Canzoniere brasiliano 4 – Uragano Elis

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di Sergio Pasquandrea

(con un ringraziamento particolare a Vincenzo)

Elis Regina è uno dei motivi per cui quest’universo merita di esistere.

Bambina-prodigio, firmò il suo primo contratto a 13 anni e a 15 aveva già registrato un disco ed era diventata una celebrità nella sua città natale, Porto Alegre. Nei primi anni Sessanta si trasferì a Rio de Janeiro e cominciò a farsi notare nei locali di Beco das Garrafas, la strada di Copacabana dove si poteva ascoltare la miglior musica del Brasile. Il successo arrivò quasi immediato.

Per tutti gli anni Sessanta e Settanta Elis fu la musa di Antonio Carlos Jobim, Vinicius De Moraes, Edu Lôbo, Carlos Lyra, Baden Powell, e poi anche dei nuovi autori come Caetano Veloso, Gilberto Gil e Milton Nascimento. Come molti altri artisti brasiliani, criticò apertamente il regime militare che dominò il Brasile a partire dal 1964, e solo la sua enorme popolarità le risparmiò l’esilio, che toccò invece a  Veloso, Gil, Buarque e molti altri.

Elis fu, per certi aspetti, quello che in Italia, negli stessi anni, era Mina: non solo una grande cantante, ma una vera e propria icona della cultura popolare, amatissima e imitatissima. Come Mina, ebbe il suo programma televisivo, di enorme successo, intitolato “O fino da bossa” e andato in onda dal 1965 al 1967. Come Mina, ebbe una vita privata burrascosa, costellata di scandali, peggiorata per di più da un carattere non proprio facile; fra i suoi tanti soprannomi, due sono significativi: “Pimentinha”, peperoncino, e “Furacão”, uragano.

In realtà le sue memorabili sfuriate nascondevano una personalità fragile, perennemente insoddisfatta, che la portò all’abuso di alcool e poi alla morte prematura, nel 1982, a soli 36 anni, per un’overdose di cocaina e superalcolici. (Almeno centomila persone parteciparono al funerale, e molte altre la vegliarono per tutta la notte, cantando a squarciagola le sue canzoni e bloccando il traffico nelle strade di San Paolo).

Ma soprattutto Elis fu un’artista dalla personalità magnetica, dotata di un’intensità inimitabile e di un carisma interpretativo mai più eguagliato.

*

Di Elis vorrei proporvi tre filmati.

Il primo, brevissimo e purtroppo di non ottima qualità, la coglie nel 1965, durante la finale del primo Festival de Música Popular Brasileira. Elis aveva appena compiuto vent’anni, non aveva ancora la celebre acconciatura alla maschietta, ma era già immensa. Cantava un pezzo di Edu Lôbo e Vinicius De Moraes, intitolato “Arrastão”.

Vinse, ovviamente, e terminò il brano in lacrime, travolta dall’emozione, spalancando le braccia come il Cristo del Corcovado, tra gli applausi e le urla di un pubblico impazzito. La canzone fu poi censurata dalla dittatura militare, perché il testo era ispirato alla vita dei più poveri tra i pescatori, con i loro riti e le loro divinità di origine africana.

Il secondo filmato contiene il celeberrimo “Aguas de Março”, nell’altrettanto celeberrima versione che Elis incise con Jobim nel 1974 per il disco “Elis & Tom” (a detta di molti, il più bel disco di bossa nova mai pubblicato). Il brano l’avrete sentito tutti, ma lo ripropongo per due motivi: primo, perché è uno dei capolavori della musica di ogni tempo; secondo, perché forse non avete mai visto questi due geni cantare.

In realtà pare che l’incisione non fosse andata proprio liscia: Jobim non era soddisfatto degli arrangiamenti di César Camargo Mariano, all’epoca marito della cantante, mentre Elis era tesa perché il disco rappresentava per lei la prima occasione di lancio in grande stile negli Stati Uniti.

Insomma, tra i due c’erano state parecchie scintille. Però osservateli mentre cantano, rilassati, allegri, sorridenti. C’è tutta la gioia, la naturalezza, il divertimento che sono la vera anima della música popular brasileira.

E infine, questa è Elis nel 1972, in Italia, ospite alla Rai nello storico programma “Teatro 10”, condotto da Mina (anche lei, per inciso, grande appassionata di musica brasiliana).

A quei tempi, la domenica in prima serata, Mamma Rai passava cose come questa.

2 COMMENTS

  1. Grazie per il canto, la luce, il colore, l’ombra.
    Omaggio alle donne impegnate nella vita e nell’arte,
    sole.
    Peperoncino, uragano: mi piace!

    E’ una bella matina che inizia.

  2. lei cantava con il corpo, con l’anima tutta, completamente coinvolta era impossibile resisterle.
    ancora oggi a guardarla nei filmati e’ davvero una forza della natura, la sua risata, la sua voce, tutto, una gioia!

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Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010) e le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.