Overbooking: Lisa Ginzburg
Allegri (ma non troppo) tropici
di
Francesco Forlani
nota su Spietati i mansueti (Gaffi Editore)
Cinque racconti, scanditi dallo stesso numero di pagine ( con minime variazioni) come i cinque sensi. Un’edizione graficamente ineccepibile a cura di Maurizio Ceccato. Cinque promenades della ville lumiére essenzialmente dislocate sulla rive droite. Quando ho cominciato a leggere i racconti di Lisa Ginzburg il passo che vi ho riconosciuto è stato quello di Vite di uomini non illustri di Giancarlo Pontiggia. Negli Spietati vige lo stesso dispositivo narrativo usato da Pontiggia, deliricizzazione della lingua, delle situazioni, l’unico in grado d’illustrare (rendere illustri) vite altrimenti normali, poco significative, minime. Come in Pontiggia si parte sempre da una persona nella sua singolarità, per restituirla alla comunità ignara di tali esistenze grazie a un’applicazione alla lettera della tecnica biografica, generalmente destinata alle vite famose e certamente fonte d’ispirazione ai necrologi familiari.
Da una parte lo slancio vitale, che nella sensibilità dell’autrice si traduce con la passione che disordina (o al contrario organizza) le vite dei suoi personaggi, e dall’altra la micidiale finitudine e ineluttabilità del destino contro cui le lancette del tempo si spezzano, prima o poi. Esemplare da questo punto di vista il primo racconto, intitolato Buonanotte gattina e in cui la protagonista, Galia, a fronte della sua debordante vitalità deve far fronte al sostentamento compilando i necrologi di “uomini e donne non illustri”. Una domanda però sembra seguire nodo dopo nodo, racconto dopo racconto, la trama della tessitura dei personaggi: esiste un tempo prima della fine di un amore?
Lisa Ginzburg si serve degli oggetti, delle cose per ricomporre tessera dopo tessera il mosaico di ogni mondo dove perfino un orologio da polso, un semplice mazzo di fiori può diventare il metronomo impietoso dello “still life” piazzato nelle stanze ordinarie di ogni amore, legittimo o illegittimo che sia. Del resto la rue du Paradis dove quelle stanze sono, non è forse l’incrocio di due strade, la rue de la Fidelité e l’impasse du Désir che illustrano meglio di ogni altra carta questo strano paesaggio? E come non pensare alla magnifica ouverture dell’incompiuto romanzo di Bobi Bazlen, Il Capitano di lungo corso, dominata dalle piante di Ortensia sulle finestre, le stesse che il protagonista ritroverà appassite due pagine dopo o addirittura trasformate nel finale quando quegli stessi fiori, diventati di plastica, rinunciano alla propria natura e caducità, per trovare nel kitsch la propria salvezza e immortalità?
” Mi sono comportato come quei pittori che, cercando di evocare un colore, inventano aspetti del paesaggio” leggo sulla quarta di copertina dell’opera di Giancarlo Pontiggia, nell’edizione Oscar Mondadori del 91. Questo è forse il maggiore antidoto alla deriva lirica del kitsch, trappola infernale per chiunque si avventuri nel mondo delle passioni, e questa la maggiore qualità di quest’opera di Lisa Ginzburg che con uno stile di grande eleganza e sottile ironia, racconto dopo racconto riesce a trasportare il lettore nell’arena delle passioni senza cedere all’illusione di sconfiggere il tempo nè a quella ancora più terribile della resa ad esso.
*Segnalo la presentazione a Parma, domani 27/10/2016 – Libreria Piccoli Labirinti – Ore 19.00 Via Gramsci, 5, Galleria Santa Croce, del libro Spietati i mansueti, Gaffi. Saranno presenti l’autrice e l’editore. Conduce l’incontro Gian Carlo Zanacca. Letture a cura di Giuseppe Boles e Paola Ferrari
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