Flaiano feat Flaiano
Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.
Ennio Flaiano 1
Il 5 marzo 1910 nasceva Ennio Flaiano uno degli intellettuali più originali dello scorso secolo. La sua figura ha influenzato tutto l’immaginario italiano soprattutto per il contributo dato ad uno dei mezzi espressivi più importanti della contemporaneità ovvero il cinema, per cui ha firmato decine di sceneggiature, stringendo un rapporto particolare con grandi maestri come Antonioni e Fellini.
Al fine di ricordare l’attualità del pensiero di Flaiano il magazine da tavola Sugo gli ha dedicato tutto il nuovo numero di marzo (uscita il 12 marzo) intitolandolo “1910-2010 Un secolo di Flaiano e chiedendo a Boosta dei Subsonica di scrivere un articolo su questo tema che lui ha intitolato “La Stupidità ha fatto passi da gigante” e con un editoriale di Fabrizio Vespa dedicato allo sceneggiatore della Dolce Vita (foto storiche e massime del grande scrittore.)
Sugo è distribuito a Torino, Milano, Firenze, Bologna, Genova e Roma.
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- Giuseppe Genna sul suo blog ha pubblicato lo scorso gennaio la bellissima autointervista di Ennio Flaiano🡅
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… caspita.
Flaiano fa già cent’anni e sta ancora così bene in salute!
(Trasecolo).
Di recente ho avuto la fortuna di trovare La valigia delle indie, silloge di testi brevi, canzonette, lettere in versi, limerick, epi- grammi di Flaiano (Garzanti) – di recente me sono ri-appropriato, da lettore. Con grande sospiro di sollievo quando la libraia, dopo avermelo messo da parte per settimane, non lo trovava più e perseverando col fiuto l’ho ritrovato da me in uno scaffale basso basso della sua libreria! Un tesoro.
E dodici anni dopo, il 5 marzo 1922 a Bologna nasceva anche Pier Paolo Pasolini, cioè ottantotto anni fa e sulla sula morte, avvenuta trentacinque anni fa, non c’è ancora uno straccio di verità credibile.
Gran bel pezzo !
( e complimenti ai redattori di sugonews)
:)
e ventisei anni dopo, il 5 marzo 1936, sepp bradl è il primo uomo a superare i 100 metri nel salto con gli sci…
Esattamente dieci anni prima di Ennio Flaviano, il 22 febbraio del 1900, nasceva, a Citta’ del Messico, Luis Buñuel .
Quattro anni prima di Flaviano, il 2 novembre 1906, nasceva a Milano Luchino Visconti. Nel 1951 girera’ Bellissima. Un film che dovrebbero vedere tutte le mamme delle aspiranti veline.
Insomma, negli anni di Flaviano mi pare che si potessero dire tante cose, senza dover necessariamente editarsi per fare i conti col mercato. In fondo, molte pellicole di allora, oggi di culto, non riempirono mai le sale. E neanche oggi farebbero grandi ascolti, se date in prima serata su Rai Uno.
Ricordiamoci che fu Flaviano ad inventare i paparazzi in La dolce vita. Nel 1960 a Milano Fellini fu addirittura sputato in faccia da una signora la notte dell’anteprima del film. Ci furono diverse interpellanze parlamentari per censurare la pellicola. In fondo, a volte, penso che nel nostro paese, in nome del mercato, abbia vinto la dimensione piu’ meschina e volgare, quella che censura a priori. Il meglio.
E cinquantatré anni dopo, nel 1963, nasceva a Parma Paolo Nori. E quindi? Boh…
Bene, Bravo, Bis…
Flaiano e Pasolini.
Da ‘Diario degli errori’, pubblicato nel 1976:
“Un ebreo a un altro ebreo racconta di aver visto il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini. Basta, si è convinto, vuole convertirsi. Diventi cristiano? – Macché, pederasta”
E poi:
“Pier Paolo Pasolini, col suo Decamerone, è la scimmia che ha aperto la gabbia alla tigre. All’antica tigre italiana dei cessi, dei casini, dei corpi di guardia, dei goliardi e, tutto sommato, dei turpi porcaccioni”
Nell’età della comunicazione non importa tanto cosa ma chi lo dice e le figure certificate ‘grandi’ sono dalla stessa parte a difendere le stesse buone cause e sentimenti, contrapposti a una folla di ‘cattivi’ mediocri e invidiosi. Così l’imbarazzo è quando i ‘grandi’ dimostrano di non amarsi particolarmente, rivelando l’esistenza di conflitti in cui almeno uno dei due deve essere il ‘cattivo’ (tipo, l’opinione di Churchill su Gandhi, l’antisemitismo di Celine…).
Queste opinioni piuttosto feroci di Flaiano su Pasolini sono dello stesso genere: uno dei due deve fare la parte del ‘cattivo’ (e si è sempre ‘cattivi’ in toto anche se magari non a lungo: il mazzo viene rimescolato)
Anche Pescara, sua città natale, ne celebra l’attualità con un ampio calendario di eventi: http://www.scritturaeimmagine.it/
E il 5 Marzo 1922 nasceva a Bologna Pier Paolo Pasolini.
Cosa importano le grida
di tua madre se
dal corpo sgrava l’utero
della civiltà?
Sotto l’ampia fronte il tuo pensiero,
arricciato tra i solchi delle raggrinzite
rughe, grondava le parole
del suo privilegio
sui tetti gialli che otturavano le case,
fino a che non ti si smise
il fiato dalla bocca.
Dalle tue ceneri rinasce
ogni giorno da allora
zoppa la fenice
o senza un ala che muova
un poco d’aria intorno.
Non brilla la virtù opaca
dei discorsi ripetuti
alle televisioni violentate
da qualsiasi microfono.
Son di moda oggi i froci
comunisti: li puoi incontrare
ovunque nei palazzi
alti, tranne di domenica
Ché cantano nei cori.
I fetusi già
non tingono più le sabbie
né giocano con le palizzate delle spiagge:
rimboccate le maniche
per non sporcare il vestito buono
agitano gli avambracci pelosi
con la faccia all’ombra di un pino
sotto il quale scrivono le leggi
della religione del mio tempo: corpi
semimorti che accolgono
il riposo di assopite coscienze, stanche
dopo la visita al mercato centrale
tra i saldi sui saponi
e quelli sui fucili.
Nonostante gli sconti sui cuscini
su di essi ancora resta la mattina
l’orma del sogno di una cosa
che non riusciamo a ricordare.
@AMA
Occhio, si parla di FLA-IA-NO, non di FLA-VIA-NO!
@ Sasha
Ciò che dici dimostra solo una cosa: che anche gli “scrittori”, gli “artisti”, i”grandi” sono esseri umani soggetti agli stessi meccanismi dei “comuni mortali”, con le polemiche, le invidiuzze eccetera eccetera. Non si tratta di “buoni” o “cattivi”, vivevano nel loro tempo e si “accapigliavano”, né più né meno come adesso, anche qui, su NI o altrove. Su questo, P.P.P. , specie quando scriveva i suoi articoli sul Corriere della Sera, poi raccolti in Scritti Corsari e in Lettere Luterane, suscitava talmente tante di quelle polemiche – per la provocatorietà e l’originalità con cui andava “controcorrente” rispetto a certi argomenti- da sfiorare il vero e proprio “linciaggio” mediatico, da parte di insospettabili o addirittrura da parte di veri e propri amici (Moravia); sicchè Giorgio Bocca o altri di “conio minore”, pur di essere “visibili” nella polemica del momento, le sparavano ad alzo zero e nel loro dire dimenticavano che il lettore attento percepiva con chiarezza che non avevano letto nulla, ma proprio nulla, del testo incriminato di P.P.P., si erano semplicemente limitati a orecchiare “il chiacchiericcio mediatico” su quel tale testo di P.P.P.; insomma, proprio come avviene ora. Sicchè, nessuna meraviglia (almeno per me) che Flaiano dicesse simili “stronzate” su P.P.P.; il che non toglie che , nel suo genere, Flaiano fosse un “grande” ( aforismi e calembours).
Quanto ad @ Aliosha “ ..5.3.1922 e allora…..boh?”, allora leggi qui di seguito:
LADRI DI “PETROLIO”
di Gianni D’Elia
( da Il Manifesto,4 marzo 2010)
Uno straccio di verità: sono ormai 35 anni che sul delitto di Pasolini in molti la chiediamo, da Gianni Borgna a Carlo Lucarelli, a Carla Benedetti a tanti altri. Ora arriva la notizia che qualcuno ha messo le mani sopra un capitolo scomparso di Petrolio, con un lancio d’agenzia in cui il sensazionale e il superficiale ci sgomentano, ad aggiungere nuova nebbia al nebbione corrotto in cui siamo. E lo sgomento cresce di ora in ora, perché quel qualcuno che ha messo le mani su questo inedito del romanzo incompiuto di Pasolini si chiama Marcello Dell’Utri. Ossia qualcuno che è quanto più lontano da un antifascista come Pasolini si possa immaginare; e dico antifascista, perché per la denuncia del nuovo fascismo Pasolini è stato assassinato il 2 novembre del 1975, schiacciato come un cane all’Idroscalo di Ostia. Il nuovo fascismo era per Pasoliniil nuovo potere economico del consumismo e del trasformismo politico, che dal delitto di Enrico Mattei del 1962 arriva alle stragi del «doppio Stato», passando per la loggia P2 fondata da Eugenio Cefis, e lasciata per paura al duo Gelli-Ortolani, fino a una delle società nascoste della Edilnord Centri Residenziali (già Edilnord s.a.s. di Silvio Berlusconi & c.), con sede a Lugano, dell’avvocato Umbergo Previti, padre di Cesare, cui hanno dato il pittoresco nome di Cefinvest. Un’eredità non dissimulata?Pasolini stava addosso a questa guerra del potere per il petrolio pubblico e privato, scriveva un romanzo complesso e dirompente, che se fosse uscito in quegli anni, in traduzione mondiale, avrebbe svelato l’economia politica delle stragi, che derivava da quel primo delitto fondativo del marcio italico che è l’attentato contro Mattei.
Vengono i brividi a sentire che il berlusconismo si è impossessato anche di questo reperto: «un dattiloscritto sui misteri dell’Eni, rubato dallo studio diPasolini». Si tratta dunque di un oggetto di reato, per pura ammissione, che dunque non potrebbe essere esposto in nessuna mostra. Dell’Utri dica subito da chi, come e quando l’ha avuto. Perché, quando abbiamo denunciato e raccontato della scomparsa di un capitolo diPetrolio, intitolato «Lampi sull’Eni», nel libello Il Petrolio delle stragi(Effigie, 2006) nessuno si è fatto avanti? Perché arriva adesso? Per attaccare chi? Il giudice Vincenzo Calia per primo ha indicato, nella sua inchiesta sul delitto Mattei, le carte di Pasolini, svelando la fonte del romanzo in Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente, edito dalla Agenzia Milano informazioni nel 1972, ad opera di tale Giorgio Steimetz, alias Corrado Ragozzino (un altro libro scomparso, fatto sparire in fretta, introvabile persino alla Biblioteca Nazionale di Roma e Firenze, presente in catalogo, ma assente dallo scaffale).
Ora, questo inedito pasoliniano, così bellamente sbandierato a una mostra del libro antico in programma a Milano dal 12 al 14 marzo, non potrà essere mostrato perché prima che di documento letterario si tratta di reperto di un delitto, oggetto di reato di furto o sottrazione, di cui ignoriamo tutto, ma non il fatto materiale che i manoscritti non hanno gambe, e non si trovano per la strada.
All’uscita della mia piccola inchiesta sul romanzo postumo come prova del delitto politico di Pasolini, già anticipata per tratti sintetici dal mio precedente e collegato saggio, L’eresia di Pasolini(Effigie, 2005) a parte una coraggiosa incursione di Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera («Il Petrolio al veleno di Pasolini. Il Caso Mattei, i sospetti su Cefis e la morte violenta del poeta», 7 agosto 2005), si è assistito al dubbioso ripudio di molti, a partire dagli eredi, nei confronti di quel manoscritto e paragrafo scomparso, di cui resta solo il sunto con lo schema del potere italiano di allora in guerra: «Cefis (Fanfani, fisicamente) – Monti (Andreotti, fisicamente)». Così sta scritto, e quello che manca lo ha fatto riapparire il mago dell’Utri. Si tratta di «Lampi sull’Eni»? Si tratta di quel capitolo, che Pasolini chiama paragrafo?
Ora Dell’Utri accenna a un privato anonimo come elargitore, e conferma: «Sono 78 pagine e si intitola «Lampi sull’Eni». Se esiste ora quel capitolo, o paragrafo, se è quello di cui si parla da anni, non può e non potrà essere lasciato nelle mani di chi è già condannato per mafia, e ha tra i suoi più cari amici e capi i piduisti iscritti a quell’albo nero della Repubblica. Pasolini non merita questo.
Chiedo alla magistratura (a Roma c’è un fascicolo riaperto sull’omicidio di Pasolini) di farsi consegnare il dattiloscritto per esaminarlo, convocando magari il giudice Calia che ne sa l’importanza, perché si configura il reato di cosa rubata e ricettata messa in circolo senza spiegazioni, con l’arroganza di sempre, con cui si tiene il presente e il passato in scacco continuo in questo pericolosissimo paese.
Penso a tutti gli amici di Pasolini, ai lettori del mondo di questo poeta senza giustizia, alla beffa che in questo momento sentiamo aleggiare anche su questa ferita. Che quel capitolo esistesse, lo sentivamo, col cuore, con gli occhi e con le orecchie; col cuore dei compagni; con gli occhi dei lettori di Petrolio: «Per quanto riguarda le imprese antifasciste… ne ho già fatto cenno nel paragrafo intitolato “Lampi sull’Eni”, e ad esso rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria». (Appunto 22a, p.97); con le orecchie dei testimoni: «Mia cugina Graziella mi telefonò: “Sono venuti i ladri in casa, hanno rubato della roba, gioielli e carte di Pier Paolo”». Era passato forse un mese dal delitto, come ci disse Guido Mazzon, cugino di Pasolini e grande tromba jazz, a Pavia, il 24 ottobre 2005.
Chiediamo il sequestro cautelativo della memoria di Pasolini, insieme alla mobilitazione di chi si sente offeso, a partire dai morti a catena: Mattei, il suo pilota, il reporter americano, il giornalista Mauro De Mauro, il giudice Pietro Scaglione, fino a Pasolini, tutti sulle tracce di Cefis e della prima P2….
E allora, perché tanti “scrittori, artisti, intellettuali” (fatte rarissime accezioni) di adesso non la smettono di menarla con storielle minimaliste, e non si dedicano – proprio con l’arma della finzione romanzesca , perché no – a scavare in questo “merdaio” che è appena dietro l’angolo e che ha contribuito a determinare il quadro attuale?….Eh sì (citando Flaiano), “la situazione è grave…ma non seria!”.
L’anno in cui si festeggia il centenario della nascita di Flaiano, la sua città natale, Pescara, si proclama, Città D’Annunziana!
Flaiano ne avrebbe riso parecchio.
Bravo Boosta!!!!
finalmente una persona intelligente nel panorama musicale italiano!!!!
[…] Video segnalato su Nazione Indiana. […]