5 inedite (ossessioni)
di Pasquale Vitagliano
Non so come dire
ma in alcuni momenti
ho paura
anche della mia ombra.
Ci penso e mi sembra strano.
Ho paura della mia ombra.
Sì, la mia ombra,
non quella di un altro,
l’ombra dell’assassino,
non l’ombra di mio padre,
l’ombra del diavolo,
l’ombra dell’angelo,
l’ombra di Syd Barret.
Sì, proprio la mia ombra,
non l’ombra di un cane,
l’ombra di un nemico,
l’ombra di un ladro,
l’ombra di una donna,
l’ombra di un vecchio amico.
Ma se ci penso non c’è proprio
da meravigliarsi. E’ la mia ombra.
L’ombra di me stesso.
L’ombra di tutto quello di cui
ho paura
in alcuni momenti.
Fine di un’epoca
Sono fatto di pellicola,
sottile, quasi di carta,
il digitale non è ancora arrivato.
Non mi è dato di tornare indietro
quando sbaglio, ricorro ancora
al bianchetto,
ed è incredibile che sia ancora
vietato.
Sugli errori spalmo un occhio di gesso,
fermo, lo fisso, s’insecchisce, sembra
una macchia di guano. Spero
che gli errori portino fortuna.
Ho visto una donna che piange,
la scena dura sette minuti,
qualcuno ha chiesto di tagliarla,
ma il suo uomo ha voluto così.
Non siamo pietre, dice lui,
lei infatti continua a piange per sette minuti.
La nuca
Fisso la nuca delle donne
perché gli occhi sono manchevoli,
ma mi colpiscono anche quelle
degli uomini, le nuche, la spina del collo.
Eppure non è il codice sorgente,
il vortice del corpo, ma il fuco
delle movenze e del linguaggio,
il punto radiante dello sciame delle azioni.
Dicevano che senza testa il corpo
non si muove, atassico, sgangherato.
E invece no. Parla, ricorda, mangia, pensa,
sempre allo stesso modo, visto da dietro.
Integro, intero, visto da dietro, ignaro,
sembra quasi un volo questo cammino
educato al discorso, quasi musicale, lento,
visto da dietro, indifeso, è commovente il distacco.
Odio i tappeti
Le menzogne stanno sotto il tappeto,
ma la verità dorme sotto le coperte,
devi liberarla dalla coltre notturna,
lei che è insonne ed è rimasta ad aspettarti.
Odio i tappeti anche se mi muovo a piedi scalzi
e nel letto mi infilo nudo come un lombrico,
e non ci arrivo a quel fondo del materasso
dove sta lei, schiacciata sotto la mia carne.
Riposa, riposa, riposta ai piedi del letto,
ignara, o sveglia guardinga in ascolto
dei rumori della casa, quelli notturni
che sono i più strani e bugiardi.
Odio sbattere i tappeti dalle finestre,
per questo li butterò e incendierò il letto.
Solo Dio lo sa
Solo Dio sa il male che ci siamo fatti,
ma il punto è proprio questo, Dio,
quale Dio, un dio qualsiasi, oppure
il tuo Dio o il mio Dio. La cosa non è
indifferente.
Per non parlare del male che,
più o meno ignari abbiamo fatto
agli altri, provocando di certo
l’ira di Dio, quello confuso di cui
appena detto.
Ma anche a saperlo chiaramente,
credi ci saremmo spaventati?
Avremmo continuato a litigare
al cellulare come degli idioti
contenti almeno di essere
intercettati.
*
Nell’immagine: “Shadow”, di Rook Floro
Ho paura della mia ombra.
Sì, la mia ombra,
non quella di un altro,
“l’ombra dell’assassino,
non l’ombra di mio padre,
l’ombra del diavolo,
l’ombra dell’angelo,
l’ombra di Syd Barret.
Sì, proprio la mia ombra,
non l’ombra di un cane,
l’ombra di un nemico,”
qui leggi luso di incastonare elementi della cultura pop (“syd Barret”, ma anche “l’ombra” e non ultimo “cane”, per il lettore audace) come paillettes applicati su tessuti d’un abbigliamento interiore e dunque profondo e conseguentemente sa va san dire insondabile. il riferimento al diavolo a tutta priam mi ha de stabilizato ma ci ho riflettuto diverse ore dopo più volte sempre dopo i pasti e sono giunto a concludere che infondo in poesia vigono leggi diverse che per i commenti e per i discorsi fra amici, dunque ci sta che un piacere. speriamo di rileggere al più presto cose sempre di più del genere. un caro saluto paki. J
Grazie. Un caro saluto anche a te.
“Avremmo continuato a litigare
al cellulare come degli idioti
contenti almeno di essere
intercettati.”
Bellissime, complimenti! :-)
Il bianchetto che reca traccia, si assume il carico della memoria degli errori – gesso, calco? -, lo sguardo sulla nuca e dunque, sul lato in ombra degli umani, la verità-acaro guardingo in attesa: immagini dalle cinque inedite “ossessioni” di Pasquale Vitagliano che mi colpiscono per la loro forza non urlata, ma tenace. Grazie.
Grazie ancora. E un caro saluto a Marco e Anna Maria.