Lapoesiamanifesta che…
Giornata Mondiale della Poesia all’Aquila
di Alessandro Chiappanuvoli
(dal blog WordSocialForum)
“Un buco con la periferia intorno”, “una Pompei con i bar”, “un’avanguardia: L’Aquila è l’Italia tra 5 anni” – solo alcune definizioni aggiornate – L’Aquila, sia chiaro, non è più solo una città terremotata. All’Aquila sono passati tre anni.Lo scorso 21 marzo è avvenuto un miracolo, un vero miracolo, in barba al sig. B. e alle sue cricche imprenditoriali e giornalistiche. L’Aquila ha avuto l’onore di ospitare il principale evento italiano per la Giornata Mondiale della Poesia, con tanto di patrocinio Unesco, delegato in visita e dichiarazioni strappalacrime. L’Aquila, città senza centro, è stata il centro della celebrazione poetica in Italia.
L’evento, ideato e realizzato da Anna Maria Giancarli, Alessandra Di Vincenzo e Isabella Tomassi (associazione Itinerari Armonici), con la collaborazione di Michele Fianco, si chiamava Lapoesiamanifesta!. Il concetto semplice e potente: invadere la città di poesia, in ogni forma, con ogni mezzo, in ogni luogo. È così che nei supermercati tra uova e latte gli aquilani si sono ritrovati una poesia, svolantinata nei centri commerciali, all’ospedale, nell’università, a scuola, nei Progetti C.a.s.e. La poesia al centro insomma. E in centro ancora, dove si sono svolti reading, mostre di fotografia, di pittura e di scultura, concerti, dove è passata una Carovana Poetica e si allestito un giardino letterario nel quale raccogliere e seminare poesia. L’Aquila ha potuto tornare per un giorno al centro dei riflettori. Questa è l’impressionante lista di poeti che hanno messo a disposizione i loro componimenti e arricchita dai nomi di grandi maestri purtroppo scomparsi: Gian Maria Annovi, Rossano Astremo, Nanni Balestrini, Franca Battista, Dario Bellezza, Elisa Biagini, Tomaso Binga, Donatella Bisutti, Maria Grazia Calandrone, Ugo Capezzali, Alessandra Carnaroli, Natàlia Castaldi, Alessandra Cava, Franco Cavallo, Alessandro Chiappanuvoli, Tiziana Colusso, Bruno Conte, Ignazio Delogu, Lorenzo Di Marcantonio, Antonella Doria, Michele Fianco, Giovanni Fontana, Biancamaria Frabotta, Giovanna Frene, Anna Maria Giancarli, Marco Giovenale, Alfredo Giuliani, Mariangela Guatteri, Andrea Inglese, Valentina Inserra, Rosaria Lo Russo, Mario Lunetta, Valerio Magrelli, Alda Merini, Giuliano Mesa, Francesco Muzzioli, Vincenzo Ostuni, Elio Pagliarani, Marco Palladini, Paolo Paoletti, Elio Pecora, Lamberto Pignotti, Gilda Policastro, Antonio Porta, Elena Ribet, Lidia Riviello, Amelia Rosselli, Marco Rovelli, Paolo Ruffilli, Edoardo Sanguineti, Maria Luisa Spaziani, Fausta Squatriti, Antonella Taravella, Isabella Tomassi, Gianni Toti, Andrea Zanzotto, Valentino Zeichen, [ ] che fu M.S.. Un evento di risonanza nazionale dunque, tanto che già si prospetta, da parte dell’Unesco e della Giancarli, una nuova edizione per il prossimo anno.
Brutalmente schematizzando: un buco morto, L’Aquila, riempito di materiale morto, la poesia, quella roba strana che si dice non venda più, che si dice non serva più. E invece quanta vitalità, quanto entusiasmo, un terremoto al contrario. Io c’ero. Io ho visto persone leggere e ascoltare poeti fino a quel momento sconosciuti. Ho visto altre persone farsi coraggio e leggere al pubblico i propri scritti chiusi nel cassetto. Ho visto parlare di poesia, come di un’amica non frequentata da troppo tempo. Ho visto gli occhi lucidi di un’anziana signora mentre ripeteva a memoria una poesia studiata sessant’anni fa. Ho sentito tornare rumore di vita per le vie del centro dietro la Carovana Poetica. Ho tremato ascoltando le Donne di Carta raccontare con incredibile padronanza le opere che custodiscono a memoria. Mi sono commosso quando un militare in servizio – sì, L’Aquila è ancora militarizzata – si è avvicinato per raccogliere una poesia-fiore dal giardino letterario.
Per un giorno, la poesia e L’Aquila si sono sostenute a vicenda, hanno lenito i propri dolori, hanno dimostrato come al centro di un tumore ci sia più vita di quanta possiamo immaginare. Sono simili, in fondo, la poesia e L’Aquila, espressioni calzanti di un Paese, l’Italia, che conferma di aver sempre meno bisogno di numeri (e numerologi) e più, molto di più, di parole (e parolieri).
Mi rammento avere visto un documetario tremendo: Draquila. Mi sono ricordato il professore nella città di notte, con i libri per muri, con il gatto libero. Solitudine, intelligenza, luce che resista contro lo spazio circoscritto.
Che la poesia venga in questo luogho è atto di sopravvivenza della vita, della speranza, della bellezza di fronte alla devastazione: silenzio della memoria.
Mi ricodo gli anziani sognando di tornare nella città, la casa natale aperta come un frutto, con la sua fragilità, la vita raccolta in una lampa accesa, un muro: il vento in questo luogho è pieno di murmuri. Solo la poesia poteva ascoltare tradurre il murmuro.
Mi rammento avere visto un documetario tremendo: Draquila. Mi sono ricordato il professore nella città di notte, con i libri per muri, con il gatto libero. Solitudine, intelligenza, luce che resista contro lo spazio circoscritto.
Che la poesia venga in questo luogho è atto di sopravvivenza della vita, della speranza, della bellezza di fronte alla devastazione: silenzio della memoria.
Mi ricordo gli anziani sognando di tornare nella città, la casa natale aperta come un frutto, con la sua fragilità, la vita raccolta in una lampa accesa, un muro: il vento in questo luogho è pieno di murmuri. Solo la poesia poteva ascoltare tradurre il murmuro.
L’esperienza dello spirito, nelle sue modalità non sempre trova amici,
pubblico o risate spendibili, deve ballare da sola e fare ciao da lontano al lieto vivere che s’arrampica sui vetri, che se capita che è stanco d’arrampicarsi, capita che si rivolge allo spirito.
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Grazie a tutti.
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