Parte Eurosur «il grande fratello del Mediterraneo»
di Marco Benedettelli
Da dicembre il «super sistema» di controllo. Molti dubbi sull’efficacia per il salvataggio.
[Articolo apparso su “Avvenire” 23.10.2013]
Il «grande fratello del mare» capace di vedere in tempo reale sulla superficie di tutto il Mediterraneo, entrerà in funzione in dicembre. Si dovrebbe trattare di un mezzo complesso, dotato di tutte le migliori tecnologie, per scoprire quello che si muove sulle acque del Mare nostrum ed attivare di conseguenza le contromisure necessarie. Il Consiglio Ue, riunito ieri a Lussemburgo nella sessione affari generali, ha infatti approvato senza discussione l’entrata in vigore del sistema di sorveglianza dei confini dell’area Schengen, noto come Eurosur, che integrerà il lavoro svolto dall’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex. Eurosur prevede la condivisione di informazioni tra i Paesi Ue in materia di controllo delle frontiere e un rafforzamento della cooperazione. «Eurosur diventerà uno degli strumenti più importanti a disposizione dell’Ue per prevenire tragedie del mare come quelle recenti al largo di Lampedusa», si legge in una nota del Consiglio Ue. Il sistema entrerà in vigore dal 2 dicembre per i paesi mediterranei e dell’est Europa, mentre sarà applicato a partire dal dicembre 2014 per le altre frontiere Ue.
Ma nel supersistema antitragedie nel Mediterraneo non mancano, a parere degli esperti, alcuni aspetti critici. Non c’è traccia per esempio delle modalità di salvataggio dei migranti intercettati fra le onde del mare. Né si spiega come verranno individuati e accolti nei paesi dell’Unione Europea i richiedenti asilo nei barconi della speranza. Eurosur, il sistema di sorveglianza dei confini appena adottato dal Parlamento Europeo e che dovrebbe essere operativo a partire da dicembre, è più simile a una fortezza elettronica che a una rete di salvataggio. A spiegarlo è il rapporto Borderline, finanziato dalla Fondazione Indipendente Heinrich Böll di Berlino, in cui si passa al setaccio il meccanismo di questo Grande Fratello dei mari. Radar, piattaforme offshore, satelliti e perfino droni saranno dispiegati in modo da localizzare la presenza di qualsiasi natante nel Mediterraneo, comprese le barche cariche di migranti o di profughi che salpano clandestinamente dalle coste nord africane.
La parabola di Eurosur parte nel 2008, quando il sistema viene presentato per la prima volta dalla Commissione Europea. Nel 2011, con la Primavera Araba e gli sbarchi di profughi dalla Libia, si arriva alla stesura del suo regolamento. All’indomani della strage di migranti nella baia dei Conigli di Lampedusa di inizio ottobre, il piano è stato definitivamente accolto dal Parlamento Europeo e salutato dalla Commissaria per gli affari interni Cecilia Malmstrom come “un passo decisivo che permetterà di proteggere le nostre frontiere esterne e aiutare quanti rischiano la vita pur di raggiungere le coste europee”. D’altro avviso sono però i curatori del rapporto Borderline (Ben Hayes e Mathias Vermeulen), secondo cui, “più che un nuovo strumento umanitario”, Eurosur appare un sistema “in linea con la consueta politica europea che si è sempre impegnata a prevenire l’arrivo dei migranti nel territorio Ue, anche con azioni di respingimento”. Nel regolamento del 2011, infatti, non si fa cenno alle modalità di salvataggio dei barconi di migranti, né si menziona l’accoglienza di eventuali richiedenti asilo in fuga. Eurosur funziona solo come sistema di controllo e ciò che succede dopo la localizzazione dei natanti non viene chiarito. Il programma prevede anche la collaborazione con Stati terzi e il dispiegamento di droni nel Mediterraneo, che andranno a pattugliare l’area pre-frontiera compresa fra le acque di competenza Ue e le coste del Maghreb. Una volta segnalata la partenza di un barcone sospetto, il sistema di comunicazione avviserà le autorità competenti di Tunisa, Libia e Algeria che potranno subito intervenire. Ma poi, si domanda il rapporto, cosa succederà a chi è a bordo e sta scappando in cerca di accoglienza umanitaria? I curatori di Borderline sollevano punti interrogativi anche sui 334 milioni di spesa che la Commissione Europea calcola per l’attuazione di Eurosur nel periodo 2011-2020. Una cifra irrealistica e sottostimata, perché, sempre secondo il rapporto, si toccherà quota 874 milioni, cioè quasi tre volte di più. La cifra è ricalcolata a partire da studi di settore e dall’esame dei sistemi di monitoraggio messi in campo. A fornire le tecnologie di Eurosur saranno le più importanti industrie europee di sicurezza e armamenti.
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Marco Benedettelli, giornalista professionista, si occupa da alcuni anni di migrazioni e frontiere per varie testate. È fra i coordinatori di «Argo, rivista di esplorazione».