Solone – Eunomia
trad. di Daniele Ventre
Non per il fato di Zeus o per volontà dei beati
numi immortali morrà mai questa nostra città.
Tale animosa guardiana, la figlia d’un padre violento,
Pallade Atena, su lei stende la mano lassù.
I cittadini per loro follia, confidando in ricchezze,
loro la grande città perderla meditano,
turpe è l’intento dei capi del popolo, cui si prepara
molti pagarne dolori all’abissale empietà.
L’avidità non la sanno frenare e nemmeno a banchetto
starsene in tranquillità lieti alle gioie ora e qui
…
ma confidando in ingiuste opere, accumulano
…
Né patrimonio di dèi, né del demanio, non più,
lasciano intatto: in rapina si lanciano l’uno sull’altro,
né di Giustizia le basi alte considerano.
Tace Giustizia e soppesa gli eventi che sono e saranno,
poi con il tempo comunque a ripagarli piombò,
tale all’intera città già viene insanabile piaga,
tanto che in vile servaggio all’improvviso finì,
o si ridesta dormiente dissidio, un’endemica guerra
che così tanti stroncò nella più tenera età.
All’improvviso la terra amabile fra le discordie,
fra conventicole care ai criminali si sfa.
Tali sciagure s’avventano al popolo. Degli infelici,
verso la terra d’altrui molti ne vagolano,
quelli che sono venduti, forzati in catene d’infamia,
…
Pubblico male così su ciascuno in casa ricade
e sull’ingresso oramai porta a fermarlo non sta:
quello oltrepassa anche il muro più alto e comunque raggiunge
chi nel profondo del suo talamo si rifugiò.
Agli Ateniesi mi spinge a insegnarlo l’animo mio,
quante sciagure arrecò la Malalegge in città.
Ma Buonalegge palesa ogni ordine retto, equilibrio,
celle per i criminali apre con rapidità,
smorza le asprezze ed estingue avarizia, acceca l’oltraggio,
sgretola quanti in follia germi proliferano,
anche raddrizza le storte sentenze e le azioni superbe
mitiga; spegne i giudizi esca dell’ambiguità,
della dolente discordia estingue la furia, e per lei
sola fra gli uomini nasce ogni equilibrio e virtù.