FINE VITA E VOTO CATTOLICO

di Dario Accolla

Mi stupisce sempre constatare la doppia morale dei nostri parlamentari. Siamo di fronte all’allarme rosso: la disoccupazione galoppante, il potere d’acquisto degli italiani sempre più alle corde, la situazione finanziaria pronta ad esplodere, la scarsa credibilità etica di un governo più presente nelle aule dei tribunali che nei consessi internazionali. Eccetera.
Di fronte a tutto questo i nostri rappresentanti trovano il tempo per dedicarsi a leggi ulteriormente liberticide – sulla scia della legge 40 – come quella appena approvata sul (mancato) trattamento di fine vita.
Adesso che tutto brucia e rischia di essere ridotto in cenere, e sto parlando del mondo occidentale così come lo conosciamo, il tandem Binetti-Gasparri, con la complicità di tutto il centro-destra e col finto scandalo dei cattolici del partito democratico, trova il tempo di creare una legge che vieta, di fatto, il testamento biologico.
La legge appena varata, in altre parole, non tiene conto della volontà del paziente. Scrivere il proprio testamento biologico sarà un esercizio letterario, in punto di morte, ma l’ultima parola sarà data al medico che potrà decidere di non tener conto, appunto, del volere del malato.
Idratazione e alimentazione saranno obbligatorie, a discapito del dolore fisico che sondini e apparati medici provocheranno a chi, nella fase finale della propria esistenza, magari vorrebbe decidere altrimenti.
Qualificante, a tal proposito, l’intervento di Paola Binetti, a cui si deve un grazioso emendamento:
L’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, a eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente in fase terminale i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento.
In pratica: si potrà sospendere l’alimentazione solo a certe tipologie di malati di cancro allo stomaco o all’intestino. Tutti gli altri verranno nutriti e idratati contro voglia e con molto dolore. Alla cattolica Binetti – creata dal trasformista Rutelli e voluta fortemente dal democratico Veltroni, eletta con i voti degli ex PCI-PDS-DS e poi, con quei voti, confluita in un partito cattolico-integralista quale l’UdC – nulla importa della sofferenza umana.
Ma stiamo parlando di chi per dare un senso alla propria esistenza si infligge punizioni corporali. Una persona, in altre parole, che tutti vorremmo in casa nostra a dispensare consigli su come vivere, su come esercitare la nostra sessualità ed educare i nostri figli.
Questa legge, infine, rischia di seguire lo stesso decorso della legge 40 sulla maternità assistita. Prima al vaglio delle urne, col referendum abrogativo – e domani come allora di certo la chiesa cattolica pretenderà di avere l’ultima parola in merito – quindi nelle aule dei tribunali dove basterà una diffida del paziente a fermare la mano di medici fin troppo pietosi e altrettanto spietati.
Da qui ad allora scorrerà molto sangue invisibile, quello di chi, in punto di morte, non avrà la sufficiente forza di ribellarsi e nemmeno il diritto di morire in pace. Ma alla Binetti, al suo partito di cattolici iraniani, alla destra di governo e ai mandanti politici di questa legge criminale cosa può mai importare?

Posted 13 luglio 2011 by elfobruno in NeoUmanesimo.

27 COMMENTS

  1. Così scriveva Brancati nel 1952: «Sembra un brutto sogno che, nel 1952, noi siamo di nuovo a questo punto. L’Italia non si stanca mai di essere un paese arretrato. Fa qualunque sacrificio, perfino delle rivoluzioni pur di rimanere vecchio», vecchio e clericale, aggiungo perché è proprio contro quest’invadenza insostenibile e cieca della morale cattolica che Brancati in quel saggio ( «Ritorno alla censura») si scaglia. Il fatto è che questo paese (non solo la sua classe dirigente) non si è mai affrrancato del tutto dal clericalismo, anche per questo non è riuscito mai (tranne che nelle intenzioni costituzionali, l’unico momento di vera civiltà) a essere veramente un paese libero. Mi addolora dirlo, però, tranne che in rarissimi momenti, l’Italia è sempre stata un paese dove la libertà, la laicità (che è una delle fomre più alte di libertà) non sono state mai di casa.

  2. ma un piccolo contrappasso a questi emeriti non li coglie mai? è mostruoso augurarlo? e sia, sono un mostro.

  3. Questo post mi sembra tanto un tantino fuori fuoco. Devole devole esposizione di una corrente di pensiero che spesso reputo mia ma che rimane UNA strada. Non vedo che ci sia di malo che i cattolici vogliano mantenere la vita come sono stati portati a pensarla in questi secoli. Al governo c’è un partito diremmo di destra, non vedo grosse immondizierie o pose scandalistiche che varino leggi del genere. La brutta faccia di noi atei è che pensiamo di essere i migliori del meglio, anche se spessissimo a parlare è solo rancore per un’educazione religiosa imposta (e rigettata con sforzo) e l’arroganza del nuovo materialismo scientifico. La parrocchia atea, insomma, sbraita come questo post contro ogni forma di pensiero laterale, mentre la parrocchia chiesastica ha imparato a difendersi con armi molto molto più efficaci e liberali (oltre all’otto per mille). e forse che forse mettono in discussione più cose di quanto non pensi il pensiero progressista che è troppo appollaiato quanto calcificato sopra l’alberello delle sue acquisizioni.

  4. Accolla:

    “Mi stupisce sempre constatare la doppia morale dei nostri parlamentari. Siamo di fronte all’allarme rosso: la disoccupazione galoppante, il potere d’acquisto degli italiani sempre più alle corde, la situazione finanziaria pronta ad esplodere [… e di] fronte a tutto questo i nostri rappresentanti trovano il tempo per [una legge] come quella appena approvata sul (mancato) trattamento di fine vita.”

    –Mi faccia capire, se in tempo di crisi economica il Parlamento legifera anche su questioni che esulano dall’economia significa che i parlamentari hanno perso del tempo e, soprattutto, hanno una “doppia morale”?

    “Adesso che tutto brucia e rischia di essere ridotto in cenere, e sto parlando del mondo occidentale così come lo conosciamo, il tandem Binetti-Gasparri, con la complicità di tutto il centro-destra e col finto scandalo dei cattolici del partito democratico, trova il tempo di creare una legge che vieta, di fatto, il testamento biologico.”

    –Sta parlando del mondo occidentale, bene, ma che vuol dire che sta per essere ridotto in cenere? E, di nuovo, secondo lei i parlamentari non dovrebbero trovare il tempo per approvare nessuna legge??? E’ davvero una questione di tempo?
    I cattolici del PD mi risulta abbiano votato contro la legge, tranne un gruppetto che si è astenuto. Come può reputarli complici?

    Pare poi che tutta la colpa di questa legge ricada sulla Binetti, ma l’ha votata la maggioranza dei parlamentari, tra cui ci sono vari atei. Come fa poi a dire che la Binetti “…per dare un senso alla propria esistenza si infligge punizioni corporali”. Crede davvero che si infligga delle punizioni corporali per dare un senso alla sua esistenza?

    “Ma alla Binetti, al suo partito di cattolici iraniani, alla destra di governo e ai mandanti politici di questa legge criminale cosa può mai importare?”

    — Si può sapere che c’entra l’Iran con questa storia?

    Questo articolo mi sembra un’altra occasione persa per parlare in modo serio e approfondito (e non propagandistico anticattolico) di un tema di bioetica di grande importanza.

  5. Dall’intervista di caterina pasolini al Ministro galan su Repubblica di oggi:
    “È una legge ingiusta e sbagliata: toglie solo libertà e nulla aggiunge. Se fanno il referendum sicuramente voterò perché venga cancellata”. A dire il suo no senza mezzi termini al testamento biologico approvato martedì alla Camera non è un leader dell’opposizione, ma un ministro del governo: Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto ora a capo del dicastero Beni culturali dopo essersi occupato di Politiche Agricole.

    Perché è contrario?
    “Avrei voluto per me, come per tutti, la libertà di poter scegliere, di poter decidere la mia sorte nei miei ultimi giorni” dice andando a quello che considera il cuore del problema.

    Chiede libertà per tutti?
    “Sì. Libertà di restare aggrappato ad ogni forma di vita per chi lo desidera o ha fede, ma anche libertà e profondo rispetto per chi la pensa diversamente e non vuole andare avanti ad oltranza, in ogni situazione e ad ogni costo”.

    Parla di un diritto a morire?
    “Sicuramente di comprensione e possibilità di scelta per chi non vuole fare la fine di Eluana. E io ho il terrore di ritrovarmi come lei, per anni attaccato alle macchine. Ecco, adesso con questa legge io non ho più una via di uscita”.

    Il suo partito che ha votato la legge si chiama Popolo delle libertà…
    “Beh, ora di libertà ce n’è una in meno. Quella di decidere sulla propria vita”.

    Esponenti del suo governo insistono: la vita è indisponibile.
    “Rispetto il principio, comprendo chi crede in Dio e pensa che la vita non gli appartenga e che debba seguire il suo corso, ma non accetto che questo pensiero mi venga imposto. E soprattutto non sono così convinto che tutti i credenti ragionino così. Anzi”.

    Alcune indagini dicono che il 70% degli italiani vuole poter scegliere in materia di cure e fine vita.
    “Mi conforta che sia la maggioranza del paese, fa piacere sapere che vogliono decidere da soli su una realtà così importante, personale”.

    Quindi chi dovrebbe decidere?
    “Ogni persona deve poter decidere del suo destino, dei suoi ultimi giorni”.

    Cosa pensa dell’eutanasia, la dolce morte?
    “Io non salto sulla sedia davanti a questa parola, non mi scandalizzo”.

    Favorevole o contrario?
    “Sono aperto a tutte le ipotesi perché sono convinto che bisogna aprire un dibattuto su questi temi troppo a lungo considerati tabù”.

    In quali casi la trova comprensibile?
    “Soprattutto nei casi di malattie dall’esito scontato non condivido l’obbligo a vivere ad oltranza. Non capisco perché obbligare qualcuno a trascinare un’esistenza che non considera degna di essere vissuta o sopportabile. La vita, le sensazioni, i dolori, principi e valori che guidano le nostre scelte sono personali. Non sono gli altri a dover decidere per noi, al posto nostro e soprattutto su un tema così definitivo, fondamentale”.

    Hanno detto che la legge è stata fatta perché altrimenti decideva la magistratura.
    “Questa è l’argomentazione più seria che ho sentito a favore di una legge che comunque continua a non piacermi. E, anche se non mi attira l’idea di un magistrato che in un caso decide in un modo e all’opposto in un altro, per me il diritto individuale è nettamente superiore, è ben più importante anche di questa motivazione”.

    Qualcuno ventila che il ddl sia stato approvato per attrarre nella maggioranza l’Udc, i cattolici.
    “Non ci avevo pensato, potrebbe essere. Ma se è così, ancora una volta, io non condivido”.

  6. Non credo davvero sia accettabile da parte di chi si vuol accreditare come tollerante, laico e rispettoso delle libertá di tutti usare l’agettivo “iraniani” come un insulto. Ë un segno della degrado del dibattito pubblico nel nostro paese. Da tanti anni vivo all’estero e spesso mi è capitato di leggere la parola “italiani” sulla stampa locale, come un insulto. Fa male. Si deve evitare. Inoltre questa leggerezza lessicale e argomentativa svilisce ingiustamente quella che è stata una delle più grandi culture e civilta prodotte dall’uomo, da Rumí a Soharavardi. Io l’aggettivo iraniano lo userei con ammirazione, ammirazione per un popolo ancora oggi ricco di speranza,di una cultura viva e capace di dibattito e opposizione vera al potere politico nelle sue forme peggiori, a tanti giovani colti e dinamici che ho incontrato. Bisogna fare attenzione con gli aggettivi, sembrano una parolina insignificante ma sono la spia di un razzismo tanto radicato da passare inosservato, da diventare un quasipresupposto squallido squallido dell’argomentazione.
    genseki

  7. Va bè dopo questa andiamo tutti a flagellarci, mi chiedo a chi non sia scappato un aggettivo in modo improprio.

    Dietro a queste “sviste” c’è comunque un fondo di verità, si, ma non parlerei di razzismo. Se all’estero si parla male degli italiani un fondo di verità c’è. Provare dolore credo sia un bene, per puntare al miglioramento. Il problema c’è quando quel dolore non si prova più.

    genseki non mi attaccherei al cavillo, giusto per dire qualcosa quando si ha tempo da perdere.

  8. Lei è libero di considerarlo un cavillo, dipende dalla sensibilitá di ognuno, credo. Personalmente sono colpito da questo tipo di qggettivazione per la sua funzione di cortina, di paraocchi, vede se uno ripete tante volte l’uso dell’aggettivo “iraniano” o “all’italiana” cosí senza dare importanza alla cosa, proprio per questa scarsa importanza, grazie a questa sottovalutazione si finisce per pensare che è ovvio che gli iraniani non siano un popolo ma un insulto, o gli italiani una associazione di mafiosi dai capelli unti. No certe espressioni io non le userei, e per me sono la spia di quanto, il tipo di sinistra che per esempio si esprime in quiesto post sia in realtá molto prossimo alla destra tanto istericamente demonizzata e esecrata. Per esempio qui in Spagna “el Pais” impiega costantemente le espressioni “italiano” e “all’italiana” in termini di disprezzo, il corrispondente dall’Italia Miguel Mora è un professionista di quiesta ossessione, ebbene, guardi, dopo vari anni di questo trattamento ho visto un cambio netto, nel senso dell’ostilitá verso gli italiani, nell¡opinione di sinistra urbana di questo paese influenzata dai media del gruppo PRISA (el Pais). Che ha reso la vita di tutti un poco piú sgradevole.
    genseki

  9. Bà.. sarà che io non mi penso mai come italiano ma come singolo individuo.

    .. va bé, comunque posso capirla.

  10. Per Ares,

    nemmeno io mi pensavo come italiano, sono gli altri che mi pensano cosí! Comunque se uno vive lungo tempo in diversi paesi scopre comunque che un legame nazionale esiste anche se, come me, si è sempre considerato internazionalista e continua a considerarsi tale. Grazie comunque per la comprensione.
    genseki

  11. Non se la sarà mica presa se le ho detto che posso capirla ? Semplicemente il nostro è un sentire diverso, io forse sono legato all’Italia meno di quanto non lo sia lei. Il pregiudizio fa parte delle miserie umane.

  12. Il parlamento ha prodotto una legge che prevede processi dolorosi, non risolutivi e obbligatori, quindi lesivi della dignità personale, per persone in fin di vita.
    In altre parole: le camere hanno varato una legge che introduce la tortura psico-fisica.
    Mi chiedo se non ci siano gli estremi per denunciare i nostri parlamentari per crimini contro l’umanità. L’autore del post: Dario Accolla

  13. #Evelina Santangelo: alle sue parole, aggiungo che ieri, alla Festa dell’Unità di Roma, Massimo D’Alema ha sottolineato la necessità di un’alleanza con il terzo polo e l’importanza della sua esistenza come ulteriore gamba del centro-sinistra. Il pubblico, elettori di una cosiddetta sinistra riformista, era in visibilio. Forse ha ragione lei. L’Italia non riesce ad essere migliore di coloro che si sceglie come rappresentanti istituzionali. Almeno, quando si tratta di esprimere una maggioranza parlamentare.

  14. #Dinamo Seligneri: «Questo post mi sembra tanto un tantino fuori fuoco. Devole devole esposizione di una corrente di pensiero che spesso reputo mia ma che rimane UNA strada.»

    Mi permetto di dissentire. La laicità delle istituzioni non è una strada come un’altra. E il confessionalismo non è un’alternativa valida o auspicabile. La laicità permette a chi è confessionale, religioso, devoto, ecc., di essere tale. E permette a chi non si reputa aderente a una fede di vivere secondo la propria coscienza. Le società confessionali non permettono altra via se non quella dell’integralismo religioso.

    «Non vedo che ci sia di malo che i cattolici vogliano mantenere la vita come sono stati portati a pensarla in questi secoli.»

    Questa frase contiene un errore storico: i cattolici non hanno avuto il mantenimento della vita come bandiera ideologica nei secoli. Crociate, inquisizione, avallo delle dittature… la tutela della vita, dietro queste scelte, non c’entra nulla. Semmai è sponsorizzazione della prevaricazione e della morte. Di milioni di innocenti, aggiungo.

    Per altro: io nulla ho contro il cattolico che decide di vivere attaccato a un respiratore. Semmai il problema sorge quando il cattolico decide che io, non ateo ma non credente, debba vivere il mio fine vita secondo la sua percezione dell’esistenza.

    «La brutta faccia di noi atei è che pensiamo di essere i migliori del meglio, anche se spessissimo a parlare è solo rancore per un’educazione religiosa imposta (e rigettata con sforzo) e l’arroganza del nuovo materialismo scientifico.»

    Mi permetta una leggerezza: la mia faccia non è affatto brutta. E ripeto: non sono un ateo. Penso, tuttavia, che la laicità – e non l’ateismo – sia una condizione superiore rispetto a qualsiasi altra per il semplice motivo che permette di scegliere tra fede nella ragione e fede in un dio. Il confessionalismo non può ammettere nulla che vada oltre l’adesione al mito. Ed io preferisco scegliere, foss’anche di credere alle favole che più mi piacciono. Ma devono piacere a me, possibilmente.

  15. #Lorenzo Galbiati: proverò a rispondere alle sue domande.

    «se in tempo di crisi economica il Parlamento legifera anche su questioni che esulano dall’economia significa che i parlamentari hanno perso del tempo e, soprattutto, hanno una “doppia morale”?»

    Ovviamente no, ma il mio discorso non è questo. Facciamo un passo indietro: questione omosessuale, 2007. La destra e buona parte dei cattolici di sinistra recitavano il mantra che di fronte ai problemi economici non c’era tempo per questioni “etiche” come quella dei DiCo. Adesso, che la crisi è esplosa in tutta la sua virulenza, quegli stessi che parlavano di urgenze economiche prioritarie fanno una legge su temi etici, per di più per impedire alle persone di decidere della loro vita. La doppia morale sta proprio in questo atteggiamento contraddittorio.

    «Sta parlando del mondo occidentale, bene, ma che vuol dire che sta per essere ridotto in cenere?»

    Alludo alla crisi del capitalismo che rischia di distruggere intere economie e, con esse, la vita di milioni di persone.

    «I cattolici del PD mi risulta abbiano votato contro la legge, tranne un gruppetto che si è astenuto. Come può reputarli complici?»

    Non ho litigato io con Fioroni (lo ha fatto Ignazio Marino) che insisteva sul concetto di indisponibilità della vita, in linea con il disegno di legge appena approvato. E buona parte del pd probabilmente ha votato contro perché i numeri in parlamento per far approvare siffatta legge c’erano. Sarebbe stato interessante vedere come si sarebbero comportati al posto dell’attuale maggioranza e, visto che i cattolici del centro-sinistra prendono ordini direttamente dal Vaticano, che ha voluto tale provvedimento, dubito che avrebbero operato in modo diverso.

    «Pare poi che tutta la colpa di questa legge ricada sulla Binetti, ma l’ha votata la maggioranza dei parlamentari, tra cui ci sono vari atei. Come fa poi a dire che la Binetti “…per dare un senso alla propria esistenza si infligge punizioni corporali”. Crede davvero che si infligga delle punizioni corporali per dare un senso alla sua esistenza?»

    Non ho mai detto che la colpa è tutta della Binetti, ma è evidente, secondo quanto si legge su Repubblica, che ne è stata una delle ispiratrici.

    Per altro penso che tutti i parlamentari che hanno votato la legge siano ugualmente colpevoli di un trattamento sanitario che è ai limiti della tortura psico-fisica.

    Ancora sulla Binetti: non sono io che metto il cilicio. Ed è stata lei stessa a dichiarare che lo indossa per irrobustire la sua fede, da cui dipende il suo essere medico, deputata, persona umana. Mi limito a constatare delle dichiarazioni fatte dalla stessa.

    «Si può sapere che c’entra l’Iran con questa storia?»

    Uso una metafora. Parlo di cattolici “iraniani”, nel senso che i nostri parlamentari confessionali hanno in mente una concezione di società in cui i dettami religiosi coincidano col diritto e in cui il peccato coincida, di conseguenza, con il reato. Ciò succede, appunto, in Iran.

    «Questo articolo mi sembra un’altra occasione persa per parlare in modo serio e approfondito (e non propagandistico anticattolico) di un tema di bioetica di grande importanza.»

    Può essere, non ho la presunzione di possedere la verità – atteggiamento tipico, invece, di chi opera in nome di una fede – ma vero è pure che nel suo commento leggo solo obiezioni formali e di “politically correct” sulle mie affermazioni, ma nessuna critica a una legge che è ingiusta, iniqua e crudele nei confronti delle persone che andrà a colpire.

    In altre parole: io puntavo la luna, forse mirando a una stella più piccola, forse no. Lei mi ha parlato della presunta sporcizia dell’unghia del mio dito.

    Questo è serio?

    E ancora: una critica all’ideologia ispiratrice di questa legge, che è quella di una politica confessionale (e in Italia questa politica è portata avanti dai cattolici), è aprioristicamente poco seria?

  16. #genseki: andiamo per ordine.

    «Non credo davvero sia accettabile da parte di chi si vuol accreditare come tollerante, laico e rispettoso delle libertá di tutti usare l’agettivo “iraniani” come un insulto.»

    Non è un insulto. È una constatazione metaforica. È l’equivalente di “dittatura sudamericana”, o di “regime sovietico”, “cileno” o “nordcoreano”. Purtroppo oggi l’Iran è un paese più conosciuto per la sua situazione politica che per la sua cultura. Non ho mai detto che un iraniano, per questo, debba essere discriminato. Nulla ho, per altro contro quella cultura. Qualcosa mi atterrisce, invece, del regime di quel paese. E quel regime lo chiamano, ovunque, iraniano.

    Per il resto: lei si dice offeso se all’estero usano termini come “all’italiana” o “italiano” in senso spregiativo. A me non fa di certo piacere, ma non investe la mia sensibilità a tal punto da considerarli comprensivi di un’intera cultura, di una storia, di un sentire. Sono termini legati a un presente che non è bello. Scomodare il rinascimento, Giuseppe Verdi o Dante sicuramente ci rende più onore, ma non ci riporta a un presente che ha come protagonisti i Berlusconi e i Lele Mora.

    Di nuovo, mi sembra che di fronte a un’urgenza reale – saremo costretti a prolungare le nostre agonie se non fosse chiaro – ci si attacca alle sfumature, senza entrare nel cuore del problema reale. Se dovessi usare il suo metodo argomentativo, dovrei definire questo atteggiamento come “minzoliniano”.

    Mi limito a pensare, invece, che dà fastidio attaccare i responsabili di questo scempio.

  17. Accolla,
    qui credo siamo tutti convinti che questa legge sia una disgrazia.
    Ma lei non ha scritto un post per discutere del tema bioetico sotteso a questa legge, cui dedica poche righe: lo ha scritto per discutere del voto cattolico, come si evince fin dal titolo, per non dire del fatto che metà articolo cerca di spiegare i presupposti di questa legge mescolandoli alle abitudini di vita della Binetti.
    Quindi, fare presente l’impostazione anticattolica del suo articolo, e criticarne i dati essenziali che la sostengono, è tutt’altro che indicare lo sporco del dito che indica la Luna.

    Credo sia atto di serietà evitare di parlare di “trovare il tempo”, “doppia morale” per i parlamentari che hanno votato questa legge, evitare di dare del complice ai cattolici che non l’hanno votata, ed evitare di fare considerazioni sullo stile di vita della Binetti.
    Ma a quanto pare lei sui cattolici in genere, e su quelli di centrosinistra in particolare, ha un pregiudizio bell’e buono, che ha esplicitato qui nei commenti:
    “buona parte del pd probabilmente ha votato contro perché i numeri in parlamento per far approvare siffatta legge c’erano. Sarebbe stato interessante vedere come si sarebbero comportati al posto dell’attuale maggioranza e, visto che i cattolici del centro-sinistra prendono ordini direttamente dal Vaticano, che ha voluto tale provvedimento, dubito che avrebbero operato in modo diverso.”
    E quindi alla fine i suoi ragionamenti sul voto cattolico non partono più dai fatti, che sono molto chiari: i cattolici del PD e dell’IDV hanno votato contro questa legge, e solo un piccolo gruppo del PD si è astenuto. Lei interpreta questo fatto in modo da capovolgerlo nel suo contrario sulla base di un suo pregiudizio che è una pura illazione. Per intenderci: io non credo minimamente che i cattolici del PD e dell’IDV avrebbero votato a favore di questa legge in mancanza dei numeri, così come contesto la sua idea, sempre all’insegna di fare di tutta l’erba un fascio, che i cattolici tutti del centrosinistra prendano ordini dal Vaticano. Mi pare piuttosto chiaro che non sia così, e lo è per tutti quelli che prendono i fatti per quel che sono, senza distorcerli, visto che nel recente passato quasi tutti i cattolici del PD erano pronti a votare una legge sui DICO, sulla quale addirittura una nota dei vescovi aveva chiesto il non-voto, così come molti cattolici del PD erano favorevoli ad andare a votare ai referendum sulla procreazione assistita, nonostante il Vaticano sia speso attivamente per il non-voto.
    Attenersi ai fatti, e fare le dovute distinzioni, mi pare il minimo, se si vuole discutere davvero sul voto cattolico. Se si vuole fare propaganda, invece, non è necessario.

  18. #Galbiati: ho solo individuato l’origine del male: il voto cattolico.

    Questa legge è una cambiale che questo governo sta pagando al Vaticano per non perdere il favore di oltre Tevere. È un provvedimento di matrice cattolica (non per niente, appunto, nato anche dalla regia della Binetti): negarlo sarebbe un atto di miopia politica o di disonestà intellettuale.

    Poi comprendo che lei, facendo evidentemente parte di quella schiera, si senta offeso dalle mie parole e la cosa può anche dispiacermi: ma purtroppo è quello che penso.

    Taccio sui DiCo. Solo una persona politicamente ignorante o in mala fede può credere ancora di abbindolare la comunità GLBT – di cui faccio parte e a pieno titolo – con quel disegno di legge che, se fosse passato, sarebbe stato una sciagura, visto che sanciva discriminazioni invece di equiparare diritti tra coppie sposate e coppie di fatto. E anche lì la matrice culturale di quel voto fu di tipo “cattolico”.

    Siamo l’unico paese, in buona sostanza, dove la cosiddetta sensibilità dei cattolici è un freno a qualsiasi tentativo di ammodernamento sociale: lo si è visto con i PaCS, con la fecondazione assistita e adesso con il fine vita. E per dire questo mi attengo ai fatti, con le dovute distinzioni.

    Negarlo – e lei lo nega – significa dimostrare di vivere in un altro paese, in un’altra dimensione mentale o nella più consapevole e opportunistica menzogna.

  19. Accolla,
    io non faccio parte di quella schiera, e non mi sento offeso.
    So bene che il magistero della Chiesa cattolica è contrario a tutta una serie di tentativi di ammodernamento sociale, come li chiama lei, e che questo influenza la legislazione italiana.
    Soltanto che a differenza di lei non faccio di tutta l’erba fascio, e quindi faccio dei distinguo tra i diversi comportamenti, sensibilità e scelte politiche dei cattolici, dato che questa è la realtà – che lei nega.

    Non imputo ai cattolici o al Vaticano tutto il male del mondo, a partire da questa legge che non è il prodotto del cattolicesimo ma del berlusconismo, un fenomeno complesso in cui c’è dentro senz’altro ma non solo una matrice cattolico-tradizionalista. Non credo che il governo del centrodestra faccia molte scelte contro l’ammodernamento sociale per ingraziarsi la Chiesa cattolica: credo le faccia perché fanno parte della loro sottocultura ideologica e ipocrita che non è solo cattolica (cattolica di facciata peraltro, come ogni cattolicesimo tradizionalista). Mentre i cattolici in genere non prendono ordini dal Vaticano, specialmente quelli di centrosinistra, come dimostrano i fatti, che lei nega; operano semplicemente in base a quello che credono, e solo entri certi limiti si fanno influenzare dal Vaticano, se la loro posizione vi entra in conflitto. Infine, credo che quando le scelte dei cittadini del nostro paese convergono sulle posizioni del Vaticano, è perché c’è una sottocultura diffusa, precedente al berlusconismo ma dal berlusconismo coltivata, di tipo egoistico e consumistico che porta all’indifferenza e al disimpegno, se non a scelte immorali o illegali. La cultura laica latita o si esprime in forme propagandistiche che sono peggio di quelle cattoliche. E questo spiega, secondo me, per esempio, perché i referendum sulla fecondazione assistita hanno avuto una diserzione dalle urne dell’80% che di certo si può imputare alla Chiesa solo in piccola parte.

  20. Dario Accolla: «La laicità permette a chi è confessionale, religioso, devoto, ecc., di essere tale. E permette a chi non si reputa aderente a una fede di vivere secondo la propria coscienza». Non ci sarebbe da aggiungere altro, a mio avviso.
    Solo una visione autoritaria non riesce a far propria l’idea che la laicità dello stato è una forma suprema di libertà (proprio perché aspira a garantire i dirittti di tutti).

  21. Galbiati.. mi scusi lei dice :

    ” Mentre i cattolici in genere non prendono ordini dal Vaticano, specialmente quelli di centrosinistra, come dimostrano i fatti, che lei nega; operano semplicemente in base a quello che credono, e solo entri certi limiti si fanno influenzare dal Vaticano, se la loro posizione vi entra in conflitto.”

    Ma che razza di cattolici sono questi che lei descrive.. i cattolici del fai da te ?? li trovo un tantino pericolosi, perché non si saprà mai dove andranno a parare, dietro limpeto della personale interpretazione.

  22. #Lorenzo Galbiati: lei vive in un altro paese. Ne prenda atto.

    #Evelina Santangelo: credo sia dovere del ceto intellettuale fare in modo che la cultura laica diventi maggioranza culturale, sociale e politica di questo paese. Siamo all’anno zero. Sessant’anni di storia repubblicana si sono consumati tra la contrapposizione dei blocchi – sorta di duopolio “confessionale” tra atlantismo in salsa cattolica e sovietismo all’italiana – e il berlusconismo, vera e propria religione personale del presidente uno e multiplo.

    Il nuovo corso dovrebbe mirare al bene comune che va al di là delle personali convinzioni ideologiche e religiose. La laicità come forma suprema di libertà dovrebbe essere una prospettiva che include il senso stesso della democrazia, in questo infelice paese.

    Credo sia compito degli intellettuali percorrere questa strada solo parzialmente tentata in passato.

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Franco Buffoni ha pubblicato raccolte di poesia per Guanda, Mondadori e Donzelli. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). L’ultimo suo romanzo è Zamel (Marcos y Marcos 2009). Sito personale: www.francobuffoni.it