprio cosi e sempre sara’ cosi, egoista, menefreghista, razzista, vuoto…. se non fosse cosi, abbiamo avuti milioni di anni per dimostrare il contrario perke non è MAI successo che l uomo si sia coalizzato per creare una societa’ pacifica nel rispetto di tutti gli esseri viventi e non?????
rivedevo a proposito di immagini (quasi necropasoliniane in questo paese arretrato cattofascista che la gente si scandalizza -quasi- a vedere fumare una canna o due gay per mano -moltissimi italiani rasentano l’idiozia e\o il ritardo socio-mentale) le immagini di federico aldrovandi e ricostruivo l’episodio mentalmente della chiamata del 113 immagino la stupida o lo stupido che chiama il 113 perché è stupida e magari quella stupida poteva osservare testimoniare oculare la violenza e urlare ai centotredicisti che magari stanno esagerando con il diciottenne ecco che troppissimi italiani sono collusi con gli assassini siano sbirri (non poliziotti, sbirri) siano camorristi: (perché nel video al rione sanità la signora che scavalca la vittima? quella signora non andrebbe prese a schiaffi?) ecco e qui concludo: le foto e le oscene immagini potrebbero dare fastidio e angosciare ma non la stragrande maggioranza degli italioti-idioti che praticamente al posto dell’anima hanno la fogna e al posto del cervello un cavaturaccioli di minchiate televisive. non mostrare le immagini sarebbe ipocrisia ma anche non ammettere che ‘loro possono’ perché la ggente lo vuole. non so. non saprei. penso che ormai due su tre (italiotidioti) sono bestie maiali porci feccia. ahimè che vergogna a valencia presentarsi e dire ‘sono italiano’ anche se il paragone con le altre dittature ex e attuali potrebbe lenire (se lo avessi) il cinismo (che non ho) e ,purtroppo, sono ormai fuori da ogni logica drogo\alcoolica che possa artificiare un rimedio un consolatorio un ricamo finto e nuvolare che illuda.
se questa è l’acqua (…) comincio a sognare il modo di annegare e tanto prima poi si annega.
lo so che è infantile epperò sono troppo triste, non incazzato, triste. mentre le sirene doppler delle volanti attraversano l’1 e 47 della città e forse è meglio sfinire lo sfogo e addormentarsi e bastare così visto che non sto agendo nemmanco o nemmeno letteratura.
salut!
le immagini sono parte della realtà. non vedo per quale motivo dobbiamo improvvisamente AUTOCENSURARCI.
Mi limito a dire che la famiglia di Stefano Cucchi ha fatto benissimo a far pubblicare quelle terribili foto. E a far scoppiare, conseguentemente, il caso.
Stefano è morto di Stato e di probizionismo.
Ho sentito la madre invocare Verità e Giustizia.
Non le otterrà mai.
Chi detiene un qualche potere gode, nei fatti, dell’impunità. A vita.
E anche se le ottenesse, se le ottenessimo tutti, Verità e Giustizia, non saranno sufficienti a far tornare in vita chi è morto Innocente.
Ignazio La Russa avrebbe fatto meglio a stare zitto.
Mi permetto di ricordargli che ricopre la carica di ministro degli esteri non degli interni. E che ha dimenticato quell’antico detto che così recita:
E’ meglio tacere e passare da stupidi che parlare e far capire la verità.
E la verità è che Stefano Cucchi è stato massacrato.
Reo di possedere della droga leggera per uso personale.
In Italia esiste la pena di morte. E non è una novità.
Sono sgomento.
Qualche giorno fa, a Napoli, un bimbo, figlio di una migrante, muore ucciso dalle esalazioni di un braciere e dalla povertà. Gli avevano staccato l’energia elettrica. La madre è in coma.
Ma in quale paese… in quale società viviamo?
Dove sono finiti i professionisti della Rivoluzione e tutti i finissimi intellettuali blah blah “impegnati”?
La solidarietà va messa in pratica, altrimenti è una enunciazione vuota.
Allacciandomi a quel che scrive Sparzani. Soltanto la diffusione delle foto di Stefano Cucchi ha reso possibile che la notizia della sua morte diventasse davvero pubblica. Le immagini del suo corpo torturato sono state riconosciute come prove della sua uccisione. Benissimo. Il problema non è se bisognava pubblicarle o meno, il problema è: cosa succede quando accadono orrori di cui, almeno sotto forma di immagine, non esiste nessuna prova? Ce la faremo ancora a credere e quindi a reagire ciò che non può esserci o di fatto non ci viene esibito? ( i voli della morte argentini, le camere a gas, le vittime giornaliere degli attentati in Iraq, delle bombe afgane, i corpi dei clandestini in fondo al mare….potrei andare avanti fino a domani a compilare questo tipo di elenco). Non credete che, senza togliere nulla al voler/dover mostrare le prove, si crei un cono d’ombra ambivalente in cui rischiano di scomparire dati di conoscenza più astratti quali testimonianze scritte o semplici, aridi numeri e con essi ciò che rappresentano? Poi se le foto del corpo di Stefano Cucchi servissero a rendere verità e giustizia a lui soltanto, hanno già comunque fatto abbastanza-
analizzare la sovrascrittura o sovrapposizioni delle immagini con il rischio di dare assuefazione verso il gusto morboso del “non mi basta più” credo non sia da tenere in considerazione. le capacità umane sono molto limitate a riguardo all’elaborazione del linguaggio e del rapporto con la propria mente.
i modelli cominicativi si sono sempre adeguati alle situazioni in voga nei vari momenti della storia. l’uomo (da che si ha prova tangibile di espressioni) iniziò con le pitture rupestri, con le sculture, con la pittura e via dicendo. al giorno d’oggi sfruttiamo la possibilità dell’immediatezza e tutto si è fatto più veloce, anche la trasmissione delle notizie con le relative prove. capisco la preoccupazione dell’autore, anche io mi sono posta la stessa identica perplessità riguardo l’assimilazione di notizia ed il rapporto con le “prove”. sinceramente però nessuno di noi possidede la sfera di cristallo quindi non possiamo prevedere dove tutto questo ci porterà. prendiamo però un esempio pratico: il terribile olocausto perpetuato ai danni degli ebrei, nomadi, omosessuali, disabili, prigionieri da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. nonostante le immagini, i campi di concentramento visibili e visitabili da tutti, la storia scritta, i vari romanzi c’è ancora qualcuno che si permette il lusso del negazionismo. se poi confrontiamo con l’inutile grande fratello e la crescente curiosità di ficcare il naso in affari altrui e costruirci su un business, un contenitore televisivo per pubblicità allora dobbiamo anche renderci conto che stiamo affrontando un altro modello comunicativo. non credo che gli esseri umani non riescano più a discernere ciò che sia reale e doloroso da ciò che invece ci rimpinza e imbambolisce con futilità e leggerezza televisiva. dibattere sul problema etico mi sembra più che giusto in questo caso, soltanto che dibattendo senza giungere a conclusioni potrebbe risultare spiazzante. ma credo tutto ciò faccia parte dell’imprevedibilità della vita. non vorrei annoiare oltre con le mie opimioni sul tema. terrei a precisare che ignazio la russa è il ministro della difesa, agli affari esteri c’è il ministro frattini.
“Il problema non è se bisognava pubblicarle o meno, il problema è: cosa succede quando accadono orrori di cui, almeno sotto forma di immagine, non esiste nessuna prova? Ce la faremo ancora a credere e quindi a reagire ciò che non può esserci o di fatto non ci viene esibito? ( i voli della morte argentini, le camere a gas, le vittime giornaliere degli attentati in Iraq, delle bombe afgane, i corpi dei clandestini in fondo al mare….potrei andare avanti fino a domani a compilare questo tipo di elenco). Non credete che, senza togliere nulla al voler/dover mostrare le prove, si crei un cono d’ombra ambivalente in cui rischiano di scomparire dati di conoscenza più astratti quali testimonianze scritte o semplici, aridi numeri e con essi ciò che rappresentano?”
Helena, grazie: con assai meno (e più efficaci) parole dici quello che ho provato a dire io.
@ Antonello Cassano.
Il modo in cui un’operazione viene fatta è pornografica. Non il fine.
Indugiare morbosi, ECCITATI e divertiti sulle immagini di un filmato è pornografia.
Ma tu non puoi capire.
Spero che in futuro la polizia possa identificare un sicario senza pubblicare il suo faccione in un video su youtube.
Buona continuazione.
@ Helena e aliis:
Scusa (te) ma non capisco proprio e mi pare che il filo del discorso si stia avvolgendo intorno al dito…
A me pare che l’opinione pubblica mondiale abbia iniziato a credere all’orrore dei lager a partire dalle prime foto diffuse dai reporter ‘embedded’ nelle truppe dell’Armata Rossa che arrivano ad Auschiwitz…
La storia è una disciplina fondamentalmente scientifica (anche se non obiettiva) fatta di prove, di fatti, e le foto sono prove. Testimonianze mute. Come le anfore romane, i calchi dei corpi pompeiani. La storia non è un racconto, né un romanzo, niente a che fare con la letteratura….
perché dovremmo credere a ciò che qualcuno ci ‘racconta’? Per ogni racconto ce ne è un altro che lo nega. Un racconto non è scientifico, non dimostra, perché non è ‘falsificabile’.
Quando si tratta di stabilire una ‘verità’ storica o legale o ‘politica’ occorrono, prove, fatti, Machiavelli la chiamava ‘verità effettuale’.
Di che cono d’ombra si parla qui? L’ombra è territorio della letteratura.
E poi non è possibile mescolare con assoluta superficialità vari tipi di ‘prove scritte’. Una testimonianza è una cosa, se oculare meglio (avrebbe detto Gaber), un documento ‘ufficiale’ un’altra, il racconto di un racconto un’altra ancora.
E perché delle foto dovrebbero abituarci a non tenere conto di altri ‘dati’? Perché guardare le anfore romane dovrebbe distrarci dall’analizzare le iscrizioni monumentali?
Quando mai abbiamo creduto alla realtà dell’orrore, se non ne esisteva prova? perché dovremmo farlo?
Non capisco, davvero non capisco….
Ma sarà l’età
Salut….
Per questo commento di AMA https://www.nazioneindiana.com/2009/10/31/quanto-costano-le-fotografie-di-stefano-cucchi/#comment-122715
Mi dici, di preciso, dove, nel mio testo, avrei “confuso i piani di lettura relativi al video dell’esecuzione di camorra alla Sanità commentato da Saviano e le fotografie di Stefano Cucchi”?
No, così. Giusto per capire chi spara cagate.
helena
“i dati di conoscenza più astratti ” sono scomparsi o forse non sono mai esistiti visto che la storia non ha mai insegnato nulla
contraddicimi se puoi.
bacio
la fu
…e pure io, come lello voce non capisco cosa ci sia da “capire”
l
La tua analisi andrebbe bene se tu mi analizzassi il video sull’esecuzione di comorra, fra l’altro commentato in maniera eccitata da Saviano. Un’operazione che mi è sembrata un esperimento divertito e gratuito. Un giochetto di società a mezzo stampa. Dai media io esigo invece serietà.
Far pubblicare invece le foto del proprio figlio martoriato non ha nulla a che vedere col chiedere un afflato civile. Ci sono altre ragioni che ti spingono a farlo. Devo forse spiegarti quali?
Ok allora mettiamola così. Le immagini (se proprio DOBBIAMO vederle) dovrebbero al massimo essere una prova in più, non il motivo da cui scaturisce tutto. Non possiamo non indignarci se non veniamo puntualmente sconvolti, è assurdo.
Tutti sconvolti per il video di Napoli: “Oh mio dio!”. Oh mio dio? Ma dove viviamo? Perché tutti ci indignamo ora che sono uscite le immagini e nessuno se n’è fregato nulla quando bacioterracino è morto? E’ qui il problema, credo. Lo so, indignarsi, incazzarsi etc stanca, anche perché ormai è pratica quotidiana, ma bisogna farlo, e non solo quando rimaniamo sconvolti da immagini del genere.
Io a Genova non c’ero, ma le cronache mi hanno sconvolto, quelle scritte. Poi le immagini hanno completato il quadro. Ma qui è diverso, prima le foto e poi la cronaca: e così non va.
Bravo Piero
Ps ho scritto prima di leggere tutti i commenti. Ora vedo che qualcuno vede questo pezzo come bisogno di autocensura. Un attimo, leggetelo non solo sull’onda della emotività. Nessuno chiede la censura (Piero scusa se interpreto), ma solo che non ci sia bisogno di arrivare a dover mostrare queste foto per avere giustizia
@ AMA
“indugiare morbosi, eccitati, divertiti”…ahahah essì ci siamo fatti tutti delle gran risate a vedere quel video.
Io spero che la prossima volta che la magistratura di napoli cercherà di trovare un assassino diffondendo un suo video, ti faccia uno squillo, ti mandi una e-mail, citofoni a casa tua, per chiederti se è pornografia o meno. se insomma non offende troppo la tua sensibilità.
firmato
persona che non può capire
AMA: “Far pubblicare invece le foto del proprio figlio martoriato non ha nulla a che vedere col chiedere un afflato civile”.
Bene. Il problema è che io NON ho mica scritto detto o pensato che, con la pubblicazione, l’ntenzione della famiglia di Stefano Cucchi fosse quella di”chiedere un afflato civile”. (e se tu pensi che io lo abbia fatto, anche in questo caso, mi indichi i passaggi precisi del mio pezzo? Grazie)
per completare l’interezza di informazioni dovremmo aiutarci tutti, facendo circolare le notizie, una sorta di tam tam che stiamo cercando di ricomporre in quanto utenti di internet e cittadini. a tal proposito mi scuso se è già stato commentata o pubblicata la seguente notizia: http://veritaperaldo.noblogs.org/
salgono quindi a 2 le vittime. indignamoci tutti.
Non ho tempo da perdere, Sorrentino. Inutile che mi marchi stretto con giochini retorici.
Se hai capito quello che intendo, bene, altrimenti…
errata corrige non sono solo 2 le vittime
Infatti, AMA. Non perdere tempo. Ciao.
@ Antonello Cassano
Sai leggere? Saviano era eccitato e divertito e gratuito nel commentare, non tu, non tu. E poi non hai neanche capito o letto cosa ho scritto, quindi chi me lo fa fare a replicarti? Io poi andavo oltre. Scrivevo dell’intera operazione. Un giochino di società.
eheh. tu vai OLTRE. assomigli al critico cinematografico di “c’eravamo tanto amati”. tu vai oltre. e vai, vai oltre.
la morte di stefano cuchi, per la maggior parte dei consumatori di notizie sarà regitrata come un fatto di cronaca, un incidente di percorso, un eccesso gratuito di “violenza” perpetrato da poche “mele marce” dell’apparato comunque sano della polizia
questo è il problema
con o senza foto scioccanti
la ggente è assuefatta non all’orrore, ma al potere
perchè?
che fare?
baci
la fu
Appunto, la FU, ben detto.
E le immagini servono solo a vendere di più o a far cliccare di più.
La gente che non legge guarda le immagini…
Ed osserva l’operazione. Assuefatta al potere.
Non voglio neanche pensare alle ragioni per cui la famiglia di Cucchi ha ceduto alla pubblicazione delle immagini del figlio martoriato. Sono sicuro però che erano ragioni rispettabilissime e condivisibili. Senza retorica.
@ama ma perchè non ti metti nei panni della mamma? io avrei fatto la stessa cosa e forse anche di peggio. non so se in queste circostanze si ha la facoltà di restare lucidi. non mi permetterei di criticare le scelte da parte della famiglia. ma poi perchè ti accanisci contro l’autore che si è solo domandato in maniera sana se tutto ciò ci possa portare a svantaggi o vantaggi? non ci vedo tutta questa “cattiveria”.
mi raccomando non la prendere come un attacco personale, è bello chiarirsi, è sempre un arricchimento, un atto di umiltà.
Anche le testimonianze raccolte, trattate e valutate in un certo modo sono prove. Non mi pare di aver detto che possiamo fare a meno delle prove, di qualsiasi specie esse siano.
idem come lello voce, dice benissimo
Funambola come dovrei fare a contraddire le tue certezze? Non ti sembra una richiesta retorica?
a me sì, che pare, ma posso aver inteso strumentalmente…
“Il problema non è se bisognava pubblicarle o meno, il problema è: cosa succede quando accadono orrori di cui, almeno sotto forma di immagine, non esiste nessuna prova? Ce la faremo ancora a credere e quindi a reagire ciò che non può esserci o di fatto non ci viene esibito? ( i voli della morte argentini, le camere a gas, le vittime giornaliere degli attentati in Iraq, delle bombe afgane, i corpi dei clandestini in fondo al mare….potrei andare avanti fino a domani a compilare questo tipo di elenco). Non credete che, senza togliere nulla al voler/dover mostrare le prove, si crei un cono d’ombra ambivalente in cui rischiano di scomparire dati di conoscenza più astratti quali testimonianze scritte o semplici, aridi numeri e con essi ciò che rappresentano?”
questo è il tuo ‘quote’
un cordiale saluto
no helena
la mia non è una certezza, un opinione, una paranoia mia, personalmente mia…
a meno che tu voglia smentire o contraddire la storia.
ciao alessandro è bello ri posizionarsi sulla stessa lunghezza d’onda,speriamo :)
baci
la fu
leggete i giornali oggi, tutti, sul caso, trattati scientifici sulle mandibole, su schiena e altra cazzate via discorrendo, pm, e colpe a rimbalzo, niente è cambiato foto o non foto, orrore o non orrore, scienza avvocati e paraculi, è un gioco a cui non siamo invitati da tempo noi, se vogliamo ci autoinvitiamo entriamo e diciamo e facciamo la nostra.
qua la disperazione finisce sotto terra e nella aria malata. ci piglian per il culo.
basta, come pensate di sentirvi liberi?
No, Lello. Helena non ha detto che è possibile fare a meno delle prove. Si è chiesta cosa succede quando non ci sono prove forti (nel caso di cui parliamo, foto intollerabili da guardare)
“Il problema non è se bisognava pubblicarle o meno, il problema è: cosa succede quando accadono orrori di cui, almeno sotto forma di immagine, non esiste nessuna prova? Ce la faremo ancora a credere e quindi a reagire ciò che non può esserci o di fatto non ci viene esibito”.
Non c’è niente da capire. quelle foto parlano da sole.
Corpo (a dir poco) contuso che si fa contundente. A fronte del cono d’ombra dei certificati di morte che narrano astrattamente di “presunta morte naturale”, a fronte di narrazioni astratte di scarico, di fogna, di barile, di responsabilità.I Cucchi han fatto tesoro dell’orrore, del dolore delle esperienze precedenti (nono sorvolo, è patrimonio condiviso degli inermi, tra gli inermi, dai giuliani agli aldrovandi, a tutti i senza nome) che van ben oltre il lutto personale, la perdita. L’hanno fatto in tempo reale, con coraggio e determinazione. E’ un passo avanti. Aggressivo. Intelligente. Adeguato. Non riesco a immaginare quanto GLI SIA COSTATO (pessimo titolo, senz’astio). Spero ardentemente che serva. A loro prima di tutto. E a noi.
D’accordo Piero, ma non riesco a capire quale sia il problema…. Se non ci sono immagini cercheremo altre prove. e allora? perché delle immagini dovrebbero renderci assuefatti all’esibizione? Perché, insomma, un’immagine è tout court un’esibizione?
mi spiace davvero, ma davvero non capisco, continuo a non capire….
a presto
lello
piero sorrentino
a chi ti rivolgi?
a chi rivolgi la domanda:
“Ce la faremo ancora a credere e quindi a reagire ciò che non può esserci o di fatto non ci viene esibito”?
nel momento stesso che una se la pone,questa domanda e qui tutti se la pongono,credo e danno magari risposte diverse (ma non è questo il problema) significa che hai consapevolezza del pericolo.
che sei all’erta, che hai conservato due neuroni sani
quindi è domanda retorica no?
se invece quel “noi” sta ad indicare “la massa” “i consumatori” …allora che dire: speriamo! :)
non se ne esce più nè, ma almeno fra noi perchè facciamo questioni di lana caprina?
baci
la fu
[…] e soluzioniLink esterniContenutiPrivacy e libertà civiliGomorra e dintorniRazzismi quotidiani « Quanto costano le fotografie di Stefano Cucchi Io, Marilyn Monroe, Shakespeare, Francis Bacon e la bellezza, dopo l’annuncio del grande onanista […]
Sì, la FU, credo che ci siamo ri posizionati sulla stessa lunghezza d’onda.
Un saluto.
Mi verrebbe da scrivere tante cose. Ma ho altro da fare oggi. Sarà per la prossima volta.
l’uso delle immagini del corpo di stefano cucchi da parte dei genitori è stato strumentale.
è un passo avanti nella direzione di “become you media”: se il linguaggio dei media e dell’allarme sociale è la pornografia del dolore e della distruzione dei corpi, allora se voglio farmi sentire posso anche pensare di manipolare questo stesso linguaggio.
questo ha un prezzo, ovvero un passo avanti nella deriva necropornografica dell’immaginario, ed era l’argomento iniziale di questo articolo.
poi ci si può chiedere se fosse il caso di pagare questo prezzo, e per quanto mi riguarda la risposta è si. anche perché la rovinosa deriva del linguaggio mediatico non ha bisogno di spinte, andrebbe avanti comunque. saremmo comunque arrivati a questo in qualche altra occasione.
sul termine pornografia, che ho introdotto nella discussione: qui il pornografico è il mostrare e creare interesse su aspetti dell’esistenza che prima erano tabù. in questo caso, l’inviolabilità del confine del corpo umano, il rispetto per i defunti. è giocare con la fantasia morbosa del pubblico.
è una tendenza nella rappresentazione della realtà, ci puoi mettere insieme tutto il genere horror e pulp, il profetico crash di ballard, i curiosi che guardano gli incidenti, generazioni di poliziotteschi americani a base di autopsie e carne resa asettica, le pagine degli atlanti medici con le foto delle deformazioni causate dalle malattie più improbabili che guardavamo un pò di nascosto in biblioteca.
qualcuno può onestamente dire di esserne immune?
questo è l’immaginario in cui siamo immersi, è difficile non farsi influenzare.
sono tutti modi per esorcizzare la solita paura della morte. e dei particolari modi di morire che ci offre il presente.
la consapevolezza che in quella macchina schiantata avrei benissimo potuto esserci io. che a genova avrei potuto prendere la strada sbagliata e finire a bolzaneto. o essere al posto di cucchi, aldrovandi, bianzino. o vincere un TSO.
è una consapevolezza che tutti hanno bisogno di gestire. tutti gli italiani, anche quelli che scambiano emilio fede per un giornalista. uno strumento è la pornografia. un altro è la rimozione.
la decisione dei Cucchi ha messo in corto circuito la pornografia contro la rimozione. è un altro modo di vedere il detournement che hanno operato.
saremo mai pronti abbastanza, o ancora di più saremo mai stanchi e colpiti abbastanza, da rendere queste nostre parole arma di cambiamento, neanche tanto lontana è la fine di tutte le emozioni interiori. e forse questo è il succo della paura di Piero, arrivare a perdere ogni rabbia interiore rispetto a quello che troviamo di fronte alle iridi.
hce
perfetto
e quindi?
nel mentre le menti dotate si sparano delle sublimi seghe mentali ci stanno milioni e milioni di persone che rischiano
come francesco, in ogni momento, in qualsiasi momento, di diventare mero argomento “estetico” e pretesto “letterario”
pornografico è il mondo in cui viviamo, pornografica è la vita stessa se solo rifletti sul fatto che tu vivi “tranquillamente” nel mentre milioni di persone, nel mondo, ora in questo momento, muoiono per motivi pornografici
che fare?
la fu
A me piacerebbe molto che s’iniziasse a fotografare, anzi, radiografare, la testa di persone vive, ma confuse.
L’articolo di Piero Sorrentino provava a farlo. Quindi, tutto sommato, nel mio pessimismo, devo essere ottimista.
HCE
è un passo avanti nella direzione di “become you media”
si. almeno per quanto riguarda le istituzioni pare aver funzionato (come minimo si risparmiano mesi, se non anni, di fregnacce preliminari)
@la fu: e quindi? lo sapessi!
mi piacerebbe ci fosse una qualche semplice azione che potesse sostanzialmente cambiare le cose. ad esempio, abbassare il numero di morti per carcere e interrogatorio. o il numero di morti per repressione, se preferisci.
non è facile, tra l’altro perché tutti siamo coinvolti, complici, in questa pornografia della morte. tutti dobbiamo la nostra relativa tranquillità all’insicurezza di qualcun’altro. il nostro benessere (???) alla fame di qualcun’altro. la nostra parziale libertà alla costrizione di qualcun’altro.
se dovessi provare a difendere questo esercizio di chiarificazione, ti direi che per avere una speranza di contrastare questo meccanismo bisogna prima capirlo, e che l’esercizio è complicato dal fatto che nello stesso meccanismo che ci opprime siamo coinvolti – e avvantaggiati – anche noi tutti.
o forse è solo un esercizio consolatorio, una autoassoluzione. non lo posso escludere.
non puoi tentare di cambiare una cosa se prima non la conosci e non conosci i meccanismi che stanno alla base della “pornografia”.
qui ci sta un fatto drammatco che è balzato agli onori della cronaca e che è la punta di un isberg di una situazione voluta da un sistema di potere di pochi su molti
circoscriviamo questo fatto altrimenti non ne usciamo
chi sono i responsabili dela morte di stefano cucchi?
possiamo accettare che la giustizia si limiti a cercare gli esecutori del massacro? (che per l’opinione pubblica sarebbe già un contentino)
chi ha decretato la punibilità e carcerazione e sanzione pecuniaria per migliaia e migliaia di individui consumatori di mariuana?
chi permette che milioni di individui solo in italia siano possibili ostaggi del “sistema” solo perchè scelgono di fumare erba?
a chi giova questa politica proibizionista?
perchè la sinistra non ha fatto una seria battaglia contro il proibizionismo anche solo per tutte le implicazioniche qusto comprta a livello di criminalità organizzata?
perchè nelle scuole non passa un’ informazione seria, laica, competente sull’uso e abuso di sostanze stupefacenti?
milioni, milioni nè di persone coinvolte e potenzialmente ricattabili non sono bruscolini!
come è stato possibile tutto ciò (domanda retorica nè come ,per me, lo sono quelle cheho cominciato a elencare)
cosa sa la gggente della ccctroga?
chi la informa?
come la informa?
perchè non la informa?
perchè le persne che hanno un familiare in casa con questa “problematica prova vergogna a denunciare e a confrontarsi apertamente?
quale ruolo gioca la chiesa?
perchè quando parli fra i compagni di questo argomento nessuno sa un cazzo o pensa che ci siano argomenti più urgenti?
quanti sono carcerati in italia per piccolo spaccioo o per uso persnale?
la gggente sa che c’è un bisnesss incredbile e vergognoso sull’iter che una persona deve fare se solo un “compagno in divisa” gli intima di sottoporsi al test della cctroga solo perchè ti vede con i rasta o i pirsing?
un atto di ribellione in questo caso, per questa
problematica sarebbe chiaro, semplice, incruento, facile
dove è quella sinistra che dovrebbe invitarci a scendere in piazza con una piantina a testa, una piantina simbolica, la piantina della pace contro la pornografia?
il referendum del 93 è stato bellamente abrogato da quel fascista che a volte dice cose più di sinistra di dalema
cosa è successo nel frattempo?
e smiliardate di altri perchè
si tratta solo di elencarli in modo logico, cronologico ed essenziale se vogliamo cominciare a fare almeno informazione a un tiro di sguardo
su chi possiamo fare affidamento?
su quale forza politica, sociale, culturaleecc ecc ecc
possiamo contare per fermare il pretesto del massacro e del ricatto?
perchè milioni di persone consumatori abituali di mariuana non sono bruscolini!
sono un partito!
baci
la fu
vogliamo ripartire
Bravo Piero, ottima analisi
Scriveva Céline (la frase è riportata in un prezioso libro curato da leonardo Sciascia, ignoto a me stesso) : La foto non è emotiva…mai!…è fissa, è frigida…come il cinema…e col tempo diventa grottesca…per forza, come il cinema solo grottesco…non ci si può far niente.
Ti ringrazio Piero per aver scritto quello che hai pensato per quanti come me lo hanno pensato senza averlo scritto.
effeffe
i mandanti morali della morte di stefano cucchi hanno nomi e cognomi
noi sappiamo e abbiamo le prove
i genitori di stefano cucchi hanno dimostrato, con la scelta dolorosissima di offrire in pasto, all’opinione pubblica malata di pornografia, l’immagine del loro figlio deposto della croce, perchè evidentemente non credono alla giustizia
come dar loro torto
i responsabili morali di questo ulteriore oltraggio siedono nel nostro parlamento e sono votati allegramente da cittadini drogati da questa politica pornografica, dalla stampa pornografica, dalle tivvù pornografiche, da un clero pornografico
quando le parole perdono , come hanno perso, il loro significato originario,
Vuol dire che con il tempo troveremo grottesche anche le vittime ritratte in quelle foto. Che ci vuoi fare… certo è che a volte è la letteratura, quella presente, che è grottesca sin da subito. ma anche a questo proposito… che ci vuoi fare?
salut
Dimenticavo… di raccomandarvi di non dimenticare questa Canzonetta del buon Fortini… E’ una dedica, ovviamente..
Lontano lontano si fanno la guerra.
Il sangue degli altri si sparge per terra.
Io questa mattina mi sono ferito
a un gambo di rosa, pungendomi un dito.
Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.
Oh povera gente, che triste è la terra!
Non posso giovare, non posso parlare,
non posso partire per cielo o per mare.
E se anche potessi, o genti indifese,
ho l’arabo nullo! Ho scarso l’inglese!
Potrei sotto il capo dei corpi riversi
posare un mio fitto volume di versi?
Non credo. Cessiamo la mesta ironia.
Mettiamo una maglia, che il sole va via
…siamo perduti
tutto il resto è “letteratura”
comunque baci
la fu
anzi no, niente baci per chi non prende posizione e si nasconde dietro due dita di “cultura”
allucinante paragonare questa, tragica, morte all’Iran – in Italia non ci sono decine di giovani scomparsi nelle prigioni, torturati a morte, ammazzati a sangue freddo dai cecchini. Insomma, nonostante tutto, gli sbirri italiani non sono come i Basij o le Guardie della Rivoluzione.
bell modo di argomentare the (ciao:) quanto temo!)
anche questo tuo ragionamento è frutto di un pensiero pornografico
un pensiero unico, pare!
bacio và
la fu
come dire: al peggio non c’è fine, chi si accontenta gode, mal comune mezzo guaio, non lementiamci c’è chi si la passa peggio, avete voluto la biciletta, pedalate…e altre amenità a scelta
questo qui sopra la sintesi del tuo pensiero oh the!
la tua visione del mondo:
tragico!
sempre io
intervallo
va in scena la Letteratura
“un Cesare è più simile a un sindaco di paese che a uno spirito sovranamente lucido ma privo di istinto di dominio.
l’importante è comandare: la quasi totalità degli uomini aspira a questo
che abbiate in mano vostra un impero, una tribù, una famiglia o un domestico,farete comunque valere le vostre doti di tiranno, glorioso o caricaturale: ai vostri ordini c’è tutto un mondo, o una sola persona.
così si crea la serie di calamità che nascono dal bisogno di dominare…
siamo circondati da satrapi: ciascuno di essi, a seconda dei suoi mezzi,si cerca una folla di schiavi o si contenta di uno solo.
nessuno basta a se stesso; il più modesto troverà sempre un amico o una compagna su cui fa valere il proprio sogno di autorità.
chi obbedisce si farà obbedire a sua volta:da vittima si farà carnefice: questo è il desiderio supremo di tutti.
soltanto i mendicanti e i saggi non lo provano , a men che il loro gioco non sia più sottile…
la brama di potenza permette alla Storia d rinnovarsi rimanendo tuttavia sostanzialmente la stessa
le religioni cercano di combatterla ma riescono soltanto ad esasperarla.
se il cristianesimo si fosse realizzato pienamente, la terra sarebbe un deserto o un paradiso…”
domani lo finisco e me ne frego della sovraesposizione “mediatica”
baci sognanti
la funambola
non riesco a leggere tutto il tuo articolo perchè troppo lungo, ma dopo il primo quarto che ho completato vorrei dirti : guarda che il livello è già stato alzato, e il sopruso sui corpi è già cominciato, da quel massacro che è avvenuto a Genova 2001.
In quel caso ti ha disgustato vedere le pozze di sangue sul pavimento della scuola Diaz?
Beh, sappi che senza quelle immagini molti timorati benpensanti avrebbero creduto per sempre nella favola dei cattivi manifestanti che vogliono uccidere i poliziotti. Le foto di Stefano Cucchi sono tremende, ma ora aspetto di vedere le foto dei criminali che lo hanno lasciato morire di fame, a 31 anni.
“sappi che senza quelle immagini molti timorati benpensanti avrebbero creduto per sempre nella favola dei cattivi manifestanti che vogliono uccidere i poliziotti”
Appunto Neda, è proprio questo il punto. Piero afferma che non bisognerebbe arrivare ad avere le immagini per capire chi sono i veri colpevoli. Proprio quello che hai scritto tu: è giusto vivere in un paese in cui se non ci fossero queste foto, non sarebbe successo niente?
Pier ha fatto un nome: Aldo Bianzino. Nessuno ha raccolto, perché di lui non ci sono foto. E Niki Aprile Gatti? Nessuno ne parla. Pochi articoli sparsi. Giusto! Di loro non ci sono foto. Ma non vi ho visto indignarvi allo stesso modo. Non si è creata discussione. Ecco, è questo il punto!
Sembra di essere su dei livelli diversi, tutto si estremizza. Credo che un ragionamento del genere (“I genitori hanno fatto bene a farle pubblicare, ma vorrei vivere in un paese in cui la giustizia non dipenda solo dall’indignazione delle persone dopo una foto”, scusa sempre se interpreto) non sia poi così assurdo
Foprse è utopico cercare di arrivare a questo, ma è una riflessione che, secondo me ci voleva.
Ciao a tutti
vi ricordo che tutta l’attenzione sul caso cucchi è nata semplicemente perchè si è innescato il tam tam mediatico. in altri casi questo non si è verificato. riduciamo le cose all’osso. cerchiamo di semplificare. altrimenti non se ne esce
Non riesco a capire certi commenti sulla “letteratura” che a me sembrano sprezzanti. Tipo: queste sono cose serie, fanculo le cazzate letterarie. Curioso. E’ il modulo di pensiero leghista, badiamo al sodo, mica ai finocchi e agli scrittori.
Che qui si parli cose serie e drammatiche non ci piove, ma che si parli della letteratura come cazzata in confronto alle cose serie e drammatiche lo trovo molto triste.
Una piccola notizia apparentemente fuori tema. L’Italia è uno dei pochi paesi occidentali ad utilizzare i MILITARI per garantire l’ordine pubblico. Guardia di Finanza e Carabinieri sono militari.
Dal 1° gennaio 2010, se non ricordo male, questa “situazione” ci costerà 350.000 euro al giorno di sanzioni (sto andando a memoria, ma non dovrei sbagliare di molto). Il motivo è semplice: la UE ha emanato una legge che impone l’abolizione delle polizie militari (questo sono Carabinieri e GdF) in tutti i paesi della UE. L’attuale Governo, per mille motivi, sta ignorando il tema. L’opposizione, per altri mille motivi, fa lo stesso. La stampa, tranne qualche breve a scomparsa rapida, idem come sopra (sono stati censurati?).
In sostanza: tutti se ne fregano.
A questo punto la prima domanda che mi pongo è: ma far uscire il tema e pretendere una risposta, visto che la multa la pagheranno con i nostri soldi, non potrebbe essere una prima, concreta risposta?
La seconda domanda è ancora più semplice: perché nessuno si interessa a questo argomento che, così mi pare, muterebbe radicalmente la struttura di polizia dell’Italia? In bene ritengo.
Blackjack.
Caro Baldrus, nessun disprezzo (io faccio il poeta, dunque, gli altri non so) piuttosto (sia per me che credo per altri) l’orrore davanti a quella che una volta si chiamava “La Mosca Cocchiera”. ricordi… ?
Giocatore d’azzardo: e QUESTO precisamente il tema che a mio parere andrebbe sviluppato… ma un tema che SCOTTA a destra e anche alla nostra ‘sinistra’ Sinistra
a bien revoir
caro baldrus
triste in questo caso è il tuo intervento
riprendi i commenti di stampo “leghista” come tu li definisci e contestualizzali
se vuoi prendere le distanze da non so cosa, argomenta, perchè io in tutti questi interventi non ho letto intenzioni denigratorie nei confronti della Letteratura
ma che è, una tua parente? :)
bacio
la fu
“non riesco a leggere tutto il tuo articolo perchè troppo lungo, ma dopo il primo quarto che ho completato vorrei dirti […]”. (neda)
Brava, non leggere gli articoli, troppa fatica. Guarda le foto dei cadaveri, così la “brutte notizie” sono sicure.
le (brutte notizie)
Lello: concordo, e sono anche convinto che, con la debita risonanza, il tema della SMILITARIZZAZIONE delle forze di polizia in Italia, potrebbe generare un fortissimo movimento trasversale in grado di forzare decisioni sia a destra, sia a sinistra. Un simile movimento avrebbe dalla sua, tra l’altro, una normativa europea ben precisa e un Corte Europea più che decisa a farla rispettare.
Mi richiedo: perché nessuno ne parla?
Blackjack.
“… è giusto vivere in un paese in cui se non ci fossero queste foto, non sarebbe successo niente? …”
Anch’io “vorrei vivere in un paese in cui la giustizia non dipenda solo dall’indignazione delle persone dopo una foto”, ma è opportuno notare come prima dell’avvento della società industriale, e relativa “riproducibilità tecnica dell’immagine”, la parola e soprattutto la scrittura siano sempre state considerate lingua d’élite, cultura tout-court, mentre l’icona era tradizionalmente lingua funzionale alla persuasione, oppure lingua popolare.
Anne Marie Thibault Laulan (*) osserva come “il tenore culturale di un volume o di un libro sia stato per lungo tempo strettamente in funzione del numero di immagini, in maniera inversamente proporzionale, beninteso”.
Probabilmente la standardizzazione della cultura, che segue a ruota la standardizzazione tecnica della produzione, non va nella direzione di un innalzamento generale delle coscienze, almeno nell’immediato, ma piuttosto verso il suo contrario.
Io spero in una cultura di massa che percorra un graduale cammino di maturazione e presa di coscienza generale, ma nel frattempo sono convinta che, per contrastare chi afferma che l’ignoranza è un bene
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5A102E20091102
sia necessaro “di-mostrare l’orrore”, per scuotere con ogni mezzo a nostra disposizione le coscienze dei più, accoccolate nel proprio dormiveglia
http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/cronaca/carceri-affollamento/pestaggio-teramo/pestaggio-teramo.html
(*) A.M. Thibault Luhan, L’IMAGE DANS LA SOCIETE CONTEMPORAINE
Sbaglio o la Gertrude Casalinga Per Forza (senza Italia) mi legge e mi cita anche…
“(…) non leggere gli articoli, troppa fatica. Guarda le foto dei cadaveri, così la “brutte notizie” sono sicure”.
:- ))))))))))))
AMA.
Sbagli. Anzi, sbagli e dici giusto. E’ corretto dire che ti ho letto (sfortunatamente; a una certa ora, però, avevi altro da fare e non hai potuto aggiungere altro: fortunatamente), sbagliato dire che ti avrei citato. Se avessi dovuto citarti avrei dovuto scrivere:
“Il video dell’esecuzione di camorra commentato da Saviano è pornografia”;
“il video sull’esecuzione di comorra, fra l’altro commentato in maniera eccitata da Saviano”;
“Saviano era eccitato e divertito e gratuito nel commentare [il video]”
e infine:
“non dire cagate”.
AMA
Pubblicato 1 Novembre 2009 alle 12:42 | Permalink
Appunto, la FU, ben detto.
E le immagini servono solo a vendere di più o a far cliccare di più.
La gente che non legge guarda le immagini…
Ed osserva l’operazione. Assuefatta al potere.
Ciao, stupidina e continua a leggermi. Alla fine mi capirai.
AMA
Pubblicato 1 Novembre 2009 alle 12:42 | Permalink
“E le immagini servono solo a vendere di più o a far cliccare di più.
La gente che non legge guarda le immagini…
Ed osserva l’operazione. Assuefatta al potere”.
Ciao, Gertrude, stupidina, e continua a leggermi. Alla fine mi capirai.
ama contro saviano usi gli stessi argomenti dei camorristi
Funambola, quando il 31/09 alle ore 18.46 scrivi “senza sofismi senza se e senza ma” e “affanculo la letteratura” cosa vuoi dire? Io leggo che fare letteratura è uguale a sofismi, a se e ma e quindi deve andare affanculo; e quando il 1 novembre scrivi “tutto il resto è letteratura” cosa vuoi dire, se non “tutto il resto”? Se ho capito male è mio diritto, visto come scrivi. Argomenta tu quindi, se vuoi sostenere che non volevi dire quello che hai detto.
Lello, lo so bene che fai poesia, e ti stimo e ti apprezzo assai. Però anche tu hai scritto da qualche parte (non trovo il commento) “non voglio fare letteratura” (scusa se cito a memoria); la mia impressione è che “fare letteratura” sia considerato in qualche modo sconveniente (sofismi insomma) di fronte alle cose serie e gravi, come questa orribile vicenda. Invece non è così. La letteratura è semplicemente su un piano diverso, e ha una sua potenza rivoluzionaria e di denuncia che non è “inferiore” a un trattato o un réportage.
Caro Baldrus,
effettivamente io ho scritto la frase che citi a memoria, ma era in fondo a un post nel quale mi ero ritrovato a fare considerazioni sull’occhio e l’orecchio, che, a un certo punto mi erano sfuggite di mano e si erano trasformate in puro esercizio di stile. e mi sono tirato le orecchie.
Detto questo, io credo che in molti degli interventi di questa interessante discussione – che è una discussione evidentemente ‘politica’ – ci siano state posizioni sin troppo distratte a fare analisi mediologica, laddove il buon Niccolò M. avrebbe invece , con sprezzatura, rivendicato la necessità di stare alla ‘verità effettuale’.
non ho dubbi sulla possibilità della letteratura di dire la sua sulla realtà.
Sono anni che certi signori mi fanno carico dell’eccesivo ‘committement’ del mie sconcicate poesiole, credo che la nostra sia una società nella quale la partita che si gioca a livello dell’immaginario sia assolutamnete decisiva.
Ma ciò non toglie che letterati e poeti (Lello compreso) sian facili alla mutazione in mosche cocchiere e questo mi dà un senso di sottile disagio.
Le poesie non cambiano il mondo, ma non c’è mondo che cambi senza una nuova poesia, perchè, non faccio che ripeterlo, non si sognano sogni nuovi con parole vecchie. Ma quando, di fronte all’efficacia ‘politica’ di una scelta come quella di mostrare a tutti le foto di Stefano, si iniziano discorsi come quello del post che stiamo commentando, non posso fare a meno di esprimere il mio dissenso.
Stimo Piero da anni, ma leggere – ad esempio – oggi su E Polis le sue stesse posizioni espresse da uno come Barlozzetti, beh, mi fa un po’ impressione e mi conferma nelle mie convinzioni.
Quando, ottimi scrittori e scrittrici parlano di ‘assuefazione all’orrore’ a proposito di QUESTE foto, e non riferendosi, che so, a questa o a quella splatter fiction, a me viene un nodo alla gola.
Non mi è veneuto nemmeno in mente di teorizzare su certe cose, quando furono diffuse le impressionanti foto della Diaz, o i filmati sulla morte di Carlo… Ciò che ho pensato è stato che avevo davanti a me delle prove e se Cristo ha chiesto a Tommaso di credere senza prove, questa è proprio la ragione per cui io credo che più ce ne sono di prove e meglio è, meglio ancora se poi smuovono movimenti di opinione…
Il resto, in questo contesto, mi pare questione di lana caprina.
Se poi con assolutà levità si interviene nella discussione citando pareri ‘estetici’ di grandi autori a proposito dell’ARTE fotografica, per utilizzarli strumentalmente per intervenire nella discussione su QUESTE foto, allora vedo addirittura stagliarsi con chiarezza all’orizzonte la sagoma della vecchia famigerata,’moscacocchiera’, magari un po’ dandysnob… tutto qua.
I nodi davvero imprenscindibili di tutto questo nostro discutere mi pare li abbia sintetizzazti Giocatore d’azzardo.
Il problema è che in Italia operano corpi militari con funzioni di polizia giudiziaria, e questo è un monstrum giuridico (ed etico e politico) che è solo e tutto italiano. e accanto a questo mettici l’uso incivile di fare Ordine Pubblico armati (sia pur in presenza di norme che lo vietano esplicitamente), o di non aver ancora obbligato gli operatori del settore a prestare servizio rendendoli riconoscibili e individuabili con il vecchio metodo del numero di matricola visibile sul casco antisommossa.
Se fosse stato così noi avremmo risparmiato mesi di lavoro per individuare chi erano gli alti ufficiali dei CC presenti a Piazza Alimonda. Non che sia servito a molto, ma insomma a qualcosa è pur stato utile, se non altro perchè se ritroveremo questi signori in altri episodi simili (facciamo le corna!) almeno sapremo che son sempre loro.
Tutto qua. La letteratura intesa come analisi della ‘comunicazione’ e dei suoi effetti sull’immaginario, era insomma a mio parere piuttosto OT.
Con Stefano appena ucciso, come ho scritto nel mio primo post a me è sembrato addirittura Off Gusto…
Con ricambiata stima e simpatia
lv
PS: il problema vero è poi che come sottolineato da qualcuno (mi scuso, ma non ritrovo il commento, sono ormai tanti) la legge Fini-Giovanardi non è solo uno strumento repressivo, ma una precisa strategia di demonizzazione e di criminalizzazione di vasti strati di popolazione sulla base di precisi interessi economici travestiti da ideologie della ‘normalità’. e in questo son coinvolti tutti, e da questo punto di vista Schwarzenegger (si scrive così?) o l’ex sindaco repubblicano di New York sono certamente più liberal e a sinistra di certa nostra supposta sinistra che non è altro che un …’sinistra supposta’ (anche nel senso che al lemma ‘supposta’ avrebbe dato il buon Cipputi)….
Stefano è stato ucciso per questo, da questa legge prima che da chi lo ha percosso, o lo ha abbandonato senza cure, senza acqua, senza cibo…
Perchè non parliamo di questo? perchè tanti amici, scrittori, poeti non colgono la palla al balzo per dire, in ogni spazio che sia loro concesso, fosse pure solo quello dei commenti a questo post, che la legge Fini-Giovanardi è un orrore, un vergognoso orrore, perchè non dicono nulla sul fatto che sarebbe ora che in Italia l’ordine pubblico fosse competenza SOLO di personale civile, e non di corpi militari? A parte poche eccezioni, il silenzio è assordante. O almeno a mepare così, e che il dio dei vecchi poeti voglia che io mi stia sbagliando di grosso. sarei il primo ad esserne felice…
lv
“Ciao, Gertrude, stupidina, e continua a leggermi. Alla fine mi capirai”.
AMA, modera i toni con me: sopporto poco bene l’arroganza. Rileggi quello che hai scritto tu e quello che ho scritto io. Sono cose diverse: anche qui falsifichi la realtà (come per Saviano). Poi, sei talmente egocentrico da voler insinuare non so di preciso che: o che io m’impegni particolarmente a leggere te, quando invece leggo tutti, o che mi possa voler rifare ai pensierucoli tuoi “cagofonici”. Ti informo, visto che non leggi con attenzione, tutto preso come sei dalle tue “visioni”, che solitamente esprimo pensieri miei (che, è ovvio, possono anche essere uguali a quelli di altri, o diversi, o apparentemente simili ecc.) e quando voglio citare qualcuno che ha scritto qualcosa che mi piace oppure anche che non mi piace o al quale io mi voglia appigliare per fare un discorso mio, lo faccio in modo semplice e chiaro: aperte virgolette, testo, chiuse virgolette.
Salutoni
Caro Lello, che il proibizionismo in Italia sia un orrore e una vergogna lo dico qui e ora e l’ho detto un sacco di volte. E’ un’ipocrisia assoluta, e so da dove viene, ha una storia lunga. E’ iniziato col craxismo, furono loro, personaggi tra i più scafati, a introdurre la prima legge proibizionista. Li ho visti, alcuni di loro, farsi le canne, mentre il loro partito varava la legge. Ridevano, dicevano che bisognava accontentare la volontà popolare.
Non sono solo indignato, ho anche paura. Ho una figlia di 15 anni, un giorno lei e gli amichetti potrebbero incappare in una pattuglia di carabinieri o di poliziotti esaltati, e chissà cosa può succedere. Conosco anche loro, gli uomini in divisa fuori di testa. Quando abitavo a Roma mentre tornavo a casa una notte pensando ai fatti miei due ceffi della Digos, forse sotto l’effetto di stupefacenti, mi hanno sbattuto contro un muro, mi hanno infilato la canna di una pistola in bocca distruggendomi quasi l’arcata dentale superiore.
Li conosco, lo so come fanno, vorrei denunciarli tutti, vanno denunciati, combattuti, sempre. Anche se non sono tutti uguali, questo va precisato.
Sono anche d’accordo, in ultima analisi, a mostrare le foto in questione, perché sono immagini di denuncia, ma deve esistere un’etica, un rifiuto di indugiare sui particolari macabri, come fanno invece spesso i media con le immagini di eventi criminali. Sono d’accordo, anche se le obiezioni di Helena e Sparz mi fanno pensare: e quando non ci sono immagini-shock? La denuncia ha meno forza?
Però credo anche che sia non solo opportuno, ma importante portare avanti una battaglia letteraria, non solo sui contenuti, anche sullo stile. Per questo quando vedo che la letteratura viene invitata a farsi da parte, perché sono altre le questioni importanti, sono altri i contenuti, mi ribello perché capisco che questa battaglia è ancora lontana.
…sotto le forme variabili che l’uomo può rivestire
si cela una costante
un’essenza identica che spiega perchè
contro ogni apparenza di mutamento
noi ci muoviamo in un cerchio
e perchè
se perdessimo, a seguito di un intervento sovrannaturale
la nostra qualità di mostri e di fantocci
la storia scomparirebbe subito
provate a essere liberi: morirete di fame
la società ci tollera soltanto a patto che siate successivamente servili e dispotici
è una prigione senza guardiani
ma dalla quale non si evade senza perire
dove andare quando non si può vivere se non nella “città”
pur non avendone gli istinti
e quando non si è nè tanto intraprendenti da mendicare
nè tanto equilibrati
da dedicarsi alla saggezza?
alla fin fine si rimane lì
come tutti
fingendo di affacendarsi
ci si decide a questo passo estremo
grazie alle risorse dell’artificio
dato che è meno ridicolo simulare la vita
che viverla
finchè gli uomini avranno la passione per la città
regnerà in essa un cannibalismo mascherato
l’istinto politico è conseguenza diretta del Peccato
la materializzazione immediata della Caduta
ciascuno dovrebbe essere preposto alla propria solitudine
invece ciascuno sorveglia quella degli altri
gli angeli e i banditi hanno i loro capi
come potrebbero le creature intermedie
il grosso dell’umanità
non averne?
togliete loro il desiderio di essere schiavi o tiranni
demolirete la città in un batter d’occhio
il patto delle scimmie è siglato per sempre
la storia va per la sua strada
orda affannata tra crimini e sogni
niente la può fermare
quegli stessi che la esecrano
partecipano alla sua corsa”
ma la emili non si scoraggia
Quella vita che fu tenuta a freno
Troppo stretta e si libera,
Correrà poi per sempre, con un cauto
Sguardo indietro e paura delle briglie
Il cavallo che fiuta l’erba viva
E a cui sorride il pascolo
Sarà ripreso solo a fucilate,
Se si potrà Riprenderlo
Viva l’Anarchia abbasso la “letteratura”
baci
la funambola
baldrus
sono una fanatica dell’essenziale
essenziale che non ho trovato nel pensiero di sorrentino
chiedersi, come fa sorrentino , se il sacro può essere violato è domanda retorica
siamo in un mondo dove il sacro è violato sistematicamente
dobbiamo fornire esempi?
se sì signfica che non abbiamo più “occhi” per vedere
la domanda essenziale è una sola
perchè?
perchè permettiamo che il sacro sia violato
e affanculo la “letteratura”
baci
la fu
@ Antonello Cassano
Sei un idiota.
detto da te, che sputi sul nome di saviano, è un complimento. imbecille
Va bene, Funambola, riconosco questo bisogno di reiterare, di gridare più forte quando ci si sente criticati. Parli di saggezza, ma non c’è saggezza nel mandare affanculo una ricerca. E’ solo un riflesso del Kali-yuga, l’era in cui il sacro viene calpestato e il negativo trionfa.
La tua era, per come ti poni.
Saluti a te.
idiota imbecille fanculo
è come al funerale quando si litiga per chi deve portare la bara e fare più bella figura, più o meno. cucchi non è un caso letterario.
che schifo… noi italiani stiamo diventando più morti di cucchi.
mi spiace baldrus
ma credo che tu non abbia capito
comunque baci
la fu
…citando cioran
aparrag (se i tuoi insulti sono diretti a me), qui nessuno ha sostenuto che Cucchi è un caso letterario all’infuori di te. Il tuo commento, coi due che ti precedono, porta acqua al mulino di chi vuole eliminare del tutto i commenti.
Funambola, forse non ho capito, ma devi concedermi di non avermelo permesso, con quello che hai scritto.
…e le affermazioni degli antonelli cassano sono davvero idiote
ormai la discussione, se ce n’è stata una, è un ‘tantino’ degenerata. quello che volevo dire è che non si può sminuire con il termine ‘eccitato’ il commento di saviano sul video dell’assassino camorrista. si rischia, così, di sminuire tutto il lavoro svolto dallo scrittore nel portare alla luce tutta la drammatica emergenza che le mafie rappresentano al sud.
questo dovrebbe essere chiaro a tutti.
quanto alla questione principale, il caso cucchi, se è vero che da un lato le immagini di un morto ammazzato possono risultare a certi occhi pornografiche non lo sono i risultati nè i fini.
il fine della famiglia nel pubblicarle non era certo pornografico, quindi quelle foto per me non sono ‘pornografiche’ ma hanno un chiaro intento di scuotere l’opinione pubblica tramite un uso intelligente dei media.
funambula ti ringrazio per il plurale, ma sono uno. è ho un’opinione. diversa dalla tua. salutami la tua intelligenza
ci riprovo
condivido lo sgomento di piero sorrentino
credo che sia non solo legittimo ma fondamentale partire dalla domanda che piero si pone e ci sottopone
credo che sia “necessario” trovare risposte e porsi altre domande che vanno oltre il dato di fatto
credo che siamo molto in ritardo
“spero” che non sia troppo tardi
baci
la fu
scusa baldrus non mi riferivo a te era generale e il caso letterario era per dire la polemica su qualcosa che non ha senso per chi non l’ha provata.
i genitori di cucchi sono liberi di fare cosa cazzo vogliono con le foto del loro proprio figlio morto.
fossi stato io, al posto del padre o di qualche altro familiare, avrei
************************[niente affermazioni di cui poi pentirsi, per favore – la redazione ] al primo sbirro che avrei incontrato per strada. in certi casi occhio per occhio dente per dente.per il resto, ci ‘scorderemo’ presto anche di questo altro cadavere.
forse perché noi italiani siamo bravissimi accademici della parola della retorica della schermaglia dialettica della raffinatezza sardonica e ironica, diciamo che nonostante tutto amiamo l’abito scuro e non facciamo mica casino in piazza per uno che muore per alcuni grammi di fumo mentre -chissà come mai- svastichella non l’hanno sfiorato nemmeno con un dito.
scusate, non vi offendete, ma a me ‘sto paese mi fa veramente schifo!
perché siamo ipocriti e polemizziamo su tutto “e poi non cambia niente”.
adieu!
…citando de andrè
Quando ero piccolo m’innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei sui fatti tuoi
e al dio degli inglesi non credere mai.
E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in “Coda di lupo”
cambiai il mio pony con un cavallo muto
e al loro dio perdente non credere mai
E fu nella notte della lunga stella con la coda
che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a cena
era sporco e pulito di sangue e di crema
e al loro dio goloso non credere mai.
E forse avevo diciott’anni e non puzzavo più di serpente
possedevo una spranga un cappello e una fionda
e una notte di gala con un sasso a punta
uccisi uno smoking e glielo rubai
e al dio della scala non credere mai.
Poi tornammo in Brianza per l’apertura della caccia al bisonte
ci fecero l’esame dell’alito e delle urine
ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
– Per la caccia al bisonte – disse – Il numero è chiuso.
E a un Dio a lieto fine non credere mai.
Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
capelli corti generale ci parlò all’università
dei fratelli tutte blu che seppellirono le asce
ma non fumammo con lui non era venuto in pace
e a un dio fatti il culo non credere mai.
E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
che ho imparato a pescare con le bombe a mano
che mi hanno scolpito in lacrime sull’arco di Traiano
con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
ma colpisco un po’ a casaccio perché non ho più memoria
e a un dio senza fiato non credere mai.
mi scuso per la mia sgrammaticata stupidità.
caro gianluca
qui, come fuori, tutto corre veloce, in un autismo corale che si infiamma per l’ultimo orrore, dimentico della storia e della memoria.
ci stanno dividendo, ci vogliono divisi, rancorosi, disperati e noi non siamo in grado di contrapporre a questo disegno se non eghi smisurati, particolarismi, distinguo, personalismi, ripicche finchè non ci resterà altro che la paura come estremo fortino entro il quale consumare in silenzio il nostro sgomento.
abbiamo perso la capacità di “ascoltare”, abbiamo perso la capacità di “fidarci”
siamo sempre in prova, sempre
il potere invece ha superato tutte le prove e tutte le resistenze.
ma è consolante che tu ti sia scusato, è umano, è empatico, è umile
la mia pancia vorrebbe devastare, bestemmiare, urlare, far del male, la mia pancia vorrebbe vendetta
e io anche, come te, insieme a te, mi scuso per la mia sgrammaticata stupidità…ma a un dio senza fiato non voglio credere,mai
ti abbraccio
la funambola
…e AFFFANCULO LA letteratura
la fu
funambola, ti voglio bene.
APPARENTEMENTE OTTI’
http://www.autistici.org/macerie/
Trovo imbarazzante dovermi difendere dall’accusa di rappresentare un pericolo per la tranquillità di questo ordine sociale. Per non cadere nel ridicolo, non lo farò. Ma mi preme precisare una cosa: rifiuto categoricamente di essere definito “leader” di un qualsiasi movimento. Se lo scrive un giornalista, è solo una volgarità che non merita neanche una risposta. Ma se lo scrive la Questura, allora si tratta un grossolano errore. Chi lo dice non ha capito assolutamente nulla di come pensano, si organizzano e agiscono gli anarchici. Ed è un bene che sia così: non intendo fornire al nemico ulteriori elementi utili alla comprensione. Quanto alle rivolte nei lager per gli sfruttati stranieri, rivolte che io contribuirei a provocare, è semplicemente risibile l’idea che esse abbiano bisogno di volantini, scritte sui muri, petardi o palline da tennis per continuare a scoppiare. Per quello, basta la violenza delle guardie e la follia di un Ministro degli Interni.
Qualcuno penserà che in fondo me la sono cercata, che me la sono voluta. Anche, per esempio, con questa dichiarazione. A costoro rispondo con un sorriso, dicendo che il mio unico rimpianto è quello di non aver fatto abbastanza, e abbastanza bene. Proprio nei momenti come questo, momenti in cui è più evidente che la Legge è sempre dalla parte del più forte, del più potente, del più arrogante, momenti in cui un poliziotto può pensare di far ritrovare delle finte molotov per giustificare una carneficina, momenti in cui un pubblico ministero può pensare di telefonare a un giudice per raccomandare una severa condanna, proprio in momenti come questo i limiti stabiliti dalla Legge non possono rappresentare un vincolo per fare quello che ciascuno di noi ritiene giusto, e necessario. In fin dei conti, converrete anche voi, la libertà è sempre una questione di forza.
F.M. – Torino, 9 ottobre 2009
Prendo la parola per pochissimi minuti, perché è uno solo il punto che vorrei sviluppare in quest’aula e di persona rispetto alle richieste che vi ha presentato la Questura di Torino nei miei confronti. Degli altri aspetti di questa vicenda se ne può occupare meglio di me il mio avvocato nel quale ripongo piena fiducia.
Sappiate che mi costa un certo imbarazzo questo breve intervento. E già, perché qui vi debbo parlare non degli “episodi delittuosi” che mi hanno visto protagonista negli ultimi diciannove anni – per usare le parole della Questura. No. L’argomento della discussione di oggi sono io. Sono io con le mie scelte di vita e le mie attitudini. E come sapete è sempre imbarazzante parlare di se stessi. Ma altrettanto imbarazzante dovrebbe essere per un giudice discutere di cose impalpabili come le vite degli altri, come le scelte degli altri, e non di fatti materiali ed accertabili. E quando queste scelte che vengono messe sotto la lente d’ingrandimento sono scelte di campo nella lotta sociale, ecco allora che siamo di fronte ad un pauroso slittamento del Diritto e delle sue teorie. Slittamento che è indicativo di un’epoca e che conferma ciò che quelli come me hanno sempre pensato del ruolo concreto della Legge e dei tribunali nella Storia.
Veniamo al dunque. Nelle battute conclusive della lunga nota da lui redatta, il Signor Vicequestore Spartaco Mortola parla di me come di un individuo totalmente privo di scrupoli e di principi morali. Salto d’un balzo discussioni tediose sulla differenza tra etica e morale per dirvi solo questo: proprio perché sono un anarchico, proprio perché sono uno di quegli amanti spassionati della libertà che pensano che non debba essere la Legge a guidare i passi degli uomini, proprio per questo ogni cosa che faccio è ispirata a delle scelte etiche, a delle scelte di campo, ad una idea di giustizia precisissima ed esigente. Non posso dimostrare di esserci riuscito sempre e fino in fondo, certamente: ma che non mi si parli di “assenza di scrupoli e di principi”.
Del resto, se non avessimo “scrupoli” e “principi” né io né i miei compagni avremmo speso tanto tempo e tante energie per batterci contro i Centri di detenzione per stranieri senza documenti. Cosa ce ne viene, da questa lotta? Guadagni e promozioni? Visibilità sociale? Potere? Niente di tutto questo. A motivarci c’è solo la certezza che la libertà degli altri determini anche la nostra. La gente senza scrupoli va cercata tra chi li ha costruiti e chi li gestisce, i Centri, tra chi sorride di fronte ai pestaggi, alle umiliazioni, alle violenze. Non certo tra chi li vorrebbe chiudere per sempre.
Se proprio dobbiamo parlare di scrupoli morali e di principi, allora, parliamone sul serio. Chi ha redatto le note che avete tra le mani si chiama Spartaco Mortola e verrà ricordato per chissà quanti anni ancora per il sangue sparso sui pavimenti della Diaz nel 2001 genovese. È lui che è privo di scrupoli, non io. Il ministro degli Interni che gli fa da principale, poi, si chiama Roberto Maroni. Quello che ha detto che bisogna essere “cattivi con i clandestini”, quello che ha riso insieme a tutta la gente del suo partito di fronte alle stragi nel Mediterraneo di questa estate, quello che non ha fatto una piega quando gli sgherri di Gheddafi, per proteggere le nostre frontiere, hanno ucciso a coltellate e a colpi di bastone i profughi somali evasi dal campo di detenzione di Ganfuda. E mi si viene a parlare a me di principi morali e di violenza?
Ironia della sorte, anche il Pubblico ministero di questo procedimento, il dottor Padalino, ha le sue belle responsabilità. Penso solo alla legge – da lui tanto rumorosamente voluta e propagandata – che punisce chi si cancella le impronte digitali. Per colpa di quella legge sono finiti in carcere in Sicilia dei disertori dell’esercito eritreo che si erano abrasi i polpastrelli per riuscire a raggiungere i propri parenti nel nord dell’Europa. Uomini scappati dalla guerra e scampati al naufragio che finiscono in carcere appena sbarcati, tritati dall’isteria securitaria di questi anni oscuri. E sono io quello che non pensa alle conseguenze delle proprie azioni?
Vedete, c’è una distanza incolmabile tra personaggi come quelli che mi accusano e la gente come me e i miei compagni. Ed è data proprio da questo: noi gli scrupoli ce li abbiamo, noi non muoviamo passo se non siamo proprio sicuri che ciò che facciamo sia giusto fino in fondo, se non siamo sicuri che i nostri mezzi siano coerenti con i nostri obiettivi. Senza nessun interesse nascosto, senza ricercare il potere e neanche la fama. Gratuitamente, senza aspettarci nulla in cambio, solo per un senso di giustizia che sempre più spesso è completamente al di fuori della Legge.
ANCH’IO TI VOGLIO BENE GIANLUCA :)
la fu
ma l’affermazione di cui pentirmi era ‘che avei incontrato’, è quella la sgrammaticata stupidità. vorrà dire che d’ora in poi ci penserò due volte prima di iniziare a pensare.
cercherò di ingabbiarmi nell’autocensura, cercherò di studiare l’italiano.
adéu :)
[…] Alcuni link, nella miglior tradizione del cyber-movimentismo: http://www.articolozero.org/ http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Federico_Aldrovandi http://www.faraeditore.it/html/neumi/protesto.html https://www.nazioneindiana.com/2009/10/31/quanto-costano-le-fotografie-di-stefano-cucchi/ […]