Criteri esterni per una poetica non conforme
di Daniele Ventre
1. Ogni oggetto estetico costituito da materiale non linguistico, quale che sia il segno o la forma che lo costituisca, per quanto sia esteticamente legittimo, non è classificabile come poesia. Questo ci permette di fare economia. O se si vuole, ci permette di fare giustizia di ogni fenomeno che si proclami puramente installativo – o sempre se si vuole, del momento installativo come tale.
2. Qualunque cosa si voglia o si possa argomentare al riguardo, l’incomunicabilità o la non assertività sono una pura leggenda. Ogni frammento di materiale linguistico, per quanto residuale, è portatore di significazione. Ogni forma di significazione implica un coefficiente di assertività. A livello sistemico: non esistono piccole narrazioni, né l’assenza di narrazioni, soltanto narrazioni -per forza di cose- logicamente incomplete.
3. Il grado zero della scrittura o l’azzeramento retorico sono illusori: ogni frammento di materiale segnico, per quanto residuale o (illusoriamente) depotenziato, implica un tessuto metaforico, dunque è per definizione un costrutto retorico. Lo stesso vale per il problema del ritmo. Ogni materiale linguistico, in quanto fonabile, soggiace a fenomeni prosodici, che determinano un ritmo. L’atonalismo è una pura leggenda, o un equivoco.
4. Non esiste una via regia dei costrutti retorici, o in altre parole, tutte le forme retoriche sono equipollenti; a far prevalere l’una o l’altra è solo la prossimità a un centro di potere, piccolo o grande che sia.
5. La prossimità a un centro di potere non rappresenta di per sé stessa un criterio di validazione estetica, ma solo un indizio di conformismo letterario; il perché è auto-evidente.
5.1. L’unico criterio di validazione estetica è fornito dal perseguimento coerente, e tecnicamente strutturato, di un lavoro sullo stile che non si esaurisca solo e soltanto nel virtuosismo critico auto-proclamato (e dunque auto-riferito) della ricerca per la ricerca.
5.2. In modo strisciante o palese, sia che si manifesti come silenzio o come insulto, il conformismo letterario è implicitamente violento, dunque illegittimo.
6. Nel tempo dell’editoria spazzatura, c’è il serio rischio che le poetiche dell’incomunicabile e del non assertivo, come poetiche del mutismo, si rivelino a conti fatti ideologiche.
7. A ben vedere l’equivalenza fra petrarchismo e conformismo letterario è impropria e fuorviante.