Ex Ordres littéraires – Giuseppe Schillaci
Nota
di
Francesco Forlani
su
L’anno delle ceneri, Giuseppe Schillaci, Nutrimenti, 15 euro
Ogni anno, più o meno prima dell’estate nella posta di Nazione Indiana ci arriva puntuale la richiesta da parte di un’organizzatrice di incontri letterari di “segnalare” un giovane scrittore, un esordiente, per un festival che vede coinvolte molte delle figure chiave del sistema editoriale italiano, diciamo dell’ambiente, dagli editor ai critici letterari, dagli scrittori affermati agli addetti stampa e talent scout delle piccole, medie e grandi case editrici. E puntualmente segnalo “il mio cavallo”, ogni volta con la speranza che possa non dico vincere la corsa, ma gareggiare, godere di quella opportunità in più. E puntualmente mi viene cassata la proposta. Sulle prime ci rimanevo un po’ male poi invece con il tempo, dopo aver capito l’andazzo e il sollazzo della telefonatissima cartografia fabbrica di talenti letterari in Italia, ogni volta che veniva “bocciato” il mio esordiente me ne rallegravo. Perché in quel rifiuto coglievo l’esattezza della mia intuizione, ovvero, che se l’autore che proponevo, in questo caso Giuseppe Schillaci, a “quelli” non piaceva era perché i miei autori facevano letteratura e a “quelli” la letteratura interessava poco.
Perché la letteratura è difficile, complicata, per dio! Per averne un’idea basta andare a leggere i classici, – leggere ma dovrei dire “rileggere”- Proust, Joyce, Mann, per non parlare di Dostoevskij o Balzac. L’industria culturale vuole così e basta. Che palle ste cose difficili! Noi vogliamo solo cose leggère da lèggere evvvai! Certo ci si dovrebbe mettere d’accordo su cosa sia leggero e cosa no, approntare una bilancia in grado di dirci se quella leggerezza resterà o meno, insomma che opere leggere possano avere un peso…
Giuseppe Schillaci è uno di quegli autori che ho seguito dal principio, e che proprio su Nazione Indiana ha fatto il suo esordio.
Il suo romanzo l’anno delle ceneri, è un libro potente, scritto con una lingua che non si appiattisce sulla trama né sulle ambientazioni, ma si nutre della storia, dei personaggi, in breve dell’esistenza, in una dimensione corale e polifonica (Bachtin? Cos’è un medicinale?). La capacità visionaria di Schillaci si esprime attraverso un uso sapiente dei filtri- solo chi abbia percorso le strade di Palermo a sera conosce il significato della parola vespro- una perfetta disposizione dei piani sequenza, una neutralizzazione di ogni sguardo oggettivo, dal di fuori, delle scene raccontate in un montaggio che ti fa sentire come attraverso i riuscitissimi dialoghi un vero, autentico respiro. Li senti respirare sulla pagina i protagonisti e perfino delle figure secondarie ne riconosci distinta la voce, la lingua, sia che si tratti del perfido Americano, con le sue verità che alludono al peggio, del vecchio Nofrio che di tutte le cose possiede il segreto, ovvero il racconto, o di Toni, lo zio comunista. La fabula raccontata è antica, si ammanta del mistero e della leggenda dei “decollati”, l’impianto è realista. Si racconta di un dopoguerra refrattario alla storia – ne arrivano echi lontani come quello dell’attentato a Togliatti- ma soprattutto delle vicende di due famiglie, una collusa con i nuovi poteri e antiche superstizioni e un’altra che attraverso il suo protagonista, Masino, pare prigioniera di un incantesimo ben peggiore, “quel tutto cambia perché nulla cambi” di gattopardesca memoria. L’anno delle ceneri,- nell’anno in cui le ceneri dei vulcani del nord hanno oscurato il cielo delle economie- è dopo tutto una storia d’amore e di rivoluzione. L’amore tra Masino e Ninetta, tragicamente messo a tacere sul nascere e una rivoluzione che è però in grado di cambiare un solo destino alla volta e nel finale prende le sembianze di un treno che ti porta via. Un treno che qui in Sicilia, come tutti sanno prende il mare per raggiungere il continente.
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Di Giuseppe conosco da tempo la vena narrativa e la capacità descrittiva, quasi cinematografica, di cogliere le sfumature di ogni singola immagine ed azione, dilatata e contratta nel tempo come dall’occhio attento di una cinepresa nell’ombra. Sagace, intelligente, ironico, coglie gli aspetti più miseramente umani nelle vicende quotidiane e storiche, con una presa diretta che tradisce la consapevolezza del racconto documentaristico, qui però intessuto al tessuto umano e popolare dei vicoli e degli odori di una Palermo schiacciata da un ordine “prestabilito”, condito di superstizione, ignoranza e miseria, che ne impediscono e castrano alle radici ogni volontà di cambiamento. Il romanzo, tuttavia, non va letto come narrazione storica di una singola terra, la Sicilia, bensì va “assimilato” come testimonianza che, attraverso lo scorrere della vita e delle vicende amorose di due persone semplici, racconta un pezzo di storia italiana, fatta di intrighi, accordi “alti” e convenienze perché le “cose” non cambiassero.
ho comprato per me e regalato questo libro, con la soddisfazione di sentirmi dire – post lettura – di aver fatto un’ottima scelta.
un abbraccio a Schillo e complimenti ad effeffe per l’accurata nota.
E’ un libro che sto scoprendo pagina dopo pagina.
Mi piace molto: è ben scritto.
Tieni duro Schillaci. e continua a scrivere.
merci a furlen per la splendida nota.
@natalia, yanez: grazie!
ciao
g
lo compro ,ma già so che ti dirò
lo immagino ,lo sento
da conservare tra i preferiti
un caro saluto e grazie
c.
secondo me schillo dovrebbe fare il tronista e basta!
Schillaci potrebbe fare il tronista, ma a ben vedere ci sono ormai più tronisti che scrittori, ed è tutto dire.
e così per una settimana intera per tutto il giorno in giro per il caos della città il pensiero tornava al libro, e aspettavo la sera per tornare a casa e mettermi a leggere e solo di quello avevo voglia. ed era strano chiudere la porta di casa, lasciare fuori palermo e ritrovarla, antica eppure attuale e terribilmente vera, nel libro.insomma io da sicula lo amo molto questo libro.
continua a girarmi intorno la bicicletta di masino, mi taglia la strada, mi supera e poi mi sta dietro. le suggestioni di questo romanzo sono tante e non mi lasciano anche se ho finito di leggere da un pezzo. improvvisamente mi pesano addosso dannazioni originarie. e ogni scroscio d’acqua mi fa trasalire.
ipotesi Schillaci/tronista mi pare improbabile.
(più che improbabile … una fesseria, buttata lì)
concordo con A.
Ovviamente scherzavo: GS è troppo bravo come scrittore. Non vedo l’ora di leggere il libro..
un trono schillaci se lo merita, ma come re degli esordienti italiani di tutto il 2010.
La Memoria ritrovata. Un libro che fa respirare gusti di posti nuovi anche se conosciuti. Da consigliare e regalare ad ogni amico. Complimenti!
Non occorre conoscere palermo per immaginare i luoghi raccontati da Schillaci.
La descrizione è attenta e suggestiva.
Ma se conosci quelle strade, ti costringe a riconsiderarle, ad amarle con Masino, a odiarle con Toni e a scoprirne il passato con Nofrio.
Il romanzo è bellissimo.
Complimenti Giuseppe.