Dieci buone ragioni per amare un romanzo: Florina Ilis

Intervista a Florina Ilis
qui la recensione di Bruno Maillé

a cura di Francesco Forlani

1. Quanto tempo ti ci è voluto per scrivere “La crociata dei bambini!”? In che modo la durata della sua creazione ha condizionato il suo stile?
Devo fare una premessa, prima di poter rispondere alla tua domanda. Va detto che come scrittrice lavoro solitamente il sabato e la domenica, o durante le vacanze universitarie. Detto questo mi ci sono voluti diversi anni, quasi cinque per finirlo. La durata della scrittura non ha condizionato lo stile che volevo scorrevole, cioè in grado di andare da una parte all’altra senza fermarsi, talvolta in modo veloce, altre più lento, come un fiume che scorre fino al mare.

2. Le trasformazioni in atto, storicamente, nel tuo paese hanno influenzato il tuo racconto?
In realtà volevo fare un affresco della società rumena dopo la caduta del regime comunista. Una società in continuo mutamento, con certe cose che cambiano e altre che invece rimangono immobili soprattutto nella testa della gente.

3. L’episodio della Crociata dei bambini ha sempre interessato i romanzieri, a me è venuto subito in mente lo straordinario romanzo di Kurt Vonnegut Mattatoio n 5, lo avevi letto?

No. Un autore rumeno, Lucian Blaga ha scritto nel secolo scorso, una bella pièce di teatro sull’argomento. Conosco il testo di William Golding, Il signore delle mosche.Il tema dell’innocenza di fronte al male del mondo non è nuovo. Quel che deve essere nuovo, secondo me, è il modo di presentarlo e la cornice entro cui si svolge l’azione.

4. Nel tuo romanzo si colgono molti riferimenti alla letteratura per ragazzi, da I ragazzi della via Paal a Harry Potter. Era il tuo desiderio di purezza?
L’infanzia ha significato per me un vero paradiso. Non ho mai perduto il mio legame con quel tempo ( è per questo che conosco bene la mentalità infantile) anche se non siamo più bambini, non è così?

5-6. Il tuo è un romanzo politico. Porre delle domande è un atto politico e so che per te un romanzo si deve interessare innanzitutto alle questioni che affronterà piuttosto che  alle risposte da dare. Il tuo romanzo ha ricevuto delle risposte che non ti aspettavi? Mi piacerebbe poi affrontare la questione dello stile (eccellente la traduzione di Mauro Barindi). Il tuo è nella frase, sempre limpida, chiara, cruda, come se vi fosse dietro una visione del mondo orientale…
Sì. C’è una dimensione politica nella Crociata dei bambini, ben nascosta tra le righe. Per me l’importante era che il mio romanzo ponesse delle domande ben precise sul nostro tempo, più importante che non offriire delle risposte.  Ti ringrazio della tua nota sullo stile che mi piacerebbe fosse percepito come si sente una musica, a volte colta, delle altre popolare, leggera e ancora sanguigna o profonda, comunque viva. Mi piacerebbe trasmettere al mio stile il carattere del battito di un cuore, che anche quando non si sente si sa che batte senza fermarsi mai o forse sì, un giorno…

7. Qual è secondo te il rapporto del romanzo, come genere, alla realtà? E dei tuoi personaggi?
Penso che i personaggi rappresentino il legame tra la finzione e la realtà. Da lì  viene l’impressione di un certo realismo della storia. Tutti i personaggi del mio romanzo sono persone che ho incontrato nella vita. Anche gli zingari di cui racconto. gli ho dato la parola e li ho messi alla prova in situazioni a cui non si attendevano. Comunque sia, tutto è ben più complicato. Non mi interesso alla realtà, della realtà se ne occupano i media. A me importa il senso della vita e trovare il significato che si annida perfino in un gesto banale, di accedere al cuore delle cose.

8. La letteratura rumena ha visto nel secolo scorso molti suoi grandi intellettuali sradicarsi dalla lingua rumena, penso a Cioran, Jonesco, Mircea Eliade solo per citarne alcuni. Cosa significa quella esperienza per una giovane scrittrice come te?
Il caso degli scrittori che hai citato riguarda degli intellettuali costretti a lasciare il loro paese per ragioni politiche. Inoltre la lingua rumena per il suo essere una lingua minore non permetteva agli esuli di poterla utilizzare per i loro scritti. Dall’altra, dal punto di vista  culturale o storico, per i letterati rumeni scrivere nella propria lingua è un privilegio ottenuto molto recentemente  (fine del   XVIII secolo, inizi del XIX) rispetto alle altre culture europee. I letterati rumeni parlavano sempre una seconda lingua, francese o tedesco, alla stregua di una lingua materna. Il regime comunista, molto nazionalista, ha fatto della lingua rumena un programma ideologico ma penso che si debba scrivere nella lingua che si sente più vicna al cuore e al pensiero. Per me quella lingua è il rumeno, lingua che adoro.

9. Che ne pensi della letteratura italiana, ci sono autori che hai amato più particolarmente?
Ovviamente conosco (attraverso traduzioni eccellenti) i grandi classici, Dante, Boccaccio, d’Annunzio. Ho molto amato Cesare Pavese, ma anche Pirandello e tra i più contemporanei Umberto Eco.
Tra i poeti c’è sicuramente Ungaretti. Sono suoi i versi (se non ricordo male) ): Sei la donna che passa comme una foglia. E lasci agli alberi un fuoco d’autunno…

(10) Grazie Florina. effeffe

4 COMMENTS

  1. Complimenti per le domande poste e per le risposte dell’autrice, sempre precise, chiare. Spero che questo libro incroci la mia strada prima o poi.

    Grazie

  2. Molto bello. Questa intervista mi ha fatto prendere in prestito il romanzo alla biblioteca. Mi piace l’idea di una scrittura alla ricerca del cuore delle cose, come si potrebbe trovare il cuore segreto di un fiore o entrare nel corpo di una farfalla. Non solo l’aspetto delle cose, ma l’interiore, il rifletto delle cose dentro.
    La Rumenia possiede ricchezza culturale nella trasmissione della musica o nella diversità delle lingue.
    Sto partando dunque per il viaggio con i bambini.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017