Variazioni su un tema originale, malato nel sesso
di Francesca Fiorletta
Non eravamo né amici, né sconosciuti, né amanti: eravamo in bilico, proprio come mi sentivo io, in bilico
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Anrdé Aciman pubblica per Guanda le “Variazioni su un tema originale”: cinque racconti, o meglio – a ben vedere – un unico romanzo, attraverso cui l’autore sviscera e analizza la delicata e complessa sfera dei rapporti umani, la loro morbida e scioglievole fugacità e insieme la loro ostinata, ossuta persistenza nello sviluppo intero di una vita.
Il libro si apre con un protagonista bambino, poco meno che adolescente, alle prese con le sue prime pulsioni erotiche, ancora razionalmente ignaro di ciò che queste torsioni del cuore e della carne potranno significare in futuro, ma in realtà già perfettamente consapevole della loro più intima, e diremmo duplice essenza.
Paul, infatti, è bisessuale; se poi abbia davvero un senso utilizzare questa definizione, starà al lettore stesso poterlo valutare, col procedere della narrazione.
Perché in queste quasi 300 pagine, in effetti, l’autore delle Variazioni fornisce gentilmente una miriade di spunti di riflessione, una quantità di dettagli minuziosi, una pletora di rimeditazione filosofiche, argute e puntualissime, con le quali il lettore potrà agevolmente confrontarsi, e tutte fanno ovviamente perno attorno ad un unico, grande tema (originale): il sesso.
Il sesso come atto di conoscenza, come presa d’atto di se stesso e degli altri, della propria storia, del proprio Paese, delle proprie convinzioni, anche e soprattutto di quelle più difficili da sradicare, quelle più inconfessabili da condividere ad una cena fra amici, quelle più pericolose che s’annidano nel buio di una città (New York) che stenta sempre un poco ad addormentarsi.
Paul è un giovanissimo uomo, dunque, all’inizio della nostra storia; è un ragazzo con una figura paterna ingombrante, ma anche ammantata di una sorta di patina quasi mitica. Poi, rapidamente, crescerà: avrà amori, amanti, molti amici, persino un matrimonio.
Sarà mai felice, Paul? Potrà mai dirsi veramente, pienamente soddisfatto di se stesso, della sua vita, dei suoi sentimenti, della sua sessualità?
“Malato nel sesso” è una frase formulare che ritorna spesso, specie in uno dei cinque spaccati che compongono la vita di Paul, e il libro di André: un ricordo che riaffiora all’improvviso dal delicato periodo universitario, che sta ad indicare un’affezione, in entrambi i sensi che può assumere questo termine, una malinconia nostalgica per qualcosa che non si è mai vissuto appieno, un terrore atavico verso qualcosa che probabilmente non si proverà mai. O mai più, nei casi più fortunati. Come quello, ad esempio, di chi abbia “bevuto il vino della vita” almeno una volta: è questo il monito che amava ripetere un professore di letteratura, forse nemmeno troppo vecchio e sicuramente non troppo cinico per abbandonarsi ancora all’amore. O quantomeno al sesso.
Ma questa lettura non deve risultare fuorviante: Paul è un fobico del contatto umano, è vero, è molto probabilmente un narcisista cronico, diremmo oggi, un insicuro patologico, un soggetto da psicanalizzare? Certamente.
Eppure è dotato di una capacità primordiale, inestirpabile, e assolutamente degna di stima e ammirazione: Paul è in grado di amare davvero, nonostante o forse proprio in virtù dei suoi mille tentennamenti e delle sue più di mille parossistiche elucubrazioni. Paul ama, e lo fa con un tale trasporto, con una tale energia, con un tale sperpero – sembrerebbe, alle volte – di forze e di energie, da risultare per questo, paradossalmente, una persona difficilissima da tollerare accanto a noi, una persona che probabilmente allontaneremmo, che non vorremmo mai ritrovarci vicino nella nostra più blanda quotidianità; ma è proprio questa indomita capacità d’amare che lo fa assurgere ad un rango tutto nuovo e diverso, luminoso, lo fa diventare un meraviglioso personaggio letterario da incontrare in un romanzo, o in una raccolta di racconti – che dir si voglia – com’è questo bel testo di André Aciman.
Paul ci attira irresistibilmente nel vortice delle sue “Variazioni su un tema originale”, che solamente per convenzione editoriale sono ridotte a cinque, ma che in realtà sarebbero potenzialmente infinite.
*
Quel giorno cambiò tutto. Ero devastato, sommessamente, come se i binari avessero fatto incursione nella mia vita e si fossero dimenticati di uccidermi dopo aver massacrato tutti gli altri e sradicato ogni cosa, anche la memoria. Non ricordavo più che cosa volevo da te, né come avessi anche solo potuto pensare di venire a letto con te, notte dopo notte, con l’immagine del nostro amore bocca a bocca che mi rubava ore di sonno. Mi sforzavo di ricordare le pure e semplici fantasie, ma la loro eccitante colonna sonora si era fatta muta. Dopo aver sentito quella parola impronunciabile che cominciava con la c, mi restava solo un castello di carte crollato, che avevo costruito in un’infinità di tempo. Ciò che stava dentro quel castello, il motivo per cui l’avevo costruito, la bufera che era servito a fronteggiare i piaceri che sperava di ospitare… tutto svanito. Un nonnulla ed era tutto finito.
Fine della nostra storia.
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