Se questo è d’uomo
Quel volto di sangue vero
di
Beppe Sebaste
Io ho paura. Di quel volto imbrattato di sangue, di quello sguardo. Quelle foto sono già un’icona contemporanea, un evento – che lo vogliamo o no – estetico, cioè politico. Nel flusso delle pose, delle immagini patinate e intinte di cerone, quel volto umano e per questo inaudito del capo, intriso di sofferenza e di odio, mi turba come – per esempio – un’opera-installazione di Maurizio Cattelan. E’ sangue vero – anche questo mi stupisce. Rosso. Comune e mortale. Volto, per una volta, nudo. Volto che, per una volta, soffre (s’offre). Utopia di una comprensione, una conversione, che non avverrà mai. Anzi.
Ho paura della violenza, di ogni violenza. Mi sento colpito, irradiato da un’energia negativa emanata da quel volto, nonostante ogni compassione. Se è l’era di un nuovo realismo, ho paura della brutalità della cosiddetta realtà. Mi fa anche già paura il fatto che sento di non riuscire a esprimere liberamente il flusso di pensieri e di associazioni di idee, anche solo intellettuali, anche puramente estetiche (se esistono), che quella sequenza di immagini mute mi suscita. Ho paura della mia autocensura, presentimento di una pesante censura. Paura dell’immensa violenza di rimbalzo. Paura di vedere, in quella bocca piena di sangue, l’immagine simmetrica della bocca che ride per mostrare i denti. Paura di scorgere, nel ghigno dell’umana sofferenza, un soffio algido di vendetta.
P.S. Leggo che l’aggressore, un ingegnere di 42 anni di nome Massimo Tartaglia, in cura per problemi psichici da une decina d’anni, quando i poliziotti lo hanno trascinato via dalla piazza dopo l’aggressione ripetesse: “Non sono io. Io non sono nessuno”. Soprattutto mi colpisce apprendere che 15 anni fa Massimo Tartaglia fosse comparso sui giornali accanto a fotografie di una sua invenzione, i “quadri musicali”. “Coniugando la passione per l’elettronica con il gusto per l’arte astratta, Massimo Tartaglia realizzò dei piccoli quadri che si illuminavano di luce colorata diversa ogni volta che nella stanza in cui erano appesi si ascoltava della musica. L’invenzione finì presto in un cassetto e dei “Quadri musicali” non si sentì più parlare”. Che l’aggressore abbia flirtato con l’arte astratta – quella che il ministro Bondi, come ha ripetuto spesso, non capisce e disprezza – è senz’altro una più che simbolica aggravante. (Ciò che personalmente mi ricorda, alla luce di quanto ho scritto sopra, sulle immagini dell’aggressione come evento ineluttabilmente estetico e inaudito, il fatto che il capo dei kamikaze delle Twin Towers (11 settembre) avesse studiato architettura in Germania).
Nota di effeffe
“La pratica della violenza, come ogni azione, cambia il mondo, ma il cambiamento più probabile è verso un mondo più violento” Hannah Arendt, Sulla Violenza, p 87
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E’ un testo bellissimo che dà uno schiarimento alla mia paura:
la violenza,
la violenza sentita dentro e fuori.
Più della manera da cui parlano i giornalisti dell’evento,
mi va dritto al cuore questo testo.
Non ho visto il volto nudo e in sangue e non ho capito
che la notizia sia già conosciuta in Francia, ieri, come accadimento
grave.
Penso che è un gesto di disperazione, con il simbolo ironico del duomo,
questo piccolo oggetto che accompagna il turista che ha la nebbia che
cade negli occhi.
La violenza mi fa paura,
ma non capisco l’emozione che prende tutto un paese.
Mi fa pena quest’Italia, in cui la lotta politica rischia di trasformarsi in guerriglia di tipo sudamericano. Io non ho gioito per l’aggressione a Berlusconi. La violenza e’ un segno di barbarie, dalla quale l’uomo forse non si affranchera’ mai(tremila anni di civilta’ non sono serviti), ma che indigna e fa orrore. Umanamente mi e’ dispiaciuto. Non condivido quasi nulla dei pensieri e dei comportamnti di Berlusconi, ma e’ un essere umano come me e desidero che venga rispettata la sua incolumita’ fisica esattamente come quella mia. Questo sentimento mi e’ stato inculcato dalla educazione cristiana ricevuta in famiglia ma non e’ certo monopolio di una religione: e’ piuttosto un imperativo della ragione morale.
Il gesto inconsulto dello squilibrato deve fare riflettere tutte le parti in gioco, e soprattutto lui, Berlusconi, che spero si ricordera’ finalmente di essere il capo del governo di tutti gli italiani.
Ieri è stata effettivamente una giornata molto violenta, pure troppo, per essere Domenica, e per essere, tutto sommato, periodo d’Avvento.
La violenza, uno. Arriva l’eco di Khamenei, Suprema Guida dell’Iran: “Elimineremo l’opposizione”, dice. Si riferisce alle proteste che durano ormai da sei mesi nelle piazze del Paese per la contestata rielezione del Presidente Mahmud Ahmadinejad. Si teme per la vita del leader degli oppositori, Mousavi.
La violenza, due. Berlusconi parla a Milano, in Piazza del Duomo, nell’evento confezionato per lui dal titolo “Festa del tesseramento del Pdl”. La violenza è quella della telecamera. Si intuisce che la piazza (incredibilmente: siamo a Milano, la sua Milano) non è affatto schierata tutta a favore del Premier. Ci sono delle contestazioni. Ma noi lo sappiamo dal nervosismo di Berlusconi, non certo dalla telecamera, che trasmette solo il primo piano del Presidente del Consiglio, e ogni tanto stacca su qualche bandiera tricolore, qualche volto di bambina gioiosa. C’è una contestazione pacifica. Lui sbotta. Attacca Capo dello Stato, Corte Costituzionale, magistratura. Poi urla: “Per questo dobbiamo contrapporci a voi: vorreste trasformare l’Italia in una piazza urlante”. E ancora :”Vergogna! Vergogna! Vergogna!”.
La violenza tre. Berlusconi scende tra la folla per il solito panegirico di abbracci, baci, autografi, strette di mano. Il signor Tartaglia colpisce con un oggetto contundente, che si scoprirà poi essere un souvenir del Duomo di Milano (che Paese straordinario, il nostro…) il Presidente del Consiglio. Di quei momenti sappiamo tutto, tranne una cosa: a cosa servono le circa settanta guardie del corpo del Premier?
Un ricordo di violenza (a proposito di protezione personale): 4 Giugno 2009. Un giornalista straniero vuole avvicinare Berlusconi. La guardia del corpo è categorica: “Se sei un sostenitore puoi avvicinarti, se sei un giornalista, no”.
La violenza, quattro. Aggrediscono e bloccano Tartaglia nella concitazione del momento, con foga, rabbia, e un po’ di colpi. Mentre lo portano via, Tartaglia continua a ricevere colpi da dietro, botte in testa. Per carità, nessuno si aspetta la calma olimpica in queste occasioni. Ma nella folla, in quella folla, erano pronti al linciaggio.
La stupidità. Gianfranco Miccichè, quello del Pdl con il trattino, commentando i fatti, dice: “La smettano con i no B-day, con le volgarità scandalistiche e con le continue calunnie degne del più becero pentitismo”. Ovvero: una persona instabile ha colpito al volto Berlusconi. E quindi: basta proteste in piazza, basta rivelazioni sulla dipendenza dal sesso del Premier, basta alle inchieste e ai processi in corso.
Opposizione eliminata, con un colpo di souvenir.
P.S. Cosa è successo. Uno stupido ha compiuto un gesto violento. Tra l’altro stupidità e violenza, sotto ogni forma (checché ne pensi Obama), vanno sempre a braccetto.
bellissima la citazione della grandissima hannah arendt e bellissimo il libro da cui l’hai tratta, libro che a suo tempo venne accolto proprio a sinistra con moltissime polemiche.
Ad ogni modo la cosa più divertente l’ho letta sul mio blog ora dove uno commenta rispondendo alla mia affermazione che sarebbe stato meglio se tartaglia avesse usato una scarpa ….
il commentatore dice: Pensa cosa sarebbe successo invece se gli avesse tirato un minareto!!!! Sarebbero scopppiati veri e propri pogrom da Brescia a Treviso! Per fortuna ha usato un simbolo cristiano. Fa meno male
chi ha gioito di quel gesto oltre ad essere un irresponsabile, è un idiota.
effeffe
salve… in verità, questo breve testo scritto a caldo lo cambierei ogni mezz’ora, perché su questa vicenda su questo evento, sto cambiando opinione ogni mezz’ora che passa. l’unico punto fermo è che si tratti di un evento spartiacque sul piano lingistico, mediatico, ed estetico (politico, certo…). oggi tra i giornali ho comprato per la prima volta “Il Giornale”: irresistibile (quasi affascinante, come un Bacon serializzat da Warhol) la copertina con il primo piano a tutta pagina del primo piano del volto di Berlusconi pestato e imbrattato di sangue. Nessun dubbio, nemmeno da parte dell’edicolante e del crocchio di clienti, sulla lucidità del suo staff nell’esibire (ostentare, od “ostendere”, come si dice della Sìndone) il volto sofferto e violato, nonostante anni di cura, dissimulazione e simulazione dei segni della temperie del tempo, della fisicità e dell’imfermità di noi mortali. E questo mi sembra molto importante. Molto perturbante.
Di quesa lucidità io ho paura. E ancora: l’uomo più potente d’Italia picchiato – ovvero reso nuova e dirompente immagine nel mercato mondiale delle immagini – da un malato di mente che urlava, mentre lo portavano via, “io non sono nessuno!”. Il simbolico è forte…
E ancora (grazie all’idea di effeffe di riprodurre il Duomo mignon, corpo contundente che ha ferito il volto di berlusconi: ma voi avee letto The Dome di teophen King? ne ho parlato a Fahrenheit qualche giorno a con la Lipperini, e ci sembrava di parlare d un docmentario didattico sull’Italia. Dome, duomo, cupola… accidenti, io non riesco a non pensare a una barocca, impazzita poetic justice in tutto questo – e sia chiaro, resto nella sfera dell’estetico, o del semiologico…
due link:
uno su king:
http://beppesebaste.blogspot.com/2009/11/una-dittatura-piuccola-piccola-under.html
l’altro per il dibattito interessante che si è creato, sul mio testo a caldo riportato sopra:
http://beppesebaste.blogspot.com/2009/12/quel-volto-di-sangue-vero.html
condivido in toto dubbi e paure, simboliche e reali (che poi è lo stesso).
La citazione della Arendt, per quanto possa essere “bella”, è storicamente infondata. La Resistenza fu pratica violenta, anche terroristica; l’Italia che costruirono i partigiani fu più violenta di quella ante-guerra o di quella durante il periodo di guerra?
ng
ng
per risponderti basterebbe che ti dicessi di leggere l’intero saggio della Arendt che affronta questioni ancora più radicali – vd rapporto potere violenza o ancor di più le riflessioni sui campi di concentramento. La citazione estrapolata – un atto in sé assai violento- in questo caso andava intesa come una punteggiatura necessaria al post. Un voler esprimere – a parole non mie- il mio sgomento di fronte alla sindrome della manella. Mi ha francamente scosso – e dunque non commosso- la mano inguantata del lanciatore quanto quella degli aspiranti linciatori che mollavano buffetti al passaggio dell’ “attentatore”, o dei mancati lanciatori che gli avrebbero volentieri dato una pacca sulla spalla. Io non credo alla violenza, nemmeno quando, diciamolo pure assai codardamente, dissi “peccato” dopo il fallito attentato a Pinochet.
effeffe
Ma il saggio della Arendt lo conosco molto bene; faccio parte di quella sinistra che lo criticò e che critica ancor oggi l’autrice (Zizek buon ultimo) …
Io non ho gioito di quanto accaduto ieri; ma neanche mi sono sentito scosso. In fondo, è il gesto di un soggetto malato. Ben peggio la violenza della polizia del giorno prima, anche simbolicamente.
Sul credere o meno alla violenza, sinceramente, in astratto non so che dire: dipende dai contesti. Una volta Cristo porge l’altra guancia, un’altra impugna la verga e scaccia i mercanti dal Tempio …
ng
[…] paura condivisa a firma beppe […]
Non si è fatto nulla, non può essersi fatto nulla, lui è immortale, è un simbolo eterno.. un dio, quello non è sangue: è splatter cinematografico; è tutta una meravigliosa simulazione, grande recitazione, grande simulazione del dolore fisico, grande regià, l’idea del souvenir è geniale, bravi, bene clap..clap;
.. w le shop opera televisive, w la comunicazione mediatica.
condivido tutto, parola per parola
ng
io invece non appartengo, il che , da un certo punto di vista, mi sembra piuttosto una fortuna
effeffe
I livelli dei toni politici erano “saliti troppo in alto” sino all’ultimo scontro istituzionale tra Napolitano e Berlusconi. il cattivo esempio arriva proprio dal sistema-potere. In questo caso è confermato il caso isolato di un “depresso” ma temo che siamo solo agli inizi di una violenta deriva se la politica non riuscirà a risolvere i problemi del paese reale.
Chissà quali sarebbero stati i commenti del paese e dell’intera classe politica se a colpire Berlusconi fosse stato un disoccupato disperato con moglie e figli a carico? (ipotesi da non escludere)
Alla fine chi è che minaccia la guerra civile e lo stravolgimento della costituzione? chi è che si appella al popolo padano perchè sia pronto con i fucili? chi è che manda in giro ronde di matrice non chiara? chi è che dà quotidianamente dell’imbecille agli avversari politici? chi è che tuona contro i magistrati definendoli delinquenti? chi è che scatena guerre di religione e dà del mafioso perfino a un cardinale colpevole soltanto di aver ricordato valori di solidarietà? La tempesta si abbatterà su questa classe dirigente, se non decide di cambiare rotta immediatamente.
Lei è geniale. Ha saputo tradurre in parole i pensieri che si formavano nella mia mente guardando le immagini e che mai avrei saputo descrivere con tale maestria. Grazie.
Scrive Veronique dall’esterno “La violenza mi fa paura, ma non capisco l’emozione che prende tutto un paese.” E ha ragione. Noi ci viviamo, nella violenza. Un violenza manipolatoria, cattiva. Che poi si coaguli d’un tratto nel “disagio psichico” di un tale (un Utys nell terra di nessuno), non fa sorpresa. Perché quel disagio psichico è immediatamente disagio psico-sociale. Non è violenza forse chiudere piazza Fontana al corteo di chi vuol farne memoria e farlo manganellare e poi al tg parlare di “tafferugli” con immagini in cui i poveri poliziotti vogliono difendersi senza riflettere sull’inaudita violenza del chiudere fuori quel migliaio di persone? E’ un esempio, che cito perché c’ero e perché era a pochi passi dal Duomo il giorno prima. Tartaglia magari non ne sapeva nulla (ma di Tartaglia, in fondo, non me ne frega un granché, né tantomeno mi interessa giustificare il suo gesto), ma è un clima complessivo che va compreso. Non si può scorporare un gesto da quanto precede e segue – perché se è così, di che stiamo parlando? – di un cazzotto, come ogni giorno accade in un qualsiasi bar.
‘Io ho paura’ ..è quello che ho provato immediatamente dopo aver saputo.
Io ho pauuuuuuuuuuura. Credo che questo clima esasperato di violenza non si restringa al singolo di turno, ma paradossalmente si estende a macchia d’olio verso tutti, tutti gli italiani ..ogni singolo individue, anche il più disinteressato, ingenuo o tranquillamente in disparte.
TUTTI gli italiani sono in pericolo perché vivono delle stesse leggi, di diatribe, di attacchi continui a destra e a manca, attacchi che sarebbero e sono inaccettabili persino in seno a una piccola famiglia.
Considerando l’italia una famiglia ..perché ci piaccia o no ci viviamo ..e non possiamo neppure abbandonarla come si può fare nel piccolo di un rapporto privato.., siamo tutti coinvolti in ogni episodio.
Pensate ci possa essere sicurezza per il cittadino comune? Può il singolo italiano muoversi con serenità in questa terra nostra che sembra ci arda sotto ai piedi?
Chi mi risponde?
Abbraccio tutti, ogni amico che come me si sente solo, indifeso. E lo abbraccio come per creare idealmente una forza intelligente d’amore e di rispetto umano.
Cordiali saluti
Rina Accardo
Ho la chiara percezione che quanto accaduto ieri segni uno spartiacque epocale nella storia della nostra democrazia (?). E credo che questo sia non l’apice, bensì l’inizio di una materializzazione dell’odio (e dell’insofferenza, e insoddisfazione, e ingiustizia, e disparità, e inganni, e ignoranza, e malfunzionamenti, e falsità, e giochi di potere, e ipocrisie, e ricatti, e superficialità, e psicosi, e alienazione, eccetera eccetera) che permea la nostra aria. Viviamo un momento letteralmente tragico: come dice Sebaste, l’immagine di ieri ne è la copertina ideale, il sunto fulminante, è l’illuminazione orrorifica dentro cotanto buio.
bene per l’indignazione di sebaste, ma faccio notare che a quest’indignazione non ha affatto diritto la destra. chi ha pensato anche per un attimo che possa essere giusto sacrificare la vita di milioni di innocenti nelle guerre del petrolio, di fronte al naso rotto di un mezzo delinquente dovrebbe avere la dignità virile di non aprire nemmeno bocca.
il gesto isolato di un singolo (instabile psichicamente) non permette, secondo me, di pensarla in questi termini. poi B., con grande colpo di genio (mediatico) ha fatto l’ostensione di sé stesso davanti alle televisioni: poteva andarsense, molto più dignitosamente, all’ospedale, in silenzio.
prepariamoci a mesi di vittimismi e di “chiagne e fotti”, tutto si ribalterà, naturalmente, sull’opposizione, magari cercando (come ora si sta cercando di fare) di oscurare alcuni siti web non allineati e cose simili.
Non capisco tante “fracas” per un naso rovinato.
Beaucoup de bruit pour rien.
Niente da giustificare della violenza che non amo,
non mi piace vedere un volto in sangue,
ma mi sembra più burlesco che tragico.
Trovo invece inquietante la reazione quasi
appassionata dei giornalisti e dei commentatori,
per un gesto isolato.
perfettamente in linea con Liviobo.
Il gesto violento come la violenza di ogni tipo e genere è sempre da condannare, tuttavia senza andare lontano a parlare di guerre e di petrolio, in casa assistiamo ogni giorno ad esternazioni di offesa e ferocia repressiva ed intollerante verso tutto ciò che è “altro” (anche con l’appoggio della pietas clericale), che (quelle) fomentano sì l’odio e la violenza stessa, innescando una spirale di “faziosa” divisione del paese in bianchi e neri (o rossi, che dir si voglia), buoni e cattivi, strumentalizzando la capacità cognitiva di tanta (troppa) parte del popolo rimbecillito dal bombardamento mediatico cui è sottoposto da ormai 40 anni.
Che poi “un matto” realizzi il sogno represso di molti (seppur pochi) …. beh, non mi pare si possa – a questo punto – considerare strumentabile da parte di chi della violenza verbale tra vittimismo e divismo fa il suo mestiere.
Il guaio è che quelli che esprimeranno da oggi in poi semplici conseguenziali pareri come questo, saranno tacciati come “violenti”, “terroristi”, etc … e dovranno camminare rasenti al muro, più di ieri.
Un bravo e un grazie a Beppe Sebaste per questo pezzo bello e denso, da leggersi in paio col testo di Marco Belpoliti sullo stesso argomento.
Sì, Beppe Sebaste ha scritto molto bene.
Però io sono diffidente: ho dei sospetti.
Il capo sta recitando una nuova parte, vuol passare sempre più come la vittima sacrificale del gran complotto dei poteri forti e dei comunisti.
A costo di perdere denti e aver un lacerazione sul sacrosanto corpo suo potrebbe guadagnarne nell’immagine.
Ne guadagnerebbe il corpo del suo potere.
E se il cosidetto “malato mentale” fosse stato comprato, pagato?
MarioB.
La penso esattamente come marco saya, natalia castaldi, livio bo (assolutamente lapidario), domenico I e véronique vergé nel commento delle 16.04. il senso di equità dei puri di cuore vorrebbe che il “mezzo delinquente” ubriaco di narcisismo di sé rinsavisse e facesse atto di contrizione, invocasse un mea culpa per anni e anni di straparlìo condito di provocazioni , disprezzo, violenza verbale dal soglio di Presidente del Consiglio ( e dunque in un ruolo di rappresentanza di TUTTI gli italiani),dimentico di questa sua funzione, ma interpretandola come un qualsiasi curvaiolo da stadio. Quanta e quale enorme de/responsabilità, la sua! Di questo si dovrebbe parlare, questo è il cuore del problema! Tutto sommato, gli è andata bene. Pensasse a se si fosse trovato in America, a cosa gli sarebbe potuto succedere!… Per quel che mi riguarda, non vedrò alcuna tv, per risparmiarmi il diluvio di ipocrisia, retorica, il “chiagni e fotti”, le capezzonate, il bondismo e cicchittismo da riporto, e soprattutto l’insipienza dei pd & affini. Per carità! I puri di cuore, già. Poveri fessi, ingenui, merce rara; anzi rarissima…quasi inesistente.
“chi ha gioito di quel gesto oltre ad essere un irresponsabile, è un idiota.
effeffe”. E se invece che irresponsabile e idiota non fosse altro che esasperato e stanco? Stanco di troppi finti sorrisi e malcelati fascismi quotidiani? Per una volta quel sorriso si è rotto e – dio mi fulmini – per qualche istante ho sorriso io. Forse è vero, sono un idiota. Non guadagnerei quattrocento euro al mese con una laurea, se non lo fossi. Ma sono salvo da ipocrisie e moralismi d’accatto, almeno questo…
Chiederei rispetto per Massimo Tartaglia.
caro francesco
io dico semplicemente che l’esperienza del disagio, splendidamente descritto da Beppe, è per certi versi più devastante e anche politicamente più autentica dell’empatia negativa, della gioia provata nel vedere l’ennemi piangere ed urlare. In fondo quello che a molti è sembrato il passaggio all’atto di un cattivo pensiero condiviso da molti, mi rinvia ad un’immagine ancora più dolorosa e desolante di tutti noi che vorremmo (e perché non vogliamo, pretendiamo?) una vita politica differente. Insomma, da idiota a idiota, francesco, non sarebbe preferibile partecipare a un vero progetto politico, immaginare una vera alternativa, alle vite e ai leader politici che subiamo?
effeffe
d’altronde, si potrebbe anche distinguere fra la gioia provata nel vedere il nemico piangere, e quella, biblica, evangelica, e comunque universalmente condivisa, del vedere il cattivo punito… (evangelica ma non francescana, forse…)
Ma non si è fato niente.. mettetevelo intesta.., così come non esistono i cass’integrati da 9 mesi che si stanno indebitando per i prossimi 10 anni, come non esistono i morti di fame che razionano 50 grammi di bologna per 4 figli e una moglie, come non esistono le vittime del sistema assistenziale, così come non esistono problemi in questo paese. L’episodio non è mai avvenuto il dolore fisico non è reale, dopotutto era un piccolissimo souvenir, consegnato a mano da un depresso cronico.
@effeffe: sono un idiota. non ho gioito del gay in ospedale. ma del maschio-berlusconi velinario e virilone ho gioito assai. :)
Questa sinistra trasformerà il berlusconismo in regime. Drammatico (speriamo ancora non tragico) esempio di “eterogenesi dei fini”.
Grazie, Furlen, per il testo.
PVita
Io sto pensando a questa vicenda da stamattina, quasi incessantemente. E ho concluso così:
dice Buddha (versetto 121 del Dhammapada):
Non sottovalutare il male,
non pensare che non ti riguardi.
Una goccia dopo l’altra riempie una brocca,
a poco a poco il male s’accumula in una mente
distratta.
Penso che l’appello di Francesco Forlani alla non violenza sia da sottoscrivere in pieno. Solo essendo degli uomini e delle donne migliori, noi, senza accumulare nevrosi pensando e citando continuamente il male altrui, possiamo sperare di cambiare il mondo.
Quoto Baldrati, in pieno. Ricordandosi di pensare e citare anche il male che abbiamo dentro noi. Non ho gioito per niente, anche perchè mediaticamente è un’ altra – intollerabile – puntata di S. contro tutti.
non violenza
nient’altro
bravo forlani
bravo baldrati
c.
Alla fine della messa e del messìa, inchiodati alla luce blouette del teleschermo s’era sentito distinto l’appello: e ora scambiatevi un segno di guerra!
effeffe
viola e baldrus e pasquale, vi ringrazio per aver colto il segno che portavo sulle parole, segno delle voci roche. altro da quello della croce ( altrui)
Nemmeno io ho gioito per questo atto di violenza, che non è solo il gesto di un folle, ma il sogno inverato di una moltitudine disperata e incattivita, perché non ha più nulla da perdere; ma le istituzioni sono create dagli uomini e da questi possono essere modificate e migliorate; le derive potevano essere prevenute dalle menti fini e consapevoli che hanno governato prima di lui, e ciò non è stato fatto; e allora poteva elaborarsi, vista la mal parata, compresi finalmente i pericoli e incassati i colpi, un progetto politico degno di questo nome, una strategia all’altezza non solo delle grandi sfide e delle aspettative della gente, ma anche delle molte intelligenze e competenze presenti nella nostra società; ma neppure questo è stato fatto; la nostra sinistra campicchia, para i colpi quotidiani di questo governo iperattivo (per quello che gli interessa) e spiazzante. Ma non ci sono altre soluzioni se non quella di organizzare umilmente un progetto capace di unire la maggioranza degli elettori intorno a valori condivisi, finanche coinvolgendoli, chiedendo il loro apporto, dando e chiedendo loro fiducia.
Creare dall’oggi a domani benessere e giustizia è impensabile; queste vanno costruite con intelligenza e accortezza, quanto prima.
Prima di tutto, cito Francesco Forlani: «chi ha gioito di quel gesto oltre ad essere un irresponsabile, è un idiota».
Una riflessione.
«Non sono io. Io non sono nessuno», ha detto subito dopo Tartaglia.
«Ho paura della mia autocensura, presentimento di una pesante censura», scrive Sebaste.
In questa terribile intersezione di frasi spezzate (in cui si riflette il drammatico senso della propria irrilevanza) e paure impronunciabili si definisce, credo, il sentimento di molti.
Io non sono nessuno e ho paura della mia autocensura… dei miei stessi presentimenti…
Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.
Tiro fuori questi versi di Brecht che fanno parte di una poesia più lunga per dire: in molti ci siamo abbruttiti probabilmente anche più dell’ineluttabile. Tartaglia – che di per sé sarebbe solo un pazzo mitomane “normale”, nemmeno dei più pericolosi visto che persino John Lennon è stato ammazzato- è solo “il sintomo di un disagio” (stasera sono anch’io in vena di citazioni- questa è una vignetta di Altan con Ciputti che chiede alla moglie: “dimmi se sono uno stronzo o il sintomo di un disagio?”). Però. Magari può essere d’aiuto d’ora in avanti tenere a mente che certe scelte, certe posizioni non si assumono quasi fossero vicarie legittime di una statuina del Duomo sbattuto in faccia a B, ma per quel che si vuole questo paese resti e quel che si vuole evitare possa diventare.
Bella immagine in narrativa. E’ auspicabile discutere salendo sul piano della qualità argomentativa.
Ma Vergè che c’entra? Ogni suo intervento riavvolge la pellicola di un bel film.
Noi non possiamo essere gentili. Possiamo, però, evitare l’emotività. Il gesto violento di Tartaglia non è un gesto politico, ma il frutto di una esasperazione prima di tutto personale, del tutto soggettiva, “malata” nel senso proprio della parola, e senza legami con gruppi o ideologie particolari. Qui, davvero, non ha senso il richiamo alla non-violenza. Sembrerebbe, a leggerlo, che ci sia qualcuno, gruppo o singolo, che sta facendo propaganda per eliminare fisicamente Berlusconi. Oltretutto, per dirla francamente, dire che questi siano tempi di violenza è affermazione per lo meno esagerata, o che andrebbe precisata concretamente; non si spara per le strade, gli oppositori non vengono portati negli stadi, gli elicotteri non sparano sulla folla. Dovremmo sforzarci di usare le parole per quello che significano, non per l’emozione che scatenano in noi. Se la nostra è una situazione di violenza, cosa dovrebbe dire un cittadino di Gaza?
Alle superiori, aprivo l’armadio di classe e ci trovavo le molotov; andavo ai cortei e vedevo le pistole; essere fermati voleva dire essere denudati e malmenati; la casa te la perquisivano quasi ogni giorno; ti convocavano in questura una volta la settimana o quasi; se sospettato ti facevi tre anni in cella senza processo … Mi dispiace, ma la violenza, oggi, è di un tipo diverso, forse più subdolo, poiché riguarda le coscienze e non i corpi, ma le coscienze si difendono meglio, possono evitare di farsi trascinare in una spirale senza controllo, emotiva appunto, e “folle” al di là della presenza o meno di una malattia mentale. Ci serve controllo, non emotività.
Se l’obiettivo è, come dice Effeeffe, quello di “partecipare a un vero progetto politico”, allora cominciamo, usciamo dal “disagio” e proponiamo analisi, iniziative, dibattiti; a cominciare, per lo meno, dal descrivere esattamente la situazione attuale, che è di scontro aspro, certo, ma che riguarda noi solo indirettamente, dove si scontrano, a livello istituzionale, parti diverse della stessa unità: da una parte chi non ritiene Berlusconi adatto a garantire certi “affari”, dall’altra chi fa “affari” grazie a Berlusconi. Noi, oggi, siamo solo spettatori.
Ecco, cominciamo a definire la nostra posizione rispetto alle forze in campo. In nome di cosa vogliamo cambiare la situazione? Cos’è il “NOI” che vuole praticare l’effettivo miglioramento della situazione? Chi è interessato, per l’oggettiva condizione in cui si trova, ad aprire un processo di superamento? Insomma, usciamo dallo spettacolo.
Altrimenti si resta in un “disagio” che suona a vuoto.
nevio gambula
Penso che forse il mio commento sarà frainteso;
e rischio di passere per una che non ha umanità,
o una scema
ma si voglio essere sincera, la prima reazione
(non avevo visto l’immagine) è la risata.
Perché avevo l’impressione di une farsa.
Mi spiego un “seduttore” che si trova con denti rotti e il
naso rovinato, l’oggettto del delitto evocando natale e
il simbolo religioso, il nome del giovane che mi evoca
non so perché Tartarin de Tarascon, sono elementi
di commedia.
Quando penso al dolore, il riso scompare, vero.
Ma ci sono elementi di farsa. in questa faccenda.
Se io fossi italiana, avrei più paura, quando leggo
il mattino, ogni settimana, un delitto della mafia.
E’ questo di tremendo.
Ma non voglio insistare, non sono italiana, e non
mi permette di dare un’opinione. Un’invitato si deve un po’
di riserbo.
ho letto i commenti (e molti li ringrazio, ma non ho merito: non volevo scrivere “bene”, ho scritto di getto, per dire a me stesso il mio disagio), e in molti punti, nei miei commenti successivi qui e sul mio blog, anch’io parlo di ostensione della sìndone, tema che mi è caro perché ha a che fare col volto, come scrive marco belpoliti proprio qui sopra… ma poi si è un po’ perso il filo, credo, in un dibattito sulla violenza che per me, come direbbe un amico, non è che una forma di violenza, (proprio come il suicidio è una forma di suicidio), vale a dire che essere contro la violenza è il minimo da cui partire per dare senso alle parole… la questione era questa: il volto di Berluscon, diffuso ovunque, ingrandito da tutti i giornali()il suo compreso, Il Giornale), quella sorta di Francis Bacon riprodotto in serie da Andy Warhol, quasi una ripresa del “realismo” figurale di cui parlava un secolo fa Auerbach a proposito di Dante, il Cristianesimo e l’inizio del “realismo” in Occidente, ovvero il sangue, il dolore, il corpo che soffre ecc. ecc…, ecco, quel volto che è stratificazione di tanti sensi, è un corpo nudo (nel senso del re nudo, per la prima volta) o è ancora un corpo vestito, anzi più-che-vestito, esposto, ostentato, un’immagine-merce da vanedere esattamente conme quelle con i capelli taroccati ecc. ecc.? (domanda che, beninteso, viene dopo l’ovvia pietà che l’immagine di un vecchio sporco di sangue perché picchiato ci suscita: solo che quel volto non è quello di un vecchio qualsiasi).
la seconda questione, assurta mentre qui si commentava, ieri, è la volontà del governo, “a causa” di quel volto (post hoc ergo propter hoc), sta pensando di varare leggi speciali: divieto di manifestazioni e oscuramento di siti internet. Ecco, di questo vertiginoso, arbitrario passaggio, cosa ne pensiamo? vogliamo dire qualcosa, o aspettare che succeda il peggio? e possiamo parlare delle nostre paure, così evidenti che né il mio né il giornale di riferimento d belpoliti hanno ripreso i nostri ragionamenti?
un caro saluto a tutti,
beppe s.
«“a causa” di quel volto (post hoc ergo propter hoc), sta pensando di varare leggi speciali: divieto di manifestazioni e oscuramento di siti internet. Ecco, di questo vertiginoso, arbitrario passaggio, cosa ne pensiamo? vogliamo dire qualcosa, o aspettare che succeda il peggio? e possiamo parlare delle nostre paure, così evidenti che né il mio né il giornale di riferimento d belpoliti hanno ripreso i nostri ragionamenti?» dice amaramente Sebaste.
Anche io penso che ggi il punto sia questo.
Un gesto inconsulto sta legittimando parole «inconsulte», che sembrano adombrare, o anticipare, o preparare atti «inconsulti», democraticamente inconsulti, e questo proprio mentre tutti si è pieni di sconcerto, uno sconcerto che si traduce in autocensura, per timore che le proprie parole possano essere equivocate, strumentalizzate, o anche deturpate (da chiunque, anche dagli idioti cha hanno gioito).
Perché quel che, a mio parere, è davvero drammatico, quel che è sconcertante è non solo il valore simbolico che assume quel viso umano (semisacro, mistico, mediatico…) sfregiato da una mano assurda, folle, ma la sostanza di quello che incarna: oggi, in Italia, il corpo delle istituzioni (nella figura istituzionale del capo del governo) mostra in tutta la sua evidenza quanto sia stato sfregiato… (da chi lo ha aggredito dall’interno, da chi non lo ha difeso abbastanza o non ha saputo difenderlo, da chi non se ne è nemmeno curato, da chi ha pensato di poterlo difendere con atteggiamenti disinvolti… o lo ha dichiarato morto).
Per me è questo il punto: tutti i corpi sfregiati di quest’Italia. Accanto al corpo istituzionale deturpato, il corpo sociale, il corpo politico, il corpo della società civile… tutti questi corpi offesi e violati, anche dall’insipienza, dall’ambiguità, da doppiogiochismo di chi finge di curarsene o ancora dalla sostanziale noncuranza di quanti sembrano «incapace di giudicare», come dice la Arendt, o forse disinteressati al giudizio.
Se è vero che «siamo contemporanei fin dove arriva la nostra comprensione», (cito ancora la Arendt) allora cerchiamo tutti di capire verso cosa stiamo andando, con intransigente lucidità. Forse è davvero arrivato il tempo della intransigente lucidità, ecco, e dell’assunzione di responsabilità. Perché si può «essere colpevoli», anche «senza essere minimamente responsabili», ma si può essere colpevoli anche per esser venuti meno alle proprie responsabilità. Ognuno… le sue. «Siamo tutti coinvolti», cominciamo da qui.
Ho visto il sangue su quel povero viso di vecchio sofferente sotto il trucco pesante, e, non so perchè, mi sono venuti in mente i poveri vecchi afgani, o iracheni, che piangono i loro morti, o le loro ferite, i poveri vecchi siciliani che piangono per le persone perse nel fango dell’alluvione, offesi e feriti da un potere indifferente e lontano, occupato da fatti ormai noti, e non certo dai problemi di tutti quei poveri, davvero poveri vecchi che quotidianamente pagano sulla loro pelle, con le loro sofferenze, con le loro difficoltà, il disinteresse e l’ipocrisia di potenti di ogni colore che da tempo discutono del nulla.
Ed i telegiornali, e di telegiornalisti, che si affannano a riprendere finestre chiuse del S. Raffaele, targhe del S. Raffaele, corridoi vuoti del S. Raffaele, parlando con il viso triste del capo sofferente, non si rendono conto del ridicolo per un evento che spesso capita sopratutto ai ragazzi, un taglio sul viso, una sassata o una pallonata ricevuta giuocando, senza che nemmeno i genitori più ansiosi ne facciano particolare tragedia.
Già sono partiti i corifei, creando un evento mediatico-vittmistico dal gesto di un piccolo, inconsapevole squilibrato, il quale, non certo volendolo, verrà sfruttato a fondo, diventando di volta in volta un Brigatista Rosso alla testa di schiere di terroristi pronti a tutto, un Lee Arvey Oswald pronto ad uccidere da trecento metri con una carabina da gran tiratore, un Osama Bin Laden a capo di terribili uomini-bomba pronti a stragi di civili per colpire il capo, Santo Subito.
Di sicuro, con la giustificazione di questo fatto, si ricompatterà una maggioranza ormai allo sbando, tutti gridando alla necessità di tenere ben salde le istituzioni contro il pericolo costituito da costui, avanguardia di un esercito numeroso di pericolosi lanciatori di souvenir.
Condivido il dubbio di chi mi ha preceduto: e se fosse stato pagato? Se si applicasse il principio del “Cui prodest”, la risposta sarebbe ovvia, ma allora costui dovrebbe essere dotato di una mira infallibile, allenata da ore ed ore di lanci di piccoli Duomi di Milano effettuati di nascosto in un campo isolato, in un bosco, o chissà, per riuscire a colpire facendo male, ma non troppo!
Auguri di pronta guarigione!
Speriamo che non si metta a frignare per mesi, altrmenti mi vengono seri dubbi sulla sua vantata mascolinità virile ^__-
me le immaggino le immagini tra dieci quindici anni quando si parlerà di storia
nelle sigle
nelle sagre
l’aereo che si schianta sulle torri
la statua di un dittatore che cade in una nuvola di sabbia
freedom and peace
scritte trasversali
il fungo atomico
le scarpe contro bush
l’uomo con la borsa della spesa fermo davanti al tank
i binari divelti
le bombe senza nome gambe braccia
il volto di uno statista sulla spiaggia melanconica
il corpo di uno statista in un baule
il volto di uno statista sfregiato grondante sangue
poi pubblicità
e su tutto il resto ciò che conta davvero
silenzio
c.
@dinosauro
quel che dice vergé (commento del 15 dicembre 9.47) c’entra e come ed è pure sintetico, assennato ed essenziale. Esprime con distacco quel molto di commedia tragicomico/grottesca che c’è nell’episodio, e che molti, persi nella fascinazione ipnotica del “capo”, non colgono. Ah, les Italiens! Mais ouì, c’ est ça!
PS @ effeffe
caro francesco, va da sé che siamo tutti contro la violenza ed è bene (come hai fatto) ribadirlo. Il punto è proprio partecipare “politicamente” ad un progetto per il cambiamento (e cose sensatissime ha detto nevio gambula). Qui sta il tragico, a guardare il panorama politico della sinistra, con un Pd insipido e codino, che si fa dettare continuamente l’agenda della discussione politica (e dei modi della discussione) dal “capo” e dai suoi cortrigiani, le “tafazzissime” due sinistre del pdci-prc e s&l che proprio non vogliono imparare nulla dalla favola dei ladri di pisa eccetera. Questi hanno buttato a mare anche la loro memoria storica: ma ve lo ricordato il vecchio diffamatissimo Pci come si batteva da leone contro gli schemi degli “opposti estremismi”? come era capace di esprimere tutta la sua potenza di sintesi e di “intellettuale collettivo” e sapeva magistralmente rovesciare “agende” , modalità e schemi di discussioni nella famigerata stagione 1969-1974? Mutatis mutandis, ( e bombe a parte) c’è molto di analogo tra ora e allora; la cosa grave è che abbiamo “questa sinistra”, che ha buttato il bambino con tutta l’acqua.
Allora , lo rivogliamo fare un progetto politico veramente alternativo? Ebbene – e provocatoriamente, in tempi di “spettacolo”- rifacciamo il vecchio pci, mutatis mutandis, si capisce:
siamo tutti contro la violenza di tartaglia, sennò poi si rischia di essere indagati. siamo tutti contro la violenza perché è da psicolabili. bisogna essere ragionevoli e flessibili, molto molto flessibili. quasi a 90 gradi. è stucchevole come in questo e altri blog ‘che contano’ nell’intellighenzia digitale italiana (?) non si fa che criticare e mantenere la distanza dalla violenza, senza mettere in luce la corresponsabilità dell’atto, la provocazione lunga e snervante del premier. un leccapiedismo più violento della violenza di tartaglia. vomitevole. e qui mi fermo, perché semmai dovesse succedere che anche per un’insinuazione si dovessero passare dei guai, nessuno mi salverebbe, specie gli intellettualoidi della sinistra che hanno paura. come se non sarebbe dovuto succedere. mi viene in mente la poesia di pasolini quando scrive
“Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci”
ecco: i piccoli borghesi per non parlare dei neofrichettoni. siamo fermi agli anni 50, toh 60.
e un’idea ce l’avrei: fingere di essere un votante e praticante cattolico di destra, almeno lì coca e sesso non mancano e nemmeno il perdono.
:)
ovviamente rileggendo non posso che ridere e ridere e ha ragione véronique :)
Ringrazio Evelina Santangelo, Beppe Sebaste e Marco Belpoliti per le riflessioni intelligenti e profonde. Ci ho pensato e sono arrivato a scrivere questa poesia. Grazie, perché le vostre parole mi hanno permesso di portare alla coscienza implicazioni che prima non avevo notato.
Io non sono io. Io non sono nessuno.
Io sono la censura di me stesso.
Io sono la mia vita: il mio decesso.
Io sono solo un sogno, sono l’uno.
Di te io sono l’odio, il corpo, il sesso.
Io sono il tuo mandante, il tuo raduno:
Sono la folle folla, il suo tribuno.
Io sono la tua ombra, il tuo riflesso.
Nel tuo volto c’è il mio, ci sono tutti
I tagli e le ferite di quei volti
Distrutti, arresi all’odio, alla follia.
Ma la colpa non è soltanto mia:
Anche voi, anche tu, siete coinvolti.
Perché io non sono io. Io sono tutti.
Bravo Christian. Ho apprezzato molto contenuto, forma e stile di questo sonetto. Che, mi pare, sintetizzi creativamente molta parte della discussione. Complimenti.
a proposito @tutti gli anti-violenti e agli italiani che liquidano come folle e sconsiderato il gesto violento:
sapete nulla dei disturbi pervasivi di personalità o dei disturbi bordeline di personalità?
‘la rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici)’ è uno dei sintomi
‘Io non sono io. Io non sono nessuno’ è un altro sintomo: ‘alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili.’
ecco, in questo modo la ‘violenza’ di tartaglia assume un’altra sfumatura a cui nessuno, mi sembra, faccia riferimento, praticamente accecati dal ‘riverimento’ alla personalità colpita che ne uscirà più forte e sbruffona di prima.
non che i ‘pazzi’ abbiano sempre ragione ma il gesto mi ricorda (parafrasando de andrè) forse dobbiamo imparare che è un delitto il non impazzire quando si ha fame di una normalità reale e non solo apparente e televisiva.
perché questa presa di distanza a priori? cacciare via enzo biagi ecc non è stata violenza psicologica? o solo il sangue è violenza?
ecco: l’amore vince sempre, lo sa bene sua moglie e le sue ‘concubine’
conclusione: non sarà che ormai siamo diventati un popolo di schizofrenici? e più che programmi politici alternativi avremmo bisogno di Trattamenti Sanitari Obbligatori generalizzati?
quando poi si sarà ripreso il nostro, continuerete ad attaccarlo come avete fatto\ abbiamo fatto sempre?
oppure abbiamo nascosto la mano insieme al monumento lanciato?
e ora diciamo, appunto, No non ero io e anzi mi dispiace.
ipocrisia o schizofrenia?
non parlatemi di pacifismo e gandhismo, per favore. :)
Se l’italia ha scoperto la violenza, l’orrore della violenza, con il fatto di piazza duomo siamo davvero alla frutta.
Caro Gianluca, t’invito a non confondere il tentativo di andare “oltre” nell’analisi con la riverenza. Quanto al gesto violento, è difficile, come sostiene la Arendt, che la violenza generi qualcosa di buono: solitamente produce solo altra violenza. Ma ammettiamo pure che il gesto violento porti a qualcosa di buono, a un cambiamento, a una rivoluzione: ebbene, il gesto di Tartaglia non appartiene a questa categoria. Perché? Perché è un gesto paradossale, che unisce pulsioni e tensioni opposte. Incarna la rabbia (comprensibile) di moltissime persone, ma va a tutto vantaggio di chi quel gesto l’ha “subito”. Paradossalmente il duomo di Tartaglia, caro Gianluca, non si scaglia contro Berlusconi: lo favorisce sfregiandolo. Inorridisco al solo pensiero. Per questo motivo io non lo considero folle, ma assurdo. E considero assurda la situazione in cui “noi” ci troviamo: noi che siamo coinvolti, tutti. L’unico modo per opporsi è opporre alla violenza la coscienza. Riprendiamoci la civiltà, e non cadiamo nella violenza su cui si fonda il regime in cui ci troviamo.
de lorenzo
le considerazioni che fa sul tartaglia mi sembrano squisitamente fuori luogo. se il tartaglia è una persona il cui certificato medico certifica una serie (o anche uno solo) di disturbi psichici, acclarati intendo, clinicizzati, è inutile e ancor di più fuori luogo fare discussioni sulla, intorno e con la violenza. li farei più volentieri difronte al corpo straziato di un chucci, giovane “malato” ucciso da persone “sane”, ecc ecc. il can can sulla violenza mi sembra pretestuoso, infondato e addirittura “pericoloso” se tirato fuori a forza di denti e unghie a proposito di questo caso.
naturalmente intendevo scrivere Cucchi
Cucchi, oggi, incarna appieno il senso dell’Hecce Homo, Sebaste (sono un suo estimatore)
Sono stupito dal fatto che il volto tumefatto, ferito e sanguinante di Berlusconi, che pure in questo caso è vittima di un’aggressione violenta e tale rimane, susciti queste considerazioni e non altri casi, altre situazioni (torno a dire, senza togliere nulla alla sofferenza dell’uomo colpito). Trovo anti Umanistico ricordarsi della violenza solo perché è capitata a un potente, a un uomo politico, a un amministratore, a un uomo di potere, pur nell’eccezionalità del caso. Non sto negando, sia ben chiaro, la commiserazione nei confronti di chi è stato ferito, lungi da me, mi dà fastidio che scateni un “caso” che va al di là e oltre le considerazioen che SEMPRE andrebbero fatte nei confronti dell’umanità lesa
Caro melpunk, ti do del tu se posso. E t’invito, se vuoi, a fare lo stesso. Forse mi sono espresso in maniera imprecisa. Cercherò di essere più chiaro. A me della sofferenza di Berlusconi-uomo poco importa. E quando dico “subìto” non è con tono di compassione (tant’è che l’ho messo tra virgolette). Io cercavo di dare un mio piccolo contributo a una discussione più ampia, che mi ha offerto molti spunti.
Quanto alla violenza, ne esistono varie forme; e non credo che parlare di questo fatto tolga importanza ad altri avvenimenti. Non credi? E poi perché dici che ci si ricorda della violenza solo quando capita a un potente? Per me non è così. Non comprendo bene su quale base tu intuisci che io o altri ci ricordiamo della violenza solo se la vittima ne è un potente: mi sembra un’illazione gratuita.
Relegare il gesto di Tartaglia al gesto di un semplice folle, di un matto, di un toccatello, secondo me è pericoloso. Intellettualmente pericoloso. E ci allontana dal comprendere per quale ragione è accaduto quel che è accaduto. E con la parola “accaduto” non intendo solo il fatto in sé, ma anche tutte le reazione che al fatto sono seguite. Buona serata.
benvenga il tu, è più umano
la “polemica” non è nei tuoi confronti, naturalmente, ma di un’opinione pubblica che sembra essersi svegliata d’improvviso dal sopore e abbia scoperto che la violenza è una brutta bruttissma cosa (certo, lo è).
Faccio un distinguo nei confronti di Tartaglia perché la sua condizione psichica e il suo “caso” umano lo tengono lontano (a meno di clamorose scoperte) da implicazioni politiche. Avrei deprecato il suo atto se in tasca avesse avuto una tessera del Pd, tanto per dire.
Aggiungo: se un sofferente di mente colpisce il capo del governo può averlo fatto (nel suo insondabile, beninteso, piano mentale) per un solo motivo: ha lanciato il suo disagio contro 1) una figura di potere, istituzionale 2) una persona che ha attirato fino a oggi malumori, odi e deprecazione in una parte della popolazione 3) una persona a cui si può ascrivere il dissesto della nazione. Non so quale di questi punti si avvicin imaggiormente al “piano” di Tartaglia, non lo so e per ora non lo sa nessuno, semmai i medici che lo avranno visitato.
E’ per questo che trovo tutto il battage anti violena di qusti giorni del tutto superficiale e approssiamtivo, dettato più da emozioni a caldo che da riflessioni profonde. Parlo di opinione pubblica, ovvero dell’opinione “percepita” attraverso i mezzi di comunicazione e di espressione. Tutti sono contro la violenza: oggi
Il ferimento del corpo del capo, del monarca, del papa mette in campo, poi, il limite del corpo del capo, del monarca, del papa. ovverolo riconduce alla sua “umanità” corporea, è un atto che spoglia, denuda, riduce. più della torta in faccia, che è solo irrisione di un uomo e del suo ruolo. il corpo sanguinante del capo, del monarca, è la sua tragica riduzione all’umano.
è quanto pensano i feroci afghani del racconto di Kipling L’uomo che volle farsi re. Il vederlo ferito riduce immediatamente l’illusione della sua divinità
scusa Delorenzo, mi chiamo aculnaig.
prima di leggere il tuo commento,
ti avverto che mentre era in radio come speaker-ologo, gianluca ma mutato idea e comincia a crederci. quando alle sette e mezza del (risponde al telefono e V. è felice Sanguina, ma non muore. LeoBloom è triste Perché non muore? V. sorride e rassicura Morirà, morirà.
10:07 AM Dec 13th from web) 13 di santa lucia, ho visto dietro il monitor nel televisore il ber lu sanguinare. ma la gestualità le tre riprese tipo fotogramma la camicia pulita. il volto non pallido ma coraggioso e pronto a cogliere il nefando che in piena crisi riesce a superare la diffidenza tipica del disturbo e si scaglia. la mimica la prima sera del medico personale che sfumava le frasi del cavalier paziente in un sorriso come di lettura di un copione di dr.house. insomma le tre immagini precise. il sangue senza mani. la camicia linda. non sarà tutto finto. perché il duomo souvenir non può che essere il non-sentir o il sentire che la gente anziana che lo vota ha capito male e pensa che il divino abbia costruito cattedrali. e il pazzo nella visione psicotica (psicosi nell’isteria da narcisismo collettivo e culto della personalità ecc ecc) è autoindotto ad agire come una proibizione edipica. il monumento è stato attirato dalla persona. e la persona ha chiamato i migliori truccatori per confondere le acque. l’attore sociale post-digitale crea l’illusione che se ho tutte le televisioni verso me. nessuno può vedere dietro me. dice il personaggio che non sa uscire dall’impaccio. preferisco ecceterare.
comunque, il tartaglia è un paziente psichiatrico. qui ci sono contrapposti due paradigmi: la complessità del tartaglia e il determinismo del berlusconi.
il trauma sociale e individuale è fondamentale. non si cresce per salti e tutto si paga. viviamo di violenza quotidiana. anche se io amo sempre e in ogni luogo. ma ci sono violenze che sono della natura e quindi degli uomini. tutto è imprevedibile e nulla è matematicamente certo come credono i leghisti i cattolici musulmani anarchici cattocomunisti ambientalisti. la nostra epoca non è vera. in toto. è tutto finto. non esiste nemmeno il regime. non c’è nulla. c’è qualcosa che non quadra.
io mi sento preso per il culo. sinceramente. quello non era un attacco al premier, era un modo per far credere che esistono ancora persona possano attentare alla sua personalità-video. egli non è. egli appare e basta. il suo esserci è come quello di ognuno. il disturbo paranoide in un uomo potente può manovrare menti e mani. cioè piazza fontana non poteva che degenerare in una fiction. mica loro fischiavano i familiari, fischiavano i politici. retrovisione retorica. le parole che scriviamo sono retroilluminate. come il ventennio berlusconiano.
ps
la violenza che sembro contenere in realtà appartiene al contesto che mi contiene. quando scrivo non dico di me ma di quello che sento in giro. nessuno è per la violenza, oggi. nel senso che la si evita in tutti i modi. ma tutti siamo degli animali violenti. l’uomo l’animale più crudele che c’è.
oltre al sangue ci sono extracomunitari che muoiono in mare. e nessuno compra barche o navi modello. i bimbi di pistoia? immagini del genere mi alzano la dose di dolore, e quindi come certe sostanza, ne ho bisogno di più crudele, e dopo aver visto i bimbi, il resto mi sembra un falsa sceneggiata.
Ho letto questo post dopo quello di Belpoliti, e, sbagliandomi, ho pensato che fosse successivo a quello.
E allora ho pensato che anche NI fosse caduta in una trappola politica.
Questo scritto di Sebaste, di certo sincero e anche bello, fa il gioco di Berlusconi.
Belpoliti ha espresso in modo perfetto il significato simbolico in senso sacrale dell’aggressione a B., e quello conseguente dell’esposizione-ostensione del volto sanguinante di B. alla folla.
Lì ci si dovrebbe fermare. Lì dovrebbe subentrare la nostra indifferenza emotiva.
Qui invece si è caduti nella trappola:
dopo ore di bombardamento mediatico di quelle immagini, dopo che si cerca di resistere al dilagare dei discorsi politici da parte di tutti (tutti: media, politica, società civile) su B. aggredito in nome del fatto che negli altri Paesi occidentali non avremmo mai visto un tale generale coinvolgimento, appiattimento della vita pubblica e privata dei cittadini su un fatto analogo, che si fa?
Si dà voce a una confessione privata di paura, a un’esposizione emotiva verso un fatto reale che però per chi l’ha solo visto è virtuale, un’immagine; si fa una operazione da reality show (se non fosse per la scrittura e le citazioni colte) con la quale, ancora una volta, si dimostra che il B. che si espone alla piazza ha il potere di imbrigliare anche la vita emotiva di chi lo vuole combattere.
Allora ha avuto ragione lui a farsi vedere e fotografare insanguinato, allora davvero anche chi lo vuole combattere è dipendente fin nella sua sfera privata, intima da ogni suo gesto.
Non dovrebbe (perdonatemi il tono di comando improprio) esserci questa esposizione pubblica della sfera emotiva dei singoli. Smascherato il meccanismo sacrale di quanto avvenuto da parte di Belpoliti, dovrebbe esserci – da parte di chi ne condivide l’analisi – una ferma volontà di non coinvolgimento personale (anche inteso come non parlarne), una ferma volontà di sminuire il fatto a livello mediatico per concentrarsi sul come combattere i suoi pericolosi, possibili effetti, che i chierici fedeli di B. cercheranno di porre in essere.
Allora adesso dico che inizialmente, anche dalla colonne di NI si è caduti in trappola – se si fa un ragionamento mediatico e politico. Poi, con Belpoliti e Rovelli si è imboccato il senso migliore per affrontare la questione, fermo restando che il silenzio sarebbe stato altrettanto (se non più) valido.
Con questo, sia chiaro: la mia è una critica di opportunità, non rivolta in particolare al contenuto dello scritto di Sebaste.
mascherato il meccanismo sacrale di quanto avvenuto da parte di Belpoliti
scusa lorenzo ma … che ci trovi di sacrale?
Cosa avrebbe smascherato belpuliti?
A me sembrate tutti un tantino impazzati :-)
Noto così di passaggio, che NI ha tenuto il più totale silenzio sul NoBday, a cui non ha dato nessuna visibilità (tipo che so, annunciare che il 5 dicembre ci sarebbe stata la prima manifestazione autoconvocata in rete e autogestita). Invece è bastato un po’ di sangue in tv (o in immagine) e vedo che tutto il blog impazza per il presidente sacra-sindone.
Forse qualcosa non funziona in questo paese ormai isterico (a parte il fatto del tutto normale e legittimo che belpuliti ha scritto precedentemente un libro intitolato Il corpo del capo :-). La migliore maniera per rimuovere problemi seri, e per non capire cosa stia succedendo, è buttare tutto in sacro e parasacro, e consumare migliaia di bit per spiegare cosa si sia provato noi, così e-motivoni, di fronte ad una immagine ….
Ecco cosa volevo dire quando ho risposto a trevi che oggi non solo i pazzi e gli psicolabili praticano nella realtà la metafora :-(…. a meno che non si sia diventati tutti psicolabili.
p.S
Non parliamo poi degli altrettanto pazzi che inneggiano ad un gesto sciagurato e che vorrebbero dimostrare che le immagini viste in diretta tv fossero tutte pre-organizzate. Il paese ha bisogno di politica vera (del tutto assente) più che di psicanalisi e parapolitica sacrale che si esercita in analisi fastidiose :-(((((
belpoliti naturalmente e non belpuliti :-)
non cambierei una virgola di quanto ho scritto (paura, paura di censure, autocensure e repressioni), anche se l’ho scritto la sera stessa del fatto, e non qund il sig galbiati l’ha letto), cioè a partire dalle prime immagini di quel volto che hanno fatto il giro del mondo e che, lo vogliamo o no, sono destinate a segnare uno spartiacque, sono un evento estetico e linguistico (cioè, dicevo, politico). ma mi occupo di effetti, non di cause. e in un mondo dove per una ragione qualsiasi si accantonasse la sera emotiva e la sua espressione sarei molto, molto a disagio (e questa, invece, è un’affermazione politica).
piuttosto, c’è da chiedersi perché quelle immagini (erano almeno una dozzina, e rimbalzavano in migliaia di siti) siano oggettivamente sparite (da Google, per esempio).
“la sfera emotiva” – non la sera (scusate il refuso)
mmmmh io ci andrei piano con l’evento estetico …. brrrrrr
Ad ogni modo google dice che le immagini non sono ancora apparse e non scomparse, però la cosa è ininfluente visto che le trovi con bing e con yahoo a riprova che censurare la rete sia più difficile che vuotare il mare con un secchiello.
@georgia,
non ho capito la tua critica, io sono il primo che, facendo mio il pdv di belpoliti dice: occupiamoci poco del Berlusconi persona e degli effetti che ha su di noi ciò che ha subito, e concentriamoci sul come agire politicamente contro di lui: il boicottaggio innanzi tutto, dico io (e tu no).
Ha ragione,
@Sebaste,
il suo pezzo è stato scritto a caldo, e ci deve sempre essere lo spazio per l’esternazione del proprio vissuto emotivo, in democrazia. Io ho preso spunto dal suo pezzo per dire che, secondo me, sono anni che in Italia esterniamo il nostro essere arrabbiati, scandalizzati ecc. anche in seguito a reazioni emotive, per le enormità che Berlusconi fa o dice e continua a fare o dire. Forse è il caso di intraprendere una nuova strategia: sminuire, dando per scontato visto il personaggio – su cui il giudizio dev’essere netto di presa di distanza, non sono a livello di opinioni ma di partecipazione al suo potere: boicottaggio delle sue proprietà – anzichè continuare a parlarne allarmati.
lorenzo di boicottaggio parliamo una ltra volta (io per ora dei libri einaudi e mondadori NON ne faccio a meno … magari non compro vespa, ma questo indiendentemente da chi sia il proprietario) …
io più che una critica ti avevo fatto una domanda e tu hai eluso la risposta … la rifaccio:
che ci trovi di sacrale?
Cosa avrebbe smascherato belpoliti?
geo,
“smascherato” è troppo enfatico, diciamo che belpoliti ha espresso in modo secondo me esemplare il significato profondo dell’esposizione mediatica del corpo di B., prima (cioè in tutti questi anni) e dopo l’aggressione. se hai letto, sai già perchè si può parlare di “sacro”.
ps quando penso al boicottaggio penso a tutto un sistema di potere di cui la Mondadori non è che l’utimo anello