Alzare i tacchi

di Franco Cordelli

Il primo libro da me consegnato a Einaudi è del 1990, dunque fuori gioco. Ne ho pubblicati altri due, uno nel 1996 e uno nel 1999. In quegli anni al governo c’era il centro-sinistra. Credevo che Berlusconi fosse spacciato. Credevo che si sarebbe fatta una legge sul conflitto d’interessi. Più in generale, non avevo percepito la questione dell’opportunità di “lavorare” o meno per una casa editrice di un industriale – sceso in politica e già, fugacemente, primo ministro (nel 1994).  Per me Einaudi e Mondadori erano ancora aziende simili alle altre, d’ogni natura (non credo che le aziende editoriali siano uguali alle aziende ortofrutticole: i libri non sono, come è stato detto, uguali ai pomodori). Presi coscienza del problema quando Berlusconi vinse le elezioni del 2001. Fu in quel momento, o poco dopo, che cominciai a pensare al libro che poi divenne Il duca di Mantova. Più quel libro prendeva forma, più si faceva strada nelle mie intenzioni l’idea che sarebbe stato anche un banco di prova. A quale editore migliore di Einaudi consegnare un romanzo in cui l’antagonista morale del narratore è lo stesso Berlusconi?

            Nella prima settimana di luglio del 2003 consegnai il manoscritto a Ernesto Franco. Mi disse che mi avrebbe richiamato entro una settimana. Alla fine di luglio, essendo i nostri rapporti amichevoli ma non avendolo ancora sentito, incaricai il mio agente di offrirlo a un altro editore. Il libro uscì nel 2004 da Rizzoli. Ancora oggi i redattori della Einaudi che conosco mi dicono che il romanzo fu rifiutato perché non piacque. Non ne dubito, anche se mi riesce difficile credere che altri autori della stessa casa editrice, tra quelli che pubblicano con più frequenza di quanto accada a me, scrivano libri che sempre piacciono. Se il motivo del rifiuto non era il “che cosa”, come lo chiama Jacob Burckhardt, ma il “come”, è una mera coincidenza la querela per diffamazione che mi fu intentata, poco dopo l’uscita del libro, da Cesare Previti. La vicenda giudiziaria è tuttora in corso:  il primo grado di giudizio respinse le accuse del querelante, e ora si sta istruendo l’appello.

Il silenzio del direttore editoriale mi dispiacque ma nello stesso tempo ne fui felice. Adesso le cose mi erano chiare. Quel romanzo era nato non per caso. Giudicare le scelte degli altri scrittori mi annoia ma non posso fare a meno di invidiare Sandro Veronesi che, come ha dichiarato in questi giorni, già nel 1994 ruppe un contratto con la Mondadori indipendentemente, lo sottolineo, dall’argomento del suo romanzo. Come non ammirarlo?

            Al di là del caso personale, di fronte alle obiezioni che Vito Mancuso ha sollevato avanzerei due osservazioni. La prima riguarda la differenza tra Mondadori e Einaudi. La Mondadori è una casa editrice priva di qualunque connotato ideologico-culturale. È come un supermercato ed è suo preciso obiettivo commerciale pubblicare tutti i tipi di libro, anche quelli di chi non abbia in particolare stima il suo proprietario, persino quelli dei suoi più esposti nemici (Benché non me ne venga in mente nessuno: D’Alema fino a che punto era un avversario politico di Berlusconi?). Al contrario l’Einaudi vanta un persistente prestigio culturale, un alone immarcescibile: pubblicare per Einaudi appare significativo in un modo tutto speciale. Quale vanità vi rinuncerà mai? Non è più la casa editrice della sinistra culturale egemonica? Ciò non ha alcuna importanza.

            Ma dopo un fatto clamoroso come quello che ha destato la coscienza di Mancuso, un fatto che mette a nudo l’iniquità giuridico-morale in cui viviamo, l’abnormità del conflitto di interessi, ci si pone una domanda. Ci si chiede come sia possibile che coloro che conducono una battaglia quotidiana contro il presidente del Consiglio e proprietario di aziende cui collaborano, ci si chiede come costoro possano rinunciare a una coerenza minima: non viviamo forse in una democrazia, opinabile quanto si vuole, ma pur sempre ricca di opportunità perfino editoriali?

Che vi sia la possibilità di pubblicare con altri editori, rispetto a quello che fu il proprio, appare fonte di squilibrio psichico, di marasma, perfino di sconforto. Ne sono una prova tutte le voci raccolte dai quotidiani in seguito all’intervento di Vito Mancuso. Poiché l’insulto è divenuto dominante nella vita politica, era inevitabile che si trasferisse nella sfera culturale. Culturale? La questione riguarda il mondo dei libri ma suo perno è proprio la politica, il nostro modo di vivere in società e non già nella eremitica grotta in cui il teologo è stato invitato a traslocare. Bisogna comunque dire che se si tratta di insulti gli intellettuali italiani si rivelano ferratissimi e non indegni dei loro rappresentanti in Parlamento e al Senato. C’è chi ha accusato Mancuso di aver offeso, con il suo caso di coscienza, non Berlusconi ma proprio lui, lo scrittore intervistato che, voglio farne il nome, è Antonio Pennacchi, il fasciocomunista. E c’è chi (sono i più) ha fantasiosamente lavorato di metafora su Mancuso. Le ipotesi sono state due: ingenuo o ipocrita? L’ipocrisia batteva la lievemente meno riprovevole ingenuità. Poi i mille distinguo, le sofisticazioni giustificatorie («allora bisognerebbe non comprare o non recensire i libri Mondadori»). Inutile ripeta quanto tutto ciò mi sembri farsesco. Se si è d’accordo con Berlusconi, non vi sono problemi. Se non si è d’accordo, dal momento che non siamo nel campo delle mere opinioni, sarebbe decisamente opportuno smetterla con le chiacchiere e passare ai fatti, cioè alzare i tacchi da Segrate e da Via Biancamano.

Questo testo amplia e aggiorna quello uscito, col titolo A questo punto un po’ di coerenza, sul «Corriere  della Sera» del 23 agosto 2010. La memoria difensiva di Cordelli, contro la querela intentata da Previti, si legge alle pp. 51-62 dell’«Almanacco Guanda 2008», a cura di Ranieri Polese, su Il romanzo della politica La politica del romanzo.

301 COMMENTS

  1. D’Alema fino a che punto era un avversario politico di Berlusconi?

    Mi scuso se estrapolo una frase O.T. rispetto al contesto. E’ che non posso non chiedermi come sia possibile scrivere ancora cotali sciocchezze destituite del sia pur minimo elemento probatorio. Ma vabbè…

    Con un saluto
    Mario Ardenti

  2. Grazie Cordelli.
    Chiamare le cose con il loro nome.
    La coerenza dovrebbe ancora essere un valore, credo. Ma oggi va di moda giustificare, ops, motivare l’incoerenza pensando che ciò possa essere ragione sufficiente per continuare sulla medesima strada, vista la situazione del tutto paradossale che si è creata negli anni nel nostro paese.
    Non occorre scomodare i grandi economisti del passato che si sono anche occupati di politica – sia in senso politologico che in maniera attiva nelle istituzioni da politici -, ma appare evidente sempre più che potere economico=potere politico.
    E l’economia inizia dalle scelte di ogni giorno, come cittadini e come consumatori. C’è chi vorrebbe delegare tutto alla macroeconomia parlando di sistema Italia e dei difetti del sistema, ma ricordo che la macro è figlia della microeconomia, cioè, ripeto, ognuno di noi ogni giorno.
    In questo momento storico italiano essere cittadini rivolti politicamente verso l’opposizione e contrattare con il gruppo Mondadori per qualsiasi tipo di attività è una palese contraddizione. Poi una persona può vivere legittimamente tutte le contraddizioni che vuole, ci mancherebbe altro, ma avere almeno l’onestà intellettuale di chiamare le cose con il loro nome.

  3. ma non capisco cosa ci sia di male a lavorare nella fabbriche dei libri del papàdimarina, che in fondo, come giustamente ci ricorda il signor giuliomozzi con i suoi esemplari dialoghi tra A e B, ha soltanto compiuto 235 delitti su 236. non abbandonate il laghetto e gli struzzi, continuate a lottare, la storia vi premierà. confido nella saggezza della signora gianna schelotto.

    una afezzionata lettrice di gianni biondillo

  4. oh finalmente un discorso chiaro semplice per niente bizantino come di solito è uso fare inq uesto paese; dopo tante discussioni e prese di posizione, alcune intelligenti altre ipocrite alcune aziendaliste, una presa di posizione chiara.
    la questione è semplice ma nello stesso tempo seria;
    ciascun scrittore o scribacchino che sia che pubblica presso Mondadori deve semplicemente stabilire, sempre che abbia possibilità di scelta e m isembra che ce l’abbia, se la sua permanenza è compatibile e coerente con i suoi convincimenti etici.
    I lettorti non possono abbandonare un’opera a secoonda di chi la pubblica, sarebbe un crimine, gli autori, se hanno un’alternativa, se hanno possibilità di scelta possono abbandonare un’editore se lo ritengono eticamente giusto e opportuno.

  5. Per un produttore di letteratura, che di questo vive essendone la professione, non é facile rinunciare ad un editore che ti assicura buoni guadagni.
    Vi assicuro, però, che anche per i fruitori, cioé i lettori, non é facile rinunciare ad acquistare dei buoni libri che abbiano il difetto di essere venduti da un editore sgradito.
    Tuttavia vi assicuro che esistono lettori che affermano la loro coerenza rinunciando ad acquistare da Mondadori e da Einaudi; per non parlare della astensione assoluta dalle televisioni commerciali del Magnate.
    Io, da anni, ho scelto così: niente Mondadori, niente Einaudi, niente Mediaset.
    Credetimi, si vive egualmente.

  6. Frenki Cordello è stato parecchio chiaro. Da un certo punto in poi certi atteggiamenti passano da connivenza forzata a collaborazionismo. D’altra parte, nessuno chiede ai dipendenti Mondadori di lasciare il lavoro, né alle librerie di disfarsi dei libri Mondadori che occupano almeno il 30% dei loro scaffali. Nemmeno si chiede agli scrittori di passare dalla M al ciclostile… fuori da lì c’è ancora il mondo industriale, che gli accoglierebbe a bracciaperte! A meno che non gli roda, agli scrittori, di dover rinunciare ai passaggi televisivi, senza i quali, pare, le grandi vendite non si fanno.

    PS: non ho mai visto Frenki Cordello in tv.

    PS2: tra parentesi, il più a bassavoce possibile, cito uno scrittore tra gli altri, tanto per fare un esempio, Roberto Saviano. Egli è pagato da Berlusconi anche quando fa le trasmissioni con Fabio Sazio, dato che la Endemol, che produce il programma CHE TEMPIO CHE FA è pure di MEDIA SATANA.

  7. Sono un giovane studente a cui piace scrivere poesie e che accoglierebbe di buon grado una proposta da un editore decente (leggere “decente” come “non a pagamento”). A me la situazione sembra molto chiara: la Mondadori e l’Enaudi sono della famiglia Berlusconi, io diprezzo Berlusconi, io non scrivo per Mondadori ed Enaudi. è vero, non ho mai pubblicato niente e non mi trovo nella situazione di Mancuso e di altri, però mi permetto di chiedere: di che cosa avete paura? Siete scrittori affermati, andate da un altro editore e ci guadagnarete molto di più (il fatto di non arricchire Berlusconi è già di per sè una vittoria morale). Questo dubbio di coscienza mi sembra un po’ tardivo. Per carità, meglio tardi che mai, però avrei preferito arrivasse prima. Anche perché io non vorrei che il mio libro fosse pubblicato dalla stesse casa editrice che pubblica Bruno Vespa.

  8. Fermo restando che da un anno non acquisto piu’ i libri editi dal cavaliere, mi viene da pensare che se Mondadori ed Einaudi forniscono al mercato editoriale italiano il 30% della produzione totale sarebbe un po’ difficile che chi scrive per quelle case editrici possa essere assorbito in toto da altri gruppi. Troppa gente, sono almeno 15.000 autori. Se anche fosse possibile cio’ andrebbe a discredito di altri scrittori che loro malgrado non troverebbero piu’ spazio (perche’ i budget di Rizzoli, Feltrinelli o Longanesi non sono mica illimitati). Chi ci rimetterebbe? Naturalmente lo scrittore “impegnato” o “sperimentale”, magari letterariamente “sovversivo”, che non riceverebbe piu’ la giusta attenzione, dunque a parer mio il problema si farebbe ancora piu’ grande.

  9. “Dacché tutti accettano l’ordine capitalista, l’economia di mercato e la democrazia rappresentativa come dati così obiettivi e indubitabili quanto la gravitazione universale e anche di più, perché montare la finzione di partiti contrapposti?” (Alain Badiou, “Di che cosa Sarkozy è il nome?”).

    PS pleonastico: Questo mi pare il nodo a monte, il “rimosso”, dopo di che scrivere o acquistare libri prodotti dalle editrici del Cav. Berlusconi o da quelle dell’Ing. De Benedetti la giudico, sinceramente, una quisquilia.

  10. No, mi sono sbagliato, non l’avevo visto, scusate l’incazzo, è il risultato di situazioni in cui ci si trova a dover lottare con un sacco di invividui che si sostengono a vicenda, per debolezza, contro una sola persona, in questo caso la mia.

  11. @Massimo Vaj
    La persona che ha rimosso un commento non pertinente, e un altro commento ancora ha cancellato (offensivo), sono io. Invece di cercare nelle meccaniche celesti la causa degli oscuri provvedimenti a tuo danno: scrivi cose pertinenti e non offensive, vedrai che l’universo non ti sarà così nemico.

  12. Apprezzabile Cordelli nel suo non menare il cane per l’aia, nel non evocare passati gloriosi di case editrici che oggi sono palesemente un’altra cosa rispetto a ciò che furono: oggi la falsa coscienza degli intettuali rispetto alla questione mondadori è così palese da essere imbarazzante: Scalfari su Repubblica si è dimenticato del comunicato di Einaudi sulla questione della legge bavaglio: inutile illudersi, è del tutto ovvia l’organicità di OGNI azienda berlusconiana rispetto al suo progetto di presa del potere e se non appare subito evidente vuol dire che bisogna osservarne i comportamenti con più attenzione: alzare i tacchi è un atto di elementare e privata coerenza politica e civile: se esponenti del PD come D’Alema non ne hanno sentito la necessità, questa è solo la riprova della crisi dell’opposizione, che è profonda ed essenzialmente culturale: lo stesso direi di Scalfari: al post tutto il potere sempre si accorpa e pure le cassandre anti-berlusconiane si ritrovano dalla parte del Capo, purché non venga toccato anche un solo lembo delle loro convenienze.

  13. @ Domenico Pinto
    Non ci sono “meccaniche celesti”, a meno che tu abbia uno swatch celeste al quale prestare fede cieca. I miei commenti sono sempre pertinenti, ma per accorgersene bisognerebbe prima capirli.

  14. Aria fresca ci vuole in questo paese stordito, addormentato e avvalenato.
    Diceva bateson che noi finiamo di fare la fine delle rane:
    se metti una rana in una pentola e riscaldi l’acqua a fuoco lento la rana muore e nemmeno se ne accorge, nemmeno si ribella.

    Molti uomini di cultura e politici e predicano male e razzolano malisimmo, salvo quando devono pararsi il culo. Allora comincia la retorica i distinguo, le giustificazioni le ipocrisie.

    Se il volgarissimo ha un punto debole, questi sono i soldi, i volgarissimi soldi.

    Qundi o si dice chiaramente che non si vuole rinunciare alla visibilità, all’apparato pubblicitario che puo’ garantire la mondadori (interviste in TV, recensioni amiche sui giornali importanti, conferenze e presentazioni per l’italia) la distrubuzione e la visibilità. Oppure un giorno non potrete dire che non eravate coinvolti.

    Quindi o vene andate via oppure zitti e muti.

  15. Dai Carmelo, non ti accorgi che stai considerando gli scrittori troppo peggio degli operai? Prova ad applicare il tuo punto di vista radicale a chi lavora in fabbrica. Se vai a dire un’abnormità del genere ai lavoratori della fonderia ti appendono per lo sfintere a un gancio e ti spediscono, via catena, al reparto verniciatura.

  16. scusi signor francesco pecoraro, da un bancarella ho trovato e acquistato (1,5 euri) la racolta di racconti dove credi di andare di tale francesco pecoraro, stampato e pubblicato da mondadori, collana scrittori italiani e stranieri, nel 2007; mi chiedo:l’autore del commento e l’autore dei racconti sono la stessa persona, lo stesso coscienzioso cittadino?

    una afezzionata lettrice di gianni biondillo

  17. Magari mi sbaglio… Ma se sono fermamente convinto che – senza Bossi – Berlusconi politicamente sarebbe fortemente ridimensionato, mi pare evidente che in Italia non ci sia NESSUNA opposizione culturale al regime mediatico del Caimano.

    Molti dei suoi stessi pseudo-oppositori cadrebbero in stato confusionale, con conseguente perdita d’identita’, se Berlusconi fosse preso ad uova marce in faccia da una persona che si dichiara sana di mente. I malati forse sono loro. Eppure piccini e perfino meschini.

  18. giù da me il tuo commento è parecchio stronzo
    ti mostro il fianco
    per amore solo per amore
    per tash , ovviamente
    baci
    la fu

  19. Saro’ anche stronzo, ma stare sotto Berlusconi rende un po’ tutti piccini e meschini, non trovi?

  20. la fu, la mia vicina d’ombrellone mi dice di dirti a furia di cambiare ategiamento nei riguardi del sole, non so più da che parte prenderlo.
    (intanto mi metto la protezione)

    una afezzionata lettrice di gianni biondillo

  21. @Massimo Vaj
    ho premesso sempre:
    Se hanno possibilità di scelta. E mi pare che gli scrittori ce l’abbiano
    gli operai non hanno possibilità di scelta.
    Ogni volta che compro l’opera di uno scrittore che amo targata Mondadori mi piange il cuore.

  22. sembra tutto così semplice, leggendo questo pezzo di Cordelli, ma è tutto così semplice?
    cosa sarebbe successo se Einaudi gli avesse detto di sì? Cordelli gli avrebbe dato il libro, mettendosi automaticamente dalla parte di coloro che dicono, finché posso pubblicare tutto quello che scrivo così come lo scrivo sono a posto con la coscienza, Berlusconi o non Berlusconi?
    o non glielo avrebbe dato, dicendo, vi ho solo messi alla prova, ma anche se avete accettato il mio libro io non ve lo do?
    Dopotutto era il 2003, nel 2003, contenzioso fiscale a parte, il resto era già tutto chiaro.
    E dopotutto il contenzioso fiscale di Mondadori è di molto precedente a questa lettera di Mancuso, va avanti da parecchi anni.
    Certo, Cordelli non lo sapeva, come non lo sapeva Mancuso.
    Rizzoli non ha mai avuto contenziosi fiscali? o li ha avuti e li ha e noi non lo sappiamo?
    O chi ha un libro da pubblicare deve parlare oltre che col direttore editoriale anche con il management della casa editrice?
    O anche, deve fare un indagine e cercare prima di capire chi possiede le azioni della casa editrice per la quale pubblica?
    Insomma, il problema è la proprietà o la gestione aziendale o anche la gestione editoriale, che è culturale?
    Perché i problemi potrebbero esseri molti, così numerosi da rendere piuttosto difficile ogni posizione «pura», ne accenno un altro, oltre a quelli dibattuti, per esempio, è bene pubblicare per un editore che con le sue catene di librerie esercita di fatto un monopolio, condizionando, per ragioni puramente economiche, la sopravvivenza dei libri di editori minori?
    E’ un problema minore, questo?
    I confini della purezza mi sembrano assai mobili, labili, difficili da individuare, difficili da mantenere.

  23. A me pare che il commento di “giù da me” non sia stronzo, casomai palesi la contraddizione di alcuni torquemada wannabe, che “non pubblicherebbero mai per Mondadori”, salvo averci pubblicato già, o averci provato e aver preso picche. Quando si va a fare la morale al prossimo, si finisce giudicati con lo stesso metro che si usa. (Come ha detto Pecoraro?
    Falsa coscienza degli intellettuali… purché non venga toccato un solo lembo delle loro convenienze…)

  24. @giù da me

    Ho pubblicato il mio primo libro con Mondadori.
    Non me ne pento, ovviamente, e sono profondamente grato a chi, in quella casa editrice, mi ha dato modo di pubblicare.
    È Antonio Franchini, che considero anche uno dei migliori scrittori italiani.
    Detto questo, oggi c’è qualcosa (inutile ribadire cosa) che è diventato insopportabile, che mi trascende, che trascende tutti noi e il mio (flebile e marginale) rapporto di scrittore minore con la casa editrice, che mi riguarda esclusivamente come cittadino, al di là della stima che nutro per quel gruppo di persone che fanno (talvolta sottilmente, astutamente, in una situazione non facile) bene il loro lavoro.
    Questo qualcosa chiama ciascuno di noi a un gesto di coerenza, difficile e probabilmente non conveniente, che consiste nel non collaborare con imprese che in un modo o nell’altro, partecipano dell’egemonia mediatica del Capo, soprattutto nel momento in cui il Capo mostra di volersi prendere il Paese.
    Al momento non ho testi da pubblicare, ma se ne avessi, ragionerei come sopra.
    (Spero che quell’euro e mezzo ti risulti ben speso).

  25. Hai ragione, Francesco Pecoraro.
    Dal 2007 quando hai pubblicato tu lo stato del paese è trasceso al punto tale che nel 2010 ti appare ormai chiaro che il “Capo” vuole prendersi tutto, cosa che nel 2007 non si poteva per niente intuire.
    Nel frattempo si era preso anche il tuo libro, ma tranquilli, ora non succederà più.

    e poi uno dice, gli intellettuali.

  26. Tutta la vicenda Mondadori è segnata dall’infamia che corre su un binomio infame e vergognoso e intollerabile per qualsiasi democrazia (tranne la nostra se ancora tale si puo’ definire):

    la commissione di crimini gravissimi quali la:
    corruzione dei giudici e
    l’evasione fiscale
    (che nei paesi capitalisti sono considerati, giudicati e condannati in modo esemplare)
    cui per contrappunto si commettono crimini altrattanto se non piu’ gravi:

    promulgazioni di leggi ad hoc per sfuggire alle condanne di quei crimini penali oltre che civili.

    E’ evidente che i gruppi editoriali non sono dei santi, obbediscono alle leggi del profitto e hanno mire monopolistiche (soprattutto se le pessime leggi di questo paese lo consentono)

    Ma qui siamo di fronte a un gruppo editoriale-televisivo, che agisce sistematicamente in spregio alle leggi (che semmai vengon oaggiustate, non solo l’evasione fiscale, non solo la corruzione dei giudici, non solo l’esportazione clandestina di capitali, non solo il falso in bilancio)

    e, mi viene da ridere, i primi ad indignarsi dovrebbero essere gli esegeti dell’economia liberale.
    Ma questi signori, si sono comportati in questi anni come si comportarono i ricchi industriali ebrei durante il nazismo: lo appoggiarono illudendosi di restare immuni dallo sterminio.

    Non è tempo di discussioni e distinguo e giustificazioni e ipocrisie.
    Chi ha la possibilità di scelta lo faccia e punto.

    http://www.mondadorinograzie.org/2-convinci-un-autore/

  27. Sono, come suole dirsi, un lettore forte. Posso assicurare che si può esserlo senza Mondadori e senza Rizzoli.

    Per quanto riguarda Mondadori l’ultimo libro di questa casa editrice che ho acquistato è stato Gomorra, mi pareva brutto verso Saviano non averlo.

    Più difficile è rinunciare agli Einaudi. Da lì ogni tanto arrivano autori dei quali non si può fare a meno, giovani semi/o esordienti che incuriosiscono. Poi Einaudi ha i poeti, sono così trascurati, marginali che non si possono ignorare per fare un dispetto al Berlusconi.

    Comunque, lo ripeto, senza Mondadori si può vivere. In Italia ci sono tante case editrici (grandi, medie e piccole), c’è pluralismo editoriale. Le piccole case editrici, per esempio, sono una miniera di gioielli librari.

    Basta essere curiosi, fregarsene delle classifiche e dei premi letterari e si trovano tutti i libri che si desidera leggere. È sufficiente abbandonare la strada principale ed imboccare sentieri eccentrici. Sono un po’ più tortuosi, meno rassicuranti, ma è grazie a questi che si potranno scoprire paesaggi letterari impensabili.

    Considerazioni, le mie, fatte guardando ai libri dalla parte di uno che legge, ma che, secondo me, valgono anche se si guarda ai libri dalla parte di chi li scrive. Anche gli scrittori, fuori dalle due grandi case editrici italiane, troverebbero lettori impensabili.

  28. “Considerazioni, le mie, fatte guardando ai libri dalla parte di uno che legge, ma che, secondo me, valgono anche se si guarda ai libri dalla parte di chi li scrive. Anche gli scrittori, fuori dalle due grandi case editrici italiane, troverebbero lettori impensabili.”

    Questo è falso, perché continuare a dirlo? Il sistema editoriale italiano sembrerà anche democratico nella produzione, ma è oligarchico (quando non monopolistico) nella distribuzione. Chi non pubblica per le major non raggiungerà mai lo stesso potenziale numero di lettori, né beneficierà mai dei medesimi spazi di promozione. Uno scrittore scrive per essere letto, chiedergli di posizionarsi in una nicchia dove lo leggerà meno gente di prima è velleitario, e onestamente non se ne capisce la funzione.

  29. @capoccia

    si può essere un lettore forte rinunciando a Mondadori e Einaudi, (e a Rizzoli, ovviamente) ai loro cataloghi storici, non prendendo più in mano un volume della Fondazione Valla, nessun Meridiano, non Conglomerati di Zanzotto, non Benjamin, eccetera?

    Dubito.

    E concordo con @Francesca.

  30. Aggiungo, Alain Badiou, sopra citato da @robertobugliani, ha pubblicato per Einaudi nel 2004.
    Nel 2004 la situazione era chiara, Berlusconi proprietario di Einaudi, politico potente e non ignoto in Francia.
    Evidentemente per Badiou il catalogo era più importante del proprietario.
    Il catalogo ai miei occhi è l’equivalente dei contenuti di un giornale, il linguaggio della casa editrice, più importante della proprietà, fa il contesto.

    Certo, se interviene la censura la cosa si fa ardua, o anche, si fa chiara.

  31. due cose veloci veloci.
    Io non rinuncero’ mai nemmeno sotto tortura a comprare un’opera per fare un dispetto all’editore.
    da Einaudi vengono pubblicati grandi capolavori di autori stranieri e sarebbe un crimine non leggerli.

    @francesca
    uno scrittore che aspira a scalare le classifiche dei best seller non è uno scrittore ma uno scribacchino.
    Uno scrittore che scrive per essere letto da milioni di lettori, e’ uno scribacchino. E’ una persona cioè che offre al mercato quello che il mercato si aspetta.
    Uno scrittore scrive innanzitutto per se stesso,
    uno scrittore è tenuto a creare garndi opere.
    se poi queste opere vengono lette bene, altrimenti tanto peggio per il pubblico suo contemporaneo

    dall’intervista di bolano a m.maristain
    http://www.archiviobolano.it/bol_int703.html

    Che cosa le produce il fatto che Arturo Perez Rverte sia attualmente lo scrittore piu’ letto in lungua spagnola?
    Perez Reverte o Isabel Allende. E’ lo stesso. Feuillet era l’autore francese piu’ letto della sua epoca.

    E il fatto che Arturo Reverte sia entrato nella’Accademia reale ?
    La Real Accademia e’ un covo di privilegiati. Non c’e’ Juan Marsé, non c’e’ Juan Goytisolo, non c’e’ Eduardo Mendoza ne’ Javier Marías, non c’e’ Olvido García Valdez, non ricordo se c’e’ Alvaro Pombo (probabilmente se c’e’ cio’ si deve a un equivoco), pero’ c’e’ Perez Reverte. Bene, anche Paul Coelho fa parte della Real accademia brasiliana

  32. “Uno scrittore che scrive per essere letto da milioni di lettori, e’ uno scribacchino. E’ una persona cioè che offre al mercato quello che il mercato si aspetta.
    Uno scrittore scrive innanzitutto per se stesso,
    uno scrittore è tenuto a creare garndi opere.
    se poi queste opere vengono lette bene, altrimenti tanto peggio per il pubblico suo contemporaneo”

    Chi scrive per sé stesso compila diari e li chiude con il lucchetto, non va da un editore. Se le parole vogliono ancora dire qualcosa, “pubblicare” implica la volontà esplicita di rendere pubblico qualcosa, che nel caso specifico dei libri si traduce con “trovare più gente possibile disposta a leggere quello che scrivo”.
    Il resto sono retoriche senza alcun fondamento, ma ad agosto va bene, ci sta anche il delirio.

  33. non condivido la tua opinione francesca.
    Pubblicare è una cosa,
    pubblicare con l’ansia e il desiderio di essere letto da moltudini implica gia’ una resa e un asservimento al mercato.
    Kafka quando scriveva non pensava a quante persone erano disposte a leggerlo; tant’è che voleva bruciare la sua opera.
    lo scrittore non e’ o non dovrebbe essere, ossessionato dal pubblico dei suoi lettori, altrimenti finisce per diventarne schiavo.
    putroppo a quelle che tu chiami retoriche si sono sostituite ormai le logiche di mercato, e quelli che tu definisci
    più gente possibile disposta a leggere quello che scrivo
    per me non appartiene alla categoria dei lettori ma dei consumatori.
    per il resto mi tengo il mio delirio

  34. Carmelo, la visione dell’artista che vive infuso dall’alito della sua musa riottosa, che si sente sempre al di sotto della sua arte e punta all’empireo dei pochi prescelti che sono in grado di capirla, mi risulta in parte surreale e interamente irreale. Leggere qualche biografia (carteggi compresi) dei grandi della letteratura ti infrangerebbe molte illusioni.

  35. allora che si collabori con mondadori e che si taccia su tutto il resto
    muti scrivere e andare
    perchè se mi vuoi “moralizzare” e mi vuoi anche far credere di essere indignato per le sorti del mio bel paese io ti mando a fare in culo. punto

    giu da me la tua amica di ombrellone ci ha avuto un bel pensiero :)
    cioran le sarebbe grato
    baci
    la fu

  36. @funambola amabilissima

    e se le dicono che debbono stare sotto i riflettori e parlare a più gente possibile perché debbono avere il massimo di visibilità altrimenti la mafia li uccide?

    Le devo anche delle scuse, e ne approfitto. Ho appena trovato questo passo di Cioran, in un’intervista: ” In realtà, credo che ad allontanarmi definitivamente dalla tentazione utopista sia stato il mio interesse per la storia; la storia è l’antidoto all’utopia. Ma sebbene la pratica della storia sia essenzialmente anti-utopistica, è indubbio che l’utopia faccia avanzare la storia, la stimoli “

  37. rigrazio il signor scrittore minore francesco pecoraro per aver avuto la gentileza (o la debboleza) di rispondere ai miei dubbi riguadanti la sua identità

  38. Funambola gentile, in un bosco che brucia c’è chi cerca di spegnerlo, chi chiama i pompieri e chi insegue il piromane per menargli. C’è anche chi dormiva nel bosco e improvvisamente, lambito dalle fiamme, si risveglia e dice: “urca, il bosco brucia! E mò che faccio, spengo, scappo o cosa? Mi consulto.”
    Infine ci sono anche quelli che, mentre tutti fanno queste cose importantissime, continuano a fare la sola cosa che nessun altro sta facendo, forse perché è la sola che sanno fare loro: piantano altri alberi.
    Quando il piromane sarà stato preso, l’incendio sarà stato spento e i belli addormentati nel bosco avranno capito che cosa dovevano fare, servirà ancora un bosco dove andare a fare il pic nic con una morbida, calviniana frittura di cervella.

  39. sì francesca
    l’umanità è varia

    caro larry massimo
    mi titillo e le rimbalzo

    “i tiranni, saziata la loro ferocia, diventano inoffensivi
    tutto rientrerebbe nell’ordine
    se gli schiavi
    invidiosi
    non pretendessero anch’essi di saziare la loro
    è proprio l’aspirazione dell’agnello a farsi lupo
    la causa della maggior parte degli avvenimenti
    coloro che non possiedono zanne sognano di averne
    vogliono divorare a loro volta
    e ci riescono grazie alla bestialità del numero”

    e comunque

    ” si deve essere dalla parte degli oppressi
    anche quando hanno torto
    senza tuttavia dimenticare
    che sono della stessa pasta degli oppressori”

    baci sempre
    la fumandola

  40. Ma poi, è proprio vero che solo Mondadori ed Einaudi garantiscano il raggiungimento di un pubblico molto vasto? A me pare che esempi come quelli di Camilleri, Faletti, Eco o Baricco, tanto per citare dei pesi massimi in fatto di vendite e al di là di qualsiasi considerazione letteraria, dimostrino proprio il contrario.

  41. L’autore grosso, a parità di condizioni di distribuzione, vende sempre. Ma l’autore piccolo, l’esordiente, la scrittura di qualità non proprio popolare, cioè la maggior parte del catalogo degli italiani viventi di Einaudi, deve impiccarsi per coerenza politica?

  42. No, Francesca, e l’abbandono da parte di autori “minori” avrebbe anche scarso peso politico, quindi non mi interessa (scusa se non ne faccio una questione ideologica).

    Ma t’immagini l’uscita, la presa di posizione netta e dura di autori di peso come Saviano, Lucarelli, Wu Ming, Ammaniti, ecc., un manifesto, magari, a cui far aderire anche gli stranieri distribuiti in Italia da Mondadori ed Einaudi e il loro ingresso in altre case editrici? Questo una riflessione la aprirebbe o no? Che dici?
    Non è lecito sperarlo da personaggi di questo calibro che, come dici tu, continuerebbero a vendere ovunque? E per noi, non è lecito sperare di avere degli intellettuali e non solo degli scrittori?

  43. L’autore grosso, a parità di condizioni di distribuzione, vende sempre. Ma l’autore piccolo, l’esordiente, la scrittura di qualità non proprio popolare, cioè la maggior parte del catalogo degli italiani viventi di Einaudi, deve impiccarsi per coerenza politica?

    allora mettiamola così:
    i culi parati diano una mano ai culi aspiranti parati che la coerenza politica fotterebbe due volte
    come?
    facile: alzando i tacchi tutti insieme (solo i culi parati per intanto)
    le modalità dell’autoepurazione possono essere varie colorite e perfino gioiose!
    per piantare alberi nuovi si può ricorrere all’esproprio di qualche terreno incolto e vigilare attentamente onde prevenire e limitare gli incendi
    la fantasia la lasciamo al potere, noi siamo pragmatici :)
    …sì sì , lo so, ma ogni tanto mi piace lasciarmi andare…epperdio sono una donna non sono una santa :)
    molti baci infiammabili

    la funambola

  44. Scusate, intervengo come autore (Longanesi, Fazi, Rizzoli, Mattioli1885 etc. etc.) e come lettore (di infiniti libri pubblicati da infiniti editori).
    Come lettore non rinuncerei MAI a un libro solo perché pubblicato da Mondadori o qualsiasi altro editore. Inoltre credo che i libri che cerco non siano quelli che fanno ricco un editore. Sono probabilmente libri in perdita e non mi privo del piacere per non dare 5 o 10 euro a un editore.
    Come autore il problema è più complesso.

    A)
    Chi ha esperienza di pubblicazioni sa che il rapporto privilegiato non è con la sigla editoriale ma con i redattori e direttori editoriali. Se ho sintonia con le persone con cui lavoro non vedo problemi a pubblicare; se mi trovo in una redazione gestita da banditi, truffatori e persone volgari, allora sì che rinuncio a pubblicare.

    B) Se i miei libri sono catalogabili nel genere best-sellers e producono grande profitto mi troverei certamente coinvolto in una specie di questione morale. Ma se sono uno scrittore che ha scarse vendite; se scrivo poesia o libri sperimentali, forse non dovrei pormi il problema (se il problema è non farlo guadagnare). Pubblicandomi l’editore è in perdita. Gli faccio perdere soldi.

    Alla fine il mio problema si riduce a due questioni:
    a) comprare bei libri
    b) scrivere bei libri
    se ottempero a questi due imperativi, lentamente, un poco alla volta, modifico il pensiero e le strategie commerciali del berlusconismo.

    se al contrario
    a) compro libri commerciali o dozzinali (pubblicati da qualsiasi editore)
    b) scrivo libri commerciali o dozzinali (e li pubblico con qualsiasi editore)
    favorisco l’imbarbarimento culturale che sta distruggendo l’Italia.

    Sarà un metodo lento, sarà una strategia faticosa, ma è l’unica che mi sembra percorribile: cercare la qualità.

  45. rammento a Francesca che, benché la natura del partito-azienda berlusconiano fosse ormai chiara, dal 2006 al 2008 in Italia il capo del governo era Romano Prodi e la situazione era molto diversa dall’attuale. stop.

  46. Francesco Pecoraro, allora cerchiamo di capire meglio.
    Il problema è pubblicare per Berlusconi, o pubblicare per Berlusconi mentre lui è presidente del Consiglio?
    Perché a leggere il tuo ultimo intervento pubblicare per Berlusconi quando non è presidente del Consiglio secondo te è legittimo, o almeno tu ti assolvi così.
    Quindi quando Silvio Berlusconi non è presidente del Consiglio il suo conflitto di interessi decade? Non esiste più l’accentramento di mezzi di informazione e scompare la montagna dei suoi multiformi interessi aziendali, ergo non c’è più niente di disdicevole a far uscire alcunché con Mondadori?

    Eppure le prime leggi ad aziendam a favore delle reti mediaset non le fece Berlusconi, ma Craxi. E fu un governo Andreotti a varare la legge Mammì, altrimenti detta legge polaroid, visto che si limitava a fotografare legislativamente quello che Berlusconi aveva fatto sino a quel momento in assenza di ogni regola. Anche quelle furono leggi ad aziendam, e così scandalose che ci furono ministri che per non votarle si dimisero (incredibile pensarlo oggi).

    Eppure nessuno pretese che tutti i lavoratori di sinistra della Fininvest si licenziassero per restare puri.

    Anche come semplice leader di Forza Italia Berlusconi non è un problema? Il fatto che, seppure in minoranza (peraltro di pochissimo), il suo personale politico occupi il 49% dei banchi delle istituzioni italiane non è un’anomalia, nel momento in cui possiede più di metà l’informazione televisiva e cartacea e può condizionare l’opinione pubblica votante?

    Affermarlo è un bizantinismo, perché se il problema è Berlusconi, deve essere Berlusconi sempre, perché il suo conflitto di interessi non scompare mai. E allora per restare puri secondo questo ragionamento non bisogna solo smettere di pubblicare per Berlusconi, ma cessare di pagare la pubblicità nelle sue reti, non distribuire un libro con la sua rete di distribuzione, non vendere i diritti a Medusa perché ne sia fatto un film, ovviamente non andare a vederne uno manco morti, pazienza se è orso d’oro a Berlino… potrei continuare per quante sono le sue attività imprenditoriali, e sicuramente dimenticherei qualcosa che non va assolutamente fatto.

    Bilancio:

    Berlusconi otterrebbe di levarsi dalle palle tutti i comunisti che lavorano per lui e fanno il loro lavoro cercando di applicare un’etica non berlusconiana, relegandoli a circuiti di nicchia.
    Continuerebbe comunque a farsi le leggi su misura, o a farsele fare, e di quando in quando diventerebbe persino presidente del Consiglio.

    L’unica cosa che avresti ottenuto tu sarebbe la soddisfazione manichea di vedere ammutolito o marginalizzato chi aveva un pensiero alternativo al berlusconismo e adesso non ha più spazi per dirlo.

    Una gran vittoria, no?

  47. A titolo informativo, avendo un romanzo da piazzare: quali sono le case editrici, oltre all’Einaudi, legate o dipendenti dalla Mondadori di S.B.?

  48. Electa, Einaudi, Giulio Einaudi, Mondadori, Piemme e Sperling and Kupfer.

    Informati anche su quale circuito intendono distribuire il tuo romanzo, eventualmente. Sarebbe buffo non pubblicare con Mondadori e poi farsi distribuire da Messaggerie. ;)

    Naturalmente per coerenza cerca di non farti recensire su:
    Panorama, TV Sorrisi e Canzoni, Grazia, Donna Moderna, Chi, Flair, Cosmopolitan, First, Focus, Geo, Interni, Jack, Men’s Health, Sale & Pepe, Starbene, Telepiù, Tu Style, Donna in forma distribuito con Donna Moderna, In Tavola distribuito con TV Sorrisi e Canzoni, Salute!, Oroscopo e Giochi con Tv Sorrisi e Canzoni e Chi, Verde Facile distribuito con Casa Facile, Pc professionale, Ville e Giardini, Interni, Ciak, Prometeo e – ! – Nuovi Argomenti.

  49. Per leggersi, sfogliarsi i libri della Mondadori o Einaudi,
    e varie associate controllate dal B.uce,
    uno può anche andare in biblioteca, per dire,
    e non acquistare,

    io faccio così

    MarioB.

  50. Dimenticavo: se vuoi restare puro pretendi che nella catena della librerie Mondadori il tuo libro non sia presente, e nemmeno nei supermercati del gruppo, e che i diritti cinematografici non vengano venduti a nessuna delle controllate Medusa, e neanche al Club del Libro.

    Ovviamente, che te lo dico a fare, niente pubblicità sulle reti mediaset.

  51. Mannaggia che testa che ho oggi: non accettare inviti da Fazio o da Daria Bignardi: le loro trasmissioni, anche se non vanno sulle reti mediaset, sono prodotte da Endemol, che è una società di Berlusconi.

    Però fidati, troverai tanti altri insospettabili lettori!

  52. In pratica francesca ci spiegato che il mercato editoriale, televisivo, distributivo è nelle mani per oltre il 50% del gruppo che fa capo a berlusconi.
    i ha anche spiegato come funziona il mercato dei libri come si promuove un libro e come si vende. I libri di Vespa sono delle schivezze ma vendono. La promozione puntuale ogni anno è perrfetta.
    Francesca sta dicendo che ci dobbiamo rassegnare. Tanto non serve a niente. Anzi si perdono tutti benefici che derivano dall’appartenenza a un gruppo cosi’ poderoso.

    Ma questa discussione è nata da un fatto gravissimo.
    un fatto infame e preciso.

    Ci sono tanti bravi scrittori che scrivono per bompiano adelphi laterza sellerio, feltrinelli etc.

    Non vedo perchè degli scrittori che si sentono politicamente impegnati a sinistra, che sono preoccupati per il degrado morale e civile di questo paese che non ha piu’ nessun freno, non vedo perche’, se ne hanno la possibilita’ non debbono cambiare editore.

    Non sara’ certo una rivoluzione, non crollera’ certo per questo l’impero mediatico mediaset, ma sarebbe un fatto simbolico di grande importanza.

    Se pecoraro ha deciso che la misura è colma e che è ora di filarsela, perche’ francesca fai del sarcasmo sul fatto che prima lui ha pubblicato per berlusconi.

    e perche’ ci tieni tanto a che degl iscrittori decidano di andarsene ?

    Nessuno l iobbliga,
    Il problema e’ di ocerenza etica.
    Tu sei molto ironica, ma io per esempio nel mi opiccolo evito di comprare i libri nella catena di distribuzione della mondadori e vado da feltrinelli o dai piccoli librai, evito di andere nei cinema contrallati da mediaset. Per fortuna non compro quelle schifezze di periodici che hai citato e se fossi uno scrittore non ambirei a quel tipo di promozione.

    Sembra quasi che tu voglia che questo paese diventi mediasetdipendente.
    perche’ ti da tanto fastidio se uno scrittore decide di cambiare editore?
    sei forse una dipendente mediaset?

    Seguendo la tua logica che bisogna fare ? rassegnarsi e assistere impotenti allo sfascio definitivo del paese?

    Si puo’ vivere evitando il sistema controllato da mediaset, e la Rai non è una partita definitivamente persa.

    Io sarei felice se gl iscrittori che amo cambiano editore.
    E credo che e’ stata proprio la tua logica a impedire quando ancora era possibile, la regolamentazione del mercato editoriale e televiso e non solo.
    Ognuno deve fare la sua parte a partire dai politici. Adesso!!

  53. @ f. pecoraro
    portando la discussione sul piano squisitamente politico (non mi interessa qui criticare la tua scelta di pubblicare per mondadori), vorrei capire perchè ora la situazione sarebbe cambiata rispetto a qualche anno fa, quando al governo c’era prodi.
    se ben ricordo, dal 1994, “scesa in campo” di berlusconi, il centrosinistra è sempre stato debole rispetto a berlusconi; sempre, in ogni occasione, berlusconi ha invocato le elezioni e il centrosinistra ha cercato di rimandarle sapendo che avrebbe perso. ricordo male?
    1994 o 95, cade berlusconi lasciato da bossi: chi chiede le elezioni? berlusconi. chi sostiene un governo dini (ex ministro di berlusconi)? il centrosinistra.
    1996, vince prodi, certo, ma berlusconi era senza bossi, e prodi non vince da solo, ha bisogno del sostegno esterno di bertinotti. e cade dopo due anni, si sapeva non sarebbe durato. prodi chiede il voto come berlusconi due anni prima? no, da prodi si passa a d’alema e da d’alema, pur di non votare, ad amato. dopodichè il centrosinistra scompare prima delle elezioni, con d’alema che si ritira a gallipoli e veltroni a roma. rutelli scelto in mancanza d’altri per una sicura sconfitta. che arriva dopo 3 anni di rimando delle elezioni, con berlusconi che non ce la fa a sopportare l’attesa della vittoria, che arriva puntuale nel 2001.
    2006, dopo i 5 anni di governo berlusconi, pessimi, con grave crisi economica, prodi ha bisogno di mastella e radicali e comunisti e italiani all’estero e soprattutto della legge porcellum per avere una maggioranza alla camera e una pseudomaggioranza al senato, dove si fa indispensabile l’appoggio di cossiga, andreotti, pininfarina.
    poteva chiedere nuove elezioni, ma si accontenta e punta sui senatori a vita. si sapeva che sarebbe caduto presto, come puntualmente avviene, e chi spinge per votare subito?
    berlusconi.
    insomma, l’egemonia berlusconiana è sempre stata presente dal 1994, berlusconi è sempre stato il politico con più consenso, quello che si può battere solo momentaneamente e grazie a eventi fortuiti e fortunati.
    il berlusconismo è regime in modo ininterrotto da 16 anni, sia quando berlusconi governa sia quando è all’opposizione. perchè o lui governa o gli altri governano sapendo che alla prima occasione lui tornerà a prender il loro posto, e non fanno altro che temerlo. e, in più: quando gli altri, quelli del centrosinistra, governano, non fanno altro che assecondare l’impero economico politico e mediatico di berlusconi: basti l’esempio della sempre rimandata legge sul conflitto di interessi.
    se poi guardiamo quanto il regime si sia modificato dal 1994 a oggi, io non vedo grandi differenze, già nel 1994-96 berlusconi faceva leggi salvaladri (il famoso colpo di spugna, con davigo colombo di pietro a dichiarare alla stampa che si sarebbero dimessi se entrava in vigore il decreto) e già i suoi giornali prendevano di mira (altro che il direttore di Avvenire o Fini) Scalfaro con killeraggio mediatico durato anni quando, nel 1994 o 95, caduto berlusconi, non indisse nuove elezioni.

    Quindi, cosa è cambiato, di sostanziale nel regime berlusconiano?
    O, se vuoi, cosa cambia tra il pubblicare adesso per Mondadori e l’averlo fatto qualche anno fa?

    @alcor
    “Pubblicato 26 agosto 2010 alle 11:39 | Permalink
    capoccia
    si può essere un lettore forte rinunciando a Mondadori e Einaudi, (e a Rizzoli, ovviamente) ai loro cataloghi storici, non prendendo più in mano un volume della Fondazione Valla, nessun Meridiano, non Conglomerati di Zanzotto, non Benjamin, eccetera?
    Dubito.”

    Primo, che c’entra Rizzoli?
    Secondo, chi obbliga gli autori indispensabili a pubblicare per Mondadori? Voglio dire, la responsabilità del boicottaggio di Mondadori o Einaudi spetta in prima battuta agli autori: quella dei lettori viene da sé, dopo.
    Terzo:i meridiani: molti sono di autori morti più di 50 anni fa. Se si mettono le case editrici minori in condizione di avere editor esperti e soldi, possono fare anche loro libri come i Meridiani, visto che non esiste per la maggior parte di essi la questione dei diritti d’autore. E per far questo, occorre che scrittori ed editor pubblichino/lavorino per altre case editrici, in modo da rompere il monopolio berlusconiano.

  54. Carmelo, non sto dicendo che gli scrittori volendo non possono pubblicare e arrivare ai lettori con altri editori oltre a quelli legati a B.
    Sto dicendo – la differenza non è poca – che se lo fanno perché non vogliono avere a che fare con le attività economiche di B., allora devono scansarle tutte, ma proprio tutte tutte.
    Tutti quelli che pubblicano per Feltrinizio, Rizzonio e Guandanamela siamo sicuri che non distribuiscano con Messaggerie, non vendano in librerie Mondadori, non siano recensiti comunque su giornali del gruppo, non diventino film con Medusa, non vadano da Fazio e da Bignardi, etc etc. ?
    Io no.
    E comunque, resta che Berlusconi sarebbe il parametro della moralità in Italia. Questo fa ridere, sì.

  55. @francesca
    sappiamo tutti che la responsabilità politica di questa gigantesco, osceno, infame e vergognoso conflitto di interesse di cui la gente ormai sembra rassegnata e assuefatta e indiffferente, la responsabilita politica dicevo è della sinistra.
    Come mai la sinistra radicale cosiddetta nel primo governo prodi non ha mai imposto una legge sul conflitto di interesse?
    una legge sul sistema televisivo e dei media?
    io sul comportamento idiota del partito di bertinotti ce l’ho.
    come mai il pd che e’ nato e vissuto con l’anisa di accreditarsi come un partito “liberale”, con l’ansia di essere simpatico allachiesa e agli imprenditori non ha mai avuto i l coraggio di regolamentare il settore e il conflitto di interesse come è stato fatto in tutti i paesi europei di destra e di sinistra?

    qui si tratta di reagire con gesto simbolicamente rilevante di fronte a un fatto specifico
    l’uso di una legge creata ad hoc per sfuggire ad una evasione fiscale di 300 e passa milioni.

    Mi chiedo perche’ un gesto del genere debba suscitare tanto sarcasmo

    E’ evidente che sarebbe stato meglio farlo prima come ha fatto Giorgio Bocca. Lo capirebbe anche un bambino.

    Ora io non capisco ma proprio non capisco perche’ quando uno scrittore decide rischiando solo sulla sua pelle (per la verita’ non è un rischio tanto grande, seuno scrittore è gia’ famoso non cambia molto se da mondadori va da feltrinelli) di andarsene da mondadori
    la sinistra che evidentemente è masochista debba criticare rinfacciare.

    Ripeto non sara’ c erto un atto rivoluzionario.
    Nessuno sta chiedendo alle case editrici di usare un altro canale distributivo.
    E’ evidente che il quasi monopolio mediaset-mondadori rimane e la colpa ripeto ‘ dei partiti di sinistra.
    Ma intanto uno scrittore non vende targato mondadori.
    Se si applicasse in tutti i settori e in ogni ambito della societa’ una maggiore coerenza etica nei comportamenti, le cose andrebbero meglio i nquesto paese.
    se l’elettorato che vota a sinistra fosse piu’ attivo e vigile e imponesse ai suoi rappresentanti una maggiore coerenza nell’azione politica, le cose andrebbero meglio.
    insomma il buon nsenso mi fa dire:
    preferisco che pecoraro pubblichi da feltrinelli piuttosto che da mondadori.
    Non ci sono controindicazioni e non vedo perche’ dovrei rinfacciargli di non averl odeciso prima.
    meglio compiere una scelta con ritardo piuttosto che non compierla mai adducendo una mare di scuse anche ipocrite secondo me.
    buona giornata il mare siculo m iaspetta

  56. @ galbiati

    per la prima domanda che mi fai, leggi sopra.
    per la seconda, che non so perché fai a me, immagino che nessuno li «obblighi».
    per la terza – benché non sia una non domanda – dove dici: «Se si mettono le case editrici minori in condizione di avere editor esperti e soldi» :–)

  57. Scusate e con Bompiani che pubblica i diari del Duce ritenuti fasulli da De Felice e proposti da Dell’Utri paventandoli per veri che facciamo?

  58. In fondo gli editori non sono che spazi liberi più o meno occupati, il silenzio di Ernesto Franco a Cordelli ha il senso di una risposta che vale più o meno con “qui non c’è spazio”, ma non solo non c’è spazio per Cordelli di vedere il proprio libro in Einaudi, ma lo stesso spazio è negato a Franco di pubblicarlo. Voglio dire che da sempre chi lavora nelle case editrici fa lavoro di Resistenza contro i padroni e contro le ideologie correnti, in fondo l’ostracismo subito da Antonio Moresco (che non mi piace) o da Gianni Celati (che mi piace) in tempi passati da Einaudi ha ben poco a che vedere con Berlusconi. A rimpiangere di non poter pubblicare sono gli editori prima che gli autori. Poi Mondadori ha tutte le brutture di un colosso imprenditoriale che storpia la concorrenza e il mercato con la forza dei propri numeri, ma credete forse che se non ci fosse Berlusconi a guidarla ma De Benedetti non imporrebbe le proprie logiche di mercato a tutto il mondo dei libri?

  59. Ciao Francesca. Posso chiedert senza ironia di sorta nè intenti provocatorii se lavori per Mondadori?
    Nel caso in cui non lavorassi per Mondadori dimentica la domanda e accetta le mie scuse anticipate.
    Alle volte ho l’impressione che sui blog letterari (e non solo) si produca l’effetto di pubblicizzare un ‘logo’, o si effettuino, sempre in termini di ‘effetti’ e (spero) non di ‘intenzioni’, indagini di mercato a campione.

  60. Il ragionamento è traballante, Carmelo.
    Se l’autore pubblica con Mondadori è colpa sua.
    Se l’editore distribuisce con Mondadori o vende nelle sue librerie di catena, è colpa della sinistra che non ha fatto la legge sul conflitto di interessi.
    Cos’è che non riesco a capire di questa logica?

  61. @francesca
    il ragionamento è di buon senso.

    1) la mondadori è macchiata da due >b>crimini: l’acquisizione fraudelenta e mafiosa attraverso la corruzione di un giudice
    2) da ultimo l’uso di una legge (che il gtoverno da tempo voleva inserire di sottecchi nei provvedimenti) per evadere il fisco.

    Se uno scrittore per coerenza etica e politica cambia editore io sono contento. punto. non c’e’ nessun ragionamento filosofico da fare. E’ qualcosa, niente di straordinario, ma pur sempre qualcosa.

    3) l’esistenza del conflitto di interesse è una responsabilita’ politica che risale a Craxi come tu hai gia’ detto e ricade tutta sulla sinistra moderata radicale antogonista etc .TUTTA LA SINISTRA ne ha la responsabilita’.

    Il fatto come tu dici che questa piccola azione non rivoluziona il mondo ne’ intacca il monopolio mediaset, dovrebbe essere semmai una spinta a fare di piu’ non, come tu di fatto suggerisci, a non fare niente.

    Ma c’e’ una cosa che non capisco (o forse capisco molto bene)del tuo discorso:
    perchè ti da tanto fastidio l’idea che uno possa decidere dopo l’ultima porcata di lasciare la casa editrice?

  62. Faccio una domanda e ottengo, grosso modo, una risposta.
    Ho un romanzo da far pubblicare e, non avendo problemi di soldi, preferirei pubblicarlo da un editore che non sia Mondadori o affini. Fra l’altro, il romanzo non ha un contenuto direttamente politico (del genere di quelli di Cordelli, Belpoliti o Saramago) anti-Berlusconiano, quindi non ci sarebbero problemi da quel lato.
    Chiedo e apprendo da una certa F. la quale, sfortunatamente, aggiunge che il romanzo non dovrebbe essere distribuito da Messaggerie, che lei ritiene controllate da Mondadori, ne’ venduto in librerie Mondadori etc
    Mi accorgo quindi che la risposta non era rivolta a me, un perfetto signor Nessuno, ma faceva parte del solito becchettamento fra scrittori, intellettuali e ‘operatori culturali’ che il cancro di siti come Nazione Indiana e simili – insomma, trolling. Manca solo che arrivi qualcuno a dirmi che pubblicare per, tipo, Rizzoli è altrettanto nefasto di Mondadori in quanto trattasi di casa editrice capitalista e che l’unico mezzo di distribuzione consentito è il blog gratuito o il ciclostile autoprodotto.
    La tesi pare essere che nessuno ha il diritto di fare delle scelte o anche solo delle distinzioni all’interno del mondo in cui deve vivere e deve accettarlo (e pubblicare per Mondadori senza se ne’ ma) o rifiutarlo in toto (e diventare un eremita o un terrorista). Facile immaginare che comportamenti avrebbe tenuto F. in Germania fra il 1939 ed il 1945 o in Russia fra lo stabilirsi della dinastia Romanov ed il 1991, senza nemmeno la scuda dell’immediata minaccia fisica.

    (rivolto a più compenti: mi pare che Messsaggerie non sia proprietà di Mondadori o Berlusconi, è vero?)

  63. Cappellani sul caso-Mondadori: “Mauri? Furbo, vuole Saviano. Ma io ho un’intercettazione…”

    LA POLEMICA EDITORIALE DEL MOMENTO SI ALLARGA/ “L’appello di Vito Mancuso? Nulla di che. Non vende come Saviano quindi è inutile che ‘rompa’. E’ l’autore di ‘Gomorra’ a contare… Le butto un’ipotesi, destituita di ogni fondamento, anche se… Saviano non riesce a scrivere il libro sul traffico della cocaina perché sotto scorta. Credo ci sia qualcuno che gli sta consigliando di scrivere un libro sulla P3 sulla scia di Travaglio. Non a caso il più attivo è Stefano Mauri, azionista e de Il Fatto e di Chiarelettere. La lotta in atto è tra Gems e Mondadori…”. Uno scatenato Ottavio Cappellani, autore Mondadori politicamente scorretto ed esperto di retroscena editoriali, ci rivela: “Ieri su Affaritaliani.it ho letto l’intervento di Mauri, che è furbo e vuole Saviano e gli altri autori Mondadori, abbassando i prezzi. Gli consiglio di aspettare ancora un po’, ho un’intercettazione di Saviano che prima o poi mi piacerebbe pubblicare. Le assicuro che a quel punto Mauri Saviano se lo compra a due lire… L’INTERVISTA (DELLA QUALE L’AUTORE SI ASSUME LA RESPONSABILITA’)
    Martedí 24.08.2010 11:41

    LO SPECIALE

    Libri

    Speciale libri/ Scrittori, editori, editor, classifiche, interviste, poltrone, recensioni, brani in anteprima, blog, e-book, riviste online, notizie, curiosità, anticipazioni. Su Affaritaliani.it tutto sull’editoria
    ottavio cappellani

    di Antonio Prudenzano

    Ottavio Cappellani, da autore Mondadori cosa pensa dell’appello del teologo Mancuso?
    “Nulla di che. Non vende come Saviano quindi è inutile che ‘rompa’. E’ l’appello di Saviano che mi interessa. La questione Saviano è stata trattata con molta eleganza da Mondadori, infatti è caduta nel vuoto. Adesso ci stanno riprovando. Le butto un’ipotesi. La vuole sentire? Saviano non riesce a scrivere il libro sul traffico della cocaina: è sotto scorta e non può fare giornalismo investigativo. Scriverebbe un libro come lo scriverebbe chiunque altro. In più il suo teorema che al centro del mondo ci sia Casal di Principe inizia a fare rotolare dalle risate gli addetti ai lavori. Credo ci sia qualcuno che gli sta consigliando di scrivere un libro sulla P3. Beninteso: è una mia ipotesi destituita di ogni fondamento. Ma dato che sono un bambino sveglio, fossi un editore che vuole strappare Saviano alla Mondadori, lo pungolerei proprio su quello. Un bel libro sulla P3 sulla scia di Travaglio. Nessuno ancora lo ha capito: ma Saviano è il nuovo Travaglio. Immagini Santoro e Saviano insieme. Non a caso il più attivo è Stefano Mauri, azionista e de Il Fatto e di Chiarelettere. La lotta in atto è tra il gruppo Mauri Spagnol e la Mondadori. Mentre la Rizzoli arranca in terza posizione”.

    Secondo Stefano Mauri, che lei ha appena citato e che ieri è intervenuto su Affaritaliani.it (LEGGI QUI), “gli scrittori non sono calciatori, dunque nessuno si aspetti improvvisi cambi di casacca da parte di frotte di autori…”. E lei, crede che ci saranno autori che lasceranno la Mondadori dopo le polemiche di questi giorni?
    “No, nessuno. E sa perché? Perché Mauri è un furbo. E di solito i furbi falliscono sempre. Ho letto con estremo interesse l’intervento di Mauri rilasciato ad Affaritaliani.it. E sa cosa le dico? Le dico che dopo avere messo Saviano e gli altri contro Mondadori adesso il presidente di Gems sta abbassando i prezzi. Inizia a fare difficoltà. I contratti da rispettare, il fatto che non sia facile cambiare casacca in corso. E’ molto semplice: gli autori Mondadori che dovessero passare col gruppo Mauri-Spagnol vedrebbero i loro anticipi ridotti al lumicino perché la Gems dovrebbe pagare le penali. Mauri, che è bravo, in questo momento sta promettendo agli autori Mondadori soltanto lavoro editoriale e lancio pubblicitario. Mentre la Mondadori continua nella sua politica di bonifici bancari di anticipi consistenti. Scommettiamo che nessuno abbandonerà Mondadori? Consiglio a Mauri di aspettare ancora un po’…”.

    In che senso?
    “Io sono qui ad aspettare una bella rivolta contro la legge anti-intercettazioni. Sa: ho una bella ‘intercettazione’ di Saviano che prima o poi mi piacerebbe pubblicare. Le assicuro che a quel punto Mauri se lo compra a due lire”.

    Si rende conto della gravità di questa affermazione della quale si asssume la responsabilità?
    “Assolutamente no”.

    Torniamo al caso-Mancuso: le crea problemi di “coscienza” la presunta legge “ad aziendam” della quale avrebbe beneficiato la sua casa editrice?
    “Siamo pazzi? Io so come vengono spesi i soldi delle tasse degli italiani, e mi sorprendo di giorno in giorno che non scoppi una guerra civile. Sopra i settantamila euro l’anno la mia aliquota è vergognosa, e so che i miei soldi vengono spesi per consulenze date da esseri repellenti e per sagre di pesce spada in cui si parla di arte e cultura. E poi cosa hanno fatto? Un’azienda deve muoversi sul sicuro, per i dipendenti, al posto di una insicurezza dipendente dalla Cassazione e che poteva durare anni hanno scelto un accordo. La possibilità dell’accordo è data dalla legge. Non piace la legge? Non piace la maggioranza che l’ha votata? Bene, ci sono i politici dell’opposizione per quello. La verità è che l’opposizione ha bisogno degli scrittori perché non sa più che pesci prendere. E gli scrittori sono molto corruttibili. Tranne me, che come Cacciari sono ricco di famiglia, anche se vivo al di sopra delle mie possibilità”.

    Quindi lei continuerà a pubblicare con Mondadori?
    “Io faccio letteratura. E le uniche case editrici in cui si può fare letteratura, in questo momento, in Italia sono Mondadori, Adelphi, Sellerio e Feltrinelli. Forse Fanucci, anche se è debole sulla letteratura italiana. Marco y Marcos e credo basta. Sì, anche Fandango, anche se non è riuscita a posizionarsi. Certo, quando sento Saviano dire che lui ‘vuole salvare la Mondadori’ allora mi chiedo: i dirigenti Mondadori con cui ho a che fare sono così senza palle da doversi fare salvare da Saviano? Poi però so come vanno le cose all’interno di una casa editrice, so cosa è il fatturato. Io guadagno bene all’estero, non in Italia, quindi conto come il due di coppe quando la briscola è a denari. Ma ci sono persone in Mondadori per le quali darei un braccio. Non dico i nomi perché sono affari miei”.

    Lei si definisce “marxista” ma pubblica senza farsi troppi problemi con Mondadori (e scrive su Libero). Come fa?
    “Sono stato di sinistra, e ancora oggi i miei amici catanesi sono di sinistra. Quando decisi di essere libero lo comunicai per primo proprio a loro, e con loro continuo a intrattenere rapporti di sincera amicizia. Un nome per tutti Enzo Bianco. Al di là di tutte le menate politiche, e dei litigi tra gli schieramenti, che mi divertono parecchio, ma che vivo allo stesso modo di un campionato di calcio, la mia verità politica è una e una sola: voglio il reddito minimo garantito per tutti a partire dai sedici anni. Questa è l’unica forma di welfare che conosco e anche l’unica maniera sicura di movimentare il mercato e fare schizzare alle stelle il prodotto interno lordo. La sinistra è stata al potere e non si è occupata dei poveri, si è impegnata sui finanaziamenti dei corsi di formazione che hanno fatto arricchire le solite comitive di stronzi illuminati. C’è gente che con le apparecchiature comprate grazie ai fondi per i corsi di cinema ai ragazzi meno fortunati oggi fa filmini di matrimoni in proprio. Per istituire il reddito minimo garantito ci vogliono soldi, e i soldi si prendono soltanto in una maniera: abolendo la spesa pubblica utile solo a foraggiare clientele. Teniamo scuola e sanità. Fosse per me terrei soltanto la sanità, la consorteria dei professori (una delle classi più conservatrici che esistono in Italia) iniziano a starmi antipatici. Privatizziamo tutto tranne il diritto all’assistenza sanitaria. Eliminiamo le provincie. Rasiamo a zero le consulenze. Mandiamo a quel paese i manager di stato delle privatizzate. Vendiamo la Rai, le coste, i monumenti, il colosseo. Aboliamo il Fus e facciamo rinascere il cinema italiano per come è stato quando ha vissuto la sua epoca d’oro. Trivelliamo la Sicilia. Fabio Granata ha delirato quando ha contrapposto il barocco, e la difesa di esso, contro il petrolio: sotto Noto c’è il petrolio, e Granata sa benissimo che a nessuno è mai venuto in mente di trivellare il sagrato del Duomo di Noto. Le campagne, da quelle parti, sono piene di porcilaie per il macello dei maiali costruite con i finanziamenti e poi abbandonate. Le assicuro che deturpano il territorio assai più di una bella e romantica trivella sullo sfondo di un tramonto siculo. Si immagini una Sicilia petrolifera, bene, Fabio Granata si è opposto in nome della sua personale promozione di immagine politica. E’ un delirio. A me interessano i poveri, anche se Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera mi ha accusato di essere demagogico. ‘Sta cazzo di demagogia ha rotto. Qui viviamo con gli scippatori della fine del mese: si fanno una borsetta per comprare il latte ai neonati. Sono demagogico? ‘Sti cazzi: non scrivo sul Corriere e non sono obbligato a essere istituzionalmente inefficace. L’unica persona che può perseguire il reddito minimo garantito è Berlusconi. Certo, anche io sono di quelli un po’ delusi per la mancanza delle riforme e delle privatizzazioni che tutti aspettavamo. Ma adesso i miei auguri sono rinvigoriti: ha ragione la lega, la spesa pubblica in Sicilia sfiora la criminalità, se non legale quantomeno etica. E i fascisti, non dimentichiamolo, vengono da una cultura socialista. Non vedo l’ora che si vada alle elezioni. Poi, se non si aboliranno provincie e spesa pubblica, e se non si provvederà a una privatizzazione selvaggia, sarò il primo a scagliarmi contro Berlusconi. Ma per adesso è l’unico comunista che vedo in circolazione, l’unico che fa gli interessi delle classi deboli. Sono un po’ preoccupato per il futuro, l’unica soluzione che vedo è Berlusconi come presidente della Repubblica e Tremonti come presidente del consiglio, o, in seconda ipotesi, una discesa in politica di Marina Berlusconi. Ci dovesse essere una restaurazione attraverso l’asse Murdoch, De Benedetti, Cordero di Montezemolo, me ne andrei a Stoccolma. Non voglio vivere in uno Stato dove per affermarsi bisogna leccare il culo. Ho sempre scritto tutto questo su Libero, nessuno mi ha mai tagliato una riga. Se scrivi per i giornali del centrosinistra non puoi parlare bene di Berlusconi. Se scrivi per i giornali del centrodestra puoi criticare Berlusconi. Secondo lei dove sta la libertà? Per quanto riguarda Mondadori, il palazzo di Segrate è una festa di libertà e anarchia. Le assicuro che ognuno dei dirigenti agisce in piena e totale autonomia. E sono anche dei signori che, sapendo di trattare una materia molto delicata, ossia il pensiero di un autore, lo fanno in maniera delicata e per niente invasiva. L’editing ai miei libri è una questione di ripetizioni di aggettivi, di punti e virgola, di correzioni sulla mia scrittura sgrammaticata, mai nessuno è entrato nel merito. E i miei libri non sono teneri con la classe politica”.

    leggi carmelo e facciamocene una ragione :)

  64. Io credo che qui sul tavolo ci siano due questioni distinte e che le si porti avanti insieme solo per avere più facilmente ragione:

    1) La prima è una questione squisitamente morale. Può un autore che si professa antiberlusconiano pubblicare per Mondadori ed Einaudi? Le risposte sono diverse. Poiché non è facile uscire dalla rete delle proprietà e delle partecipazioni del premier, si rischia di rimanere intrappolati in una richiesta di coerenza etica potenzialmente infinita (niente interviste sui suoi giornali, niente distribuzione, ecc.) Io questo lato del problema preferisco lasciarlo alla coscienza di ognuno.

    2) Quello che realmente mi interessa ha un valore esclusivamente politico. Si può compiere un atto dirompente creando un fronte di intellettuali di peso, quelli che venderebbero anche se distribuiti con i volantini ai lati della strada, che fuoriesca da Mondadori ed Einaudi in massa per entrare in un’altra/altre casa/e editrice/i? Potrebbe l’uscita di Saviano&co. creare per lo meno un dibattito serio che esca dal ristretto ambito dei lettori e dei blog letterari per riversarsi su tutta la società civile? Secondo me sì. Assolutamente sì. E il fatto che in questo senso non stia accadendo nulla è davvero scoraggiante.

  65. @ Sascha, ho scritto una cosa che credevo vera, non ho mentito. Ho controllato e ha ragione Alcor, ma questo non rende meno vere le cose che ho detto prima. L’elenco che ti ho fatto era una risposta alla tua domanda, non altro. Se però ti piace vederla come una provocazione, allora è anche una provocazione: qualunque criterio di distinzione all’interno dell’universo berlusconiano è un compromesso sul principio primo, cioè che Berlusconi sia il nemico. Non smette di sorprendere la facilità con cui ci si avvicina a posizioni di mediazione non appena ci si rende conto di cosa vuol dire applicare fino in fondo il principio del bianco e del nero. Pubblicare no, ma distribuire sì. Pubblicare no, ma promuovere sì. Pubblicare no, ma andare in una sua tv, o in un programma prodotto da una sua controllata, sì.
    E’ questo il tarlo del ragionamento.

    p.s. non sono un troll solo perché non scrivo quello che vuoi leggere tu. Mi pare fino a questo momento di aver più che argomentato.

    @Carmelo, mi fa problema per lo stesso motivo per cui a te fa problema che uno scrittore che ami pubblichi con l’uomo che odi: lo trovo un ragionamento emotivo, se vuoi viscerale, ma non razionale, e meno che mai etico.

  66. …e questo che non è di cioran :) lo dedico a te francesca

    “non abbiamo nulla contro la ragione: purchè si sappia che è una conoscenza dell’isolubile e un’organizzazione dell’atroce”

    ahhhhhhh “la superiorità dell’aforisma: uccide la spegazione”

    senza acrimonia nè
    baci comunisti
    la funambola

  67. @Marco Mantello

    Ti piacerebbe che lavorassi per Mondadori, così magari potresti dire “è ovvio che dica così”. Ma mi dispiace, non lavoro per Mondadori. Però se ti viene il dubbio che a forza di nominare la Mondadori si faccia pubblicità alla Mondadori, se intervengo di nuovo lo faccio come sembra chic usare qui: punto l’iniziale.

  68. Francesca io in genere scrivo: Marco Mantello (nome e cognome).
    Magari fallo anche tu, senza puntare altre lettere. Non è chic, è trasparente.
    In ogni caso, e fuor di polemica, le tue argomentazioni sono di un realismo talmente marcato da divenire moralismo. Moralismo come difesa dello status quo. Bene hanno fatto alcuni commentatori ad argomentare contro il tuo moralismo, in modo del tutto condivisibile (Sascha e Carmelo). Saluti

  69. @ marco mantello

    penso che Francesca intenda puntare la M di Mondadori nell’eventualità di nuovi interventi. Occhio a non diventare troppo trasparente.

  70. Ok dialoghiamo anche con i punti interrogativi. Caro punto interrogativo, confermo quanto sopra. Io vorrei che Francesca ci mettesse il suo cognome, e la faccia nelle cose che dice, visto che non fa altro che difendere un ‘sistema di potere’. Se ci mette la faccia e il cognome, non è solo più trasparente, è anche più credibile a mio avviso. In questo senso vorrei dare atto a Giulio Mozzi, di cui ho letto gli interventi in un post collegato a questo, di esprimere opinioni sull’ultimo caso Mondadori, e di farlo in prima persona. Gli chiederei, pealtro, di spiegare nel merito quali siano le altre buone ragioni per ‘avercela’ con questo sistema editoriale, rispetto all’ultimo caso in discussione. Grazie.

  71. Cioè se tu sapessi il mio cognome le mie argomentazioni sarebbero più degne di essere considerate?
    La dittatura dell’anagrafe ha sostituito quella dell’aforisma.

  72. Vedi Francesca, mi viene da pensare che se tu fossi in buona fede, avresti già risposto a questa fesseria anagrafica (ti ho chiesto tutto con molto tatto, in origine) e il dibattito sarebbe proseguito. Invece tu rifletti, ponderi le risposte, ironizzi…Perché non vuoi dirci chi sei? Che problema c’è? Sei timida? Si è vero. Credo che sia più attendibile, in dibattiti su questi temi, colui che parla a proprio nome (e cognome), visto che questo blog è visitato e utiltizzato da tantissimi addetti ai lavori.

  73. Mantello Marco, col cavolo che saprai il mio del tutto ininfluente cognome. Ho tutto il diritto di impedirti di portare su un piano di credibilità personale una questione che non riguarda la mia persona, la mia coscienza o la tua, ma l’orizzonte di mondo che ti piacerebbe imporre a suon di monovisioni etiche. Il fatto che per te sia importante sapere chi sono per poter discutere con me è rivelatorio. E’ evidente che tu pensi che una difesa del tentativo di restare integri senza andarsene dal mondo economico del cavaliere possa essere dettata solo dal fatto che chi la fa sia parte in causa, quindi in malafede.
    Questo è il piano dei tuoi ragionamenti e di metà buona degli interventi di questo dibattito. L’idea che ci possa essere un punto di vista etico fuori da quella che tu/voi avete stabilito come unica strada etica (per scrittori, addetti ai lavori e anche lettori) non ti/vi sfiora neanche la cabeza.

  74. Francesca continui ad alterarti e non ne hai motivo.
    Quello che sostieni sui punti di vista etici e il carattere censorio delle mie richieste è del tutto inesatto. Ho letto le argomentazioni di Giulio Mozzi con molta attenzione e ancorché non le condivida credo che abbiano un diverso peso morale rispetto alla tua aggressività, al tuo nervosismo e questi tentativi, scusami ma te lo dico, di tirarti fuori da una banale richiesta di ‘chiarezza’, e lo ripeto ancora, trasparenza’. Un saluto, non infierisco ulteriormente, credo che i lettori e i commentatori abbiano abbastanza materiale per farsi delle idee. Un saluto e buon marketing. Marco Mantello (prima il nome. E poi il cognome, grazie).

  75. marco mantello :)
    sei curioso o sei solamente indispettito?
    vuoi anche la mia di firma per esteso?
    laaaaaaaaaaaaa funambolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
    baci

  76. La funambola a te ti leggo spesso, invero, su questo sito.
    No non sono indispettito. Nè curioso. Non mi sento nemmeno una persona eccessivamente ‘seria’. Pasolini nella lettera luterana a Firpo diceva che le persone serie sono immorali, estremistiche, teppistiche, falsamente idealistiche, ottuse, etcetera, etcetera, etcetera. Non credo nemmeno alla vocazione alla purezza eremitica, però vedi, esistono tanti blog, anche non letterari, dove puoi assistere a fenomeni simili a una Francesca, dal punto di vista dell’effetto marketing che provocano, e dell’ottusa difesa dello status quo. Non mi piace l’arroganza del ‘potere’. E di chi lo difende. Quindi vorrei sempre sapere con chi sto parlando, quando mi espongo anch’io, in prima persona, su questi temi, sopratutto quando ho impressioni cattive, a pelle, sulla buoan fede di alcuni interventi. Chiedo solo di essere smentito, non mi pare sia troppo, davvero. Saluto. Marco

  77. @Francesca quello che dice è corretto e quasi sempre molto informato. Ma c’è un ma. Con la stessa logica contenuta nel suo ragionamento, si dovrebbero difendere i ” dipendenti ” della camorra. Come dire, se i manovali più spiccioli scegliessero tuttodimprovviso la legalità, la camorra si toglierebbe dalle pale tutti quei rompicoglioni di napoletani che tutto sommato sono gente perbene, e li sostituirebbe con efferati criminali arruolati tra clandestini africani ed est europei… anche meno costosi (la Mondadori farebbe lo stesso, e non perderebbe una copia, anzi…). Quanto a Berl, bisogna mettersi in testa che fatte le debite proporzioni è peggio di Hitler: sono d’accordo con lei che non c’è modo boicottarlo. Infatti penso, forse diversamente da lei, che va completamente abbattuto, con gli strumenti della politica e del diritto. Ma ci vuole ancora un po’ di tempo. Nel frattempo, se qualche milionario se ne andasse dalla Mondadori a titolo dimostrativo, non sarebbe così disastroso per nessuno. Sarebbe solo un piccolo gesto politico, di valenza simbolica abbastanza forte.

  78. non si sa mai con “chi” si sta parlando marco !:)
    al massimo si sa di cosa
    io spesso non so neanche di “cosa” si stia parlando, pensa un po’ te
    francesca ha esposto il suo pensiero, la sua visone del mondo. punto
    chissè cosa avrebbe detto pasolini di quel simpatico barzellettiere cucù!
    baci
    la fu

  79. @Larry, l’equivalenza “lavorare per Mondadori = lavorare per la camorra” è oltremodo rivelatoria. Ora mi rendo conto che scrivere libri, editarli, distribuirli e venderli è lo stessa scelta morale che spacciare droga e sparare in testa ai picciotti avversari, se lo si fa in una azienda di B.
    Grazie di avermi chiarito quanto siano grossolani i termini di questa profonda riflessione sulla morale altrui.

  80. @Francesca, detto con ironia, mi permetto di pensare che l’industria dei libri e della cultura in genere, in quanto a sopraffazione, non ha niente da imparare da nessuno, NEMMENO DAI SISTEMI CRIMINALI. Per il resto tutti hanno capito che il mio parallelismo con la camorra era un paradosso derivante da un suo ragionamento, al quale mi riferivo.

    Quanto alla sua offesa risposta dico solo che la sua furia assolutoria e giustificazionista ha valore collaborazionistico, perché è travisatoria. Infatti non dico affatto che i dipendenti Mondadori debbano dimettersi. Se legge bene, fino in fondo, IO ho appena scritto quanto segue: ” Nel frattempo, se qualche milionario se ne andasse dalla Mondadori a titolo dimostrativo, non sarebbe così disastroso per nessuno. Sarebbe solo un piccolo gesto politico, di valenza simbolica abbastanza forte “.

    LEI invece, in uno dei tanti interventi ASSOLUTAMENTE DISINTERESSATI scrisse il 26 agosto 2010 alle 18:41 quanto segue:

    ” Bilancio:

    Berlusconi otterrebbe di levarsi dalle palle tutti i comunisti che lavorano per lui e fanno il loro lavoro cercando di applicare un’etica non berlusconiana, relegandoli a circuiti di nicchia.
    Continuerebbe comunque a farsi le leggi su misura, o a farsele fare, e di quando in quando diventerebbe persino presidente del Consiglio.

    L’unica cosa che avresti ottenuto tu sarebbe la soddisfazione manichea di vedere ammutolito o marginalizzato chi aveva un pensiero alternativo al berlusconismo e adesso non ha più spazi per dirlo.

    Una gran vittoria, no? ”

    Cara Francesca, si rilegga con calma e confronti la ragionevolezza dei testi. A Norimberga qualcuno si sarà difeso dicendo che stava con Hitler per affermare un’etica non hitleriana? “. Si limitassero a fare il proprio lavoro, senza volere la patente di eroe, i dipendenti comunisti della Mondadori, non sarebbe già un risultato? Che ne dice? A Roma dicono ” NUN CE PROVA’! ” e a Bagdad ” ALLAH NISCIUN E’ FESS! “

  81. Cara Funanbola, su questi temi, e sui siti letterari, purtroppo, non è indifferente sapere se si sta parlando con un funzionario onorario della Mondadori o con un dipendente effettivo, o con qualcun altro. Poi ognuno ha il diritto di esporre la sua visione del mondo , ci mancherebbe. Baci anche a te.

  82. non si può svegliare chi finge di dormire :)
    francesca ci ha un punto di vista legittimo che non sta in piedi dal punto di vista logico prima che etico
    e questo è il mio punto di vista
    che poi francesca possa avere “interessi” personali per sostenere quello che io ritengo insostenibile che dire…sono francamente cazzi suoi
    sempre baci
    la fu

  83. @francesco pecoraro:
    insisto:

    “@francesca
    “Il problema è pubblicare per Berlusconi, o pubblicare per Berlusconi mentre lui è presidente del Consiglio?”
    la seconda che hai detto.”

    Pubblicare per Berlusconi è un “problema” o meno a seconda di quello che vota la maggioranza degli italiani??
    Sarebbe interessante capire la logica di questa affermazione.

  84. Marco Mantello non vuole solo il cognome, non gli basterebbe neppure il passaporto, vuole la biografia tutta intera, e qualcuno che testimoni che è autentica

    Per mia curiosità sono andata su facebook e ci sono 6 (sei) Marco Mantello, e 5 (cinque) mie omonime:-)

  85. @ marco mantello

    usando nome e cognome si è certamente più credibili e autorevoli, lo stesso Mozzi invita a tale forma d’intervento, sebbene consenta l’anonimato sul suo blog. Io sono timido, e pochissimo autorevole, la credibilità invece ce la metti tu per me, se e quando decidi di leggermi e poi magari rispondermi. Ho fatto una battuta sulla trasparenza perché mi pareva ingiusto da parte tua attribuire un secondo fine alle parole di Francesca, e vedo che continui: ma come fai a pensare che lei(?) stia “difendendo un sistema di potere”? Il suo ( di lei ) elencare le varie aziende da evitare per poter essere veramente coerenti è un modo tutto sommato abbastanza pacato per far capire l’inconsistenza di questi ultimi discorsi. La presunta campagna etica, l’imperativo morale che dovrebbe cogliere gli scrittori come fossero un sol uomo che finalmente alza i tacchi. Se tu pensi che gli scrittori avversi a B. debbano smettere di scrivere per le aziende di B., benissimo! Si può però non essere d’accordo, senza per questo essere considerati “al soldo di”. Saluti

  86. (dunque il signor scrivente giuliomozzi è il signor scrittore Giulio Mozzi?, beata me incosciente me di me giù da me! giuliomozzi è un passamontagna e Giulio Mozzi un mantello? boh! e Marco Mantello chiè, uno scrivente che si fece scrittore scrivendo, non molti anni fa, raccontini con la fabbrica dei libri del papàdimarina© e ora non più perchè poverino a scrivere con per la fabricheta del papi si fa la bua e nel frattempo ha pure trovato lavoro all’anagrafe e ormai si esalta esclusivamente a stylare nomi&cognomi in elenchi lunghi lunghi ciàvendoci la sindrome del bart leby? boh!_odio le mante, ciò più d’un passamontagna, dei puffi e dei caramba mi piace la divisa ma non quando màlitano patentelibretoprego, spaghetti alle vongole è il piatto che meglio so cucinare e da piccola facevo sempre la spia. sono una lettrice afezzionata di gianni biondillo)

  87. @galbiati
    Non entro nel merito della tua analisi storica.
    Non voglio elencare di nuovo le terrificanti anomalie politiche che Berlusconi sta facendo passare come capo del governo.
    Posso solo dire che quando è uscito il mio libro, il primo, non mi sembrava un delitto pubblicare con Mondadori.
    Aggiungo che non mi sembra un delitto nemmeno adesso.
    Ma oggi c’è una questione politica che prevale su ogni altra considerazione e che travalica i rapporti “privati” di stima e affetto tra autore e staff editoriale.
    Questa questione, ormai del tutto evidente, credo costringa tutti coloro che si dichiarano oppositori di Berlusconi e del suo partito azienda a porsi il problema della coerenza del loro dire col loro fare.
    O almeno questa è un’esigenza che sentirei, oggi, se avessi qualcosa da pubblicare.
    Lo dico senza la pretesa di dare lezioni di purezza a nessuno e nella consapevolezza di non essere io stesso un campione di coerenza, né di alcunché.
    Credo anche che la questione si ponga in termini del tutto limpidi e che spenderci molte parole non solo è inutile, ma è un espediente per intorbidirla.
    Aggiungo che il problema si porrà solo finché Berlusconi e i suoi saranno al governo.

  88. Ma davvero ti sembra praticabile questa strada, @Tash?

    Mettiamo che domani B. perda le elezioni, e tu dai il libro a Mondadori, dopo un anno cade il governo, nuove elezioni, e B. le rivince, che fai? ti riprendi il libro? e come? hai firmato un contratto che ti vincola per qualche annetto. Situazione nella quale, tra l’altro, immagino si trovino parecchi degli autori, almeno per i libri già pubblicati.

    Al di là della fattibilità giuridica, e di considerazioni diciamo così “politiche”, ne verrebbe fuori un tira e molla piuttosto ridicolo, alla rincorsa della formazione dei governi.

    B. va battuto politicamente, tutto il resto ai miei occhi è fuffa. E tra l’altro fuffa per pochi, destinata – forse – a far parlare i giornali per una settimana, se parliamo del peso dell’atto simbolico.

    Poi ogni singolo autore ha una sua storia, risponde a se stesso e misura la propria coerenza come crede.

  89. (signor francesco pecoraro, sommovimenti che esplodono nel racconto napoletano: un euro e mezzo molto ben speso. ad orna del mio passamontagna, la saluto)

  90. Per non parlare del fatto che le case editrici sono aziende e le aziende si comprano e si vendono, perciò la piccola o media casa bella autonoma e intelligente che scegli per essere al riparo, domani va in sofferenza e se la compra un grande gruppo, come è successo a molte, da Adelphi a Scheiwiller, e non puoi sapere chi la compra finché non se l’è comprata.

  91. più che inutili, giù da me, direi inutilmente gratuiti, e tanto preziosi, direi vitali e davvero che valgono una vita.

  92. sì, totalmente, soprattutto quando vorrebbero essere gesti – noto con piacere tuttavia che avete scritto “gesti” e non “atti” – politici e la loro inutilità è iscritta nel certificato di nascita, anzi, il gesto che nasce inutile per ingenuità o insipienza di chi lo fa mi irrita come mi irrita la retorica, ma in tempi così estranei alla politica come questi nostri mi devo rassegnare

  93. (lei ignora la bellezza dei gesti inutili, gentile alcor)

    giù da me, l’ho incorniciata.
    (adoro i gesti *inutili*)

  94. la funambola
    Ok, non la pensiamo allo stesso modo sul fatto degli ‘interessi’.

    Punto interrogativo.
    Non ho mai considerato chi non la pensa come me ‘al soldo di’, o ‘non credibile’ e qui non pongo questione alcuna di maggiore o minore autorevolezza, parola che mi fa ribrezzo. Leggendo gli interventi di Francesca, a pelle, ho avuto alcuni dubbi e li ho espressi cercando di farlo nel modo più corretto possibile. Ho chiesto di essere smentito, e prima ancora mi sono scusato in anticipo con lei. Se poi le sue risposte sono evasive, e aggressive, purtroppo i dubbi aumentano. Mi auguro davvero, e senza ironie di sorta, che tu abbia ragione, e io torto. Nel merito, confermo che il contenuto degli interventi di cui discutiamo si risolve nella difesa di un sistema di potere. Un saluto anche da parte mia.

    Alcor
    Ok toccato. Su Facebook non ci sono. Ognuno ha i suoi omonimi, l’importante è non avere doppi…

    Per quanto riguarda ‘giù da me’, sorvolo. Il mio punto di vista, comprensivo delle esperienze personali, l’ho espresso più volte su questo sito e non mi pare di aver mai taciuto nulla.

  95. @F. Pecoraro,
    non hai scritto una sola riga per spiegare perché oggi, con berlusconi al governo, è cambiata sostanzialmente la vita civile e politica italiana rispetto a 2 anni fa, quando c’era prodi, o a 6 anni fa, quando c’era ancora berlusconi. ma pazienza.

    @Alcor
    Dici che Berlusconi va sconfitto politicamente. Ma in politica, in un sistema bipolare, vince chi ha soldi e mezzi di comunicazione, chi ha insomma il potere di forgiare una (sotto)cultura e di farsene interprete visibile e credibile. E in Italia può fare questo solo Berlusconi, in quanto monopolista televisivo ed editoriale. Finché ci sarà questo monopolio, Berlusconi lo si potrà battere solo con megacoalizioni di destra-centro-sinistra che raccolgano tutto e il contrario di tutto in funzione antiberlusconiana.
    Quindi, se vuoi creare le condizioni per battere Berlusconi politicamente, non puoi non porti il problema di come combattere il suo potere mediatico: quello televisivo, che è il più pervasivo, ma anche quello della carta stampata, a partire da quotidiani, passando dalle riviste e arrivando infine ai libri.

  96. @galbiati (e tutte)

    io non posso diventare un magnate televisivo, perciò sul piano spettacolare ho già perso
    anche lo spettacolo di venti scrittori che lasciano B. è un po’ moscio, rispetto alla sua potenza di fuoco, che ha ipnotizzato tutti, sinistra compresa e per prima,
    inoltre il baco della cultura berlusconiana era entrato nella mente della gente ben prima che B. scendesse in campo
    cos’ha incorniciato infatti @stalker? una bella frasa che incita al beau geste, e si contenta, parrebbe (senza offesa, eh stalker),
    bei gesti, anime belle, belle frasi, bei thread, e nessuno, almeno qui, che si dica, ma in che tradizione penso? perché se se lo chiedesse gli verrebbe forse da pensare che questi pensierini che fanno stare tanto bene, o anche solo un po’ meglio, sono inutili quadretti che si attaccano al muro, anche un po’ ridicoli, quando sopra c’è ricamata a punto croce la frase “armiamoci e partite”, visto che nessuno di quelli che li formula è nello specifico un autore mondadoriano.
    Ma anche sentirsi meglio così è berlusconiano, ai miei occhi, punta alla pancia, alla pancia dei buoni, ovviamente, che loro chiamano coscienza.

  97. sempre @galbiati

    tu dici «Ma in politica, in un sistema bipolare, vince chi ha soldi e mezzi di comunicazione»

    la crescita inarrestabile della Lega ti dà torto

    e dici:

    «chi ha insomma il potere di forgiare una (sotto)cultura e di farsene interprete visibile e credibile»

    la crescita inarrestabile della Lega ti dà ragione.

  98. @ alcor
    vedi insipienza dove delle volte non ce n’è e certi gesti (segno del tempo è l’impotenza a compiere atti, forse non ti sei accorta che il mondo è molto diverso da qualche anno fa) determinano atti e vita e nessuno parlava del beau geste per sgravarsi la coscienza.

  99. non intendo certo convincerti, cara @lucia, né controbattere alle tue affermazioni, neppure a quella più singolare, che non mi sarei accorta che il mondo è diverso da qualche anno fa:–)

  100. alcor
    i suoi “pensierini” mi irritano profondamente probabilmente quanto a lei irrita il gesto che nasce inutile per ingenuità o insipienza di chi lo fa
    gesto fuffa dettato da anime belle, pensierini ridicoli e retorici che puntano alla pancia confusa con la coscienza

    che berlusconi lo si abbatta politicamente sempre che non intervenga la divina provvidenza armata di falce e martello, che un duomo è davvero un po’ ridicolo, mi pare come dire…scontato
    che morto berlusconi viva berlusconi mi pare come dire…scontato
    che la filosofia berlusconiana la si “modifichi” culturalmente mi pare come dire …scontato
    che lei si rassegni al fatto che qualcuno guardandosi allo specchio ,dopo aver agito un “gesto” che non altera di una virgola la ferocia del mondo sempre uguale, si senta un po’ meglio, mi pare come dire…scontato
    che i “figli” ci osservino e ci giudichino mi pare come dire…inevitabile

    “Credo anche che la questione si ponga in termini del tutto limpidi e che spenderci molte parole non solo è inutile, ma è un espediente per intorbidirla”

    un bacio
    la fu

  101. cara @funambola, ho letto due volte, non ci ho capito molto, al di là di un legittimo sentire, ma com’è noto sono terra terra

    tanto terra terra che mi sorprendo di questi frissons, di questa improvvisa alzata di scudi anti-mondadoriana, dopo lunghi anni di pacifica vita editoriale da parte di tanti scrittori, eppure, se proprio volevano darsi una risvegliata in questo senso, almeno gli einaudiani, avrebbero potuto darsela a partire dal 1996, quando Antoine Gallimard volle che l’Einaudi, entrata ormai nell’orbita della Mondadori berlusconiana, uscisse dalla casa editrice che porta il suo nome. Certo, Bo disse che era una semplice operazione finanziaria, come i redattori dell’Einaudi del 2003 dissero a Cordelli che il libro non era piaciuto.

    Era il 1996, ripeto, quattordici anni fa, ed era già successo di tutto e si sapeva, questi risvegli tardivi sul conflitto d’interesse e le leggi ad personam o ad aziendam mi lasciano fredda.

    Oltre al resto che ho detto sopra e che non ripeto per non annoiare nessuno.

  102. cara alcor
    condivido il suo ultimo intervento che ho inteso benissimo

    un meglio tardi che mai è spassionatamente consolatorio ma pur avendo perso la facoltà di sperare, conservo ancora alcune illusioni

    buona giornata
    la fu

  103. un’ultima cosa per precisare, il mio commento non andava nel senso del “meglio tardi che mai”

    una casa editrice non è fatta soltanto del e dal suo padrone, dal detentore delle azioni, una casa editrice è fatta dal catalogo e da tutti quelli che ci lavorano, che non possono essere definiti o pensati come berlusconiani
    il rapporto tra gli autori e la casa editrice è il rapporto tra gli autori e la redazione, e sempre anche il suo catalogo, che sta sullo sfondo e ne è ancora oggi la storia, il contesto, l’ambiente, il paesaggio

    ho ricordato l’episodio di Gallimard solo per sottolineare che qui la coerenza non c’entra, se ci doveva essere, doveva esserci da un pezzo

    nel caso di Saramago e Cordelli mi pare c’entri piuttosto il rifiuto del loro libro da parte dell’editore e di conseguenza il passaggio a un altro editore, forse un passaggio definitivo
    Se Einaudi lo avesse accettato, il libro di Saramago sarebbe nel catalogo Einaudi.

    [sì, qui qualcuno mi dirà che è censura servile, d’accordo, in questo caso è giusto andarsene e sarebbe stato magari giusto che tutti gli autori einaudiani – ma non conosco i dettagli – avessero protestato]

    Io non credo che il boicottaggio di Berlusconi debba passare attraverso l’uscita degli autori dalle case editrici che attualmente, e domani chissà, gli appartengono, sarebbe un brutto scherzo prima di tutto a chi ci lavora, mentre dal punto di vista mediatico dubito che in un paese di lettori deboli sarebbe un gran botto, a parte l’uscita di Saviano … forse … per un po’

    il boicottaggio di Berlusconi bisognerebbe farlo nell’urna, ma anche questa è un’impresa non facile

    se davvero si vuole parlare criticamente di editoria, parliamo dei grandi gruppi che soffocano tutto il resto e tendono a omologare il gusto rincorrendo il livello più commerciale, questa sì un’operazione berlusconiana, a prescindere da chi la fa, benché anche una discussione del genere finirebbe per diventare accademica, ma almeno avrebbe il vantaggio di spiegare a chi è distratto come funzionano le cose

  104. Repetita iuvant.

    L’editoria non è zona franca
    di Marco Bascetta, il manifesto

    «Mi lasciano scrivere ciò che mi pare, ci lavorano persone capaci e intelligenti, mi danno la possibilità di raggiungere molti lettori». Questi, in estrema sintesi, i tre solidissimi argomenti che gli autori pubblicati dai grandi oligopoli editoriali, compreso quello berlusconiano, oppongono a chi chiede loro conto della scelta di contribuire, con le proprie opere, ai profitti e alla crescita di quei potentati editoriali. Le tre affermazioni (cui converrebbe aggiungere anche la menzione di qualche beneficio economico) sono assolutamente vere. Ma non è questo il punto. Le società per azioni non esercitano censure ideologiche, se non contro chi non dovesse raggiungere i tassi di rendimento desiderati.
    Ciò di cui un autore, o un editor, devono davvero preoccuparsi non è di essere un cattivo autore, o un cattivo editor, ma un cattivo investimento. E in effetti se ne preoccupano. Ma non è affatto detto che questa «preoccupazione» sia del tutto priva di conseguenze culturali. Nel senso che l’imperativo del profitto non lo si elude a chiacchere.
    Una grande azienda quanto più è vicina al potere — e quando appartiene al presidente del consiglio gli è vicinissima – tanto più cercherà di sfruttare la situazione, come ha fatto la Mondadori. E il governo amico di facilitarle le cose. Non è poi così sorprendente. Ma gli autori, per parte loro, più che interrogarsi sulla moralità aziendale e fiscale della propria casa editrice, dovrebbero chiedersi a favore di cosa o di chi se ne amministreranno i proventi, se certi autori e certi manager valgano davvero quello che li si paga, se sia lasciato spazio e quanto all’innovazione, se lo strapotere oligopolistico dei gruppi editoriali non spazzerà via dal mercato la galassia degli indipendenti e la loro funzione. Per non parlare di come e perché tanta letteratura scadente verrà a intasare le nostre librerie. Di tutto questo converrebbe parlare, e poi prendere posizione senza fare finta che esista un campo unitario e “neutro” della produzione culturale, dove tutti agiscono in piena libertà, come fossimo in un mercato libero e senza padroni. Non è, insomma, una questione di dentro o fuori, non lo è alla Mondadori come non lo è a Pomigliano d’Arco o Melfi. Il problema è come si sta, dentro o fuori, fino a che punto e fino a che prezzo e con quali risultati.

    ***

    Il gran rifiuto di don Gallo “Mai più libri con la Mondadori”.
    Evasione fiscale e legge “ad aziendam”: il prete di strada che ha pubblicato con la casa di Segrate “Angelicamente anarchico” e “Così in terra come in cielo” è il primo autore che se ne va
    di MICHELA BOMPANI, la repubblica

    “Non pubblicherò più libri con Mondadori, dopo questa storia del romanzaccio di Segrate io zitto non ci sto”. Don Andrea Gallo è un autore Mondadori e mette la parola fine al suo rapporto con la casa editrice dopo l’inchiesta del vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini pubblicata tre giorni fa e la “tempesta del dubbio” di un autore Mondadori, il teologo Vito Mancuso, che in una lettera aperta al quotidiano ha sollevato la questione se sia eticamente corretto continuare a pubblicare il proprio lavoro con un’azienda che ha pagato 8,6 milioni di euro al fisco, in vent’anni, anziché 350 milioni. E poi tutto sia stato sanato da una legge “ad aziendam”. Tra tutti gli autori Mondadori in ambasce, don Andrea però è il primo che consuma lo strappo. “Ciò che è grave sono le leggi ad personam del governo, allora dovrei dimettermi dall’Italia – riflette sulla polemica la psicoterapeuta e scrittrice, Gianna Schelotto – Mondadori è un’azienda con cui lavoro benissimo, ha altissime professionalità e non ha mai toccato una virgola nei miei libri”. “Da Mondadori me ne sono andato un anno fa – spiega Dario Vergassola, comico e autore spezzino – non mi trovavo bene; nessuna pressione, ma nei miei confronti c’era indifferenza”.Don Gallo invece sabato ha pagato 92 euro, la bolletta di un pensionato genovese cui avevano tagliato la luce perché non riusciva a saldarla, e non può stare zitto, dice, davanti a un’evasione di 350 milioni. “Sono un autore piccolissimo, minuscolo, ho compagni enormi, da Zagrebelski a Scalfari, da Saviano a Citati, ma qualcuno deve pur dire no a un certo punto, e questa vicenda: è un romanzaccio che spinge un mini-autore come me a non poter proseguire ancora con Mondadori”, dice don Gallo. Il prete di strada ci tiene a precisare, però: “L’azienda di Segrate è un monumento dell’editoria italiana e, lì dentro, ho incontrato professionalità eccellenti. Però non posso fare finta di niente davanti a una legge “ad aziendam” che ha messo a posto un’evasione fiscale enorme. Vero che ci sono state due sentenze favorevoli, ma al terzo grado non ci si è arrivati: è invece arrivata l’ennesima legge ad personam”. Per Mondadori don Gallo ha pubblicato due titoli, “Angelicamente anarchico” nel 2004 e, a febbraio 2010, “Così in terra come in cielo”: “È successa una cosa che mi ha incuriosito, in occasione delle presentazioni pubbliche dell’ultimo libro – svela don Andrea – la Mondadori, sia a Milano, sia a Genova, dove esistono librerie dell’azienda, mi ha organizzato gli incontri da Feltrinelli”. Ricorda la telefonata furiosa del suo amico Beppe Grillo, appena pubblicò “Angelicamente anarchico” per Mondadori: “Prete maledetto non dovevi farlo” – ride il fondatore della Comunità di San Benedetto – ma mi avevano cercato loro, io non mi ero posto il problema, avevo incontrato persone molto competenti, e poi mi interessava soltanto che tutto ciò che il libro guadagnava, così come tutti quelli che ho scritto, andasse sul conto della Comunità e finanziasse il suo lavoro. Quando è uscito “Così in terra come in cielo” Grillo mi ha nuovamente telefonato (“Finalmente pubblichi con Feltrinelli” mi ha detto). Io gli ho risposto di no, ma anche lui era caduto nel giochetto, perché il volume veniva presentato al pubblico nella libreria di via Ceccardi”. Don Gallo guarda indietro e punta il dito: “Abbiamo tutti preso un grosso granchio: abbiamo sottovalutato chi sapeva e aveva capito tutto, per tempo, Indro Montanelli”. “Perché davanti all’inchiesta di Giannini le istituzioni, le forze politiche non parlano? C’è un silenzio assordante in questa crisi di sistema”.Gianna Schelotto si allinea con la maggior parte di grandi autori che non vogliono rompere un rapporto di altissimo profilo con le eccellenze che lavorano in Mondadori: “Ho cominciato con la casa editrice negli anni Settanta e Berlusconi non c’era ancora – dice la psicoterapeuta genovese – Spero di continuare finché Berlusconi, come proprietario, non ci sarà più”.

    ***

    Affaire Mondadori. I berluscoidi non han problemi. A pubblicare testi d’opposizione e d’oppositori. E ad accettare, comunque, la loro valida collaborazione.
    Basta che han mercato.
    E questo Genna, Evangelisti, Janeczek e compagnia bella fan finta di non capirlo. Troppo presi dalla loro ambizione.
    E così muore, nella pratica, quel poco d’antagonismo verbale che ancora sopravvive sul suolo de’ nostri padri.
    Bisogna esodare dai luoghi della valorizzazione del capitale, tanto per iniziare.
    Il resto, alla nostra forza morale.

    Con nome e cognome,

    sergio falcone

  105. un’ ultima cosa per precisare che il meglio tardi che mai era riferito esclusivamente al senso dei miei pensierini
    io e lei alcor ci “sentiamo” poco ma io le voglio bene uguale, un bene che equivale al “gesto” che tanto la irrita :)

    baci tanti
    la fu

  106. gentile arcore, credo che quella “bella frase” non incitasse al bel gesto estemporaneo e plateale, casomai a una netta presa di posizione, nelle piccole come nelle grande cose, nelle domande che ci dovremmo porre tutti i giorni e nelle relative scelte. le scelte di chi, in azioni che a molti sembrano *inutili*, sceglie di portare la propria vita in una direzione piuttosto che in un’altra. e quindi, più che di gesti inutili, parlerei di azioni consapevoli. mi rendo conto di quanto questo, in un’italia ormai profondamente berlusconizzata, possa sembrare inutile, e credo che il problema stia proprio qui. questo ho voluto incorniaciare, e mi dispiace averlo dovuto spiegare, perchè il bello di quella frase stava proprio nella sintesi.

  107. correggo
    @gentile alcor
    mi scusi, so che non ci crederà, ma è un errore assolutamente non voluto.

  108. il problema è che la maggioranza compie gesti utili.
    magari solo a se stessi, ma son peccattucci….

  109. Premesso che io non trovo interessante una sola parola di Alcor, MAI, perché mi hanno insegnato a leggere il corpo dal quale proviene un testo, e il suo è a mio avviso un corpo rigido, incapace di ironizzare e autoironizzare, di considerare punti di vista diversi dal suo impianto ideologico: ella è in definitiva solo una mente, qualcosa di immateriale come un’olografia, della quale nessuno deve aver soggezione, così come nessuno dovrebbe relazionarcisi troppo, nemmeno io, fossi furbo. Però, quando è troppo è troppo! Non si può svilire una discussione come questa dicendo dispregiativamente “ QUELLA CHE LORO CHIAMANO COSCIENZA “. Non tanto perché il concetto di coscienza sia intoccabile, anzi. Ma Alcor, quando le va, per mettere i piedi sulla testa di chiunque si azzardi a pensarla diversamente da lei, ricorre altro che alla coscienza! Tira fuori lo zio fascista, che per l’appunto ragionava come chi le è in quel momento avverso nella discussione, oppure “ mi hanno insegnato a leggere un testo per vedere cosa c’è dentro e dietro “ (unta dal signore anche lei?), oppure “ il committente io lo rispetto, se non lo rispettassi, avendo firmato un contratto, avrei dei guai, ma mi è anche capitato di romperlo, un contratto, perché sono una persona piuttosto combattiva e il committente (cioè, per te, il Potere) ha fatto un passo indietro “. Ma la chicca è questa: “ subisco il vincolo della morale, che per me è un vincolo forte come una norma di pubblica sicurezza “. Quindi, Alcor sostiene che la coscienza – alla quale alcuni di noi ricorrono per argomentare a favore della tesi di Cordelli – è spazzatura, mentre la sua morale è imperativo categorico. Non va bene, lo dico a tutti quanti fuorché a lei, Alcor, dal cui pensiero privo di corpo e assolutamente giustificazionista sono disgustato. E nonostante tanti dubbi, mi tengo la coscienza che mi collega a Gramsci o a Simone Weil, e lascio la morale alla Alcor e a quelli come lei, che vogliono imporre a tutti il senso di responsabilità e la morale, ignorando coscienza ed etica. Ma come fanno? Dove avranno studiato? Questi i gesuiti li pigliano di tacco…

  110. mi sembrate molto prigionieri del neverending ormai (sig sob:) consiglio di classe.
    Se gettate un’occhio fuori dall’aula docenti, per l’interpretazione autentica, mal che vada, vi resta comunque l’altro (il segreto degli organi doppi).
    Detto questo w le alzate di tacco, naturalmente 12 (ciao la fu), per chi le sente come imprescindibili E se le può permettere (personalmente me ne andai dal nano, e da altri COME LUI che NON CI CREDERETE, ne è pieno il mondo, per censura e/o schifo da conati di vomito mattutini prima di andare al lavoro e/o rischio di finire in galera quando non c’entri un cazzo).
    Restano, sempre fuori dal consiglio di classe, i problemi di coscienza quotidiani, del cictocic col nemico, che chilotoni di lavoratori cognitivi, NON CI CREDERETE, si sfangano da mo’, ogni giorno.
    Però l’acqua calda, editorialmente, tira (ingerisco un: POLLI, quindi é come se non l’avessi detto)

  111. “Quindi, Alcor sostiene che la coscienza – alla quale alcuni di noi ricorrono per argomentare a favore della tesi di Cordelli – è spazzatura, mentre la sua morale è imperativo categorico.”

    Il problema vostro è che Alcor parla della sua coscienza, voi invece parlate della coscienza di qualcun altro. Non mi ricordo chi diceva che c’è gente convinta che la virtù consista nell’essere severi con gli altri…

  112. «ella è in definitiva solo una mente»

    beh, mica male, la mia quinta vertebra lombare la smetterebbe di infastidirmi:–)

  113. @Francesca glielo ho già detto, non faccia la furba… L”estratto completo è questo: ” Ma anche sentirsi meglio così è berlusconiano, ai miei occhi, punta alla pancia, alla pancia dei buoni, ovviamente, che loro chiamano coscienza “. Non si rivolge a sé stessa.

  114. O Larry Categorico, il punto è che credo che quella di Alcor, quella precisa definizione che lei posta e riposta, sia la cosa più intelligente che ho letto in tutta questa discussione.

    La pancia è quel posto dove domande difficili trovano risposte facili. I cattivi la applicano in ragionamenti tipo criminalità=immigrati, tasse alte=sud parassita, crollo dei valori noti=invasione islamica, mentre i “buoni”, i cavalieri del bene, la chiamano coscienza, ma non per questo smette di essere il posto dove domande difficili trovano risposte facili.

  115. Casomai non si fosse capito: “Berlusconi ci governa=boicottiamo la Mondadori” appartiene all’area ventre.

  116. @Francesca sta continuando a fare la furba, ma la figuaraccia la fa lei, attribuendo a me quanto io non ho mai detto, né hanno detto quasi tutti i sostenitori di Cordelli.

    Riporto solo la parte del mio intervento rivolto a lei, Francesca, e riguardante Berl:

    Pubblicato 28 agosto 2010 alle 13:45 | Permalink

    ….. Quanto a Berl, bisogna mettersi in testa che fatte le debite proporzioni è peggio di Hitler: sono d’accordo con lei che non c’è modo boicottarlo. Infatti penso, forse diversamente da lei, che va completamente abbattuto, con gli strumenti della politica e del diritto. Ma ci vuole ancora un po’ di tempo. Nel frattempo, se qualche milionario se ne andasse dalla Mondadori a titolo dimostrativo, non sarebbe così disastroso per nessuno. Sarebbe solo un piccolo gesto politico, di valenza simbolica abbastanza forte.

  117. @alcor
    non la indico a nessuno come una “strada praticabile”.
    è solo quello che farei io.
    è solo un mio elementare bisogno di coerenza tra ciò che penso e ciò che faccio.
    @galbiati
    scusami, ma non è la situazione politica instauratasi con l’avvento di berlusconi sulla scena italiana a fare da discrimine (del resto condivido la tua analisi), quanto il conflitto insopportabile tra quello che ha, quello che è e quello che (politicamente) fa.
    è a capo di un governo che emette leggi a favore di sue aziende mediatico-editoriali: tanto basta per rendere non sopportabile il mio disagio.
    sono antico, affezionato alle questioni di principio: ciascuno di noi può fare poco, ma quel poco almeno…

  118. Mi scusi Larry, mi continua a lampeggiare dentro la parola “PANCIA”, tanto è calzante con la sua visione del “milionario” che “se ne va” dalla Mondadori “a titolo dimostrativo”, tanto non sarebbe così disastroso “per nessuno”. Perché sarebbe un gesto “politico”, di valenza “simbolica” forte.

    C’è un mondo nella sua frase. Mi permetta di presentarglielo.
    “A titolo dimostrativo” significa che quella persona, quel “milionario”, ha qualcosa da dimostrare. Non voglio dire che so con certezza cosa è questa cosa, ma mi permetto di ipotizzare che sia “odio Berlusconi, quindi non scrivo per una sua azienda”. Si chiede allo scrittore “forte” un gesto “forte”: un distacco dalla realtà disturbante.
    Non sarebbe disastroso per nessuno, ma servirebbe a chi? Perché sa, in realtà è un gesto fortissimo, niente affatto simbolico, quello che si chiede. E il minimo che sarebbe giusto offrire a una “coscienza” a cui si chiede tanta abnegazione è che il suo gesto serva a qualcosa, non che non sia “disastroso per nessuno”.
    Un piccolo gesto politico, dice. Invece ipotizzare, che dico ipotizzare, anche solo provare a immaginare che possa essere un gesto politico anche “restare”, questo non è minimamente contemplabile.
    Di grande valore simbolico, dice. Ma simbolico di cosa? Che esistono eroi che mentre Berlusconi resta presidente del consiglio, continua a possedere tre quarti di mondo della comunicazione e controlli una rete di potere che noi non riusciamo nemmeno a ipotizzare, ci sono però UOMINI E DONNE EROICI che riescono a non pubblicare per lui, sacrificandosi nella trincea umile ma dignitosa di Feltrinelli e Rizzoli?

    Ripeto: Alcor ha ragione. Questa è la pancia più profonda.

  119. @Francesca io non parlo affatto alla pancia, sono quanto di più lontano ci possa essere dalla pancia, salvo che per me il pensiero deve contenere corpo, deve essere corporante, altrimenti non è nulla, ma questo me l’ha insegnato Nietzsche, che non era per niente populista… Saviano stesso ha scritto che ci sta pensando a cambiare editore, non fosse per gli impicci contrattuali l’avrebbe già fatto. Per quello che conosco io Cordelli, egli non parla affatto alla pancia.

    Comunque, coi suoi principi è giustificato chiunque, in Italia, compia qualunque nefandezza, dato che il mondo va così e non ci può opporre alla corrente, per ottenere lavoro, promozioni, salti di graduatoria o che altro, facendo pressione sui potenti che conosce, ricattando, ” sacrificandosi ” sessualmente eccetera. E’ un mondo che lascio a lei, ad Alcor e al padrone della vostra tanto cara Mondadori, che invita le ragazze a mostrarsi carine e a sposarsi uomini ricchi. E’ un mondo cinico, privo di gusto, dal quale, non fosse altro che per ragioni estetiche, continuo a essere disgustato, e dal quale rivendico il diritto alla distanza.

  120. @ Larry Massino

    mi sta venendo il dubbio che tu [o Ella, se piace di più] non abbia letto una parola dei commentatori contro i quali ti scagli, o che – se hai letto – tu abbia letto male, se avessi letto bene, per fare un solo esempio, sapresti che nessuno qui ha detto che Cordelli parla alla pancia

    che si fa? si riprende daccapo? non io, visto anche il tuo commento delle 17:43, mi sembrerebbe francamente tempo perso

    @Tash

    avevo capito che è quello che faresti tu, perciò la domanda

  121. Larry, Cordelli non fa ragionamenti di pancia, ma lei sì. Lei non è Cordelli (e neanche Nietzsche, se mi permette).

    Cordelli se ne è andato da Einaudi perché non gli è stato pubblicato un libro.
    Solo ed esclusivamente per questo.
    Niente di “dimostrativo” contro il “padrone”: se Ernesto Franco gli avesse risposto affermativamente, oggi Il Duca di Mantova sarebbe nel catalogo Einaudi e non abbiamo nessuna ragione di pensare che non ci sarebbe anche Cordelli.

    Prendere il caso di Cordelli (o quello di Saramago, tal quale) come paradigma dell’esorcismo della cattiva coscienza collettiva è malafede pura: nessuno dei due si è mosso per crisi di coscienza, ma per quella ha percepito come una limitazione della sua libertà di scrivere.

    Il suo ragionamento moral-populistico è un altro paio di maniche.
    Chi chiede il gesto dimostrativo ad altri, presupponendo che non costi nulla (“non è disastroso per nessuno”), ma dando per scontato che non porti nessun risultato in cambio (“è un piccolo gesto di valore simbolico”), fa una cosa molto diversa da quella che ha fatto Cordelli.

  122. (:U se è soltanto questione di pancia o di mal di pancia direi che nella pancia del cavallino di gente con la faccia come il culo c’è n’è parecchia. ciao stalker, mia esegeta :))

  123. :))))))))
    ciao mia cara gina
    che piacere, che piacere, che piacere rileggerti
    io bene come spero di te
    ti abbraccio e bacio forte forte forte
    tvttttttttttttttttttb
    la tua fufa… ops… fufù

  124. A questo punto giudichino i lettori chi è in malafede, gli elementi sono sufficienti, visto che Cordelli invita qui gli scrittori ad alzare i tacchi, senza se e senza ma. Vado a comprare il ualleril extraforte.

  125. Larry, vedo che lei scrive sempre per un pubblico.

    Gliela metto giù elementare elementare, tanto non mi pare si possa chiedere di più di così.

    Cordelli ha invitato gli scrittori Mondadori ad alzare i tacchi, e nessuno mette in dubbio la natura genuina delle sue ragioni, sperimentate sulla pelle e rabbiosamente in buona fede.

    Ma hanno detto le loro ragioni anche Carlo Lucarelli, Francesco Piccolo, Eugenio Scalfari, Giulio Mozzi e diversi altri, a proposito del loro restare, adducendo motivazioni che non si capisce perché debbano essere considerate meno genuine di quelle di Cordelli, o minore la loro buona fede.

    In questo confronto di ragioni, altrimenti detto ragionamento, si infila lei, e quelli come lei, che pretendono di usare come chiave di lettura di una realtà complessa e non facile una (e una sola) versione della coscienza: quella di Cordelli. Secondo questa visione (ragionamento è troppo), chiunque faccia il contrario di Cordelli è un venduto, uno a cui piace stare comodo, un collaborazionista, un ipocrita e probabilmente anche una faccia da culo.

    Tramutare la versione Cordelli in regola morale impositiva per chiunque si trovi in contatto con quello-per-cui-Cordelli-avrebbe-pubblicato-se-Einaudi-gli-avesse-risposto-a-suo-tempo significa mistificare la coscienza in pancia.

    Ora le è più chiaro?

  126. Francesca la bacchetta di maestrina Kapo…

    [Intervento di redazione: Larry Massino, hai espresso le tue opinioni, come hanno fatto gli altri, sinora mi pare abbastanza civilmente. Non sconfinare. DP.]

  127. alcor e francesca, nella vita di gente che alza i tacchi per potersi guardare allo specchio ce n’è tanta -purtroppo non abbastanza – e non solo con il culo degli altri, per tradurre grossolanamente i vostri concetti.
    ognuno di noi incontra il suo berlusconi quotidiano, e c’è chi alza i tacchi e chi gli porta il caffè.
    giù da me, mai avrei voluto farmi vostra umile esageta, apprezzando io la vostra lucida e sarcastica sintesi….ma tant’è. ;-))))
    e ora scusate, torno a giocare con il cavallino a dondolo…..

    ps larry, quaggiù uàllaril ancora esaurito. data l’abbondanza di richiesta, non vorrei si dovessere ricorrere al mercato nero, me ne farei scrupoli di coscienza.

  128. Squisito, Larry, è da queste cose che si pesa un pensiero.
    Ed è anche un’ottima occasione per glissare sulla risposta nel merito.
    Chapeau.

  129. scrive Cordelli qui sopra:

    «Poiché l’insulto è divenuto dominante nella vita politica, era inevitabile che si trasferisse nella sfera culturale. Culturale?»

  130. @ Larry Massino

    Sei insopportabilmente volgare e offensivo.

    @ Nazione Indiana

    Cancellate l’insulti di chiara assonanza Berlusconiana.

  131. @? non vorrei che gli alti prelati di cl e il loro scagnozzi ti relegassero nei moralizzatori.
    avessi almeno capito a chi si riferiscono…..

  132. @stalker

    non seguo cl né gli alti prelati. Tu quando fai la cacca poi che fai la tieni esposta in casa per gli ospiti?

  133. egreggio @ ?
    le sue risposte mi sono incomprensibili quanto il punto interrogativo con il quale ella si fregia.
    sarà anche questo problema mio.
    strascichi di dislessia, ma alcuni commenti con un po’ di impego li capisco.

  134. @stalker

    è solo un punto interrogativo, un segno come un altro. Se una persona viene insultata a tal modo, mi pare opportuno intervenire per chiedere la rimozione dell’insulto; non vedo che c’entri la morale.

  135. egreggio signor ?
    anche io, nella mia perversa sensibilità, penso di essere stata pesantemente insultata da madame alcor, che senza conoscermi, pensa che passi le mie giornate ad appendere leziosi quadretti alle pareti, con frasette che rischiarano il cuore alle anime belle, non avendo altro di più importante da fare, ma mai mi sarei sognata di chiedere la rimozioni dei suoi profondissimi pensieri, spesso altezzosamente lapidari.
    la saluto cordialmente.
    ho distratto fin troppo tempo al mio cavallino a dondolo…..sa…soffro di claustrofobia, e mai potrei farmi guerrillera in un cavallo di troia.

  136. @stalker

    Se ti sei sentita offesa mi dispiace, però dovrai ammettere che c’è differenza tra il modo in cui Alcor si è rivolta a te, probabilmente senza l’intento di offenderti e invece il modo con cui come sappiamo si è rivolto Massino, quest’ultimo con il chiaro intento di offendere, mi smentisca (lui) se sbaglio. Ma la differenza sostanziale, ovvio, sta nel fatto che egli ha urtato la mia di sensibilità, per questo sono intervenuto. Ho esagerato? Può darsi. Dal fatto che tu non ti sogneresti mai di chiedere la rimozione di alcun pensiero che dovrei trarne? Se te la sei presa anche tu, non mi pare che siamo così distanti.

  137. (chi invoca la rimozione di un commento è una canaglia. nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente? José Saramago)

  138. cara @Stalker, infatti non avevo nessuna intenzione di offenderti, ho ripreso una tua frase riferita a un commento di un altro commentatore che ricopio qui:

    «stalker
    Pubblicato 29 agosto 2010 alle 02:14 | Permalink

    (lei ignora la bellezza dei gesti inutili, gentile alcor)

    giù da me, l’ho incorniciata.
    (adoro i gesti *inutili*)»

    e l’ho ripresa dicendo a mia volta questo:

    «cos’ha incorniciato infatti @stalker? una bella frasa che incita al beau geste, e si contenta, parrebbe (senza offesa, eh stalker),»

    il «senza offesa» si riferiva al fatto che sembrava bastarti.

    Nelle righe seguenti non mi riferivo più a te, ma a un atteggiamento diffuso che non apprezzo.

    Era così evidente anche a te che non ti sei offesa e non hai reagito – benché tu mi sembri una che non lascia passare niente senza reagire – e infatti risulta chiarissimo dal tuo commento delle 14:36, quello in cui mi chiami «arcore».

    Ma adesso questa sciocchezza ti serve per cercare di equilibrare una certa tua successiva tendenza all’insulto appena appena velato, che si può leggere bene negli ultimi commenti.

    Perciò dire che ti ho pesantemente insultata è ridicolo. Ma siccome sono altezzosamente liberale, oltre che altezzosamente lapidaria, se ti fa sentire meglio pensare che ti abbia insultata, fai pure.

  139. (non mi risulta che saramago abbia mai chiesto la rimozione da librerie e biblioteche dei libri “scritti” da Silvio Berlusconi, invece, mi risulta che scrivendo berlusconi è un delinquente, in einaudi e non altrove, sia stato censurato. non lo sapevi? e ora lo sai.)

  140. gentile alcor, invischiarmi con i suoi soliloqui è l’ultima cosa che mi sta a cuore.
    lei prende le frasi, le interpreta, le attribuisce, sembra quasi incorniaciarle al posto mio e decidere in quale stanza di casa mia appenderle senza neanche interpellarmi e addirittura mi pare vederla sindacare se il quadro è appeso dritto o storto.
    cara signora, visto che non abbiamo il piacere di conoscerci, la lascio al suo onanismo.
    mi saluti mister ?
    ovviamente – ma con voi non si sa mai – scrivo sorridendo…..il veleno, se mai ce ne fosse, ve lo lascio per farne anticorpi…..

  141. risulta che Mancuso, dopo “Cosa vuol dire morire”, sta scrivendo, sempre per Einaudi, “Harakiri”?

  142. caro Franco, già a suo tempo ti dissi che non dovevi sprecare il tuo talento a scrivere un libro su Berlusconi. Io non penso che il problema Mondadori o Einaudi sia Berlusconi. Tu pubblicavi con Einaudi per il rapporto che avevi con Franco E. non certo per Einaudi in persona. Il problema Mondadori è che se sei un autore affermato che vende, ti sostiene e ti promiona e ti fa vendere. Se sei invece un autore alle prime armi e non molto conosciuto sei solo uno dei tanti che gli serve per tenere in movimento le rotative. Quindi ti confermo che potevi fare a meno di quel libro e trovo assurdo le polemiche che si è innestato. Quale autore affermato può trovare un editore che sappia più efficacemente di Mondadori promozionare e vendere un libro? Dell’etica se ne fregano! Penso che hai ricevuto il mio libro di racconti, a presto Aldo Ricotti

  143. non ho letto tutti i commenti, solo alcuni e un po’ casualmente.
    io nemmeno capisco bene a cosa corrisponda la parola coscienza e non la uso volentieri, anzi la evito (anche se so cosa vuol dire “falsa coscienza”, come se la coscienza possa oggi essere solo “falsa”).
    nell’impossibilità degli autori che pubblicano con l'”oligopolio editoriale” di mettere in piedi un discorso politico, cioè afferente il complessivo stato della nostra cultura e la natura della sua risposta all’iper-potere berlusconiano (la stessa parola “politica” lascia, una volta pronunciata, lascia sgomenti gran parte di loro: chevvordì? sembrano dire i loro sguardi), non rimane che il comportamento individuale.
    se niente resta di condiviso & condivisibile (gli ultracorpi berlusconiani sono penetrati in tutti noi, più o meno profondamente) l’unica via percorribile è personale e ha a che fare con la messa alla prova della solidità ultima del perno di coerenza che aventualmente possediamo: coerenza non vuol dire “purezza” né assenza di contraddizioni.
    dibattito interessante, soprattutto per il non detto dai molti che qualcosa avrebbero potuto dire.

  144. Bentrovati. Sono stato via una settimana e non mi meraviglia notare che la situazione è come l’avevo lasciata. D’altronde come sorprendersi, visto che è così da circa vent’anni. In ogni caso, dei mille e molteplici interventi che ho potuto leggere qui e altrove, mi è saltato all’occhio un particolare. Molti autori mondadoriani – einaudiani sostengono che a pagarli sono i lettori, con le royalties, e non marina berlusconi. Da un certo punto di vista, abbastanza paraculo, possiamo dire che è così. Ma il punto della questione, soprattutto per autori che vendono abbastanza, non è chi vi paga, ma chi fate guadagnare. Mi spiego meglio. Se un libro costa dieci, un euro finisce a voi, gli altri nove sono spartiti fra distributore ed editore. Quindi ogni libro che vendete fate fare un guadagno a marina berlusconi. Questo è il dato. Temo che anche Mozzi converrà con me. Poi c’è l’appendice che la signorina su quei soldi che guadagna non ci paga neanche le tasse, ma questo è ancora argomento di discussione, pare. Però l’altro punto non è in discussione. Tu vendi il tuo libro, fatto con le tue sante parole, e su quelle parole ti becchi la leggittima, per citare il grande Alberto Sordi, e loro tutto il resto. Giusto per essere chiari.

    p.s.
    Ci terrei a stendere un velo, anzi una coperta, anci facciamo un bel piumino pietoso su casarini, sul suo articolo, sul suo noir, su tutto. Dopo averlo letto ho dovuto prendere l’imodium. Cordialità, e un abbraccio virtuale a Franco Cordelli.

  145. Mi sono persa, ma quando è successo che diminuire gli introiti di Berlusconi sia diventato un obiettivo culturale?
    O anche solo politico?

  146. @?
    Per “coscienza” banalmente intendevasi “coscienza morale”, e non l’essere senzienti, cioè auto-coscienti.
    Coscienza morale è quando fare una certa cosa ci provoca un certo disagio.
    In questo caso il disagio (per chi eventualmente lo percepisca) deriverebbe da una contraddizione tra il deplorare una politica che mescola l’interesse privato con quello pubblico a favore di quello privato (del premier) e il collaborare col su detto interesse privato.
    Se si vuole cavillare si cavilli, ma in sodo la questione è questa.

  147. @ Pecoraro

    a parte che nel libro si parla anche di quello, e a parte che sì, l’ho capito di che si sta parlando ( ma pensi che intervengo alla cieca :-) ? ), tu hai detto di non capire bene a cosa corrisponde la parola coscienza, io ho pensato a quel libro. Per esempio i problemi di coscienza che ha Mancuso, sono legati alla sua visione di coscienza, e niente affatto alla condotta di Berlusconi, Mondadori e via discorrendo, solo che egli non lo ha capito e dunque…

  148. Francesca, ritrovati. Non è successo quello che dici tu, è successo che fra le varie motivazioni accampate più o meno legittimamente c’è chi dice che pubblicando per mondadori i soldi li prende dai lettori. Vero, e ne fa guadagnare il quadruplo a marina berlusconi. Si tentava di far chiarezza, così, per amore della discussione. Per i giovani.

  149. @Alessandro Ansuini, quella cosa lì i Wu Ming la dicono giustamente per ribattere a chi li tratta da “prezzolati dal padrone”. Evidenziare che il rapporto fiduciario che muove i soldi intorno ai libri è quello tra scrittore e lettori è fondamentale nella discussione, perché smonta un argomento di delegittimazione morale (sei pagato da lui, ergo le tue difese non hanno valore). Non sono pagato da lui, sono pagato da chi compra i miei libri. Il fatto che da questo rapporto ne venga un guadagno anche al mediatore del rapporto principale, cioè la casa editrice, è sicuramente una fastidiosa evidenza, ma non un argomento. A meno che, appunto, non si sia convinti che diminuire i guadagni di Berlusconi sia un traguardo a cui chiedere agli scrittori di puntare.
    E allora torniamo alla domanda che ti ho fatto prima.

  150. Guarda, i Wu Ming in questa discussione sono gli unici che sono sempre stati chiari, ti dirò di più, dicono anche boicottami se vuoi, non comprando i libri mondadori, e se vuoi leggermi lo stesso puoi scaricarti i libri gratis. Mi pare una posizione assolutamente rispettabile, fermo restando che non condivido il fatto di pubblicare per mondadori einaudi. ma questo è un mio punto di vista, non c’è un traguardo a cui gli scrittori devono puntare, ognuno risponde di quello che fa, semmai c’è un traguardo a cui i cittadini devono puntare, ma questo non riguarda solo berlusconi e il suo eventuale annientamento politico o economico. Come cittadino io non compro libri mondadori einaudi da anni, sono affari miei, non cambierò il mondo ma i miei soldi li spendo in altro modo. Sulla questione, visto che si cerca di far chiarezza, dire che non ti paga berlusconi è roba da casarini, che a domanda, nell’articolo, fatta da un giornalista che gli chiedeva. “ma allora pubblichi per berlusconi?” Lui rispondeva “no, pubblico per la collana stradeblu di mondandori.” Fa ridere. Di le cose come stanno, porta i tuoi motivi e siamo tutti più contenti.

  151. !Non sono pagato da lui, sono pagato da chi compra i miei libri. Il fatto che da questo rapporto ne venga un guadagno anche al mediatore del rapporto principale, cioè la casa editrice, è sicuramente una fastidiosa evidenza, ma non un argomento!

    anche per un operatore/trice sociale (prostituta/o) il pappone o l’oganizzazione criminale che sta dietro al suo lavoro è sicuramente una fastidosa evidenza, ma non un argomento!

    anche per il cliente dell’operatice/tore sociale, il pappone o l’organizzazione criminale che gli permettono di usufruire di un servizio, sono sicuramente una fastidiosa evidenza, ma non un argomento!

    gli Argomenti, se di questo abbiamo bisogno, li si trovano nella NEI echecazzo!

    molti baci
    la fu

  152. @?
    va bene, forse sono stato precipitoso.
    chiedo scusa.
    singolare, adesso che ci penso, il fatto che gli unici due rifiuti pubblici provengano da cattolici.
    quando viene meno l’etica laica e civile, resta quella cattolica.
    purtroppo.

  153. cos’è la NEI, @funambola?
    e quali sono gli argomenti di cui parli?

    a parte il parallelo scrittore/puttana e Mondadori/organizzazione criminale
    che – mi spiace dire – non è un “argomento”, vorrei conoscerli

    tenendo conto che l’argomento è prima di tutto un ragionamento, un articolazione del pensiero, e non un proclama o il pretesto per un proclama

    il pezzo di Moresco linkato qui sopra è molto argomentato, dopo averlo letto con quali argomenti altrettanto articolati continueresti a mettere Moresco, come di fatto fai, nel recinto delle puttane?

    io capisco, anche se come ho detto non le apprezzo, le manifestazioni di pancia in un discorso complesso, lo eliminano, lo liquidano, è un modo per andare oltre, in un thread poi permettono di schierarsi senza fatica e ottengono un facilissimo consenso, clap clap, a destra e a manca [vorrei far notare che il clap clap è lo stesso risultato a cui mira il populismo berlusconiano e i suoi cloni all’opposizione], ma se le motivazioni sono qualcosa di meglio di questo, qualcosa all’altezza, diciamo, della lettera di Moresco – che si può benissimo non condividere, ma non si può liquidare con una battuta – perché non offrirle ai partecipanti, invece di tutti questi baci?

  154. per irritarla maggiormente le posto sempre cioran

    un tempo il passare da una contraddizione all’altra
    era una faccenda grave
    oggi noi ne sperimentiamo così tante in una volta sola
    che non sappiamo più a quale dedicarci
    né quale risolvere

    quindi

    per non essere un insulto
    alle convinzioni o alle fatiche degli altri
    perchè non mi accusino né di aridità
    né di pigrizia
    mi sono lanciata nello Sgomento
    sino a farne la mia forma di pietà

    anche se

    allorchè esaurito ogni motivo di rivolta
    non si sa più contro cosa insorgere
    si è presi da una tale vertigine
    che si darebbe la vita in cambio di un pregiudizio

    di argomenti ne abbiamo portati tanti in questa sede
    a lei non bastano perchè non sono i suoi
    ne prenda atto alcor e si rassegni

    mille baci
    la fu

  155. sì, mi rassegno, non vedo altre possibilità, anche se mi piacerebbe a volte che si rispondesse a tono.

    [ma i baci no, per favore, li trovo melensi}

  156. @funambola
    E’ la seconda volta in questa discussione che ad una obiezione mi vedo replicare con una equivalenza tra il lavorare per Mondadori e il far parte di una organizzazione criminale. Il retropensiero è talmente palese che mi rendo conto che argomentare ancora sarebbe tempo perso. Ai vostri occhi probabilmente sto facendo apologia di reato.
    amen.

  157. Se fossi un politico o uno scrittore politico o d’inchiesta non dovrei pubblicare con Mondadori. Se scrivo poesie e romanzi potrei pubblicare con Mondadori. Il fatto è che se pubblicassi per mondadori servirei solo per muovere le rotative dato che mondadori è impegnato con i Pennacchi di turno. Intanto mi accontento di pubblicare con Palomar. Anche se so che i miei racconti non finiranno presso un critico di un grande giornale e ne in mano ai 140 lettori di Dedalus. Pazienza.

  158. lei alcor non può pretendere di decidere il mio di tono
    io non “capisco” lei
    lei non “capisce” me
    non suoniamo la stessa musica

    francesca
    io ho tentato di seguire la tua logica
    come vedi non se ne esce
    o se ne esce tutti assolti o tutti colpevoli
    non è un retropensiero è un dato di fatto
    amen
    baci
    la fu

  159. @funambola

    io non pretendo, ho chiesto «per favore» di essere esentata da questa melensa distribuzione di baci – che avrebbe apprezzato poco soprattutto il tuo amato Cioran – ma di fronte a un “tono” così personale e che chiede con tanta urgenza di manifestarsi non insisterò, se è questa la cifra che ti sei scelta, continua a mandar baci, che ti devo dire.

  160. No, funambola, dal mio ragionamento non se ne esce tutti assolti o tutti colpevoli.
    Se ne esce però tutti responsabili, tanto chi rimane quanto chi esce, perché la responsabilità di Berlusconi – sia come presidente del consiglio che come moltiplicatore di una precisa sottocultura – è di un paese intero.
    Troppo facile scaricarsene chiedendo lo scalpo della coscienza altrui.

  161. L’ultimo commento di Francesca è assolutamente condivisibile, ma credo sia d’accordo anche la funambola. Certo è che, un esempio, da qualche parte, deve pur venire. E chi dovrebbe darlo quest’esempio? Una casalinga fa fatica, può prendere una condotta che la porta a boicottare le industrie del ducetto, magari non vede più beautiful, ma non è quello il punto. L’intellettuale, invece, temo che qualche responsabilità in più ce l’abbia, proprio perché non pulisce le strade, non porta i camion, non fa l’infermiere, tutte cose di cui poi si serve quando ha bisogno. L’intellettuale, appena un passo sotto il politico, dovrebbe dare l’esempio. E qui casca l’asino, perché di fronte a una casa editrice presa con la truffa (c’è una sentenza passata in giudicato al riguardo, ricordo) e che probabilmente non paga nemmeno le tasse, gli intellettuali, la cui parte logica sarebbe quella di evidenziare l’accaduto, addirittura pubblicano con quella casa editrice, primo scandalo. per di più sono autori impegnati, impegnati contro la deriva culturale impostata dal berlusconismo, secondo scandalo. ma arrivare anche a negare che si collabora con quella casa editrice truffaldina, che non si viene pagati da marina berlusconi, (l’abbiamo detto, non si viene pagati ma la si fa guadagnare, e tanto) è davvero insopportabile. Per questo i toni si scaldano. Io vorrei citare, fra i mille interventi, solo quello di Don Gallo, che invita Saviano a non pubblicare più per berlusconi, a “dare l’esempio ai giovani.” possibile che debbano essere i preti o i cattolici a suonare le sirene? Se lo chiedeva anche Pecoraro. Non è un bel segno Francesca. Per cui è come dici tu, responsabili tutti. Ma i politici per primi. Gli intellettuali per secondi. Non si chieda “Perché lo chiedono a noi?”

  162. @ansuini

    Il priore all’occhiello del comico in declino Beppe Grillo, Don Gallo, intervenendo sul caso Mondadori, ha detto che cambierà editore per ragioni di coscienza, e ha chiesto a Roberto Saviano di dare un segno ai giovani. Saviano è prevedibile risponderà all’alta autorità morale chiedendo alla tv di Stato ulteriore spazio, che credo gli spetti, per spiegare ai giovani che resterà in Mondadori.

  163. Bè Larry, me ne frega poco sia di Don gallo che di Grillo, però mi sembrava una citazione più stimolante di quella di un Buttafuoco, ad esempio, cito: “Berlusconi non saprà neanche di possederla, l’Einaudi.” Son questi gli intellettuali che abbiamo.

  164. Interessante l’intervento di Busi, grazie Larry. Però non è che muova granché, anche lui alla fine della fiera, dicendo cose molto intelligenti perché non è uno sprovveduto, alla fine pubblica per berlusconi adducendo che la sua opera è incisa nella pietra e bla bla bla. Dice che alla mondadori rispondono prima al telefono, ci credo. Come condivido il discorso rigurdo il boicottaggio che farebbe perdere posti di lavoro, e non intaccherebbe berlusconi. Però, c’è sempre un però. Urla e sbraita ma quando ha scritto “nano peronista” gliel’hanno fatto togliere, e l’ha tolto. “Per gentilezza”, dice lui. Alla fine una scusa ce l’anno tutti, non c’è niente da fare. Pesa, quanto pesa, pagare sulla propria pelle le proprie convinzioni. Su questo non ci piove.

  165. Corona l’avevo letto, mi aveva colpito meno, è un naif, molto televisivo, lo intervista spesso Daria Bignardi, e fa bene perché è un personaggio divertente. La sua letteratura non so.

  166. “non comprare i suoi libri comporta un’ulteriore perdita di democrazia perché significa licenziare persone, mandare in cassa integrazione migliaia di lavoratori… Inoltre mi sembra una deficiente focalizzazione politica quella di voler demonizzare Berlusconi, egli non è che il terminal di un modo di pensare che riguarda milioni di elettori, che mi piaccia o no”

    @Larry, Busi non dice niente che non abbia già detto anche io più volte in questa discussione, senza suscitare in lei nessun segno di accordo. Se è d’accordo con Busi che però è d’accordo con me, con chi è in disaccordo, esattamente?

    @Ansuini

    Lo scrittore deve dare l’esempio? Ma questa massima dove l’avete vista scritta? Questa visione parenetica della funzione dell’intellettuale da dove vi è venuta? Lo scrittore ha un solo obbligo in quanto tale: deve scrivere buoni, buonissimi libri. Il suo mestiere non è guidare le masse con la forza del suo gesto, ma scrivere libri che lancino uno sguardo sovversivo sulla realtà, ne rivelino la filigrana, ne celebrino o ne facciano desiderare il mutamento. La mezza calzetta letteraria che lascia Mondadori per ragioni di insopportabilità etica fa un gesto civico rispettabilissimo, ma attiene alla sua persona, non alla sua funzione.

    L’esempio – questa cosa dimostrativa che significa “adesso vi faccio vedere io come si vive secondo i dettami” – è il lavoro dei preti, infatti Don Gallo ha fatto benissimo ad andarsene. E giustamente quando suggerisce a Saviano di fare altrettanto per dare un segno ai giovani sta facendo il suo mestiere, che è la guida spirituale, non lo scrittore.

  167. Lo scrittore deve dare l’esempio? Ma questa massima dove l’avete vista scritta? Questa visione parenetica della funzione dell’intellettuale da dove vi è venuta?”

    ce l’ho sempre avuta, sono fatto così. Vale anche per la musica che ascolto. Ti sembra strano? Visto che i libri non sono panini, quando compro un libro “pretendo”, e dico “pretendo”, in qualità di lettore, che l’autore faccia come i filosofi, risponda con le azioni di quello che dice. A te no? Rispettabile. Non mi sembra così’ difficile da capire però. Esempio? adoro il calcio, ma in tutta la mia vita sono andato a vedere allo stadio 3 partite, pErché non sono d’accordo con moltissime cose del mondo del calcio, a partire dagli ingaggi dei giocatori. Ti sembra strano? Mi vedo 90 minuto e buonanotte. Idem coi libri. Non mi piace parlare di me, ma se vuoi saperlo non compro nessun libro col codice isbn. perchè? Non sono d’accordo con il diritto d’autore, mi sembra una truffa nei riguardi dell’autore. Truffa che adesso si paleserà con la richiesta dei diritti d’autore per i formati digitali. Come faccio a leggere? I libri o li rubo o li prendo in biblioteca, quelli che mi interessano. Sono strano? Lasciami essere strano. I buoni, buonissimi libri te li lascio senza polemizzare.

  168. ” Mi sembra che Aldo Busi abbia parlato più chiaro di tutti “. Questo è il mio commento, nel quale ho scritto ” chiaro “, non che sono a 90 gradi nei confronti del pensiero di Busi La parola ” d’accordo ” non è presente nel mio commento, solo nel suo cervello, Francesca. Comunque sono sicuro che troverà il sistema di farmi capire, caritatevole come sempre, con parole semplici al mio livello (ma pensi anche a Rotowash!), che la parola ” d’accordo ” era sicuramente nelle mie intenzioni, o nel sottotesto, o nei derridiani spazi bianchi, o che altro. Veda lei.

  169. @ Pecoraro

    Anche se non siam d’accordo :-)

    “Si sta tatuando la faccia! Com’è possibile? È diventato matto? Quelli sono tatuaggi. Tatuaggi!”

  170. @Ansuini, come fa a non sembrarmi strano pretendere da un musicista che la morale valga quanto la sua musica, o da un calciatore che dia esempi invece che goal. Questa sfasatura mi si spiega solo con la penuria di buoni maestri.

    Resto convinta che Aldo Busi – restando in Mondadori e pubblicandoci le riedizioni di Seminario sulla gioventù – faccia un servizio morale a questo paese che è infinitamente superiore a quello che fa don Gallo andandosene da Mondadori per ragioni morali dopo averci scritto l’autobiografia “Angelicamente anarchico” con annessa indimenticabile prefazione di Vasco Rossi.

    L’esempio che mi interessa da uno scrittore è che scriva cose che gli sopravvivano. Il resto attiene alle scelte personali, sindacabili come quelle di tutti, né più esecrabili né più esemplari.

  171. Francesca, sono tremendamente demodé, si può dire in tranquillità. Pretendo che si suoni col cuore, che jimi hendrix faccia jimi hendrix, so che ibrahimovic fa cagare ogni tifoso a cui porta gloria, è solo questione di tempo, ci tengo che bukowski abbia lavorato alle poste e non sia stato un figlio di papà, che wallace si sia suicidato me lo rende glorioso, lui e tutti i suoi scritti. A me onestamente appare di difficile comprensione non capire quest’aspetto. Ma davvero non voglio fare polemica, siamo in un tempo che di maestri del pensiero si avrebbe bisogno, ora piùche mai, magari meno drammatici, ne convengo. Nel tuo discorso sul cambio culturale degli italiani sembravi convenire su quest’aspetto. Di cos’altro abbiamo bisogno, in questi tempi bui, se non di esempi? Come credi che si sovverta questa deriva culturale? Pubblicando per mondadori? Facendo come Mauro Corona? Hai già risposto di sì. Cos’altro si può fare secondo te?

  172. @ Alessandro Ansuini

    io non capisco alcune cose di ciò che sostieni: suonare con il cuore: chi ti dà il diritto di pretendere che uno suoni con il cuore? Hendrix ti piace perché sa suonare anzitutto. Ibrahimovic: si è vero, in campo è abbastanza stronzo, pure fuori probabilmente, ma forse non si è impegnato anche lui per arrivare? Non si diverte come gli altri a giocare? Bukovski leggo da wikipedia ha terminato le scuole superiori e ha frequentato due anni d’università, ha cominciato a scrivere ma non ha sfondato, dunque ha lavorato; al suo talento cosa aggiungono gli anni di lavoro? Wallace lasciamo stare, ma che vuoi dei martiri? Soprattutto che esempio sarebbe andarsene da Mondadori? Ce li ha costretti qualcuno a pubblicarci? Non lo sapevano con chi andavano a pubblicare? L’articolo di Cordelli inizia con giustificazioni che non stanno in piedi manco per un po’. Se si parla di etica, che c’entra il conflitto d’interessi, se fosse premier o all’opposizione, ormai spacciato; non ti piace quel tizio, non ci vuoi avere niente a che fare, non lo mandi il manoscritto. Magari esordisci dicendo: mi sono sbagliato, chiedo scusa, ho capito il mio errore e non pubblicherò mai per; non rompere agli altri, non fare l’eroe, non stai facendo alcun bel gesto. Mancuso si è accorto oggi che qualcosa non andava, quando si accorgerà della non esistenza di dio che farà? ( spero di non sembrare troppo aggressivo, forse dovrei cancellare e lasciar perdere )

  173. (grazie per i link, è sempre divertente, nonché istruttivo, leggere le dichiarazioni degli editati dal regime mediatico berlusconiano. dei loro mal di pancia o dei loro chisseneimpippa. intanto, affrettatevi nelle librerie! ciao)

  174. Buongiorno punto interrogativo. Non mi sembri aggressivo, anche io mi sono chiesto chi me lo fa fare a star qui a chiedere a un Saviano un gesto di comportamento etico quando, va specificato, non sono neanche un suo ammiratore, inteso in senso artistico. Purtroppo temo che non avendo fede religiosa, il mio credo sia la letteratura. Sarà per questo che sono così esigente nel settore. Non mi interessano le storie, i buoni libri, le esercitazioni stilistiche. Voglio che un libro mi spacchi in due, mi apra la mente, mi faccia vedere cose che di cui non mi ero accorto. Quando ci riesce, vado a vedere chi ha scritto quelle cose, cosa ha fatto nella vita, ci tengo che quelle parole che per me sono state così importanti siano poi avallate da un comportamento che rispecchi le cose che ho letto, altrimenti cado nel gioco della finzione e non mi diverto più. Ho bisogno di credere, cosa vuoi che ti dica, l’esempio della fede è il più calzante che mi viene in mente. Chi mi da il diritto diritto di pretendere che uno suoni con il cuore? Nessuno, a parte che il fatto che fare l’artista è un privilegio, questa cosa la tengo bene a mente, e da fruitore, come io vado a lavorare tutti i giorni puntuale mi aspetto che un artista non faccia un “lavoro”, ma porti avanti una specie di missione. Ci vogliono un sacco di cose secondo me, talento, caparbietà, lavoro, onestà, coerenza, e quindi talento, talento e talento. Queste sono le mie aspettative. Ti chiedi cosa aggiungono gli anni di lavoro a Bukowski, gli anni di lavoro “sono” Bukowski, senza quegli anni avremmo avuto un altro tipo di scrittore, che avrebbe parlato di cose che probabilmente non avrei letto. Wallace era un grande anche da vivo, ma adesso “caro vecchio neon” ha un sapore diverso, ogni riga di Wallace ha un sapore diverso. Non stava giocando al depresso, all'”adesso vi faccio vedere quanto sono bravo a giocare con le parole.” Era tutt’uno con la sua arte. Se non si fosse suicidato sarei stato più contento ma vedi, certi autori la bomba ce l’hanno dentro, si “leggeva” sulla carta. Uno si chiedeva, ma da dove cavolo viene questa potenza? Secondo me viene dal fatto che non fingeva. Poi ci sono molto mestieranti che fanno benissimo il compitino, e diciamo che il mercato è fatto di gente che da una lettura si aspetta niente di più che un passatempo, chi lo mette in discussione. Ci vivo anche io nel 2010. Ma gli artisti che mi entusiasmano non saranno mai quelli “col cuore a sinistra e il portafogli a destra” per citare Mauro Corona nel link che ho postato. Certo che questo modo di intedere le cose non è la regola, su questo siamo tutti d’accordo. Come siamo d’accordo nell’osservare la deriva culturale e sociale del paese che riguarda tutti, mica solo gli intellettuali. In primis ci sono i politici, non si chiamano mica “onorevoli” per caso, un tempo la parola aveva un suo significato, che oggi purtroppo fa scappare da ridere. Idem per l’arte. Un tempo gli artisti non avevano come obiettivo “mandare i figli all’università”, ma chissenefrega dei tuoi figli. Fai l’artista se hai qualcosa da dire, e se ce l’hai, devi dimostrarlo ogni giorno. Secondo me i benedetti esempi, per una società, devono venire da quelli che sono preposti a darli, dunque. Politici, intellettuali e artisti. E’ questo che manca in Italia. Qui sembrano tutti degli impiegati. Io continuo a spiegarmi ma non ho ben capito invece quelli che difendono i mondadoriani, adesso di questo stiamo parlando, dov’è che vedono un inizio, una speranza di cambiamento. Vi va bene così? Saviano fa bene a fare così? Possibile che fra i mille ammiratori e amici che ha non ci sia uno che gli ha detto, oh, con 4 milioni di copie vendute li hai fatti contenti a quelli di mondadori, te ne rendi conto? e lo sai di chi è mondadori no? Mica ci vuole un genio per capirlo. cazzo quel ragazzo ci si è rovinato la vita, e adesso un cialtrone come fede o come feltri può parlarne male, ma ci rendiamo conto? Se ne accorgono pure i preti. E invece no. Gli consigliano di andare in televisione. Belli amici. In televisione, dove tutti hanno un’opinione e tutte le opinioni devono essere rispettate, bel traguardo, a confonderti con quelli del grande fratello, fra una televendita, un telegiornale falso e un paio di chiappe, anzi, fra molte paia di di chiappe. Sicuramente innocuo. Proprio quello che volevano. Problema risolto.

  175. @Ansuini, se davvero il tuo credo fosse la letteratura, non pretenderesti dagli scrittori l’esempio, ti basterebbero i libri.
    Oppure – e questa davvero continua ad essere una cosa irrisolta qui dentro – accetteresti che per alcuni di loro anche restare sia un esempio.
    Il fatto che, nonostante faccia guadagnare a Mondadori una barca di soldi, Saviano sia continuamente al centro degli strali di Fede e Feltri dovrebbe farti riflettere sul fatto che non lo considerano affatto un arruolato solo perché pubblica con Berlusconi, anzi che dà loro tremendamente fastidio, che impone di farci i conti anche editorialmente, perché non si può censurare Saviano… Il fatto che Saviano stia in Mondadori e imponga pensieri assolutamente non conformi al paradiso mediatico che piacerebbe imporre a questo governo è un atto di resistenza culturale di valore altissimo, realizzato con tutta la potenza di fuoco della medesima sottocultura che lo vorrebbe zitto. Come è possibile non rendersi conto di quanto è povero chiedere l’esempio da catechismo della domenica a uno che dà questo esempio tutti i giorni della settimana? Ogni scrittore che in Mondadori, o in Einaudi, o in Sperling, o in Piemme o dove cavolo riesce a far passare un’idea di mondo tra le pagine che sia alternativa a questo che viviamo, fa un lavoro civile di valore collettivo incalcolabile, che non può essere assolutamente paragonato per valore al gesto personale che tanto ti piacerebbe vedergli fare soltanto perché è quello che faresti tu.
    Se in Einaudi riescono ad uscire ancora libri scomodi, qualificanti, scritture di ricerca, temi scottanti, riedizioni di preziosi fuori catalogo che vendono pochissime copie, dipende da decine di persone che hanno fatto la singola scelta di restare e fare argine con la loro professionalità e con la loro coscienza. Liquidare questa scelta di resistenza morale come un “avere il cuore a sinistra e il portafoglio a destra” è un’ingiustizia, prima ancora che una banale frase fatta.

  176. Questa mortificazione richiesta al talento che vuole Ansuini:

    «ci tengo che bukowski abbia lavorato alle poste e non sia stato un figlio di papà, che wallace si sia suicidato me lo rende glorioso, lui e tutti i suoi scritti.»

    la trovo agghiacciante.
    E questo a parte ogni altro discorso.

  177. Francesca: mi pare che giochiamo a rugby, si continua a passare la palla indietro. dici:
    “Oppure – e questa davvero continua ad essere una cosa irrisolta qui dentro – accetteresti che per alcuni di loro anche restare sia un esempio.”
    Ma come, il mio primo intervento in questa discussione dava atto ai Wu Ming di essere sempre stati chiari e di tenere una posizione rispettabilissima, che non condivido, ripeto, ma che secondo me ha un suo senso. Permettono di scaricaricarti i libri gratis, chi altro lo fa? lasciano una scelta al lettore, come non dargliene atto? Fanno operazione di trasparenza sulle vendite, come non dargliene atto? E’ su Saviano che ho dei dubbi, secondo me il suo restare dentro a mondadori è deleterio per lui. E’ la mia opinione. Se fosse mio fratello gli direi di andarsene, di non farsi più vedere in televisione che la televisione gli nuoce. fede e feltri ne possono parlar male, secondo me, perché presta il fianco. Lo vedono scomodo? Sei così sicura? Secondo me andando da fazio si rende innocuo. Magari mi sbaglio. Ma non è che non faccio distinguo e differenze fra chi decide di restare, lef accio e come. E se Saviano deciderà di restare in mondadori me ne farò una ragione, punterò le mie carte su una possibile inversione di rotta da un’altra parte. Piuttosto, torno a ripetere, secondo te cosa si dovrebbe fare? Così andiamo bene? Spiegami.

    Alcor: agghiacciati pure, ti da fastidio che mi rallegro che la letteratura venga da lavoratori sgrammaticati e ubriaconi? Pace. Mi conforta anche Luigi Di Ruscio col suo esilio e i suoi 40 anni di fabbrica, mi conforta vedere che uno con la quinta elementare fa il culo, in senso letterario, a generazioni di ligi studiosi che hanno fatto i corsi di scrittura creativa. A me agghiacciano gli intellettuali che non hanno lavorato un giorno in vita loro e campano sulle vendite di libri indegni. Sono punti di vista.

  178. No, non mi dà fastidio,@Ansuini, fastidio non è la parola giusta, mi fai paura, come mi fanno sempre paura quelli che vogliono imporre agli altri la loro virtù, ne è sempre venuto gran male a tutti.

    E anche questo a parte ogni altro discorso che si è fatto qui.

    E’ molto italiano, molto cattolico. Non ha nulla a che vedere con l’etica, molto con il fondamentalismo.

  179. Imporre? Trasecolo.
    Ho solo detto come la penso. Se ti fa paura mi dispiace. Secondo me dovresti aver paura di altre cose, ma la chiudo qui. Dopo essermi preso del berlusconiano, del cattolico e del fondamentalista sono a posto per oggi.

  180. ma credo anche @Ansuini che tu abbia le idee confuse e piuttosto ballerine, poiché dici questo:

    «A me agghiacciano gli intellettuali che non hanno lavorato un giorno in vita loro»

    – dando per scontato che il lavoro intellettuale non sia lavoro – e poiché mi pareva che tu avessi citato Calvino, che dal tuo punto di vista non ha mai lavorato un giorno in vita sua, come del resto Pasolini, per non parlare di Tolstoj e di infiniti altri, ho cercato il tuo nome con google e mi è venuto fuori questo che hai scritto su LPLS:

    «Alessandro Ansuini detto

    marzo 28, 2009 a 7:42 pm
    Bè, in effetti uscire per mondadori con un libro da mille pagine e poi lamentarsene è curioso. ma polemiche editoriali a parte, nonostante a me lo stile di moresco proprio non piaccia sono felice dell’uscita di questo libro, in questo formato e per una grossa casa editrice. è comunque un buon segnale per la letteratura italiana.»

    Era il marzo del 2009.

    Hai idee tue? Ansuini? meditate? o ti vengono emotivamente a seconda dei fatti del giorno?

  181. @Ansuini

    Vogliono che l’arte e la cultura vengano fatte dalle persone perbene, più o meno loro stessi o i loro famigli e amici. E’ sempre stato così, c’è poco da scandalizzarsi. Io mi tengo gli scapestrati Bukowski e Fante.

  182. Imporre, sì, neppure Savonarola imponeva con il randello, ma se contribuisci a creare un terreno come quello che tu auspichi, vedi qui:

    «fare l’artista è un privilegio, questa cosa la tengo bene a mente, e da fruitore, come io vado a lavorare tutti i giorni puntuale mi aspetto che un artista non faccia un “lavoro”, ma porti avanti una specie di missione.»

    contribuisci anche, chiedendo a gran voce la virtù [dal tuo punto di vista, si intende] degli altri, a imporre un’atmosfera da caccia alle streghe.

    Sii virtuoso, @Ansuini, nessuno te lo impedisce, ma non chiedere la virtù degli altri.

  183. Alcor, rilassati, sembri feltri. non si capisce cosa vorresti dimostrare andando a cercarti i miei interventi nella rete e credimi, rischi di prendere dei granchi. la mia opinione su canti del chaos è ancora la stessa. comunque se ti va di divertirti cerca ancora, ne troverai delle belle. e non mettermi in bocca calvino e pasolini che non li ho citati, i dando per scontato tienili per te, per favore.

  184. sono molto rilassata, ma tu pensi in modo confuso e sei un moralista, oltre che poco coerente, se solo un anno fa l’uscita di Moresco con Mondadori era «un buon segnale per la letteratura italiana» e oggi una nequizia

    e quando sei in difficoltà, come adesso, non tirar fuori Feltri, lo dico per te, che ci fai una figura meschina

  185. Alcor, sono virtuoso, neanche immagini quanto. cerca nella rete che ti diverti. andare a cercare di screditare l’altro è un modo di fare che ti dovrebbe ricordare qualcosa. ma accomadati. io scrivo con nome e cognome e sto in rete da dieci anni. tu scrivi con uno pseudonimo e il tuo blog chiede gli estemi per esser guardato. vedi tu. fare l’artista è e resta un privilegio secondo me, che andrebbe onorato, non sacrificato in virtù di quattro soldi.

  186. ah, ecco, il nick:–)
    il nick è sempre un buon argomento quando non si ha altro da dire

    io non cerco di screditarti, caro ragazzo, sei tu che nel 2009 dici una cosa e nel 2010 ne dici un’altra

    e a me della tua virtù importa poco, se scrivi un buon libro lo leggerò, e lo giudicherò per la sua bontà letteraria, non con il metro della tua virtù

  187. Non disturbarti, preferisco lavorare ;)
    Non si capisce dov’è che dico due cose diverse, che la mondadori pubblichi canti del chaos di Moresco, la trovo ancora una cosa buona per la letteratura. Gli hanno dato 8000 euro per dieci anni di lavoro, una cosa indegna, ma ci passo sopra. So già che venderà poco, lei capisce, in spiaggia è un po’ scomodo da portare, e il linguaggio è un po’ troppo sopra le righe per il lettore medio. dov’è che ho cambiato idea?
    Ma non disturbarti neanche per questo guarda, se ti fa sentire meglio a me va bene. così chiudo circolarmente il commento.

  188. Se la pubblicazione di Moresco per Mondadori è una buona cosa nel 2009, perché mai vorresti che gli autori, e dunque anche lui, uscissero dalla stessa casa editrice nel 2010?

    Fai i conti con te stesso, non con me.

  189. Mi pare che le parole più sensate, in questa discussione, siano venute da qualcuno che non ha alcun interesse al fatto che gli autori migliori (in termini di vendibilità) restino appannaggio della casa editrice migliore (in termini di diffusione) – anzi, il suo interesse è esattamente quello opposto – cioè Massimo Roccaforte distributore indipendente che qualcuno che non ricordo ma ringrazio ha linkato qui. Siccome sono state linkateo ma nessuno ha ripreso quelle parole (e dunque in pochi, direi, le hanno effettivamente lette), le riporto io:
    «trovo auto censoria, sbagliata e forse pericolosa una campagna di autoesclusione dal principale gruppo editoriale italiano incentrata e proposta solamente degli autori. […]
    Non è che l’aria sta diventando talmente irrespirabile che alla fine si sia, o si sarà, costretti a “lasciare nelle mani” di chi ha sempre fatto del disprezzo della cultura con la C maiuscola una sua bandiera, la maggiore e più importante casa editrice che abbiamo in Italia?
    Di conseguenza non si rischierebbe di ridurre, con questa scelta, il grado di autonomia del mercato e dunque la possibilità di vendita e scelta per librai e lettori?
    Non si sta cadendo in una trappola ponendo la questione nei termini in cui è stata posta in questi giorni?
    Il silenzio o i freddi comunicati, dei dipendenti e dei collaboratori della casa editrice, in tal senso sono il segnale più preoccupante e secondo me indicativo di un’aria che forse sta davvero cambiando, in un ambiente che a certi livelli non credo abbia grandi problemi a “privarsi” di certi autori per dirottare sempre di più la propria produzione su autori più consenzienti o commerciali.
    In un mercato come quello editoriale dove tutta la filiera è controllata e dove spesso è il mercato stesso a creare la domanda, ritirarsi dal catalogo di un grande editore non mi sembra la politica più giusta o quantomeno salutare all’ambiente culturale.
    Io credo che in editoria, come nel resto della società, il problema principale in questa fase sia resistere con la propria identità e le proprie istanze là dove ci si trova, senza cedere un passo all’arroganza e alle scorrettezze di un potere che si sta facendo sempre più cupo».

    La posizione espressa qui, a suo tempo, da Helena Janeczek resta secondo me la più equilibrata, sul piano della coscienza individuale (sulla quale però dovrò tornare). Ma Roccaforte vi aggiunge una considerazione politica – per me decisiva. A parte Saviano Lucarelli e forse i Wu Ming e pochi altri, che sono gli autori che avvertono tale coscienza in difficoltà, la conservazione degli altri autori di cui si sta parlando e che sono stati interpellati dopo l’uscita di Mancuso (a partire da Cordelli e dallo stesso Busi) non è essenziale al fatturato di Mondadori-Einaudi. Questi autori possono essere sostituiti tranquillamente con autori ideologicamente conformi alla proprietà o con autori che la pensino come Corona (i quali già sono, del resto, degli asset d’impresa). Infatti Cordelli, quando è stato il momento, è stato tranquillamente sacrificato.
    Ma chiediamoci quale sarebbe l’effetto politico, di una tale “sostituzione di massa”, degli autori con la coscienza in disordine, asset o non asset che siano. Tale effetto sarebbe appunto, verosimilmente che 1) presenze politicamente o artisticamente (che per uno come me, sarà bene specificare, vale anche a dire politicamente) difformi dai dettami della proprietà dovrebbero trovarsi lidi editoriali altri e senz’altro meno efficaci, condannandosi in molti casi a percorsi marginali e in sostanza punitivi; 2) dquella macchina editoriale così tremendamente efficace si troverebbe a “lavorare” (cioè a imporre sul mercato) solo autori politicamente o artisticamente conformi ai dettami della proprietà.
    Dunque: in omaggio ai non trascurabili e rispettabilissimi dettami della coscienza individuale, si sacrificherebbero, sì (e nobilmente, certo), i propri interessi personali ma anche (e per quel che riguarda noi lettori soprattutto) gli interessi della collettività: 1) perché i politicamente e artisticamente difformi verrebbero ridotta la propria presenza 2) perché, di contro, i politicamente e artisticamente conformi la vedrebbero accresciuta.
    All’atto pratico: è vero come appare che la presenza di Saviano in Mondadori è gradita e ambita (com’è ovvio che sia) dall’ottimo e inappuntabile personale tecnico mondadoriano mentre è sgradita e fa venire il mal di pancia a persone come Emilio Fede? Non mi pare ci siano dubbi che, sic stantibus rebus, il dovere politico (non quello coscienziale) di Saviano sia tutt’altro che «alzare i tacchi» bensì, perfettamente al contrario, restare lì finché non lo caccino. E, nella remota ipotesi che lo caccino, denunciare tale cacciata in tutte le sedi mediatiche che uno come Saviano può raggiungere (motivo in più, questa eventualità, del perché non lo cacceranno mai).
    Ora a me spiace, sinceramente, che la coscienza individuale di un autore venga tormentata (anche se utilitaristicamente e cinicamente, come lettore, potrei pure trarne giovamento, giacché quel tormento potrebbe al limite avere l’effetto di una pressione letterariamente produttiva; più probabile, però, è che essa semplicemente inibisca la creatività), ma i miei interessi di “pubblico” sono altri, e ho specificato quali.
    (1-continua)

  190. Alcor non ho detto questo. Ho detto molte cose e in diverse sedi e onestamente pensala come vuoi. Mi pare più interessante leggere cosa a dire Cortellessa, facciamo sfoggio di umiltà. Io da pessimo Savonarola mi ritiro a forgiar spade per la mia calata su segrate. Senza rancore.

  191. alessandro
    gli appunti che ti fa la signora alcor sono come dire…ineccepibili
    matita rossa matita blu
    ma il senso delle tue parole è chiaro, quello che vuoi significare arriva, arriva

    ma, come dice vasco rosssi…è la vita ed è ora che cresciiiiiiiiiiiiiiiiii devi prenderlaaaaaaaaaaaaaa cosììììììììììììììììììì…sììììììììììììììì stupendooooooooooooooooooo mi viene il vomitoooooooooooooo èpppiù forte di mèèèèèèèèèèèèè… :)

    ti bacio
    la fu

  192. mi chiedo chi voglia imporre a chi.
    andare a ripescare mezze frasi decontestualizzate al solo scopo di screditare il proprio interlocutore e le sue idee è segno di apertura al dialogo? Qual’è lo scopo? arrivare al dunque, sviscerare un problema ed una questione, o far bella mostra di sé, imponendo se stessi e la propria “virtuosa presenza”? Chi vuole imporre a chi?

    nc

    con il mio nome e cognome, perché rispondere ad una richiesta di trasparenza con un sorriso, non è molto diverso dal dispensare baci, ma lei si è scelta la sua cifra, signora, e qui tra l’altro pare funzioni bene, quindi che aggiungere…? si continui a gratificare così.

    [alzo i tacchi]

  193. Se mi difendete mi emoziono, noi fondamentalisti cattoli berlusconiani non lo sa nessuno ma abbiamo il cuore tenero. (scherzo!)
    Tornando seri, mi pare che Cortellessa non abbia finito, vorrei leggere tutto prima di trarre delle considerazioni. Già la prima parte del suo intervento però evidenzia che la chiamata ad alzare i tacchi non ha lo stesso peso e lo stesso valore per tutti, io questa cosa la condivido, nel bailamme delle discussioni magari è andata persa, il mio evocare l’uscita di Saviano ha proprio un valore simbolico che non è, ovviamente, equivalente all’uscita si un Moresco la cui distribuzione (seppur non mi piaccia, pensa che fascista del pensiero che sono) mi rende contento. Comunque è davvero il caso di ritirarsi per un po’, leggere e poi tornare a discutere. Che male non fa mai.

  194. Per sapere cosa e come pensi, @castaldi, non ho bisogno del tuo nome e cognome, mi basta leggerti qui dove ti leggo.

    Se per sapere cosa e come penso io non ti basta quello che scrivo qui e hai bisogno di andare all’anagrafe, peggio per te.

  195. (2-continua)
    Ma, come dicevo, resta la questione della coscienza individuale che – caro Francesco Pecoraro – esiste certissimamente (purtroppo). Proprio tu, che nel 2007 non te la sentivi pungere e che ora senti che ti scartavetra la pelle, dovresti sapere – a livello di pancia, ma con una certa esattezza – di cosa si tratta.
    Se questa discussione si è riaperta è stato solo e unicamente in virtù dell’intervento di Vito Mancuso. Non mi frega niente che sia un teologo (che fra l’altro come tale non ho letto e non so quanto valga). Se sono i cattolici a parlare di coscienza, spero che non si pensi che ce l’abbiano solo loro o che solo loro possano permettersi di farla parlare. Sta di fatto che è stata questa impostazione diversa a spostare – e non mi pare davvero lo si possa negare – i termini della questione.
    E qui mi rivolgo @Francesca. Primo perché mi pare che, in termini pratici, abbia una posizione vicina a quella che ho espresso prima; secondo – di contro – perché, nel farlo, adopera un rasoio un po’ troppo riduzionista e a senso unico. Dice in sostanza: unico dovere di uno scrittore è non accettare compromessi con la propria scrittura, tutto il resto è secondario. Già, sacrosanto, in termini astratti e, appunto, riduzionisti. Ricordo che una volta Walter Siti a Fahrenheit, interrogato riguardo a Troppi paradisi e allo scandalo suscitato dall’amoralità del suo libro in termini etici e comportamentali, rispose appunto che «sulla scrittura non accettava compromessi». Ma la storia non è così semplice. Dove finiscono i compromessi sociali, politici, economici, e dove cominciano quelli con la scrittura? Possiamo davvero pensare, nel 2010, che la «scrittura» sia un’entità isolata, asetticamente forclusa da qualsiasi corruttela con l’«ambienza» (per dirla con Gadda)? Un condizionamento economico (l’appeal commerciale del testo, inseguito dall’autore e/o dall’editore) può inficiare, eccome, la qualità di un testo. In quel caso è disposta a riconoscerlo, Francesca, come condizionamento, oppure no? Ma, e qui veniamo direttamente alla questione posta da Mancuso, anche un condizionamento politico entra, può concretamente entrare, in conflitto con la scrittura. Poniamo il caso della testimonianza di Aldo Busi, che pure ringrazio chi lo ha fatto per aver linkato. Benissimo, ottima intervista, sono d’accordo in particolare con l’impostazione complessiva, «né con la Mondadori né senza la Mondadori». Ma c’è un ma. E cioè l’ammissione, da parte sua, che in un’occasione, un’unica e insignificante (nell’opinione di chi testimonia; ma se lo testimonia si vede che, nella sua coscienza, insignificante l’episodio non è) occasione, persino Busi s’è piegato – e ha cancellato da un suo testo il sintagma «nano peronista». Questa micro-censura, cui Busi, persino Busi s’è prestato (per gentilezza), è o no un condizionamento della sua «scrittura»? Credo che a questa domanda, appunto, possa rispondere con esattezza solo la coscienza di Busi. Ma ce la possiamo, ce la dobbiamo porre anche noi.
    Il nocciolo della questione, sinora per lo più curiosamente inevaso, è appunto nella censura. Nella sottile, strisciante, per lo più autointroiettata censura che i manager berlusconiani hanno lentamente inoculato nell’editoria italiana. Il virus comincia a circolare in Einaudi, ma evidentemente anche nella tecnocratica e anideologica Mondadori non è sconosciuto. Si può anzi scommettere che, dal caso Busi in avanti, abbia fatto i suoi progressi. Per questo è importante – e non può essere liquidata come meramente coscienziale – la presa di posizione di Franco Cordelli, che di questa censura è stato sicuramente vittima nel 2003. Rileggiamo quello che dice: io propongo Il duca di Mantova all’Einaudi non solo perché è Einaudi l’editore dei miei libri precedenti, ma proprio in virtù del suo argomento. In questo senso è un test. Se un libro del genere viene pubblicato senza censure, questo ha delle conseguenze – sul mio rapporto con la casa editrice, sul mio orizzonte di aspettative, sulla mia coscienza appunto. Se non viene pubblicato, non posso che «alzare i tacchi». Nessun rappresentante della casa editrice potrà mai ammettere la censura (anche se poi, con Saramago, l’hanno dovuta ammettere: ma solo perché evidentemente un Nobel non si può rifiutare per motivi letterari) ma, dice in sostanza Cordelli, «io so». E in effetti, da quel momento in avanti, anch’io «so». Quello che è successo due anni dopo con le poesie di Raboni sul cavalier Menzogna – di nuovo rifiutate da Einaudi (in campagna elettorale) per motivi letterari . non fa che confermarlo.
    Ecco, questa casistica a me pare che non si possa più sottovalutare. Perché configura un problema che è sì di coscienza individuale ma che è di natura, poi, anche politica; cioè ci riguarda tutti.

  196. @natàlia castaldi

    se la vogliamo dire tutta tutta in rete c’è qualche maligno il quale sostiene che dietro al nick della virtuosa presenza ci sia una nota tradutrrice Mondadori. Ma io penso siano solo malignità, dossieraggio, metodo Boffo che ormai nella società italiana è diventato pratica quotidiana alla luce del sole (lo era anche prima, ma se ne vergognavano tutti e lo facevano di nascosto).

  197. @ Larry Massino
    È inqualificabile questo ultimo suo commento. Che cosa dimostrerebbe, il fatto che una persona che esprime la sua opinione qui abbia o meno tradotto anche per Mondadori? È lei ad autodefinire il suo «metodo Boffo», e ho detto tutto.

  198. @Andrea Cortellessa

    Cortellessa perché si arrabbia, dove aver scritto le cose più importanti sulla questione Mondadori da diversi mesi a questa parte? Io ho scritto esattamente che non ci credo, che il metodo Boffo non è accettabile. Però non lo è nemmeno nei confronti di Ansuini. Del resto credo che il lavorare o meno per Mondadori sia ininfluente ai fini della discussione. E credo anche, l’ho scritto qui diversi mesi fa, che avercela con la Mondadori di Berlusconi è un’idiozia come avercela con l’autostrada di Benetton.

  199. @Larry Massino
    In questo spazio si rispetta il desiderio dei commentatori di mantenere l’anonimato. Questa libertà, ancorché a volte sia usata malissimo, è per noi importante. Se vuoi darti alla delazione, fallo altrove, non qui.

  200. @ Cortellessa e tutti

    tu dici: «Il nocciolo della questione, sinora per lo più curiosamente inevaso, è appunto nella censura. Nella sottile, strisciante, per lo più autointroiettata censura che i manager berlusconiani hanno lentamente inoculato nell’editoria italiana. »

    è vero, il problema della censura è un grosso problema, ma è un problema che si pone esclusivamente nella galassia Mondadoriana?

    come avrebbe reagito il vecchio Einaudi, che Pavese chiamava «il padrone», se qualcuno lo avesse definito pubblicamente in un romanzo in uscita presso la sua casa editrice, con uno degli appellativi che circolavano tra i suoi collaboratori?

    Quando c’è un «padrone» la censura prima di essere esercitata capita che uno se la faccia da sé.

    Se Cordelli scrivesse un romanzo contro il principale azionista del suo attuale editore o contro il suo presidente, cosa succederebbe?

    E questo – benché sia antipatico doverlo puntualizzare, ma prima di essere chiamata di nuovo “arcore”, come mi è capitato qui, devo farlo – non perché io non trovi quella che Cordelli ha subito una cosa da poco, ma perché penso che chiunque faccia un atto che viene letto come ostile all’azienda, qualsiasi azienda, viene cacciato fuori.

  201. @domenico pinto

    Credo di averle già risposto. Aggiungo solo che questo spazio si propone anche di rispettare le idee non conformi al pensiero dominante. Andare a cercare vecchie dichiarazione di commentatori al momento avversi alle proprie opinioni mi sembra esercizio peggiore della delazione.

  202. @domenico pinto

    Dimenticavo: visto che è stato frainteso, lo può togliere il mio fastidioso intervento, che stava solo a indicare la velenosità di certi comportamenti, quello che la Castaldi esprime bene con la sintesi: ” Chi vuole imporre a chi? ”
    E perché? Aggiungo io.

  203. @ massino

    Ansuini scrive in rete come Ansuini, i suoi commenti sono lì, io scrivo in rete come Alcor, i miei commenti sono lì, usali e contestameli, ti risponderò volentieri.

    Come io non so nulla della vita di Ansuini fuori dalla rete, salvo quello che lui stesso dice, così tu non sai nulla della mia vita fuori dalla rete.

    Tu sai che si può anche pubblicare con uno pseudonimo, vedi Elena Ferrante, perché dunque solo una traduttrice mondadoria, e non una più interessante, per la discussione, scrittrice mondadoriana? Magari una scrittrice mondadoriana di enorme successo che finge di essere uno scrittore mondadoriano di scarso successo che finge di essere Alcor che finge di preferire che Berlusconi sia mandato a casa politicamente? Non so, è vertiginoso.

  204. Mi spiace di aver contribuito, con la mia domanda a Francesca, relativa a questioni di ‘trasparenza’ che continuo a reputare rilevanti e sostanziali, in discussioni su questi temi e su questo sito, ad alimentare un vespaio di pettegolezzi. Forse dovevo pensarci prima e risparmiarmela.

    Nel merito, Andrea quello che dici sulla censura lo condivido, condivido un po’ meno il determinismo che mi pare rimanga alla base della tua posizione ‘realista’.

    Tu poni un problema di ‘vuoto’ lasciato da autori che scelgano di cambiare casa editrice, e rilevi il rischio di un’ulteriore omologazione culturale, come effetto-sostituzione di questo ‘vuoto’. Ora, la maggior parte degli autori già, in qualche modo ‘conosciuti’, a prescindere da quanto vendano, ha spesso lla possibilità effettiva di scegliere fra più opzioni, quando pubblica un libro, ed è in genere visibile sulla stampa, per proprio conto. La massa di autori sconosciuti che spedisce manoscritti in lettura non ha mai possibilità effettiva di scelta, nè il criterio di selezione dei medesimi dipende da scelte politiche operate da autori già affermanti, o da vuoti che essi lascerebbero. Se a un ‘esrodiente’ va bene, se gli offrono un contratto, in genere lui lo accetta ed è in questa debolezza, in questa ‘selezione’, che sta a mio avviso il rischio di omologazione delle forme narrative, non nell’effetto-vuoto che paventi. Fattualmente, il rischio di ‘vuoto’, nel caso in cui autori già sotto contratto decidessero di cambiare aria, a me pare ridimensionabile, solo a pensare a questo. Ribadisco: il ischio di omologazione delle forme della scrittura è molto forte quando chi scrive non ha ‘nome’. La scelta degli editori generalisti sul cosa pubblicare non dipende, in sé, dal fatto che autori già ‘conosciuti’ si pongano problemi di coerenza, o facciano una scelta ‘politica’, sul se pubblicare o meno con determinate ‘case editrici’, in quel concreto, specifico periodo storico.

    Alcuni autori, infine, (e l’esempio di Lucarelli è emblematico, quanto al libro scritto con Camilleri) vendono a prescindere da dove pubblicano e il fatto che scelgano case editrici non grandi può essere, già dal punto di vista economico, un modo indiretto per finanziare la pubblicazione di autori ‘fuoriformato’, quanto a modelli di scrittura dominante presso l’editoria generalista. Mi rendo conto che il discorso non varrebbe solo per la Mondadori ma…in questo periodo storico, Andrea, ragioanre togliattianamente rischia di lasciare tutto come già è. Un saluto.

  205. Postilla. io la rispetto, la “resistenza interna”, davvero, ma siamo sicuri che non ci sono altre strade, che davvero le cose peggiorerebbero, a non lasciare le cose così come sono?

  206. un piccolo PS sull’usare i commenti in rete

    se io voglio sapere cosa ha pensato uno scrittore e se le sue posizioni sono coerenti o sono mutate nel tempo e per quali ragioni sono mutate, ho a disposizione tutti i suoi libri precedenti, non solo l’ultimo

    così in rete

    ho a disposizione tutti i commenti che un commentatore ha scritto nel tempo, io ho fatto una domanda a Ansuini, gli ho chiesto perché ha cambiato idea, non mi ha risposto.

  207. @Larry Massino
    Se anche la postura di un commentatore non ci piace, torno a ribadire che quanto ha fatto, cioè afferrare un lembo di identità, per sventolarlo a fini punitivo/istruttivi, qui non è concesso. Il commento rimane dov’è, ma vorrei che non tentasse più di far fuori l’interlocutore con frasi da trivio, come è accaduto, o esibendo all’occorrenza il passaporto dei frequentatori di NI.

  208. additare chi lavora o pubblica per il gruppo mondadori mi sembra proprio un moralismo da 4 soldi. come non comprare la nutella e sentirsi più buoni, la coerenza dei rifondaroli che non indossano nike perché sfruttano i bambini in cina e poi si fanno le canne con il fumo spacciato, in fin dei conti, dalla mafia. va bene sono cliché, anche beceri, ne convengo. ma anche questa discussione alla base non è che un procedere per cliché semplicistici che non tengono conto della complessità in cui siamo immersi. cortellessa dice cose sensate, e anche il distributore da cui cita. poi che tutti, anche il mio vicino di casa che legge 3 libri all’anno, siano improvvisamente esperti dell’editoria italiana e puristi della coscienza è una cosa che fa proprio incazzare.

  209. Alcor, a me la cosa è apparsa inelegante oltre che inappropriata, non so perché ti è presa così, visto che, a mio modo di vedere, la frase che hai ripescato non aggiunge né toglie nulla al mio pensiero. La reazione di Massino idem. Inelegante e inappropriata, sono qui, mi difendo da me, nel caso ce ne fosse bisogno. Io direi di metterci una bella pietra sopra e buonanotte, i toni li abbiamo alzati tutti. Il discorso di Cortellessa mi pare equilibrato e lo condivido, anzi, aggiunge una cosa su cui abbiamo parlato con leggerezza, che è la questione della censura. Non vedo proposte però. Ora non voglio star qui a dire chi deve fare cosa, il mio spingere sull’emblematicità dell’uscita di Saviano dalla mondadori verte sul fatto che a parer mio questo gesto potrebbe avere un effetto salutare per molti, oltre che per lui. fermorestando che io il boicottaggio lo applico e lo suggerisco, ma non perché voglio che i lavoratori della mondandori perdano il lavoro, ma perché gradirei che giustizia fosse fatta. berlusconi e previti hanno corrotto giudici per prendersi la mondadori. l’obiettivo della battaglia, se battaglia c’è, qual’è secondo voi?

  210. Alcor dai. Ma chi l’ha chiesta l’uscita di Moresco dalla mondadori. così’ come quella di Mozzi. Sono piani differenti. Da un lato mi permetto di suggerire strategicamente una condotta, un gesto, e parlo di Saviano al massimo di altri due o tre autori, ma Saviano in primis poiché è un’icona di legalità, dall’altro se me lo chiedi vorrei che nemmeno un autore pubblicasse per mondadori finché giustizia sarà fatta ma questa è un’utopia, lo so, dico questo perché a coscienza, a me, farebbe inorridire far guadagnare anche un euro con le mie parole a marina berlusconi. Sono cose differenti. Ora mi puoi dire che per te l’uscita di Saviano non comportorebbe nulla, bene, ne prendo atto. Altre soluzioni? Continuiamo così? E’ per questo che è nata la discussione, perché qualcosa di storto c’è.

  211. @Ansuini

    Vedo che confonde anche lei… Mi spiace averla irritata, ma il mio intervento era rivolto a un commento della Castaldi, che a questo punto immagino irritata a sua volta. D’altra parte, se c’è un problema di educazione, direi di correttezza dialogica, ci deve essere per tutti, non solo per quelli momentaneamente avversi alle tesi dei proprietari e commentatori principali del blog, Qui c’è qualcuno che aggredisce le persone invece delle idee, e lo fa con metodo, sistematicamente, con manganelli e bacchette da maestrine/i, allontanando invece che avvicinare i commentatori. Secondo me non va bene.

  212. @ Larry Massino
    Se ho equivocato ti chiedo scusa. Ma ammetterai che il modo in cui ti sei espresso fosse almeno ambiguo. (Non sono contro l’ambiguità in arte, figuriamoci; ma se ne pagano le conseguenze.)

  213. @Ansuini,

    te lo spiego volentieri, perché secondo me fa parte del problema e di quelle reazioni “di pancia” di cui si è parlato all’inizio.

    io credo nella politica, non fideisticamente, ci credo perché è l’unico strumento che il cittadino privo di potere ha in mano per modificare le cose, politica non vuol dire solo il voto una tantum, vuol dire anche analisi e l’analisi è fredda, è critica

    non che io pensi che l’analisi e la critica in sé siano capaci di cambiare le cose, ma sono anche l’unico strumento per non essere agiti e forse anche non essere strumentalizzati

    perché ho usato quel tuo vecchio commento, che tra l’altro condivido? perché mi sono chiesta, ma se un anno fa Ansuini la pensava così, perché ha cambiato idea (e l’hai cambiata, a leggere i tuoi commenti sotto questo thread)? lo ha fatto sulla base di un’analisi fredda e critica o sulla base di una reazione di pancia e moralistica nata a partire dalla scoperta (oh, quanto ingenua) di Mancuso che la Mondadori ha un contenzioso fiscale dal 1991 che oggi viene risolto con una legge che le conviene?

    La reazione di pancia mi dispiace perché è instabile e come cittadina non posso farci conto, la reazione moralistica mi dispiace ancora di più perché mette a rischio la mia libertà, che è anche quella di essere poco virtuosa, quale che sia la virtù che ho intenzione di non praticare.

    Tu mi dirai che non mi costringi a essere virtuosa, forse, ma contribuisci a creare un’atmosfera in cui, come ai tempi della caccia alle streghe, se non sono virtuosa a tuo modo o al modo di ogni altro propugnatore di virtù, vengo comunque emarginata, offesa, (vedi più su il paragone scrittore mondadoriano/puttana mondadori/impresa criminale), indebolita.

    Io ho in orrore questo modo di pensare.
    Mentre qui sopra Pecoraro parlava per sé, molti altri parlavano per gli altri.
    Rileggiti, Ansuini, freddamente, e vedrai che mi hai dato ragioni di temerti, e perché sei incoerente e non posso far conto su di te, e perché vuoi moralizzarmi – che è cosa diversa dal fare politica – e se non tu, altri potrebbero mettermi se non al rogo, che oggi non si usa più, qui da noi, alla gogna, mentre io ti ho dato solo ragione di trovarmi antipatica.

  214. Larry non sono irritato, ci mancherebbe, ho inteso che volessi prendere le mie parti nel contesto di riportare cose da parte di Alcor, ma non credo sia molto importante, tutto qui.

  215. @ Marco Mantello
    Ho provato a spiegare, perché secondo me peggiorerebbero le cose. Staremmo (dico autori, redattori, o collaboratori esterni come sono stato o sono io) meglio con la coscienza. I più “spendibili” troverebbero subito nuove collocazioni (gli altri no, però, e non è ovviamente detto che i più “spendibili” siano anche i migliori), e starebbero con la coscienza a posto. Mentre Einaudi e Mondadori pubblicherebbero solo autori allineati o con la coscienza tacitata e asservita. Quale guadagno sarebbe, politicamente parlando?

  216. Mah, Alcor, le ho messe le mie spiegazioni. Non ho molto chiaro da quale posizione parli però, te lo dico onestamente, cioé, tu lavori in mondadori? ti senti minacciata dal mio lanciare strali contro chiunque lavori in mondadori? spiegami, che se magari è così comprendo meglio. Anche se l’ho detto più volte che il mio obiettivo non è certo far perdere i posti di lavoro in mondadori, ma toglierla a chi l’ha rubata. Non capisco dov’è che avrei cambiato orientamento nel corso di questo anno e mezzo. Mi può essere salito l’incazzo alla notizia che mondadori probabilmente ha evaso 350 milioni di euro, non lo nego, lì c’è la reazione di pancia. Per il resto cos’è che ho cambiato? Infine, se la mia intransigenza, il mio modo di essere ti spaventa, me ne dispiaccio. Purtroppo sono fatto così.

  217. no @Ansuini

    non mi sento minacciata nel mio lavoro, anche perché, quale che sia il mio lavoro, non sono una dipendente di Mondadori e anche se la casa editrice fallisse la cosa non mi toccherebbe personalmente e anche se ne parlassi malissimo qui con il mio nome e cognome questo non avrebbe nessun riflesso sul mio lavoro, che posso fare senza problemi per chiunque.
    Il mio problema con il mio lavoro, caso mai, è che sto cercando di non farlo più.

    E anche se scrivessi un romanzo, cosa per altro lontanissima dalle mie intenzioni, non sarebbe mai un romanzo per Mondadori né mai Mondadori sarebbe interessata a un mio eventuale romanzo.

    Il problema è diverso, e non è neppure la tua intransigenza personale, cioè di te stesso nei confronti di te, che mi va benissimo, e al massimo posso chiederti se riesci a mantenerla intatta, ma quello che ho detto sopra, e che mi sembrava chiaro.

  218. Aver “censurato” il sintgama “nano peronista” ha certamente giovato al romanzo di Busi, è un’espressione talmente banale, scontata e diffusa da non avere nessun pregio letterario e tantomeno politico.

    Ma la censura non è impedire che venga pubblicata o veicolata, in diversi modi, un’opera, non è il tentativo variamente esercitato di tagliar fuori da ogni contesto uno scrittore, un intellettuale, impedirgli di parlare perseguitandolo in più maniere come avvenne con Pasolini per esempio, o con scrittori e intellettuali di altre epoche e in paesi dominati da regimi autoritari, dittatoriali, di polizia?

    In altre parole, pur considerando il modo diverso con cui oggi si esercita il potere, non credo basti una frasetta del genere per tirare in ballo il concetto di censura e farci sopra un bel dibattito.

  219. “vedi più su il paragone scrittore mondadoriano/puttana mondadori/impresa criminale”

    !Non sono pagato da lui, sono pagato da chi compra i miei libri. Il fatto che da questo rapporto ne venga un guadagno anche al mediatore del rapporto principale, cioè la casa editrice, è sicuramente una fastidiosa evidenza, ma non un argomento!

    anche per un operatore/trice sociale (prostituta/o) il pappone o l’oganizzazione criminale che sta dietro al suo lavoro è sicuramente una fastidosa evidenza, ma non un argomento!

    anche per il cliente dell’operatice/tore sociale, il pappone o l’organizzazione criminale che gli permettono di usufruire di un servizio, sono sicuramente una fastidiosa evidenza, ma non un argomento!

    questo è il mio intervento alcor
    adesso cerca in rete alcuni miei pensierini che supportino l’equazione che tu strumentalmente mi attribuisci
    se non vuoi capire il senso della mia affermazione qui sopra affermazione consapevolmente radicale contrapposta alla “fastidiosa evidenza” che non può essere usata come argomento, io ne prendo atto
    ma tu alcor fai un’operazione disonesta
    no alcor non si fa così

    baci
    la fu

  220. Andrea Cortellessa

    Credo che tu ti sia spiegato, la mia obiezione, riferita agli autori, però resta:
    esiste davvero il rischio del ‘vuoto’? Ti avevo scritto questo, nella mia risposta.
    Lo riporto anche qui, perchè mi pare sia il punto su cui dissentiamo:

    ” la maggior parte degli autori già, in qualche modo ‘conosciuti’, a prescindere da quanto vendano, ha spesso lla possibilità effettiva di scegliere fra più opzioni, quando pubblica un libro, ed è in genere visibile sulla stampa, per proprio conto. La massa di autori sconosciuti che spedisce manoscritti in lettura non ha mai possibilità effettiva di scelta, nè il criterio di selezione dei medesimi dipende da scelte politiche operate da autori già affermanti, o da vuoti che essi lascerebbero. Se a un ‘esrodiente’ va bene, se gli offrono un contratto, in genere lui lo accetta ed è in questa debolezza, in questa ’selezione’, che sta a mio avviso il rischio di omologazione delle forme narrative, non nell’effetto-vuoto che paventi”

    Per quanto riguarda le collaborazioni, interne, esterne, etc., e tenuto conto che spesso in Italia uno ‘scrittore’ fa anche il ‘saggista’, o il ‘critico’, e viceversa, c’è da fare in parte un discorso analogo a quello che ho ripostato, per i casi in cui a scegliere di ‘alzare i tacchi’ sia ad esempio Franco Cordelli. Le cose poi certo cambiano, se alla base di una collaborazione ci sono istanze economiche concrete da soddisfare con il proprio lavoro, insomma se si tratta di problemi di ‘pagnotta’, su questo credo che siamo d’accordo.
    Per quanto riguarda la diversa figura degli editor, credo che siano quelli, in Italia, anche se poi magari girano per case editrici, o restano nella propria, o fondano ‘agenzie’, portandosi dietro un bagaglio comune di ‘formati narrativi’, quindi qui ci sarebbe da far eun terzo discorso, diverso dai primi due. E’ complesso però la mia obiezione di fondo resta…Saluti.

  221. @Larry: non sono irritata, solo non mi trattengo su cose per cui ho già espresso il mio parere. grazie comunque.

    @Maria v: tu dici

    Ma la censura non è impedire che venga pubblicata o veicolata, in diversi modi, un’opera, non è il tentativo variamente esercitato di tagliar fuori da ogni contesto uno scrittore, un intellettuale, impedirgli di parlare perseguitandolo in più maniere come avvenne con Pasolini per esempio, o con scrittori e intellettuali di altre epoche e in paesi dominati da regimi autoritari, dittatoriali, di polizia?

    e io ti chiedo: quali sarebbero oggi gli intellettuali in grado di far paura al punto da doverli censurare? quali sono i Pasolini di oggi? Saramago a parte (e difatti…), mi sai fare dei nomi?
    in tale quadro possono restare tutti in Mondadori.
    saluti.

  222. appunto, @funambola, potevi anche scegliere il paragone del commerciante all’ingrosso di frutta e verdura, che sta tra il contadino e il consumatore, perché proprio il pappone?

  223. Vediamo se ho capito: a predicare e pretendere condotta etica e morale da parte degli intellettuali rischio di creare una caccia alle streghe nei confronti dei tanti che virtuosi, umanamente, non sono. Se è così il tuo mi sembra francamente un allarme esagerato. Al contrario penso che dovresti temere quelli che di questa deriva hanno fatto legge, consuetudine e abitudine. Se non ho capito mi arrendo che sono stremato. ;)

  224. perchè berlusconi è un pappone alcor non un commerciante all’ingrosso di frutta e verdura
    appunto cosa?

    b
    la fu

  225. @ Ansuini

    sì, predicare agli altri e e pretendere dagli altri sono cose pericolose, mentre discutere e mettere in rilievo le contraddizioni, mostrare i pericoli, sono cose buone.

    Io li temo, sì, gli altri che dici, ma non credo che la strada per batterli sia questa che ho visto in questo thread.

    Per esempio l’accecante figura di Berlusconi ha messo in ombra la ben più pericolosa presenza, nel tempo futuro, della Lega in questo paese, radicata capillarmente nel territorio, con una classe dirigente più giovane, che sta per mettere a suo stesso dire le mani sulle fondazioni, che è xenofoba, e che purtroppo governa localmente anche molto bene.

  226. @natalia

    il mio commento riguardava il concetto di censura o microcensura messo in campo da Cortellessa a proposito di quanto ha subito Busi e non tanto se stare o abbandonare la Mondadori, dilemma rispetto al quale ho opinioni a volte contrastanti, come in quella famosa vignetta di Altan.

    Il fatto che non esistano per adesso scrittori o intellettuali del calibro di Pasolini non significa che il concetto di censura non debba essere usato con parsimonia per cui chiamare censura ciò che è stato inflitto a busi è fuorviante.

    Per tornare all’argomento centrale io penso che gli scrittori debbano essere giudicati per il loro libri in primo luogo e soltanto dopo, volendo, anche per i comportamenti più o meni coerenti con le proprie idee politiche o quelle degli….altri!

    In fondo anche questa volta si tratta un tema che si è presentato diverse volte nel Novecento, anche se in forme diverse, e cioè il tema dell’impegno
    dergli scrittori e degli intellettuali e di quale forma dovesse avere questo impegno.

    Ma a differenza di quello che è avvenuto in passato dove l’impegno civile e politico dei singoli scrittori insieme ovviamente ai pregi letterari delle loro opere, si cercava NEI LORO TESTI adesso si cerca anche nella loro vita comune di tutti i giorni, per cui oggi parlando di Gomorra non ci si contenta di quanto svela o rivela nuovamente quel magnifico libro ma si va oltre, e si pretende di rintracciare, di fatto, anche in scelte editoriali la conferma del libro, cosa quanto mai discutibile che in passato non era mai avvenuta, la vita non doveva confermare la narrativa anche se ovviamente essendo gli scrittori persone con molta visibilità e quindi in un certo senso anche potere, si guardava anche alla loro vita.

    D’altra parte però, ecco la mia contraddizione, vista la nostra attualità politica, un premier anche imprenditore a tutto campo con interessi in ogni dove della vita associata, si può anche chiedere a qualcuno, non a tutti, ma a qualcuno che se lo possa permettere, un gesto politico simbolico che faccia
    risaltare la situazione abbastanza mostruosa in cui ci troviamo, basta farlo senza scomodare la coscienza e consapevoli che la caduta di un governo e di un quasi regime come il nostro non può dipendere dalla volontà individuale di un singolo ma dalla forza collettiva che può avvenire soltanto dalla politica in generale. Vorrei precisare che ho parlato di gesto ma potrei benissimo aver detto atto perché talvolta gesti ed atti sono la stessa cosa.

    Maria, quella semplice e senza aggiunte:-)

  227. tu ti “ostini” a “interpretare” il mio pensiero
    allora perchè non mi rimproveri anche del fatto che, seguendo il mio ragionamento “interpretato” da te, io accusi la società intera (clienti del pappone) di essere criminale?

    che la lega governi anche bene è una tua “interpretazione” non avvallata da fatti

    la fu

  228. francamente @funambula, non mi interessa interpretare il tuo “pensiero” quando ho citato il parallelo del pappone lo ho cercato con il “cerca” di safari e l’ho citato senza nemmeno guardare chi lo aveva scritto, mi era rimasta in mente la cosa in sé, che mi sembrava indicativa dei livelli raggiunti dalla discussione.

  229. @ Maria
    Il fatto che uno scrittore venga censurato non mi pare inficiato dal suo essere uno scrittore più o meno importante di Pasolini. A Busi – sostiene lui – è stato censurato un sintagma da Mondadori. Non importa se è poco o molto, se il sintagma fosse felice o meno, è il principio che mi pare di una certa rilevanza. A Cordelli invece Einaudi – dice lui e io gli credo – è stato censurato un libro intero. Così a Raboni (non può testimoniarlo lui, essendo morto, lo ha testimoniato la sua compagna, e io le credo). È poco? È molto? Quando comincia a essere abbastanza, per poter parlare di censura?

  230. @ andrea cortellessa

    per me censurare un libro intero è più grave che censurare la frasina che hai citato anche perché la prima censura può provocare un gesto di “gentilezza”, così ha chiamato l’accettazione Aldo Busi, reazione che la dice lunga, mentre la seconda è un fatto che nega alla radice lo scrittore.

    Per quanto riguarda il paragone, mi sono evidentemente spiegata male, non riguardava una gerarchia di valori, se all’ultimo sconosciuto viene fatta una censura la cosa è gravissima come se fosse il più grande degli scrittori, ma se viene fatto un intervento sia pure molto discutibile come quello a busi non mi scaldo più di tanto o perlomeno chiedo esempi più significativi che del resto fai-

    Infine, so bene che è assai rischioso stabilire delle soglie ma talvolta bisogna pur azzardarsi.

  231. alcor
    se non ti interessa “interpretare” il mio pensiero a me interessa leggere il tuo e contestualizzarlo
    se non ti interessa leggere il mio puoi fare a meno di interloquire :) con me
    se prendi un “pappone” e lo strumentalizzi a tuo piacimento fai un’operazione disonesta

    a cortellessa voglio chiedere, semplicemente chiedere:
    quando comincia ad essere abbastanza per poter parlare di “collaborazionismo”?

    bacio
    la fu

  232. Premettendo che sottoscrivo ogni singola virgola degli interventi di Alcor che mi hanno preceduta.

    @Andrea Cortellessa.
    La questione dell’autocensura mi pare molto più seria di quella della censura.

    Non mi viene in mente nessuno scrittore che sia mai riuscito a farsi pubblicare un libro dove insultava il padrone della casa editrice. Anche Luciano Bianciardi cercò di far uscire La vita agra con Feltrinelli, ma il buon Giangiacomo si guardò bene dal pubblicare un capolavoro in cui si parlava male di lui. Pretendere da un editore che pubblichi una cosa dove c’è scritto che lui è un delinquente o uno stronzo è impossibile ovunque, e questa onestamente non la chiamerei censura.

    “La cosa Berlusconi” è un post di una tale volgarità di linguaggio e bassezza di concetto che se uno non sapesse che lo ha scritto un premio Nobel lo giudicherebbe uscito dal gomito alzato del salumiere di via Petroni. Quando ho letto Ernesto Franco dichiarare “non lo abbiamo pubblicato perché è brutto” ho pensato: ecco, adesso questo qui lo fanno a pezzi, in primis quelli che il libro di Saramago non lo leggeranno mai, né l’avrebbero letto. Perché anche tu affermi che un Nobel non si può rifiutare per motivi letterari? Il Nobel non è la patente per chiamare letteratura l’invettiva scomposta. Giustamente mi dirai che non tutti i libri che pubblica Einaudi sono belli, ma ammetterai anche che quelli che sono brutti di solito non lo sono perché contengono insulti a tizio e caio.
    Anche non volendo considerare che lì dentro ci sono i chiari estremi per una querela, il fatto che Einaudi rivendichi il diritto di scegliere un testo per il suo valore letterario anche se lo ha scritto José Saramago per me è una notizia buona, non brutta. A volte mi domando se il rifiuto di pubblicare quella pagina sarebbe mai stato discusso come evento illiberale e censorio se al posto del nome Berlusconi ci fosse stato quello di un altro, magari in una frase come “questa cosa pericolosamente simile a un essere umano, questa malattia, questo virus”? Saramago, solo in quanto Saramago, avrebbe potuto scrivere le stesse cose di Walter Veltroni o di Carlo De Benedetti e lamentarsi di censura per non essere stato pubblicato? Quello che non si pubblicherebbe detto di nessuno lo si deve pubblicare perché è detto di Berlusconi?

    Per me la libertà che si respira in una casa editrice di Berlusconi non può essere misurata su quanto si può parlare male di lui, ma su quanto si può criticare il modello di mondo che lui rappresenta e vuole vedere rappresentato. Sotto il fascismo Paola Masino non riuscì a pubblicare “Nascita e morte della massaia” non perché parlava male di Mussolini, che nemmeno vi compariva, ma perché il suo contenuto romanzesco confliggeva chiaramente con il modello femminile imposto dal regime. Questa io la chiamo censura. Se a non essere pubblicato fosse stato “Riportando tutto a casa” di Nicola Lagioia, mi sarei stracciata le vesti gridando alla censura, perché quel libro è infinitamente più critico verso il berlusconismo come sottocultura di quanto non lo fosse la pagina di invettiva di Saramago, e lo è in un modo molto più pericoloso, perché è letteratura, scopre il disegno, fa controluce alla trama, indica impietosamente non Berlusconi, ma i personaggi, cioè l’Italia. Se Antonio Ricci si è incazzato come un facocero per quel libro, qualcosa vorrà pur dire.
    Quel libro Einaudi si è guardata bene dal rifiutarlo.

  233. credo che saviano ormai sia diventato un’icona, una specie di santino della legalità, portato in giro come una madonna laica su ogni palcoscenico possibile. la sua figura, per molti, ha superato di gran lunga la sua opera – a mio avviso a tratti mediocre – incarnando un desiderio di rinascita e una domanda di riscatto antimafioso a tratti religioso, al quale l’uomo saviano non si sottrae.
    e allora, quando l’uomo supera l’autore, prendendone (penso) consapevolmente il sopravvento, credo che sia coerente da parte dei lettori aspettarsi coerenza di scelte e di gesti da un autore che si è voluto fare uomo, altrimenti il tutto si trasforma in macchietta, in triste maschera teatrale.
    una gallina dalle uova d’oro per un “padrone” quanto meno imbarazzante!

  234. A proposito di Lagioia, copincollo qui proprio da NI una sua frase che condivido in pieno:

    «È per questo che ritengo che tutta l’opera televisiva di uno come Antonio Ricci sia una fedele espressione del fascismo del mondo dei consumi: usa lo stesso linguaggio. E chi se ne frega se lo fa per criticare Berlusconi o Brunetta: se usi la stessa lingua del tuo nemico dichiarato, sei già lui.»

    Si attaglia perfettamente al linguaggio “à la Feltri” usato qui da un paio di commentatori.

  235. “à la Feltri” detto dalla signora alcor che si è presa la briga di andare a scovare vecchi commenti di ansuini e li ha sbattuti platealmente sul tavolo della discussione non è male…anzi, direi notevole! :-)

  236. “Pretendere da un editore che pubblichi una cosa dove c’è scritto che lui è un delinquente o uno stronzo è impossibile ovunque, e questa onestamente non la chiamerei censura”

    certo francesca
    la letteratura è più fine
    infatti berlusconi ama la letteratura, si è fatto in quattro per detenerne il monopolio
    infatti la lega, con quattro slogan che arrrivano direttamente alla pancia e partono furbamente dalla pancia ha fatto molta strada perchè a quelli che votano lega i sofismi e la letteratura profonda e gentile gli fanno un baffo
    questo non significa, ovviamente, prendere esempio dalla lega per accaparrarsi consensi de pansa
    questo significa che la gggente, almeno quella di sinistra ha bisogno di messaggi prese di posizione chiari e forti
    questo non significa chiedere lo scalpo della coscienza di chicchessia
    non trovi?

    baci
    la fu

  237. @stalker,

    è tutto in rete, quello che si dice qui, un commento in rete, anche se vecchio di dieci anni è un commento in rete, pubblico, disponibile a tutti e non modificabile, come faccio a sbattere platealmente sul tavolo qualcosa che è già platealmente sul tavolo?

    se tu pensi che questo sia dossieraggio hai le idee assai confuse.

    Per rendermi ancora più antipatica dirò qui, e resterà in eterno a disposizione della rete – e dunque di voi tutti – che a volte mi piacerebbe avere interlocutori più cattivi, ma di miglior qualità

  238. La funambola:
    “questo non significa, ovviamente, prendere esempio dalla lega per accaparrarsi consensi de pansa”

    E allora cosa significa, scritto dopo un elenco dei successi portati dal parlamangismo alla Lega?

    Aver rinunciato alla complessità – e quindi anche alla letteratura, che è cosa complessissima – è stato il nostro primo passo verso il baratro. Ed è rivelatorio sentirti accoppiare le prese di posizione forti al linguaggio dell’invettiva.

  239. gentile alcor, lei basta e avanza, perchè mai toglierle questo primato che coltiva con tanta passione?

  240. @cara stalker,

    io ti ho letta qui su NI molto competente – e ti ho apprezzata – su cose che conosci e che hanno a che fare con il tuo lavoro, ma quando dici cose come quelle nel commento delle ore 16:56 non ti apprezzo, e non perché te la prendi con me, ma perché lo fai male, sbagliando bersaglio, linguaggio e riferimenti.

    Diventa cattiva ed efficace, ti renderò l’onore delle armi dialettiche, ma cerca di colpire il bersaglio.

  241. “è rivelatorio sentirti accoppiare le prese di posizione forti al linguaggio dell’invettiva”

    cosa significa?
    quale linguaggio dell’invettiva?”
    a chi ti riferisci?
    la complessità non esclude la chiarezza

    un vaffanculo, a volte, è piò sincero e giustificabile di tante arrampicate sugli specchi

    (vaffanculo come metafora nè, mica rivolto a te, te come persona)

    bacio
    la fu

  242. @La funambola: hai riportato una mia frase dove io citavo evidentemente Saramago, che dice appunto che Berlusconi è un delinquente.
    Dire che Berlusconi è un delinquente non è una presa di posizione forte, è una banalità. E Saramago che parla dell’Italia come del paese di Verdi è di una scontatezza così stereotipata che quasi mi intenerisce.

    Una presa di posizione forte è mettere a nudo i nervi del berlusconismo indicandone le matrici, ma questo è un lavoro da intellettuali.

  243. @ la funambola
    Per prima cosa le volevo chiedere come mai ha tolto la consueta formula «baci» dopo il dimostrativo «vaffanculo» di poco fa. Poi, lei mi chiede «quando comincia ad essere abbastanza per poter parlare di “collaborazionismo”?». Forse pensa di fare una domanda provocatoria, invece io penso che sia esattamente questa la domanda da porre. Nell’altro post correlato a questa discussione concludo dicendo che bisogna innalzare il livello di attenzione. Che però non significa solo guardare il fuscello nell’occhio altrui, ma soprattutto riconoscere la trave nel nostro. Per questo il richiamo alla coscienza individuale di Mancuso lo trovo, in questo discorso, tutt’altro che ineffettuale o improprio. Se però tutti prendiamo atto che la situazione presente ci pone un problema di coscienza, e ne prendiamo atto davvero allora questo foro interiore può anche trasformarsi in foro pubblico. E divenire elemento di una discussione politica. Questo mi pare un buon obiettivo da porci, qui e ora.

  244. caro cortellessa
    ora bacio alcor una volta sì e una no perchè lei non ama queste affettuosità che giudica melense
    quella del vaffanculo coprolalico era la volta no
    alla prossima occasione cercherò di trattenermi dallo sbaciucchiamento che in effetti può essere una turba altrettanto grave quanto quella riscontratami da alcor
    ma ti giuro che i miei baci, per quanto turbati, sono sinceri
    la domanda che ti ho rivolto non aveva intenti ironici o sarcastici
    è una domanda, anzi, la domanda
    grazie per la risposta

    ti bacio, vuoi? :)

    la fu

    se hai notato sono anche passata al tu con alcor, ma questa malattia non so come si chiami, spero non sia grave :)

  245. Cortellessa scrive

    “Poi, lei mi chiede «quando comincia ad essere abbastanza per poter parlare di “collaborazionismo”?». Forse pensa di fare una domanda provocatoria, invece io penso che sia esattamente questa la domanda da porre”

    maria
    io invece non lo penso per nulla, ma stiamo scherzando o cosa? accusare di collaborazionismo chi pubblica con mondadori è un’accusa grave e infondata e denota una grande supeficialità storica e politica.
    Cortellessa la giudico intelligente e non so spiegarmi questa sortita.

  246. @ Maria
    Se mi si fa la domanda che ho virgolettato, io cerco di dare una risposta. L’espressione «collaborazionismo», data la sua storia, è senz’altro forte, ma qui è stata usata da diversi commentatori (non solo dalla «funambola» ma per es. da Larry Massino, per il quale «Da un certo punto in poi certi atteggiamenti passano da connivenza forzata a collaborazionismo»). Anche nell’altra discussione mi è stata sostanzialmente rivolta questa accusa. E in effetti io ho «collaborato» a progetti editoriali Einaudi, sono stato anche loro autore; e «collaboro» attualmente a un progetto editoriale Mondadori.
    @ la funambola
    Sono tutt’altro che avverso ai baci, li uso anch’io alla fine delle comunicazioni rivolte alle persone che conosco (oddio, non tutte!). Forse Alcor se ne adontava perché appunto personalmente non vi conoscete. Sensibilità diverse.

  247. Sì tale accusa è stata adombrata o detta anche da altri, ma da lei, vista la sua professione , mi aspetterei una maggiore finezza concettuale in materia di parole.

    maria

  248. anch’io bacio e abbraccio fisicamente e per lettera le persone che conosco, non tutte, solo quelle che mi piacciono e a cui voglio bene, è il bacio indiscriminato, meccanico, soprattutto quando non è cordiale, che preferisco evitare, ho letto troppi romanzi popolari, da bambina, dietro ogni smua, smack, bacione, bacetto gratuito mieloso e immotivato vedo nascosta Milady, l’avvelenatore di Caterina de Medicis, il curaro mescolato al rossetto, le pagine del libro impregnate di curaro, la freccia avvelenata, i Borgia

    e il diabete

  249. :)))))

    …il diabete poi…

    però convengo con te, anche se, grazieaaddio, i romanzi popolari me li sono risparmiati per via del fatto che a casa mia quando ero bambina e anche oltre, massimo massimo, circolava frate indovino :)
    francesca, se puoi, risparmiami il sarcasmo :)

    la fu

  250. se il diabete sembra apocalittico, allora la carie, la carie non è mortale, se non per l’estetica, comunque una buona ragione per evitare l’eccesso di zuccheri

  251. francesca
    mi riferivo alle osservazioni che hai fatto ad alessandro ansuini riguardo la sua cultura libresca e ti pregavo appunto di non infierire su di me :)

    alcor, ho letto non so dove che sei grammi di cioccolato fondente purissimo o quasi, al giorno, aiutano a stare in allegria et at altre cose che non ricordo ma con gugle puoi approfondire

    baci
    la fu

  252. «Ma la debolezza massima del nostro partito è quella caratterizzata dal compagno Lenin nel punto terzo: l’amore per le pose rivoluzionarie e per le superficiali frasi scarlatte …»

    Gramsci 1925

  253. ” Il compagno Bordiga si offende perché è stato scritto che nella sua concezione c’è molto massimalismo. Non è vero, e non può essere vero – scrive Bordiga. Infatti il tratto più distintivo dell’estrema sinistra è l’avversione per il Partito massimalista, che ci fa schifo, ci fa vomitare, ecc. ecc.

    La quistione però è un’altra. Il massimalismo è una concezione fatalistica e meccanica della dottrina di Marx. C’è il Partito massimalista che da questa concezione falsificata trae argomento per il suo opportunismo, per giustificare il suo collaborazionismo larvato da frasi rivoluzionarie. Bandiera rossa trionferà perché è fatale e ineluttabile che il proletariato debba vincere; l’ha detto Marx, che è il nostro dolce e mite maestro! E’ inutile che ci muoviamo; a che pro muoversi e lottare se la vittoria è fatale e ineluttabile? Così parla un massimalista del Partito massimalista…. ”

    Gramsci, 1925, 2 luglio, unità.

  254. quoto larry masso che quota a sua volta, lo quoto per per ovvie ragioni :)
    bacio larry massimo e basta :)

    la fu

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.