da “Tracce”
di gherardo bortolotti
(2003-2008)
23. lavando i denti prima di dormire, una specie di mossa interlocutoria, un passo da tentare nel gioco del tempo che si perde, del continuo approssimarsi alla morte.
24. riferendoci, in sede di discussione, ad alcuni eventi secondari come alla nostra vita.
25. facendo shopping, implicati in qualche vicenda collettiva.
26. fra le puntate settimanali di un serial, avvenimenti di poco conto, discussioni interrotte, fraintendimenti in ufficio.
27. stupori silenti di fronte allo schermo del televisore.
28. sensibile alle stagioni ed alle tattiche di manipolazione dei media.
29. rivolgendoci al futuro, aspettando che il sogno si interrompa.
30. nel silenzio delle tue convinzioni.
31. mentre le confezioni di detersivo ci riempiono gli occhi.
32. nella media coscienza culturale.
33. procedendo nella nostra carriera di cittadini e di consumatori, dando prova di spiccate attitudini all’indifferenza, al cinismo, all’allucinazione.
34. nelle ore meno significative del pomeriggio.
35. il lunedì mattina, dopo la catastrofe del fine-settimana.
36. qualcosa dentro di noi che è sbagliato e che ci rende liberi.
37. nemmeno all’altezza dei nostri cellulari.
38. la confusa vicenda che identifichi con la tua coscienza.
39. seduti in cucina, come esponenti dell’opinione pubblica.
40. epoche successive di desideri, generati dall’estate o dalla pubblicità di prada.
41. la tua gioia, i suoi stati interni.
42. regioni remote della nostra persona, invase da equivoci mai risolti, scene di vecchie serie televisive, espressioni tipiche di persone che non ci hanno mai amato.
43. non risparmiandoci nell’espressione delle nostre opinioni, e dei giudizi superficiali di cui raramente abbiamo penuria.
44. standard di successo nel mondo libero.
45. in pausa-pranzo, esprimendo alcuni valori.
46. risvegliandosi tra mobili impiallacciati, accedendo allo stato delle cose.
47. avanzando in un mondo fitto, spesso di livelli, strati, volumi accostati, di lati oscuri, sogni, mondi paralleli, traumi altrui e spiragli sottili e lunghissimi.
48. esplorando regioni di internet a bassa larghezza di banda.
49. un giorno, nel tardo dopo cristo.
50. caratterizzato da noncuranza e dissipazione.
51. classi popolari, attraversate dai media, da volontà di dominio.
52. nei giorni della propria giovinezza, venendo iniziati alla superficialità e all’arroganza.
53. messaggi in codice, nelle canzoni più popolari.
54. angoli delle case in cui si depositano, guidati dalle correnti tra le cose, anni di sguardi distratti, di borbottii sovrappensiero, di lunghi sospiri che ci sfuggono mentre guardiamo la televisione.
55. marchi industriali rimasti sulle pianure del mio sovrappensiero, come monumenti di civiltà superate, anteriori alle migrazioni dei
56. miei pensieri ed al loro insediamento.
57. in tangenziale, in vista di un prossimo futuro.
58. piccoli parcheggi periferici, luoghi d’apparizione delle divinità del vespro.
59. molto al di sotto delle nostre opinioni, delle posizioni in seno alla repubblica ed ai dibattiti televisivi, le ferite nei corpi delle vittime, gli stupri, la morte dei bambini.
60. gli incroci stradali, le cucine, gli uffici ingombri di monumenti polimorfi e tozzi, che realizzano i rapporti umani in atto, le forme dei nostri affetti.
61. dalle regioni dei tuoi interni, dagli scorci del tuo benessere.
62. là dove la merce si incontra con la colpa.
63. implicato, mio malgrado, in qualche strategia di marketing.
64. dall’alto della nostra esperienza di consumatori.
65. multinazionali che si spostano verso l’astratto, le cui proprietà generano massonerie esoteriche di consigli di amministrazione e sindacati segreti, ed i cui centri di produzione si allontanano oltre i confini, lasciando le merci, come tracce di un disegno, apparentemente innocenti.
66. tracce di atterraggi alieni, nella polvere sopra i tuoi mobili.
67. le galassie si allontanano, mentre sto seduto in ufficio e le radiazioni delle stelle mi attraversano.
68. regioni dell’esperienza umana superate dallo sviluppo della produzione industriale, abbandonate dalle reti della vendita al dettaglio, lasciate all’iniziative spicciola di qualche soggetto deviante.
69. centri periferici del benessere e della speranza nel futuro.
70. quasi del tutto inconsapevoli della situazione.
71. modi di partecipazione non specialistica alla fine della tua giornata.
72. tra le inquadrature televisive, alcuni indizi di un enigma – ricordi di rumore bianco, di interferenze siderali.
73. impegnati in diaspore sovrapposte.
74. continui imprevisti, continue umiliazioni.
75. progetti generali di dominio, proposti in autobus, alle schiene degli altri viaggiatori.
76. diverse visioni delle cose, alcune derivate da recenti campagne pubblicitarie.
77. pensando a quando sarò ricco, a quanto poco saprò del dolore, della vita come forma della mancanza.
78. sognando ad occhi aperti, su autostrade assolate.
79. lente mosse verso il niente.
80. ci fissiamo negli occhi, attraverso le acque internazionali che ci dividono, il piano di non-umano lungo cui le direzioni dei nostri sguardi si disegnano e, quando abbassiamo gli occhi, restano distese.
81. continue prese di coscienza, continue promesse che non lo farai più.
82. la realtà, i suoi operatori autorizzati.
83. finanziato dalle tue idee ingenue sulla produzione.
84. in genere, concependo la libertà come libertà d’acquisto.
85. nelle profondità della settimana lavorativa.
86. particolari di stanze immaginarie, scorci di appartamenti visti in televisione, che riaffiorano alla memoria, nel corso della giornata.
87. in qualche zona benestante del tuo paese.
88. progetti di piccola portata, arenati nelle pause pubblicitarie.
89. implicato ancora in qualche tipo di fruizione.
[Bortolotti, Broggi, Giovenale, Inglese, Raos, Zaffarano, PROSA IN PROSA, Le Lettere, 2009.]
bellissimi questi testi di Bortolotti, li ho conosciuti leggendo “Prosa in prosa” (libro importante e consigliabile).
qui non c’è, ma il numero: 187. ‘la mia vita, vissuta lontano dai luoghi del divertimento’; è meraviglioso. ho pensato: ma come fa questo qua a conoscermi così bene, se non sa neppure chi io sia.
un abbraccio
il “diario plurale” che configurano le Tracce di Bortolotti – come molte altre sue cose – è, effettivamente (anzi: “a mio avviso”, sennò so già come va a finire) irrecusabile.
stima grande
(e attesa di leggere tutto Prosa in prosa)
f.
grazie a entrambi per i complimenti. caldeggio, ovviamente, la lettura di tutta l’antologia ;-)
favolosi
81. continue prese di coscienza, continue
mah, una twitterata carina, caruccia, cara, una twitterata. presa di flusso di coscienza. c’è da dire anche che non è nemmeno un ‘poeta solitario e ribelle’ il bortolotti quindi è anche più fruibile la sua opera. :)
bortolotti e’ un ‘divinita’ del vespro’ ;)
ho deciso dai, compro l’antologia
grazie a vanni e jacopo :-)
per gianluca: in effetti twitter è stato fondato nel 2006 e quindi era di là da venire quando ho iniziato a scrivere le tracce ma direi che come cornice di lettura non è del tutto inadeguata. ma rimane una questione irrisolta: perché dovrei essere “un poeta solitario e ribelle”?
non ho detto che dovresti esserlo ma se lo fossi saresti meno fruibile.
per quanto riguarda la twitterata, ammetto, probabilmente, è un mio lapsus.
comunque scrivi bene e la tua opera, come dicono tutti gli altri è meravigliosa. :)
beh, grazie (con complimenti del genere mi puoi affibbiare qualunque appellativo o twitterata tu voglia ;-)
lascialo perdere il aparrag ubriaco del primo commento: è chiaro: la sua è solo invidia e quindi presunzione e quindi senso di inferiorità artistico-letteraria ecc ecc. in poche parole + emoticon: frustrazione e mediocrità :)
finalmente di che leggere-epperò prosa in prosa è volume introvabile alquanto
belle queste Tracce, ancora più sbalorditive Le tecniche di basso livello.
però io un certo ‘maledettismo’ lo riscontro se è tale un cinismo non compiaciuto nel distorcere la lingua gelida della comunicazione contro se stessa. E mi è graditissimo.
39. seduti in cucina
(a deliberare) – bella lettura.
ciao!
g