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Venti polpette

 (L’autore del divertente e surreale Polpette, uscito 2 anni fa per le edizioni Epika, ci regala 20 sue polpette inedite. Buon appetito. G.B.)

di Jacopo Masini

1) “Siediti” dissi a me stesso, “devo parlarti”.

2) Il bambino nacque d’inverno. L’infermiera lo prese in braccio e lo porse alla madre. La madre lo guardò, poi si rivolse al marito, inarcò e con aria preoccupata disse: “Caro, e se fosse Gesù Cristo?”

3) “Posso farmi una domanda?”
“Dimmi”
“Sai le risposte in anticipo perché siamo la stessa persona?”
“Sapevo che me l’avresti chiesto”.

4) Leone Bruschi diceva che lui e la moglie erano come due falene: attratti dalla stessa luce, divisi da una lampadina.

5) Vasco Zanlari si accorse all’improvviso, dopo aver sbattuto per caso con la fronte contro un muro, di essere ricoperto di glassa sin dalla nascita. Vide una crepa apririsi nella glassa e diramarsi sino al collo e poi giù sino ai piedi. Appena liberato, si sgranchì, avvicinò una signora e le chiese “Posso abbracciarla?”. “Faccia attenzione, però” disse la signora, “la mia glassa è ancora fresca”.

6) Tullio Bolla perse le idee una mattina di maggio che tutto gli sembrava chiarissimo. Le aveva con sé fino a un minuto prima, poi, proprio quando stava per estrarne una, niente, non le trovava. “Dovrei averne un mazzo di scorta a casa” pensò e fece per rientrare. Allora si accorse che non ricordava più dove abitava, cosa stesse per fare, nemmeno cosa pensasse di preciso. Ma c’era un sole bellissimo e il cielo era blu.

7) C’erano due che avevano la mania di scusarsi anche se non avevano fatto niente, “Perdonami, non volevo” diceva uno, “Ma va, non hai fatto niente, scusami tu piuttosto” diceva l’altro. E ancora “Non scherzare, sono io che devo scusarmi” e via di seguito, in una trafila inarrestabile di scuse a vuoto. Alla fine prendevano a sberle il primo passante che capitava loro a tiro, per sfogare tutta la tensione accumulata.

8) “Pensa se potessi fare cambio e mettere il cuore al posto del cervello e viceversa” gli disse una volta un suo amico, usando una metafora. Lui tornò a casa, si squarciò il petto e il cranio, e tutto imbrattato di sangue tentò l’esperimento. Passò un mese seduto sul divano a fare strani ragionamenti senza senso e nessun sentimento. Adesso lavora al circo, lo chiamano l’Uomo Sgambetto: entra in pista, dice due cose, si mette a piangere, si contraddice e poi passa un’ora a sgambettarsi da solo. Tutti ridono, ma lui no.

9) Luigi Raiola, una sera che stava guidando verso casa, a metà di una curva, pensò al giorno in cui avrebbero parlato di lui in sua assenza, cioè dopo la sua morte. E allora, quasi subito, gli venne in mente che anche lui parlava di gente che non c’era più. E gli parve stranissimo, proprio mentre rallentava, era quasi arrivato, che non si possa mai parlare della nostra assenza. Suonò al citofono e in casa non c’era nessuno. Solo lui, davanti al citofono, che suonava e suonava.

10) “Perché non c’eri quando avevo bisogno di te?” disse lei, “Guarda che ci siamo conosciuti la settimana scorsa” disse lui, “Ah, ecco” disse lei.

11) Il mondo finirà per colpa della signora Ines Barigazzi che si dimenticherà il gas aperto, secondo la profezia di Gianni Ferrarini, titolare del bar Gianni di viale Piacenza dal 1969.

12) “Ha gli occhi di suo padre” disse.
“Dici?” rispose.
“Sì, li tiene nel cassetto della scrivania”.

13) Un giorno è uscito, aveva una faccia un po’ così, un suo amico gli ha chiesto “Cos’hai?”. Lui si è incassato nelle spalle, ha detto “Ma niente, le orecchie”. “Nel senso che ti fanno male?” ha chiesto l’amico, “No, è che ho le orecchie”. Da quel momento lì, quando qualcuno gli chiedeva cosa aveva, lui diceva “Il naso”, oppure “Le mani” e tutti rimanevano perplessi. Però smettevano di chiedergli “Cos’hai?” e al contrario iniziavano a pensare che infondo anche loro avevano per esempio il naso ed era molto tempo che non ci pensavano.

14) Vincenzo Lozzi era il settimo di tre fratelli. Per tutta la vita ha dovuto dare delle spiegazioni a quelli che gli chiedevano come fosse possibile che mancassero tre fratelli per renderlo il settimo. Lui diceva sempre non sapeva darsi una spiegazione, ma che certamente doveva esserci, altrimenti non si capiva quel senso di mancanza che si portava dietro sin da piccolo, da quando giocava a nascondino e non riusciva mai a fare tana agli ultimi tre.

15) “Signora” disse “faccia attenzione con la credenza”. “E perché?”. “Ci vuole un attimo a riempirla di superstizione”.

16) “Sei la donna più bella che abbia mai visto” disse lui. “E’ tanto che non esci, vero?” disse lei.

17) “Lei ritiene che potremmo amarci moltissimo?”
“Ritengo che la prospettiva sarebbe allettante”
“La prospettiva è opera di Giotto”
“Amo molto anche Giotto”
“Limoniamo duro?”
“Durissimo.”

18) Una volta la Madonna è apparsa a Amos Barigazzi, ma lui stava ordinando una bottiglia di prosecco per gli amici, non l’ha riconosciuta e, amen, non ne ha parlato nessuno.

19) Fausto Torrazzi era famoso come profanatore di tombe vuote. Andava al cimitero, vedeva un avello vuoto, si infilava dentro e lanciava nell’aria una risata sinistra. Poi tornava a casa contento, e basta.

20) “Mi manchi”, disse lui.
“Ho una pessima mira”, disse lei.

 

17 COMMENTS

  1. Gianni sono fuori tema, ho mandato un messaggio a Nazione indiana: sono a Milano.
    Forse il mio gmail non funziona.

    • Come sei a Milano véronique ?!?! e ce lo dici così, proprio oggi…. mannaggia !!!! ma quanto starai a Milano ??

  2. Nel 1981, il 30 marzo il neopresidente americano Reagan rimane ferito in un’aggressione a mano armata subita all’uscita di un albergo. Il 13 maggio Papa Giovanni Paolo II viene colpito da due proiettili sparati dall’attentatore turco Ali Agca – Il mondo rimane alcuni giorni con il fiato sospeso per le sorti del Pontefice. l’evento più lieto è il matrimonio del Principe del Galles Carlo con Diana Spencer, che cattura l’attenzione di miliardi di telespettatori. L’evento più triste per l’Italia è la tragedia del piccolo Alfredo Rampi, caduto in un pozzo artesiano da cui purtroppo non verrà estratto in tempo. È l’anno dell’esplosione dello scandalo P2. Il 2 ottobre 1981 è la data della mia nascita, le infermiere del reparto di ostetricia se lo ricordano ancora come il venerdì nero del 1981: tutto il reparto era in agitazione, nessuno capiva, i medici non prendevano la decisione di effettuare un parto cesario, sembrava un parto podalico, ma nessuno era in grado di affermarlo con certezza, perché nessuno riusciva a distinguere chiaramente la testa dal culo.

  3. Sono fino a lunedi prossimo. No ho internet con me, ma alla FNAC. Aspetto un segno fortuito se nazione indiana fa una serata intorno ai libri. Per il momento sento un mondo immaginario con me. Avevo dimenticato di che natura è il griggio.
    Vado in giro, annuso l’aria d’inverno. Ho visitato il museo della piazza Duomo.
    Mi sono rimasti colori degli addii, permanenza del blu, viola rossa, una follia per l’occhio.

    • Fabiano, ma che piacere ritrovarti qui. E sono molto contento che ti siano piaciute. Dobbiamo sentirci, sarebbe un piacere anche quello.

  4. Caro Jacopo,

    Primo vorrei farmi perdornare di avere scritto fuori tema/ non era delicato dalla mia parte; Ho trovato il tempo per assaggiare le polpette che mi hanno divertita.
    Ero immersa da qualche giorno in una romantica tristezza, mi ha fatto tornare il sole. Grazie ancora a Gianni.

    Véronique

      • La zia Véronique è sempre deliziosa, ha una sensibilità rarissima: appena è tornata a casa, e ha avuto modo di assaporare con calma le tue polpette, ha trovato il modo di farsi perdonare dell’intrusione nel tuo post con la sua consueta, delicata, sincerità.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Nel 2011 il romanzo noir I materiali del killer ha vinto il Premio Scerbanenco. Nel 2018 il romanzo storico Come sugli alberi le foglie ha vinto il Premio Bergamo. Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.