Les infréquentables: Philippe Muray – cari jihadisti
traduzione di Francesco Forlani
Cari jihadisti,
Voi sopravvalutate alla grande la posta in gioco della battaglia in cui vi siete buttati a capofitto. Apparite come le prime vittime della nostra propaganda. Credete di mettere sotto attacco una civiltà e le sue tendenze profonde, secolarizzanti, seducenti, desacralizzanti, oscenizzanti e mercatizzanti. Vi sbagliate di mulino a vento. Non c’è nessuna civiltà. Accordate fin troppa fiducia, seppure con l’intento di odiarlo, al discorso comune dei nostri portavoce, innumerevoli, politologi, editorialisti, commentatori e osservatori, che dicono e non dicono che siamo sprofondati in una “guerra dei mondi”. Non ci sono più mondi. Il termine “mondializzazione” si è fatto carico lui stesso di eludere la sua scomparsa. Inoltre ci raccontano i nostri incantatori di serpenti, e su questo ci ritorneremo, che la Storia continua, ma non c’è più Storia; o per lo meno, proprio la Storia ha smesso di produrre Storia: produce innocenza, la nostra innocenza, e non produce ormai altro che questa.
A troppo credere al nostro potere, avete finito con il convincervi che esistiamo. Prendete le nostre lucciole per lanterne. Vi precipitate contro specchi per allodole e manifesti che noi stessi abbiamo costruito a nostro uso interno, e vi riponete quella energia inconsapevole da cui siete posseduti quando vi abbattete sulle nostre torri al comando di aerei imbottiti di kerosene. Ma lo sappiamo, noi, che questa civiltà presente che ci ostiniamo a chiamare Occidente e che non ne ha ormai più nessun lineamento, è incompatibile con la dignità umana la più elementare: è anche il motivo principale per cui saremo implacabili nella sua difesa. Le vostre risposte non faranno altro che nutrire la nostra determinazione. La vostra violenza per quanto sempre più folle e omicida, non smetterà di rafforzarci legandovi dialetticamente, e ogni volta più strettamente, a noi.
La messa in rete dell’ umanità, di cui tanto si parla, e questa dinamica d’interdipendenza di cui ci si delizia, lavorano soltanto in nostro favore. Le vostre ragioni religiose, che non possiamo prendere in considerazione, tranne che per fornirvi delle ragioni, il che equivarrebbe ad attribuirvi anche dell’ umanità, si perderanno nella fiabesca baraonda del parco dei divertimenti di cui siamo i creatori e che poco alla volta, soppianta il resto.
Male che vada, cari jihadisti, potrete rappresentarvi nel nostro nuovo sistema, come una sorta di opposizione provvisoria a Nostra Maestà lasciando credere ancora in un bipolarismo del pianeta, e in un’« alternanza » plausibile (per quanto temibile) dal momento che ad estendersi è il nostro sistema planetario, senza controparte.
Nel nostro altro mondo senza l’Altro, potrete essere per qualche tempo quest’ altro posticcio che, in ogni caso, e con diverse vesti , ci sarà sempre necessario. Vi siete voluti scontrare con noi. Avete voluto entrare in gioco, nel nostro gioco. E ora bisognerà giocarlo questo gioco, e giocare a questo soltanto, e giocarlo fino in fondo, anche se vi ostinate a colorarlo con riferimenti pittoreschi al califfato, alla ummah, agli antichi splendori di Granada, all’età dell’oro di Cordova e tante altre turqueries che vi danno ancora nella vostra lotta l’illusione d’una sostanza, di un contenuto, di un’ autonomia, di un’origine e di uno scopo.
Eppure il vero segreto è che ciò contro cui ve la prendete è senza contenuto. E se ci tenete a rimanere all’altezza della situazione senza precedenti che avete creato, vi toccherà imitarci. Da questo momento, quindi, il vostro orizzonte assegnato è l’assenza di significato.
estratto dal libro di Philippe Muray, Chers djihadistes, Mille et une nuits, 2002
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