SATANISMO SUL WEB

di Franco Buffoni

Leggo su Repubblica di ieri, che il diavolo dilaga via Internet. Definito “un fenomeno sempre più in voga, quello dei gruppi e delle discussioni via Internet su tematiche a sfondo diabolico”, sta prendendo sempre più piede tra i giovanissimi.
“In effetti – spiega don Gabriele Nanni, sacerdote che ha praticato esorcismi per molti anni e in varie parti del mondo – fino a non molto tempo fa questo era un fenomeno di nicchia. Con l’avvento di Internet e soprattutto dei social network, il fenomeno si è diffuso tra gli adolescenti e ormai il diavolo viene evocato anche attraverso il web”.
Chi sono, mi domando, questi adolescenti italiani? Non sono forse stati educati con l’ora di catechismo di stato dalla prima elementare alla terza media, e magari anche con un supplemento annuale di due ore settimanali di “dottrina”, a dieci anni di età, in preparazione alla cresima e alla prima comunione? Ore durante le quali è stato loro insegnato che:
– si può nascere da una vergine
– si può essere figli di un dio
– si può risorgere dopo la morte

E’ stata pertanto decisa, continua l’articolo di Repubblica, l’istituzione di più corsi, presso l’Ateneo Pontificio romano Regina Apostolorum, per i sacerdoti esorcisti con l’obiettivo di sconfiggere le ‘demoniache presenze’. Il diavolo, rivela don Gabriele Nanni, ha una diffusione che varia a seconda della geografia, nel senso che ci sono paesi più colpiti di altri da Satana. “Ci sono paesi – spiega don Gabriele – dove il contatto satanico è più diffuso per antica tradizione o per una nuova stagione di contatti”. I più colpiti “sono quelli che lottano contro il maligno perché chi vive nella fede è anche il maggior antagonista del diavolo”.
“C’è un’alta percentuale di chiamate che arrivano in vicariato a Roma in cui si chiede l’intervento dell’esorcista”, dice padre Cesare Truqui, veterano tra gli organizzatori dei corsi per esorcisti. L’argomento è talmente sentito che la diocesi di Frascati ha stilato addirittura un vademecum per difendersi da Satana. In esso, si spiega che ci sono preghiere da recitare “in casi di minore influsso del demonio”. Si tratta, spiegano, di “una raccolta di preghiere da recitarsi privatamente da parte dei fedeli, quando essi sospettano con fondatezza di essere soggetti ad influssi diabolici”.
La diocesi ragguaglia anche sulle modalità di azione del diavolo. Di solito, spiegano, “sul web opera attraverso la tentazione e l’inganno; è mentitore. Può ingannare, indurre all’errore, illudere. Come Gesù è la Verità, così il diavolo è il bugiardo per eccellenza”. Nel dubbio sulla presenza di un influsso diabolico, “è necessario rivolgersi prima di tutto al discernimento dei sacerdoti esorcisti e ai sostegni di grazia offerti dalla Chiesa soprattutto nei Sacramenti”.

Se penso a questi adolescenti che si lasciano attrarre da satanismo e messe nere… Non vorrei offendere il sentimento di nessuno, ma la radice culturale misterica, irrazionale è mutuata da quelle “bianche”. E pure il lessico.
Invece dell’ora di catechismo di stato – promulgato da insegnanti scelti dai vescovi e pagati dal contribuente italiano, aventi anche la possibilità, su semplice richiesta, di “passare” ad insegnare storia e filosofia – sono favorevole all’insegnamento di un’ora di etica, basata sul rispetto della ragione e della natura, sullo studio armonico delle scienze, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, della biologia e dell’astrofisica. Occorre sostenere una educazione sanamente laica, nel rispetto della natura – intesa come la physis dei greci, l’essenza da cui tutto si genera e a cui tutto ritorna – e del metodo della scienza: della prova e della verifica. Un’educazione seria e rigorosa. Più seria e rigorosa di quella che impone l’irrazionale con nascite divine e resurrezioni. Un’educazione in cui, fin dall’inizio, si concepisca la vita con la morte, in inscindibile unità. Un’educazione alla natura e al relativo: quella che Keats definisce la negative capability: l’educazione al dubbio e alla verifica, alla mancanza di assoluti. Liberandoci una buona volta da quella gabbia organizzativa e dogmatica calata da Paolo in poi sul pensiero greco e su certi comportamenti etici normati dalla cultura ebraica.
Altrimenti continuerà a lievitare fino a fagocitarci questo mostro di consumismo e padre Pio, di miracoli e volgarità, di ingiunzioni dogmatiche, satanismo e banalità a cui abbiamo lasciato campo libero.
Nelle scuole italiane la resurrezione e il principio di gravitazione universale vengono trasmessi come se fossero verità analoghe, dalle stesse cattedre. Perché manca un vero convincimento laico, una vera forza culturale volta a rifondare gli insegnamenti: per l’appunto, un’etica. Laica.

77 COMMENTS

  1. Se c’è qualcosa che dilaga davvero su Internet è l’idiozia. E non solo su Internet, purtroppo.

  2. è vero, manganelli, ma chi ci dice che l’idiozia in rete non sia un ulteriore segno della presenza del maligno? ci ha mai pensato? io, non lo nego, mi sentissi più tranquillo se qualcuno mi darebbe un recapito della premiata ditta nanni & truqui, non si sa mai, sperando che alla bisogna, e vista anche la crisi perdurante, faccino prezzi modici e popolari. in subordine, mi accontenterei anche dell’indirizzo di don matteo. la soluzione migliore, comunque, tenuto conto del numero sempre crescente delle richieste e delle esigenze personali legate alla praivaci, fosse che istituissero un numero verde o mettessero sul mercato delle confezioni famiglia, esorcismo domestico fai-da-te

  3. E allora cosa si dovrebbe dire dei moltissimi casi di violenze sessuali più o meno pedofile attribuiti a preti negli ultimi anni? Internet per ora è ancora un’occasione persa, ma non si può neanche raccontare come il male assoluto. Io credo sia molto più facile incontrare il diavolo per strada o negli uffici di Equitalia che nel web :-)

  4. Io credo sia molto più facile incontrare il diavolo per strada

    la prego bassoli, ma si rende conto che se la prendono in parola ci ritroviamo con distributori automatici di acqua santa ad ogni incrocio, semaforo, stazione, casello autostradale?

    vade retro!

  5. Sarebbe molto interessante, almeno per me, leggere indagini serie e documentate sulla diffusione del satanismo nella società e nel web.
    Il fenomeno esiste ed è preoccupante.
    Non vedo quindi perché strumentalizzare questo tema per prendersela con la Chiesa cattolica. A meno che si voglia mettere in luce gli aspetti pittoreschi con cui molti preti esorcisti cercano e credono di trovare tracce di satanismo se non del diavolo stesso nella società (sono noti quelli di padre Balducci verso i cantanti rock).
    Ma non è questo l’argomento del post. L’argomento del post è dimostrare come l’educazione cattolica sia contigua se non organica alla diffusione del satanismo, e che entrambi i fenomeni vanno combattuti con la razionalità scientifica e l’etica laica.

    Con questo argomento, Buffoni, pare lei già sappia che si diventa aspiranti seguaci del diavolo, via web o altrove, perché si è avuta una educazione cattolica che, sempre secondo lei, si concentra tutta sull’inculcare ai ragazzi la credenza sui misteri cristiani del concepimento divino e della resurrezione.
    Chissà cosa direbbe se scoprisse che molti satanisti hanno avuto genitori ed educazione del tutto laici, se non anticlericali: le viene mai il dubbio?
    Perché sa, chi sa sempre tutte le risposte, che sia credente in Dio no, abbraccia una fede, non la ragione scientifica. E il ragionamento per cui l’irrazionale e il misterico sono alla base sia del fenomeno religioso sia del fenomeno satanico, non è un buon motivo per criticare il primo a partire dal secondo. Con questa logica sarebbe facile criticare praticamente qualsiasi cosa.
    Lei pare non accorgersi di fare a tutti gli effetti propaganda militante anti-teistica, in realtà soprattutto anticattolica, del tutto speculare alla propaganda religiosa cattolica contro l’ateismo.
    Non si rende minimamente conto che molti atei leggendola non possono fare a meno di marcare le distanze da quel che scrive – parlo per esperienza personale.
    E, in ultimo, se vuole portare avanti un discorso di riforma dell’ora di religione, dovrebbe almeno evitare di continuare a scrivere falsità enormi come la sua ultima, reiterata in più post, affermazione secondo cui “nelle scuole italiane la resurrezione e il principio di gravitazione universale vengono trasmessi come se fossero verità analoghe, dalle stesse cattedre”, che è un’offesa più grave di molte fatte da Berlusconi, Gelmini e Brunetta agli insegnanti italiani delle scuole sia pubbliche che paritarie.

  6. Non mi pare che il vero problema sia il satanismo, bensì la presenza del demonio in rete (questo stando alle parole dell’autorevole esperto). Ora, io, nella mia misera esperienza, il maligno (quello con la maiuscola, però) devo ancora incontrarlo.
    E se qualcuno me ne fornisse un identikit gliene sarei grato.

  7. a chi interessa roba di questo t aglio, consiglio di leggere i libri dell’antropologo campano Domenico Scafoglio, tipo “La possessione Diabolica”.

    Nel mio piccolo, il maligno lo indentifico con quel pupazzone di peli e terra che appare alla velocità di un carrello per la spesa (all’inizio di Mulholland Drive) da una rimessa dei cassonetti della monnezza, nel retro di un Winkie’s catena fast-food (anche quello luogo di nidificazione demoniaca, quanto meno cancerogeno).

    Su internet non c’è maligno, ma molti castroni che spacciano.
    tenete lontani i babbuini

  8. Quoto Lorenzo Galbiati: la relazione cattolicesimo-satanismo sta nella comune fede nel trascendente, il resto è polemica tirata per i capelli. Buffoni qui suona un po’ “ottocentesco”, nel suo zelo, se posso dire. Oggi, credo, un laico può convivere senza troppi patemi con l’altrui fede nel trascendente, con le credenze più risibili (anche se l’immacolata concezione non lo è, per chi ci crede). Piuttosto, mi concentrerei sullo scandalo dell’ICI sottratta all’erario dalla Chiesa Cattolica, discorso assai più sugoso…

  9. Secondo me è un argomento valido al pari dello scandalo dell’ICI sapere che il nostro 8×1000 va a finanziari i corsi per i sacerdoti esorcisti, presso l’Ateneo Pontificio romano Regina Apostolorum..

    Poi, giusto per rispondere a Galbiati che sembra non avere la vaga idea di cosa si annidi nella scuola italiana:

    io ho avuto un insegnante di scienze che sosteneva che il bigbeng era spiegabile solo con la presenza di Dio.

    E l’insegnante di italiano, di un mio carissimo compagno di giochi, che nel bienninnio era stata la mia insegnante di religione, gli spiegava la poetica Leopardiana come di una poetica senza Dio, ma che in realtà celava il divino.

    Sempre grazie a Dio poi le/gli insegnanti cambiano, chiedono il trasferimento e si tolgono finalmente dai coglioni.

  10. Ah, il mio insegnante di religione delle superiori ci spiegò la formazione del pack delle zone polari come un miracolo: com’è possibile che l’acqua ghiacci soltanto in superficie?
    Gente pagata dallo stato…

  11. I più colpiti “sono quelli che lottano contro il maligno perché chi vive nella fede è anche il maggior antagonista del diavolo”.

    appunto. e il bello è che se lo dicono da soli, cazzo di budda.

  12. Prendo spunto da quanto scrive Ares, un anonimo che si contraddistingue per i suoi insulti, come dare dell’omofobo e mandare affanculo a più riprese persone presenti in rete con nome e cognome, e che si espongono anche sulla loro professione di docenti come il sottoscritto, per dire, rivolgendomi a chi prende questi spazi per lamentarsi degli insegnanti clericali, che se si continua su questa china, io allora potrei dire:

    Così come ci sono insegnanti di storia atei, che dicono o fanno capire che Gesù non è storicamente esistito, o che sostengono con Marx che la religione è l’oppio dei popoli, come due che ho avuto io, e magari ora ce ne sono alcuni che approfittano della cattedra per dire qualcuna delle tante cose anticattoliche che scrive spesso Buffoni, così come del resto ci sono insegnanti di scienze, che sull’esempio di Dawkins strumentalizzano la teoria dell’evoluzione per dimostrare che Dio non esiste.

    Oppure ci sono insegnanti del tutto atei, laureati in filosofia, che si spacciano per credenti, entrano nella scuola come insegnanti di religione e poi aspettano di passare a insegnare storia e filosofia. Succede, pure nelle scuole cattoliche: volete sapere quanti insegnanti atei ho incontrato nelle scuole cattoliche?
    Ho pure conosciuto due donne lesbiche, conviventi, atee che insegnavano religione nelle pubbliche: ovviamente avranno mentito sul loro credo mentre può darsi che non abbiano dovuto mentire del tutto sul loro stato di famiglia, magari hanno detto che dividevano le spese d’appartamento con una amica (cosa che un uomo e una donna conviventi davanti alla curia non possono dire, giusto per citare anche un caso paradossale di discriminazione verso coppie eterosessuali).

    E allora, di questo passo, dove si arriva? Non si fa prima a dire che i docenti delle scuole italiane sono ignoranti? Magari già che ci siete aggiungete pure impostori, clericali, magari omofobi, come va di moda nei commenti ai post di Buffoni, e giustamente vi sentirete rispondere, visto che molti dei docenti sono di centro-sinistra, che in verità la maggior parte sono comunisti che hanno disprezzo per la famiglia, quando non sono gay, e che magari sono atei che fan propaganda atea militante.

    Io mi sono rotto i coglioni di vivere in uno stato dove i ministri insultano i docenti precari e dove gli atei militanti spesso non trovano di meglio da fare, in certi luoghi, come purtroppo spesso qui su NI, se non scrivere frasi o commenti letteralmente falsi o stupidi, per far propaganda atea (mentre altrove i credenti integralisti fanno propaganda clericale), che delegittimano totalmente la scuola italiana, usando anche l’arma meschina di citare i casi peggiori che ci sono in ogni professione, con il bel risultato di contribuire a distruggere la scuola, pubblica o paritaria che sia, e di offendere nella loro dignità i docenti italiani non meno di quanto facciano i ministri.

  13. «Oppure ci sono insegnanti del tutto atei, laureati in filosofia, che si spacciano per credenti, entrano nella scuola come insegnanti di religione e poi aspettano di passare a insegnare storia e filosofia». Lo so, visto che nella scuola lavoro.
    Ma è bella quest’Italia da Alberto Sordi?

  14. Galbiati guardi che mandare a fanculo un omofobo non è un insulto è un augurio, un’opportunità di redenzione.
    Amen

  15. – si può nascere da una vergine

    è vero, con l’inseminazione artificiale seguita da parto cesareo.

    – si può essere figli di un dio

    è vero. in un primo senso perché “A Napoli Maradona è un Dio e Lavezzi il suo erede” (Ruiz, in Napolisoccer.net, Flash News, Primo Piano, 12:24, 22 giugno 2011), e Maradona ha figli. in un secondo senso perché “figlio di” e “dio” sono polisemici.

    – si può risorgere dopo la morte

    è vero. perché “morte” e “resurrezione” sono polisemici. inoltre è difficile dimostrare empiricamente che “nessun morto risorgerà”, in
    qualche senso di “risorgere”.

    strano che un poeta prenda tutto così alla lettera. l’illuminismo è un po’ datato. specie dopo il positivismo e il neopositivismo. andiamo avanti, dai!

    ciao!
    une maman

  16. Scrive Galbiati:
    “Ho pure conosciuto due donne lesbiche, conviventi, atee che insegnavano religione nelle pubbliche: ovviamente avranno mentito sul loro credo mentre può darsi che non abbiano dovuto mentire del tutto sul loro stato di famiglia, magari hanno detto che dividevano le spese d’appartamento con una amica (cosa che un uomo e una donna conviventi davanti alla curia non possono dire, giusto per citare anche un caso paradossale di discriminazione verso coppie eterosessuali).”

    Per configurare la ‘discriminazione’ dovremmo considerare la menzogna come un ‘diritto’, il che mi pare bizzarro. Sarebbe come sostenere che la legge discrimina l’operaio rispetto al professionista privandolo del diritto di mentire sulla dichiarazione dei redditi. E’ un uso molto disinvolto, assolutamente fuorviante, del concetto giuridico di discriminazione.

  17. Inffatti Galbiati ha chiuso la frase autodefinendo il caso da lui citato, di discriminazione verso coppie eterosessuali, paradossale(che sia un segnale di presa di coscienza?);

    Galbiati ma lei argomenta sempre in questo modo con i suoi studenti ? :-(

    .. quanti ne ha bocciati quest’anno?

    Evelino Pompilio

  18. Sapevo che si sarebbe arrivati agli insulti impliciti (adesso il campione di logica ed educazione Barbieri, che è diventato a tutti gli effetti un mio troll personale, e che è già tanto mi chiami per cognome e non Qualcuno come ha fatto per settimane, cercherà di dimostrare con la sua logica stereotipa che sono altri gli insulti impliciti) sulla professione, da uno come Ares, succede sempre così.

    Comunque non ho intenzione di specificare altro via web con chi erge a giudice, preferisco passare alle vie personali: aspetto un vostro email su lorenz.news@libero.it, Pompilio e Barbieri, dopo di che vi proporrò un incontro o, nell’impossibilità di un incontro, una telefonata (a carico mio) per discutere su cosa faccio io a scuola e come impegno civile con Ares, che però mi dovrà dire cosa fa lui nella vita civile di questo paese (e lo avverto subito che potrei registrare la telefonata per procedere per vie legali nel caso mi mandi affanculo o mi insulti ancora), e cosa sia tenere un discorso con metodo e logica con Barbieri.
    Vi aspetto, spero non siate i soliti vigliacchi che approfittano del web per sfogare impunemente le proprie frustrazioni.

    Manganelli:
    è bella l’Italia in cui su NI più post di Buffoni si concludono come niente fosse con frasi del tutto fuori dalla realtà e del tutto offensive per i docenti italiani (tanto che io se insegnassi religione potrei prendere in considerazione la querela) come questa: “Nelle scuole italiane la resurrezione e il principio di gravitazione universale vengono trasmessi come se fossero verità analoghe, dalle stesse cattedre”?

  19. Galbiati,
    sono anche io un docente italiano e sinceramente credo che i danni alla scuola (e alla società italiana tutta) non li faccia NI, se non in minima parte (chissà), bensì l’invito ai cittadini e ai docenti a comportarsi in maniera furbesca.

  20. Uffffffffffffffffffffff ok,
    SCUSI prof. NON AVREI DOVUTO mandarla a fare in c..o °-°

    Non credo che lei lo meriti.

    L’ho fatto… ho chesto scusa…

    ok ?!? °_°

    ..

    ..

    Però la prego, non mi chieda di scriverle o peggio telefonarle

  21. Scrive Màmmeta:
    “”si può risorgere dopo la morte – è vero. perché “morte” e “resurrezione” sono polisemici. inoltre è difficile dimostrare empiricamente che “nessun morto risorgerà”, in qualche senso di “risorgere”.””

    Guarda, Màmmeta, sono preparatissimo sul punto, perché ho appena letto il libro di Binaghi e Mozzi ‘Dieci buoni motivi per essere cattolici’ (Laurana). La “resurrezione” è un concetto definito dalla teologia cattolica, non è una parola che si presta a significati diversi dal risorgere col proprio corpo.
    Sulla questione della dimostrazione fai un po’ di confusione. Nel senso che l’asserzione ‘non si risorge col proprio corpo’ è giustificata, ed è una buona giustificazione basata sull’osservazione empirica e il metodo induttivo. L’asserzione ‘si risorge col proprio corpo’ non è giustificata, ma è oggetto di dogma di fede.

    @ Galbiati, rimandiamo a quando scende la temperatura a livelli accettabili…

  22. Manganelli, non so a chi si riferisca quando parla dell’invito ai docenti a comportarsi in maniera furbesca, ma io credo che nessuno dovrebbe comportarsi in maniera furbesca sia nella vita civile, sia nel web, e di certo non fa bene alla cultura e alla società civile che su NI si parli di satanismo per arrivare ad accusare i docenti di religione di spacciare la resurrezione come una verità scientifica analoga alla gravitazione universale. Non è certo scrivendo queste falsità che si può intavolare un discorso serio su come riformare l’ora di religione/ora alternativa, che effettivamente costituisce un problema vero e rilevante della scuola italiana.

    Ma del resto il web è spesso il luogo dell’irresponsabilità ed è spessissimo usato non solo come mezzo per fare propaganda ma anche per insultare o depistare discorsi senza dover renderne conto in alcun modo, come mostrano il fantomatico Ares-Pompilio, che ovviamente si guarda bene dal dire il suo vero nome e dal cercare un contatto reale, neanche email, con chi gli ha detto che è pronto a rispondere alle sue domande, e l’accaldato Barbieri, uno che vorrebbe dar lezioni di correttezza a tutti (e in special modo a me a quanto pare) su metodo del confronto e che evita accuratamente il confronto nel reale, anzi rimanda, come no.

    La scuola come sa bene è specchio della vita civile, così come lo è il web, e quindi non stupiamoci dei ministri di questo governo se poi a sinistra non si trova di meglio di quanto scritto in queste colonne di commenti.

  23. nell’eventuale contraddittorio incruento col buon Galbiati domandate come mai uno degli ormai rarissimi casi di deduzione fiscale(che si esercita sul dovuto e non sull’imponibile come avviene per le detrazioni)è possibile donando quattrini alle scuole paritarie,che in italia sono quasi interamente gestite dal clero,o i cosiddetti diplomifici(solitamente in mano ad affaristi con ancora meno scrupoli.E non mancate nel contempo di commentare l’affermazione di Elias Canneti secondo la quale di fronte alla chiesa qualsiasi satrapo fa la figura dello sprovveduto)

  24. Galbiati,
    non credevo di essere stato sibillino. L’invito ai docenti a comportarsi in maniera furbesca viene dal governo, quale che sia, o dal legislatore, faccia lei. Se l’insegnamento della religione costituisce una porta di servizio per accedere ad altre classi di concorso senza passare per una selezione seria (e soprattutto fatta da uno stato di diritto), qualcuno la userà, prima o poi. Tutto qui.

  25. A questo punto chiedo che sia somministrata la telefonata anche a Manganelli per “sibillinità”!

    :-))))

  26. Da Repubblica del 14 luglio
    Da Brescia a Roma, da Bolzano a Catania, la cronaca racconta sempre più spesso storie di “anime rubate”, di persone (spesso giovani) che aderiscono a sette “religiose” e che si trovano invischiate in veri e propri fenomeni di plagio che possono finire in diversi tipi di violenze: sessuali, fisiche o economiche. Paolo Berizzi è andato, prima di tutto, a cercare i dati e ha trovato numeri impressionanti: le sette ufficialmente censite sono circa 600 ma se si somma il “sommerso” (impalpabile e anche molto più pericoloso) il numero raddoppia. Gli italiani che aderiscono a sette sono circa un milione e mezzo e diventano 3,5 se si contano gli immigrati molti dei quali si portano dietro le loro credenze e le loro affiliazioni. E ai numeri si aggiunge la sensazione che il panorama sia cambiato: le sette non sono quasi più deformazioni di religioni esistenti; ormai la quota di “religiosità” è minima; si tratta sempre di più di rapporti quasi personali tra il “guru” o santone di turno e l’adepto. Impressione che viene confermata dall’esperta, Raffaella Di Marzio (della Società Italiana di psicologia della Religione). La professoressa Di Marzio, intervistata da Fabio Tonacci, spiega i diversi metodi di proselitismo che vanno dal fermare le persone per strada a proposte di corsi, a meccanismi di marketing piuttosto sofisticati. L’inchiesta è corredata dalla testimonianza di una donna coinvolta nella vicenda del “guru” romano Danilo Speranza accusato di violenza sessuale, e dalla storia di Fabio che aspettava il “miracolo” per la sua malferma salute e ha fatto in tempo a morire di diabete.

  27. Manganelli,
    credo converrà con me che il problema costituito dall’ora di religione cattolica non è tanto che possa essere usata dai docenti per entrare nella scuola e poi cambiare classe di concorso quanto che lo stato lasci la selezione dei docenti alla discrezione della curia
    (e quindi anche alle discriminazioni in base a criteri non giuridici, e non del tutto specificati e specificabili (si pensi alla “testimonianza di vita cristiana” certificata dal parroco), e quindi soggettivi della curia – qualcuno lo spieghi a Barbieri, se mai vuole peritarsi nell’impresa),
    le pare?

    Qui per es. un link su come certificare l’idoneità all’insegnamento della religione cattolica nella diocesi di Milano.
    http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/esy/objects/docs/2608609/requisiti_per_insegnare_RC_31GEN2011.pdf

  28. barbieri, lei scrive: “l’asserzione ‘non si risorge col proprio corpo’ è giustificata, ed è una buona giustificazione basata sull’osservazione empirica e il metodo induttivo.” lei di certo conosce i limiti dell’osservazione empirica e del metodo induttivo, il problema dell’induzione, delle leggi naturali, etc. etc. di certo l’osservazione empirica è “una giustificazione”, ma lei scrive tanto candidamente “è una buona giustificazione” che il suo candore sfigura accanto al candore di chi crede nei miracoli. io non a caso parlavo di illuminismo, positivismo, e neopositivismo, che lei di certo ha digeriti. non scambiamo il commitment filosofico con il buonsenso e “l’ovvio”.

    ahi, il “dogma”! due piccole “giustificazioni” per il dogma (forse buone giustificazioni, forse no). (i) pare che ogni conoscenza umana, da ultimo, debba riposare su assunti non giustificati (né bene né male), in qualche misura. (ii) come non poche altre religioni, quella cattolica, almeno in certi momenti della sua storia ha abbracciato una visione “graduale” dell’educazione umana. non tutte le verità vanno bene per tutti gli uomini in tutti i momenti. sicuramente questo metodo pedagogico *ha i suoi limiti*, ma il problema *non* riguarda la distinzione tra “dogma” e “verità giustificata”.

    besos

    une maman

  29. Galbiati,
    convengo. Infatti credo che più o meno stiamo dicendo le stesse cose. La “porta di servizio” mi indigna soprattutto perché la selezione è lasciata a un’entità che non appartiene allo stato. Quindi la beffa è doppia.

  30. Cara Màmmeta, con me casca malissimo. Lei sta confondendo ‘giustificazione’ (‘buona’ è quando trova condivisione) con ‘certezza’. Provi a dare il significato corretto alle parole e scoprirà che – molto probabilmente – non è d’accordo nemmeno lei su ciò che scrive, dato che sostiene un concetto di verità corrispondente al nichilismo.
    Si attrezzi meglio, perché io non mi faccio prendere per i fondelli facilmente…

  31. Il modo migliore per esorcizzare il “nichilismo” è quello di organizzare, seduta stante, una colletta per salvare il culo di don Verzé (o Verzè?).

    fm

    p.s.

    Ciao maman, stai attenta a quello che scrivi che qui sono “tosti” davvero… Nevvèro?

  32. Ascolta Galbiati, ha senso parlare di “discriminazione” se è intesa come concetto giuridico, in un discorso che riguarda valori accolti nel patto fondativo che lega me, te e tutti gli altri, cioè la Costituzione.
    Non discuto che la parola “discriminazione” possa assumere qualsiasi significato soggettivo, per esempio “sono discriminato perché tizio ha la gelateria sotto casa e io no” oppure “sono discriminato nel diritto alla menzogna” però queste situazioni non sono degne di tutela giuridica.

  33. Una ragazza di 17 anni, a Ravenna, ha preso posizione contro la sua insegnante di religione. Una volta saputo che la studentessa era lesbica, la docente non ha perso occasione per parlare davanti a tutti di quanto l’omosessualità sia una malattia e dei gay che bruceranno all’inferno. La notizia è stata diffusa da Ravenna&Dintorni: la ragazza è scappata dall’aula, sbattendo la porta e lasciando la scuola con qualche mese in anticipo.
    Il sito ha contattato l’insegnante che si è giustificata. Ha ammesso di aver parlato dell’omosessualità come derivante da disturbi relazionali e di psiche. E di avere citato il libro di Luca Di Tolve, l’omosessuale ‘guarito’ di cui parla la canzone di Povia “Luca era gay”. Un po’ come se un professore portasse “Confessioni di un’ereditiera” ad un corso universitario di diritto privato…
    Fonti | Il resto del carlino
    Queer blog

  34. Il problema vero è che queste m…. possono permettersi di parlare in questo modo in una classe quando l’ambiente glielo consente: un consiglio di classe compiacente o connivente o, il che è anche peggio, senza uno straccio di progetto educativo comune, democratico e partecipato, che impegni e vincoli ragazzi e insegnanti.

    E non si venga a parlare di libertà di insegnamento – che si dà unicamente all’interno di una rete di valori e diritti condivisi, nel nostro caso quelli indicati e garantiti dalla costituzione. Qui, invece, siamo di fronte alla mistificazione più totale della realtà e al terrorismo psicologico più becero e infame.

    Sta gente deve lasciare le aule, deve andare fuori dai coglioni una volta per tutte.

    fm

  35. Credo che certi soggetti abbiano bisogno di vedere la rabbia delle vittime dell’emarginazione e del pregiudizio davanti ai loro occhi.

  36. caro ben attrezzato barbieri, lei scrive: “Cara Màmmeta, con me casca malissimo. Lei sta confondendo ‘giustificazione’ (‘buona’ è quando trova condivisione) con ‘certezza’.” ma io ho scritto “di certo l’osservazione empirica è “una giustificazione””, dunque credo che il suo appunto possa riguardare soltanto la qualifica di “buona”. certo se come dice lei una giustificazione è “‘buona’ è quando trova condivisione”, sarà difficile contestare la bontà delle giustificazioni religiose… l’ambiguità tra “giustificazione” e “certezza” sta nel mio intervento tanto quanto sta nelle critiche ingenue alle credenze religiose che qui si leggono – non a caso.
    e come lei sembra sapere, il problema sta nel concetto di “verità”. riguardo al quale tanto il nichilismo quanto l’empirismo hanno i loro limiti.

    salut!

    maman

  37. 1.1 l’osservazione empirica non è una ‘giustificazione’, la ‘giustificazione’ è un’argomentazione.
    1.2 quando si parla di ‘condivisione’ si sottintende di una comunità scientifica (di cosa se no, dei nani da giardino?).
    1.3 del suo discorso è un eufemismo dire che c’è ambiguità tra il concetto di ‘giustificazione’ e il concetto di ‘certezza’: c’è una totale confusione. Lei non sa di cosa parla.
    2.1 Il nichilismo radicale, che è ciò che lei fingeva di professare il diciotto luglio alle undici meno cinque per banalizzare il mio discorso, è una posizione indifendibile;
    2.2 alla nozione di verità come corrispondenza ai fatti si possono muovere obiezioni, ma anche contro-obiezioni; ed è comunque anche se con vari distinguo generalmente accettata.
    2.3 quindi sostenere “tanto il nichilismo quanto l’empirismo hanno i loro limiti” è soltanto vigorsoleggiare la sua cavità orale.

  38. Il problema della diffusione del satanismo è articolato (frase di innesco, funzione fàtica).

    Dal punto di vista della storia delle religioni, ci sono vari tipi di satanismo. Una cosa è il satanismo simbolico del Carducci dell’inno a Satana (frequentato da quattro gatti e in alternanza con Promèteo e altri simboli tratti dalla mitologia e dalla letteratura); un’altra cosa è il satanismo alla Anton LaVey, che in pratica è un satanismo simbolico-razionalista con un simbolismo più marcato e più caricato e con una forte dose di egoismo neostirneriano (che arriva al paradosso di dire: se uno se la sente di essere altruista e sacrificarsi per gli altri, che lo faccia, perché è la sua natura); un’altra cosa è il satanismo delle sètte statunitensi, un’altra cosa ancora, benché su lunghezze d’onda contigue, è il satanismo delle sètte italiote. Quest’ultimo è un satanismo violento e reattivo. Fa parte di una forma degenere di pensiero antagonista, che non ha saputo trasformarsi ed è rimasto allo stadio di egoismo ribellistico. Che un certo religiume ne sia la matrice è storicamente acclarato. Il primo indizio di ciò è il rovesciamento semiologico della ritualità; in sottordine, la presenza di un tipo di credo vitalistico-organicistico, con connotati magici, che esprime: 1) una profonda non comprensione della natura; 2) una profonda paura legata a uno smodato desiderio di controllo. In pratica, lo scarto della visione occidentale del mondo, nella dimensione di una società disgregata, in cui il potere religioso è solo uno dei tanti poteri dentro la città del comando, con in più la colpa di infinitizzare il suo esclusivismo, oltre la pretesa (fortemente anti-cristiana in atto e in effetto) di immanentizzarlo nella politica. La religione, fra le altre istituzioni culturali, espressioni dell’alta casta, che hanno lasciato la società alla deriva coi suoi problemi, pretendendo però di governarla dispoticamente a proprio uso e consumo (immunitas per sé a danno d’altri, direbbe Giuseppe Esposito), ha, a differenza di altre istituzioni culturali, un connotato di maneggevolezza unico. Paradossalmente, finisce per essere l’unico luogo in cui le pulsioni dell’animo, mal digerite sul piano della codificazione culturale, possono trovare piena legittimazione, nel dominio dell’indimostrabile, e di fronte a una tolleranza passiva che di fatto non è valorizzazione del messaggio altro, ma mera indifferenza. Questo non lo permette la scienza: nessuno può scatenarsi mettendo un segno più o un segno meno in un integrale triplo nel campo dei numeri complessi; non lo consente la poesia: pochi hanno voce nel campo letterario, e fra quei pochi, pochissimi hanno dignitas letteraria e poetica effetiva, e fra quei pochissimi si soffre a ogni verso e a ogni rigo. Non lo consente, men che mai, la politica, comitato di intermediari per affari verticistici remoti dall’uomo della strada come la luce dei quasar. Il satanismo è semplicemente il lato oscuro di una ribellione che non trova spazio se non nella forma, comoda da esorcizzare, dell’aberrante cultuale, morale e criminale, e per il resto, dove potrebbe essere più produttiva, è soffocata.

    La religione fu l’oppio dei popoli. Ora è il crack delle nuove generazioni.

  39. parla la prof: «L’omosessualità frutto
    di disturbi relazionali e un’infanzia difficile»

    di Luca Manservisi

    Non riuscendo a rintracciarla in altro modo, ci presentiamo sotto casa sua. Citofoniamo e risponde direttamente lei: «Non voglio niente, grazie». Ma dopo averle spiegato meglio la questione, ci invita molto cortesemente a entrare in casa. Lei è la professoressa di religione accusata di omofobia da una ragazza lesbica di 17 anni che assicura di averla sentita pronunciare in classe frasi come «L’omosessualità è una malattia» e «gli omosessuali finiranno all’inferno» (vedi approfondimenti in fondo all’articolo).

    «In tanti anni di insegnamento è la prima volta che mi capita una cosa del genere, che una ragazza fugga sbattendo la porta – ci dice davanti a un bicchier d’acqua – io sono sempre per l’accettazione, per impostare una relazione».
    Ma le ha dette quelle cose?
    «Assolutamente no, ci mancherebbe. Sono un’ex assistente sociale, ho studiato sessuologia, ho fatto corsi proprio su questo tema. Non mi sarei mai sognata di dire che l’omosessualità è una malattia, al massimo, interpellata a proposito, posso aver parlato di disturbi relazionali e di psiche, ma è ben diverso».
    E l’inferno?
    «Di quello non voglio neppure parlare. Un’assurdità che ovviamente non ho mai pronunciato».
    Ma come è nata questa discussione?
    «Visto che mi è sempre sembrata una ragazza sveglia e intelligente, mi sono interessata ai motivi per cui il suo andamento scolastico non era dei migliori. Lei si è giustificata dicendo che aveva altri interessi. Che ho scoperto poi essere un’attività o un ruolo all’interno dell’Arcigay. Allora, chiestomi un parere sul tema, ho citato il libro di Luca Di Tolve, quello della canzone di Povia “Luca era gay”, in cui racconta la sua storia, il fatto che era omosessuale e poi è diventato etero, con tanto di moglie e figli. A quel punto si è infuriata, dicendo, lei, che pensavo che l’omosessualità fosse una malattia».
    E invece come si rapporta con le persone omosessuali?
    «Da cattolica praticante non discrimino nessuno, accolgo tutti perché così mi è stato insegnato. Poi certo, personalmente credo che ognuno reagisca in maniera diversa a problematiche come per esempio un’infanzia difficile o disturbi di altro genere, che possono portare all’omosessualità».
    Ma lei queste cose le dice ai suoi studenti?
    «Se loro vogliono essere aiutati io sono a disposizione, ma se non lo vogliono non sono certo io a interferire. Quando mi si parla di discriminazione, però, non ci sto. Per non essere descriminati credo ci si debba omologare».
    E con la ragazza che la accusa come è finita?
    «Non ho assolutamente nulla contro di lei. Anzi, la vorrei riabbracciare, perché mi ero presa a cuore la sua situazione ma quando ci siamo rivisti non ha risposto nemmeno al mio saluto».

    14 luglio 2011

    …….

    Innanzitutto, se non erro, esiste ancora una disposizione (e speriamo bene resti) per cui tra la versione di un alunno e quella di un docente la seconda è da considerarsi come più meritevole di fiducia.
    Quindi,

    1. la ragazza ha imputato alla professoressa frasi che lei non ha detto (come spesso succede)
    2. la ragazza è stata la prima a parlare di omosessualità raccontando della sua militanza nell’Arcigay.
    3.la ragazza ha chiesto alla docente quale fosse la sua opinione sull’omosessualità

    Ora, se le cose sono andate così, ed è giusto credere a questa versione, occorre chiedersi –
    ricordando che tutto questo è avvenuto all’interno di un’ora di lezione facoltativa, scelta liberamente dagli alunni, in cui si fa del dialogo, della discussione su alcuni temi a partire dalle proprie posizioni, l’essenza stessa della lezione –
    se dire quell’opinione costituisce una discriminazione (come vorrebbe la ragazza che è andata a denunciare all’arcigay la professoressa) o la libera espressione della propria opinione, peraltro sollecitata dalla ragazza stessa.
    Io vorrei vivere in un paese dove ci sia questa libertà, perché secondo me fa parte della democrazia.
    Questo ovviamente lo dico perccé mi interessano più i principi democratici di ogni altra considerazione nel merito. E se dovessi esprimermi nel merito, secondo me è chiaro che
    – l’opinione della professoressa è sbagliata
    – la professoressa ha mancato, e molto, di sensibilità verso l’alunna perchè, benchè sollecitata a rispondere, avrebbe dovuto cercare di esporsi dicendo la sua opinione in modo il più possibile neutro, per esempio collegandola alle posizioni della Chiesa e citando anche le opinioni di segno opposto; invece, citando il libro in questione ha mostrato, in qualche modo, una certa volontà di interferenza sull’orientamento sessuale della ragazza.

  40. Lorenzo, sai che ti stimo ma, in questo caso, secondo me, hai imboccato una strada che non porta da nessuna parte.

    Se uno mi chiede qual è la mia posizione rispetto al “problema” (già il termine la dice lunga su chi lo usa) dell’omosessualità e io gli rispondo citando il testo della canzone di povia (sono andato a cercarlo, ne ignoravo *felicemente* finanche l’esistenza), io sto solo dicendo che <strong<l'omosessualità è una malattia, visto che, stando al testo, si guarisce. E se poi, a corredo, ci aggiungo (cfr. l’intervista – che secondo me è un’aggravante) che è il frutto di disturbi di varia natura… il quadro di un’omofobia ben più che latente, anche se ridicolmente camuffatta, è bello e completo. E a nulla vale dichiararmi cattolica praticante e accogliente: perché ti accolgo, visto che hai dei disturbi e, quindi, sei malata, se non per guarirti?

    Vedi, indipendentemente dal caso in questione, la scuola pullula di questi miserrimi “personaggi” (non per forza insegnanti di religione): conosco gentaglia che non solo *battezza* ogni diversità, in specie quella sessuale, come malattia e devianza, ma si rifiuta, ad esempio, di parlare di Darwin (un “cialtrone”) perché il mondo è stato creato da dio, o “spiritualizza” in modo indegno, pro domo sua, autori come Leopardi… In genere vengono quasi tutti dalle lande deserte (di intelligenza, di cultura, di umanità) cielline e fanno danni irreparabili col loro proselitismo a cielo aperto…

    Io, quando mi imbatto in questi tristi figuri, li smerdo *pubblicamente* – a prescindere. Cosa che consiglio vivamente di fare anche a te.

    fm

  41. fm..
    Galbiati sostiene che l’esserino abbia solo espresso la sua opinione..
    .. e ha mancato solo…
    ..mi pare di ricordare: di sensibilità.

    .. povera stellina

  42. In sostanza l’insegnante dice che l’omosessualità è un disturbo relazionale e di psiche:

    «Non mi sarei mai sognata di dire che l’omosessualità è una malattia, al massimo, interpellata a proposito, posso aver parlato di disturbi relazionali e di psiche, ma è ben diverso».

    Che dall’omosessualità si può “uscire”:

    « Allora, chiestomi un parere sul tema, ho citato il libro di Luca Di Tolve, quello della canzone di Povia “Luca era gay”, in cui racconta la sua storia, il fatto che era omosessuale e poi è diventato etero, con tanto di moglie e figli.»

    Che l’omosessualità dipende da un’infanzia difficile o da “disturbi” di altro genere:

    «Poi certo, personalmente credo che ognuno reagisca in maniera diversa a problematiche come per esempio un’infanzia difficile o disturbi di altro genere, che possono portare all’omosessualità.»

    Cioè è omofoba. E a livello cosciente neppure lo sa. Che con ogni evidenza è peggio.

    PS
    davvero «esiste ancora una disposizione (e speriamo bene resti) per cui tra la versione di un alunno e quella di un docente la seconda è da considerarsi come più meritevole di fiducia.» ?

    Se esiste è contro le più elementari norme del diritto. Per quanto io sia pessimista su questo paese, non ci credo.

  43. Francesco, mi chiedi dove voglio arrivare. Dico che se si denuncia un professore per questo, e la ragazza l’ha denunciata, non si potrebbe più insegnare, tanto varrebbe gli alunni studiassero solo sui libri da casa e arrivassero agli esami da soli.
    io ho girato una quindicina di scuole superiori, dai licei ai professionali, e di ogni tipo, cattoliche, laiche, filosofiche, statali d’elite e di periferia, e la mia opinione sui docenti di religione non è pessima come la tua. Ce ne sono alcuni atei (ne ho scritto sopra), molti cattolici non impegnati, molti cattolici di centrosinistra, e non saprei quanti cattolici di destra. Non che io abbia una particolare stima per loro, sia chiaro.
    Il punto è questo: l’opinione ufficiale della Chiesa cattolica sugli omosessuali non è molto diversa da quella della profeessoressa in questione. Perchè quindi lei non dovrebbe poter dire quella opinione nell’ora di religione?
    Faccio un altro esempio: a me è capitato di sentire un docente di storia fare una divagazione sulla Chiesa a parlare dei metodi naturali per sostenere che le coppie cattoliche che li usano e che arrivano vergini al matrimonio hanno problemi sessuali e quindi psichici. Non mi sembra un caso diverso da quello citato, con l’aggravante che nessuno gli aveva chiesto il suo parere. Un alunno cattolico praticante che volesse arrivare vergine al matrimonio, e che avesse genitori e fratelli o amici che così hanno fatto perché allora non dovrebbe denunciarlo alla rete contro le discriminazioni come ha fatto la ragazza in questione?
    E se si parlasse di politica, come niente si potrebbe denunciare il professore che fa una battuta su Berluconi e il suo partito, no?
    Ci sono cattolici che insultano Darwin o che ci mettono una loro visione finalistica nella sua teoria, è vero, ma ci sono anche atei che strumentalizzano la sua teoria in funziona antireligiosa per dimostrare implicitamete che Dio non esiste.
    Un conto insomma è il giudizio a livello educativo, e un conto è quello sul piano giuridico. Le campagne antidiscriminazione sull’omofobia e altro rischiano di assumere dei caratteri da caccia alle streghe e allora io constato che se iniziassero a fare così tutti i soggetti colpiti da un giudizio sgradito, sarebbe impossibile una reale vita democratica pluralista, Stiamo attenti. Il confine tra discriminazione o razzismo e libertà di espressione è molto labile, e occorre evitare delle crociate all’inverso.

    Alcor, credo tu non ti renda conto. Io ho detto, a memoria, di una certa disposizione, di cui non so gli estremi e l’applicazione. Dando per buona la memoria, e tenendo conto che parlo per casi generali, non sapendo i dettagli dell’applicazione di tale disposizione, come potremmo noi professori, costantemente insultati, registrati, filmati anche solo chiedere legittimamente la sospensione di un alunno per quel che ha detto o fatto se, in assenza di prove, valendo solo la nostra e la sua testimonianza, lui negasse? Già ci viene sconsigliato caldamente di non restare neanche per qualche minuto in una qualsivoglia aula con uno o due alunni per evitare la possibilità di una denuncia per molestie su un minore, se la nostra testimonianza valesse esattamente quanto la loro, chi correrebbe il rischio di stare in una classe piena di minori?
    Io dico che veramente pochi ormai hanno un’idea di cosa vglia dire insegnare oggi.

  44. @Galbiati

    più che in sintesi: non pensi che una riflessione sul potere a questo punto sarebbe opportuna? almeno in linea di principio?
    potere di inibizione, di emarginazione, di imposizione di una società attraverso le sue istituzioni?
    io sono molto impressionata da quello che stai dicendo

  45. Lorenzo, non ho parlato unicamente di insegnanti di religione, leggi bene. Fermo restando che, personalmente, trovo delirante anche solo l’idea dell’insegnamento istituzionalizzato di una tale “disciplina”. La scuola, per come la intendo e la pratico, è il luogo della *ricerca*, dell’apertura, del confronto, del rifiuto di ogni forma di omologazione a “canoni” imposti e non vagliati criticamente; il luogo dove, tutti insieme, si cerca di rispondere a bisogni culturali profondi (con tutto ciò che il termine “culturale” contiene) – non certo quello dove si impone e detta legge una *verità* che non ammette repliche, dove tutto è già dato e detto da sempre.

    Ma il punto dolente della questione è un altro, tanto per tornare in tema.
    In estrema sintesi.
    Questo è un paese profondamente e visceralmente omofobo – e i *distinguo* non fanno altro che confermarlo, soprattutto quando si rivelano particolarmente causidici e cavillosi. L’omofobia, al di là delle conseguenze pratiche, per la vita di migliaia di esseri umani, in fatto di negazione di libertà e diritti, con tutto il carico di violenze di ogni genere che questa “rimozione” inevitabilmente genera, è un vulnus mortale inferto al corpo costituzionale, al suo spirito e alla sua lettera – in ultima analisi: alla comunità tutta che su quel dettato si fonda. Ma non basta. In questo paese, e non è un dato di poco conto, essa è diventata il collante *naturale*, il terreno comune di incontro di tutta una serie di forze, di pulsioni, di *interessi*, di connivenze di chiara matrice oscurantista e reazionaria, ultraclericale, fascista, identitaria – esattamente quel coacervo verminoso e liberticida che sta modellando a sua immagine e somiglianza l’esistente, costituendo, in buona sostanza, la base, l’humus e la linfa dell’oligarchia che si è impadronita delle istituzioni e ne ha fatto vuoti simulacri di se stesse.

    Il *resto*, con tutto il rispetto, lascia il tempo che trova. Non che non contenga problematiche ed elementi contraddittori, da affrontare e discutere, su cui confrontarsi: ma, per cortesia, facciamolo quando tutti, *tutti*, avranno visto riconosciuti, finalmente!, i loro diritti.

    fm

  46. ho capito, barbieri, lei crede di essere wittgenstein III. la lascio alla sua fede acritica nell’empirismo, nella verità come corrispondenza, e nei dogmi generalmente accettati e condivisi dalla comunità scientifica (quale???) cui lei fa riferimento e forse appartiene. ridurre l’avversario (in questo caso il cattolicesimo) a una caricatura non è una strategia degna di un filosofo e di un uomo di scienza. non trovo che brilli per onestà intellettuale. le sembrerà forse ridicolo ricordare che la dottrina della verità come adequatio rei e intellectus ha avuto in (san…) tommaso un suo campione. anyway, you are in good company.

    besos,

    maman

  47. Alcor, Francesco,
    voi usate le parole “società”, “stato”, istituzioni”, “comunità”, “cultura”, “ricerca”, ma io sto cercando di dirvi che quello che sto vivendo sulla mia pelle insegnando è esattamente la negazione di tutto questo.
    Alcor è impressionata da quello che scrivo, ma mi chiede di fare una riflessione su un potere statale che emargina e impone mentre io sto spiegando che quel potere non esiste quasi più e sta perdendo ogni autorevolezza e funzione educativa e culturale sotto gli attacchi della disgregazione della società.
    Francesco, mi parli di luogo di dialogo e ricerca, di soddisfacimento di bisogni culturali, ma nell’ora di religione ci si confronta prendendo in considerazione anche le posizioni della Chiesa, come ha fatto quella docente, sebbene senza la dovuta sensibilità. Non è lei ad essere fuggita, e ad aver sporto denuncia. E’ oomofoba l’opinione sua e della Chiesa? Senz’altro. Ma non per questo non dev’essere espressa in una ora di religione. Il peccato sta all’origine: non ci dovrebbe essere un’ora di religione con insegnanti selezionati dalla curia. O si fa un’ora di religione tenendo fuori la Chiesa, e senza badare alla fede o non fede dei docenti, o meglio ancora, si faccia un’ora di storia delle religioni e di pensiero scettico e ateo, con particolare attenzione a quella cristiana per il suo ruolo nella storia e cultura europea.
    Che cosa voglio dirvi?
    Che la scuola è diventata una azienda. Lo stato fornisce siempre meno fondi. I presidi sono diventati dirigenti preoccupati solo del bilancio. Gli alunni sono utenti che fruiscono di un servizio, direi quasi clienti. Gli alunni e le loro famiglie sono parti di un contratto che esigono prestazioni. I professori sono dei professionisti sempre più precari che devono erogare un servizio. Le relazioni tra le due parti sono sempre più conflittuali perché i docenti oltre a erogare il servizio giudicano la prestazione degli alunni. E gli alunni e le famiglie sono sempre più insofferenti. Le prove Invalsi rappresentano l’evoluzione della scuola: la funzione giudicante sarà lasciata a una istituzione riconosciuta che valuta mediante test omologati e omologanti. Fare prove con risposte aperte, temi, è sempre meno gradito, e appare sempre meno legittimo: significa esporsi a contestazioni. Discutere su un argomento con gli utenti significa imporre una posizione, che è passibile di accuse di propaganda, volontà di indottrinamento religioso o politico, discriminazione. Non rimandare una interrogazione programmata perché l’utente aveva da fare i fatti suoi il giorno prima è mancanza di sensibilità, tanto, “a lei che cosa le cambia?”. Prendere provvedimenti disciplinari è questione da avvocati. Così come non promuovere. Sospendere uno che ha mandato affanculo ripetutamente un docente o ha minacciato/tentato di aggredirlo? Bocciare chi ha 5 materie con voti sotto il 6 se non sotto il 5?Le famiglie possono fare ricorso. Il preside pardon dirigente conta soldi e tempo da spendere per i ricorsi, e se son troppi meglio non sospendere, meglio promuovere. Di quale istituzione dello stato che ha potere stiamo parlando, Alcor? Di quale luogo di ricerca e di soddisfazione dei bisogni culturali stiamo parlando, Francesco?
    Scusate, ma questa è la mia esperienza.

  48. @galbiati

    d’accordo, la scuola è un’istituzione sfasciata e in stato confusionale, non posso entrare nel merito degli infiniti esempi che porti, non ne ho la competenza
    ma l’omofobia resta omofobia – non un’opinione come un’altra – il diritto di denunciare una discriminazione resta un diritto, il fatto che un adulto e per di più un insegnante abbia più potere di un ragazzino a me sembra ancora una realtà, in generale, e dunque anche nella scuola.
    Fino a oggi, mi pare, è statisticamente più facile che sia un adulto inserito in un’istituzione a poter manipolare un minore, piuttosto che un minore un adulto.

  49. alcor, sono d’accordo con te, gli alunni son più manipolabili e la docente ha manifestato un intento mani polatorio-come più spesso succede su questioni politiche e religiose. Ma quale reato di discriminazione avrebbe commesso, visto anche il contesto ossia ora di religione e richiesta di una opinione da parte dell’alunna? Se avesse risposto citando il catechismo o il papa, che si esprimon in modo simile sarebbe stata *discriminazione* anche quella?

  50. @ galbiati

    Mi pare che tu prenda per oro colato la verità dell’insegnante riportata nell’intervista, anzi, la rafforzi dicendo:
    «3.la ragazza ha chiesto alla docente quale fosse la sua opinione sull’omosessualità»
    Mentre l’insegnante, nell’intervista che hai postato, è ben più debole e ambigua sul fatto di essere stata interpellata:
    «Non mi sarei mai sognata di dire che l’omosessualità è una malattia, al massimo, interpellata a proposito, posso aver parlato di disturbi relazionali e di psiche, ma è ben diverso»
    e
    «mi sono interessata ai motivi per cui il suo andamento scolastico non era dei migliori. Lei si è giustificata dicendo che aveva altri interessi. Che ho scoperto poi essere un’attività o un ruolo all’interno dell’Arcigay. Allora, chiestomi un parere sul tema, ho citato il libro di Luca Di Tolve»

    Perché sei così pronto a dar credito a questa persona? nella prima frase che ho citato io vedo un’ambiguità sintattica utile a far credere di essere stata interpellata, ma abbastanza prudente da non dirlo esplicitamente, per tema di essere smentita. E nella seconda vedo una persona che “scopre” che la ragazza è attiva o ha un ruolo al’interno dell’Arcigay. Mi chiedo come e perché ha fatto questa indagine o ha pensato di avere il diritto di farla.

    La voce della ragazza, la sua versione della storia, qua non c’è, eppure avrebbe lo stesso diritto di essere rappresentata.

    Quello che mi colpisce, è che tu non ti chieda mai, qui sopra: ma la ragazza, cosa dice? L’insegnante parla, tu dai quello che dice per acclarato. Perché è un’insegnante? Per qualche ragione che io non so e non vedo rappresentata qui?

    Perché se l’insegnante ha fatto oggetto di discorso pubblico e censorio l’omosessualità della ragazzina, anche se in modo indiretto, o strisciante, o suggestivo, io la vedo la discriminazione. Perché tu no?

  51. Lorenzo, proprio non riesco a seguirti (ma tu non preoccuparti, molto probabilmente è un problema tutto mio).

    Mi preme dirti solo questo.

    Di fronte all’opera quotidiana di demolizione della scuola pubblica, io non me sto con le mani in mano a sacramentare e a stramaledire il colto e l’inclita, studenti, famiglie, presidi, istituzioni latitanti. In buona sostanza: non mi rendo complice, in nessun modo, dello sfascio: nel senso che cerco di portare in classe, ogni giorno, la mia diversità, la diversità di un “progetto educativo comune e partecipato” che, nel suo farsi, produce comunque un modello alternativo alla maceria, genera anticorpi alla gelminizzazione delle menti e delle coscienze. E senza voli pindarici, senza chi sa mai quali alchimie strategiche: semplicemente realizzando, col gruppo di studenti con cui lavoro, cercando di renderle il più possibile operative e concrete, le indicazioni contenute nell’unica legge alla quale mi sento di rispondere: la Costituzione.

    E’ poca cosa? Non credo: intanto, nessuno dei miei studenti, di ieri e di oggi, pensa che l’omosessualità (tanto per fare un esempio e per tornare in tema) sia una malattia (e sono pronti a contrastare dialetticamente qualsiasi affermazione di segno opposto – ne hanno gli strumenti, se ne costruiscono e appropriano ogni giorno e li verificano nei fatti); e tutti sono convinti, a vari livelli di consapevolezza, che la “diversità”, comunque si manifesti, è una ricchezza da partecipare, non un ostacolo da abbattere in nome di chi sa quale “purezza”.

    Sembra semplice, ma è un lavoro terrificante – perché non solo bisogna combattere contro gli “ostacoli” che pure tu conosci e in parte richiami, ma anche muoversi nel silenzio assordante di quella che una volta si sarebbe chiamata “società civile” e che oggi, in Italia, ha la consistenza di una barzelletta che ci si racconta, a fatica, con un po’ di rammarico e molto raccapriccio. Così non fosse, avresti già una legge contro l’omofobia; per il riconoscimento, a tutti gli effetti, delle coppie di fatto; avresti, anche, una scuola (devastata) al centro dell’attenzione pubblica, con denunce quotidiane dello sfascio, con lo scandalo di migliaia di lavoratori espulsi nell’indifferenza di tutti; avresti quotidiani sommovimenti di piazza, e di coscienza, tesi all’abbattimento dei CIE, una vergogna che nessuna storia potrà mai perdonare o redimere; avresti…

    Passo e chiudo.

    fm

    p.s.

    In trentadue anni che insegno, non ho mai avuto problemi con uno studente che sia uno, tantomeno le famiglie sono mai venute a chiedermi di *motivare* le mie valutazioni… Sarò mica stato sulla luna?

  52. Scrive màmmeta alcune cose:

    “ho capito, barbieri, lei crede di essere wittgenstein III.”

    No, mi considero una persona poco intelligente, i test logico matematici lo hanno sempre dimostrato.

    “la lascio alla sua fede acritica nell’empirismo”

    Ci sono parecchie obiezioni che si possono muovere all’empirismo, io non ho una ‘fede’ nell’empirismo, tant’è che mi interessa il costruttivismo. Vorrei parlarle di ‘nurture’, ma lascio le cose come stanno.

    “ridurre l’avversario (in questo caso il cattolicesimo) a una caricatura non è una strategia degna di un filosofo e di un uomo di scienza.”

    Quello che ho detto del cattolicesimo, per quanto riguarda la verità, lo sostiene anche Mozzi. Essere cristiano cattolico è una questione di credere nella realtà di alcune storie improvabili. Ho il massimo rispetto per chi crede, e pretendo il massimo rispetto da chi crede. Comunque non sono né un filosofo, né un uomo di scienza, sono una persona semplice, sto tra persone semplici. Proprio perché sono semplice devo attrezzarmi per non essere fregato.

    “non trovo che brilli per onestà intellettuale”
    La sua equivalenza tra empirismo e dogma di fede è intellettualmente onesta?

    “le sembrerà forse ridicolo ricordare che la dottrina della verità come adequatio rei e intellectus ha avuto in (san…) tommaso un suo campione. anyway, you are in good company.”

    Lo so, anche se le cose da allora si sono un po’ evolute. Ma è lei a sostenere che prendo per il culo il cattolicesimo. Evidentemente non è così.

  53. Francesco,
    non ho nulla da eccepire sul tuo ultimo commento, e anche sugli altri, nella sostanza, a parte forse il primo, un po’ tranciante. Credo di capire bene quel che scrivi (bene).
    Essendo propenso a confrontarmi nel concreto, ti posso dire questo alla tua domanda implicita: tu cosa fai per contrastare la devastazione della scuola?
    Nel caso in questione, se avessi avuto l’occasione avrei detto alla docente quel che ho subito scritto: che ha mancato di sensibiità interferendo con l’orientamente sessuale dell’alunna.
    All’alunna, però, non avrei consigliato di andare alla Rete contro le discriminazioni per denunciare la docente – come in effetti ha fatto. Perchè questo comportamento, secondo me, va esattamente nella direzione della distruzione del ruolo educativo della scuola che ho già descritto, contribuendo all’uteriore frammentazione del tessuto sociale. Proprio perché come te vorrei una scuola luogo di confronto e ricerca, avrei consigliato all’alunna di parlarne con la coordinatrice di classe, e poi con la docente in presenza di un genitore al fine di chiarirsi e di riparare alla mancanza di sensibilità avuta. Se non se la sentiva di parlare con la docente in privato, avrei consigliato a lei e alla coordinatrice di indire un consiglio di classe aperto ai rappresentanti degli studenti (che potevano fungere da testimoni dell’accaduto), all’alunna, ai genitori suoi e ai genitori rappresentanti. In quella sede, si sarebbe potuto ricostruire bene l’accaduto, chiarire eventuali frasi dette o non-detti che hanno generato fraintendimento, e arrivare a delle scuse da parte della docente.

    Non condivido quindi la propaganda atea sul caso evidente nel commento di Buffoni, che vorrebbe fare passare la docente come una persona che essendo stata contestata (per cosa non si sa) si sarebbe vendicata colpendo la ragazza nella sua omosessualità, cosa che avrebbe provocato il ritiro della ragazza (che molto più verosimilmente c’è stato per lo scarso rendimento). Non considero ottimale per nessuno che la ragazza anziché raccontare l’episodio ai responsabili della scuola abbia preferito tacerne per denunciarlo all’esterno, né che abbia diffuso notizie verosimilmente false su quanto detto dalla docente.

  54. Aggiungo e termino.

    Alcor, come ho già scritto, puoi credere a chi vuoi, ma io nel dubbio credo al docente, che ricopre una funzione ben diversa da quella dell’alunno. E questa dev’essere la regola, se si vuole che il docente abbia le sue prerogative, altrimenti come già detto non sarebbe più possibile procedere a nessun richiamo disciplinare e non solo. Nello specifico trovo anche inverosimile che un docente dica che gli omosessuali vanno all’inferno, come ha detto la ragazza attribuendolo alla docente. Se la ragazza voleva confrontarsi con la docente e metterla di fronte a quel che aveva detto, avrebbe potuto fare come ho scritto sopra, ma ha preferito non farlo. Il preside dalla scuola, ascoltata la versione della docente, ha detto addirittura che la ragazza la ha provocata: sceglie di fare religione, chiede alla docente che ne pensa dell’mosessualità e poi reclama? Non è che abbia tutti i torti, il dirigente.
    Ti cito notizie lette sui vari link di Ravenna e dintorni.
    Tu dici perché io non ci vedo discriminazione.
    Non ce la vedo così come non vedo discriminazione quando i docenti atei
    – fanno passare i cattolici o i credenti in genere come persone irrazionali o credulone
    – fanno passare i preti come (tutti o quasi) pedofili
    – fanno passare i cattolici che praticano i metodi naturali come persone con problemi sessuali (e quindi malati)
    – fanno passare la teoria di Darwin come teoria che rende impossibile l’esistenza di Dio e che quindi rende la fede in Dio cosa insostenibile.

    Non vedo discriminazione neanche quando un docente parlando di popoli traccia delle differenze opinabili che possono sembrare di valore precisando che sono sue opinioni, o quando dà giudizi negativi su un partito politico, e potrei andare avanti.

    Infine. Poiché la dottrina ufficiale della Chiesa è il vero punto della questione omofobia nelle ore di religione, io credo si possa “usare” questo fatto per fare una campagna contro l’ora di religione così come è ora: questo mi sembrerebbe molto più intelligente e politicamente rilevante del cercare di criminalizzare una docente. Sempreché sia fatto con gli argomenti e i toni corretti ossia non propagandistici.

  55. «ma io nel dubbio credo al docente, che ricopre una funzione ben diversa da quella dell’alunno. E questa dev’essere la regola, se si vuole che il docente abbia le sue prerogative, altrimenti come già detto non sarebbe più possibile procedere a nessun richiamo disciplinare e non solo.»

    traduco:

    «ma io nel dubbio credo al governante, che ricopre una funzione ben diversa da quella del suddito. E questa dev’essere la regola, se si vuole che il governante abbia le sue prerogative, altrimenti come già detto non sarebbe più possibile procedere a nessun richiamo disciplinare e non solo.»

    e se la coppia governante/suddito non piace, si può sostituire con altre coppie: padrone/schiavo; bianco/nero; ricco/povero; eccetera, cioè tutte le coppie che le lotte civili e anche il codice civile moderno hanno cercato di sciogliere per riportare le sue componenti a una piena cittadinanza.

    siamo ancora a metà strada, abbiamo ancora zavorre autoritarie e illiberali profondamente incistate dentro di noi, di cui liberarci

  56. a me sembra che nella discussione si siano andati a confondere i piani: 1) il topic era sul satanismo e la sua correlazione – tutta da dimostrare, a mio avviso – con l’ora di religione; 2) si è aggiunta la discussione sulla crisi della funzione docente e, più in generale, sulla credibilità-autorevolezza perduta della scuola; 3) poichè, a questo punto, ci mancava un po’ di chiarezza si è introdotto l’aneddoto che implementa l’elemento omofobia; 4) il tutto inserito nel grande quadro potere-repressione. ognuno suona il suo strumento e quel che ne esce è l’incomprensione

  57. Caracaterina: proprio così. Io ci ho provato a proporre successivamente dei post specifici su ciascuno di questi argomenti: si trovano tutti in homepage. Proprio per evitare questi overlapping…

  58. Ho visto, Franco. Ma, invece di scrivere “ognuno suona il suo strumentoecc.” avrei dovuto scrivere che “la lingua batte dove il dente duole”, perchè ognuno degli intervenuti ha un suo dente fortemente dolente, un suo problema prioritario e assorbente, e la sua lingua lo va a tradire. Uno cerca di masticare attentamente il cibo che è in tavola ma poi la lingua urta quel dente lì …

  59. Cara Alcor, NON LO ACCETTO!
    Tu sei una ignorante che non sa di che cosa sta parlando!
    Le zavorre le hai tu nel tuo cervello: ecco di che cosa devi liberarti!

    Perché quando io metto una nota sul registro all’alunno che mi risponde “che cazzo vuole?” al mio richiamo di non disturbare e poi mi manda letteralmente “Vaffanculo” io metto una nota sul registro e chiedo un consiglio straordinario per sospenderlo almeno un giorno, e mi auguro tu non sia, in quel consiglio, uno dei genitori rappresentanti che di fronte all’alunno che nega il tutto viene fuori a dire che credere alla versione del docente è una zavorra autoritaria: tu sei l’emblema dell’atteggiamento di chi ha contribuito e contribuisce a rendere la professione docente la meno rispettata, considerata, retribuita e la più infamata della società italiana! Non sei in nulla meglio di Brunetta & Co.!

  60. Non ti avevo letto, @galbiati.
    Anche se mi dispiace averti letto, perché gli insulti mi disturbano e non hanno niente a che fare con una discussione anche aspra.
    Tu non sei nuovo a questo stile, perciò faccio una precisazione e in futuro eviterò di discutere con te.
    Di non essere al corrente della situazione attuale nella scuola lo avevo detto senza problemi anch’io, ma in ogni caso, è accettabile che una docente sia superiore all’alunno nello specifico della sua materia, non nell’umano.
    Del resto Marotta, che insegna a scuola come te, ha detto sopra che lui problemi come quelli che tu dici di avere non li ha mai avuti. Forse vive in Arcadia.
    O forse tu hai con i tuoi alunni lo stesso stile che hai qui.

  61. Meno male che eviterai di discutere ancora con me!
    E non è neanche il caso che risponda alle tue meschine insinuazioni finali: che scriverei a fare, visto che non capisci perché dar credito a quel che dice un docente?
    Adios

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franco buffonihttp://www.francobuffoni.it/
Franco Buffoni ha pubblicato raccolte di poesia per Guanda, Mondadori e Donzelli. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). L’ultimo suo romanzo è Zamel (Marcos y Marcos 2009). Sito personale: www.francobuffoni.it